Vai al contenuto

Gli italiani? Mangiano meglio di quanto sappiano combattere!


Berkut

Messaggi raccomandati

MG... Machine Gun... mitragliatrice... la M-2 cosa è? :P

 

Loro hanno inteso "MG" come "MG42/59" (Achtung, Krukkenmitragliatricen terronizata!).

 

In realtà dice bene Vorthex, qualunque mitragliatrice è una "MG", anche se, a volte, quelle di calibro superiore al 7,62 NATO sono note come HMG (Heavy Machine-Gun).

 

;)

 

 

MA DEUCE RULE! :rotfl::rotfl::rotfl::rotfl:

Link al commento
Condividi su altri siti

  • Risposte 73
  • Creata
  • Ultima Risposta

Partecipanti più attivi

Partecipanti più attivi

In effetti non possiamo dire che i nostri soldati siano quelli con più fegato di tutti!!!!

 

Non so se vi ricordate l'episodio di quando l'anno scorso due soldati( se non sbaglio del SISMI) erano stati catturati dai talebani in Afghanistan......

Bè bisogna ringraziare gli inglesi degli SAS e forze speciali americane, che hanno riportato i due soldati al prorio contingente salvi(non sani purtoppo!!). E le forze speciali italiane assistevano dall'alto degli elicotteri come essere a teatro??

 

Ora io mi chiedo: "Ma cosa servono i servizi segreti, forze speciali se quando c'è bisogno di loro tirano indietro il culo??" :thumbdown:

 

Pensiamoci bene...

 

Sarebbe meglio avere delle divise più sporche ma avere le p***e di combattere in ogni situazione!!!

 

Rivedi le tue fonti.

 

In quanto al coraggio è certamente un valore in battaglia, ma quanto si sa realmente delle battaglie in cui gli Italiani sono stati coinvolti negli ultimi 6 anni?

come non lo sappiamo noi non lo sa l'articolista. Dopo Animal House ce ne siamo andati. Eravamo li per occupare e tenere la posizione? I due ponti gli abbiamo ripresi e tenuti?...poco professionalmente? fatevi un giretto su youtube e trovate tutto quel che volete compreso un A 10 US che fa fuori degli Inglesi.

Purtroppo non siamo all'altezza della capacità organizzativa ( mica solo in ambito militare) anglosassone o francese...il modello è il loro e noi abbiamo appena iniziato ad assimlarlo ( colpa di decenni fermi sugli allori e di caste potenti ).

Di che nazionalità è quel Generale che sta in cima alla piramide della NATO?

1991 l'unico Tornado che riesce a rifornirsi durante una missione sull'Iraq è Italiano...mica torna indietro, continua da solo e lo abbattono.

C'è un graduato della Folgore che oggi è paraplegico, una pallottola gli attraversò la colonna. Check point Pasta, anche se ferito a levato dai carboni ardenti qualche suo compagno nel mezzo delle raffiche. L'articolista non lo chiamerebbe coraggio probabilmente solo perchè non può cavalcare il momento triste italiano e speculareci su come può fare oggi. Chissà che non abbia legami con qualche esponente della bella e cristallina politica italiana.

Link al commento
Condividi su altri siti

Effettivamente mi sembra un'accozzaglia di luoghi comuni e stereotipi, mancava solo che dicesse che abbiamo il mandolino nello zaino! Effettivamente abbiamo un'approccio rispetto ad altri di basso profilo, ma nelle missioni di peacekeeping si deve mediare in primis e poi sparare se necessario. Quelli che hanno usato la mano pesante senza tenere conto delle realtà locali ci hanno lasciato le penne e fatto una brutta figura.

Link al commento
Condividi su altri siti

Rispondo al forum e premetto che ho letto solo il primo messaggio:

 

tenete presente ragazzi che i giornali americani sono molto abituati a gettar fango su altri stati o eserciti quando sono in crisi!

Prendiamo in considerazione anche il fatto che gli USA sono come un bambino capriccioso che se non si fà come dice lui sbatte i piedi per terra e si offende! :)

 

Un saluto

Link al commento
Condividi su altri siti

Gli italiani? Mangiano meglio di quanto sappiano combattere

 

i nostri militari appaiono perlopiù come codardi pronti a tirarsi indietro quando il gioco si fa duro, incapaci di portare a termine come si deve il proprio compito. Non lo hanno fatto in Kosovo, «dove gli attacchi arrivavano da civili impreparati armati di coltello o poco più». Figurarsi in Libano dove si fronteggiano lanciarazzi e tank.

 

lasciateci dire che mangiano meglio di quanto sappiano combattere

 

pavide scimmie mangiaformaggio

 

 

A voi non fanno incaz*are delle cose del genere???Oltre alla mole di cavolate,luoghicomuni e insulti gratuiti,era proprio necessario scrivere un'articolo del genere???

Come si permette un giornalista abituato a starsene tranquillo a casa sua con il massimo pericolo,i ladri dentro casa, a criticare ,ma sopratutto a GENERALIZZARE, tutte quelle persone che rischiano la LORO VITA ogni secondo che sono in missione dandogli del "pavide scimmie mangiaformaggio"????? Ma fosse per l'autore non sarebbe un problema. Il problema arriva nello stesso momento che queste caz**e entrano nella mente di molta gente.

E' troppo facile commentare stando seduti su una poltrona a guardare la tv mentre c'e' gente che si fa ammazzare per portare un po' di pace a quei popoli che non ne hanno. Ci sarebbe da vedere come si comporterebbe questo signore se fosse al posto di un soldato.

Link al commento
Condividi su altri siti

gia vorrei vedere lui la in mezzo non si puo mandargli una lettere a sto qua con scritto gli interventi dei nostri, le perdite, il graduato della folgore ( un mio amico a modena l'ha visto è venuto a fargli un discorso un uomo da stimare a detto) e poi di mandarlo a quel paese lui e le sue sparate?

Link al commento
Condividi su altri siti

Sono schifato e indignato profondamente da questo articolo scritto dal primo buffone che non sa nemmeno cosa siano i valori portati avanti ogni giornon dalle nostre Forze Armate. Qui si toccano i valori e la fedeltà di un popolo verso i propri militari, qui si esce dal concetto di opinione personale perchè queste sono offfese gratuite a chi, con il tricolore nel cuore svolge ogni giorno il proprio lavoro.

 

paglia.jpg

 

Provate a chiedere a questo EROE (che ha portanto in salvo 3 suoi compagni bloccati in uno dei blindati imprigionati sotto il fuoco nemico nella Battaglia del Pastificio, pur essendo stato colpito alla schiena da 3 pallottole) della codardia dei soldati italiani. Io penso che ad articoli del genere non dovremmo nemmeno dare il minimo spazio.

Link al commento
Condividi su altri siti

RAMBO è semplice loro sono abituati a vedere i rambo con il coltello arrivano ed ammazzano i civili, mah io credo che siano loro i codardi se ci pensate gli italiani vanno a fare le missioni di pace e le svolgono al meglio gli americani invece arrivano ammazzano tutti quelli che trovano davanti e siamo ancora punto a capo. credono di essere i migliori al mondo solo perchè hanno più soldi ma la realtà è che non sono un caz*o

Link al commento
Condividi su altri siti

al giornalista se si può chimare così facciamogli leggere questo

 

2 Luglio 1993, La Battaglia del Check Point Pasta

 

 

 

La Battaglia (articolo originale di Giampiero Cannella modificato dal Webmaster)

 

Alba del 2 luglio 1993, l 'operazione Canguro 11 sta per partire. Sono le 5 e 45 della mattina e da Balad comincia a muoversi l'autocolonna italiana verso Mogadiscio.

 

Il Generale Loi schiera una forza imponente: 800 militari, 700 dei quali Paracadutisti, trasportati a bordo di VCC e Fiat 6614, A dar loro man forte otto carri armati M-60 del 132° Ariete e altrettante B-1 Centauro dei Lancieri di Montebello.

 

Nonostante sia un'operazione di routine, i reparti vengono avvisati solo poche ore prima.

 

L'operazione è seguita dall'alto dagli elicotteri da combattimento A-129 Mangusta e dagli AB-205.

 

Le strade polverose della capitale somala vengono sovrastate dai cingoli dei mezzi italiani, superato il Check Point Pasta, i militari italiani prendono posizione all'interno della zona obiettivo, un quadrilatero di 400 metri per 700 tra "Pasta e "Ferro", un caposaldo italiano in un quartiere abitato dalla tribù di Aidid "Ha-ber-ghidir".

 

Una volta sull'obiettivo le squadre scendono dai mezzi e i Paracadutisti isolano la zona. Altre squadre, appoggiati dalla polizia somala cominciano i rastrellamento casa per casa alla ricerca delle armi.

 

La tensione fra i due maggiori capi somali, Aidid e Ali Mahdi, è alle elevatissima e i "signori della guerra" non sembrano intenzionati a mettere fine ai continui scontri, la tensione è molto alta e vi è il rischio che da un momento all'altro si accendano scontri con il contingente multinazionale. Proprio per questo lo spiegamento messo in atto dal generale Bruno Loi è imponente.

 

I nostri soldati sanno di essere in missione di pace, ma anche un'operazione di peace keeping tra due fazioni, nasconde delle insidie notevoli. Nessuno se lo augura ma può accadere di tutto.

 

Il rastrellamento è quasi terminato. I Paracadutisti hanno scoperto parecchi depositi di armi, alcuni somali sono stati fermati e portati alla base per essere interrogati. Arriva l'ordine di rientrare. Canguro 11, pensa qualcuno, va già in archivio.

 

I blindati invertono la marcia e si avviano per uscire dal quartiere. Una parte della colonna si dirige verso il check-point Ferro, è il raggruppamento ALFA che deve rientrare al Porto Vecchio, l'altra, i militari dei Gruppo BRAVO, muove in direzione di Pasta, per tornare a Balad.

 

 

 

La testa della colonna si avvicina già a Balad quando iniziano i primi incidenti. Improvvisamente si odono le urla di nugoli di donne e bambini che avanzano verso i mezzi ancora rimasti in zona. Compaiono le prime barricate, copertoni in fiamme, auto ribaltate e ogni sorta di suppellettili rallentano la marcia dei nostri militari. I cingoli sferragliano sulle strade calde e polverose della capitale somala, gli uomini adesso più nervosi, sono all'erta, l'adrenalina è a mille.

 

Nell'aria c'e qualcosa che non va.

 

 

 

In pochissimi minuti le barricate si fanno piu consistenti. Quella che all'inizio sembrava una delle tante manifestazioni contro le Nazioni Unite a Mogadiscio, si rivela un'imboscata in piena regola. Cosa ci sia alla base della decisione dei miliziani di attaccare i soldati dell'Operazione IBIS, non è ancora chiaro. Voci mai confermate (né smentite) dei vertici militari, riferiscono di una reazione a un piano italiano. Il "Canguro", forse, portava nel suo "marsupio" una sorpresa per Aidid. Una squadra dell'intelligence italiano lo aveva localizzato neI quartiere dei suoi fedelissimi ed era a un passo dalla sua cattura. Quale sia la verità, quella mattina a Mogadiscio si scatena l'inferno.

 

 

 

I mezzi procedono lenti, la protesta dei somali impedisce di mantenere distanze e velocità di sicurezza, "Indietro, andate via", urlano gli ufficiali italiani. In risposta ricevono insulti e sassate. Per fare indietreggiare la folla, i Paracadutisti lanciano fumogeni, qualche flash-bang, ma la trappola è già scattata.

 

Dietro la cortina di donne e bambini, compaiono i Kalashnikov e gli RPG-7. I manifestanti fanno da scudo, alle loro spalle i cecchini iniziano a bersagliare i soldati. Momenti di sconcerto, nessuno se lo aspettava. L'intesa tra italiani e somali si è rotta. Dopo 50 anni il nostro Paese si trova impegnato in uno scontro armato, per di più in una missione di pace.

 

Cresce la rabbia, arrivano le prime reazioni. Per terra cadono i primi feriti, un sottotenente dei LANCIERI DI MONTEBELLO, sul suo CENTAURO, viene colpito di striscio, si accascia, mentre una pioggia di pietre e di piombo si riversa sui nostri militari. I Paracadutisti, riavutisi dalla sorpresa, rispondono al fuoco e intervengono anche i carabinieri del TUSCANIA, accorrono gli "specialisti", gli incursori del 9° COL MOSCHIN.

 

L'imboscata però è ben congeniata, i nostri sono accerchiati, le strade sono interrotte dalle barricate, dalle finestre e dagli angoli defilati, i miliziani di Aidid sparano sui militari italiani. L'allarme si diffonde a tutto il contingente. Il Comando richiama subito i Paracadutisti del Raggruppamento BRAVO. Erano già nei pressi di Balad, una ventina di chilometri da Mogadiscio. La radio gracchia, arriva l'ordine e i mezzi invertono la marcia in direzione della capitale. Occhi aperti, colpo in canna, i Paracadutisti del 186° Reggimento sui VCC e sui gipponi VM-90, protetti alle spalle dai carri M60, arrivano lungo la Via Imperiale. Più avanti, in prossimità di un incrocio, vi è il check-point Pasta, così chiamato perché allestito in prossimità di un pastificio abbandonato.

 

La strada è apparentemente deserta, ai lati della carreggiata i resti delle barricate e qualche auto in fiamme, si sentono gli echi delle raffiche. Oltre l'incrocio c'e un ostacolo. Un'altra barricata, più grande delle altre. Tre VCC-1 procedono a poca distanza l'uno dall'altro, quando sono investiti dal fuoco dei guerriglieri. Il primo mezzo si piazza al centro dell'incrocio e risponde con le armi di bordo. La Browning M2 da 12,7 mm e l'MG-42/59 in 7,62 mm crepitano per coprire l'avanzata degli altri. Il secondo blindato lo segue, mentre il terzo ha fatto appiedare la squadra dei fucilieri, per mettere gli uomini in una migliore condizione di tiro.

 

Sono istanti che sembrano lunghi anni. Da una strada laterale arriva un colpo mortale. Un RPG-7 colpisce il secondo VCC-1 e la carica cava perfora la corazza, colpendola proprio sopra la parte superiore del cingolo. E' la prima vittima del 2 luglio.

 

Il Paracadutisti Pasquale Baccaro, mentre sta azionando la sua MG, viene colpito dal dardo di fuoco sulla gamba sinistra amputandogliela di netto. Resisterà per qualche minuto, ma la lacerazione è troppo grave e morirà dissanguato. Dentro il mezzo è l'inferno. I feriti escono dal portellone posteriore sconvolti per l'esplosione. Il Sergente Maggiore Giampiero Monti ha l'addome squarciato, il Paracadutista Massimiliano Zaniolo la mano devastata.

 

Gli uomini del terzo VCC già a terra, si schierano a raggiera per difendere i feriti e dar tempo ai soccorsi di arrivare. Il sottotenente Gianfranco Paglia coordina l'azione, mentre il VCC più avanzato, allo scoperto, al centro dell'incrocio stradale copre i soldati a terra. I miliziani adesso sono a 20-30 metri, si distinguono quasi i volti, sparano anche con i mortai leggeri e con le mitragliatrici, appostati fra le mura dei pastificio, nelle casupole e sui container. La reazione degli italiani è decisa, la Browning 12.7 mm viene impugnata dal Sottotenente Romeo Carbonetti bersagliando con precisione gli aggressori, seguito a sua volta dal Sergente Maggiore Giovanni Bozzini con la MG 7,62 mm. I Paracadutisti a terra sparano a raffica con i loro fucili d'assalto SCP-70/90 e lanciano granate. L'azione dei due Quadri, oltre a dare un sublime esempio di coraggio ai propri Paracadutisti, sarà di fondamentale importanza per evitare che i somali, galvanizzati dal colpo del'RGP-7, prendano il sopravvento.

 

Passano i minuti, le ambulanze e i soccorsi sono bloccati dal fitto fuoco avversario e dalle barricate. Bisogna fare da soli per uscire fuori dalla situazione. Il mezzo colpito, dopo alcuni tentativi andati a vuoto, viene rimesso in moto, i feriti vengono caricati a bordo e il reparto lascia il luogo dell'agguato mentre l'intero quartiere è ormai in rivolta. Si combatte ovunque, lungo la Via Imperiale, si spara dalle vie traverse, in particolare dal pastificio.

 

I militari italiani sono circondati e gli elicotteri A-129 MANGUSTA e i corazzati chiedono il permesso di poter utilizzare le loro armi. Se entrassero in azione i 105/51 mm degli M-60 e i 105/52 mm delle blindo CENTAURO e se gli elicotteri potessero sparare i missili TOW, il compito delle truppe a terra sarebbe facilitato, l'assedio rotto con minor rischi per i soldati dell'IBIS. ll generale Loi non se la sente di rischiare una carneficina. I colpi di cannone tra le case, causerebbero sicuramente una strage, coinvolgendo anche civili innocenti. L'autorizzazione ad aprire il fuoco non arriva. "Identificate e neutralizzate i centri di fuoco" risponde il Comando.

 

Si tratta di un lavoro molto rischioso che può essere affidato soltanto a soldati professionisti. Cecchini e postazioni vengono segnalati da terra e dagli elicotteri. Sui loro VM arrivano gli incursori dei 9° Battaglione COL MOSCHIN, a cui spetta il compito più difficile, quello di far tacere mortai e lanciarazzi attaccandoli con le armi individuali o di squadra, ma senza l'appoggio delle armi pesanti. Gli uomini del COL MOSCHIN vanno all'assalto sotto una pioggia di proiettili.

 

Si sviluppa un combattimento casa per casa, con colpi di SCP, raffiche di MP-5 e bombe a mano contro i miliziani in agguato. ll contrattacco si sviluppa nei dintorni del pastificio. Gli Incursori combattono con decisione, la loro azione è perentoria, cinica, struggente per i somali. Il Sergente Maggiore Stefano Paolicchi, operatore delle forze speciali, viene colpito. Ma non si ferma. Non cade a terra. Un 7,62 di un Ak-47 gli è entrato di traverso nello stomaco. Sputa sangue dalla bocca, ma non molla. In fin di vita si avvicina alla postazione somala che lo aveva colpito, e la saluta con una OD-82.

 

Cade a terra, con la sola forza di mormorare questa frase: "Non pensate a me, continuate a combattere. E' la seconda vittima del 2 luglio.

 

Nella bufera più totale, con pallottole che schizzano ovunque, gli Incursori lasciano un VM 90 con le chiavi di accensioni inserite.

 

Le forze speciali erano gli unici ad avere questo tipo di mezzo con la Browning 12,7 in ralla.

 

Un gruppo di somali se ne impossessa. I miliziani salgono a bordo del gippone, esultano, fuggono via con il loro bottino e sparano con la potente mitragliatrice sugli italiani. Vengono immediatamente individuati da un elicottero MANGUSTA; il puntatore li inquadra e chiede l'autorizzazione a sparare. "Negativo" Rispondono alla radio dal Comando. Le imprecazioni riecheggiano nell'interfono, adesso il gippone sparisce nel dedalo di viuzze del quartiere.

 

Ma il pilota dell'elicottero non ci sta, non molla la preda. Vola radente sfiorando i tetti delle case, sapendo che le armi leggere dei somali possono poco contro la blindatura del velivolo. Poco dopo riavvista il mezzo, che tra le altre cose porta con sè svariati chilogrammi di esplosivo C-4.

 

L'A-129 s'inclina, inquadra il bersaglio, chiede di nuovo l'autorizzazione al fuoco. Arriva l'"Ok". Il pilota non esita. Il missile TOW lo colpisce e complice la presenta dell'esplosivo che vi è a bordo lo disintegra completamente uccidendo tutti gli occupanti, una decina circa.

 

Intorno a Pasta i combattimenti continuano. A "Ferro" si forma una colonna di mezzi, formata tutta da volontari. Nessuno si tira indietro, vogliono tornare indietro per dare un aiuto ai Paracadutisti ancora intrappolati. Due VCC-1 del Battaglione Carabinieri Paracadutisti TUSCANIA, uno del 186° Rgt e una blindo CENTAURO si lanciano nella mischia. A tutta velocità entrano in una strada che sbocca sulla Via Imperiale. Alcuni ostacoli si parano loro davanti, ancora spari e i mezzi italiani sfondano di slancio la barriera, rispondono al fuoco. Il sottotenente Andrea Millevoi è il capo equipaggio della CENTAURO, coordina l'azione, sporge il busto fuori dalla torretta, per meglio controllare la situazione. Viene colpito da una raffica e muore sul colpo. E' la terza vittima del 2 luglio.

 

Quasi contemporaneamente, alle sue spalle, tre colpi di Kalashnikov feriscono gravemente il suo parigrado della FOLGORE, Gianfranco Paglia, in azione su di un VCC. Gli italiani, comunque, progressivamente si disimpegnano. Gli incursori hanno realizzato una cornice di sicurezza, ma è tutto molto precario. I miliziani ricevono nuovi rinforzi e i mezzi italiani ripiegano su ordine del Comando ma da alcune postazioni gli uomini di Aidid minacciano la colonna. I carri italiani sono li, impotenti. Gli ordini sono chiari "Niente artiglieria !" ma non e facile ubbidire quando vedi i tuoi commilitoni inchiodati a terra dal fuoco nemico. Qualcuno pensa che e meglio beccarsi una punizione piuttosto che vederli morire.

 

Un carro M-60 prende posizione, brandeggia la torretta, controlla l'alzo. Spara 7 missili, uno dietro l'altro. Il Capitano che diede l'ordine verrà processato in Italia dalla giustizia militare.

 

Il bersaglio è un gruppo di catapecchie e container che fanno da riparo ai miliziani. Da li, almeno, non colpiranno più e i somali debbono registrare forti perdite, inducendoli a moderare il loro ardore combattivo.

 

Sono circa le 13.00 e gli italiani abbandonano la zona e i posti di blocco Pasta e Ferro. Tenerli in quelle condizioni vorrebbe dire scatenare una battaglia campale con i somali. Il bilancio è tragico, con tre caduti italiani e 23 feriti. Ma Aidid non può cantare vittoria. Ha pagato a caro prezzo alle truppe dell'UNOSOM, con 187 caduti e più di 400 feriti (dati ufficiali) nello scontro, a riprova che l'azione dei militari italiani, pur se fortemente limitata, è stata efficace.

 

Dal 2 luglio in poi, a Mogadiscio nulla sarà come prima

 

link originale

 

2luglio93cinturazionepasta_b.jpg

 

pasta01.jpg

 

2luglio93feriti_blindo_b.jpg

 

pasta03.jpg

Link al commento
Condividi su altri siti

Bene.

 

Potete immaginare che effetto fanno le migliaia di articoli anti-americani e anti soldati americani che vengono pubblicati in tutto il mondo, compresa l'Europa e l'Italia.

 

Assassini, delinquenti, maniaci, torturatori ecc... ecc... ecc...

 

Detto questo, suggerirei di evitare che un articolo idiota costituisca il pretesto per innescare una battaglia a colpi di "noi siamo meglio", perchè i soldati italiani non devono dimostrare niente a nessuno, e ogni forza armata ha momenti di eroismo ed efficienza, e momenti che vorrebbe dimenticare.

 

E suggerirei anche di cambiare il titolo al topic, perchè quel titolo messo così suona proprio male (chi lo apre capisce perchè, ma chi non lo apre o va direttamente alle ultime pagine di discussione può equivocare).

 

;-)

Link al commento
Condividi su altri siti

Bene.

 

Potete immaginare che effetto fanno le migliaia di articoli anti-americani e anti soldati americani che vengono pubblicati in tutto il mondo, compresa l'Europa e l'Italia.

 

Assassini, delinquenti, maniaci, torturatori ecc... ecc... ecc...

 

Detto questo, suggerirei di evitare che un articolo idiota costituisca il pretesto per innescare una battaglia a colpi di "noi siamo meglio", perchè i soldati italiani non devono dimostrare niente a nessuno, e ogni forza armata ha momenti di eroismo ed efficienza, e momenti che vorrebbe dimenticare.

 

E suggerirei anche di cambiare il titolo al topic, perchè quel titolo messo così suona proprio male (chi lo apre capisce perchè, ma chi non lo apre o va direttamente alle ultime pagine di discussione può equivocare).

 

;-)

 

 

quoto al 100%

Link al commento
Condividi su altri siti

  • 4 mesi dopo...
Ospite intruder
articolo sicuramente demenziale. tuttavia, dopo aver visto i video sulla battaglia dei ponti, mi sono ampiamente ricreduto sulla professionalità dei nostri soldati, sopratutto dei Carabinieri... non sanno neanche togliere un bossolo inceppato da una MG!!!! e poi si divertono a pronunciare "annichilire" per sentirsi colti... dimenticavo... stavano per annichilire dei poveri bersaglieri :rolleyes:

 

 

Molti anni fa Winston Churchill disse che gli italiani giocavano a pallone come una guerra e facevano la guerra come giocare a pallone... detto questo, ha datto moltov fastidio anche a me vedere dei professionisti che non sanno nemmeno togliere un bossolo da una mitraglia inceppata, anche se capisco che sotto il fuoco anche la più semplice delle cose diventi un po' complicata. Il linguaggio... che ti aspetti da un paese che chiama "funzionari" quelli che all'estero si chiamano pubblici servitori(e oltre tutto non fanno funzionare un cappero)? Che chiama fedeli servitori dello stato quelli che sono servitori della comunità, che, oltre tutto, gli paga lo stipendio? Sulle auto della polizia americana c'è scritto servire e proteggere, sulle nostre no (e con ciò non dico che negli USA non avvengano abusi, tutt'altro). Che t'aspetti in un paese simile?

Modificato da intruder
Link al commento
Condividi su altri siti

Ripescato per ripescato, allora diciamo anche chiaramente che questo tizio scriveva questo elenco di luoghi comuni per sostenere la tesi che gli Italiani non erano antropologicamente adatti a comandare UNIFIL, cui lui era contrario ma l'avrebbe volentieri assegnata ai poco meno disprezzati Francesi pur di non vederci a capo un Italiano.

Ricordo che all'epoca gli rispose molto efficacemente il generale Antonello Vitale.

Ci sono problemi di copyright col sito di New Republic (http://209.212.93.14/doc_posts.mhtml?i=w06...mp;s=kahn082506) ma è comunque possibile recuperare il testo di quell'articolo e dei commenti inviati al sito.

Link al commento
Condividi su altri siti

Crea un account o accedi per lasciare un commento

Devi essere un membro per lasciare un commento

Crea un account

Iscriviti per un nuovo account nella nostra community. È facile!

Registra un nuovo account

Accedi

Sei già registrato? Accedi qui.

Accedi Ora

×
×
  • Crea Nuovo...