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Gianni065

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  1. Non è esattamente così. Quel conteggio delle basi, piuttosto diffuso in Internet, comprende installazioni dove non c'è nemmeno l'ombra di un militare americano (il fatto che una base italiana sia inserita nel dispositivo NATO non ne fa automaticamente una base americana), spacci, mense, alloggi e altre strutture logistiche che sono semplici dipendenze delle infrastrutture in cui sono inserite. Le basi vere e proprie in Italia sono meno delle dita di una sola mano. Basti pensare che dei settemila militari americani presenti in Italia, oltre 6500 sono dislocati in due soli basi. Il resto sono alloggi, spacci, uffici di collegamento ecc... Per saperne di più: http://www.defense.gov/pubs/pdfs/2009Baseline.pdf E ovviamente non si sono "basi segrete". Oggi è praticamente impossibile mantenere segreta una qualsiasi base (almeno nei paesi occidentali democratici). Quanto alle bombe nucleari, non esistono dati ufficiali relativi all'esatto numero delle eventuali bombe nucleari americane dislocate in Europa, nè sulla loro effettiva posizione, giacché è una precisa scelta americana (che va avanti da decenni) di non confermare nè smentire mai la presenza o l'assenza di armi nucleari. Ciò fa parte di una logica di deterrenza ma anche di sana precauzione. I numeri che girano in Internet sono stime, spesso proposte da enti e organizzazioni pacifiste. Essenzialmente esse si basano sul numero di "santabarbara" progettate o comunque idonee a custodire armi nucleari (tipicamente le bombe B61). Gli studi più apprezzabili sono quelli che prendono in considerazione i siti più moderni ed effettivamente vigilati e calcolano che una media del 10% di essi siano effettivamente occupati da una testata nucleare. Ciò porterebbe a una stima di 100-200 testate in TUTTA EUROPA. Qui una recente stima della FAS: http://www.fas.org/blog/ssp/2011/01/natonukes.php Si tratta, in ogni caso, di stime non ufficiali. Teoricamente potrebbe darsi il caso che le bombe siano molto meno di quanto stimato e che nessuna di esse sia realmente operativa (nel senso che le bombe sono incomplete, in quanto i dispositivi di attivazione / innesco sono assenti). Quindi è più corretto dire che gli USA mantengono in Europa alcune decine di siti attrezzati per la custodia di bombe B61, un certo numero delle quali è probabilmente effettivamente stoccato in qualcuno dei predetti siti, in condizioni operative non conosciute. Qualsiasi altra affermazione non è fondata su dati verificati o verificabili. Faccio questa precisazione solo per rispetto dei fatti. ====== Per quanto riguarda le armi nucleari, ormai questo tipo di ordigni non ha più alcun senso pratico. I media si infiammano per qualche decina di vittime collaterali, figuriamoci se è immaginabile l'utilizzo di un'arma atomica in un qualsiasi contesto che sia diverso dalla ritorsione a un attacco nucleare militare (evenienza di fatto seppellita dalla storia). Inghilterra e Francia se ne dotarono in un contesto di guerra fredda, per l'esigenza di avere un deterrente autonomo impiegabile a prescindere dalla volontà americana di impiegare le proprie armi atomiche per respingere un attacco dell'URSS. Ma quei tempi sono passati e il mantenimento di un arsenale nucleare (peraltro sempre più scarno) da parte di quei due paesi ne è solo un retaggio. Non c'è quindi alcuna ragione per immaginare o auspicare che l'Italia acquisisca una capacità nucleare militare autonoma. ====== Energia nucleare. Gli incidenti capitano, la Legge di Murphy è implacabile e anche se capitano a centrali vecchie e/o in presenza di eventi di portata straordinaria, l'impatto che essi hanno sull'opinione pubblica è devastante. Credo che il capitolo dell'energia nucleare in Italia possa considerarsi chiuso definitivamente. Il Governo ha cambiato idea non per ragioni tecniche, ma per l'evidente orientamento della gran parte della popolazione. Per i prossimi 15-20 anni sarà ben difficile riportare il nucleare in agenda, e per quel tempo avremo già fatto altre scelte (auspico) o avremo già pagato il prezzo dell'inerzia. ;-)
  2. Infatti, è meglio essere cauti quando si parla di attacchi aerei contro una formazione navale. Se si tratta di attacchi isolati e scoordinati, un gruppo navale protetto dagli Harrier può respingerli. Se l'attacco è portato da un numero considerevole di aerei, le cose possono prendere una piega diversa. Per garantire una protezione aerea 24/h è necessario organizzare le missioni di difesa aerea secondo schemi che tengano conto della necessità di assicurare la manutenzione dei velivoli, e considerato che i velivoli disponibili non sono poi tanti, è ragionevole ipotizzare che solo due caccia per turno possano essere in volo, più uno o due caccia pronti al decollo. Gli inglesi alle Falkland se la videro piuttosto brutta, con i loro Harrier contro i Mirage e gli Skyhawk argentini, alcune navi andarono perdute e altre si salvarono miracolosamente, nonostante il fatto che i velivoli argentini dovettero operare al limite della loro autonomia e i loro comandi scelsero una strategia penosa (gli attacchi erano effettuati da pochi velivoli e non erano coordinati). In questo caso gioca a nostro favore il pessimo livello di operatività dei mezzi aerei libici (gran parte di essi sono inefficienti e i piloti spesso sono mercenari di dubbia preparazione) e quindi la minaccia non è particolarmente grave, tuttavia non c'è da dormire troppo tranquilli. Se si dovesse arrivare a un intervento militare sarebbe meglio pianificare un attacco preventivo o comunque operare nell'ambito di una no-fly zone imposta dai caccia delle portaerei americane.
  3. Gianni065

    Fucili d'assalto

    Io credo che le esperienze personali vadano bene per esprimere un'opinione o per raccontare una circostanza, ma non è corretto richiamarle per imporre le proprie convinzioni in una discussione. A parte il fatto che sulle armi leggere anche i più grossi esperti mondiali hanno opinioni diverse tra loro, è sempre buona regola argomentare il proprio punto di vista e far riferimento a dati condivisi o sufficientemente attendibili (il che pone fuori gioco Wikipedia e soprattutto quella italiana). Confesso di non aver capito molto bene quale sia la ragione per cui questa discussione sta stonando, ma voglio ben sperare di non dover assistere a un litigio sull'utilità del bipede... sarebbe davvero il colmo. Ovviamente il bipede è utile nel tiro di precisione. Nel tiro a raffica è utile solo se l'arma è abbastanza pesante da non "scalciare" o se lo stesso bipede è abbastanza pesante da tenere l'arma sufficientemente allineata mentre spara. Dato che nei fucili d'assalto il peso è un fattore essenziale, possiamo concludere che non è opportuno montare un bipede se lo scopo è quello di utilizzarlo per sparare a raffica. Se invece lo scopo è quello di consentire un tiro più stabile e preciso sulle distanze medie, un bipede leggero ci può anche stare ma un soldato addestrato non ha difficoltà a trovare una buona posizione con appoggio anche se non dispone di un bipede. Si ci si riflette un attimo, si arriva alla conclusione che il bipede è veramente utile nelle armi destinate a sparare raffiche prolungate o a sparare con precisione sulle lunghe distanze: e quindi mitragliatrici e fucili da sniper. Nei fucili d'assalto non offre vantaggi significativi e questa è la ragione per cui in genere ne sono sprovvisti (ma un bipede amovibile si può montare praticamente ovunque, se uno proprio ci tiene). Certo che se devi stare per ore in una buca con il fucile puntato verso un varco da controllare, un bipede è comodo, ok... ma anche con un sacchetto di sabbia si risolve. Quanto all'AK.47, si tratta di un'arma concepita per la produzione su larga scala e a basso costo, con un meccanismo di funzionamento che non richiede particolare cura negli accoppiamenti e nelle tolleranze. Ne beneficiano anche la manutenzione e l'affidabilità, al prezzo di una precisione certamente non esaltante. La cartuccia poco potente (per via del bossolo più corto rispetto al 7.62 NATO) si traduce anche in una buona controllabilità nel tiro a raffica. Queste caratteristiche si apprezzano sempre, sono senza tempo, e questo spiega la longevità dell'arma.
  4. Hai provato a vedere qui? http://www.classicaircraft.co.uk/lockheed_f104_starfighter.htm Ne vendono anche di interi per qualche migliaio di sterline, forse risparmi qualcosa e in ogni caso c'è abbondanza di parti di rispetto originali. In bocca al lupo.
  5. Uppo questa discussione perché in un altro topic chiuso di recente (sui velivoli supersonici dell'AMI) ho letto che qualcuno ha menzionato la circostanza che il RE 2005, in picchiata, avrebbe raggiunto valori velocistici prossimi al Mach. Come è spiegato nelle fonti riportate all'inizio di questo topic, si tratta di una leggenda lontana dal vero, che ha le sue origini nella scarsa affidabilità della strumentazione dell'epoca. Peraltro, anche gli analoghi racconti che vedono per protagonisti altri aerei ad elica, come il P-38, sono inattendibili. Nonostante vari piloti si siano vantati di aver raggiunto e persino superato il Mach lanciandosi in picchiata con i P-38 e i P-47, la Lockheed ha chiaramente puntualizzato che la massima velocità teoricamente raggiungibile da un P-38 era di "appena" 845 km/h, oltre la quale il velivolo si sarebbe inevitabilmente disintegrato. Una cronistoria interessante di questi tentativi e dei presunti successi è riportata a questo link.
  6. Gianni065

    Caso Battisti

    L'Italia non è certo paese che abbia velleità di spedizioni punitive in altre nazioni, ed è ben difficile che una singola vicenda giudiziaria possa compromettere i rapporti commerciali con il Brasile (e questo varrebbe per qualsiasi paese che si trovasse al posto dell'Italia). Ci sarebbero poi alcune riflessioni da fare. L'estradizione, in mancanza di precisi impegni reciproci, non è un diritto garantito e bisogna mettere in conto la possibilità che venga negata. Del resto, se Battisti ha deciso di riparare in Brasile lo ha fatto, probabilmente, perché sapeva che di lì sarebbe stato ben difficile essere estradato in Italia. Ma avrebbe anche potuto optare per altri paesi dove la giustizia italiana non avrebbe avuto nemmeno la più flebile speranza di arrivare. Tra l'altro la Francia ha ospitato per decenni in condizione di sostanziale impunità un bel po' dei nostri terroristi, e non ricordo che la cosa abbia creato tensioni e ritorsioni nè a livello politico nè commerciale. Ma soprattutto, non so fino a che punto l'Italia possa fare la voce grossa. L'Italia ha ospitato e ospita parecchia gente cui ha concesso asilo politico, e spesso si tratta di criminali e/o comunque persone che nei loro paesi sono considerate criminali. Abu Omar era fuggito dall'Egitto per non affrontare le sue responsabilità in quanto membro di un'organizzazione terroristica che si era macchiata di gravi fatti di sangue e ha trovato piena ospitalità in Italia, prima che la CIA se lo venisse a prendere. E come non ricordare quelle sentenze di qualche anno fa quando qualche giudice italiano ha sentenziato che reclutare "combattenti" da spedire in Afghanistan e in Iraq (contro le nostre truppe) era lecito? E ancora, dimentichiamo il caso dei sequestratori dell'Achille Lauro e del loro capo, intercettati dagli americani e liberati dagli italiani? E che dire di quei casi in cui abbiamo fatto il diavolo a quattro affinchè cittadini italiani resisi responsabili di gravi crimini all'estero, fossero trasferiti in Italia per scontare qui la pena, e poi li abbiamo accolti con mazzi di fiori e rimessi in libertà? (mi riferisco al caso Silvia Baraldini). Quindi va benissimo auspicare che Battisti sconti la pena cui è stato condannato, per quanto mi riguarda lo lascerei marcire in prigione a vita, ma non meravigliamoci più di tanto dello scherzetto giocato dal Brasile, visto che noi ne abbiamo fatti di peggiori. ;-)
  7. Stemperiamo i toni. E' abbastanza frequente pensare che all'estero siano più seri e diligenti di noi per cui non è il caso di lasciarsi prendere dal fervor patrio per questo genere di affermazioni. In realtà ogni nazione ha i suoi lati positivi e negativi e le sue contraddizioni, però è vero che altrove ci tengono molto a nascondere i propri difetti e non li mettono in piazza come facciamo noi. Tra l'altro, è vero che lo stereotipo vuole che l'italiano sia superficiale e opportunista, ma è anche vero che questo principio - se fosse valido - varrebbe solo quando a farne le spese sono gli altri. Quando si tratta della propria incolumità (circolazione stradale a parte), gli italiani sono molto diligenti, come testimoniano gli inviabili e invidiati livelli di sicurezza raggiunti in moltissimi settori (l'aviazione civile e militare sono un esempio). Credo proprio che specialisti e dirigenti che lavorino in una centrale nucleare sarebbero molto attenti a far andare ogni cosa per il verso giusto e controllerebbero con estrema attenzione ogni singolo aspetto dell'attività.
  8. Potenzialmente un sistema antiaereo a cambiamento d'ambiente può complicare tantissimo la vita ai velivoli ASW, che hanno sempre goduto - come qualcuno ha giustamente fatto notare - di una comoda invulnerabilità rispetto alla preda. La gran parte degli elicotteri e aerei ASW ha caratteristiche e modalità operative molto "rilassate" che ne fanno un bersaglio relativamente facile per un missile che sbuchi all'improvviso dalla superficie del mare. Se questi missili dovessero trovare maggiore diffusione, quasi certamente bisognerebbe tenerne conto sia a livello progettuale che di pianificazione operativa e ciò comporterebbe notevolissimi costi per gli utenti di velivoli ed elicotteri ASW. Ci vorrebbero macchine più agili e veloci, sensori e armi che consentano di attaccare il sottomarino da distanze di sicurezza (ammesso di conoscerne la posizione), adeguati "gadget" difensivi (contromisure attive e passive). In certi contesti, basterebbe spendere quindi una manciata di soldi per montare qualche missile sui propri sottomarini, per costringere il potenziale avversario a spendere fior di quattrini allo scopo di compensare l'iniziativa. E già questa sarebbe una vittoria, in termini squisitamente economici. Poi ci sono altri fattori da considerare. Ad esempio quello psicologico: a volte un'arma serve a poco dal punto di vista operativo (pensiamo a certi lanciarazzi portatili controcarro, ad esempio, ma anche a qualche sistema spalleggiabile antiaereo) però il sol fatto di averlo aiuta molto il morale dei combattenti, che non si sentono del tutto inermi nei confronti di una determinata minaccia. E ancora, a volte un sottomarino non può immergersi. Può essere che le batterie siano scariche e deve per forza navigare a quota snorkel per ricaricare, oppure si trova in uno specchio d'acqua costiero dove la profondità è abbastanza scarsa, e in quel caso sarebbe estremamente vulnerabile nei confronti di un attacco aereo. Anche nel caso in cui sia stato ormai individuato con certezza e il nemico stia usando ormai i sonar attivi che non gli danno alcuna possibilità di nascondersi, quella di lanciare un missile antiaereo può essere una soluzione per guadagnare tempo e - soprattutto - miglia preziose. Credo che l'importanza di questo tipo di armi dipenda molto da quanto si preveda effettivamente di trovarsi impelagati in battaglie tra sottomarini e mezzi ASW, eventualità che al momento credo sia molto lontana per quasi tutte le nazioni dotate di mezzi subacquei (con pochissime eccezioni).
  9. Gianni065

    Auguri!

    Auguri a tutti, sia per un Natale spensierato che per un 2011 ricco di momenti felici.
  10. Beh, scartando l'opzione cinese (la Cina è ancora molto indietro nel campo degli SLBM e non aveva capacità in questo settore a tutto il periodo della Guerra Fredda) non è che ci siano molti ragionamenti da fare. Solo gli USA possono lanciare un attacco massiccio di SLBM contro la Russia, e viceversa (anche se la flotta SSBN russa è al momento in condizioni lontane dai fasti del passato). Nessun senso avrebbe lanciare un attacco limitato (la ritorsione sarebbe comunque totale, tanto vale sparare subito tutto ciò di cui si dispone) e di sicuro Francia o Inghilterra non attaccherebbero mai per primi (sarebbero annientati) così come non lo farebbe la Cina (le cui capacità nucleari sono assolutamente insufficienti a condurre un first-strike). Pertanto, un lancio di SLBM contro la Russia provocherebbe immediatamente una risposta ritorsiva contro gli USA, e viceversa, senza alcuna necessità di indagare più di tanto sull'identità del boomer. In ogni caso, posizioni e santuari dei boomer sono note ai servizi segreti, con un certa approssimazione ovviamente. L'uscita dai porti, le rotte comunemente seguite, le aree di stazionamento, le impronte sonar... ci sono vari elementi in base ai quali un attaccante potrebbe essere correttamente individuato. Tutto questo ha un valore squisitamente teorico e accademico, naturalmente. Quanto all'allarme nucleare, credo che oggi nessuna nazione abbia un piano di allarme per la popolazione, quelle erano cose tipiche dei periodi più bui della Guerra Fredda, peraltro più indirizzate all'arrivo di bombardieri atomici che non di testate balistiche. Un lancio multiplo ICBM - SLBM, infatti, comporterebbe tempi di preavviso minimi per la popolazione (non scordiamoci che ci vuole del tempo affinché dal momento dell'avvistamento e corretta qualificazione dell'attacco, l'informazione sia passata a chi materialmente dovrebbe garantire la diffusione dell'allarme). In passato esisteva un controllo centralizzato che permetteva di diramare rapidamente messaggi urgenti attraverso la radio e la televisione, oggi non c'è nulla del genere.
  11. Io penso che non si può far nulla per costringere un popolo ad avere un sistema di stato e di governo diverso da quello più congeniale alla propria cultura e visione sociale. Certo, quando un regime è inviso alla popolazione ma quest'ultima non ha la forza di rovesciarlo, una spallata dall'esterno può servire allo scopo e risolvere la situazione. In Iraq e in Afghanistan abbiamo dato questa spallata. Adesso spetta a quelle genti trovare una via per costruire una società civile, ma se continueranno a preferire un governo teocratico basato sugli insegnamenti del Corano, sarà ben difficile evitare che prima o poi i Talebani tornino al potere. Possiamo fornire supporto logistico, addestramento, potremo anche dare appoggio militare quando serve (parlo di paesi occidentali) ma il controllo del paese va lasciato al suo popolo e sarà questo ad autodeterminarsi, per il meglio o per il peggio. Il problema è un altro, ed è quello di evitare che l'Afghanistan torni ad essere un santuario del terrorismo integralista islamico e di tutti i jihadisti in giro per il mondo. E' questo il risultato che si vorrebbe costruire, garantendo la sussistenza di un governo più o meno democratico e civile. Purtroppo in 10 anni di guerra non ci si è riusciti, speriamo che effettivamente per il 2011 l'obiettivo sia raggiunto. Se così non fosse, però, bisogna avere il senso pratico di dire: "ce ne andiamo, ma se qui le cose dovessero tornare come un tempo, ci mettiamo 10 minuti a tornare e a rifare piazza pulita". Una minaccia del genere probabilmente risolverebbe la questione, ma saremmo in grado (politicamente) di metterla in pratica, all'occorrenza?
  12. Stai scherzando, spero. Ancorché facciano tanta vetrina, le forze armate dell'Arabia Saudita sono pur sempre un'entità che conta sì e no 250.000 uomini di cui meno della metà effettivamente impiegabili in operazioni terrestri. L'utilizzo di mercenari è molto elevato. Buona parte delle unità terrestri hanno l'organico ridotto a meno della metà rispetto a quello previsto. Le forze saudite non avrebbero mai potuto invadere l'Iraq e non impensieriscono certo l'Iran, nemmeno con queste nuove "iniezioni" di materiali. Quando l'Iraq invase il Kuwait, i sauditi tremarono al pensiero che al prossimo turno sarebbe toccato a loro, e chiesero agli USA di sistemare la situazione.
  13. Gianni065

    Type 99

    Il carro è entrato in servizio una decina di anni fa ed è un mezzo che si inserisce in una linea evolutiva costante, quindi è interessato da frequenti miglioramenti e modifiche. Immagino parliamo della versione più recente. Sulla carta potrebbe anche essere eletto il miglior carro del mondo, viste le prestazioni e le caratteristiche. Bisogna poi vedere quali promesse sono effettivamente mantenute e in che modo. Il motore è un 1500 HP derivato da propulsori tedeschi, e dovrebbe essere affidabile (il condizionale è d'obbligo perché spesso le realizzazioni cinesi non sono allo stesso livello qualitativo di quelle da cui sono derivate o copiate) che spinge un carro che non arriva alle 60 tonnellate e ciò garantisce prestazioni davvero notevoli. Ora, un buon carro armato è il risultato di una serie di fattori che lo mette in grado di piazzare un colpo letale su un carro nemico prima che avvenga il contrario. L'affermazione pare banale, ma in concreto significa che l'armamento principale, il sistema di stabilizzazione, il sistema di controllo del tiro, le sospensioni e l'ergonomia sono tutte rotelle dello stesso ingranaggio, per cui se ogni rotella funziona decentemente l'intero ingranaggio funziona bene ed è efficiente ed efficace. Il carro cinese ha tutte le rotelle (ne ha anche più degli altri) specialmente nell'ultima versione con torretta ingrandita (l'ergonomia è sempre stato un grosso problema dei carri orientali, tagliati per carristi dall'altezza media molto inferiore rispetto a quella degli occidentali) ma bisogna vedere se queste rotelle funzionano tutte bene e si integrano bene, e questo purtroppo non è dato saperlo. In passato i carri cinesi non hanno ottenuto molto gradimento da parte dei clienti che li hanno acquistati e hanno manifestato molti problemi, ma l'industria cinese ha fatto passi da gigante negli ultimi dieci anni. Certo è che questi carri costano tra i 2 e i 3 milioni di dollari al pezzo (ai cinesi) e non siamo poi lontani dal prezzo di un Leopard 2 ultima versione, per cui... ;-)
  14. Per trovare rapidamente la risposta a questo tipo di domande, Google può essere di grande utilità. In particolare ci fornisce i link alla pagina della Wikipedia inglese e al sito del produttore, che ci danno le risposte che cerchiamo (evitate la Wikipedia italiana, molto inaffidabile nella gran parte dei casi): http://en.wikipedia.org/wiki/Boeing_F/A-18E/F_Super_Hornet http://www.boeing.com/defense-space/military/fa18ef/index.htm Questo lo dico non per pedanteria, ma perché un appassionato di aviazione (o comunque di cose militari) grazie al Web ha oggi a disposizione una mole di informazioni e di dati assolutamente indisponibili fino a una manciata di anni orsono (quando avevo un po' di anni in meno, uniche fonti disponibili erano quelle cartacee, ed erano poche e molto costose) ed è consigliabile che impari a sfruttare le risorse messe a disposizione dal Web. :-)
  15. La RAF per una serie di ragioni che non è il caso di ripercorrere qui, all'epoca della progettazione del Tornado riteneva che la guerra aerea si vincesse distruggendo l'aviazione nemica sulle proprie basi, un concetto sicuramente valido a patto di avere sufficienti risorse per metterlo in pratica e purché non sia il nemico a sferrare il primo colpo... Il risultato di questa dottrina fu che la RAF non sviluppo' più dei caccia / intercettori degni di questo nome e fu costretta a comprare i Phantom americani per mantenere in piedi una linea di difesa aerea credibile, tenuto conto che l'URSS e il Patto di Varsavia non sembravano esattamente il tipo di avversario che puoi mettere al tappeto con un attacco preventivo alle basi aeree... Il gap tecnologico si ripropose quando arrivò il momento di sostituire i Phantom, anche in considerazione del fatto che i sovietici avevano messo a punto una linea di bombardieri supersonici (e in particolare il Backfire) in grado di colpire le isole britanniche sino a quel momento ritenute fuori portata (tranne che per i plurimotori a turboelica Bear, che non erano però una gran minaccia). Il Tornado ADV rappresentò la soluzione, e si trattò di una soluzione "tagliata" sulle esigenze inglese. L'ADV non doveva decollare su scramble, il concetto era quello di pattugliare costantemente i cieli inglesi in maniera da poter intercettare e abbattere i bombardieri supersonici in avvicinamento. Per questo tipo di missione, la suite elettronica dell'ADV, la sua autonomia e la sua comodità per l'equipaggio nei lunghi voli di pattugliamento erano ideali, e la comunanza di parti con la linea IDS contribuiva a tenere relativamente bassi i costi. L'ADV è stata quindi una soluzione di ripiego, efficace per le esigenze della RAF. Il Tomcat è tutt'altra storia. E' un caccia da superiorità aerea progettato specificamente per quella missione, e pertanto all'epoca era in grado di rivaleggiare nel dogfight puro con qualsiasi altro potenziale avversario. Inoltre era dotato di un sistema d'arma che gli consentiva anche di assolvere alla funzione di proteggere le portaerei nei confronti dei bombardieri sovietici armati di missili a lungo raggio. Quest'ultima missione - e solo questa - è simile a quella assegnata dalla RAF agli ADV, ma i Tomcat erano perfettamente in grado anche di assolvere alla missione di superiorità aerea, per la quale invece gli ADV erano ben poco prestanti. Io non me la sentirei quindi di fare un raffronto tra due macchine così diverse (un bombardiere adattato l'uno, un caccia da superiorità aerea pura l'altro).
  16. Laurearsi non garantisce una vita migliore, ma è comunque una carta in più da giocare. Averla è meglio che non averla. E' un concetto semplice, direi matematico. E' poi chiaro che ogni cosa, laurea compresa, va vista nel contesto: capacità individuali, mercato del lavoro, disponibilità a trasferirsi. Io in genere ho constatato che persone capaci e determinate riescono a mettere a frutto una laurea conseguita seriamente. Una "vita migliore" (nel senso che mi par di capire) è quindi il risultato di più fattori, la laurea non è una garanzia per ottenerlo ma può essere uno di quei fattori.
  17. Gianni065

    Costo veivoli militari

    Sempre meglio ripetere qualche concetto fondamentale. Il prezzo di un velivolo andrebbe calcolato senza contare i costi di sviluppo, per ovvie ragioni. Questi costi solitamente vengono conteggiati nel valore del primo contratto di produzione, ma sono assenti sugli esemplari prodotti successivamente. I costi di un velivolo, poi, dipendono anche da altri fattori, quali gli equipaggiamenti richiesti, i tempi di consegna stabiliti, i ricambi e la manutenzione compresi nel pacchetto, l'eventuale addestramento degli specialisti e così via. Un buon sistema per calcolare un prezzo sufficientemente indicativo è quello di prendere in considerazione un contratto e calcolare il prezzo ottenuto dividendo il valore del contratto per il numero di esemplari acquistati. Dato un certo numero di contratti, si può tirar giù una media. Per velivoli non più in produzione (ho letto che si parlava di F-5) chiaramente bisogna distinguere il prezzo di un aereo usato comprato così com'è, e quello di un aereo ricondizionato, aggiornato e riportato a zero ore. Qualche volta queste operazioni possono comportare costi persino maggiori di un velivolo nuovo, ma se c'è esigenza di procurarsi proprio quel modello (ad esempio per reintegrare una linea di volo assottigliata per usura e perdite) la scelta è obbligata. E ancora, bisogna tener presente che anche per gli aerei esistono "promozioni" e "offerte speciali", nella forma di contratti a prezzo stracciato offerti per conquistare un mercato conteso da altri concorrenti. Si dovrebbero pure considerare le compensazioni che un'industria produttrice è in grado di offrire, e che talvolta possono virtualmente azzerare il costo di un lotto di velivoli. Insomma, per gli aerei da combattimento non esiste un "listino prezzi", ogni contratto ha una storia a sé.
  18. Gianni065

    Russia o Stati Uniti

    Non rispondo al sondaggio perché credo che la risposta potrebbe essere solo passionale. Infatti da un punto di vista tecnico e operativo ("chi ha fatto gli aerei migliori") non credo sia possibile liquidare la cosa con una crocetta qui o lì. Innanzitutto la questione "fondi": gli investimenti vanno rapportati ai costi di un sistema sociale, ossia a quelli che definiamo "costo della vita". Nell'URSS dei tempi che furono, non c'era libero mercato per cui non è possibile paragonare i costi occidentali con quelli sovietici in termini assoluti. Anche le esportazioni avevano prezzi "politici". Detto questo, i sovietici hanno progettato velivoli che rappresentavano il meglio della tecnologia che potevano esprimere, con investimenti che nel loro sistema economico erano elevati più o meno quanto quelli occidentali. Inoltre, erano sistemi progettati per combattere il tipo di guerra che ritenevano di dover combattere. Così in occidente si progettava un caccia che potesse volare per molte migliaia di ore prevedendo una vita operativa di 10-20 anni mentre in URSS si progettavano velivoli nei quali la durata operativa non era un requisito essenziale in quanto si prevedeva che nessun aereo da combattimento sarebbe sopravvissuto a più di due-tre missioni nei conflitti ad alta intensità che si intendeva combattere. Siamo in presenza di due diverse filosofie, diversi requisiti, diverse esigenze.
  19. Gianni065

    F-14 Tomcat

    Parliamoci chiaro. Se provassimo a fare un parallelo in campo automobilistico, l'F-14 Tomcat corrisponde a una Fiat 124. Ora, è chiaro che a una Fiat 124 puoi applicare un sacco di miglioramenti, ma se inizi a pensare di sostituire motore, sospensioni, strumentazione, interni, e magari ridisegnare la carrozzeria... forse è meglio pensare a un'auto progettata ex-novo. Il motivo per cui stentiamo ad accettare la scomparsa del Tomcat sta nel fatto che il Tomcat non è stato sostituito da un velivolo che si colloca sulla stessa filosofia, ma da un velivolo profondamente diverso. E in effetti, a voler essere pignoli, il Tomcat non è stato sostituito, perché l'Hornet non è stato progettato per sostituirlo. Il Tomcat si è estinto, perché sono venuti meno i requisiti che ne giustificavano l'esistenza (e soprattutto i costi). Se il Tomcat fosse stato sostituito da un nuovo caccia appositamente progettato per sostituirlo (come fu, ad esempio, per gli F-15 e gli stessi F-14 che sostituirono i Phantom) nessuno si sarebbe lamentato della sua scomparsa, proprio come nessuno ha versato fiumi di lacrime per l'addio del pur straordinario Phantom. In realtà l'F-18 si è semplicemente "allargato" per riempire il posto lasciato dal Tomcat, e lo ha fatto attraverso il Super Hornet che a sua volta non è stato progettato guardando alle prestazioni del Tomcat ma alla necessità di migliorare l'Hornet sulla base delle nuove esigenze operative. Non ci scordiamo, poi, che i 24 Tomcat di cui disponeva una portaerei all'epoca, servivano essenzialmente a tenerne in volo 2 (due) costantemente. Due aerei in volo 24 ore su 24, anche a voler considerare missioni della durata di ben 4 ore (che sono tante per un pilota da caccia) significano 6 missioni giornaliere e quindi 12 aerei che vanno in volo ogni giorno. Considerando le esigenze di manutenzione connesse, vuol dire che l'unica ragion d'essere di quei 24 caccia era mantenere quella CAP di due aerei (e magari altri 2-4 di riserva). L'F-18 è un caccia molto più confortevole per un pilota, ha una disponibilità operativa molto più elevata, ha piene capacità multi-ruolo. L'F-35, a sua volta, introduce nuove e diverse potenzialità. Non ha senso quindi continuare a pensare al Tomcat (o a una sua evoluzione) nel contesto operativo moderno, così come nessuno rimpiangerebbe una Fiat 124...
  20. Mi unisco al cordoglio per quest'ennesimo tributo di sangue, che tra l'altro mi ha particolarmente colpito perché conosco bene i familiari di una delle due vittime. La missione internazionale in Afghanistan è molto importante: è importante per noi "occidentali" in quanto non possiamo permettere che quel Paese ritorni ad essere una base logistica per il terrorismo fondamentalista; è importante per il popolo Afghano, o meglio per quella maggioranza di uomini e (soprattutto) donne afghane che preferirebbero vivere in un paese in cui possano esplicare almeno alcuni diritti fondamentali, quali il diritto all'istruzione, alle cure mediche, alla pari dignità tra uomini e donne. Il sacrificio dei nostri militari, quindi, ha un significato e una dignità che non possiamo ignorare ed è giusto sostenere e rinnovare la nostra gratitudine nei loro confronti anche in questi momenti tragici. Ma vorrei anche sottolineare che le FFAA e il Governo devono fare la loro parte affinché a questi uomini e donne siano forniti tutti gli strumenti adeguati per operare al meglio e che l'impegno e i rischi che essi corrono trovino adeguato riconoscimento a livello di trattamento professionale ed economico. Faccio quest'ultima precisazione perché oggi le FFAA assumono tantissimi giovani ma solo una parte di loro ha la possibilità di restare nelle FFAA o di transitare in altri corpi armati. Molti altri sono "scaricati" al termine della "ferma". Mi piacerebbe che da queste tragedie nasca la consapevolezza che i nostri soldati meritano un trattamento migliore di quello che sinora gli è stato riservato. Anche questo sarebbe un modo di commemorare e rendere onore alla memoria di chi ha dato la vita per il nostro Paese.
  21. Come ebbi a dire un po' di tempo fa, ribadisco che in realtà non dovrebbero più esserci ordigni nucleari americani "live" sul suolo europeo. Mi rendo conto che è difficile da sostenere, visti gli articoli e le dichiarazioni ufficiali come quello postata da Legolas, eppure all'indomani del crollo del muro di Berlino (e poi dell'URSS) fu avviato il ritiro completo di tutte le armi nucleari tattiche americane non stanziate in USA. Furono denuclearizzate le unità navali, i sottomarini, le basi all'estero. Se quel processo abbia riguardato anche le armi "a doppia chiave" gestite formalmente dalla NATO non è altrettanto chiaro, ma tutto lasciava intendere che fosse così. Dato che ho vissuto (letteralmente) quel periodo, ricordo bene gli annunci, i comunicati e i commenti sulle fonti specializzate, anche se è difficilissimo reperirli. Poi si è ristabilita la solita tiritera che è quella di non ammettere ufficialmente l'esistenza o l'inesistenza di armi nucleari tattiche nelle basi, e la situazione si è ingarbugliata di nuovo. Però scavando a fondo qualche "traccia" di quelle decisioni si trova ancora. Ad esempio qui: http://www.armscontrolwonk.com/1929/no-nukes-at-lakenheath dove un pacifista ammette di aver preso un granchio e che in Inghilterra non ci sono armi nucleari americane. E nell'occasione un lettore è così gentile da citare un articolo del 1996 (ristampato) in cui si dà atto proprio del ritiro delle armi tattiche nucleari americane dal suolo inglese. Ecco, articoli di quel genere apparvero spesso in quel periodo, nel quadro di un'intesa tra USA e URSS/Russia. Eppure, ancora oggi leggiamo su fonti attendibili che in Inghilterra ci sono 110 bombe nucleari americane. http://www.cnduk.org/pages/binfo/nato2005.pdf Da notare anche che secondo questo sito pacifista: http://www.motherearth.org/nuke/info3.php le ultime grandi ispezioni ai depositi nucleari americani in Europa risalgono al periodo 1995-1998. Per queste ragioni continuo a nutrire seri dubbi che in Europa ci siano ancora bombe nucleari "live" americane.
  22. Io credo che i fatti dimostrino che è meglio una forza armata fatta di professionisti, rispetto a una di leva. Tra l'altro, le esigenze di addestramento e di acquisizione di competenze specifiche imposte dalla guerra moderna e dai moderni equipaggiamenti sono ben poco conciliabili con forze armate di leva. In ogni caso, la stragrande maggioranza della popolazione è contraria alla reintroduzione della leva, a prescindere da ciò che sostengono i vari schieramenti politici, e credo che questo tagli la testa al toro. Semmai ci sarebbe da discutere sul modo in cui la Difesa ha organizzato la struttura dei professionisti, visto che questa storia dei "volontari in ferma breve" o "in ferma prolungata", oggi denominati "ferma prefissata", mi pare a dir poco sconcertante. Sembra quasi che si sia riusciti a creare un sistema grazie al quale paghiamo più di quello che costerebbe un esercito di professionisti, per avere un'efficienza pari o di poco superiore a quella di un esercito di leva (che differenza c'è, in termini addestrativi, tra un soldato di leva e un VFP1?)...
  23. Premesso che il discorso della legione omosessuale mi sembra una trovata goliardica e davvero non comprendo il passaggio "permetterebbe di avere un corpo d'elite dalle grandi potenzialità" (perché un omosessuale dovrebbe avere maggiori potenzialità di un etero in campo militare?)... la questione della diffidenza nell'arruolamento degli omosessuali è invece una questione molto seria. Eviterei di liquidarla con giudizi netti. Infatti essa chiama in causa una valutazione in ordine alla natura stessa di questa "preferenza" sessuale, valutazione che spacca la comunità scientifica da decenni e che è resa ancor più difficile da una certa tendenza ad accomunare sotto un'unica definizione (omosessualità) comportamenti e inclinazioni che invece presentano aspetti molto differenti tra loro. Per analizzare obiettivamente la questione, bisogna partire dal fatto che in determinate istituzioni (tra cui le forze armate) si seleziona (o quanto meno si prova a selezionare) personale che abbia un profilo psichico il più possibile "normale" ed "equilibrato". Chiaramente è ben difficile stabile cosa si intenda per "normale" ed "equilibrato" e a questo scopo si utilizzano una serie di test nei quali determinate combinazioni di risposte dovrebbero fungere da indicatori di potenziali deviazioni psichiche rispetto a un profilo standard considerato ottimale. Qualche anziano che ha fatto concorsi nelle forze armate ricorderà domande del tipo "ti piacerebbe fare il fioraio?" e qualche psicologo certamente saprà che rispondere "sì" a quella domanda accendeva un campanello d'allarme di potenziale deviazione sessuale (almeno quando nelle forze armate erano ammessi solo maschi). Ora il punto è che per molti decenni (e in molti casi tutt'ora è così) l'omosessualità è stata considerata una deviazione rispetto al percorso normale della maturazione sessuale di un individuo, deviazione provocata da situazioni anormali durante l'infanzia e quindi indicatrice di un profilo psichico alterato, anormale, patologico. Inoltre, anche ove l'omosessualità non fosse stata considerata come patologia psichica, si poneva la questione dei problemi che un omosessuale avrebbe potuto avere e/o determinare in un contesto in cui la stragrande maggioranza dei "colleghi" era ostile a quella forma di preferenza sessuale. Non deve quindi meravigliare che siano stati approntati meccanismi, norme, procedure ecc... rivolte a impedire l'accesso degli omosessuali, nell'interesse dell'efficienza e della serenità dell'istituzione (più che per questioni meramente discriminatorie). Oggi la situazione è cambiata, la società ha un atteggiamento diverso e l'omosessualità è generalmente accettata con tranquillità, per cui sta passando dalla zona "anormale" alla zona "normale" e ciò è recepito (sia pure con la lentezza - anche questa normalissima - tipica della burocrazia) anche dalle forze armate. Tuttavia il processo è molto prudente, perché se dal punto culturale l'omosessualità è oggi una condizione normale che lascia indifferenti, dal punto di vista medico-scientifico la questione è stata molto più dibattuta. Solo dal 1973 l'omosessualità non è più considerata - di per sè - una patologia psichica dalla comunità scientifica, ma ciò nonostante anche dopo quella data essa è stata considerata come un potenziale indicatore di disagio psichico nella misura in cui l'individuo omosessuale è in conflitto con la propria tendenza sessuale. Dal 2007 la comunità scientifica mondiale ha eliminato ogni riferimento all'omosessualità (per ragioni di non discriminazione) ma continua a sottolineare il potenziale disagio di chi non accetta la propria inclinazione sessuale, il che si applica teoricamente a omosessuali e a eterosessuali, ma praticamente è un problema che riguarda soprattutto gli omosessuali. Quindi il problema non è l'omosessualità in sè, ma la concreta possibilità che la condizione di omosessualità sia motivo di un conflitto psichico interno nell'individuo che non si accetta come omosessuale, spero di essere stato molto chiaro su questo punto. La percentuale di omosessuali che "vivono male" la propria omosessualità è significativa (c'è chi non la accetta, c'è chi la nasconde, c'è chi la accetta ma non accetta il proprio corpo perché vorrebbe cambiare sesso, ecc... ecc... ecc...) e d'altro canto è facile rendersi conto di quanto sia difficile accertare questo stato di disagio e conflitto interiore nel contesto di un breve esame psicoattitudinale. Anche per tutte queste ragioni alcuni enti si stanno muovendo con estrema cautela e tra notevoli e oggettive difficoltà, per cui è meglio evitare di ricondurre il tutto solo a una semplice questione di discriminazione.
  24. Purtroppo quello che chiedi non c'è, sul Web. Globalsecurity e FAS mantengono dei notevoli report su ciascuna nazione, ma sia l'aggiornamento che la precisione non sono particolarmente entusiasmanti. In realtà la cosa più completa e meno costosa è il World Defence Almanac su carta stampata (ma c'è anche la versione online), una preziosa risorsa che però costa parecchio. In effetti sulle aviazioni e sulle marine il problema si pone meno, perchè esistono siti abbastanza validi. Ad esempio, per le forze aeree: http://www.aeroflight.co.uk/airforce.htm http://www.scramble.nl/milbase.htm Per le forze navali lo splendido: http://www.hazegray.org/worldnav/ pare non essere stato più aggiornato dal 2003. Un vero peccato. La sua eredità sembra passata a: http://www.worldwarships.com/ Per le forze terrestri, invece, c'è ben poco. O meglio, si trova tutto, ma bisogna cercare di qua e di là, non c'è un sito unico. Interessante (più di quanto non sembri a una prima lettura), questo: http://www.strategypage.com/fyeo/howtomake...ies/default.asp Ci sono poi alcune raccolte di link, come questa: http://www.armedforces.co.uk/linksworldarmies.htm che possono tornar utili. Il fatto è che ci sono centinaia e centinaia di contratti e trasferimenti di armi ogni anno, e numerosi cambiamenti nelle strutture. L'aviazione e la marina si riescono a seguire abbastanza bene a livello amatoriale: in fin dei conti le navi sono contate, i porti militari pochissimi, stesso dicasi per le basi aeree e poi c'è tutto il lavoro degli spotters. Non è difficile tenere aggiornati dei database su questi due settori. Le forze di terra sono tutt'altra cosa, solo una piccola parte dei contratti viene pubblicata su siti e riviste di news, ed è difficile mantenere un archivio aggiornato su tutti i paesi del mondo. EDIT Dimenticavo che la Wikipedia in inglese è comunque una risorsa che talvolta riserva piacevoli sorprese, per cui non guasta controllare anche quella.
  25. Non si tratta di essere considerati superiori alla legge, ma di interpretare la portata e l'applicabilità, caso per caso, a ciò che la legge stessa prevede come causa di esclusione di un reato. Nel caso specifico si tratta degli art. 51 (adempimento di un dovere) e 57 (stato di necessità) del codice penale, ma non sottovaluterei nemmeno l'ultimo comma del 59. Proprio quest'ultimo infatti, lascia ritenere che nel momento in cui gli operatori della CIA erano a posto con le proprie normative e avevano chiesto i dovuti permessi alle autorità collaterali italiane (la CIA non può rivolgersi alla magistratura italiana, ma solo al governo italiano attraverso gli organi collaterali) erano nella presupposizione di agire legittimamente. Spettava alle autorità italiane assicurare il rispetto del quadro normativo locale (o se impossibile, il rigetto della richiesta). Dato che la magistratura non è stata in grado di accertare la responsabilità dell'autorità italiana (lo ha dato o no il permesso?) ma considerato che la presenza di un operatore del ROS testimonia che le autorità italiane erano certamente collaborative, la magistratura avrebbe dovuto fermarsi di fronte al segreto di stato e non condannare nemmeno gli operatori della CIA, lasciando al Parlamento la prerogativa (che gli appartiene) di rimuovere il segreto di stato sulla vicenda. La posizione dell'Autorità italiana è fondamentale. E' ben possibile che agli operatori della CIA fossero stati concessi gli accreditamenti diplomatici (gli stessi che consentono ad operatori stranieri di venire armati nel nostro paese, ad esempio) previsti dalle convenzioni internazionali che l'Italia si è impegnata ad osservare. Tutte queste cose andavano chiarite a monte, prima di procedere all'incriminazione e alla condanna. E se non chiaribili per effetto del Segreto di Stato, l'azione penale doveva fermarsi. Secondo me è meglio dire: ok, è successo quel che è successo, ma esistono accordi segreti sui quali non possiamo entrare e quindi ci fermiamo qui. Piuttosto che condannare qualcuno, non condannare qualcun altro per segreto di stato, e non eseguire nemmeno una condanna perché i condannati sono uccel di bosco. Il tutto contro un governo che ha chiaramente dato il placet e un Parlamento che non ha inteso contraddire il governo. Per questo dico che è una barzelletta. Ci abbiamo fatto la figura degli idioti.
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