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Questione Alitalia


julian

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Mi risulta veramente impossibile credere che una volta che i debiti ce li hanno messi sul nostro groppone, nessuna grossa compagnia sie interessata ad Alitalia, forse è perchè nessuno vuole trattare con certe rivendicazioni sindacali?

 

Esattamente Typhoon, il motivo è proprio questo. Dopo l'esito della trattativa AF/KLM e CAI nessuna compagnia aerea o imprenditore privato vuole andarsi a immischiare con Alitalia. Ormai tutte le potenziali interessate ad acquistare Alitalia (Lufthansa, AF/KLM, Aeroflot, etc) hanno compreso che è virtualmente impossibile investire in modo proficuo sulla Compagnia di Bandiera, poichè qualsiasi politica economica virtuosa verrà contrastata da questa classe sindacale.

Risulterà molto più conveniente aspettare che i sindacati la facciano fallire per prendersi poi a prezzi di liquidazione ciò che di essa potrebbe interessare (slot, diritti aeroportuali, aerei, strutture, terminal, etc).

 

Lo hanno capito tutti gli analisti finanziari, lo hanno capito i politici (perfino i DS), lo hanno capito i cittadini....gli unici che non lo hanno capito sono quei 6 sindacati.

 

 

PS: Tuccio, sei troppo generoso nel valutare i miei commenti. Io, spinto dall'amore per Alitalia, mi limito a documentarmi (molto) in materia e a cercare di offrire su queste pagine un punto di vista il più oggettivo e veritiero possibile.

 

EDIT: ho appena letto questo interessantissimo articolo del Corriere della Sera

Le scelte del sindacato nel caso alitalia

Da Spinetta a Colaninno:

due trattative, stesso film

di DARIO DI VICO

 

Ma davvero l'arrivo di un compratore straniero risolverebbe per incanto il rebus Alitalia? Di fronte alla clamorosa incapacità dei sindacati di decidere l'avvio di una nuova fase, un'ipotetica trattativa con Lufthansa o Air France risolverebbe d'incanto tutti i problemi? Oppure il sindacalismo italiano sta solo giocando a rimpiattino pur di non rimettere in discussione il consociativismo aereo che governa da decenni la nostra compagnia di bandiera?

 

Per cercare di rispondere a queste domande varrà la pena ripercorrere il film degli ultimi giorni della trattativa con Cai e raffrontarlo con quanto accadde nell'aprile scorso quando il potenziale acquirente si chiamava Jean-Cyril Spinetta e aveva i galloni di numero uno del potentissimo network Air France-Klm. Partiamo da sabato sera 13 settembre quando al ministero del Lavoro a Roma i tre segretari generali di Cisl, Uil e Ugl (Raffaele Bonanni, Luigi Angeletti e Renata Polverini) e il segretario della Filt-Cgil Fabrizio Solari incontrano i rappresentanti della cordata capeggiata da Roberto Colaninno. In una riunione di quelle che in gergo si chiamano «ristrette» si giunge a concordare due documenti distinti, uno che contiene i principi del Piano industriale e l'altro che invece riassume i punti chiave del nuovo contratto di lavoro. I quattro rappresentanti dei grandi sindacati siglano entrambi i documenti e, ormai a notte inoltrata, si danno appuntamento al pomeriggio della domenica per firmarli definitivamente. La riunione inizialmente prevista per le 18 slitta di un'ora e poi ancora di altre tre.

 

La novità è rappresentata dalla presenza al tavolo del leader della Cgil, Guglielmo Epifani, presenza che gli altri sindacalisti mostrando un certo fiuto giudicano da subito un'incognita. Nel suo intervento Epifani pone alcuni problemi di definizione del contratto e la replica di Colaninno sostanzialmente verte su un unico concetto: vogliamo introdurre in Alitalia i principi del contratto vigente per i dipendenti Air One anche perché quel documento è stato a suo tempo negoziato con i sindacati di categoria aderenti alle confederazioni. La discussione va avanti fino a circa le 2 di notte e la riunione si scioglie con la stesura di un comunicato congiunto. Le quattro confederazioni ribadiscono di essere d'accordo sul Piano industriale e si danno appuntamento a tempi brevissimi per ultimare il lavoro sul contratto. Dopo una nuova riunione condotta per lo più dai tecnici di entrambe le parti, mercoledì 17 il negoziato si sposta a Palazzo Chigi. E' presente il sottosegretario Gianni Letta e per la Cgil torna Solari.

 

Colaninno apre la riunione con un ampio intervento nel quale spiega la filosofia della sua avventura imprenditoriale. Afferma di credere nell'impresa in cui si è gettato e sostiene anche di non voler entrare in Alitalia «contro i lavoratori». Chiede dunque un clima di cooperazione senza però nessuna alterazione dei ruoli. «Gli imprenditori fanno gli imprenditori e i dipendenti fanno i dipendenti. E questo riguarda anche i piloti che non possono parlare come fossero un'associazione professionale». I guai di Alitalia, chiude Colaninno, derivano anche da una confusione che si è protratta per troppo tempo. Prende la parola il comandante Fabio Berti e ripropone la sua visione della compagnia e del ruolo dei piloti e ciò presta il fianco a una replica di Colaninno. «Il vostro discorso dimostra una filosofia opposta alla mia, non potete pensare di determinare le carriere e se vi ho offerto un contratto da dirigenti è perché comunque considero i dirigenti come dei dipendenti che non si sostituiscono all'imprenditore».

 

Entra in scena a questo punto Letta che giudica l'intervento di Colaninno come un chiaro appello alla collaborazione tra le parti e rivolto ai rappresentanti delle nove sigle sindacali presenti dice che «ciascuno di voi deve dire se si riconosce o no in questa filosofia e se ha intenzione di firmare entrambi i documenti». Piano industriale e nuovo contratto. Letta fissa anche un termine per questo pronunciamento: entro le 16 dell'indomani giovedì 18, orario e data fissati per l'assemblea di Cai. Dopo Letta chiedono di parlare Bonanni, Polverini e Angeletti che, con accenti diversi, dichiarano di condividere il discorso di Colaninno e confermano il loro sì. Parla anche Solari: «Debbo dire con rammarico che condivido gran parte delle cose dette da Colaninno. Anch'io sono per il rispetto dei ruoli e dei conti aziendali, questa filosofia è anche la nostra». Aggiunge però che in un'azienda di volo è decisivo il coinvolgimento e il consenso dei piloti e conclude così: «Chiedo un ultimo tentativo di riagganciare il negoziato e di coinvolgere chi non ha ancora espresso il suo consenso. Se questo ultimo tentativo non dovesse andare in porto ne prenderò atto ma almeno sarò in pace con la coscienza».

 

Le parole di Solari vengono apprezzate dai presenti che le giudicano anche come una sostanziale adesione pur mitigata da alcuni distinguo. Prima che la riunione si sciolga Letta prende di nuovo la parola e riepiloga il lavoro fatto. Alcune risposte sono state chiare, altre vanno interpretate, altre sono state negative, «ora invito tutti a formulare una risposta scritta entro le 16 di domani». Lasciato Palazzo Chigi dai partecipanti alla riunione comincia il balletto delle dichiarazioni stampa che in buona sostanza fanno emergere chiaramente i mal di pancia in casa Cgil che si concretizzano con una notizia: giovedì alle 12 Epifani scriverà una lettera a Colaninno nella quale esporrà il punto di vista definitivo della sua confederazione. La lettera arriva alle 13.30 e contiene espressioni giudicate positive: «Le confermo la nostra adesione e la nostra firma all'accordo quadro», «insieme le confermo l'adesione e la firma del contratto per il personale di terra, dove tuttavia le chiedo che venga ripristinata una effettiva invarianza della condizione retributiva dei lavoratori a reddito medio/basso». Epifani prende atto delle disposizioni sul personale di volo e invita Colaninno a riflettere che si tratta di lavoratori non rappresentati dal sindacato confederale e conclude: «A partire dal giorno dopo la conclusione di questa fase continueremo a lavorare perché sia possibile quel consenso sociale più ampio di cui un'azienda di trasporto ha bisogno».

 

La lettera viene interpretata dagli uomini di Colaninno come un'adesione e lo stesso Letta si sbilancia a dire che «la quarta firma c'è». Ma è in arrivo un colpo di scena: mentre sta iniziando l'assemblea arriva a Colaninno e al governo una seconda lettera firmata da sei sigle (Filt-Cgil, Anpac, Unione Piloti, Anpav, Avia e Sdl) che di fatto chiede la riapertura del negoziato. Il presidente di Cai interpreta la missiva come una controproposta che azzera tutto il lavoro di mediazione svolto. E manda all'aria il negoziato con la Cai e dà il via ai festeggiamenti di piloti ed hostess che salutano il fallimento del piano Fenice come se avessero vinto la Coppa del Mondo. Ma non era successo qualcosa del genere già cinque mesi prima? Il 2 aprile i protagonisti della trattativa per salvare l'Alitalia erano gli stessi rappresentanti sindacali ma dall'altra parte del tavolo c'era un signore arrivato da Parigi per comprare la compagnia italiana e inserirla mel maggior network aereo mondiale.

 

Ma Spinetta come Colaninno rappresentava una minaccia per il consociativismo aereo e in qualche maniera anche lui andava abbattuto. Basta prendere in mano la «nota unitaria» emanata da Filt Cgil, Anpac, Unione Piloti, Anpav, Avia, Sdl in quell'occasione assieme ai sindacati di categoria della Cisl e della Ugl, per constatare molte analogie. Anche in quel caso il documento stilato dalle sigle sindacali aveva un obiettivo preciso, fermare il negoziato presentando una sorta di contro-piattaforma che qualcuno definì «proposta killer». La tattica di marzo-aprile è stata identica a quella di settembre. Si tratta, si mostrano delle aperture ma al momento giusto arriva il rilancio finalizzato a far scappare a gambe levate il compratore. Ieri Spinetta oggi Colaninno, che posti di fronte all'aut aut sindacale hanno fatto ricorso pressoché alle stesse parole per gettare la spugna («tutto questo contrasta con la mia cultura d'impresa»).

 

Nel caso Air France l'improvviso cambio di rotta arrivò dopo 15 giorni di negoziato nel corso del quale il sindacato aveva ottenuto molto dai francesi. Per motivare il no allora i piloti arrivarono a dire che per un problema di dignità professionale non potevano andare in Cassa integrazione come tutti gli altri lavoratori. L'azzeramento della trattativa con i transalpini determinò poi le dimissioni dell'amministratore delegato di Alitalia, Maurizio Prato, e fu commentato dall'allora premier Romano Prodi con parole (profetiche) che oggi dovrebbero far riflettere: «I sindacati hanno rotto una trattativa seria, ora se ne devono assumere le responsabilità». Corsi e ricorsi, viene da commentare.

 

Allora di chi è la colpa? Di Berlusconi? Del Governo? Della CAI? Di PRodi? Degli Amministratori Delegati? No signori....lo leggete in queste parole di chi è la colpa.

Modificato da paperinik
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avrei delle domande:

se si sapeva che il problema erano i lavoratori (e ricordo che è stato il personale di volo a non accettare la proposta e quindi a costringere Epifani a dire no, e non il cotnrario) perchè il governo non ha terminato i contratti di lavoro dei dipendenti alitalia?

 

in questo modo lavoratori e sindacati sarebbero rimasti fuori e i lavoratori sarebbero stati riassunti dalla CAI che li riavrebbe selezionati?

 

era un idea difficile? non credo poi senza un briciolo di opposizione nessuno avrebbe ostacolato i piani.

Si avrebbero provato i sindacati ma sarebbe stato per loro inutile in quanti i lavoratori che rappresentavano erano considerati tutti in esubero

 

non so se avete capito la mia proposta...

Provo a sintetizzare con un esempio banale, con dati anche casuali

-trattativa in corso, il tesoro tratta con la CAI e licenzia colletivamente il personale AZ, e i loro contratti si chiuderanno tra 15 giorni

-governo cede a CAI Alitalia eseguendo il piano originale (bad company ecc...)

-Cai ricontatta l'ex personale alitalia, lo riseleziona e assume solo quelli ch sembrano seri e lavorativi e che accettano le condizioni di lavoro di CAI

 

 

ritengo ancora vergognosi certi attacchi alla CGIL, sindacato che gli sono grato per aver sventrato la possibile eliminazione dell'art18 e ricordo che i suoi iscritti hanno detto no (in quanti i sindacati fanno quello che gli iscritti gli chiedono di fare)

 

e qui avrei un'altra domanda:

La CGIL avrebbe dovuto ignorare i suoi iscritti e le loro volonte per accontentare il governo?

Ma dai

Modificato da Leviathan
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Mi risulta veramente impossibile credere che una volta che i debiti ce li hanno messi sul nostro groppone, nessuna grossa compagnia sie interessata ad Alitalia, forse è perchè nessuno vuole trattare con certe rivendicazioni sindacali?

Però devo dire anche che secondo me il Governo non si stà impegnando molto per trovare altri acquirenti, l'insistere con il voler trovare per forza dei compratori Italiani è stata sbagliata ... il governo non può dire "l'alternativa a CAI è il fallimento" ...

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Però devo dire anche che secondo me il Governo non si stà impegnando molto per trovare altri acquirenti, l'insistere con il voler trovare per forza dei compratori Italiani è stata sbagliata ... il governo non può dire "l'alternativa a CAI è il fallimento" ...

 

Scusa ma che dovrebbe fare il governo? Mettersi a fare il rappresentante commerciale di una compagnia piena di debiti (problema meno grave) e piena di bambini capricciosi (sindacati)???

 

Un eventuale compratore estero si farebbe avanti se ci fosse del business, ma siccome questa parola ha perso significato in Italia, allora e' chiaro che nessuno si fara' avanti. Perche' qualcuno dovrebbe?

 

Perche' Epifani e Co. non cominciano a darsi Loro da fare per cercare eventuali compratori che garantiscano offerte migliori a CAI e ai cassa integrati visto che Loro hanno fatto gli schizzinosi?

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Perche' Epifani e Co. non cominciano a darsi Loro da fare per cercare eventuali compratori che garantiscano offerte migliori a CAI e ai cassa integrati visto che Loro hanno fatto gli schizzinosi?

Io sono ancora impaziente di sapere qual'era (è) l'alternativa di Epifani. Facile dire "no, così non va, trovami un'alternativa".

 

Comunque, Lev, licenziare dipendenti Alitalia è già difficile così, immaginiamoci cosa succederebbe se si facesse quello che hai proposto che, per carità, è quello che probabilmente avrei voluto succedesse. Il problema è che, essendo i dipendenti AZA per metà statali, sarebbe stato impossibile mandarli a casa.

 

Typhoon, come già detto da Cartman, il governo non fa rappresentanza commerciale, e soprattutto, ora che si è visto con chi si ha a che fare, nessuno sarà più tanto pazzoide da avanzare una proposta. Sinceramente, non capisco neanche perchè CAI rimanga li a trattare, dato che ora come ora anche tenere in piedi la good company è controproducente...

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Typhoon, come già detto da Cartman, il governo non fa rappresentanza commerciale, e soprattutto, ora che si è visto con chi si ha a che fare, nessuno sarà più tanto pazzoide da avanzare una proposta. Sinceramente, non capisco neanche perchè CAI rimanga li a trattare, dato che ora come ora anche tenere in piedi la good company è controproducente...

Che vuoi che ti dica, è dall'inizio che sento una sorta di ostilità da parte del governo riguardo il fatto di un partner straniero.

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Che vuoi che ti dica, è dall'inizio che sento una sorta di ostilità da parte del governo riguardo il fatto di un partner straniero.

 

 

No e' vero e non far finta di non aver capito. :thumbdown:

 

Il governo non vuole un acquirente straniero. Non ha mai detto no ad un partnerariato. Airfrance era un acquirente non un partner. Discorso completamente diverso.

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No e' vero e non far finta di non aver capito. :thumbdown:

 

Il governo non vuole un acquirente straniero. Non ha mai detto no ad un partnerariato. Airfrance era un acquirente non un partner. Discorso completamente diverso.

E io che ho detto?, non vuole un acquirente straniero e secondo me è sbagliato pure quello.

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No typhoon, non ci siamo capiti. Il Governo di Berlusconi non sta precludendo a nessuno la possibilità di trattare Alitalia alle stesse condizioni della CAI.

Anzi, proprio per dimostrare (soprattutto alla Commissione Europea) che non ci sono condotte discriminatorie ai danni di altri soggetti privati interessati oggi il Commissario Straordinario Fantozzi farà pubblicare sul sito ufficiale di AZ e da domani sui principali quotidiani un invito pubblico a offrire. Così sarà evidente a tutti (specialemente agli ottusi della CGIL e dei sindacati del personale navigante) che non c'è alternativa alla CAI.

 

Purtroppo duole ricordare che fu invece il Governo Prodi ad avere un comportamente poco cristallino, perchè iniziò la fase di vendita di Alitalia con una offerta pubblica alla quale si presentarano diversi possibili acquirenti (fra cui Air One spalleggiata da Banca Intesa e Lufthansa), salvo poi virare senza tanti complimenti e senza tante ragioni sulla trattativa riservata in favore di Air France (che fu l'unica a poter formulare una offerta al Tesoro DOPO aver visto i conti patrimoniali di Alitalia, che invece sono stati tenuti segreti per gli altri). Fra l'altro anche all'interno dell'allora Maggioranza c'era chi non vedeva di buon occhio la trattativa coi francesi (D'Alema era apertamente a favore di Air One....e non gli davo torto).

 

EDIT:

leggete che bell'articolo di Rizzo sui conflitti intestini alla categoria piloti (proprio pochi post fa avevo scritto circa i soprusi e le angherie perpetrate dall'ANPAC)

E nasce il fronte del sì:

oggi «la marcia» dei piloti

I confederali protestano: nel mirino l'Anpac

 

Non sono quarantamila, come i quadri della Fiat che nel 1980 sfilarono per le strade di Torino sfidando il sindacato. E forse non faranno nemmeno una vera e propria marcia. Ma la mobilitazione dei piloti iscritti a Uil, Cisl e Ugl, settecento in tutto sui circa 2 mila della compagnia di bandiera, non può non suscitare analogie con quell’episodio.

Se la marcia dei quarantamila passò alla storia come la ribellione dei dipendenti della Fiat che rivendicavano il diritto di lavorare, quello che comincia stamattina a Fiumicino ha tutto il sapore della rivolta dei piloti che hanno rotto il fronte del no, decidendo di aderire alla proposta di Roberto Colaninno. Una rivolta clamorosa, non soltanto perché scoppia in una categoria che per l'opinione pubblica è sempre stata tradizionalmente compatta, ma perché ha un obiettivo preciso: in primo luogo l'Anpac di Fabio Berti e Stefano De Carlo e poi la più piccola Unione piloti di Massimo Notaro, le associazioni professionali che hanno chiuso la porta alla Compagnia aerea italiana.

«Vogliamo parlare con i nostri colleghi per riportare con i piedi per terra una categoria che sembra in preda a un'isteria collettiva», dice Alessandro Cenci, il rappresentante dei piloti che aderiscono alla Cisl. E Francesco Alfonsi, il segretario nazionale della Ugl trasporto aereo, aggiunge: «Siamo al limite del precipizio. Qui si rischia l'irresponsabilità ».

 

Secondo Cenci i piloti sarebbero «vittime di una disinformazione incredibile. Si illudono che ci possano essere alternative, ma alternative non ce ne sono. Basterebbe ricordare che l'Alitalia sta volando con una licenza provvisoria. Ha capito bene, provvisoria». Chi sia l'imputato di aver fatto tanta disinformazia è presto detto. «L'Anpac», taglia corto Marco Veneziani, responsabile della Uil piloti, che per anni, come Cenci, è stato iscritto al sindacato ora guidato da Berti. «Sono loro che in azienda decidono tutto, nominano e cambiano i direttori nei posti chiave a loro piacimento. Ma lo sa che alcuni giorni fa hanno fatto una riunione e hanno dato ordine a capi piloti, istruttori e controllori di dimettersi da tutti gli incarichi?». Si parla di pressioni sui comandanti riottosi, di turni massacranti inflitti ai piloti che hanno tifato per Colaninno, girano voci di colpi bassi, volano parole pesanti. «Negli ultimi giorni mi hanno portato via trenta iscritti», denuncia Veneziani. Mentre all'Ugl dicono invece di aver accolto a braccia aperte un gruppetto di fuggiaschi dall'Anpac.

 

Il fatto è che la vicenda Alitalia ha scoperchiato un vaso di Pandora. Una situazione nella quale i gangli vitali della compagnia, con la compiacenza di qualche capo azienda, sono finiti pian piano sotto l'influenza delle associazioni di categoria. E chi ne è fuori ha deciso che ora la misura è colma. Oggi si parte con la mobilitazione per convincere la base a dire sì alla Cai. Poi, per domani, Uil, Cisl e Ugl stanno organizzando l'assemblea generale dei piloti. E c'è chi spera nella resa dei conti.

 

Sergio Rizzo

 

Forse per Alitalia non siamo alla fine....spero tanto.

Modificato da paperinik
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alitalia può volare fino a giovedì per ordine dell'ENAC

http://www.affaritaliani.it/economia/alita...ggio190809.html

 

e intanto il financial times:

http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4...ulesView=Libero

 

«L'ultimo volo di Alitalia»: il titolo del Financial Times prevede il peggio e dà la colpa a un «malaccorto patriottismo» del premier. Nella sua rubrica Lex, anticipato ieri sul suo sito, il quotidiano britannico scrive: «Il nome Alitalia intelligentemente giustappone le parole Ali e Italia. AliFrancia o AliGermania non avrebbero lo stesso suono. Ma ora la compagnia di bandiera sta per perdere le ali, e in gran parte perché Silvio Berlusconi, il primo ministro italiano, ha promesso di mantenerla italiana». Berlusconi, ricorda il commento, ha bloccato l'offerta Air France-Klm e condotto la sua campagna elettorale promettendo di trovare invece un compratore patriottico. E una volta eletto, lo ha fatto, «cambiando qualche legge qui e là e porgendo su un piatto d'argento un'Alitalia ripulita e senza debiti alla Cai». Questo gruppo di imprenditori e banchieri italiani, sono stati soprannominati "capitani coraggiosi" per avere adempiuto al loro dovere patriottico, continua il Financial Times. «Ma ora anche il coraggio della Cai è venuto a mancare».

Berlusconi, continua il commento del Financial Times, «potrebbe provare a persuadere la Cai a tornare al tavolo delle trattative. O potrebbe racimolare fondi altrove. Qualsiasi cosa pur di guadagnare più tempo». «Sfortunatamente il tempo per l'Alitalia è scaduto molto tempo fa. L'ultimo profitto risale al 1999. Perde 3 milioni di euro al giorno. E un mese fa aveva liquidità per soli 50 milioni, il che significa che adesso i soldi stanno finendo. Le autorità di controllo dei trasporti dicono che Alitalia potrebbe essere messa a terra presto. Questo è il problema nel non avere un piano B e nell'aver congelato potenziali acquirenti esteri in nome di un malaccorto patriottismo».

Per l'Economist, Berlusconi «ha molto da perdere se la compagnia fallisce», ma ne ha già ricavato molto: «Dopotutto, ha vinto le elezioni». L'articolo, pubblicato sul sito del settimanale, comincia col ricordare che i politici d'opposizione, analisti indipendenti e perfino alcuni avversari di destra lo avevano avvisato che usare Alitalia a scopi elettorali sarebbe stato «scherzare col fuoco». «Ma si è rifiutato di ascoltare. Ha fatto del mantenimento dell'italianità della compagnia aerea un tema centrale della sua campagna». L'Economist vede Alitalia andare «inesorabilmente verso la liquidazione». Racconta che l'intransigenza di parte dello staff di Alitalia ha lasciato perplessi molti italiani, ricorda gli applausi alla notizia del ritiro dell'offerta Cai. «La ragione per cui i dipendenti Alitalia si comportano così è che la storia ha loro insegnato che, non importa quanto nera sia la situazione della compagnia, il governo del momento interverrà sempre per salvarla». «Potrebbe accadere di nuovo».

«Vendesi compagnia aerea con aerei vecchi, personale incline a scioperare, ma hostess eleganti... »: è l'incipit sarcastico dell'articolo di cronaca del Guardian, che registra lo sforzo dell'ultima ora per salvare la compagnia con la nuova asta lanciata dal commissario Augusto Fantozzi. Il corrispondente John Hooper indica la prospettiva di un fallimento, «che getterebbe nel caos il sistema dei trasporti dell'Italia e screditerebbe il suo primo ministro». Il Times di Londra registrava ieri nuove speranze per Alitalia, dopo che diversi sindacati avevano detto di essere pronti a riesaminare il loro rifiuto dell'offerta Cai. Il Telegraph scrive invece oggi che le speranze sono scarne. Il crollo di Alitalia sarebbe «un colpo personale e politico» per Berlusconi, oltre a essere «un'umiliazione nazionale». «Per decenni Alitalia è stata la compagnia aerea scelta dai Papi», osserva Nick Squires.

Per il quotidiano finanziario francese Les Echos, il fronte sindacale si incrina. Sul bordo del fallimento, Alitalia avrà la licenza di volo solo per altri cinque o sei giorni, scrive Marie-Laure Cittanova. Tra le numerose notizie d'agenzia riprese dal sito di Les Echos, un'Afp sottolinea che Berlusconi non demorde dal principio di italianità, mentre il segretario Cgil Guglielmo Epifani gli ha chiesto di prendere in considerazione l'eventuale offerta di una compagnia straniera. Un fallimento di Alitalia, sottolinea l'agenzia, sarebbe uno grosso smacco per il Cavaliere. La Tribune titola sul lancio della vendita all'asta e nota il «piccolo segno d'apertura» dell'Anpav. Le Figaro ha messo sulla home page del suo sito il richiamo con foto: «Veglia d'armi per la compagnia Alitalia». Il tempo gioca «drammaticamente» contro Alitalia. L'autorizzazione di volo scade il 3 ottobre, il suo rinnovo dipende dalla situazione finanziaria della compagnia, la nazionalizzazione è stata esclusa dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti, le compagnie straniere stanno alla larga. E Berlusconi parla di «dramma nazionale».

Tra i siti della stampa Usa, il Wall Street Journal, con il titolo «L'Italia corre per evitare il crollo di Alitalia», fa notare che politici e sindacati si scambiano accuse su chi ha la colpa di avere portato Alitalia sull'orlo del baratro. Un link ai blog del sito porta ai consigli degli esperti per i passeggeri che hanno acquistato un biglietto Alitalia. Tra i suggerimenti, vi è quello di non fidarsi a occhi chiusi delle assicurazioni di viaggio, poiché la maggior parte delle compagnie di assicurazione non rimborsano più i voli Alitalia in caso di cancellazione. Fa discutere sui blog anche la previsione che il fallimento di Alitalia scatenerebbe la corsa agli slot di Alitalia, che ha alcuni degli slot più appetibili d'Europa, come quelli agli aeroporti di Heathrow a Londra e dello Charles De Gaulle a Parigi.

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Cazzate....andassero in Francia a chiedere perchè Spinetta si è dato alla fuga.

 

...Purtroppo duole ricordare che fu invece il Governo Prodi ad avere un comportamente poco cristallino, perchè iniziò la fase di vendita di Alitalia con una offerta pubblica alla quale si presentarano diversi possibili acquirenti (fra cui Air One spalleggiata da Banca Intesa e Lufthansa), salvo poi virare senza tanti complimenti e senza tante ragioni sulla trattativa riservata in favore di Air France (che fu l'unica a poter formulare una offerta al Tesoro DOPO aver visto i conti patrimoniali di Alitalia, che invece sono stati tenuti segreti per gli altri). Fra l'altro anche all'interno dell'allora Maggioranza c'era chi non vedeva di buon occhio la trattativa coi francesi (D'Alema era apertamente a favore di Air One...)...

 

appunto. ma è colpa di Berlusconi, no?

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Hahahahahahah questa è la migliore.....stanno veramente raschiando il fondo!

 

I piloti pur di non scrostarsi dalle loro assurde pretese ora passano al controattacco e paventano il rischio sicurezza se continueranno a essere pressati così dai media e dalle istituzioni.

 

piloti: «Noi pressati, rischio incidenti»ROMA - Alitalia ha i giorni contati. Sul destino della compagnia pesano l'ultimatum del presidente dell'Enac Vito Riggio e gli interrogativi sull'esito dell'asta online lanciata dal commissario straordinario Augusto Fantozzi. A tutto ciò va aggiunto l'allarme dei piloti lanciato dal presidente dell'Anpac Fabio Berti. La sicurezza del volo «è il tema per cui noi piloti esistiamo, e lottiamo per garantire qualità ai passeggeri, per dare loro sicurezza. Sembra però che qualcuno voglia creare un'azienda che produce delle forme di pressioni psicologiche gravissime sui piloti che portano anche ad incidenti aerei» ha detto Berti.
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18:59 Di Pietro: "Turbativa d'asta grossa come una casa"

 

"Il persistere del governo a non voler trovare alternativa a Cai e, comunque, a non voler prendere in considerazione l'offerta dei dipendenti Alitalia, costituisce una turbativa d'asta grossa come una casa ed ha evidenti risvolti di responsabilità civili e penali". Lo afferma in una nota il leader di Italia dei Valori Antonio Di Pietro che chiede l'intervento dell'Antitrust e del suo commissario Catricalà.

18:39 Cai, revocata ufficialmente offerta

 

La Compagnia aerea italiana ha comunicato la revoca formale dell'offerta che era stata presentata il 1 settembre scorso. Lo comunica Alitalia

18:21 Sdl: "Enac non può ritirare licenza"

 

"Ad Alitalia non può essere tolta la licenza di volo, stando al decreto legge del 28 agosto scorso, quindi il presidente dell'Enac, Vito Riggio, non può revocare nulla". Lo afferma il coordinatore nazionale del Sindacato dei lavoratori (Sdl), Fabrizio Tomaselli, che richiama il decreto del governo e in particolare l'articolo 1, comma 10 al punto 4-sexies.

 

17:47 Fantozzi incontra Alemanno

 

Colloquio riservato tra il commissario Fantozzi e il sindaco Alemanno. L'incontro segue quello con il governatore Marrazzo e il presidente della provincia Zingaretti.

16:43 Il progetto di AMA per Az

 

Il gruppo svizzero precisa di "utilizzare i 30 aerei acquistati da Az per il trasporto pubblico di passeggeri su non meno di 11 rotte, attualmente operate da Alitalia dagli scali di Milano Malpensa e Roma Fiumicino. Le destinazioni includono alcune delle principali capitali dell'area dei Balcani e dell'Europa dell'est, tra cui Tirana, Sofia, Bucarest, Budapest, Varsavia, Praga, Kiev e San Pietroburgo". Gli equipaggi sarebbero presi in affitto da Alitalia

 

16:38 Piloti: "Ecco i veri sprechi Alitalia"

 

"Il problema di Alitalia - dicono i piloti - non siamo noi ma, ad esempio, i 200 milioni di euro l'anno persi dal 2000 al 2008 per il collocamento di Malpensa senza regolare Linate; il fatto che Alitalia pagava i gestori aeroportuali cinque volte di più delle altre compagnie; che pagava un hangar che era utilizzato dalla Sea."

16:35 Berti: "Con pressioni psicologiche rischio sicurezza"

 

La sicurezza del volo "è il tema per cui noi piloti esistiamo, e lottiamo per garantire qualità ai passeggeri, per dare loro sicurezza. Sembra però che qualcuno voglia creare un'azienda che produce delle forme di pressioni psicologiche gravissime sui piloti che portano anche ad incidenti aerei". Lo ha detto Fabio Berti, presidente dell'Anpac, nella conferenza stampa di questa mattina.

 

repubblica.it

 

 

CAI ha formalmente ritirato la sua proposta

 

sempre da repubblica

ROMA - Piloti, hostess e steward di terra e di volo lanciano un'offerta per acquistare Alitalia. O meglio, ci provano: mettono "sul piatto" come dice il comandante Massimo Notaro (Up), "i 340 milioni del Tfr e parte dei nostri stipendi "; offrono se stessi e la loro professionalità come nucleo e garanzia di una nuova cordata "per cui sono in corso contatti sia con attuali azionisti Alitalia che con partner stranieri". Il tempo a disposizione è poco: "Dobbiamo confezionare la proposta entro mezzogiorno del 30 settembre, ne siamo consapevoli, ma potrebbe essere questa la soluzione" aggiunge Andrea Cavola (Sdl).

 

Ora che l'asta pubblica di vendita è di nuovo aperta, forse per la prima volta da agosto, spunta un'offerta. Un embrione di offerta, ma è pur sempre qualcosa di nuovo e di diverso riseptto al panorama di esclusiva in cui si è mossa in queste settimane la trattativa Alitalia che ha avuto come unico acquirente la cordata Cai.

 

Alle 10 di questa mattina il commissario straordinario di Alitalia Augusto Fantozzi ha pubblicato sul sito della compagnia il bando che invita "potenziali acquirenti a presentare manifestazioni di interesse al fine di avviare l'eventuale trattativa". A mezzogiorno è arrivata la prima offerta. Di cui Fantozzi era informato in anticipo visto che nel fine settimana sono stati numerosi gli incontri con le quattro sigle che raccolgono il 90 per cento dei piloti di Az e AirOne e l'80 per cento degli assistenti di volo.

 

L'offerta dei dipendenti Az. Ci stanno lavorando su da venerdì, all'indomani del ritiro di Cai. "Presenteremo un'offerta al commissario straordinario Fantozzi con la richiesta ad altri di accorparsi a noi" spiega Notaro (Up) parlando al tavolo dove siede con Fabio Berti (Anpac), Tomaselli (Sdl) e Divietri (Avia). Un'offerta "alternativa" di cui piloti e hostess si propongono come il nucleo centrale e si sta già allargando in queste ore a "soci italiani e partner stranieri". Berti si augura che "venga colta l'importanza della nostra decisione". Il fatto è che, insiste Notaro, "il progetto Cai è troppo piccolo, di conseguenza l'offerta è piccola; noi vogliamo dare vita a un progetto più grande in cui investiamo i nostri soldi per dimostrare quanto ci crediamo".

 

I soldi. I lavoratori sono disposti a investire Tfr (la liquidazione) e, se serve, anche parte degli stipendi. Sono 340 milioni, più o meno un terzo di quello che doveva essere il capitale iniziale di Cai (un miliardo di euro), un buon nocciolo duro per una nuova cordata. "Questo è quello che noi possiamo e vogliamo impegnare per supportare qualunque progetto

serio e credibile per il rilancio di Alitalia" aggiunge Berti rivolgendosi "a qualunque soggetto nazionale o estero disposto a rilanciare Alitalia".

 

 

Con quali soci? I contatti sono in corso, "a 360 gradi", dice Fabrizio Tomaselli (Sdl). E da quello che si capisce, non certo da questa mattina. Prima di annunciare una cordata alternativa, "abbiamo fatto una veloce verifica delle disponibilità". Ci sono contatti con "azionisti Alitalia che sono stati tenuti fuori e neppure interpellati per la cordata Cai" e con partner stranieri, "non solo Lufthansa", ma anche Air France, Emirati arabi. Il fatto è che "parecchi partner stranieri possono essere interessati ad Alitalia visto che è liberata dalla zavorra dei debiti".

 

I piloti azionisti. La proposta, per essere vera, dovrà fare e in fretta una serie di passaggi formali. "Abbiamo poco tempo è vero ma stiamo lavorando per mettere in piedi un'offerta più grande e più ampia rispetto a quella di Cai, così che il commissario non ci potrà dire di no" spiega Andrea Cavola (Sdl). La nostra idea, aggiunge Cavola, "non è quella di entrare nel cda di Alitalia o di come si chiamerà, non vogliamo guidare l'azienda, vogliamo però essere azionisti tanto quanto basta per avere elementi di controllo". Una sorta di "comitato di controllo sul modello Lufthansa" aggiunge Notaro "perchè chiunque venga sappia di poter contare non solo sulla nostra professionalità ma anche sul nostro senso di responsabilità". Insomma, una pax sociale e sindacale, nè scioperi nè agitazioni ma anzi passione, che farebbe gola ad ogni imprenditore.

 

"Il premier faccia un passo indietro". I prossimi e possibili futuri azionisti di Az chiedono al presidente Silvio Berlusconi di fare un passo indietro, "altrimenti è impossibile formalizzare ogni tipo di offerta". C'è un nodo politico da sciogliere "perchè - dice Divietri (Avia) - non si va in paradiso a dispetto dei santi". O meglio, "nessun partner straniero si farà avanti finchè il premier pone il vincolo dell'italianità della compagnia. Nessuno si farà avanti sapendo di fare un torto al capo del governo del paese in cui sta per fare un investimento". Liberare il campo, da tutti, vecchie offerte e vincoli di italianità. E dare il via a una vera gara pubblica. Come dice la legge. Ma come accade solo da oggi.

(22 settembre 2008)

Modificato da Leviathan
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"La nostra cordata per Alitalia"

 

Le quattro sigle sindacali Anpac, Up, Sdl e Avia che lanciano un\'offerta-proposta per Alitalia

ROMA - Piloti, hostess e steward di terra e di volo lanciano un'offerta per acquistare Alitalia. O meglio, ci provano: mettono "sul piatto" come dice il comandante Massimo Notaro (Up), "i 340 milioni del Tfr e parte dei nostri stipendi "; offrono se stessi e la loro professionalità come nucleo e garanzia di una nuova cordata "per cui sono in corso contatti sia con attuali azionisti Alitalia che con partner stranieri". Il tempo a disposizione è poco: "Dobbiamo confezionare la proposta entro mezzogiorno del 30 settembre, ne siamo consapevoli, ma potrebbe essere questa la soluzione" aggiunge Andrea Cavola (Sdl).

 

Ora che l'asta pubblica di vendita è di nuovo aperta, forse per la prima volta da agosto, spunta un'offerta. Un embrione di offerta, ma è pur sempre qualcosa di nuovo e di diverso riseptto al panorama di esclusiva in cui si è mossa in queste settimane la trattativa Alitalia che ha avuto come unico acquirente la cordata Cai.

 

Alle 10 di questa mattina il commissario straordinario di Alitalia Augusto Fantozzi ha pubblicato sul sito della compagnia il bando che invita "potenziali acquirenti a presentare manifestazioni di interesse al fine di avviare l'eventuale trattativa". A mezzogiorno è arrivata la prima offerta. Di cui Fantozzi era informato in anticipo visto che nel fine settimana sono stati numerosi gli incontri con le quattro sigle che raccolgono il 90 per cento dei piloti di Az e AirOne e l'80 per cento degli assistenti di volo.

 

L'offerta dei dipendenti Az. Ci stanno lavorando su da venerdì, all'indomani del ritiro di Cai. "Presenteremo un'offerta al commissario straordinario Fantozzi con la richiesta ad altri di accorparsi a noi" spiega Notaro (Up) parlando al tavolo dove siede con Fabio Berti (Anpac), Tomaselli (Sdl) e Divietri (Avia). Un'offerta "alternativa" di cui piloti e hostess si propongono come il nucleo centrale e si sta già allargando in queste ore a "soci italiani e partner stranieri". Berti si augura che "venga colta l'importanza della nostra decisione". Il fatto è che, insiste Notaro, "il progetto Cai è troppo piccolo, di conseguenza l'offerta è piccola; noi vogliamo dare vita a un progetto più grande in cui investiamo i nostri soldi per dimostrare quanto ci crediamo".

 

I soldi. I lavoratori sono disposti a investire Tfr (la liquidazione) e, se serve, anche parte degli stipendi. Sono 340 milioni, più o meno un terzo di quello che doveva essere il capitale iniziale di Cai (un miliardo di euro), un buon nocciolo duro per una nuova cordata. "Questo è quello che noi possiamo e vogliamo impegnare per supportare qualunque progetto

serio e credibile per il rilancio di Alitalia" aggiunge Berti rivolgendosi "a qualunque soggetto nazionale o estero disposto a rilanciare Alitalia".

 

 

Con quali soci? I contatti sono in corso, "a 360 gradi", dice Fabrizio Tomaselli (Sdl). E da quello che si capisce, non certo da questa mattina. Prima di annunciare una cordata alternativa, "abbiamo fatto una veloce verifica delle disponibilità". Ci sono contatti con "azionisti Alitalia che sono stati tenuti fuori e neppure interpellati per la cordata Cai" e con partner stranieri, "non solo Lufthansa", ma anche Air France, Emirati arabi. Il fatto è che "parecchi partner stranieri possono essere interessati ad Alitalia visto che è liberata dalla zavorra dei debiti".

 

I piloti azionisti. La proposta, per essere vera, dovrà fare e in fretta una serie di passaggi formali. "Abbiamo poco tempo è vero ma stiamo lavorando per mettere in piedi un'offerta più grande e più ampia rispetto a quella di Cai, così che il commissario non ci potrà dire di no" spiega Andrea Cavola (Sdl). La nostra idea, aggiunge Cavola, "non è quella di entrare nel cda di Alitalia o di come si chiamerà, non vogliamo guidare l'azienda, vogliamo però essere azionisti tanto quanto basta per avere elementi di controllo". Una sorta di "comitato di controllo sul modello Lufthansa" aggiunge Notaro "perchè chiunque venga sappia di poter contare non solo sulla nostra professionalità ma anche sul nostro senso di responsabilità". Insomma, una pax sociale e sindacale, nè scioperi nè agitazioni ma anzi passione, che farebbe gola ad ogni imprenditore.

 

"Il premier faccia un passo indietro". I prossimi e possibili futuri azionisti di Az chiedono al presidente Silvio Berlusconi di fare un passo indietro, "altrimenti è impossibile formalizzare ogni tipo di offerta". C'è un nodo politico da sciogliere "perchè - dice Divietri (Avia) - non si va in paradiso a dispetto dei santi". O meglio, "nessun partner straniero si farà avanti finchè il premier pone il vincolo dell'italianità della compagnia. Nessuno si farà avanti sapendo di fare un torto al capo del governo del paese in cui sta per fare un investimento". Liberare il campo, da tutti, vecchie offerte e vincoli di italianità. E dare il via a una vera gara pubblica. Come dice la legge. Ma come accade solo da oggi.

Modificato da typhoon
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Typhoon ti faccio una domanda: pensi davvero che il personale navigante Alitalia abbia fondi sufficienti e garanzie creditizie per acquistare AZ e rilanciarla?! Te lo dico io: NO!!!

 

Questa è solo una mossa disperata da parte dei piloti. Siccome hanno capito che all'orizzone non c'è nessuna alternativa alla CAI, loro cercano di prendere tempo prospettando la possibilità di realizzare una minicordata. La loro speranza è che questa minicordata (che si presume coesa e compatta all'interno) stimoli l'intervento di una compagnia che decida di accorparsi a loro, partendo dal presupposto che non ci sarebbero più i problemi con i sindacati dl personale navigante.

 

RIDICOLI!

 

E' una mossa che cmq comprendo bene: in Alitalia i piloti hanno fatto sempre i padroni e poco i dipendenti, ora hanno una occasione per cercare di ufficializzare il tutto! A calci nel sedere li prenderei....

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Io ho posto l'attenzione sulla parte in rosso, infatti come ripeto, non esiste che non esista un'alternativa a CAI!

 

MA PERCHE' NON ESISTE?!?!?!? E' così e basta!

 

Il commissario straordinario Fantozzi ha già contattato tutti i principali vettori europei e tutti hanno declinato l'invito. Nessuno vuole investire in Alitalia perchè ormai è chiaro per qualsiasi soggetto privato l'impossibilità di trattare con i sindacati (specie quelli del personale navigante) e imprimere alla compagnia una politica economica rigoroso e remunerativa. Gli esiti della trattativa con AF/KLM e CAI sono stati emblematici.

 

E non si presenterà nessuno neppure dopo che oggi è stato pubblicato l'invito a offrire (adempimento pro-forma privo di valore concreto, visto che tutto il mondo economico è ben consapevole della situazione di Alitalia....se un investitore avesse voluto offrire un piano lo avrebbe già fatto).

 

I vettori europei vogliono al massimo acquisire una partecipazione in CAI per garantirsi una partnership. Se Alitalia fallirà invece si verranno a prendere ciò che vogliono a prezzi di liquidazione.

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A rispondere al post di typhoon ci pensa un articolo di repubblica:

 

ALITALIA:MUCCIOLI,DA PILOTI SDL AVIA PROPOSTA TRAGICOMICA

 

(AGI) - Roma, 22 set. - Laproposta di salvataggio dell'Alitalia avanzata dalle associazioni professionali dei piloti di Anpac e Up, con Sdl e Avia, e' "tragicomica": "Comica perche' e' inconsistente e irrealizzabile, anche alla luce dei tempi estremante ristretti, ma al contempo e' anche tragica visto che l'Alitalia ha dai tre a i sette giorni di vita". E' quanto ha affermato il presidente dell'Anpav, Massimo Muccioli commentando le recenti proposte avanzate oggi dal "fronte del no". "L'ultimatum dell'Enac - rileva Muccioli - come le parole del commissario straordinario dell'Alitalia, Augusto Fantozzi, sono molto esplicite, bene che vada ci sono sette giorni di vita e pensare di trovare una nuova soluzione all'unica offerta sul tavolo che e' quella avanzata da Cai e' del tutto inconcepibile. Se poi andiamo a vedere nel dettaglio la 'fumosa' proposta lanciata dal 'fronte del no' risulta chiaro che e' del tutto irrealizzabile e inconsistente e lanciare in questa situazione un'idea di questo genere - conclude Muccioli - vuol dire essere fuori della realta' ma protagonisti di una 'piece' tagicomica che purtroppo rischia di essere pagata da quasi 20.000 famiglie".

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Che dire.... No Comment.

 

Spero che fallisca e che vadano a spasso tutti. Mi spiace solo per quei pochi che sono certo avrebbero accetteto le condizioni di CAI pur di portare a casa i soldi necessari a vivere con dignità. Chi ha detto NO a CAI è solo chi non ha nulla da perdere (hostess di 25 anni non sposate, piloti che si sono ingozzati di denaro, ecc.).

 

Vadano a f***** i sindacati e i politici che hanno strumentalizzato la vicenda solo per distruggere un avversario che ha guadagnato il suo posto con i voti della democrazia.

 

Alitalia non è il problema di 20000 famiglie, ma di tutto il paese.

 

Berlusconi e Veltroni insieme devono prendere la palla al balzo e fare quello che hanno fatto con i comunisti, i verdi e gli altri inutili signornò. Ora devono mettere alla corda i sindacati, vero elemento anacronistico e deleterio per tutti.

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E' confortante sapere che ieri sera in TV il Ministro Sacconi ha fermamente dichiarato che NON CI SARANNO AMMORTIZZATORI SOCIALI PER COLORO CHE HANNO RIFIUTATO L'ACCORDO CAI: NIENTE CASSA INTEGRAZIONE PER CHI RIFIUTA UN POSTO DI LAVORO. :adorazione:

 

Questa è una ottima notizia, perchè tutti quei lavoratori che l'altro giorno a Fiumicino e Roma hanno esultato con giubilo e gaudio alla notizia del ritiro dell'offerta CAI, lo hanno fatto perchè facendosi due conti rapidi hanno ritenuto che era tutto sommato meglio la cassa integrazione straordinaria senza muovere un dito che non le condizioni della CAI lavorando. Ebbene questo uso distorto dello strumento sociale della cassa integrazione, usata a mò di comodo paracadute, gli si ritorcerà contro. Se Alitalia fallisce i lavoratori di quei sindacati vanno a casa senza un soldo dello Stato (e se ai piloti importa poco perchè tanto le loro certificazioni gli consentiranno di trovare rapidamente altri impieghi, agli assistenti di volo e al personale di terra la cosa preoccuperà non poco.....e infatti alcuni assistenti di volo lo hanno capito, ecco spiegato il dietrofront dell'ANPAV)

 

La legge parla molto chiaro: gli ammortizzatori sociali, quali strumenti di garanzia della sussistenza economica del lavoratore licenziato, si erogano solo se la categoria dei lavoratori non ha rifiutato un imiego a condizioni similari a quello per cui prestaval avoro precedentemente. In caso di concessione indebita di tali strumenti sociali sono altresì previste sanzioni di natura penale e amministrativa.

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E' confortante sapere che ieri sera in TV il Ministro Sacconi ha fermamente dichiarato che NON CI SARANNO AMMORTIZZATORI SOCIALI PER COLORO CHE HANNO RIFIUTATO L'ACCORDO CAI: NIENTE CASSA INTEGRAZIONE PER CHI RIFIUTA UN POSTO DI LAVORO. :adorazione:

 

Questa è una ottima notizia, perchè tutti quei lavoratori che l'altro giorno a Fiumicino e Roma hanno esultato con giubilo e gaudio alla notizia del ritiro dell'offerta CAI, lo hanno fatto perchè facendosi due conti rapidi hanno ritenuto che era tutto sommato meglio la cassa integrazione straordinaria senza muovere un dito che non le condizioni della CAI lavorando. Ebbene questo uso distorto dello strumento sociale della cassa integrazione, usata a mò di comodo paracadute, gli si ritorcerà contro. Se Alitalia fallisce i lavoratori di quei sindacati vanno a casa senza un soldo dello Stato (e se ai piloti importa poco perchè tanto le loro certificazioni gli consentiranno di trovare rapidamente altri impieghi, agli assistenti di volo e al personale di terra la cosa preoccuperà non poco.....e infatti alcuni assistenti di volo lo hanno capito, ecco spiegato il dietrofront dell'ANPAV)

 

La legge parla molto chiaro: gli ammortizzatori sociali, quali strumenti di garanzia della sussistenza economica del lavoratore licenziato, si erogano solo se la categoria dei lavoratori non ha rifiutato un imiego a condizioni similari a quello per cui prestaval avoro precedentemente. In caso di concessione indebita di tali strumenti sociali sono altresì previste sanzioni di natura penale e amministrativa.

 

 

Questa è una grande notizia. Speravano di fare i furbetti e si sono beccati una bella mazzata.

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Ospite dottoressa
E' confortante sapere che ieri sera in TV il Ministro Sacconi ha fermamente dichiarato che NON CI SARANNO AMMORTIZZATORI SOCIALI PER COLORO CHE HANNO RIFIUTATO L'ACCORDO CAI: NIENTE CASSA INTEGRAZIONE PER CHI RIFIUTA UN POSTO DI LAVORO. :adorazione:

 

Questa è una ottima notizia, perchè tutti quei lavoratori che l'altro giorno a Fiumicino e Roma hanno esultato con giubilo e gaudio alla notizia del ritiro dell'offerta CAI, lo hanno fatto perchè facendosi due conti rapidi hanno ritenuto che era tutto sommato meglio la cassa integrazione straordinaria senza muovere un dito che non le condizioni della CAI lavorando. Ebbene questo uso distorto dello strumento sociale della cassa integrazione, usata a mò di comodo paracadute, gli si ritorcerà contro. Se Alitalia fallisce i lavoratori di quei sindacati vanno a casa senza un soldo dello Stato (e se ai piloti importa poco perchè tanto le loro certificazioni gli consentiranno di trovare rapidamente altri impieghi, agli assistenti di volo e al personale di terra la cosa preoccuperà non poco.....e infatti alcuni assistenti di volo lo hanno capito, ecco spiegato il dietrofront dell'ANPAV)

 

La legge parla molto chiaro: gli ammortizzatori sociali, quali strumenti di garanzia della sussistenza economica del lavoratore licenziato, si erogano solo se la categoria dei lavoratori non ha rifiutato un imiego a condizioni similari a quello per cui prestaval avoro precedentemente. In caso di concessione indebita di tali strumenti sociali sono altresì previste sanzioni di natura penale e amministrativa.

 

......un lavoratore ha diritto a rifiutare un lavoro se non gli garantisce pari retribuzione........ un pilota non lavora per poche migliaia al mese, è un suo diritto rifiutarlo, trova subito un altro lavoro perchè ritrovarsi con un contratto capestro.......assurdo per loro sarebbe accettarlo. la loro altissima preparazione deve essere giustamente pagata.

 

........come al solito la ricchezza di pochi edeve venire dallo sfruttamento dei lavoratori............io sono con i piloti e vorrei che altrettanta fermezza i sindacati l'avessero avuta con i contratti per i precari, come avvenne in Francia, dove bloccarono tutto e la norma fu ritirata.

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