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CRISI FINANZIARIA 2008 - Topic Ufficiale -


Leviathan

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Partecipanti più attivi

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Euribor e tasso BCE procedono quasi sempre assieme, anche se il primo è sempre un poco più altro del secondo.

Però ci stanno due differenze importanti:

 

- la prima è che l'Euribor cambia giorno per giorno, il tasso BCE no

 

- la seconda, fondamentale, è che in momenti di panico tra le banche l'Euribor (che è il tasso con cui le banche si scambiano denaro tra loro) schizza alle stelle mentre il tasso BCE resta basso.

 

Attualmente l'Euribor a 3 mesi è al 3,17%, mentre i tassi BCE stanno al 2,25%. Un mese fa però, in piena crisi bancaria, l'Euribor andò ben oltre il 5% (e milioni di famiglie italiane col mutuo a tasso variabile hanno preso delle belle bastonate in quei due mesi).

 

Lo spread della popolare di milano sul tasso BCE dovrebbe essere l'1,5%, ma poi non so nulla delle varie clausole-trappola dentro il contratto. Lo spread di un mutuo a tasso variabile tradizionale è ben più basso (0,90 - 1%)

Modificato da Rick86
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è dopo tanti mò tocca a me stare a casa senza un soldo ne aiuti statali da febbraio grazie alla peste bubbonica 30, una legge che schiavizza la gente, non gli da futuro e blocca l'economia.

 

Auguro ogni - -omiss-- (auto censura) a ogni singolo parlamentare di qualsiasi partito che la voto

secondo il mio sindacalista probabilmente nemmeno il sussidio posso prendermi (lavoro da meno di due anni)

I nodi vengono al pettine prima o poi

 

La crisi sull'economia reale è a livelli altissimi nonostante certi proclami davvero surreali i ottimismo, ma con l'ottimismo non investi ne compri.

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  • 2 settimane dopo...
è dopo tanti mò tocca a me stare a casa senza un soldo ne aiuti statali da febbraio grazie alla peste bubbonica 30, una legge che schiavizza la gente, non gli da futuro e blocca l'economia.

 

Auguro ogni - -omiss-- (auto censura) a ogni singolo parlamentare di qualsiasi partito che la voto

secondo il mio sindacalista probabilmente nemmeno il sussidio posso prendermi (lavoro da meno di due anni)

I nodi vengono al pettine prima o poi

 

La crisi sull'economia reale è a livelli altissimi nonostante certi proclami davvero surreali i ottimismo, ma con l'ottimismo non investi ne compri.

Guarda, io quasi condivido quell'esclamazione di Berlusconi. L'ultima cosa che deve succedere è che gli italiani che hanno sempre comprato e possono ancora farlo smettano. Un crollo dei consumi per causa di forza maggiore già c'è ed è evidente, di sicuro non bisogna farsi prendere dal panico e sentirsi poveri anche quando non lo si è. Poi oh, io sono sempre stato un amante del basso rischio e dell'esporsi poco economicamente, diciamo che crisi o meno non ho mai contemplato lo spreco in ogni sua forma.

 

Ciò che veramente mi fa imbufalire è che prima proclama ottimismo, poi reintroduce il contratto a chiamata e non fa nulla per contrastare il precariato. Sapere di potersi indebitare tanto hai un lavoro sicuro, ottenere un finanziamento, ecco cosa potrebbe spingere gli italiani a consumare, non i soliti provvedimenti di facciata! Credo che quando ci si mette le mani in saccoccia e non si tocca nulla che odori di zecca ogni parola spesa dal premier vada a farsi benedire...

 

Quello che si chiama affrontare i problemi alla radice! Tanto c'è la social card...

Modificato da Tuccio14
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è proprio il precariato un male per l'economia... altro che flessibilità.

 

Poi mi piace vedere politici che non hanno mai lavorato andare nelle nostre TV a dire:

"ma un azienda se c'è poco lavoro mica può tenere 1000 persone in più di quello che servono..."

Bisognerebbe spiegare a certi ciarlatani che è 50 anni che esiste la CIG invece di inventare leggi truffe che uccidono il futuro degli altri

 

Io non ho diritto alla CIG? e perchè? non pago anche io i contributi?

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Salviamo gli USA. No grazie

 

Tratto da Thule-blog Riportatare, come di seguito, l’articolo di Emmanuel Todd dal titolo “Salviamo gli Usa” apparso sull’Espresso gennaio 2009, ha senso per enfatizzare come si voglia testardamente puntare su alternative meramente economiche - nello specifico una sorta di protezionismo dell’Europa - per giungere ad una ripresa mondiale che abbia nel vecchio continente la futura guida.

Nessun esame viene compiuto dagli analisti che prenda in considerazione l’errore di base: la strutturazione di un sistema che dalla metà del ‘900 abbia posto quale fulcro l’economia - prima reale, poi sempre più virtuale - dimenticandosi di un fattore non trascurabile: l’uomo.

Il più spiazzante intellettuale francese propone un piano Marshall per aiutare l’America. E pensa che sia Fora per l’Europa di tornare in cima al mondo

Noi europei adesso dobbiamo fare la carità agli Stati Uniti. Dobbiamo essere comprensivi con loro. Io propongo di avviare un piano Marshall per aiutarli. Ma devono essere chiare due cose: che gli diamo un tempo di adattamento durante il quale devono comportarsi bene e gestire oculatamente le risorse e che il denaro che gli diamo è un prestito, siamo noi i padroni e non vogliamo più essere sottomessi… Che Emmanuel Todd, 57 anni, storico e demografo, sia uno dei più originali, anticonformisti e spiazzanti intellettuali francesi è risaputo. Lo conferma in questa intervista nella quale esprime tutto il suo scetticismo sulle capacità di Barack Obama di rilanciare gli Usa e ipotizza la nascita di un nuovo ordine mondiale con al centro l’Europa. Aveva già scrino un libro nel 2002 dal titolo “Après l’empire. Essai sur la décomposition du svstème américain” dove pronosticava l’imminenza di una spaventosa crisi finanziaria. Siccome ha avuto ragione (e non è il solo caso: nel 1976 aveva previsto la dissoluzione dell’Urss) vale la pena di starlo a sentire.

Professor Todd l’elezione di Obama ha creato grandi aspettative non solo negli Usa, ma nel mondo intero. Perché lei è invece cosi scettico?

Potrei rispondere con una battuta: essere nero o meticcio non è un programma politico. Chi lo pensasse sarebbe un razzista. Si supera il razzismo solo quando si pensa che essere nero o bianco è indifferente, è la stessa cosa. Detto questo è un bene per gli Usa l’elezione di Obama perché hanno dimostrato di poter oltrepassare la barriera

razziale. Ma l’elemento fondamentale per cui si è arrivati a tanto è il panico che deriva dalla crisi finanziaria. Hanno avuto bisogno di quello choc e di spargere il disordine sul pianeta per sceglierlo. Obama potrà comunque ben poco.

 

Eppure si è già mosso con un certo attivismo. Ha già dato alcune risposte.

 

Sono pessimista per due motivi. Se sei un presidente democratico difficilmente fai qualcosa di buono in economia. A meno che tu sia Franklin Delano Roosevelt, uno che veniva dal cuore dell’establishment e aveva già l’attitudine all’azione. Obama invece deve fare i suoi errori, dimostrare che è un buon americano e non avrà, credo, lo stesso slancio del suo illustre predecessore. E poi c’è la ragione strutturale. L’America ha distrutto, nel corso degli ultimi anni, la sua base industriale. Ha un deficit spaventoso di ingegneri, tecnici, operai qualificati. Questo è uno dei motori che produce la crisi ed è un problema di lunga durata.

 

Un de profundis per l’America il suo.

 

Allora ecco una nota positiva. E bene per gli americani aver scelto una linea di centrosinistra in un periodo di crisi. Ma L’obamamania nel resto del mondo è al minimo esagerata. Se basta eleggere un nero per immaginare che di colpo 300 milioni di persone cambino il corso del loro destino allora io credo che si tratti di un desiderio di servitù volontaria. Vogliamo per forza essere vassalli. È un’attitudine diffusa soprattutto nelle classi dirigenti esterne agli Stati Uniti. Quell’economia crolla e il dollaro si rafforza. Perché? Perché c’è gente che compra buoni del tesoro americani e nell’America continua ostinatamente a voler credere. Quel che resta del potere americano risiede nella volontà delle classi dirigenti di voler credere che quella è una potenza. In realtà la superpotenza adesso è supernociva.

 

Militarmente superpotenza lo è ancora.

 

E abbiamo visto cosa ha significato per il mondo. Gli Stati Uniti hanno potuto agire per dieci anni senza nessun contrasto e hanno prodotto una delle iniziative più abominevoli del recente passato, la guerra in Iraq. Inoltre si è dimostrato che una potenza militare non può granché. Basta vedere come vanno le cose nello stesso Iraq e in Afghanistan. In campo militare non serve una superpotenza, ma un equilibrio tra più attori. La dimostrazione è il periodo della Guerra Fredda: si era più o meno in pace. Da questo punto di vista io ho una visione molto positiva della Russia di Putin Medvedev come fattore di equilibrio. Il ritorno della Russia sulla scena, il fatto che abbia ancora un arsenale nucleare, ha impedito agli Stati Uniti di fare ancora peggio di quanto abbiano fatto. E interesse dell’Europa avere buoni rapporti con la Russia non solo per ragioni di energia. Se si vuole avere un mondo stabilmente democratico bisogna coinvolgere Mosca in un’alleanza grazie

alla quale poi trovare un accomodamento con l’Iran e il mondo musulmano. Gli equilibri del mondo stanno cambiando.

 

E in quale direzione?

 

Un esempio. Il paese più indipendente dagli Usa non è più la Francia di Sarkozy, ma la Germania. Che infatti ha buone relazioni con la Russia. E il ritorno alla normalità della storia. Ci sono grandi potenze, equilibrio. E noi dovremmo dire tutte le mattine grazie alla Russia per questo. La Russia è il paese, oggi, in cui un presidente, Medvedev, imita il presidente francese Sarkozy, tra l’altro una performance straordinaria. Fino a poco fa era ipotizzabile, al massimo, il contrario. La buona novella è che il potere non è più assoluto, ma viene ripartito. Resta da definire a questo punto chi svolgerà la funzione di regolatore economico. Perché, se al mondo non serve un’iperpotenza militare, serve invece, eccome, qualcuno che detenga l’egemonia economica.

 

Non mi dica che sta pensando alla Cina.

 

Ma quale Cina. Ha avuto una crescita impressionante, ma è il Paese più esposto alla crisi perché il 40 per cento del suo Pil arriva dalle esportazioni. La Cina dipende troppo da un mondo in recessione. Chi può detenere l’egemonia economica è l’Europa. E’ l’area che ha il miglior equilibrio col resto del mondo. Importa materie prime ed esporta prodotti finiti. Se decide dì scegliere la strada del protezionismo è fatta, riavrà il suo ruolo di centro di gravità economico del mondo.

 

Il protezionismo in tempo di globalizzazione…

 

I singoli Stati sono già pesantemente intervenuti nella crisi economica. Mentre il protezionismo si fa alle frontiere ed è necessario perché la questione cruciale è sostenere la domanda interna. Non lo si può fare aumentando i salari, perchè altrimenti si farorirebbe la Cina, cioè la macchina che asfissia l’Europa, e si rimetterebbe in moto la delocalizzazione. Dobbiamo aiutare la Cina stessa a rincorverte la sua produzione sul mercato interno.

 

Si immagina cosa le risponderebbero gli economisti liberisti?

 

Me lo immagino e non me ne curo. Gli economisti liberisti sono offuscati dall’ideologia, esattamente come quelli marxisti. Sono assolutisti, credono che sia possibile definire il sistema perfetto. Io, che sono uno storico, non ho convinzioni così estreme. Credo che la cosa migliore sia l’alternanza dei sistemi. Abbiamo avuto il libero scambio. E stata, fino a un certo punto, una buona cosa. Poi sono uscite le sue magagne, i suoi limiti e l’iperliberismo è fallito. Come risposta l’Occidente non è stato in grado che varare quella sorta di welfare per ricchi che sono i piani di salvataggio nazionale. Invece bisogna cambiare radicalmente. Per un paio di generazioni, 40 anni o giù di lì, bisogna reintrodurre il protezionismo, finché non si esaurisce la sua funzione. E bisogna farlo gradualmente concordando le misure con gli altri attori mondiali.

 

E l’Europa tornerebbe a essere il faro.

 

A patto che vinca l’obamamania che, ben presto, altrimenti, si trasformerebbe in crisi maniaco depressiva. E vinca la resistenza psicologica che mostra a tornare al centro del mondo.

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Che idiozia, l'occidente deve cooperare per resistere bene alla crisi, non certo cominciare a farsi portare da una retorica neofascista di superiorità europea.

Qui o si rimane tutti sulla stessa barca o si cola a picco separati, per la felicità di Cina e compagnia.

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Che idiozia, l'occidente deve cooperare per resistere bene alla crisi, non certo cominciare a farsi portare da una retorica neofascista di superiorità europea.

Qui o si rimane tutti sulla stessa barca o si cola a picco separati, per la felicità di Cina e compagnia.

Parole sante. E' facile giocare a chi ce l'ha più lungo con una realtà simile a quello che l'UE vuole diventare, ossia gli USA. Bisogna piuttosto realizzare che creare più unità in Europa, sotto ogni aspetto, in primis quello istituzionale, deve essere un valore aggiunto e non contrastante alla già consolidata alleanza con il resto dell'Occidente.

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Però dai momenti di crisi, se si è solidi e si gestisce con intelligenza, può anche venir fuori qualcosa di buono...

 

MILANO - Il gruppo Fiat sarebbe in trattative con la Chrysler per creare una partnership strategia che potrebbe includere l'acquisto di una quota nella casa automobilistica americana. Lo scrive il sito della rivista specializzata AutomotiveNews Europe.

 

LA TRATTATIVA - Secondo il magazine, che cita fonti vicine alla trattativa, l'accordo potrebbe prevedere l'utilizzo da parte di Chrysler delle piattaforme per i segmenti di auto di piccole e medie dimensioni, dei motori e delle trasmissioni di Fiat. Con la partnership strategica la casa torinese potrebbe anche ricevere «in dote» una quota del gruppo Usa, in gravi difficoltà come le altre «big»americane, dopo la separazione, lo scorso anno, da gruppo tedesco Daimler (Mercedes).

 

MODELLI A BASSA EMISSIONE - L'accordo aiuterebbe la Chrysler ad accelerare e rafforzare il suo piano di rilancio, dopo aver ricevuto rassicurazioni dal governo di una robusta iniezione di capitali pubblici, necessari al gruppo per non essere costretto a portare i libri in tribunale. La collaborazione di Fiat offrirebbe a Chrysler la possibilità di costruire velocemente una gamma completa di auto a trazione anteriore e a bassa emissione. Anche gli altri due costruttori di Detroit, General Motors e Ford, stanno pianificando l'introduzione di una gamma completa di vetture mini, piccole e medie basate sui rispettivi modelli esistenti o in via di sviluppo in Europa. Queste vetture saranno pronte nel 2010 o nel 2011. Chrysler, che non ha una simile gamma di prodotti costruiti in Europa sta guardando a un partner per recuperare il ritardo.

 

«LA INTEL DELL'AUTO» - Per Fiat si tratterebbe, invece, dell'occasione di rafforzarsi nel ruolo di «fornitore di hardware» per l'industria automobilistica, secondo il modello delineato dall'ad della casa torinese, Sergio Marchionne, in una recente intervista, in cui aveva parlato della Fiat come di una possibile «Intel» del settore: come il colosso hi-tech fornisce ai vari costruttori l'anima dei computer, ovvero il processore, Fiat avrebbe potuto fornire piattaforme, trasmissioni e motori ai partner in tutto il mondo.

 

FORTE CALO IN BORSA - Malgrado le voci sull'apertura di una trattativa con la casa americana - che comunque da Torino non hanno voluto commentare - il titolo della Fiat ha subito un forte calo in Borsa, pari al 4,88%, a quota 4,48 euro. Unica consolazione è che la quotazione di chiusura è stata fissata al di sopra dei minimi di giornata.

 

Si parla specialmente di piccole come la 500, Alfa Romeo e Lancia, sarebbe proprio un bel colpo rientrare in quei mercati con la spinta di un colosso di Detroit, in più, con il governo americano deciso ad aiutare l'auto in crisi, quella partecipazione azionaria potrebbe diventare un ottimo investimento.

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Ma sopratutto aiuterebbe Fiat a raggiungere quella massa critica necessaria per sopravvivere al futuro prossimo venturo (forse Marchionne ha esagerato un po, ma tante case automobilistiche o si fonderanno o rischiano di scomparire)

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Si parla specialmente di piccole come la 500, Alfa Romeo e Lancia, sarebbe proprio un bel colpo rientrare in quei mercati con la spinta di un colosso di Detroit, in più, con il governo americano deciso ad aiutare l'auto in crisi, quella partecipazione azionaria potrebbe diventare un ottimo investimento.

Chissà se possa essere l'occasione per tornare a vendere Alfa negli States... :rolleyes:

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Mah una quota di maggioranza mi sembra strano, vista anche la situazione.

Per me si prenderanno una percentuale vicina al golden share, sempre che in america non siano così disperati...

 

P.S. Infatti non avevo letto l'articolo dove si parla di 35% ;)

 

Accordo fatto, ammazza che velocità (anche se se ne parlava da agosto le trattative son decollate in un battibaleno)

Si vede che a detroit son proprio alla disperazione

 

MILANO - La Fiat acquista il 35 per cento di Chrysler. È stato firmato il preliminare d'accordo che prevede l'ingresso del gruppo italiano nel capitale della Casa Usa. Fiat, Chrysler e Cerberus capital management (che detiene l'80,1% del capitale di Chrysler) hanno annunciato la conclusione di un accordo preliminare non vincolante per stabilire un'alleanza strategica globale. L'alleanza prevede anche, tra l'altro, che i due gruppi sfruttino le rispettive reti di distribuzione. Fiat riceverà una quota iniziale in Chrysler del 35% in base all'alleanza con la Casa americana, che non contempla per Fiat alcun investimento in contante in Chrysler né un impegno a finanziare Detroit in futuro. Il vicepresidente della Fiat John Elkann ha poi chiarito che Fiat potrebbe però salire in futuro oltre la quota del 35%: l'accordo con Chrysler «è buono, ci sono tante cose in divenire e possiamo salire». Per l'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, «l'iniziativa rappresenta una pietra miliare nello scenario in rapido cambiamento del settore e conferma l'impegno e la determinazione di Fiat e Chrysler nel continuare a giocare un ruolo significativo nel processo globale». Il titolo Fiat è stato temporaneamente sospeso dagli scambi in Piazza Affari. Tornato in negoziazione, ha fatto segnare un balzo del 5,58%. Bene anche i titoli Ifi a +5,89% e Ifil a +5,93%.

 

CHRYSLER - La Chrysler ovviamente conferma la presenza di un accordo preliminare non vincolante con Fiat che sarà completato, dopo essere stato sottoposto alle previste approvazioni, entro il mese di aprile. L'accordo prevede che il gruppo torinese abbia accesso alle piattaforme di prodotto e alle fabbriche della Chrysler in Nord America e che la Casa Usa assisterà Fiat nello sbarco della 500 e del marchio Alfa Romeo sul mercato americano. Con questo accordo - fanno sapere fonti interne a Chrysler - la Casa americana avrà inoltre accesso alle piattaforme di prodotto Fiat e sarà supportata dalla casa torinese nella distribuzione in importanti mercati esteri dove Fiat è presente. Inoltre, Fiat darà il proprio supporto a Chrysler nell'ambito del Viability Plan con il ministero del Tesoro americano.

 

STRATEGIA - Secondo le stime del Wall Street Journal i risparmi derivanti dall'alleanza sarebbero compresi in una forchetta fra i 3 e i 4 miliardi di dollari. Chrysler ha in nord America 14 impianti di assemblaggio. L'accordo migliorerà - sempre per il Wall Street Journal - l'immagine della Chrysler agli occhi del Governo americano, che ha acconsentito a un prestito da 4 miliardi di dollari per il costruttore in difficoltà. Sia per Fiat sia per Chrysler l'allenza è «una mossa difensiva per la sopravvivenza di lungo termine», prosegue il quotidiano, sottolineando come «Chrysler e Fiat sono simili e, in qualche modo, complementari. Chrysler opera prevalentemente in Nord America e i tre quarti delle sue vendite sono legati a camion, minivan e sport utility-vehicle. Fiat è specializzata in auto piccole e medie. Ambedue le società beneficerebbero di un maggiore volume di vendite globale».

 

I CONTI - Nonostante l'ultimo periodo dell'anno molto negativo per il settore, secondo gli analisti finanziari Fiat tiene: l'esercizio dovrebbe chiudersi con un risultato della gestione ordinaria di 3,27 miliardi (3,23 nel 2007) e un utile netto di 1,76 miliardi a fronte di 2,05 dell'anno precedente. Per Fiat Group Automobiles gli analisti stimano un risultato della gestione ordinaria di 680 milioni nel 2008 (803 nel 2007) e di 40 milioni nel quarto trimestre (233). Per il 2009 è previsto un risultato della gestione ordinaria del gruppo di 1,37 miliardi con utile netto a 490 milioni. Dovrebbe crescere l'indebitamento netto industriale, negativo per 4,07 miliardi. Per l'auto la previsione è di un risultato della gestione ordinaria 2009 in rosso per 30 milioni, stimato positivo invece sia per Cnh sia per Iveco rispettivamente a 830 e 350 milioni. Nel 2010, infine, gli analisti prevedono per il gruppo Fiat un risultato della gestione ordinaria pari a 1,98 miliardi con un utile netto di 890 milioni e un indebitamento netto industriale in miglioramento anche se negativo per 3,76 miliardi. «Se si ritornerà alla normalità entro fine 2009, il gruppo Fiat confermerà gli obiettivi 2010», ha detto l'amministratore delegato Sergio Marchionne a un seminario in Svizzera, dove aveva anche parlato del ruolo fondamentale della produzione di auto low cost e della necessità di accelerare nuove alleanze. Nel progetto di lanciare entro il 2010 un nuovo marchio globale low cost potrebbe giocare un ruolo chiave l'India, ha dichiarato a un giornale locale Silverio Bonfiglioli, chief operating officer di Fiat Group Automobiles International.

Modificato da Dominus
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Salve ragazzi,

spero che avete passato bene il tempo delle feste e vacanze, anche se il nuovo anno non promette niente di buono.

Ecco alcune notizie:

 

Roubini: U.S. Credit Losses may reach $3.6 Trillion

“I’ve found that credit losses could peak at a level of $3.6 trillion for U.S. institutions, half of them by banks and broker dealers,” Roubini said at a conference in Dubai today. “If that’s true, it means the U.S. banking system is effectively insolvent because it starts with a capital of $1.4 trillion. This is a systemic banking crisis.”

 

Come si dice:

l'Unione Sovietica crollata quando mancato il Socialismo, I Stati Uniti Capitalisti crolleranno per mancanza di Capitali.

 

E Obama mi sembra paragonabile a Gorbachev, giovane, ambizioso, nero (Gorbachev aveva grossa macchia nera sulla testa), popolare, auspica perestroika (The Change we will need) e finirà molto male tra un può.

 

Saluti,

Debugger.

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Ospite intruder
E Obama ... finirà molto male tra un può.

 

 

'azz... dopo Aня e Анастасия fate fuori anche Barry? Ma al мокрые дела pagano a cottimo?

Modificato da intruder
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Ospite intruder
E' uno slip freudiano? Gorbachev vivo e vegeto, fa la pubblicità alla pizza. Non sapevi?

 

 

Dì la verità, hai tentato di fare il comico ma ti è andata male e ti sei rimesso in gioco al мокрые дела.

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Ospite intruder
Ti dico la verità, sei tu che vedi la mano di кровавая гебня da per tutto. E' un sintomo preoccupante, meglio consultare il medico.

 

 

Il mio medico è stato ucciso sulla porta di casa. Ti ricorda qualcuno?

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Dal link http://www.tgfin.mediaset.it/tgfin/ultimis...9_11.58_1314412

 

riporto:

 

Borsa Mosca: indice Rts sempre piu' giu', ai minimi dal 2003

 

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Mosca, 21 gen - Non ha fine la

crisi della Borsa di Mosca. L'indice Rts, su cui sono

scambiati i titoli denominati in dollari, perde oggi un

ulteriore 1,31% a 507,57 punti, il valore piu' basso dalla

meta' di novembre del 2003. Prosegue cosi' un trend che ha

visto l'indice perdere il 72,5% del suo valore nel 2008 e un

ulteriore 18% dall'inizio del nuovo anno ad oggi. Sulla

crisi della borsa di Mosca pesa soprattutto il forte ribasso

del prezzo del greggio, sceso dai 147 dollari al barile di

luglio ai circa 40 di queste ore.

cop

 

(RADIOCOR) 21-01-09 11:58:00 (0131) 5 NNNN

 

--------------------

 

Guarda guarda ed io che pensavo che la crisi finanziaria riguardasse solo lo sporco mondo capitalista occidentale!!! :rotfl::rotfl::rotfl:

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Guarda guarda ed io che pensavo che la crisi finanziaria riguardasse solo lo sporco mondo capitalista occidentale!!! :rotfl::rotfl::rotfl:

 

Ma la neonata borsa RTS non conta nulla in sistema economica della Federazione Russa, può scomparire di tutto senza conseguenze. Invece quello che conta è il bilancio commerciale e le riserve monetarie. Che è rimasto forte.

 

Saluti,

Debugger.

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Se la borsa va giù, non è che la moneta sia messa meglio!!! :rotfl::rotfl::rotfl:

 

Dal link http://www.tgcom.mediaset.it/tgfin/articol...olo439038.shtml

 

riporto:

 

Rublo sempre più giù

 

A suon di svalutazioni

 

di Big Trader

 

America e Russia sono accomunate da una cosa: la moneta deprezzata (che in certi casi non è un male, come peraltro dimostra la strenua volontà dei cinesi di tenere basso il loro yuan). Se il dollaro viaggia basso ad esempio contro l'euro (e quanti guai il super euro ha fatto alle nostre esportazioni!), per il rublo c'è ora infatti l'ennesima svalutazione. La diciottesima in meno di tre mesi, la quinta dallo scorso 11 gennaio!

 

Insomma, deprezzamenti valutari a raffica decisi dalla banca centrale russa per cercare di dare così una mano al sistema a ripartire. Una decisa politica interventista. Una politica valutaria dello shock per puntare a rianimare e stimolare. Sfruttando il differenziale competitivo con le altre monete. Di conseguenza il dollaro e l'euro hanno guadagnato circa un 30% sulla divisa russa. Rispettivamente sono arrivati alla soglia dei 30 e dei 40 rubli. Questo il cambio.

 

E su questo fronte i russi sono arrivati a questa politica cambiando negli ultimi mesi radicalmente orientamento: prima hanno cercato di fare la cosa opposta, ovvero sostenere la moneta, poi, dopo aver bruciato decine di miliardi di dollari, si sono decisi appunto a far andare giù il rublo. Che, in queste condizioni, forse per loro è meglio.

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