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Politica degli Stati Uniti


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No il debito è sempre un problema, in primo luogo morale perchè è sbagliato fare debito con i soldi altrui, ed in secondo luogo perchè innesca una spirale di deficit spending. Nel momento in cui si da un' arma del genere ad un politico non si fermerà mai fino alla completa distruzione dell'economia.

 

 

 

Presidente del 900 quasi nessuno, politico qualcuno c'è ed aderisce a vario titolo al movimento tea party.

 

 

 

Le riforme che implicano acquisti forzati (incostituzionali) e aumento della spesa pubblica son sempre favoriti dalle lobby, poi ovvio che cerchino di massimizzare i loro guadagni.

 

Sanità e green economy sono due belle portate ghiotte per gli avvoltoi di tutte le razze che preferisocno guadagnare mungendo il pubblico rispetto che con la produttività. Ed in questo senso il potere delle lobby è cresciuto a dismisura con obama, come se non bastasse quanto successo con bush.

 

 

Reagan nel sondaggio, nessuno in realtà mi piace completamente. Tutti i miei presidenti favoriti sono pre 1860 . Del '900 forse il bistrattato warren harding che gode di cattivissima stampa nonostante sia l'unico presidente che abbia gestito bene una crisi nell'ultimo secolo (ovvio aveva altri difetti ma il mio spirito di bastian contrario mi spinge a fare un pò di sano revisionismo).

 

Non c'è verso siamo in totale disaccordo sulla politica. Io sono socialista, tu mi parli del tea party. Ma ci sta tutta, rispetto la tua opinione. ;)

Avrei tanto da rispondere e potremmo andare avanti a ragionare per ore, ma lascio la parola agli altri perchè non mi sembra corretto monopolizzare il thread.

Quando iniziano ste discussioni politiche il resto degli utenti si ammutolisce...

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Spero sia accettabile da tutti poter intervenire anche se non si è propriamente ferrati ne in scienze politiche ne in altre scienze filosofiche, dopo tutto siamo in un forum non aspiro a scrivere trattati e nemmeno tesi di laurea in merito.

Credo anzi di fare un favore a chi ha voglia di dire la sua su questo tema, aprendo il più possibile la predisposizione a idee e opinioni controverse e alla possibilità di intervenire da parte di tutti e non necessariamente a chi è molto più preparato in materia di politica e in particolare quella Americana.

Non credo quindi che ci allontaneremo troppo dal tema dei presidenti USA essendo la sua desamina strettamente legata alla situazione politica, alla sua storia e ai suoi risvolti.

Detto questo partendo dal basso, come amano dire i Tea party cerco di dire la mia impressione da semplice osservatore che legge quotidiani anche online, che non conosce a fondo la lingua inglese per terminologia politica e di economia, e che si avvale al massimo di qualche libro o documentario per conoscere la storia Americana.

Al primo approccio leggendo le prime risposte di Dominus ho tratto la conclusione forse un pò troppo semplicistica di un Anarchico, salvo poi considerare che gli stessi anarchici si definiscono per lo più socialisti quando si pongono questioni di economia e produzione, anzi qualche filone pende addirittura sul comunismo, ma sulla storia del movimento anarchico ci sarebbe da discutere molto e ancor di più da capire se questo modello sia in effetti la soluzione definitiva o no.

I tea party però si rifanno ai movimenti di Boston mi sembra, di quel momento sorico cioè che precede la rivoluzione Americana, quindi, no stato, no tasse (populismo), consevatori ma progressisti, di sicuro strumentalizzati e demonizzati da qualche stampa democratica per arginare l'onda, ma alla fine mirano a rafforzare quella parte di repubblicani dormienti a loro modo di vedere.

bèh quà ci vuole una bella laurea per dare una spiegazione a tutto ciò, non trascurando storia e quell'inevitabile trasformismo a cui già stiamo assistendo.

Sintetizzando e semplificando: Personalmente sono per lo stato, ma non oppressivo, uno stato dove il merito e la proprietà privata non devono essere in discussione, uno stato democraticamente eletto dalle persone alle persone per le persone, la corruzione odiato nemico è per un certo verso inevitabile, si tratta di mantenerla entro certi limiti e tutto va bene, uno stato sociale per i più deboli, una tassa unica, in rapporto al profitto, per fare ponti strade ospedali e scuole e mantenere tutti quegli organi e servizi di ordine pubblico e assistenza civile, uno stato da revisionare a scednze regolari come si fa con le automobili, e chi lo revisiona saranno prorpio tutti quei movimenti che partono dal basso come i tea party o (non ti incazzare dominus) i movimenti a 5 stelle (per certi aspetti siete simili), quindi bene che si filmino i consigli comuinali e che vadano in rete, è un modo per togliere quell'oppressione di cui tanto vi lamentate.

Nella mia infinita ignoranza non ho mai capito come gli anarchici risolvano (in teoria) le questioni tra stati e la macroeconomia, al momento nemmeno i tea party hanno la soluzione al problema paesi emergenti, ma diamine dico io se i cinesi diventano ricchi non credo che lavorino 12 ore al giorno a quel punto saranno nati , come in ogni altra parte del mondo, sindacati e lotte di classe, loro possono vendere anche a loro stessi a quel punto ma anche noi perchè a quel punto il costo del lavoro sarà più equo e noi come sappiamo puntiamo su qualità e unicità del prodotto (abbigliamento , alimentare , turismo ecc.)

certo in mezzo ci sta il mare ma non ho le conoscenze per spiegarla più sinteticamente di così.

Obama per i meno raffinati in economia e commercio era una cosa nuova un rivoluzionario, smuove i cuori e le coscienze, mi domando se certi valori iniziati con la rivoluzione francese siano ormai retaggi del passato perduti per sempre, ma è giusto pensare sempre ai soldi, al benessere esagerato, all'indifferenza perchè comunque tanto è il prezzo da pagare, con questa logica siamo andati avanti da 100 anni e abbiamo visto che tutto quel modello proposto all'Americana, dal proibizionismo al colonialismo passando per il capitalismo, ha molti difetti, alla lunga non paga, non sarà il momento di chiedersi se è possibile una strada diversa, ecco perchè yes we can, non si vive di solo pane, ecco perchè mi piace Kennedy al di là di ogni raffinata analisi, perchè chi tocca le coscienze risveglia ciò che siamo in realtà, individui singoli (come dici tu Dominus) che collaborano per il benessere collettivo, ma come in ogni organismo pluricellulare, dove ogni cellula è di fatto un essere vivente a se stante, c'è sempre una mente che guida e coordina le azioni e fabbisogni.

Spero di aver detto qualcosa di utile in questa dotta discussione , non me ne vogliano gli illuminati.

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Sull'anarchia hai ragione in buona parte, salvo che consideri il movimento anarchico europeo. Esiste un filone anarchico tutto americano che si pone nel filone dei padri fondatori (in particolare jefferson) per teorizzare un mondo senza la costrizione statale. In particolare si interroga sull'uso della violenza e per questo non si tratta di un movimento rivoluzionario "combattente" in senso europeo, che infatti ha finito per fare l'utile idiota del socialismo, ma di anarchici individualisti assolutamente pacifisti. In questo senso nella storia della filosofia americana ci sono personaggi di prima grandezza come spooner o thoreau che hanno iniziato un filone di pensiero ancor oggi vivo, sia pur minoritario.

 

Senza arrivare all'anarchismo puro però c'è un america profonda e conservatrice in cui vive ancora lo spirito indipendente di frontiera, e quello spirito dopo un secolo di batoste ha deciso di rialzarsi per combattere la nuova avanzata dello stato.

 

Nella mia infinita ignoranza non ho mai capito come gli anarchici risolvano (in teoria) le questioni tra stati e la macroeconomia

 

In generale hanno una visione piuttosto naive della politica estera, puntado sul modello jeffersoniano di un america libera da alleanze e da vincoli che semplicemente sfrutta il suo isolamento naturale e la sua potenza per essere lasciata in pace. In generale non concordo con questa visione e per questo non supporto pienamente uno dei probabili candidati forti delle prossime elezioni, il deputato Ron Paul, che pur capendoci di economia è pericoloso sul fronte estero.

 

Sul fronte della macroeconomia semplicemente lo stato non ci deve entrare, aggiungiamo pure che la macroeconomia come "scienza" mi convince poco, specie nella sua variante econometrica-meccanicistica attuale che è solo un bel gioco intellettuale ma completamente slegata da fattori empirici.

 

al momento nemmeno i tea party hanno la soluzione al problema paesi emergenti

 

C'è molta confusione a riguardo, tieni presente che il tea party è un movimento composto da una miriade di gruppi che hanno solo il freno dell'ingerenza statale come collante. Non è un partito con un programma e strutturato in senso europeo (e, a ben vedere, neanche democratici e repubblicani lo sono).

 

i tratta di mantenerla entro certi limiti e tutto va bene, uno stato sociale per i più deboli, una tassa unica, in rapporto al profitto, per fare ponti strade ospedali e scuole e mantenere tutti quegli organi e servizi di ordine pubblico e assistenza civile, uno stato da revisionare a scednze regolari come si fa con le automobili, e chi lo revisiona saranno prorpio tutti quei movimenti che partono dal basso come i tea party o (non ti incazzare dominus) i movimenti a 5 stelle (per certi aspetti siete simili), quindi bene che si filmino i consigli comuinali e che vadano in rete, è un modo per togliere quell'oppressione di cui tanto vi lamentate.

 

In generale sono veramente pochi i servizi che diventano monopolio naturale, e fanno parte quasi tutto del campo dell'uso della violenza (quindi violenza legalizzata). In questo senso la difesa esterna in primo luogo e forse la difesa interna, e quindi l'ordine pubblico, ma anche qui ci sono molti spazi che potrebbero essere lasciati all'iniziativa privata. la giustizia è un caso a parte.

Comunque credo che lo stato democratico occidentale ormai abbia finito gli spazi per le rivoluzioni, o si cambia o il crollo sarà veloce.

Riguardo ai movimenti grassroots c'è una differenza tra un movimento cresciuto dalla gente e poco omogeneo che rappresenta un' unica istanza e un unico sentimento diffuso e un movimento creato da un demagogo che si riunisce invece intorno alla sua figura senza nessun altro collante. In questo senso grillo sembra molto di più un berlusconi, o un peron per distaccarci dall'attualità politica, che un membro del tea party.

Obama per i meno raffinati in economia e commercio era una cosa nuova un rivoluzionario

 

Come possa essere nuovo un politico che dichiaratamente si ispira alle politiche Keynesiane per mezzo del nuovo "guru" Krugman non lo riesco ancora a capire.

mi domando se certi valori iniziati con la rivoluzione francese siano ormai retaggi del passato perduti per sempre

 

Purtroppo sono attualissimi, ed è da quell'avvenimento che è iniziata la rovina.

 

con questa logica siamo andati avanti da 100 anni e abbiamo visto che tutto quel modello proposto all'Americana, dal proibizionismo al colonialismo passando per il capitalismo, ha molti difetti, alla lunga non paga, non sarà il momento di chiedersi se è possibile una strada diversa

 

Di strade negli ultimi 200 anni ne abbiam viste parecchie, ci terrei a precisare che il capitalismo, che io intendo come la convivenza pacifica basata sullo scambio e sul contratto, è finito in america nel 1860 e nel resto del mondo a seguire.

In generale negli ultimi 60 anni ha visto i suoi spazi restringersi sempre più, in europa e in america.

 

Perchè non provare invece la via "vecchia" che è semplicemente l'organizzazione naturale delle comunità senza interventi esterni?

 

ma come in ogni organismo pluricellulare, dove ogni cellula è di fatto un essere vivente a se stante, c'è sempre una mente che guida e coordina le azioni e fabbisogni.

 

In un organismo pluricellulare ogni cellula non è un essere vivente a se stante, è un componente specializzato che non può vivere senza gli altri e ha precisi sistemi che gli impediscono di farlo (i tumori sono sommariamente il fallimento di questi sistemi di controllo ridondanti).

 

Gli esseri umani sono esseri si sociali ma individui a sè stanti che decidono liberamente di collaborare per convenienza (non solo economica) creando strutture comunitarie e sociali.

Questo avviene naturalmente e senza una mente che dirige. normalmente la tracotanza di pensare di poter dirigere l'ordine spontaneo, cosa impossibile per via dell'impossibilità del calcolo economico complessivo che a livello prasseologico ed epistemiologico è stato ben spiegato dalle opere di von Mises e Popper, crea scompensi, crisi e tragedie.

 

In sintesi il mondo presenta troppe variabili fisse che non conosciamo, a queste aggiungiamo l'azione umana, che non è logica come ci hanno insegnato gli illuministi (e lì dico che è iniziato il problema) ma assolutamente imprevedibile e assolutamente non inseribile in un modello, di conseguenza controllarlo è pura utopia, che lo faccia uno stato democratico, un dittatore, il proletariato ecc.

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I tea party però si rifanno ai movimenti di Boston mi sembra, di quel momento sorico cioè che precede la rivoluzione Americana, quindi, no stato, no tasse (populismo), consevatori ma progressisti, di sicuro strumentalizzati e demonizzati da qualche stampa democratica per arginare l'onda, ma alla fine mirano a rafforzare quella parte di repubblicani dormienti a loro modo di vedere.

 

aggiungerei che si ispirano ai confederati della guerra di secessione, al KKK, e a tutti quei movimenti che periodicamente si ripresentano negli Stati Uniti che pretendono la libertà assoluta dallo stato (compresa la libertà di schiavizzare i neri, considerati razza inferiore). I toni apertamente razzisti del tea party, (Obama è "arrabbiato" perchè nero..o la polemica sulla presunta fede musulmana di Obama, fondata sulla paura dello straniero e sull'equivalenza musulmano=terrorista), o la crociata contro i diritti degli omosessuali (che assume a tratti toni che ricordano i nazisti degli anni '30) costituiscono una delle caratteristiche fondamentali del movimento, che lo pongono in rottura totale con coloro nche si rifanno ad una tradizione liberale (il partito democratico) che vuole gli individui non discrimnati in base a razza, inclinazioni sessuali, religioise etc..

Tuttavia nel contesto degli Stati Uniti ha perfettamente senso una mentalità del genere. La nazione fondata sullo stato come garante dei diritti e della pace sociale, come rappresentante di tutto il popolo è tipicamente Europea. Ora non sono un giurista, ma probabilmente ha ragione dominus quando dice che la riforma sanitaria è incostituzionale. Gli Stati Uniti furono fondati da gente scappata dall'europa del '600 perchè discriminata, che hanno trovato in America una "terra di nessuno" (c'erano i nativi, ma quelli non erano un problema..a quel tempo si stava ancora dibattendo se era il caso di considerarli umani o meno, figuriamoci se ci si formlizzava nello sterminarli) sconfinata, nella quale ognuno era libero di appropiarsi della terra e farci valere la propria legge. aggiungi una forte etica protestante/puritana, che giustifica intolleranza e omofobia, e hai la mentalità di frontiera che ha ispirato i padri fondatori. Lo stato americano nasce per tutelare questa idea, e questo è il suo unico scopo. Il tea party è movimento totlmente conservatore perchè mira a far valere l'idea originale dei padri fondatori. Un'idea vecchia di 300 anni.

Per fortuna l'america è stata guidata spesso da presidenti progressisti, o non così conservatori, che ne hanno fatto uno stato moderno, e per molti versi assai più vivibile della magior parte degli stati europei. Ogni tanto queste vecchie idee ritornano, in questo caso sull'ondata di questa crisi che favorisce i ragionamenti "di pancia", sulle scelte ponderate. Il daibttito si infiamma e il paese si divide, come si divise per la guerra di secessione.

Non ci vai tanto lontano quando definisci questo modo di pensare "anarchico". Se da un lato hai maggioir libertà, dall'altro non hai uno stato che ti tutela dalle sopraffazioni.

 

chi lo revisiona saranno prorpio tutti quei movimenti che partono dal basso come i tea party o (non ti incazzare dominus) i movimenti a 5 stelle (per certi aspetti siete simili)

 

Di analogie non ne vedo molte se non l'attitudine populista.

 

Ma diamine dico io se i cinesi diventano ricchi non credo che lavorino 12 ore al giorno a quel punto saranno nati , come in ogni altra parte del mondo, sindacati e lotte di classe, loro possono vendere anche a loro stessi a quel punto ma anche noi perchè a quel punto il costo del lavoro sarà più equo e noi come sappiamo puntiamo su qualità e unicità del prodotto (abbigliamento , alimentare , turismo ecc.)

 

Speriamo, ma ci credo poco..

io sono per imporre con la forza uno statuto dei lavoratori basato su valori occidentali. In virtù di cosa? Della nostra supremazia militare, e dell'esigenza di tutelare i nostri interessi, e i nostri diritti. E' sempre il solito discorso:

si può accettare un mercato internazionale anarchico, privo di regole e di un autorità internazionale seria, ed esposto alla concorrenza sleale di alcuni stati verso altri? L'idea secondo la quale il mercato si equilibra da solo in mancanza di regole non è forse utopica? Siamo l'europa, e siamo i più grande mercarto del mondo possiamo facri valere. Perchè una merce importata che contiene piccolissime tracce di mercurioi non ottiene il marco CE, mentre la merce prodotta nei campi di lavoro cinesi (Lao Gai) da persone ridotte in schiavitù viene introdotta liberamente? Questo danneggia tutti noi.

 

Io non ho nulla contro il popolo cinese, ci mancherebbe, ma se i miei diritti non sono una questione da difendere con le unghie e con i denti allora cosa lo è? La difesa dell'america dai terroristi? Purtroppo chi ci governa rappresenta gli interessi dei pochi che fanno i matti soldi con la manodopera a basso costo, e per questo la Cina spremerà la nostra classe media fino all'ultima goccia. 1 miliardo e duecento milioni di consumatori cinesi sono più che sufficienti a sostituire la classe media europea e americana, stai tranquillo Dominus.

Vabbè chiuso OT, scusate lo sfogo.

 

 

mi domando se certi valori iniziati con la rivoluzione francese siano ormai retaggi del passato perduti per sempre, ma è giusto pensare sempre ai soldi, al benessere esagerato, all'indifferenza perchè comunque tanto è il prezzo da pagare, con questa logica siamo andati avanti da 100 anni e abbiamo visto che tutto quel modello proposto all'Americana, dal proibizionismo al colonialismo passando per il capitalismo, ha molti difetti, alla lunga non paga, n

 

Il benessere non è mai esagerato, e penso non ci sia nulla di male insito nel denaro. Il nostro modello ha pagato perchpè ci ha dato la possibilità di vivere meglio, di vedere il mondo, di informarci su quello che vogliamo, quando e come lo vogliamo, di svilupare un senso critoco che ci permette anche di criticare noi stessi, e mettere in discussione il nostro modello di sviluppo. Il colonialismo è una degenrazione del capitalismo, non necessariamente una sua conseguenza. Il proibizionismo invece non c'entra nulla.

Inoltre questo non è il modello "poroposto all'americana", si semplifica sempre troppo. L'america non ha proposto un solo modello unico e corerente nella storia, ma tanti modelli ispirati a idee diverse, che rispecchiano un popolo eterogeneo che noi europei facciamo fatica a giudicare secondo il nostro metro.

Insomma basta con l'antiamericanismo! :)

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Grazie Dominus è sempre un piacere ascoltarti anche se uno la pensa diversamente, in ogni caso a me, che sono sempre affamato di spiegazioni e approfondimenti, hai messo la pulce in testa e ai visto mai abbiano ragione queste teorie, in ogni caso auguri, non sarà facile inculcare o convincere con queste idee un intero continente come l'europa, troverai molto da discutere, forse in America sarà più agevole.

Dal canto mio sono sempre pronto a ricevere e imparare a cambiare idea se il fine ultimo è sempre il benessere collettivo di chi è meritevole e dove tolleranza e non violenza siano le condizioni per raggiungerlo, cooperazione pacifica mi sta bene purchè anche ai più deboli (non vagabondi è intendiamoci) venga data una chance.

 

ma io non sono antiamericano tutt'altro, anzi trovatemi un lavoro là che arrivo subito

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aggiungerei che si ispirano ai confederati della guerra di secessione, al KKK, e a tutti quei movimenti che periodicamente si ripresentano negli Stati Uniti che pretendono la libertà assoluta dallo stato (compresa la libertà di schiavizzare i neri, considerati razza inferiore). I toni apertamente razzisti del tea party, (Obama è "arrabbiato" perchè nero..o la polemica sulla presunta fede musulmana di Obama, fondata sulla paura dello straniero e sull'equivalenza musulmano=terrorista), o la crociata contro i diritti degli omosessuali (che assume a tratti toni che ricordano i nazisti degli anni '30) costituiscono una delle caratteristiche fondamentali del movimento, che lo pongono in rottura totale con coloro nche si rifanno ad una tradizione liberale (il partito democratico) che vuole gli individui non discrimnati in base a razza, inclinazioni sessuali, religioise etc..

 

Rifarsi ai confederati è un conto, rifarsi a movimenti razzisti è un' altro. Nel Tea Party, e parlo dei movimenti principali come tea party patriot, tea party express e freedom house, non dei tanti gruppuscoli che possono usare comunque liberamente il nome, non c'è spazio per il razzismo, sempre che criticare l'affermative action non sia razzismo come qualcuno suggerisce, riguardo alla presunta fede musulmana di Obama è semplice schermaglia politica.

Sui diritti degli omosessuali in generale il tea party è conservatore ma la visione maggioritaria è che debba essere un qualcosa di regolato a livello statale, ed è già un inizio. Non credo sia nazista opporsi al matrimonio e alle adozioni gay comunque.

 

Comunque ripeto che il movimento è eterogeneo, è solo il fermare l'avanzata dello stato che li accomuna.

 

aggiungi una forte etica protestante/puritana, che giustifica intolleranza e omofobia

 

Mah a me sembra che il pensiero protestante americano fosse ben più tollerante di quello europeo contemporaneo, compresi i "lumi" che hanno finito per essere talmente tolleranti da sterminare chiunque dissentisse.

 

Se da un lato hai maggioir libertà, dall'altro non hai uno stato che ti tutela dalle sopraffazioni.

 

Beh no il compito dello stato, anche se non inteso come lo stato moderno che conosciamo da due secoli, sarebbe proprio tutelare dalle sopraffazioni.

Lo stato moderno invece è il primo sopraffattore, dotato di immunità ed impunità per giunta.

 

io sono per imporre con la forza uno statuto dei lavoratori basato su valori occidentali. In virtù di cosa? Della nostra supremazia militare, e dell'esigenza di tutelare i nostri interessi, e i nostri diritti.

 

Così condanni alla fame e al sottosviluppo miliardi di persone. E' come se in italia imponessi un salario minimo di 10-20.000 euro, chi lavorerebbe? E' un' idea genocida.

 

si può accettare un mercato internazionale anarchico, privo di regole e di un autorità internazionale seria, ed esposto alla concorrenza sleale di alcuni stati verso altri?

 

La concorrenza non è mai sleale se basata sul libero scambio.

 

Il benessere non è mai esagerato, e penso non ci sia nulla di male insito nel denaro.

 

Se è vero benessere e vero progresso basato su vero denaro sono d'accordo, il problema che viviamo su un' onda di benessere artificale creato con denaro finto ulteriormente moltiplicato da strumenti creditizi che hanno permesso allo stato di vivere al di sopra delle proprie possibilità.

Occorre moderazione perchè se non si ferma questa spirale la caduta sarà più dura.

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Rifarsi ai confederati è un conto, rifarsi a movimenti razzisti è un' altro. Nel Tea Party, e parlo dei movimenti principali come tea party patriot, tea party express e freedom house, non dei tanti gruppuscoli che possono usare comunque liberamente il nome, non c'è spazio per il razzismo, sempre che criticare l'affermative action non sia razzismo come qualcuno suggerisce, riguardo alla presunta fede musulmana di Obama è semplice schermaglia politica.

Sui diritti degli omosessuali in generale il tea party è conservatore ma la visione maggioritaria è che debba essere un qualcosa di regolato a livello statale, ed è già un inizio. Non credo sia nazista opporsi al matrimonio e alle adozioni gay comunque.

Comunque ripeto che il movimento è eterogeneo, è solo il fermare l'avanzata dello stato che li accomuna.

E' vero, hai ragione, è un movimento eterogeneo, che però farebbe bene a prendere distanze da certe posizioni, altrimenti non fa che contribuire ad acuire le divisioni già profonde che affliggono gli Stati Uniti in questi anni.

 

 

Beh no il compito dello stato, anche se non inteso come lo stato moderno che conosciamo da due secoli, sarebbe proprio tutelare dalle sopraffazioni.

Lo stato moderno invece è il primo sopraffattore, dotato di immunità ed impunità per giunta.

 

Idea tua, rispettabile ma opinabile. Lo stato è l'autorità che ci difende dall'anarchia, e di fatti ci ifende dalle sopraffazioni. E' soggetto a corruzione, ma non prendiamo l'Italia come esempio di stato moderno e socialdemocratico, per favore. Tu stesso affermi la necessità di uno stato che faccia da unica autorità legittiamata all'uso della violenza. Ti sei mai chiesto perchè? Perchè la violenza esercitata da un cittadino su un altro cittadino è sopraffazione, e quindi incompatibile con una società basata sull'affermazione dell'individuo. Ma la sopraffazione incompatibile con la lbertà degli individui può assumere molte forme, per questo lo stato ha più competenze che non la semplice difesa, intesa in senso stretto. Scommetto che fosse lo stesso pure ai tempi dei padri fondatori, anche se avevano tutta quella terra a disposizione.

Ad esempio sarebbe chiarmente sopraffazione quella di un cittadino che volersse appropriarsi di beni demaniali, quali le strade cittadine, e farci pagare un pedaggio ai passanti. Questo lo pteva fare solo il re nel medioevo..Non c'è libero scambio se io sono cotretto a passare per la tua strada e tu mi fai pagare. Non c'è un prezzo determinato da domanda e offerta. Io ho necessità di passare sia che quella strada il pedaggio costa 20 sia che costa 200. Possiamo dare in concessione delle strtade ai privati, ma a patto che ci sia sempre una strada alternativa per andare dove voglio andare.

Allo stesso modo il servizio sanitario non può essere privato. Non posso scegliere se curarmi o no, ergo tu (non tu Dominus, parlo in generale :) ) non hai alcun diritto di appropriartene, a meno che non esista una controparte pubblica. Io la vedo così. Possiamo discutere quanto ti parem, fatto sta che 40 e passa milioni di persone non hanno l'assistenza sanitaria negli Stati Uniti, che anche chi ha l'assistenza ce l'ha spesso con il contagocce, e che di fatto lo stesso servizio acquistato negli stati uniti costa molto più salato che in europa.

E' su questo e pochi altri campi foindamentali che mi trovo in totale disaccordo con qeusta etica.

 

 

 

Così condanni alla fame e al sottosviluppo miliardi di persone. E' come se in italia imponessi un salario minimo di 10-20.000 euro, chi lavorerebbe? E' un' idea genocida.

 

beh la mia era un'idea paradossale, una provocazione. Ho anche parlato di first strike alcuni post indietro, non intendevo seriamente.

Però potremmo mettere barriere alle merci che provengono da luoghi in cui ci si accerti che il lavoro non ha la stessa tutela che da noi. Tolleri i LaoGai nel tuo paese? Ok, la tua merce non ha il marchio CE, se vuoi farla entrare devi contrabbandarla, con tutte le conseguenze che questo comporta. Questo per correttezza sia verso i lavoratori che gli imprenditori nostrani. Insomma un protezionsmo molto mirato. Va bene commerciare con l'australia o con il brasile, loro fanno concorrenza leale. La Cina no.

 

 

 

 

La concorrenza non è mai sleale se basata sul libero scambio.

 

Vabbè dipende da cosa intendi per leale/sleale.

 

Per me far concorrenza ricorrendo allo schiavismo, o comunque compiendo sui lavoratori ciò che qui è considerato illegale ricade ampliamente nella definizione di concorrenza sleale. Se ai Cinesi sta bene accettare quelle regole fatti loro. Qui non sono accettate. Neanche negli Stati Uniti, che cmq sono ben più lascivi di noi in ambito di tutela dei lavoratori, sono accetate. Non vedo perchè se non tolleriamo certe azioni in casa nostra dovremmo tollerare i prodotti di queste axzioni, solo perchè vengono da un paese straniero. Considerando anche il fatto che ciò causa non pochi danni alla nostra economia

 

 

 

Se è vero benessere e vero progresso basato su vero denaro sono d'accordo, il problema che viviamo su un' onda di benessere artificale creato con denaro finto ulteriormente moltiplicato da strumenti creditizi che hanno permesso allo stato di vivere al di sopra delle proprie possibilità.

Occorre moderazione perchè se non si ferma questa spirale la caduta sarà più dura.

 

Ah niente regole da nessuna parte però in ambito finanziario si. E perchè mai? Cosa ci sarebbe di male nel concedere debiti, e rivenderli? Qui non ti seguo, mi sembri incoerente.

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  • 1 anno dopo...

Noto questa discussione e la riutilizzo in occasione delle Presidenziali 2012, non per prendere posizione a favore di un candidato piuttosto che dell'altro, ma dar conto di un "evento" importante.

 

Oggi negli USA votano e a breve conosceremo il nome del futuro Presidente; nel frattempo segnalo questo articolo con le proposte dei 2 competitor

 

USA2012 – Le proposte di Obama e Romney

 

Economia

 

Obama. Ha intenzione di lasciar scadere il programma decennale di riduzione delle aliquote (voluto da Bush) per chi guadagna più di 200mila dollari all’anno. L’aliquota per i ricchi salirebbe di tre punti percentuali. La promessa sul debito pubblico è di ridurlo di quattromila miliardi in dieci anni. Anche con l’occupazione in leggero miglioramento, il lavoro è stato il tallone d’achille del presidente e continuerebbe a esserlo nella probabile prospettiva di altri due anni di ostruzionismo repubblicano nella camera dei rappresentanti. La sua proposta di legge, l’ “American Jobs Act”, è ancora in discussione.

 

Romney. Insieme a Paul Ryan, altro paladino della libera impresa e della deregulation, Romney ha riportato in voga motivi della destra dei primi anni ottanta. Favorevole al salvataggio dei tagli di Bush, lascerebbe le aliquote per i redditi più alti al 35%. Ha promesso un taglio del 10% sulle tasse da redditi d’impresa e ulteriori tagli alle imposte immobiliari. Promessa anche l’abolizione di Obamacare (la riforma sanitaria) per ridurre il debito di 500 miliardi ogni anno. Manca un piano Romney per l’occupazione, con la fiducia che sia il mondo delle imprese alleggerito da regole e tasse a risvegliare la “mano invisibile” del mercato.

 

Energia e ambiente

 

Obama. Bloccati i lavori dell’oleodotto KeystoneXL che dal Canada raggiunge il Texas e il Midwest. Non è chiaro come Obama voglia tagliare nel breve termine le importazioni di petrolio (del 50% entro il 2020). Per l’ambiente, grande assente nel dibattito, è stato fatto tanto: tra efficienza dei carburanti e riduzione delle emissioni derivanti da carbone e mercurio e nonostante il fuoco incrociato di lobby e deputati democratici. Michael Bloomberg, indipendente e sindaco di New York, ha deciso di votare Obama anche per questo.

 

Romney. L’obiettivo è l’indipendenza energetica entro il 2020 senza snobbare il carbone. Con Ryan si è detto più volte favorevole al completamento del discusso oleodotto che attraversa zone a rischio ambientale. Si guarda a nord, ad Artico e Alaska, per nuove esplorazioni e future trivellazioni.

 

Tematiche sociali

 

Obama. Da qui dipende la fiducia e il voto dei blocchi più compatti della “coalizione elettorale” del 2008: donne, indipendenti liberal, giovani, minoranze e in particolare ispanici. Molti di loro credono non si sia fatto abbastanza, nonostante una riforma sanitaria non rivoluzionaria ma che ha dato una tutela a quasi quaranta milioni di cittadini. È sempre vivo il sostegno del presidente a una regolarizzazione dei figli degli immigrati, dei matrimoni gay, della libera scelta della donna in tema di aborto e contraccezione. Ma con la camera a maggioranza repubblicana per almeno altri due anni sarà molto dura.

 

Romney. Con l’eccezione del tema del controllo delle armi, il candidato mormone e il suo vice, cattolico praticante, si trovano su posizioni opposte rispetto ai democratici. Da governatore del Massachusetts, Romney aveva messo la firma su una riforma sanitaria praticamente identica a Obamacare e le sue posizioni su aborto e contraccezione erano molto diverse rispetto ad oggi. Recentemente si è espresso a favore di una riformulazione della legge sull’aborto per renderlo possibile solo nei casi di incesto e strupro. Sull’immigrazione è contrario al Dream Act per i figli degli immigrati: renderebbe possibile la regolarizzazione solo a chi presta servizio militare e non a chi è iscritto a scuole superiori o università. Favorevole anche alla barriera tra Usa e Messico, sembra rassegnato a lasciare il voto “latino” al suo sfidante che gode ancora oggi di percentuali altissime tra gli ispanici.

 

Istruzione

 

Obama. Il tema è stato un po’ trascurato al di là dei facili proclami sul futuro della nazione nelle mani dei giovani più validi (come quello di avere entro il 2020 la più alta percentuale di laureati di tutto il mondo). Il presidente vuole consolidare i fondi federali per ricerca e università, implementare e rafforzare “Race to the Top” (un’iniziativa di accesso alle borse di studio su base competitiva). In caso di sconfitta, con la bocciatura dell’American Jobs Act svanirebbero i 30 miliardi destinati nei prossimi dieci anni all’istruzione pubblica.

 

Romney. Come per le pensioni, il voucher (i buoni-scuola per chi sceglie le scuole private) sembrano prevalere rispetto a nuovi investimenti federali. Pure sulle borse di studio e sui prestiti d’onore l’idea di Romney è quella di aprire sempre di più al settore privato per facilitare la libera concorrenza anche in quest’ambito e togliere il pubblico dall’impiccio.

 

Politica Estera e Difesa

 

Obama. La linea pragmatica di fronte alle crisi internazionali e al terrorismo sarà mantenuta. Senza imprevisti della portata della primavera araba e dell’attacco di Bengasi, prevarrà l’approccio passivo e cauto degli ultimi quattro anni sull’Iran e sulla questione palestinese (ormai fuori programma). Il taglio alle spese militare sarà invece di 500 miliardi di dollari entro il 2020-2022. Si continuerà a guardare verso il Pacifico, in un’ottica di disimpegno militare complessivo, con gli alleati regionali incaricati di sorvegliare gli equilibri.

 

Romney. Nell’unica materia in cui di fatto si ha mano libera a prescindere dei rapporti di forza in congresso, sono riecheggiati alcuni toni da repubblicani degli anni duemila. Una visione neocon seppur in chiave edulcorata e senza una visione strategica di ampio respiro. Prima Romney ha individuato la Russia come principale nemico, poi la Cina come “manipolatore di valute”, poi con la crisi siriana si sono accesi i toni sulla minaccia iraniana. L’Europa viene menzionata come cattiva maestra, con frequenti richiami alla burocrazia dell’Ue e poi a Grecia, Spagna, Italia. Romney si è ammorbidito nel terzo e ultimo dibattito televisivo in cui è sembrato addirittura più cauto e moderato di Obama, salvo che sui tagli alle spese militari. I repubblicani sarebbero pronti a cancellare i tagli alla difesa dell’attuale amministrazione destinando il 4% del Pil al pentagono.

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segnalo questo paper The Electoral College: How It Works in Contemporary Presidential Elections che spiega il sistema di voto statunitense

 

When Americans vote for President and Vice President, they are actually choosing presidential electors, known collectively as the electoral college. It is these officials who choose the President and Vice President of the United States. The complex elements comprising the electoral college system are responsible for one of the most important processes of the American political and constitutional system: election of the President and Vice President. A failure to elect, or worse, the choice of a chief executive whose legitimacy might be open to question, could precipitate a profound constitutional crisis that would require prompt, judicious, and well-informed action by Congress.
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io la segnalo Fair warning: Bulgarian prophet predicted Obama would be last U.S. president, ma .... ?!?

 

Vangelia Pandeva Dimitrova, better known as Baba Vanga, was born in remote European mountains then controlled by the Ottoman Empire. She was blind, believed she could predict the future, and eventually attracted a following in Russia. She died in 1996, but her predictions live on, particularly on the Russian web. A Russian documentary about the supposed clairvoyant is above. Even across the language barrier, it’s pretty entertaining to click through.

 

According to the Baba Vanga folklore, her big breakthrough in Russia came after a Russian nuclear submarine sank in 2000, killing 118 sailors and allegedly fulfilling one of Vanga’s prophecies. Since then, enthusiastic Baba Vanga fans in Russia have found “proof” that she foretold the 1986 Chernobyl nuclear disaster, the Sept. 11 attacks, you name it.

 

Her Russian fans also believe that Baba Vanga correctly predicted that the 44th president of the United States would be African American, a prophesy in which she apparently added that he would be the last U.S. president.

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Goodbye .... Petraeus .... :bye:

 

CIA Director Petraeus Resigns, Admits Extra-marital Affair ....

 

CIA Director David Petraeus resigned his post as head of the nation’s leading spy agency on Friday, saying he had engaged in an extramarital affair and acknowledging that he “showed extremely poor judgment.”

Fonte .... http://www.aviationweek.com/Article.aspx?id=/article-xml/awx_11_09_2012_p0-515385.xml

 

Inoltre .... http://www.washingtonpost.com/world/national-security/david-petraeus-resigns-as-cia-director/2012/11/09/636d204e-2aa8-11e2-bab2-eda299503684_story.html

 

 

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David Petraeus with wife Holly ....

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Ed anche in casa Lockheed .... non è che le cose vadano meglio ....

 

Kubasik resigns, Hewson to become Lockheed chief executive ....

 

Christopher Kubasik, Lockheed Martin's president and chief operating officer has resigned effective immediately. Until 9 November, Kubasik was designated as the heir to current Lockheed chief executive Bob Stevens.

 

Lockheed says that its board of directors asked for Kubasik's resignation after an internal ethics investigation confirmed that he had "a close personal relationship with a subordinate employee."

Fonte .... http://www.flightglobal.com/news/articles/kubasik-resigns-hewson-to-become-lockheed-chief-executive-378804/

 

Inoltre ....

 

http://www.aviationweek.com/Article.aspx?id=/article-xml/awx_11_09_2012_p0-515422.xml

 

http://www.lockheedmartin.com/us/news/press-releases/2012/november/110912-corp-leadership.html

 

http://www.lockheedmartin.com/us/who-we-are/leadership/hewson.html

 

 

Come se non bastasse .... il profilo personale del dirigente "dimissionato" sembra essere scomparso dal sito dell'azienda .... http://www.lockheedmartin.com/us/who-we-are/leadership/kubasik.html

 

La qual cosa mi ricorda del tempo in cui la figura dei personaggi politici caduti in disgrazia veniva cancellata dalle enciclopedie ....

 

:bye:/>

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Non me ne voglia la Sig.ra Patraeus,però vedendo la fotografia non faccio fatica a capire il perchè un uomo non ancora anziano sia "caduto in tentazione" in mezzo a tante ragazze spigliate ed atletiche. Scherzi a parte, è possibile che Kubasik avesse sperato in una vittoria di Romney per cercare di instaurare nuovi rapporti fra la sua azienda e l'Esecutivo, rapporti che- non del tutto infondatamente- si sono deteriorati, fra costi che crescono e tempi che si dilatano. Essendo stato riconfermato Obama, il consiglio di amministrazione della Lockheed-Martin ha presumibilmente pensato che occorresse un "nuovo inizio".

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Qualcosa non torna nell’affaire Petraeus. Che cosa fa l’Fbi?

 

In questa storia ci sono due generali a quattro stelle, David Petraeus – uno dei più decorati d’America, passato alla Cia dopo grandiosi successi sul campo, e John Allen, successore di Petraeus sul campo e in procinto di essere nominato a capo delle forze Isaf in Afghanistan. Due donne, Paula Broadwell, amante di Petraeus nonché sua biografa “in chief”, e Jill Kelley, una “socialite”, se ci passate la traduzione, una che di mestiere frequentava le feste.

La Kelley, comparsa nella cronaca dopo le dimissioni di Petraeus di giovedì 8 novembre (e accettate da Obama solo il giorno successivo), ha un ruolo tutt’altro che secondario in questa storia. Possiede un badge per entrare liberamente nel U.S Central Command di Tampa in Florida (una delle basi americane più importanti) e gode di una lunga consuetudine con il mondo diplomatico e militare. Anzi di più. In pratica funge da raccordo per conto del dipartimento di Stato tra i due ambienti che si trovano spesso in frizione tra loro.

Origini libanesi, la Kelley è una cristiano maronita con una sorella gemella. Secondo quanto scrive Cbs, avrebbe qualche problemino finanziario e molti intoppi con l’affidamento del figlio (un caso del quale si sarebbero personalmente interessati sia Petraues – amico di famiglia della Kelley – sia Allen, che secondo i maligni sarebbe anche l’amante della Kelley). Allen nega. Le migliaia di mail che i due si sono scambiati sono giudicate da chi le ha viste “a luci rosse”. Ma nessuno vorrebbe essere mai giudicato per le mail che scrive.

Daniele Raineri su Il Foglio ha scritto che la Kelley, data la sua familiarità con ambienti politico-militari di altissimo livello e data la precarietà finanziaria, sarebbe la recluta perfetta per un servizio d’intelligence straniero in cerca d’informazioni utili sull’esercito più potente del mondo. Ma al di là dell’ipotesi, pure plausibile, resta da verificare se la Kelley sia entrata davvero in possesso d’informazioni così sensibili. Ieri Panetta ha fatto disattivare il suo badge di accesso alla base di Tampa.

Come si arriva alla Kelley? Jill Kelley denuncia di aver ricevuto numerose mail di minaccia da Paula Broadwell. Temendo per la sua incolumità, si rivolge all’Fbi. Il caso viene affidato a Frederik Humphries, veterano del Bureau, esperto di antiterrorismo. I colleghi lo definiscono un bulldog, uno duro. Non così impassibile in realtà, almeno se, come pare, Humphries si invaghisce in poco tempo della Kelley. Comincia a tempestarla di messaggi e di lì a poco viene sollevato dall’incarico per ordine dei suoi superiori.

Frustrato per l’allontanamento dal caso (e dalla donna per cui ha perso la testa), Humphries decide di rivolgersi al congresso, in omaggio alla massima per cui se vuoi far arrivare una notizia alla stampa senza rivelare la fonte basta che la sussurri all’orecchio di qualche senatore. L’agente dell’FBI incappa però in Eric Cantor – leader dei repubblicani, in maggioranza alla camera. Uno che, almeno stando alle rivelazioni emerse fino ad oggi, in questa storia sembra essere l’unico a comportarsi correttamente. Cantor si rivolge al capo dell’Fbi chiedendo conto della veridicità delle rivelazioni dell’agente. I due decidono assieme di informare il segretario alla Giustizia Eric Holder e il capo della National Intelligence, il generale James Clapper. Sarà quest’ultimo a suggerire a Petraeus il passo indietro della scorsa settimana.

Qui la storia si fa più opaca. Interviene una variabile inattesa, il “Bengasi gate”. Quando si verifica l’attentato che costerà la vita all’ambasciatore Stevens e a tre marines di scorta, Petraeus sa di essere sotto la lente di ingrandimento del Bureau già da tempo.

Petraeus testimonierà tra poche ore sui fatti di Bengasi in un’audizione al congresso che servirà a ricostruire i fatti dell’11 settembre scorso. Il dipartimento di Stato ha gestito l’affaire Bengasi scaricando progressivamente la responsabilità sulla Cia. L’ambasciata americana di Bengasi si è rivelata essere uno “specchietto per le allodole” di una base della Cia in loco, e l’intelligence, fanno capire da Foggy Bottom, non solo ha sottovalutato l’attacco, ma non ha fatto nulla per prevenirlo.

La versione di Fox News racconta però un’altra storia. Leggendo le reazioni della catena di comando nella notte dell’attacco di Bengasi, si scopre che un operativo della Cia informava in tempo reale sul rapido deteriorarsi della situazione Langley, l’Africom (il comando militare americano più vicino), Casa Bianca e Pentagono. In sostanza, sostiene la Fox, sarebbero potute intervenire sia due unità della Delta Force non molto distanti, sia un AC 130 che si trovava in zona con un raid aereo.

Ma sembra che la Casa Bianca ordinò ai militari di non muoversi. Per inciso, pare che il generale Carter Ham (allora a capo dell’Africom) abbia provato ad ignorare gli ordini di Washington per soccorrere Stevens con una forza di reazione rapida. E’ stato immediatamente destituito e il suo secondo ha assunto il comando dell’Africom su ordine della stessa Casa Bianca.

Cosa c’entra il “Bengasi gate” con gli affari di letto del generale Petraues? C’entra perché il convitato di pietra nell’esagono che vede coinvolti due generali, due donne, un congressman e un federale, potrebbe essere proprio Obama. Ecco cosa non torna. Possibile che il presidente non sapesse che il capo della Cia aveva perso la security clearance per via di una storia di letto che conoscevano il capo dell’Fbi, il segretario alla Giustizia e alcuni uomini nel congresso?

I federali sostengono di non aver avvisato il congresso (e il presidente) perché Petraeus non era l’oggetto della loro inchiesta. Ma se non era oggetto dell’inchiesta, perché hanno scandagliato la sua corrispondenza privata? Obama ha dichiarato a riguardo che non c’è stata alcuna fuga di notizie sensibili. Allora perché far dimettere un capo della Cia che non ha violato le norme di condotta dell’agenzia?

Se dovesse emergere che Obama sapeva e ha preferito tenere un capo della CIA per mettere sotto il tappeto l’affaire Bengasi in piena campagna elettorale e con un Romney scalpitante (scaricando facilmente su Petraeus la responsabilità dell’accaduto) l’accusa per lui sarebbe quella di alto tradimento con conseguente (possibile) richiesta di impeachment. Un capo della CIA nel pieno dei suoi poteri avrebbe potuto imporsi diversamente sulla Casa Bianca? In teoria no, ma Petraeus non è mai stato uomo da arrendersi facilmente

 

Potrebbe esserci l’ombra di Bengasi dietro al caso Petraeus

 

L’annuncio di dimissioni giunge con una tempistica a dir poco perfetta, pochi giorni prima che King David venisse convocato davanti alle commissioni servizi segreti del senato e della camera per testimoniare sull’assalto al consolato di Bengasi. Attentato che era costato la vita all’ambasciatore Chris Stevens e ad altri quattro funzionari americani. Un episodio che ha fatto vacillare l’amministrazione Obama, accusata dal partito repubblicano in campagna elettorale di non aver protetto a sufficienza il personale diplomatico nazionale.

L’ex direttore della Cia potrebbe così essere il capro espiatorio ideale per attribuire all’esercito la responsabilità dell’esito dei fatti di Bengasi. Fonti vicine al dipartimento di Stato hanno già fatto osservare nei giorni scorsi come si sarebbe potuto evitare il peggio nel caso in cui ci fosse stato un pronto intervento della vicina base segreta dell’intelligence. La vicenda ha segnato un duro colpo all’immagine di politica estera e di lotta al terrorismo costruita da Obama sulla scia dell’uccisione di Osama Bin Laden.

Secondo Bob Woodward del Washington Post – giornalista passato alla storia per aver svelato insieme al collega Carl Bernstein i retroscena dello scandalo Watergate che portò nel 1972 alle dimissioni del presidente Nixon – la situazione ancora oggi non è chiara. E di riflesso, non è chiaro nemmeno il ruolo assunto dal generale: “dopo l’attacco al consolato – spiega Woodward – si è scoperto che Petraeus si è recato a Tripoli per condurre delle ricerche personali su quanto accaduto a Bengasi”. “Ha intervistato il responsabile della base, che a sua volta lo ha intervistato. E’ quindi palese che [Petraeus] conosca tutta la vicenda”.

Verità nascoste e giochi di potere sono alla base dello scandalo che vede l’America alle prese con quello che si potrebbe considerare uno dei casi politico-mediatici più travolgenti dai tempi di Watergate, e che sta gettando un’ombra sui meccanismi d’intelligence di cui l’ex capo della Cia è complice e, al tempo stesso, vittima.

...

Quel che è certo è che le dimissioni di Petraeus segnano l’uscita di scena, perlomeno in campo militare, di uno degli strateghi contemporanei più stimati e rispettati. Quelle stesse dimissioni che potrebbero determinare un’inversione di rotta nelle scelte di politica estera dell’amministrazione Obama. Un ulteriore banco di prova per il presidente, lasciato senza Clinton e Panetta una manciata di giorni dopo la rielezione. Nel frattempo da Washington arrivano nuove scottanti rivelazioni: nello scandalo sarebbe coinvolto anche John Allen, capo delle forze Isaf in Afghanistan e fino a ieri futuro comandante supremo della Nato.

Secondo la Cnn, il generale dei marine è stato individuato come mittente di numerose e-mail “dal contenuto inappropriato” dirette a Jill Kelley, dal 2007 volontaria presso la base militare di Tampa Bay, in Florida. I due, tenuti da tempo sotto torchio dall’Fbi, assumerebbero così un ruolo chiave nella vicenda che ha fatto scattare le indagini in seguito alle dimissioni di Petraeus.

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Tutto fila.

 

In mezzo a questo torbido, azzarderei una proposta, non perdere di vista il nodo repubblicano: Eric Cantor. Lui che sembra essere l'unico ad essersi interessato onestamente nella faccenda, potrebbe essere quello che ha permesso ai repubblicani di poter mettere in difficoltà Obama, scoperchiando questo pentolone bollente.

 

Oltre a questo, sin da prima di queste vicende, non mi sono mai spiegato completamente come un Generale di successo come Petraeus, sia stato fatto rimbalzare di successo in successo, che lui stesso a contribuito a creare, a partire dal surge in Iraq, per passare all'Afghanistan, sostituto di Mc Crystal (cacciato per un altro scandalo), per poi finire con ori e allori alla CIA, per poi cosa? Farlo dimettere per una cosa del genere?

 

E' mio parere che tutti li o almeno una buona parte, abbiano rapporti extraconiugali del genere, ma quando tirarli fuori dipende da FBI, CIA, e quant'altro.

 

Troppi scandali, sembra ci sia una tempesta scatenata ai danni di Obama.

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Io sinceramente non ci capisco niente. Siamo nella piena fase di rimescolamento del torbido e ogni giorno si aggiungono novità.

 

A parte tutto mi sembra inverosimile che John Allen, attuale comandante delle forze ISAF in Afghanistan abbia inviato 30000 email a Jill Kelley (una divoratrice di generali? Una Mata Hari moderna? Una donna strumentalizzata? Boh!) come dicono alcuni. Vi immaginate mandare un simile numero di e-mail in due anni? Non avrebbe avuto tempo di fare altro. E non credo che ci sia molto spazio per il piacere emotivo o sessuale in una simile prestazione da ipernerd.

 

 

Comunque, la versione di Petraeus: obbligato a dimettermi

 

Ma allora perché si è dimesso? La risposta arriva dal Wall Street Journal con una dettagliata ricostruzione di quanto avvenuto dall’indomani dell’assalto al Consolato Usa di Bengasi nel quale morì l’ambasciatore Chris Stevens. Petraeus ha vissuto con disagio le accuse di inefficienza rivolte alla Cia e aveva deciso di far conoscere la «cronologia degli eventi di quella giornata», andando però incontro all’opposizione del Dipartimento di Stato e del Pentagono, timorosi delle conseguenze. Questo disaccordo dentro l’amministrazione è maturato dopo gli interrogatori di Petraeus e Broadwell da parte dell’Fbi, avvenuti rispettivamente in settembre e ottobre.

 

 

 

Petraeus era impegnato a condurre la battaglia interna per fare piena luce su Bengasi quando, scrive il Wall Street Journal, il direttore nazionale dell’intelligence James Clapper lo chiamò chiedendogli di dimettersi a causa dell’adulterio. Poiché Clapper è a capo di tutte le 16 agenzie di intelligence, Petraeus si è comportato da soldato ed ha eseguito l’ordine: ha chiesto l’appuntamento alla Casa Bianca e si è dimesso. La conseguenza è stata la sua sconfitta nella battaglia per far conoscere la versione della Cia sulla morte di Stevens ma a porvi rimedio potrebbe essere l’odierna testimonianza davanti al Congresso, visto che è stato chiamato a deporre sui fatti di Bengasi.

 

Bel tipino deve essere questo Clapper, un tizio che rimane dietro le quinte ma che è probabilmente una delle persone più potenti del mondo. Aspettiamo la deposizione di Petraeus al Senato USA, che dovrebbe svolgersi in queste ore, se non sbaglio....

Modificato da Scagnetti
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... in attesa di ulteriori sviluppi sul caso Petraeus... segnalo questo paper Department OF EVERYTHING

 

si tratta di uno studio sui tagli possibili alle spese del Pentagono. In particolare vengono segnalate le spese - a detta dell'autore - che non riguarderebbero il settore difesa/sicurezza

 

inoltre un articolo di commento Coburn: Cut Wasteful Spending At the "Department of Everything"

 

As fears of the impending “fiscal cliff” continue to mount, at least one Member of Congress is laying out proposals for cutting wasteful spending at the Pentagon, or, as Senator Tom Coburn (R-Okla.) refers to it, the “Department of Everything.”

 

A new report released today by Coburn finds that the DoD could save $67.9 billion over ten years by making specific cuts to what he describes as “non-defense” defense spending.

 

The report targets “five areas of the Pentagon budget that have little to do with national security where taxpayer dollars could be saved and deficits reduced without impacting our national security.”

 

Not everyone may agree with everything Coburn recommends should be cut, but there are certainly some doozies in the report, including:

•An app that lets you know when it’s time for a coffee break.

•Research which found that “Fish could show the nation how to overcome political polarization and promote democracy.”

•$1.5 million for a Pentagon project “to develop its own brand of jerky treats that are the bomb!”

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un aspetto delle elezioni USA Le elezioni americane e i soldi stranieri

 

Senza violare alcuna legge, una società straniera può finanziare la campagna elettorale statunitense attraverso succursali e società acquisite in territorio americano. Quante e quali società lo fanno? Quanti soldi spendono? Può questo fenomeno condizionare il risultato elettorale?

 

infografica-pacs-stranieri-usa.jpg

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anche negli USA si lamentano degli stipendi d'oro (guadagnati o meno) Star Creeps: Petraeus & the Price of the Top-Heavy Pentagon

 

In addition to extramarital affairs and “flirtatious e-mails,” the General Petraeus sex scandal highlighted another of the Pentagon’s dirty little secrets – generals live like billionaires, and taxpayers are footing the bill.

As the Washington Post reported on Saturday, these perks “befitting a billionaire,” include, “palatial homes, drivers, security guards and aides to carry their bags, press their uniforms and track their schedules in 10-minute increments. Their food is prepared by gourmet chefs. If they want music with their dinner parties, their staff can summon a string quartet or a choir.”

Lavish perks bestowed to generals increase with higher ranks, as Raymond Dubois, former DoD director of Administration and Management from 2002 to 2005, told Air Force Times. “A four-star has an airplane. A three-star often doesn’t…Can a three-star get an airplane when he needs it? Not always. Does a four-star get an airplane when he needs it? Always. Many times he’ll already have a G5 sitting on the runway, gassed up. There are the kinds of costs that are fairly significant when you add them all up,” according to Dubois.

Taxpayers are paying for this largesse, and they keep paying long after the generals retire—even if they are receiving other salaries and benefits.

General Petraeus, for example, will reportedly receive a $220,000 annual pension for the rest of his life. Petraeus is reaping the benefits of a 2007 provision that dramatically increased the pensions of top generals and admirals, but not the lower ranking soldiers they command. The Pentagon’s press office told POGO, for the average three-star general or admiral that retires from the military, “the annual difference in retired pay between the old and new criteria is about $39,900,” per year.

While they’re receiving these pensions – that dramatically exceed those of the troops they once commanded – many generals and admirals are also cashing in by working for defense contractors. In fact, a new report from the Center for Responsibility and Ethics in Washington (CREW) found “70 percent of the 108 three-and-four star generals and admirals who retired between 2009 and 2011 took jobs with defense contractors or consultants.”

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  • 1 mese dopo...

... segnalo questo paper Defining Homeland Security: Analysis and Congressional Considerations

 

http://www.fas.org/sgp/crs/homesec/R42462.pdf

 

 

Ten years after the September 11, 2001, terrorist attacks, the U.S. government does not have a single definition for “homeland security.” Currently, different strategic documents and mission statements offer varying missions that are derived from different homeland security definitions.
Historically, the strategic documents framing national homeland security policy have included national strategies produced by the White House and documents developed by the Department of Homeland Security (DHS). Prior to the 2010 National Security Strategy, the 2002 and 2007 National Strategies for Homeland Security were the guiding documents produced by the White House. In 2011, the White House issued the National Strategy for Counterterrorism.

In conjunction with these White House strategies, DHS has developed a series of evolving strategic documents based on the two national homeland security strategies and include the 2008 Strategic Plan—One Team, One Mission, Securing the Homeland; the 2010 Quadrennial Homeland Security Review and Bottom-Up Review; and the 2012 Department of Homeland Security Strategic Plan. The 2012 DHS strategic plan is the latest evolution in DHS’s process of defining its mission, goals, and responsibilities. This plan, however, only addresses the department’s homeland security purview and is not a document that addresses homeland security
missions and responsibilities that are shared across the federal government. Currently, the Department of Homeland Security is developing the 2014 Quadrennial Homeland Security Review, which is due late 2013 or early 2014.
Varied homeland security definitions and missions may impede the development of a coherent national homeland security strategy, and may hamper the effectiveness of congressional oversight. Definitions and missions are part of strategy development. Policymakers develop strategy by identifying national interests, prioritizing goals to achieve those national interests, and arraying instruments of national power to achieve the national interests. Developing an effective homeland security strategy, however, may be complicated if the key concept of homeland security is not defined and its missions are not aligned and synchronized among different federal entities with homeland security responsibilities.
This report discusses the evolution of national and DHS-specific homeland security strategic documents and their homeland security definitions and missions, and analyzes the policy question of how varied homeland security definitions and missions may affect the development of national homeland security strategy. This report, however, does not examine DHS implementation of strategy.

 

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  • 5 mesi dopo...

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