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  1. lender

    Droghe leggere

    Non conosco eroinomani, ma sono piuttosto scettico che una persona che abbia bisogno di farsi una dose sia in grado di farlo responsabilmente; e se posso concordare sul fatto che l'eccesso di alcool sia pericoloso quanto la droga, resta il fatto che un bicchiere di vino a tavola è una bevanda, mentre la droga ti sballa punto e basta, altrimenti cosa la prendi a fare? A meno che anche l'eroina abbia usi gastronomici o aromatici.
  2. lender

    Auguri iscandar!

    Buon compleanno, vedo che anche tu sei un ragazzo degli anni '60...!!!
  3. Penso sia questa: http://www.defensenews.com/story.php?i=398...c=EUR&s=AIR Russian Air Force Withdraws 90 MiGs: Report By AGENCE FRANCE-PRESSE Published: 13 Mar 11:48 EDT (15:48 GMT) PRINT | EMAIL MOSCOW - Ninety of Russia's MiG-29 fighter jets have been rejected by military inspectors during checks after a crash in December, an air force spokesman said March 13, quoted by Interfax. "So far from the overall fleet of MiG-29s, about 200 planes have been examined, of which 100 have been permitted to fly. About 90 MiG-29s have been withdrawn from flying," Col. Vladimir Drik said. He added that checks were continuing on the rest of the MiG-29 fleet and that faulty planes would be repaired and put back in service as funds became available. Interfax estimated Russia's total number of MiG-29s at 300. Russia suspended MiG-29 flights in December when one of the jets crashed in Siberia, killing its pilot. The crash was attributed to a technical fault and followed another MiG-29 crash in October in the Chita area. First produced in the 1980s, MiG-29s have been exported through much of the world, notably being used by India's air force and by Iraq in the 1991 Gulf War. Despite a revival in Russia's financial position in recent years, the country's military has continued to suffer embarrassing technical failures, most notably with its accident-prone submarines.
  4. lender

    un voto

    Ci sono altre foto, guarda nella gallery: http://www.aires.cz/gallery/
  5. lender

    Influenza suina

    Ecco la mappa aggiornata, per visualizzare più agevolmente la situazione: Per ora la Russia è stata risparmiata. E anche l'Africa, mi accorgo solo ora, è ancora indenne.
  6. Non dirmi che è "già" uscito il numero di marzo - aprile, siamo solo a maggio... Cominciavo a perdere la speranza
  7. Da http://www.tempi.it/prima-linea/006607-nel...to-dei-talebani Nel deserto dei talebani Viaggio a Herat e Farah, fra le regioni più critiche dell’Afghanistan, con un gruppo di parlamentari italiani al seguito delle nostre truppe. Ecco cosa vuol dire ricostruire la vita dove la vita è a rischio in ogni istante di Samuele Sanvito Herat, domenica 3 maggio. L’Hercules C130 inizia le procedure di atterraggio. Piove a dirotto, e quando l’aereo finalmente sbuca dalle nuvole, il pilota si accorge di essere oltre la pista. Dà furiosamente gas per far riprendere quota al bestione, virata secca di 360 gradi, e riprova. Questa volta, scombussolati, atterriamo. Intanto a terra, proprio durante quei minuti di tensione in cui i passeggeri del velivolo militare si aggrappavano alle cinture di sicurezza con lo stomaco sottosopra, a circa tre chilometri dall’aeroporto una pattuglia di soldati italiani stava osservando una Toyota Corolla station wagon bianca (statisticamente il modello più utilizzato negli attentati terroristici) farsi incontro al blindato a velocità sostenuta. Troppo sostenuta. Partono le procedure abituali: un gesto, il clacson, il lancio di un razzetto di avvistamento. Niente, l’autista sembra non intendere. Oppure ha inteso benissimo e sa quel che fa. I militari sparano in aria, poi sul ciglio della strada. Alla fine sparano sul cofano. E l’auto si ferma. A bordo l’afghano alla guida e due donne guardano storditi il corpo senza vita della bambina di 13 anni, centrata da un proiettile e morta sul colpo. Inizia con la notizia di questo tragico incidente la visita di alcuni parlamentari italiani in Afghanistan, guidata dal vicepresidente delle Camera Maurizio Lupi e fortemente voluta da Gianfranco Paglia, ex parà della Folgore, medaglia d’oro al valore per aver pagato con la perdita dell’uso delle gambe la salvezza dei commilitoni in Somalia. Si avverte subito che la vita non è semplice qui. I nostri militari sono stanziati principalmente a Herat e Farah, due fra le regioni più critiche del paese, e anche se la missione è di carattere umanitario, ogni situazione può nascondere un’insidia letale. Il generale Rosario Castellano, comandante del Rc-West, reduce da Somalia, Kosovo e Iraq, ammette che questa è la missione più difficile della sua carriera. In Afghanistan servono uomini che sappiano rispondere al fuoco nemico. Lasciato Camp Arena, la base di Herat, dopo la Messa delle 10, veniamo caricati quattro alla volta su grandi fuoristrada blindati e partiamo per la città. Ci si presenta agli occhi uno spettacolo disumano. Le case e gli altri edifici, costruiti in prossimità della strada, sono nudi container o sono costruiti con fango e paglia. E non hanno finestre. Non ci sono fogne, a parte i canali di scolo ai lati della strada. Qui si vive come bestie. Nel fango se piove, nella polvere se c’è il sole. La scorta ci accompagna all’ospedale pediatrico di Herat, frutto del lavoro del Prt gestito dagli italiani e guidato dal professor Marco Urago, che spiega a Tempi che «in Afghanistan l’aspettativa di vita dei bambini è un dramma. Su mille bambini ne muoiono 165 alla nascita e un quinto non arriva ai 5 anni». L’ospedale “italiano” di Herat oggi accoglie più di cento bambini. È qui che raggiunge la delegazione Mohammad Rafiq Mojaddadi, il sindaco della città. A Tempi Mojaddadi dice che «la presenza dell’esercito italiano a Herat è vista come la presenza di un popolo fraterno, disponibile ad aiutarci concretamente. Gli italiani ci danno una mano a diffondere la sicurezza e stabilire la pace». Quanto al futuro del paese, il sindaco sceglie il basso profilo di chi ha visto troppi sforzi crollare e troppe ambizioni restare deluse: «L’unica cosa che possiamo fare per riunire il paese e favorirne lo sviluppo è costruire giorno per giorno rispetto alle esigenze che ci sono». Si rientra a Camp Arena dopo cena, al buio. Durante il tragitto riusciamo a scucire qualche parola ai nostri angeli custodi in tuta mimetica. Salvo, 25 anni, battaglione San Marco (i marines italiani), è armato fino ai denti. Dice che non c’è un motivo preciso per cui abbia deciso di entrare nell’esercito. È meridionale, come la maggior parte di questi soldati. Fin da piccolo desiderava far parte delle missioni militari. E poi così si guadagna da vivere. Di Canio, invece, lavora all’ufficio stampa dell’esercito. A ogni spostamento scatta foto e gira video. Ma i commilitoni dicono che è il più bravo paracadutista in circolazione: più di tremila lanci. In prossimità della base fa spegnere macchine fotografiche e telecamere. A volte – spiega – certe immagini possono diventare importanti informazioni per i terroristi afghani. Una volta tornati alla base sani e salvi, si tira un sospiro di sollievo e ci si leva giubbetto antiproiettile ed elmetto. I soldati, dietro alle torce, perlopiù si dirigono all’internet point e ai telefoni. A casa ci sono mogli e figli da sentire, da tranquillizzare. Da guardare in videoconferenza. Il mattino seguente saliamo a bordo di due elicotteri Ch-47. Destinazione Farah, nel sud dell’Afghanistan, teatro se possibile ancora più delicato di Herat. I soldati prendono il loro posto: due gunners alle mitraglie davanti, uno a quella dietro. Si vola con il portellone abbassato. Sorvoliamo le piantagioni di oppio, mentre i nostri soldati confessano che il compito più difficile che è stato affidato loro è proprio convincere i contadini a sostituire l’oppio con altre coltivazioni, soprattutto lo zafferano. I terroristi – spiegano – regalano i bulbi di tulipano ai contadini, che devono solo piantarli e annaffiarli, mentre al raccolto ci pensano direttamente i guerrasantieri, perciò con poco sforzo il guadagno è assicurato. Intorno a Farah c’è solo deserto. Qui il campo è in costruzione e ci opera uno dei più famosi battaglioni dell’esercito italiano: il 187esimo reggimento paracadutisti della Folgore. La prima cosa che visitiamo è la tenda del colonnello Gabriele Toscani, dove è issata la bandiera ereditata dal secondo reggimento che fece la battaglia di el Alamein (sopra sono appuntate le medaglie del battaglione, tra cui anche quella d’oro per el Alamein, 1942). Dopo il breefing coi soldati pranziamo nella tenda con loro. Al nostro tavolo c’è il maggiore Di Masi. Sposato, due figli, durante l’ultima missione ha dovuto abbandonare il campo perché il suo bambino ha iniziato a stare male per la mancanza del padre: quando i figli iniziano a crescere – dice – vedono i telegiornali e si rendono conto di dove sono e cosa fanno i loro papà. Alle 14 gli elicotteri riaccendono i motori. Il 187esimo saluta gli onorevoli italiani a suo modo, come fa da sempre, al grido di «Folgore!».
  8. Le 50 ore le hanno superate in un simulatore: Da http://www.globalsecurity.org/wmd/systems/b-2-ops.htm With the number of overseas bases shrinking, it is likely that future combat missions will takeoff from Whiteman, strike targets, and either land back at Whiteman or at another base. During Kosovo the B-2 averaged 30-hour missions and at that time the furthest commanders felt comfortable pushing pilots was to a 40-hour sortie. In May 2001 four pilots conducted the longest B-2 simulator mission in history - a 50-hour flight in the B-2 Weapon System Trainer. The simulator mission was based on real-world targets and threats. The pilots flew from Whiteman, in-flight refueled six times, struck targets and landed at an overseas base. Crews could not leave the simulator once it started. Everything the pilots needed for a real mission had to be in the WST with them. Helmets, ejection seat harnesses, maps, food, water and sleeping bags had to be packed into the cramped 10-foot by 10-foot full-motion B-2 cockpit simulator. A chaise lounge chair for sleeping and a small dry chemical toilet, similar to those used for camping, were also used. During Operation Enduring Freedom the B-2 flew a total of six missions on the first three days of the war. Each sortie took 70 hours, including the flight to Afghanistan, a turn-around at Diego Garcia for a new crew, and the flight back to Whiteman.
  9. Li ho letti con estremo interesse; forse ti è sfuggito che hai citato un mio post del 5 maggio 2008, giusto un anno fa...
  10. Hai ragione, è la mia memoria che ha fatto cilecca ; ho confuso una frase che diceva che "gli esperti concordano sul fatto che non sarà mai usato su un B-2..." rielaborandola in "il bottone non c'è più sul B-2"; e dire che l'ho letto due volte questo libro...
  11. lender

    AXALP 2007

    Te lo vedi da noi dei jet a bassa quota che crivellano la montagna di colpi...? Insurrezione generale di Verdi & C. e tutti a casa...! Non abbiamo proprio questa tradizione, sigh!
  12. Grazie, spiegazione esaustiva; anche se incompleta, la prova sarà comunque utile anche per prendere i riferimenti da "spotter"! Anche perché la zona di lago dove è prevista, è spettacolare a prescindere dalla PAN e vale comunque la pena passarci un pomeriggio.
  13. Andando a memoria, mi pare che il bottone sul carrello venisse chiamato il "bottone del giorno del giudizio" e che il B-2 è il primo bombardiere USAF a non esserne dotato; ma non ricordo più dove ho letto queste cose (forse Stormo da caccia di Tom Clancy? boh...).
  14. Dalla scheda sul B-1 della home: Il B-1 era concepito principalmente per assicurare la ritorsione contro un attacco nucleare, e pertanto era indispensabile che il velivolo fosse in grado di decollare in tempi estremamente rapidi, prima che l'aeroporto fosse colpito dai missili nemici. A questo scopo, un pulsante posto in prossimità del carrello anteriore consentiva ai piloti di avviare tutti i sistemi dell'aereo mentre si accingevano a salirvi a bordo, accorciando notevolmente i tempi di reazione.
  15. La PAN fa sempre una prova nella zona del display il giorno prima dell'esibizione quando partecipa ad un Airshow? E' una curiosità "interessata", giusto per sapere se, andando il sabato nella località dove è prevista l'esibizione domenicale, c'è la possibilità di vedere le prove (nel caso specifico sono interessato all'esibizione di Varenna del 21 giugno). Presumo di si, ma mi piacerebbe una conferma più "autorevole".
  16. Giusto per chiarire da eventuali equivoci, la mia era solo una battuta innocente, non voleva essere una critica al tuo amico! Quello che lo ha colpito è stato esattamente quello che ha colpito me la prima volta, e immagino abbia colpito tutti quanti abbiano visto l'EFA o un altro caccia di nuova generazione manovrare così; poi, ognuno esprime lo stupore con la propria personalità, io non sono molto poetico...
  17. Beh, c'è una certa differenza tra muoversi "in" un fazzoletto e come "un" fazzoletto... Anch'io ammetto di essere stato stupito da questa sua caratteristica, la prima volta che l'ho visto dal vivo, anche perché ero abituato alle evoluzioni dei caccia degli anni '80. Diciamo che a me ricorda più una palla da biliardo!
  18. lender

    Problema PM

    Ma l'avviso via mail non è un'impostazione di default? Io la trovo molto comoda per evitare questo tipo di inconveniente.
  19. Perdona l'ironia, ma quella frase mi pare ci azzecchi di più con la carta igienica che con un aereo da caccia... Comunque in questo settore credo che gli slogan servano proprio poco nelle vendite.
  20. Ma ne valeva la pena? Ovvio che se lo hanno fatto avranno avuto le loro buone ragioni, ma per quale motivo non si sono trovati qualcosa d'altro più moderno senza dover fare interventi così importanti?
  21. lender

    Air Show @ Lecco

    Forse quest'anno è la volta buona; ore 15 del 21 giugno 2009: http://www.aeronautica.difesa.it/SitoAM/De...nte=246#Legenda
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