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Cina - Topic Ufficiale


Psycho

Messaggi raccomandati

Cosa coglie la mia attenzione è questo numero:

 

Last month reports claiming that the armies of Iran, China, Russia and Syria are planning to hold naval maneuvers in the Mediterranean Sea were circling the media outlets. According to the report, 90,000 soldiers from the four countries will take part in the large-scale maritime war games, which will be held off the Syrian coastline.

 

Alla faccia dell'esercitazione.

 

Sembrerebbe una operazione di deterrenza bella vistosa! Un chiaro messaggio a ONU, USA/NATO di non interferire in Siria.

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  • 5 settimane dopo...

Alcune segnalazioni:

 

Inside China: Indian Ocean fortress

 

In recent years, China has invested heavily in building up military facilities and naval ports in the small but strategically located Indian Ocean state of Sri Lanka.

 

China’s Trade, Investment and Assistance Policies in Southeast Asia

 

The Sansha Garrison: China’s Deliberate Escalation in the South China Sea

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Commercianti cinesi che conosco, sia pure superficialmente in quanto, mi spiace dirlo, sono come molti loro concittadini persone cortesi,ma che non hanno molta voglia di "avere a che fare" con la gente ritengono inferiore (!), mi hanno detto che di recente il governo ha fatto divenire la Sanità cinese a pagamento, ovvero al di fuori del poco che può fare il medico pubblico (corrispondente al nostro medico di famiglia), tutte le prestazioni sanitarie sono a carico degli ammalati e per di più anche care. Infatti per farsi operare di ernia inguinale sono venuti in Italia e si sono stupiti che da noi non si paga...

E' possibile che questi risparmi, che fanno dubitare del fatto che la Cina si proclami "socialista", siano motivati dalla volontà di destinare le entrate fiscali verso le spese militari e sarebbe una conferma della volontà di portare avanti, almeno in una certa misura, questi progetti faraonici di cui si è fatto cenno

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Teniamo bene a mente che quella linkata da Andrea è una raccolta di un artista più che altro di fantasia e più vicina al mondo dei manga che alla realtà. Al massimo ci può dare un'idea dell'immaginario collettivo cinese e della voglia di affermarsi come superpotenza.

 

Riguardo agli interventi sanitari specialistici per i cittadini extracomunitari, ti ricordo che senza permesso di soggiorno (che non si ottiene proprio facilmente come un visto turistico) le cose stanno così:

 

Se gli stranieri hanno invece un permesso di soggiorno di breve durata, per esempio per affari o per turismo, devono avere un'assicurazione privata, o altrimenti pagare per intero tutte le cure e prestazioni eventualmente ricevute. Oueste ultime categorie non possono quindi iscriversi al Ssn.

.....

Chi voglia venire in Italia per essere curato deve prima ottenere un visto di ingresso e un permesso di soggiorno per cure mediche. Per ottenerlo occorre che siano soddisfatti una serie di requisiti e adempimenti di natura giuridico-amministrativa (dichiarazione della struttura sanitaria prescelta, pubb|ica o privata accreditata, che indicho il tipo di cura e la sua presumibile durata), economica (versamento alla stessa struttura di un deposito cauzionale pari al 30% del costo complessivo presumibile delle prestazioni richieste), e sociale (documentazione comprovante disponibilità di vitto e alloggio fuori dalla struttura sanitaria e di rimpatrio per l'assistito e per l'eventuale accompagnatore).

 

http://www.vistoturistico.it/zoom_news.asp?id=50

Modificato da Scagnetti
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La Cina ruba l’Egitto agli Stati Uniti?

 

Il neo-presidente egiziano e il suo primo viaggio all'estero: in Cina

 

La scorsa settimana il neo-presidente ha rilasciato un intervista a Reuters in cui ha annunciato di voler intraprendere una politica estera “bilanciata”, nel senso di meno esplicitamente pro-Washington. Si tratta chiaramente di una voluta rottura con il precedente regime di Hosni Mubarak, fidato bastione della politica statunitense e garante dello status di primo paese arabo a siglare una pace con Israele.

 

Da qui la scelta, a suo modo coraggiosa, di rivolgere lo sguardo a est e volare a Pechino. Ad accompagnarlo una delegazione di 80 businessmen egiziani, intenzionati a discutere progetti di investimento congiunto con circa 200 soggetti economici cinesi. I risultati non sono mancati: le due parti hanno firmato numerosi accordi di cooperazione nel settore agricolo, delle infrastrutture e delle telecomunicazioni.

 

I cinesi hanno poi garantito un prestito per fini d’investimento di 200 milioni di dollari alla Banca Nazionale d’Egitto e un contributo di 450 milioni di yuan (oltre 70 milioni di dollari) per lo sviluppo di infrastrutture e progetti eco-sostenibili. In aggiunta, Pechino ha regalato 300 auto della polizia per rinforzare la sicurezza interna egiziana.

...

Durante il regime di Mubarak i rapporti commerciali sino-egiziani erano stati artificialmente mantenuti a livelli minimi a causa delle pressioni statunitensi. Dopo le rivolte del 2011 e il cambio di regime, un paese da 85 milioni di abitanti come l’Egitto è divenuto all’improvviso un proficuo mercato di destinazione per le merci cinesi. E’ così che, stando ai dati delle Nazioni Unite, solo negli ultimi dodici mesi le esportazioni cinesi in Egitto hanno raggiunto i 7.28 miliardi di dollari, superando quelle americane che sono rimaste indietro a 6.18 miliardi.

 

In un momento in cui gli Usa faticano nella loro ripresa economica e l’Europa – che è il primo partner commerciale dell’Egitto – resta intrappolata nella sua crisi finanziaria, non resta altro che buttarsi tra le braccia cinesi. Per Pechino si tratta di un abbraccio più strategico che economico: l’Egitto è relativamente povero di risorse naturali. Oltre a un crescente mercato di sbocco ha ben poco da offrire. E’ però una potenza regionale in grado di cambiare radicalmente le sorti delle ambizioni mediorientale della RPC.

...

L’ambiguità di Pechino durante tutta la primavera araba e la gestione apparentemente incoerente della vicenda libica e siriana sembra infatti non aver minato i rapporti della Cina con i principali attori regionali mediorientali. E’ quindi probabile che il malcontento nei confronti della RPC si sia limitato al piano dell’opinione pubblica, mentre i governi dell’area hanno pragmaticamente evitato di pronunciarsi troppo duramente sulla posizione cinese.

 

Al di là della preoccupazione per la benevolenza del mondo arabo, Pechino è alle prese con un ripensamento, o almeno riallineamento, della sua linea di politica estera mediorientale. Se fino a poco tempo fa si era potuta permettere di perseguire una politica mercantilista e no strings attached, adesso si trova a dover adattarsi a una situazione ben più complessa.

 

La sua ascesa allo status potenza globale, seppur mascherata dalla retorica dello sviluppo pacifico, richiede a Pechino di andare oltre il coinvolgimento passivo mantenuto sinora. Mentre lo scacchiere mediorientale diventa sempre più infuocato, gli interessi economici e strategici della Cina in quell’area crescono, richiedendo politiche ben più sofisticate della dottrina della non interferenza.

 

La leadership di Zhongnanhai lo ha capito perfettamente e sta silenziosamente adattando a queste nuove necessità la sua gestione della crisi siriana. Pur trincerandosi insieme alla Russia dietro il veto congiunto in sede delle Nazioni Unite, la Cina sta compiendo enormi sforzi di mediazione, in contatto diretto con le forze di opposizione siriane.

...

L’importante è non fare il pericolosissimo errore di leggere nel nuovo coinvolgimento cinese un’assertività che non esiste e soprattutto di associare l’istanza di Morsi a un voltafaccia sullo stile di Sadat negli anni Settanta. In molti infatti hanno letto nella visita a Pechino, e nel successivo viaggio di Morsi a Teheran per il Summit dei Paesi Non-Allineati, il pericolo di un cambio di rotta radicale.

 

Questi timori, volutamente alimentati anche dai media iraniani, sono però infondati. Il Cairo non sembra aver alcun interesse a troncare con gli Usa e con l’Occidente. Sembra piuttosto che stia cercando di diversificare i suoi partner strategici ed economici, rassicurando sia Washington che Gerusalemme dell’intenzione di rispettare gli impegni presi.

 

La Cina sta quindi “rubando” soltanto un piccolo pezzo di Egitto, quello affamato di investimenti e pragmaticamente rivolto verso Est.

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  • 2 settimane dopo...

E' notizia di oggi che almeno un motopesca, non si sa se di proprietà privata oppure statale, accompagnato da più unità della Difesa Costiera cinese sono entrati nelle acque circostanti una delle isole Senkaku ed hanno cominciato a girovagare nell'area, fino a quando una formazione di vedette della Guardia Costiera giapponese è intervenuta invitando la spedizione cinese ad allontanarsi. Contestualmente il governo giapponese ha inviato a Pechino,tramite il proprio ambasciatore, una "decisa protesta" per questo atto che suona come una provocazione, ed ha ammonito l'esecutivo cinese che questo comportamento, se dovesse continuare, potrebbe portare a pesanti conseguenze per l'economia sia cinese che mondiale. Per risposta a Pechino sono state sospese le celebrazioni per l'anniversario del riallacciamento di relazioni diplomatiche fra i due giganti asiatici, fra i quali già in passato vi erano stati momenti di tensione poi spentisi sostanzialmente da soli.

Fra gli osservatori internazionali c'è incertezza sulla strategia che entrambi i governi stanno perseguendo, come ve ne è sul modo in cui da questa vicenda si potrà uscire

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Il Congresso del Partito Comunista Cinese e la Quinta Generazione al potere

 

Giovedì 8 novembre 2012 si svolgerà a Pechino il 18° Congresso del Partito Comunista Cinese (PCC) nel quale verranno nominati i membri del prossimo Comitato Permanente del Politburo. Tra i personaggi di spicco che cederanno il passo vi sono l’attuale Segretario Generale del PCC e Presidente della Repubblica, il paramount leader (l'uomo politicamente più influente della Cina) Hu Jintao e il premier Wen Jiabao.

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le varie anime del Partito le quali tendono a riconoscersi in due correnti principali: la prima è la già citata Cricca di Shanghai, mentre la seconda è il cosiddetto “Tuanpai”. La “Cricca” è la corrente del PCC che si raccoglie attorno agli esponenti provenienti da Shanghai (città di cui l’ex leader Jiang Zemin fu Sindaco) e da coloro che sono politicamente vicini ad essi. Il Tuanpai, il cui leader politico è Hu Jintao, è, invece, formato dagli esponenti di partito provenienti dalla Lega Giovanile dei Comunisti Cinesi, di cui l'attuale Segretario Generale fu leader tra 1984 e 1985, da lui stesso inseriti in posizioni di rilievo una volta asceso al potere. Tra questi c’è il già nominato Li Keqiang. All’interno del Tuanpai, poi, esiste un sotto-gruppo chiamato il “Gruppo di Tsinghua” di cui fanno parte gli esponenti laureatisi alla rinomata Università di Tsinghua (il più famoso ateneo statale per la ricerca scientifica generale), proporzionalmente di numero molto maggiore rispetto a quelli provenienti da altri atenei cinesi.

Lo scontro tra le due fazioni ha avuto il suo momento apicale con l'allontanamento di Bo Xilai, ex governatore di Chongqing e vicino alla Cricca, considerato un possibile candidato per un posto nel Politburo.

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Bo Xilai, nel tempo, aveva ottenuto grande prestigio grazie al suo metodo di amministrazione. Molto vicino a Zhou Yongkang anche per il suo pugno di ferro in termini di sicurezza, grazie alla sua propaganda di stampo maoista rivoluzionario utile a combattere le gang mafiose locali (il suo motto è traducibile orientativamente "canta rosso e colpisci al buio") aveva visto crescere la sua immagine pubblica tanto da causargli nel tempo l'accusa di ricercare su di sé un vero e proprio culto della personalità. L'ingombranza della sua figura e, soprattutto, i rimandi a una nuova Rivoluzione Culturale, da lui addirittura invocata pubblicamente (provocando la risposta sdegnata di Wen Jiabao), potrebbero essere stati all'origine della serie di vicissitudini giudiziarie che lo hanno colpito e che hanno portato alla sua espulsione dal partito, decretata il 28 settembre scorso.

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La tensione interna al PCC è tale che lo scorso mese di settembre si è anche temuta una "liquidazione" dello stesso Xi Jinping, a seguito dell'annullamento di alcune date nella sua agenda e a una sostanziale scomparsa dalla scena pubblica per due settimane. Durante questa assenza si sono susseguite diverse voci contrastanti, tra le quali quella di un possibile attacco di cuore o di una nuova "purga", ma, dopo il suo ritorno sulla scena, apparentemente senza nessun altro cambiamento nel suo calendario istituzionale, da fonti interne è arrivata la notizia di un infortunio alla schiena.

Al netto dei rumours e delle lotte interne al PCC, la figura di Xi Jinping potrebbe tornare ad essere un buon compromesso tra le parti come già fu al 17° congresso quando ottenne il sostanziale ruolo di "leader in pectore" per un accordo tra le due correnti

Toccherà, quindi, quasi sicuramente a Xi guidare la Cina della Quinta Generazione. Egli si troverà a gestire il dopo-Hu ma anche, per questioni anagrafiche, il dopo-Jiang. La sua trasversalità e la sua maggiore affinità rispetto ai predecessori con le Forze Armate, nelle quali ha servito e con le quali ha stretto contatti quando fu Segretario locale del PCC nelle province del Fujian e dello Zhejiang, potrebbero rafforzare la sua leadership nel tempo. Ciò gli permetterebbe di dare la propria impronta alla stagione di riforme economiche, sociali e politiche di cui la Cina ha bisogno per contrastare da un lato la flessione della propria crescita economica e dall'altro lato la costante escalation di tensione interna che rende la Cina il primo paese al mondo per budget di difesa interna.

 

5 things the Pentagon isn't telling us about the chinese military?

 

1. What are China's long-term defense spending plans?

2. What is China's nuclear strategy?

3. What is the Chinese navy up to?

4. What kind of space capabilities is China developing?

5. Paper tiger or fire-breathing dragon?

Modificato da Andrea75
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Can China be a world leader

 

the next U.S. president will have to deal with the fact that China has surpassed the United States as the number one power (based on the size of its economy). As a result, in his opinion, China will no longer feel the need to defer to the United States and the current arrangement of international institutions.

On the face of it, it is not an unreasonable assertion. After all, there has long been a view espoused in and outside Beijing that China has somehow suffered under the yoke of institutions that it did not help create. On closer examination, however, it’s not clear when China ever has deferred to the United States and the current global system. True, China has joined a number of multilateral institutions and treaties, but it did so not out of deference to the United States but because it believed it would benefit from participating. When China has determined that its interests are not served by following Washington’s lead—witness the two sides lagging, flagging, or non-existent cooperation on Libya, Iran, North Korea, climate change, cyber-security, etc.—it goes its own way.

The larger issue of what it would mean for China to be both the world’s biggest economic power and its most significant political power is also unclear. What would be the foreign policy principles that China’s leaders would espouse? “Not mixing business with politics” doesn’t seem a commanding value for a global leader, and preaching sovereignty and non-intervention in the face of human atrocity will likely not earn points for leadership. That is not to say that the United States gets it right when it acts first and thinks later; but China’s predilection for inaction appears equally, if not more, problematic.

In addition, the events of the past few weeks suggest that at this moment China is not yet ready to be a leader in its own neighborhood. In response to an undeniably provocative move by the Japanese government to purchase several of the contested Diaoyu/Senkaku islands, Beijing acted not with measured words and deeds but rashly by: allowing Chinese citizens to trash Japanese stores and factories and attack people who own Japanese products; condemning Japan at the UN General Assembly; sending marine surveillance ships to continue patrolling in the waters off of the islands; cancelling diplomatic functions with Japanese counterparts; and barring Chinese banks and other officials from participating in the annual World Bank IMF conference, which is being held in Tokyo this month. In the face of such actions, it is hard to see how, as eminent Chinese scholar Wang Jisi has argued: “China deserves a larger say in the IMF and World Bank,” and “Because China is so successful, it deserves more respect.”

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Segnalo questo paper che analizza l'ultimo decennio di spese militari dell'Asia. La parte del leone tocca, ovviamente, alla Cina Asian Defense Spending, 2000–2011

 

China leads rise in Asia military spending

 

Defense spending in China and four other Asian countries doubled over 10 years and will surpass Europe’s military expenditures this year, said the Center for Strategic and International Studies, a Washington-based think tank.

...

Defense spending in China, India, South Korea and Taiwan reached a total of $224 billion in 2011, which “equates to almost twice the amount spent by these five countries in 2000,” said the CSIS study.

“With Asian defense spending projected to overtake that of Europe by the end of 2012, the United States’ posture rebalancing toward the Asia-Pacific region is likely to continue,” it said.

In 2005, China’s military budget outstripped Japan’s as the largest in Asia and recorded a 13.4 percent annual rise that year.

Among all countries, China now ranks second behind the United States in total military spending, though the Pentagon budget still dwarfs Beijing’s defense spending at more than $600 billion (463 million euros) year.

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Chinese A-bomb test base open to tourists

 

URUMQI - China is giving the public access to a deserted nuclear experiment site where scientists worked day and night more than half a century ago to develop the country's first atomic bomb.

 

About 6 million yuan ($944,882) will be invested to turn the Malan Base in the remote Xinjiang Uygur autonomous region into a "red tourism" site, a local official said on Monday.

 

The project is being undertaken by the local government and Beijing-based Tsinghua University. Labs and dormitories used by the nuclear scientists, as well as a 300-meter anti-air strike tunnel, will be preserved, said Arken Haasmoo, an official with Bayinggolin Mongol Autonomous Prefecture, which has jurisdiction over Malan.

 

China detonated its first atomic bomb in the desert near Malan on October 16, 1964. The move was hailed as being of great historic significance at a time when the country was faced with a complex international environment.

 

China has never used an A-bomb in an attack. The government says it has suspended nuclear weapon programs since 1996 and is committed to advancing global nuclear disarmament.

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Forse sbaglio, però certe percentuali destinate alle Forze Armate ricordano molto l'epoca sovietica, dove un'economia tutto sommato corposa fu messa a mal partito da spese militari ingentissime, a discapito di altri investimenti che furono rimandati sine die. Bisogna anche tenere conto che sempre più l'oscuro bilancio dello Stato (che poi è frammisto al partito comunista in un intrico piuttosto stretto) fa ricorso all'indebitamento ed a misure che, viste da fuori, sembrano ispirate alla finanza creativa.

Insomma, la Cina spende e tende sempre più a spendere soldi che ha solo in parte, il resto sono debiti garantiti- si fa per dire- dalla proprietà di una parte significativa del Debito Pubblico degli USA.

Nel frattempo la situazione relativa alle isole contese si è ulteriormente evoluta, alcuni media hanno lanciato la notizia di alcune unità militari salpate da una delle tante basi- non si sa se armate o no- dirette alla volta delle Diaoyu con ordini non noti. Non si esclude, anche se è improbabile, che a bordo vi sia un reparto di fanti di marina con l'incarico di "riconquistarle", nè che la Cina voglia adottare una politica del fatto compiuto

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Forse sbaglio, però certe percentuali destinate alle Forze Armate ricordano molto l'epoca sovietica, dove un'economia tutto sommato corposa fu messa a mal partito da spese militari ingentissime, a discapito di altri investimenti che furono rimandati sine die. Bisogna anche tenere conto che sempre più l'oscuro bilancio dello Stato (che poi è frammisto al partito comunista in un intrico piuttosto stretto) fa ricorso all'indebitamento ed a misure che, viste da fuori, sembrano ispirate alla finanza creativa.

Insomma, la Cina spende e tende sempre più a spendere soldi che ha solo in parte, il resto sono debiti garantiti- si fa per dire- dalla proprietà di una parte significativa del Debito Pubblico degli USA.

 

Concordo, il bilancio cinese è oscuro!

 

Al momento (con le informazioni disponbili) penso si possa affermare che la Cina viene da oltre un decennio di crescita economica sostenuta, con relativi avanzi di bilancio (investiti in T-bond USA e infrastrutture nel paese). Inoltre in questi ultimi anni inoltre la Cina è stata in grado di attrarre enormi investimenti dall'estero e, grazie alla politica montetaria che tiene il valore dello yuan forzatamente basso, esporta qualsiasi cosa in ogni dove.

Mi è capitato di leggere diversi articoli che parlano dell'economia cinese e del bilancio dello stato: in effetti alcuni (pochi) hanno ventilato l'ipotesi che la Cina (sia per le ragioni che hai elencato tu che per altre - es. tensioni sociali interne tenute a freno per troppo tempo) si possa rivelare un dragone che si poggia sulla sabbia. Per converso ho trovato altri articoli ed analisi (molte di più) che parlano dei dirigenti cinesi in maniera positiva (ovviamente dal loro punto di vista): avere chiaro un obiettivo strategico (sviluppo economico tecnologico), mettere l'intero paese al servizio di questo scopo, gestire il bilancio e le relatzioni economiche internazionali in maniera vantaggiosa, ecc...

 

Ritornando al discorso iniziale: credo che la Cina stia gestendo questo periodo meglio rispetto a quella che fù l'URSS.

 

.... però anche i cinesi risento della crisi globale China's Economic Growth Slows Amid Global Turmoil , e questo per una nazione che ha bisogno di crescere suon come un campanello d'allarme.

 

Gross Domestic Product Declines to 7.6%, the Lowest Level Since 2009, as Europe Woes, Domestic Struggles Take Toll

 

WO-AK407_CHINAG_NS_20120712220603.jpg

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Exclusive: China power brokers agree preferred leadership team - sources

 

China's three most powerful men have come up with preferred candidates to head up the nation's incoming new leadership team, sources said, in a ticket that includes financial reformers but leaves a question mark over its commitment to political reform.

The seven-member list has been drawn up by past, present and future presidents ahead of a once-in-a-decade leadership change to be finalized next month at the ruling Communist Party's 18th congress, said three sources with ties to senior party leaders.

They said former President Jiang Zemin, current President Hu Jintao and Hu's likely successor, Xi Jinping, have forged a consensus on candidates for the top decision-making body, the Politburo Standing Committee - a move that could pave the way for a smooth selection process after months of political tumult.

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forse uno dei migliori articoli che ho mai letto.

La chiave è tutta in questa frase:

The Chinese have a completely different conception of time to Westerners. Whereas Americans think very short, the Chinese think very long.

 

For them a century is nothing

 

assolutamente si.

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Segnalo questo articolo che prova a spiegare How China is ruled

E' interessante perchè fornisce un grafico interattivo dei vari organi che formano la 'struttura governativa' della Cina. Cliccando sui nomi è possibile leggere una breve storia ed una spiegazione del ruolo rivestito all'interno della macchina decisionale ciniese

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