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Partito democratico / della libertà


VittorioVeneto

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Prodi

Grazie.

 

Ah si ricordo!

 

Gerard Batten, europarlamentare britannico del gruppo degli euroscettici. Dopo aver lanciato accuse contro Prodi lo scorso 3 aprile, sostenendo in pratica che il Professore era in strettissimi rapporti col Kgb, torna a chiedere indagini sulla vicenda. Ricorrendo ad una raccolta di firme tra i suoi colleghi per ottenere la creazione di una apposita commissione d’inchiesta.

 

Ma questo Gerard Batten è anche lui al soldo di Berlusconi? ... sicuramente si!

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Un'analisi, fatta da un personaggio insospettabile quale Nichi Vendola, sul "fenomeno" Berlusconi!!!

 

 

Dal link http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=338779

 

riporto:

 

 

mercoledì 25 marzo 2009

 

Sorpresa, Vendola folgorato dal Cavaliere

di Luca Telese

 

Roma - Già l’incipit è di quelli che non può passare inosservato: «Berlusconi è un individuo geniale...». Fermi tutti. «È una persona che ha veramente tratti strabilianti, un self made man che riesce a costruire un’intera epopea della vita culturale nazionale». No, a parlare così non è Sandro Bondi. E venendo a conoscenza dell’autore di questa frase farete un salto sulla sedia, visto che si tratta di uno dei politici più lontani dalle coordinate di Arcore, il presidente della Regione Puglia - nonché animatore e leader della neonata formazione Sinistra e libertà - Nichi Vendola.

Non è uno scherzo, è tutto vero. Ed è accaduto in radio, ieri mattina, anche in questo caso in un luogo non sospettabile di conflitto di interessi, visto che si trattava di uno spazio «istituzionale» per la politica italiana, come il Faccia a faccia di Radio3, dove Vendola era intervistato da una giornalista di chiara appartenenza progressista, Ritanna Armeni. Passata la sorpresa, l’analisi di Vendola si rivela interessante proprio perché proviene da fonte insospettabile, e perché infrange il cliché stereotipato dell’antiberlusconismo più duro degli ultimi anni proponendo una analisi originale del fenomeno: «Berlusconi - ha proseguito il leader della sinistra alternativa - è un prototipo di uomo nuovo che si è saputo imporre sulla scena italiana. Noi - ha aggiunto Vendola riferendosi alla classe dirigente della coalizione - abbiamo fatto un errore tragico: demonizzare il personaggio e intenderne poco il meccanismo culturale di riproduzione del consenso». Visto che Vendola non è mai tenero con il centrodestra (tre settimane fa a Ballarò duellava con gli esponenti del governo, criticando le politiche sociali del centrodestra, ieri è stato durissimo sul piano casa, «è incostituzionale. Sottrae competenze alle Regioni») la riflessione è interessante. E poi si aggiunge un piccolo retroscena: nei giorni scorsi la nuova formazione battezzata da Vendola e Fava ha scelto (al termine di un dibattito molto acceso) il proprio nome. E, alla fine, i due leader, hanno voluto quel sostantivo - «libertà» - per differenziarsi da Pd (e Margherita) che lo aveva «abbandonato nelle mani del Cavaliere». Un modo per dire che il tratto distintivo della nuova sinistra, che si candida a competere sia con il Pd che con Rifondazione, è proprio la libertà. Così, il ragionamento di Vendola su Berlusconi finisce per essere articolato, e denuncia il cedimento del principale partito di opposizione (sia di Veltroni che di Franceschini) all’egemonia culturale del Cavaliere: «La sinistra - ha spiegato Vendola - è stata molto contro Berlusconi mentre diventava berlusconiana dentro le proprie viscere e i propri accampamenti. Dico che bisogna essere sempre rispettosi nei confronti delle persone, anche Berlusconi. Anzi, apprezzare la versatilità e la genialità di un essere umano. Bisogna invece mettere a fuoco e criticare duramente, e conoscere soprattutto, il meccanismo che riproduce il berlusconismo come una specie di narrazione nazionale». Ultimo tassello di analisi: «Berlusconi ha vinto, prima che nelle urne - ha osservato Vendola - nei sogni e negli incubi degli italiani. Ha plasmato la dimensione onirica. La gente ha iniziato a non avere più sogni collettivi ma individuali. Quello per esempio, della figlia velina... La gente non ha avuto più incubi collettivi come la guerra e la crisi ambientale ma incubi individuali come lo zingaro sul pianerottolo. E questa dimensione onirica - ha concluso il leader di Sinistra e libertà - è il segreto dell’egemonia, del successo berlusconiano».

 

Certo Vendola non è nuovo a interpretazioni e dichiarazioni anticonformiste e, fin dai tempi della sua militanza nel Pci, si è affermato come leader fuori dai vincoli di appartenenza. E ha sempre tenuto a distinguere le sue opinioni dai rapporti istituzionali. Ma non c’è dubbio che l’intervista con la Armeni sia il primo passo di una campagna che Sinistra e libertà vuole condurre all’insegna dello smarcamento, provando a ritagliarsi un ruolo originale, del tutto distinto da quello dell’Italia dei valori e del Partito democratico. Vendola separa l’analisi sulla vittoria del Pdl (che Veltroni non ha mai ammesso) dal giudizio negativo sulle sue scelte. Fino a ieri, le uniche aperture a sinistra erano venute dall’ala più moderata, spesso sospettabile di «inciucismo», o da esponenti non politici (vedi gli Oscar de Il Riformista di Antonio Polito). Non per caso. Sul dialogo in Bicamerale D’Alema si è giocato molti consensi, mentre Veltroni ha oscillato fra il non nominare il Cavaliere («il leader dello schieramento a noi avverso», diceva), incontrarlo, convocare manifestazioni contro di lui, scavalcando Di Pietro. Chissà che il superamento dell’antiberlusconismo «da sinistra» non abbia miglior fortuna.

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Un'analisi, fatta da un personaggio insospettabile quale Nichi Vendola, sul "fenomeno" Berlusconi!!!

Dal link http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=338779

 

riporto:

mercoledì 25 marzo 2009

 

Sorpresa, Vendola folgorato dal Cavaliere

di Luca Telese

 

Roma - Già l’incipit è di quelli che non può passare inosservato: «Berlusconi è un individuo geniale...». Fermi tutti. «È una persona che ha veramente tratti strabilianti, un self made man che riesce a costruire un’intera epopea della vita culturale nazionale». No, a parlare così non è Sandro Bondi. E venendo a conoscenza dell’autore di questa frase farete un salto sulla sedia, visto che si tratta di uno dei politici più lontani dalle coordinate di Arcore, il presidente della Regione Puglia - nonché animatore e leader della neonata formazione Sinistra e libertà - Nichi Vendola.

Non è uno scherzo, è tutto vero. Ed è accaduto in radio, ieri mattina, anche in questo caso in un luogo non sospettabile di conflitto di interessi, visto che si trattava di uno spazio «istituzionale» per la politica italiana, come il Faccia a faccia di Radio3, dove Vendola era intervistato da una giornalista di chiara appartenenza progressista, Ritanna Armeni. Passata la sorpresa, l’analisi di Vendola si rivela interessante proprio perché proviene da fonte insospettabile, e perché infrange il cliché stereotipato dell’antiberlusconismo più duro degli ultimi anni proponendo una analisi originale del fenomeno: «Berlusconi - ha proseguito il leader della sinistra alternativa - è un prototipo di uomo nuovo che si è saputo imporre sulla scena italiana. Noi - ha aggiunto Vendola riferendosi alla classe dirigente della coalizione - abbiamo fatto un errore tragico: demonizzare il personaggio e intenderne poco il meccanismo culturale di riproduzione del consenso». Visto che Vendola non è mai tenero con il centrodestra (tre settimane fa a Ballarò duellava con gli esponenti del governo, criticando le politiche sociali del centrodestra, ieri è stato durissimo sul piano casa, «è incostituzionale. Sottrae competenze alle Regioni») la riflessione è interessante. E poi si aggiunge un piccolo retroscena: nei giorni scorsi la nuova formazione battezzata da Vendola e Fava ha scelto (al termine di un dibattito molto acceso) il proprio nome. E, alla fine, i due leader, hanno voluto quel sostantivo - «libertà» - per differenziarsi da Pd (e Margherita) che lo aveva «abbandonato nelle mani del Cavaliere». Un modo per dire che il tratto distintivo della nuova sinistra, che si candida a competere sia con il Pd che con Rifondazione, è proprio la libertà. Così, il ragionamento di Vendola su Berlusconi finisce per essere articolato, e denuncia il cedimento del principale partito di opposizione (sia di Veltroni che di Franceschini) all’egemonia culturale del Cavaliere: «La sinistra - ha spiegato Vendola - è stata molto contro Berlusconi mentre diventava berlusconiana dentro le proprie viscere e i propri accampamenti. Dico che bisogna essere sempre rispettosi nei confronti delle persone, anche Berlusconi. Anzi, apprezzare la versatilità e la genialità di un essere umano. Bisogna invece mettere a fuoco e criticare duramente, e conoscere soprattutto, il meccanismo che riproduce il berlusconismo come una specie di narrazione nazionale». Ultimo tassello di analisi: «Berlusconi ha vinto, prima che nelle urne - ha osservato Vendola - nei sogni e negli incubi degli italiani. Ha plasmato la dimensione onirica. La gente ha iniziato a non avere più sogni collettivi ma individuali. Quello per esempio, della figlia velina... La gente non ha avuto più incubi collettivi come la guerra e la crisi ambientale ma incubi individuali come lo zingaro sul pianerottolo. E questa dimensione onirica - ha concluso il leader di Sinistra e libertà - è il segreto dell’egemonia, del successo berlusconiano».

 

Certo Vendola non è nuovo a interpretazioni e dichiarazioni anticonformiste e, fin dai tempi della sua militanza nel Pci, si è affermato come leader fuori dai vincoli di appartenenza. E ha sempre tenuto a distinguere le sue opinioni dai rapporti istituzionali. Ma non c’è dubbio che l’intervista con la Armeni sia il primo passo di una campagna che Sinistra e libertà vuole condurre all’insegna dello smarcamento, provando a ritagliarsi un ruolo originale, del tutto distinto da quello dell’Italia dei valori e del Partito democratico. Vendola separa l’analisi sulla vittoria del Pdl (che Veltroni non ha mai ammesso) dal giudizio negativo sulle sue scelte. Fino a ieri, le uniche aperture a sinistra erano venute dall’ala più moderata, spesso sospettabile di «inciucismo», o da esponenti non politici (vedi gli Oscar de Il Riformista di Antonio Polito). Non per caso. Sul dialogo in Bicamerale D’Alema si è giocato molti consensi, mentre Veltroni ha oscillato fra il non nominare il Cavaliere («il leader dello schieramento a noi avverso», diceva), incontrarlo, convocare manifestazioni contro di lui, scavalcando Di Pietro. Chissà che il superamento dell’antiberlusconismo «da sinistra» non abbia miglior fortuna.

 

 

 

Citazione interessante l'ho sentita martedì a Ballarò , insieme a quest'altra anch'essa molto interessante:

 

"E si, ci mettiamo un po' di ambientalismo, perché... va di moda;

poi siamo... un po' di sinistra, ma come Blair, perché è abbast.. sufficientemente lontano, diciamo così;

poi siamo anche... un po'... eredi della tradizione del cattolicesimo democratico;

poi ci mettiamo un po' di giustizialismo, che va di moda,

e abbiamo fatto un nuovo Partito.

 

Lo chiamiamo... lo chiamiamo in un modo che non dispiace a nessuno, perche "Verdi" è duro,

"Sinistra" suona male: "Democratici" siamo tutti, ed è fatta!

 

E chi può essere contro, diciamo, un prodotto così straordinariamente perfetto?

C'è tutto, dentro!

 

Auguri!

 

Però: IO NON CI CREDO!"

 

Massimo D'Alema sul Partito Democratico 13 Marzo 99

Modificato da VittorioVeneto
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Che Vendola voglia saltare sul carro dei vincitori?

 

Su D'Alema me l'aspettavo

D'Alema è un uomo politico di grande spessore: peccato che la sinistra non lo abbia capito esaltando la sua nota antipatia invece che le sue capacità di fine politico: fino a quando continuerà a proporre mezze figure sarà soccombente.

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D'Alema andrebbe invece, seriamente cacciato per i danni che ha fatto e fà, perché visto che lo apprezzate tanto non ve lo prendete voi?

Guarda che non parliamo di calcio o di campagna acquisti!

D'Alema, se non sbaglio, figlio di un senatore del PCI, esce dalla scuola del vecchio PCI: ora nessuno è più anticomunista di me, ma il valore e le capacità le so valutare e le riconosco.

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D'Alema, se non sbaglio, figlio di un senatore del PCI, esce dalla scuola del vecchio PCI

Non vedo dove sia il problema per un D'Alema nel PDL visto gli ex-comunisti che avete in gran numero nel vostro schieramento...

Uno più... Uno meno

 

Spiegami dove stanno le sue capacità, oltre a fare l'infiltrato-sabotatore (opinione personale)

Modificato da Leviathan
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Spiegami dove stanno le sue capacità, oltre a fare l'infiltrato-sabotatore (opinione personale)

 

Non sono l'esegeta di D'Alema per il quale non nutro neanche particolare simpatia: certamente conosce bene la politica avendo sempre fatto solo quello e mi risulta essere anche dotato di attributi. Insomma, nel mare delle seminullità del PD, gli riesce facile primeggiare con ampissimo margine.

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Perchè baffetto sarebbe un infiltrato? Al massimo fa gli affari suoi, ma mai quelli dell'avversario e, quando si è trovato ad avere incarichi di responsabilità ha sempre dimostrato un gran senso dello stato.

E tutto questo lo dico, sia ben chiaro, senza avere simpatia per il leader Massimo.

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Non sono l'esegeta di D'Alema per il quale non nutro neanche particolare simpatia: certamente conosce bene la politica avendo sempre fatto solo quello e mi risulta essere anche dotato di attributi. Insomma, nel mare delle seminullità del PD, gli riesce facile primeggiare con ampissimo margine.
Perchè baffetto sarebbe un infiltrato? Al massimo fa gli affari suoi, ma mai quelli dell'avversario e, quando si è trovato ad avere incarichi di responsabilità ha sempre dimostrato un gran senso dello stato.

E tutto questo lo dico, sia ben chiaro, senza avere simpatia per il leader Massimo.

Quoto ambedue!!! :adorazione:

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Per continuare lo stesso discorso dall'altra parte della barricata pare che, finalmente, a sinistra stiano cominciando a capire cosa hanno sbagliato.

Ecco un intervista a Violante sul corriere di oggi.

 

ROMA - «L’inizio di tutto? Ho un ricordo netto, visivo, e quasi fisico: ero nel mio ufficio di presidente della commissione Antimafia, a Palazzo San Macuto, e stavo guardando i tigì di mezza sera. All’improvviso sentii dare questa notizia: "L’imprenditore Silvio Berlusconi ha deciso di appoggiare il leader dell’Msi Gianfranco Fini che, nella corsa a sindaco di Roma, è impegnato contro Francesco Rutelli, candidato del centrosinistra"... Beh: mai, prima di quel momento, c’era stato qualcuno così sfrontato nell’appoggiare un esponente di destra, e di una destra vera, autentica... che anno era?».

 

Era il 23 novembre 1993.

(Luciano Violante ha 68 anni ed è nato a Dire Daua: il padre, giornalista comunista, fu costretto dal regime fascista ad emigrare in Etiopia. Ma su questo non indugiamo: è pomeriggio tardi, dalle finestre del suo ufficio al terzo piano di via Uffici del Vicario si vede il sole venire giù su Roma. È un ufficio bello ed elegante come il rango di ex presidente della Camera impone. Naturalmente di Violante, ora nel Pd, occorre ricordare che fu anche magistrato di spicco e alto dirigente del Pci, e poi, ma questo è in molti libri di storia, uno dei pochi e sinceri amici di Giovanni Falcone).

 

Berlusconi—all’epoca padrone di tv e strepitoso presidente del Milan — decide di mettersi a fare politica: voi del Pds cosa pensaste?

«Pensammo ciò che pensò buona parte della classe politica italiana sopravvissuta a Tangentopoli: ma chi è questo? Cosa vuole? Come si permette di irrompere nella nostra politica in modo così sgrammaticato?».

 

Tutti sorpresi.

«No... forse non tutti. Ugo Pecchioli, che era presidente della commissione per i Servizi, qualcosa intuì».

 

Tipo?

«Lui era un politico assai rigido, rigoroso. Di pura cultura comunista. Ma ricordo che un giorno mi disse: "Attenti, le cose nuove, in politica, nascono così"...».

 

E i diccì? E i socialisti?

«Erano provati dalle vicende di Tangentopoli... Ma tipi come Martinazzoli e Cabras... e anche come Gargani...».

 

Cosa dicevano?

«Mah, è probabile che loro qualcosa, delle potenzialità di Berlusconi, intuissero. In fondo loro avevano frequentato Bettino Craxi, erano stati suoi alleati e perciò lo avevano incontrato in privato, con lui avevano trattato...».

 

E quindi?

«Beh, credo che una certa sua capacità di rompere gli schemi, in fondo, la ritrovassero anche in Berlusconi».

 

Voi, invece, rigidi.

«Non capimmo che cominciava una nuova era».

 

Perché?

«Aneddoto. Pranzo di Pasqua, a casa mia, in montagna, a Cogne: tra gli ospiti una signora che era funzionaria di Publitalia. La quale, ad un certo punto, fa: "Io ve lo dico... guardate che quello sta fondando un partito"...».

 

E voi?

«Scettici. Pensando: e che un partito si fonda così?».

 

Ingenui.

«Ci credevamo poco. Mentre lui tesseva alleanze, stringeva patti con la Lega, con la destra... noi ironizzavamo».

 

Per esempio, quando?

«Quando si seppe che ai suoi adepti forniva un kit di ordini: lasciare i bagni puliti, essere sempre sbarbati...».

 

E quando, il 26 gennaio del 1994, Berlusconi registrò il suo primo messaggio televisivo, mettendo una calza da donna davanti all’obiettivo della telecamera per garantirsi così un effetto visivo più fascinoso?

«Pensammo fosse una roba poco seria. E sbagliammo. Perché lui, invece, aveva già intuito come la nuova società italiana stesse cambiando e, alla verità del merito, tipica della nostra storia comunista, si stesse sovrapponendo la verità della forma».

 

Achille Occhetto, avversario designato.

«All’ultimo match televisivo si presentò con un abito marrone in stoffa "occhio di pernice" piuttosto triste... Berlusconi, di fronte, come un manichino lucente...».

 

Ma lo sottovalutaste davvero a lungo. Veltroni, all’epoca direttore dell’«Unità », gli consentì addirittura di scrivere un editoriale in prima pagina per spiegare l’uso delle sue tivù. Vittorio Foa lo definì una «bolla di sapone»...

«Davvero Foa disse questo?... Se posso aggiungere, però, ricordo che D’Alema, almeno lui, non fu tenero. La verità è che Berlusconi, dopo che i suoi tigì avevano cavalcato Tangentopoli, si presentò dicendo "io sono il nuovo". Noi, automaticamente, diventammo il vecchio».

 

Eppure voi, fino all’ultimo, pensaste di vincere. Occhetto definì la vostra armata elettorale una «gioiosa macchina da guerra».

«Propaganda. Io dico che se ci fossimo alleati con i popolari di Martinazzoli avremmo vinto. Comunque, negli ultimi due giorni di comizi, capii che avremmo perso. A Palermo, a Caltanissetta....

 

Ci fu un suo incidente con Marcello Dell’Utri.

«Il quotidiano La Stampa mi attribuì frasi che io non avevo mai pronunciato. Occhetto mi costrinse alle dimissioni da presidente dell’Antimafia, seguì una querela... acqua passata, direi».

 

Oggi comincia il congresso di fondazione del Pdl.

«Il segreto di Berlusconi è che è sempre rinato. Ha vinto, perso, rivinto, riperso, e ancora rivinto. Ogni volta cambiando gioco e regole».

 

E stavolta?

«Stavolta, con il Pdl, l’obiettivo è quello di dare un nuovo ordine alla società italiana...».

 

Fabrizio Roncone

27 marzo 2009

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intanto Berlusconi, leader del partito socialista... emh... popolo delle libertà beatifica ancora Bettino Craxi, ex-protettore politico e martire della libertà

 

"....Bettino Craxi era un mio amico.."

"....lo sforamento del debito pubblico che abbiamo ereditato nato negli anni '80 frutto del compromesso storico..."

 

Ne ho sentite di tutti ad esempio pressapoco:

Craxi liberò le destre

 

Con la figlia Stefania tutta contenta :thumbdown: :thumbdown:

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intanto Berlusconi, leader del partito socialista... emh... popolo delle libertà beatifica ancora Bettino Craxi,

Con la figlia Stefania tutta contenta :thumbdown: :thumbdown:

Perchè c'è anche chi dubita che Craxi sia stato un personaggio di spicco della politica italiana?

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A me Craxi non piace, e disprezzo la sua latitanza ma di una cosa bisogna dargliene atto.

 

Mai quanto con lui l'Italia aveva mai fatto una politica estera alleata agli americani ma autonoma nello scacchiere mediterraneo, dove spesso i nostri interessi sono divergenti a quelli USA. In questo è stato veramente un grande.

Paradossalmente se la parte "brutta (condanne, tangenti, latitanza ecc..) è indubbiamente passata al popolo delle libertà, vedo molti punti di contatto tra la sua politica estera e quella di D'Alema sia quando era Presidente del Consiglio sia quando era Ministro degli Esteri.

 

Penso che l'idea stessa della politica estera italiana che c'è nel PD (molto ma molto più seria, approfondita ed articolata della politica del barboncino di Berlusconi) debba molto a Craxi, e credo sia una cosa positiva

Modificato da Rick86
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Ospite intruder
????

mio schieramento? .... ma quale?

forse non è chiaro che ragiono con la mia testa e non mi schiererò mai!

 

Annuncio vobis gaudium magnum: habemus trol.

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A me Craxi non piace, e disprezzo la sua latitanza ma di una cosa bisogna dargliene atto.

 

Mai quanto con lui l'Italia aveva mai fatto una politica estera alleata agli americani ma autonoma nello scacchiere mediterraneo, dove spesso i nostri interessi sono divergenti a quelli USA. In questo è stato veramente un grande.

Paradossalmente se la parte "brutta (condanne, tangenti, latitanza ecc..) è indubbiamente passata al popolo delle libertà, vedo molti punti di contatto tra la sua politica estera e quella di D'Alema sia quando era Presidente del Consiglio sia quando era Ministro degli Esteri.

 

Penso che l'idea stessa della politica estera italiana che c'è nel PD (molto ma molto più seria, approfondita ed articolata della politica del barboncino di Berlusconi) debba molto a Craxi, e credo sia una cosa positiva

 

vero, anche per me a Sigonella ha fatto bene, peccato che Abbas l'ha rimesso in libertà dopo (insomma si è rovinato in finale).

Sempre su Abbas è vero che aveva passaporto diplomatico e quindi non si poteva trattenere?

 

mio schieramento? .... ma quale?

forse non è chiaro che ragiono con la mia testa e non mi schiererò mai!

non ci credo

Modificato da Leviathan
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