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Athens

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  1. Scorrendo la lista delle ultime forniture militari concesse da Biden all'Ucraina, salta all'occhio (ma era prevedibile) l'assenza di sistemi missilistici ATACMS a lungo raggio, il che conferma che Washington non intende fornire a Kiev strumenti che se utilizzati in modo imprudente potrebbero portare a una escalation del conflitto politicamente non gradita. Interessante la concessione dei Patriot, dei quali sarà interessante apprendere a protezione di quali obiettivi verranno dislocati e contro quali minacce verranno utilizzati considerando il loro costo. Logica vorrebbe che non si faccia uso di sistemi dal valore unitario così elevato per intercettare vettori, come certi droni, che al confronto hanno costo irrilevante, se non per proteggere eventualmente obiettivi altamente paganti (ne capirei per esempio la dislocazione a protezione di una centrale nucleare ma NON certamente delle centrali elettriche). Staremo a vedere. Più interessante, a mio avviso, è la prosecuzione della fornitura di veicoli da trasporto atti a equipaggiare e a garantire adeguata mobilità alle forze meccanizzate. Resta invece critica per gli ucraini la disponibilità di MBT, poiché sembra che ormai si sia grattato tutto il grattabile nel fondo del barile e non vedo proprio dove si possano trovare altri carri di origine sovietica per rinforzare le brigate corazzate ucraine. Al momento, quindi, sembra che il rafforzamento nel breve periodo delle forze armate ucraine sia finalizzato soprattutto a incrementarne le capacità difensive.
  2. Anche prescindendo dalle perplessità che possono sorgere riguardo la fattibilità in tempi utili dell'addestramento degli operatori ucraini all'utilizzo di un sistema complesso come il Patriot, considerando la notevole estensione geografica dell'area in cui si trovano i possibili bersagli degli attacchi missilistici russi e il raggio d'azione efficace del Patriot, per coprire tale area si dovrebbe ipotizzare l'invio di un notevole quantitativo di batterie a meno di non voler limitare la protezione a obiettivi sensibili ben precisi sacrificandone altri.
  3. Riguardo l'osservazione che nella citazione ho evidenziato, direi che questo è un dato di fatto e non ci possono essere dubbi. Sappiamo tutti che senza il supporto occidentale l'Ucraina sarebbe già stata militarmente sconfitta (poi naturalmente un conto è la vittoria sul campo e un conto è la capacità di tenere e mantenere stabilmente sotto controllo il territorio conquistato - vedi Irak e Afghanistan... ma questo è un altro discorso). Comunque, è opinione comune di tutti gli analisti (salvo quelli che hanno studiato geopolitica su Topolino) che uno degli elementi fondamentali della strategia russa consista proprio nel cercare di spezzare il legame fra Ucraina e Occidente. E questo, considerando quali fossero le ottimistiche intenzioni e gli obiettivi politici sbandierati dal Cremlino all'inizio dell'invasione, deve essere già considerata a tutti gli effetti una sconfitta russa clamorosa e senza scusanti. Ne deriva che quello che i russi stanno facendo da diversi mesi a questa parte non fa certamente parte del progetto iniziale ma è semplicemente il tentativo di porre rimedio al disastro di cui sopra. Anche questo è un dato di fatto. Quello su cui oggi si può certamente discutere è quanto "disperato" debba essere considerato tale tentativo, nel senso di interrogarsi su quali realistiche possibilità di successo possa avere. Il problema è che per noi, semplici osservatori esterni, al momento esiste la difficoltà virtualmente insormontabile di non conoscere quali siano gli ATTUALI obiettivi strategici (cioè politici) di Mosca, ovvero se essi si sono rimodulati rispetto a quelli iniziali, poiché solo avendone un'idea ragionevolmente attendibile potremmo avanzare ipotesi razionalmente altrettanto plausibili. Ma noi NON siamo nella testa del caro zio Vladimir, quindi l'unica cosa che possiamo fare è limitarci a basarci solo su quanto di attendibile ci perviene dal fronte ucraino e dalle rispettive retrovie. In questo contesto, mi sembra del tutto illogico considerare paragonabili motivazioni e preparazione dei due eserciti. Gli ucraini, in quanto soggetto aggredito, hanno la motivazione di difendere la loro terra, il loro popolo e il loro futuro. I russi assolutamente no, poiché gli unici combattenti che nelle loro file possono sentirsi "difensori della patria" sono i miliziani del Donbass. Gli ucraini godono dell'addestramento allestito sia in patria e sia all'estero con il pieno supporto dell'Occidente e delle sue risorse finanziarie, materiali e organizzative. I russi non hanno alcun supporto estero, devono fare tutto in casa, e poiché il PIL russo non è nemmeno minimamente paragonabile come capacità di finanziare tale operazione rispetto alle risorse che l'Occidente ha messo finora e continua a mettere in campo, la netta sproporzione è evidente... e torniamo al punto in cui si sottolinea il costante tentativo russo di spezzare politicamente tale legame simbiotico. Quanto "disperato", anche questo tentativo?
  4. No, sicuro no. La mia è una ipotesi basata sul dato statistico generico che vede sempre le perdite di chi difende essere inferiori a quelle di chi attacca. Poi magari nel caso specifico questa "regola" non vale, ma non penso che quella di Bakhmut sia una situazione così particolare.
  5. Comunque, riguardo Bakhmut, posto che i russi riescano a riconquistare quel cumulo di macerie che deve essere ormai diventata, tutto sta a vedere se gli ucraini si limiteranno ad arretrare più o meno ordinatamente di qualche chilometro per attestarsi su altre posizioni comunque difendibili (oggi leggevo su FB un'osservazione del Col. Stirpe che riguardava l'orografia del territorio circostante e che sottolineava la presenza nelle vicinanze di un rilievo facilmente trincerabile su cui gli ucraini si potrebbero attestare) oppure se sloggeranno mettendo in atto una vera e propria fuga precipitosa lasciando campo libero all'avversario. Nel primo caso, l'ipotetica conquista di Bakhmut avrebbe valenza strategica nulla e utilità esclusivamente propagandistica, anzi, non si farebbe che replicare la stessa identica situazione tattica: russi che attaccano in forze dissanguandosi e ucraini che si difendono subendo perdite inferiori e ottenendo lo scopo di concentrare in una zona ristretta e ben difesa il grosso delle truppe nemiche, truppe che se non fossero impiegate lì potrebbero andare a far danni maggiori altrove. Nel secondo caso, per i russi risultebbe teoricamente aperta la direttrice per Slovjansk e Kramatorsk, ma con un punto interrogativo grosso come una casa sulla loro effettiva capacità di avanzare sino ad andare a minacciare quelle due città, che sono decisamente più grandi di Bakhmut. Insomma, in un modo o nell'altro, i russi sembrano essersi cacciati in un cul de sac.
  6. Supponendo che le cifre siano attendibili, vi sarebbero interessanti considerazioni da fare. L'ulteriore mobilitazione oltre i 300000 fra riservisti e nuovi reclutati, più che "inutile", sarebbe più corretto considerare "impossibile" considerando le notevoli difficoltà economiche e logistiche per addestrare, equipaggiare, inquadrare e supportare i rinforzi, difficoltà che per i russi mi sembrano al momento del tutto insormontabili. Altra questione che mi lascia perplesso riguardo la reale possibilità russa di reclutare ulteriore personale è il fatto che questi uomini dovrebbero continuare a provenire dalle zone più remote e meno sviluppate del paese per non impoverirne ancora di più il sistema produttivo e in definitiva l'economia. E quanto è possibile continuare a rastrellare personale dalle campagne? Difficile dirlo. E se dei 300000 ne risultano 150000 inviati al fronte ucraino di cui 77000 inquadrati direttamente nelle unità di combattimento, il rapporto fra unità combattenti e di supporto è grosso modo di 1:1, il che per gli standard occidentali indica una catena logistica piuttosto sottodimensionata, il che non induce certamente all'ottimismo per quanto concerne la funzionalità di un apparato militare già sottoposto a notevole stress. Inoltre, sempre secondo il caro zio Vladimir, circa 150000 uomini non sono ancora stati inviati al fronte, il che vuol dire che dovrebbero essere ancora sotto addestramento in patria e che quindi li si vedrà in zona operativa chissà quando.
  7. Mah, secondo logica alla Cina non dovrebbe convenire aiutare la Russia in maniera decisiva, se per "decisiva" intendiamo un supporto avente valenza strategica tale da costringere l'Ucraina ad alzare bandiera bianca e accettare le pretese del caro zio Vladimir. Una Russia vittoriosa in Ucraina sarebbe per i cinesi meno utile di una Russia sconfitta e costretta ad elemosinare per decenni l'appoggio politico ed economico di Pechino (il tutto, a prescindere dai problemi che comporterebbe per l'economia cinese l'insorgere di eventuali guasti commerciali con l'Occidente). Dare una mano ai russi per far sì che l'Occidente debba investire ancora di più a favore dell'Ucraina per controbilanciare questo supporto, questa la trovo tutto sommato un'ipotesi plausibile. Ma più di questo non direi. Poi vai a capirli, i cinesi...
  8. La logica consiste nel colpire obiettivi che, pur essendo del tutto legittimi (non stiamo parlando di ospedali, scuole o luoghi di culto) creano notevoli sofferenze alla popolazione ucraina - sperando che ne venga fiaccato anche il morale e che ciò comporti un ulteriore esodo di profughi verso l'Occidente - costringendo nel contempo l'avversario e i suoi alleati a investire risorse ingenti per rimediare a quei danni. La razionalità consiste nel colpire obiettivi fissi e quindi già localizzati con precisione senza bisogno di particolari attività ISR che i russi non sono in grado di eseguire. Ho anch'io molti dubbi sulla reale utilità di questo tipo di attacchi contro questo tipo di bersagli, ma cerco di mettermi nella testa degli strateghi (scusate il termine) del Cremlino, che presumibilmente sono anch'essi consapevoli della valenza militare praticamente nulla di queste azioni ma che altrettanto presumibilmente ritengono che il gioco valga la candela dal punto di vista della guerra psicologica e mediatica.
  9. Le proiezioni sul medio periodo ci confermano chiaramente che a livello di scorte l'industria della difesa russa andrà sempre più in affanno e di conseguenza provocherà sull'approvvigionamento bellico del proprio strumento militare criticità sempre maggiori e in tempi più rapidi rispetto all'Ucraina, anche se non è ancora possibile fare previsioni attendibili quando si raggiungerà il punto di rottura. La cronaca di questi ultimi giorni però ci dice che quel poco che i russi riescono ancora a mettere in campo in termini di capacità di attacco missilistico viene usato in maniera logica e razionale cercando di colpire gli obiettivi strategicamente più sensibili, ovvero le infrastrutture energetiche ucraine, che non sono affatto facili da ripristinare dopo essere state colpite. Probabilmente l'Occidente può ripianare abbastanza velocemente le scorte di munizioni da 155 mm, ma ho dubbi che si possa fare altrettanto - per esempio - con le centrali elettriche.
  10. Quello che non sembra essere ancora chiaro è quale sia l'obiettivo primario degli USA. Al momento la guerra in Ucraina ha determinato una serie di conseguenze di rilevante importanza geostrategica, sulle quali l'unica incertezza è la loro estensione temporale. La Russia, comunque si concluda la vicenda bellica, si è platealmente dimostrata il ventre molle di sé stessa e ha perso sia il prestigio internazionale di cui godeva prima del 24 febbraio, sia la sua voce di export più importante dopo le risorse energetiche: il mercato della difesa. A causa delle sanzioni, l'industria della difesa russa si trova a dover scegliere se produrre sistemi d'arma per ripianare le perdite subite in Ucraina o se cercare di piazzare i suoi prodotti all'estero (ammesso che qualcuno li voglia ancora, dopo quanto visto in Ucraina). L'Europa sta subendo una crisi economica devastante dovuta al combinato disposto di inflazione e recessione, anche se è necessario ricordare che la crisi era già in atto prima del 24 febbraio, come conseguenza della pandemia, quindi non tutto è originato dalla crisi ucraina. La Germania si è vista praticamente troncare il privilegiatissimo canale di approvvigionamento energetico con la Russia, da sempre visto come il fumo negli occhi da parte di Washington. Le aziende d'oltre oceano stanno facendo affari d'oro sia nel campo delle commesse per la difesa che in quello dell'export energetico. E' lecito presumere che, nel momento in cui a Washington si riterranno soddisfatti dei risultati raggiunti, si potrà aprire una finestra di opportunità per un negoziato diplomatico e ristabilire la pace. Quello che non sappiamo è quando tutto ciò avverrà.
  11. Questi sono eventi "minori", cioè fatti che dal punto di vista del racconto della guerra sono da considerarsi meramente episodici, non rappresentando essi una linea d'azione confermata da similari precedenti in numero statisticamente significativo. E meno male. Possiamo ragionevolmente presumere che incidenti del genere avrebbero potuto verificarsi anche a parti invertite. E' la guerra, e probabilmente cose del genere succederanno ancora. Ben diversa è invece la realtà emersa dopo l'abbandono di determinate zone occupate dalle truppe russe, come per esempio a Bucha. Lì l'ipotesi di veri e propri crimini di guerra è molto più che un semplice sospetto e il tutto non può certamente essere liquidato e passato nel dimenticatoio con un semplice "oops, scusate, stavamo pulendo le mitragliatrici e ci è scappato un colpo".
  12. Guardando su Google Maps la posizione del villaggio polacco colpito, un ipotetico S-300 russo lanciato in modalità terra-terra non sarebbe potuto partire che dalla Bielorussia. Così a memoria, non mi pare che vi siano precedenti di questo tipo, ma potrei sbagliarmi.
  13. Non credo che sia tutto così semplice, poiché le conseguenze dello scenario che descrivi non vanno considerate automaticamente positive e tranquillizzanti. Anzi. Più di qualche commentatore "serio" (non gli Orsini e derivati) si sta già interrogando sui rapporti fra le forze armate regolari russe e la Rosgvardija, ovvero i fedelissimi di Putin. Indebolire significativamente l'esercito non significa necessariamente indebolire Putin nel senso di minare la sua autorità. Al contrario, ipotizzando che la casta militare cominci a provare rancore per il caro zio Vladimir a causa della sua condotta invadente e scriteriata e delle sue disastrose conseguenze sulle operazioni belliche, non mi sorprenderebbe se anche al Cremlino si cominciasse a fiutare puzza di bruciato e non mi sorprenderebbe nemmeno se o stesso Putin facesse in modo che il peso politico delle forze armate si ridimensionasse proprio attraverso qualche altro disastro militare. Questo gli consentirebbe di dormire sonni più tranquilli, ma comporterebbe un aumento del peso politico dei suoi pretoriani e delle milizie paramilitari (ceceni, Wagner eccetera), che sono veri e propri banditi da strada. In questo scenario, la Russia molto probabilmente non costituirebbe più un fattore di destabilizzazione geopolitica ai suoi confini ma rimarrebbe comunque trincerata dietro una cortina di odio feroce verso l'Occidente, quindi anche verso l'Europa. E questo, se potrebbe anche convenire a Washington, sicuramente NON conviene all'Europa, che razionalmente avrebbe tutto l'interesse a normalizzare i rapporti con la Federazione russa o quanto meno a stemperarne le tensioni.
  14. Certo. Questo è ciò che suggerisce la logica, il buon senso... e il diritto internazionale (per quel che significa). ed è esattamente ciò che vuole Kiev. Ma Mosca non ci sta, e siamo al punto di prima. A mio avviso, solo nel momento in cui dovesse verificarsi un vero e proprio stallo militare fra entrambi i contendenti, e solo se entrambi acquisissero la consapevolezza di non avere nel proprio arco frecce a sufficienza per sconfiggere il nemico sul campo, si potrebbe cominciare una mediazione di qualche tipo, magari sulla falsariga del Kosovo o del Libano meridionale: una tregua concordata insieme con la provvisoria cessione del controllo del territorio conteso a una forza sovranazionale che faccia da interposizione e che consenta di far decantare la questione per tutto il tempo necessario (anni...) a calmare gli animi. Putin e Zelenskij ne uscirebbero tutto sommato con il prestigio non particolarmente scalfito e potrebbero evitare che il popolo interpreti la conclusione della vicenda come una sconfitta e li veda come traditori. Ma serve tempo, e non è detto che nel frattempo l'una o l'altra parte riesca a prevalere sull'altra con le maniere forti.
  15. Orsini è come un orologio rotto, che però due volte al giorno segna l'ora esatta. Sul fatto che l'Italia dovrebbe smettere di inviare in ucraina armamenti, leggeri o pesanti che siano, si può anche concordare a meno che non si tratti di materiale dismesso e inutilizzato che eventualmente potrebbe far comodo agli ucraini. Il nostro "sistema difesa" non può permettersi di privarsi di materiali che viste le fosche prospettive economiche non saremmo in grado di rimpiazzare e che potrebbe essere indispensabile se i nostri politicanti elaborassero finalmente una precisa strategia per il futuro riguardante la nostra posizione nel Mediterraneo e i rapporti che dovremmo costruire/mantenere/indirizzare/consolidare con i nostri poco amichevoli vicini. Ma questo è un altro discorso e qui è meglio stendere un velo pietoso. Le elucubrazioni sulle trattative di pace sono invece pura fantasia. Osservo che al momento nessuno dei sostenitori dell'iniziativa diplomatica si azzarda a dichiarare quale dovrebbe essere in concreto l'obiettivo da raggiungere. Sì, certo, è chiaro che tutti vogliamo "la pace", ma questa è una frase fatta che non ha alcun significato se non la contestualizziamo. I russi al momento non sembrano avere alcuna intenzione di mollare il Donbass, gli ucraini non sembrano avere alcuna intenzione di rassegnarsi a perderlo, e fino a quando da entrambe le parti rimarrà la convinzione di poter raggiungere il proprio scopo manu militari a costi sostenibili, la diplomazia resterà solo uno sterile esercizio intellettuale buono per mettere qualche bandierina sulla retorica pacifista e nulla più.
  16. Mi sorprenderebbe, se fosse vero. "Quando si spara si spara, non si parla" (cit.) In questo caso, non si tratta di "sparare" ma di "ritirarsi". E una ritirata è un atto tattico che va tenuto riservato esattamente come qualsiasi altro. Non ha senso preannunciarlo ai quattro venti, visto che si tratta sostanzialmente di dare informazioni al nemico, a meno che dietro questo atteggiamento non vi siano precise - e per me del tutto indecifrabili - ragioni di carattere specificamente politico. Al trappolone teso agli ucraini non mi pare il caso di credere, visto che finora Kiev sembra aver seguito una precisa strategia composta da una serie di fasi accuratamente pianificate, quindi possiamo ragionevolmente presumere che sappiano già cosa fare nei prossimi mesi indipendentemente (salvo situazioni di concreta rilevanza strategica) dal comportamento dei russi. Finora gli ucraini hanno agito cercando di ottenere il massimo possibile col minimo dispendio di forze, e buttarsi su Kherson sarebbe una giravolta completa rispetto a tale approccio e porterebbe a una usura di uomini e mezzi sicuramente non indifferente, non prevista e nemmeno opportuna, viste le notevoli difficoltà insite nel combattimento urbano e la sostanziale inutilità di riconquistare Kherson. I russi si stanno chiaramente attestando su linee difensive a est del fiume, e QUELLA sarà la vera sfida da affrontare nella prossima primavera.
  17. Interessante. L'ipotesi della disponibilità degli Scalp pone interrogativi non banali riguardanti la futura condotta della guerra da parte ucraina. Con quasi 500 kg di esplosivo in testata, con le capacità stealth e ognitempo del vettore, con la sua aviotrasportabilità e con il suo raggio di azione ben superiore a qualsiasi altro sistema attualmente disponibile per le sue forze armate, Kiev si troverebbe a disporre di un'arma di natura molto più strategica che tattica e di capacità di colpire molto più in profondità nelle retrovie nemiche e con effetti ben più devastanti degli Himars.
  18. Non intendevo giungere ad alcuna conclusione, ma solo commentare un filmato. Preciso che la fascia bianca che si vede nel fermo immagine non la interpreto come la vampata della deflagrazione ma come l'inizio della sequenza di ricostruzione sul monitor dell'abbagliamento dovuto all'esplosione, che è un'altra cosa. Posso sbagliarmi nel presupposto, naturalmente, ma se è così allora si può appunto dedurne che i veicoli inquadrati, essendo ancora integri quando la deflagrazione è già avvenuta, sono matematicamente da escludere come vettori dell'esplosivo. Nient'altro. E continuo a restare perplesso riguardo le "scintille" di cui parlavo: magari c'è una spiegazione, ma io al momento non la conosco. Riguardo l'individuazione di tale vettore, comete e rettiliani a parte, può essere stato un team di sabotatori infiltrati ed esfiltrati via mare, può essere stato un camion-bomba, può essere stato un missile. Non mi viene in mente nient'altro, ma tutte queste ipotesi sono al momento teoricamente possibili, non siamo a conoscenza di elementi concreti che ne rendano impossibile almeno una, e non siamo in grado di stabilire quale sia la più probabile basandoci su quel che ci riferiscono i media. Per esempio, giusta l'osservazione che se si è trattato di un missile dovrebbero trovarsene tracce: ma in fin dei conti non sappiamo se tali tracce siano state effettivamente trovate ma non siano state rese note per ragioni che non conosciamo. Riguardo l'ipotesi del camion-bomba, l'autista era un kamikaze oppure era ignaro di trovarsi in una bara semovente? E se era ignaro, l'esplosione è avvenuta con un timer predisposto in anticipo o con un radiocomando a distanza? E chi sono i veri mandanti del sabotaggio? gli ucraini o elementi deviati interni alla Russia? Tutte cose su cui dovremo aspettare tutto il tempo necessario, prima di poterci capire qualcosa di più.
  19. Tornando al ponte... Da questo fermo immagine (link: https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2022/10/08/incendio-sul-ponte-fra-la-crimea-e-la-russia-putin-ordina-uninchiesta_7a0b1950-47fb-4c06-b1a7-3538121b1171.html ) non sembra che alcuno dei veicoli inquadrati possa essere l'origine dell'esplosione. Si vede infatti sulla parte bassa dello schermo la striscia bianca orizzontale che rappresenta l'inizio dell'accecamento della telecamera conseguente alla vampa dell'esplosione (nel frame successivo lo schermo è completamente bianco), e i veicoli inquadrati appaiono ancora tutti intatti mentre invece ci si dovrebbe aspettare che du uno di essi compaia già la deflagrazione. Quindi, a meno che il presunto camion bomba non sia fra quei veicoli, questa dinamica sarebbe da escludere. Peraltro, proseguendo nella visione del filmato, quando la telecamera riprende a funzionare regolarmente si vede che i "coriandoli luminosi" (scusate il termine grossolano) originati dall'esplosione non appaiono provenire direttamente dalla carreggiata ma da un punto esterno ad essa, come se l'esplosione stessa fosse avvenuta lateralmente. Non sono in grado di dare spiegazioni, ma così a naso l'impressione è che la dinamica possa corrispondere a quella che si avrebbe come risultato dell'impatto di un missile (ATACMS?) sul fianco della struttura.
  20. Sì, quella potrebbe essere una spiegazione. Ma se è così, allora stanno veramente con le pezze al sedere. Peraltro, in fin dei conti, se si tratta - qui ovviamente entriamo nel campo delle pure ipotesi da bar - di fare bombardamenti di carattere eminentemente terroristico su aree vaste e non su obiettivi di punto, potrebbero anche utilizzare Tu-22 o TU-160 da alta quota con armamento convenzionale, anche se ci sarebbe il rischio di trovarsi sotto l'occhiuta attenzione dei Sentry. Sempreché, naturalmente, quel che oggi resta della "temibile" VVS sia ancora in grado di mettere in atto una operazione di questo tipo, con tanto di scorta caccia e contromisure elettroniche per garantire rotte di penetrazione e di scampo accettabilmente sicure.
  21. Mi stupisce (sia ben chiaro: NON me lo auspico affatto ma mi interrogo soltanto) che dopo aver letto i rumors del NYT sul mandante dell'assassinio di Dar'ja Dugina e dopo aver subito il danneggiamento del ponte più importante di tutta la Russia, a Mosca non abbiano ancora deciso di riprendere a buttare missili a casaccio su Kiev e su Odessa per "punizione". Da parte dei gangsters del Cremlino non mi aspetterei di meno.
  22. A occhio e croce, credo che in tempo di pace quel ponte rimarrebbe inutilizzabile - settimane, come minimo - per tutto il tempo necessario a effettuare i controlli di stabilità della struttura.
  23. Sì, sì, c'è. E' un ramo che parte proprio da Heničes'k e arriva a Novooleksiivka congiungendosi con il tratto proveniente da nord-est (Melitopol). https://www.google.com/maps/@46.1737046,34.7734943,1367m/data=!3m1!1e3 Giustamente, le rotabili di ingresso in Crimea situate più a ovest sono decisamente meno importanti se non si controlla tutto l'oblast di Kherson.
  24. Sabotaggio alle ferrovie tedesche? Come volevasi dimostrare. Le infrastrutture sono ormai talmente interconnesse e virtualmente indifendibili, da essere considerate obiettivo altamente pagante in qualsiasi conflitto, asimmetrico oppure no.
  25. In effetti. Quella chiamata M14 è la strada che su Google Map viene identificata come E105, carrozzabile che da Melitopol giunge a Novooleksiivka per poi inoltrarsi in Crimea lungo la lingua di terra interna che giunge a Džankoj, mantenendosi per un certo tratto parallela al tracciato ferroviario che parte dal porto di Heničes'k, arriva anch'esso allo stesso snodo di Novooleksiivka della E105 per poi puntare verso la Crimea attraversando però un diverso punto di ingresso nella penisola: la ferrovia infatti non resta sempre sulla terraferma come la E105 ma a un certo punto se ne separa puntando verso il nodo di Stantsiya Syvash e attraversando la laguna interna tramite un ponte e una lunga lingua di terra per entrare in Crimea giungere anch'essa a Džankoj. In Crimea, a dire il vero, ci si può arrivare anche direttamente da Heničes'k attraverso un tracciato esclusivamente stradale costituito dalla lunga litoranea che punta su Strilkove, ma si tratta di un percorso secondario in cui comunque vi sono dei ponti. In pratica, ci troviamo di fronte a tre specifici colli di bottiglia che costituiscono obiettivi (due stradali e uno solo ferroviario) prioritari per interrompere i collegamenti fra i territori occupati e la Crimea. Peggio di così, direi che è difficile...
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