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Athens

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  1. Secondo l'ANSA, alcuni missili lanciati da un TU-95 in volo sul mar Caspio hanno colpito Kiev provocando alcuni incendi e il ferimento di una persona. Parlare di cost effectiveness mi sembra inutile, a meno che tali azioni non siano fatte a scopo dimostrativo (ma dimostrativo di cosa? ) o per ragioni tecniche puramente sperimentali (vorranno sperimentare materiale rimasto in deposito per decenni?). Insomma, qui siamo oggettivamente al surreale.
  2. Sì, ovvio, ma parlando di "ulteriori" conquiste di territorio ucraino mi riferivo a territori occupati dopo l'invasione del 24 febbraio. Interessa "relativamente" a noi, che abbiamo un quadro sufficientemente preciso della situazione ma che non rappresentiamo un fattore significativo riguardo la stabilità del regime russo. Ma interessa "molto" al suddetto popolo bue di santa madre Russia, che in tale contesto resta un elemento niente affatto trascurabile. Un conto è governare con l'opinione pubblica a favore, un conto è averla contro, anche in un regime come quello russo. Non dobbiamo dimenticare che gli avventurieri della politica - ovunque nel mondo - si caratterizzano costantemente per essere del tutto indifferenti alle conseguenze di lungo periodo delle loro decisioni e badano essenzialmente al breve termine. Di quello che sarà del loro paese quando loro saranno morti, a costoro importa un fico secco: loro lavorano solo per la stabilità della propria cadrega e per terminare la loro esistenza sul letto di morte invece impiccati a un lampione. Hai detto niente: un teppistucolo da quattro soldi con la ferocia di Tyson at his best, contro un raffinato ed espertissimo spadaccino che non gradisce molto di inzaccherarsi gli stivali, come Biden che concede all'Ucraina gli HIMARS con gli M-30 ma non gli ATACMS a lunga gittata oppure Conte che spacca il capello in quattro con le solite ridicole distinzioni fra armi "offensive" e "difensive". Beh, insomma, io incrocio le dita ma non sarei certissimo del risultato del confronto. In guerra la determinazione è fattore primario, e al momento il livello di determinazione più alto è stato riscontrato negli ucraini (e mi stupirebbe il contrario, visto che difendono la loro terra) ma non nell'Occidente, per tutta una serie di ragioni anche validissime ma che non spostano di una virgola i termini del confronto. Comprendo bene il concetto e le remore a innalzare più del dovuto il livello di scontro, ma mettiamola così: se il caro zio Vladimir fa lo sborone in Ucraina, perché la NATO non potrebbe organizzare una bella "esercitazione ad armi combinate" di almeno due o trecentomila uomini, diciamo "casualmente" in Estonia i cui confini distano "altrettanto casualmente" un centinaio di chilometro da San Pietroburgo? Così, tanto per mantenere allenate le truppe... e vedere se al Cremlino pensano che sarebbe il caso di mandare anche loro un po' di T-62 in quella zona alleggerendo la pressione sul fronte ucraino? Magari ci cascano...
  3. In termini reali e rispetto agli obiettivi inizialmente prefissati e dichiarati, lo zio Vladimir ha già irrimediabilmente perso di brutto facendo una figuraccia epocale e portandosi sulla coscienza - ammesso che ne abbia una - la responsabilità di decine di migliaia di morti. Al confronto, Fantozzi è Churchill. Ma la realtà è una cosa, la propaganda è un'altra, e qualsiasi risultato che per Putin comporti il mantenimento dell'occupazione della Crimea e anche di un solo centimetro quadrato di ulteriore terra ucraina, verrà spacciato dal Cremlino come una straordinaria vittoria della Russia contro il resto del mondo, e la gran parte dell'opinione pubblica russa ci crederà e considererà fatalisticamente come "inevitabili sacrifici per una causa giusta" il fiume di sangue versato e tutto il resto. Inoltre, se alla fine di questa sciagurata storia la Russia non molla l'osso e non si ritira completamente dai confini ucraini, passerà - e questa volta definitivamente - il grave precedente consistente nell'invasione manu militari di una nazione sovrana, atto che resterà formalmente impunito anche se pagato a carissimo prezzo. Del resto, se adesso anche Svezia e Finlandia ritengono opportuno aderire alla NATO, un motivo ci sarà.
  4. Il comportamento di Biden appare sempre più indecifrabile. Washington sta sostenendo l'Ucraina in maniera plateale, con un massiccio supporto economico, politico e militare, pur avendo premesso già all'inizio dell'invasione di non essere in alcun modo intenzionata al confronto diretto con la Russia (e il Cremlino sentitamente ringrazia). Ma il fatto stesso di aver messo una marea di dollari sul piatto della bilancia comporta come inevitabile conseguenza il fatto che adesso anche per gli USA la guerra ucraina "non si può perdere", nel senso che non possono permettersi di perderla senza perdere contemporaneamente la faccia e quel che resta del loro prestigio internazionale dopo il disastro in Afghanistan. Esattamente la stessa strettoia politica in cui si trova Putin, che in Ucraina si sta giocando un "all in" per quanto riguarda il suo futuro politico e il suo destino personale, e che quindi si comporta di conseguenza. Ma non ho l'impressione che i signori dell'amministrazione Biden applichino la stessa dura determinazione dei loro dirimpettai del Cremlino, come se a Washington considerassero la questione ucraina non particolarmente significativa dal punto di vista politico e ritengano accettabile anche un epilogo della vicenda negativo più o meno come quello afghano. Se fosse così, sarebbe un enorme errore di sottovalutazione dell'importanza geopolitica della vicenda ucraina.
  5. Auspicabile ma al momento del tutto irrealizzabile. L'Europa è un'entità unica solo in ambito monetario (la c.d. "zona Euro") e basta. L'integrazione politica della "zona Euro" e la conseguente unità di intenti in campo economico e militare è fantascienza, perché a livello di Stati non esiste alcuna volontà politica di rinunciare alla propria sovranità o di limitarla seriamente in qualche modo. Tanto per fare un esempio, dopo la Brexit la Francia rimane in ambito UE l'unica nazione dotata di deterrente nucleare. Qualcuno può seriamente pensare che i francesi sarebbero mai disposti a condividere le "chiavi della Bomba" con qualcun altro? Oppure, possiamo seriamente immaginare che Parigi rinuncerebbe al peso politico di primus inter pares che vanta nei confronti dei partners europei a causa del possesso esclusivo della suddetta Bomba? Inoltre, non è nemmeno negli interessi d'oltre Atlantico tollerare la nascita di un possibile competitor geopolitico europeo dotato di notevole potenziale economico e tecnologico. Credo quindi che res sic stantibus l'unico soggetto che - se volesse - potrebbe presentarsi alle frontiere ucraine con sufficiente credibilità sia la NATO.
  6. Intanto si riconferma la ben nota "compattezza europea" sulle sanzioni alla Russia... https://www.ilsole24ore.com/art/sanzioni-petrolio-russo-l-ue-discute-una-esenzione-gli-arrivi-via-oleodotto-AEUW1CcB
  7. Io voglio augurarmi che gli stati maggiori ucraini (e il think tank NATO che presumibilmente li supporta) abbiano già preso in considerazione l'ipotesi che il ritiro delle truppe russe dal fronte di Kiev sia da interpretare non soltanto presupponendo che Mosca abbia compreso (meglio tardi che mai) di non essere in grado di sostenere lo sforzo bellico su direttrici così numerose e divergenti ma anche ipotizzando che al Cremlino potrebbero aver deciso di fare di necessità virtù concentrando la massa principale dei loro assetti proprio in una zona del fronte che ben si presta a "risucchiare" le truppe ucraine in un imbuto e ad accerchiarle se cascano nel trappolone. Non credo certamente di saper interpretare i vari possibili scenari strategici meglio di gente che lo fa per professione da decenni, ma in ogni caso... incrocio le dita perché al momento la situazione sembra effettivamente delicata e fragile.
  8. Naturalmente. Ma ogni carica ha una specifica attribuzione di funzioni, e sarebbe il caso che tali limiti non venissero varcati. Oddio, sulla litigiosità e sull'inettitudine del Parlamento concordo in pieno, mentre sui presupposti politici della nascita del governo Draghi (prima) e della rielezione di Mattarella sono di parere molto diverso ma suppongo che questa non sia la sede opportuna per trattare tale argomento, quindi passo. Qui invece, trattandosi di argomento strettamente connesso al topic, mi permetto di continuare a esprimermi: le "cambiali in bianco" non fanno parte della nostra architettura costituzionale repubblicana e a mio avviso è grave anche il fatto di trovarsi a doverlo semplicemente constatare, a meno di non considerare accettabile il ritorno ai tempi della Repubblica romana in cui - in momento di emergenza - si eleggeva un dictator a cui affidare i pieni poteri anche se per un breve periodo. Direi che duemila anni non dovrebbero essere passati invano. Comunque, su RID 6/22 c'è un dettagliato resoconto del recente confronto fra Governo e Parlamento (audizione del ministro Guerini presso le Commissioni Difesa delle due Camere, il 5 maggio) riguardo la questione ucraina e - fatto salvo il presupposto condiviso che l'Italia non intende rimanere neutrale ma continua a voler contribuire alla difesa dell'Ucraina dall'aggressione russa - è stato già osservato (cfr. l'intervento di Pierferdinando Casini) che gli scenari politici e strategici non possono essere considerati "congelati" al momento in cui il Parlamento ha avallato tale linea politica dando delega al governo di emettere i decreti interministeriali relativi alla fornitura di armi all'Ucraina, e che quindi nuovi passaggi parlamentari possono essere opportuni alla luce di sviluppi significativi. Poi è anche chiaro che non si può pensare di ridiscutere la questione ogni cinque minuti.
  9. TRE persone NON sono "l'Italia", sia chiaro. Il fatto che queste tre persone abbiano effettivamente assunto le posizioni che descrivi avrebbe - in una dinamica costituzionalmente sana - una importanza molto relativa poiché in una democrazia il centro della vita politica è il Parlamento. Non scherziamo. Ora non voglio lanciarmi in un noioso e inopportuno pippone di diritto costituzionale, mi limito solo a prendere atto che il comportamento dell'attuale capo del governo rappresenta un'anomalia politica se non formale sicuramente sostanziale, ben dimostrata dal fatto che si guarda bene dall'interloquire con un Parlamento praticamente esautorato della sua funzione di indirizzo, funzione assunta in modo surrettizio e del tutto impropriamente dal presidente della Repubblica. E questo avviene proprio perché questi due signori conoscono i "loro polli", ovvero sanno benissimo che in Parlamento non vi è alcuna unità di intenti. Riguardo Francia e Germania, lì la situazione è meno complessa ma resta comunque la spada di Damocle degli effetti negativi delle sanzioni - che sono un'arma a doppio taglio - sull'economia europea. Edit: dimenticavo... è del tutto ovvio e pacifico che nel caso ucraino la ragione sta tutta da una parte (l'aggredito). Quando ho detto che "il più pulito ha la rogna" mi riferivo non al caso specifico ma alla storia pregressa dei principali protagonisti geopolitici di questa vicenda, una storia che non è certamente cominciata il 24 febbraio di quest'anno.
  10. Giusto. Fatto salvo il legittimo e sacrosanto desiderio della parte ucraina di respingere gli invasori, la questione deve essere considerata e analizzata in un contesto geopolitico più ampio. Non possiamo limitarci a pensare che l'obiettivo del Cremlino si limitasse (inizialmente) all'Ucraina e (poi, su scala più limitata) al Donbass e zone limitrofe. Inizialmente avevo avuto l'impressione che il tutto fosse stato essenzialmente causato dalla decennale "sindrome di accerchiamento" russa nei confronti della NATO. Ora però ho dovuto cambiare idea, perché il gioco si fa duro e ormai ci troviamo di fronte a una situazione che potrebbe spostare (e a mio avviso sposterà) tutti gli equilibri geopolitici su scala planetaria, a seconda che Putin "vinca" oppure che "perda", con tutto quello che possono significare entrambe le opzioni e le loro conseguenze. Questa è la prima volta dopo 70 anni che proprio nel cuore dell'Europa assistiamo a un conflitto non asimmetrico fra due eserciti regolari che si fronteggiano mettendo in campo il meglio di quel che hanno. Dal punto di vista geografico il fronte è piuttosto limitato e abbastanza periferico, ma dal punto di vista politico ritengo che la posta in gioco sia ben altra. Al momento noi italiani - che non ci smentiamo mai - stiamo applicando il più classico cerchiobottismo del quale siamo maestri riconosciuti, ma la situazione evolve verso la necessità di scegliere chiaramente se stare "di qua" o "di là", turandosi ovviamente il naso (perché - come si dice - il più pulito ha la rogna) ma assumendosene chiaramente la piena responsabilità. Non che a Parigi e a Berlino si agisca con chissà quale determinazione, in ogni caso...
  11. Penso che ormai a Putin non gliene potrebbe fregar di meno, del crollo totale dell'Ucraina. Fallito definitivamente l'iniziale disegno strategico di arrivare a Kiev in pochi giorni e sostituire l'attuale governo con un pupazzo teleguidato dal Cremlino, l'obiettivo realistico di Mosca è consolidare la conquista del Donbass. Questo comporterebbe i vantaggi di natura economica derivanti dallo sfruttamento delle notevoli risorse industriali e minerarie presenti in loco, ma soprattutto consentirebbe a livello propagandistico di presentare all'opinione pubblica quella "vittoria contro tutto e contro tutti" a cui il caro zio Vladimir aspira. Noi possiamo essere perfettamente consapevoli che in realtà l'invasione russa dell'Ucraina è stata dal punto di vista militare un vero disastro sia a livello di conduzione delle operazioni (almeno inizialmente) sia per quanto riguarda i costi assolutamente spropositati in termini di risorse materiali e di vite umane. Ma alla propaganda putiniana questi dati di fatto non interessano per niente, poiché al popolino verrebbe propinata esclusivamente la figura del grande condottiero che alla testa dell'eroica armata rossa è riuscito a raggiungere i suoi obiettivi pur essendosi trovato a fronteggiare l'esercito ucraino appoggiato e sostenuto da tutto l'Occidente e Davide contro Golia e bla e poi bla e poi ancora bla. Una roba con cui il patriottismo e il nazionalismo russo andrebbe letteralmente a nozze e che, contenendo oggettivamente anche qualche elemento di verità, costituirebbe una leva dialettica di grande efficacia da far valere anche nel dibattito politico occidentale da parte di fanboys putiniani e pacifondai assortiti. Insomma, se la Russia riesce a strappare manu militari il Donbass dalla sovranità ucraina, rimette in discussione la credibilità dell'Occidente e della stessa NATO: un risultato politico che a mio avviso sarebbe inaccettabile. Di conseguenza, è fondamentale per l'Occidente fare tutto quello che serve perché il conflitto in Ucraina duri ancora tanto a lungo da far sì che i russi non possano più proseguire la guerra per esaurimento delle risorse. Che non sono infinite.
  12. Vero. Ma se dovessi giocarmi il mio ultimo centesimo bucato, scommetterei che sarebbero gli ucraini a crollare un secondo prima dei russi. A questo punto, sono del parere che l'Occidente potrebbe aiutare l'Ucraina più efficacemente se la NATO concentrasse "a scopo dimostrativo" consistenti contingenti militari (ove per "consistenti" intendo almeno due o trecentomila soldati) in Polonia e nelle repubbliche baltiche, in modo da costringere i russi a spostare in quelle zone assetti che al momento sono molto utili nel Donbass. In tal modo si potrebbe allentare la pressione sugli ucraini e riequilibrare la situazione.
  13. La NATO non c'entra nulla con le sanzioni, che sono uno strumento di pressione politica, decise a livello politico da istituzioni esterne all'Alleanza Atlantica, peraltro non necessariamente concordi fra di loro (vedi il malpancismo franco-tedesco e i distinguo di comodo d'oltre oceano). Inoltre, le sanzioni sono efficaci solo nel medio/lungo periodo quindi non possono provocare effetti significativi nel breve termine di questi pochi mesi di guerra e dei prossimi cinque-sei, ammesso che il conflitto non si fermi prima. In tak caso, le sanzioni diventeranno uno dei fattori delle trattative a livello diplomatico. Quello che al momento mi sembra possa avere rapidamente un impatto molto più profondo sull'andamento del conflitto è il fattore umano: gli ucraini hanno la possibilità di gestire un fronte così complesso come quello attuale con un turn-over adeguato alla necessità di dare respiro a truppe impiegate continuativamente da mesi in prima linea? E' da questo punto di vista che il fattore tempo gioca a favore dei russi, che dispongono di risorse maggiori almeno numericamente anche se non necessariamente qualitativamente.
  14. Oddio, se si fosse trattato di un vero e proprio genocidio o di qualcosa paragonabile ai massacri etnici nella ex Jugoslavia, credo che si sarebbero trovate le prove e che gli stessi russi le avrebbero immediatamente mostrate all over the world. Ma dato che non mi risulta che l'abbiano fatto, sono del parere che il genocidio non esiste tranne che nella propaganda del Cremlino. Questo però non vuol dire che le popolazioni russofone del Donbass abbiano vissuto in un'oasi di pace e tranquillità nell'ultimo decennio: ritengo presumibile che vi siano state discriminazioni di vario tipo e che vi siano stati anche casi di intimidazioni, di violenze o di brutalità da parte di frange di esercito, polizia o milizie scarsamente controllate da Kiev, ma questo purtroppo - e sottolineo purtroppo - in questi casi fa parte del gioco e il più pulito ha la rogna. Senza bisogno di arrivare agli orrori jugoslavi, basta rivolgere lo sguardo alla storia dell'Irlanda del Nord e alla lotta senza esclusione di colpi fra l'IRA e il British Army e fra cattolici e protestanti, per non parlare della lunga scia di sangue lasciata nei paesi baschi a causa del confronto fra l'ETA, l'Ejercito de tierra e la Guardia Civil spagnola. Ma per tornare alla guerra in Ucraina, qualcuno poteva seriamente aspettarsi che l'arrivo di un esercito invasore non avrebbe portato a saccheggi, devastazioni, violenze, stupri e omicidi al di là delle inevitabili distruzioni che comportano le operazioni belliche? I crimini di guerra vengono SEMPRE commessi, da OGNI esercito, e anche in questo caso il più pulito ha la rogna: vedi gli americani in Vietnam, gli israeliani in Palestina, gli stessi russi in Afghanistan, in Siria e in Cecenia, ancora gli americani in Iraq e Afghanistan, i turchi nel Kurdistan e così via. C'è solo l'imbarazzo della scelta.
  15. Non è una novità: anche la propaganda è un'arma e - lo dico solo per prenderne atto, non per giustificarne l'uso - viene utilizzata sistematicamente da tutte le parti in causa, nessuna esclusa, in ogni conflitto. Del resto, nel caso attuale, è dall'inizio dell'invasione che il Cremlino ci tritura i maroni con la storiella della "denazificazione", una cosa che non sta in piedi da nessun punto di vista, sia perché l'Azov è comunque una minima parte dell'organico delle forze armate ucraine e sia perché anche storicamente la stragrande maggioranza degli ucraini che nella WWII presero le armi lo fecero combattendo con l'armate rossa e solo una piccola minoranza si schierò con i nazisti. @PJ83: salvo i casi in cui vi sono filmati che mostrano in diretta violenze e saccheggi, le prove - nel senso prettamente giuridico del termine - non ci sono. Per esempio, nel ben noto caso di Bucha, si hanno gravi e molteplici indizi e testimonianze di vario tipo come si può evincere da questo articolo, ma le prove sono un'altra cosa. Peer capirci, se troviamo per strada un cadavere su cui si trovano segni di torture e il segno di un colpo di pistola alla nuca, solo un'autopsia potrebbe dirci quale sia stata la reale causa della morte e quando è avvenuto il decesso, ma da qui a individuare chi ha materialmente eseguito le torture o l'assassinio ce ne corre. Poi è chiaro che nessuno di noi ha l'anello al naso e quindi possiamo benissimo immaginare cosa sia successo e farci una opinione precisa di chi siano i colpevoli.
  16. Che non tutti gli effettivi dell'Azov presenti a Mariupol prima dell'invasione russa potessero essere considerati dei neonazisti, è ragionevolmente possibile affermarlo. Stesso discorso vale per i sopravvissuti che si sono arresi. Andrebbe valutato tutto caso per caso. Ma questo non basta per sostenere la tesi che, per il solo fatto di essere stato inquadrato formalmente nelle forze armate ucraine, l'Azov si è "ripulito" dalla sua impronta ideologica neonazista originariamente presente quando era una milizia paramilitare. In ogni caso, se - per esempio - uno se ne va a spasso con il simbolo della SS-Panzer-Division "Totenkopf" tatuato sul corpo, sicuramente non appartiene a Medici senza Frontiere.
  17. Nel filmato non si vedono APC di sorta, il carro sembra agire isolato. Poi certo, ho sottolineato anch'io che presumibilmente in quel caso non vi fosse altro da fare, ma a mio avviso una cannonata contro un fante resta un errore tattico o la conseguenza di un errore a monte.
  18. Anche se apparentemente il carro non subisce gravi danni, questo è un esempio di scuola di cosa voglia dire per un MBT andarsene a spasso in un terreno favorevole alle imboscate senza l'accompagnamento della fanteria di appoggio. Notare che, per cercare di eliminare la minaccia incombente a ridottissima distanza, sembra che dal carro vengano sparate almeno due granate HE verso la presumibile posizione del fante nemico dotato di ATMG: in quel momento la cosa è resa virtualmente inevitabile dalla mancanza di opzioni alternative, ma economicamente rappresenta un vero spreco di preziose risorse.
  19. Beh, non ci possiamo stupire se viene effettuato tiro di controbatteria nei confronti di artiglierie dotate di mobilità limitata come appunto gli M777. Non aspettarselo sarebbe strano.
  20. Preferirei evitare il relativo trauma. Comunque mi riferivo - per fare un esempio - a pratiche come il seppuku, del tutto sconosciute in Occidente, o - per fare un altro esempio in un contesto più specificamente marziale - a una concezione dell'onore che non prevede opzioni come la resa al nemico vittorioso.
  21. Non stento a crederci, la Russia è enorme e ha una storia variegata di conseguenza. Probabilmente i territori a ovest degli Urali possono essere grosso modo considerati e riconosciuti come culturalmente europei a tutti gli effetti, con una maggiore accentuazione di tale identità nelle aree più industrializzate e nei grandi centri abitati e al netto di eccezioni derivanti da specifiche particolarità etniche. Da questo punto di vista, la volontà putiniana di "ri-russificare" l'Ucraina è totalmente antistorica e priva di senso logico perché caso mai è la Russia che dovrebbe rientrare nell'alveo europeo dopo la cesura causata dal comunismo e portata alle sue estreme conseguenze dalla guerra fredda. Posso invece capire che in aree dove per secoli vi è stato l'influsso di culture e filosofie di provenienza asiatica (Cina e Giappone, essenzialmente, ove il significato di una singola vita umana viene calcolato secondo parametro del tutto estranei all'Occidente) i valori di fondo possano essere ben diversi. Tuttavia ho la sensazione che l'elemento principale su cui il Cremlino conta per mantenere il consenso dell'opinione pubblica non sia tanto una supposta e fumosa identità culturale quanto piuttosto il fortissimo nazionalismo diffuso a tutti i livelli della società civile. Un elemento che sia a Kiev che in Occidente bisognerebbe tenere molto ben presente.
  22. Beh, in condizioni "normali", dal punto di vista storico la cosa avrebbe avuto il suo perché, visto che esiste un rapporto come minimo di 1 a 20 fra gli ucraini che hanno combattuto con i tedeschi e quelli che hanno combattuto con i sovietici. Gli ucraini quindi avrebbero avuto il pieno diritto di sfilare sulla piazza Rossa insieme agli altri alleati. Altro che nazisti.
  23. Esatto. Dopo tre mesi di guerra (quella stessa "operazione militare speciale" che avrebbe dovuto essere compiuta nel giro di una settimana), i russi contano decine di migliaia di uomini persi altre decine di migliaia feriti (se ci basiamo sulle esperienze storiche di conflitti non asimmetrici, il rapporto fra morti e feriti è all'incirca di 1 a 3), una quantità inimmaginabile di mezzi persi o distrutti e una serie di bandierine messe su località che vengono occupate ma che i russi NON riescono materialmente a controllare. Dopo tre mesi di guerra in cui l'aviazione russa avrebbe dovuto letteralmente spazzar via le brigate corazzate ucraine, esse dispongono ancora di mezzi corazzati e artiglieria semovente e trainata in quantità sufficiente da provocare catastrofici danni tattici al nemico. Dopo tre mesi di guerra, le brigate ucraine che i russi vorrebbero chiudere in una sacca nel teatro di Severodonestk hanno ancora libertà di movimento e, anche se per ipotesi l'accerchiamento riuscisse, gli ucraini vi hanno ammassato rifornimenti sufficienti per resistere per diversi mesi, il che vuol dire che i russi non possono attaccare perché subirebbero perdite inaccettabili e non possono nemmeno condurre una guerra d'attrito, tattica appropriata per chi si difende, non per chi deve attaccare. Bell'affare...
  24. Al di là della solita rituale propaganda, tanto più efficace nei confronti di coloro a cui è destinata quanto più abilmente mescola verità oggettive a panzane da clinica psichiatrica, il punto a mio avviso più interessante di tutto il discorso di Putin è che complessivamente dà la netta impressione di essere focalizzato essenzialmente sulla questione Donbass. Certo, vi sono diverse velate allusioni al fatto che Mosca non gradisca una Ucraina dotata di un dispositivo militare credibile (cioè organizzato alla maniera occidentale). Tuttavia nel discorso non sono stati riscontrati riferimenti a prospettive di disarticolazione politica dell'Ucraina - prospettive che invece erano state strombazzate ai quattro venti come una delle finalità dell'invasione - e si può quindi ipotizzare che da parte russa l'intento sarà di focalizzare gli sviluppi delle trattative diplomatiche essenzialmente sul futuro del Donbass rinunciando a ulteriori pretese territoriali sul territorio ucraino. In pratica: "noi avanzeremo il più possibile e quando sarà il momento di sedersi al tavolo del negoziato saremo su posizioni di forza per pretendere la definitiva rinuncia ucraina al Donbass in cambio del ritiro nostro dagli altri territori occupati".
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