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Athens

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  1. Articolo veramente ben fatto, quello di Foreign Affairs, che si fa leggere tutto d'un fiato anche da chi non è particolarmente a proprio agio con l'inglese. E in ogni caso, il traduttore di Google può aiutare molto. Nel merito, particolarmente significativa è la parte iniziale in cui il direttore della CIA e l'ambasciatore USA a Mosca dicono chiaro e tondo a Patrushev di essere perfettamente al corrente dei piani russi per invadere l'Ucraina, avvisandolo che in tal caso non se ne staranno con le mani in mano. Questo è già di per sé più che sufficiente per sfatare la vulgata secondo la quale i russi "hanno dovuto reagire per impedire che l'Ucraina entrasse nella NATO".
  2. La vacua superficialità dei media generalisti, se confrontata con le dettagliate analisi dei professionisti, ci ripropone ancora una volta il problema annoso del desolante quadro dell'informazione mainstream in Italia. Bufale ripetute all'infinito e senza alcun contraddittorio plausibile, diffuse a milioni di spettatori la maggior parte dei quali è totalmente inconsapevole e culturalmente priva del minimo sindacale di background culturale necessario per comprendere di cosa si stia parlando. Non ho parole, anzi le avrei. Ma sul web è anche peggio, arrivando a diffondere numeri letteralmente presi a caso senza nemmeno curarsi di citare direttamente le fonti secondo le quali le "stime attuali sulle vittime della guerra" fornirebbero quasi 160.000 perdite umane da parte ucraina e meno di 20.000 da parte russa. E non stiamo parlando di ragazzotti imberbi che spippano su TikTok, ma di personaggi molto seguiti con un consenso popolare politicamente rilevante, i quali, per colmo di ironia, arrivano loro stessi ad affermare che "in guerra la prima vittima è la verità". Con tali premesse, non si può fare a meno di interrogarsi su quali esternazioni siano solo estemporanee manifestazioni di inconsapevole ingenuità e su quali invece siano l'applicazione di una strategia ben precisa tendente a condizionare l'opinione pubblica. Sono sempre più convinto che la guerra ibrida sia già in atto e che, se da una parte gli ucraini abbiano già a disposizione gli strumenti di difesa per contrapporsi alle cannonate, l'opinione pubblica europea sia virtualmente priva delle difese necessarie per opporsi alla disinformazione.
  3. Infatti. Poi ci sarebbe anche da valutare la reale efficienza bellica di un mezzo che, anche se revisionato e riportato in condizioni di poter essere rimesso in linea, avrebbe probabilmente sistemi elettroottici e di comunicazione del tutto obsoleti oppure non rispondenti alle attuali necessità ucraine. Alcuni mesi fa la Slovenia ha fornito all'Ucraina alcuni dei suoi T-55 modernizzati con l'assistenza israeliana, sarebbe interessante poter capire se sono stati utilizzati e con quali risultati. In ogni caso, se Sparta piange Atene non ride: il problema della revisione e del ripristino alla piena efficienza di mezzi corazzati fermi da tempo riguarda quasi sicuramente anche i russi e le loro "migliaia e migliaia" di mezzi, dei quali non sappiamo quanti se ne dovrebbero cannibalizzare per riportare un singolo mezzo in piena operatività in caso di carenza di ricambi.
  4. Dipende. Se per "noi" intendiamo la NATO come soggetto geopolitico, c'è non solo la pazienza ma anche la convenienza a far durare la guerra in Ucraina ancora per il periodo di tempo necessario 1. per dissanguare economicamente la Russia, e 2. per far definitivamente capire a qualche "finto tonto" alleaten teutoniken (Bonvi mi scuserà) che legarsi a doppio filo alla Russia dal punto di vista delle forniture energetiche e dell'interscambio commerciale non è la migliore delle idee. Se invece per "noi" intendiamo l'Europa, che come soggetto geopolitico semplicemente NON esiste (con buona pace dei burocrati di Bruxelles, lato UE), allora dobbiamo tener conto degli umori delle opinioni pubbliche dei diversi paesi e dell'influenza che tali umori possono avere sulla politica locale. All'atto pratico, dato il ragionevole presupposto che per una serie di concretissime ragioni al momento non è possibile percorrere la strada della diplomazia, l'Europa dovrebbe entrare nell'ordine di idee che la guerra in Ucraina durerà a lungo e che come sua diretta conseguenza vi saranno inevitabili ripercussioni di sistema sull'economia europea: siamo in ballo, volenti o nolenti, e dobbiamo ballare. Questo sarà difficile da far accettare alle opinioni pubbliche di diversi paesi europei (Italia e Germania in primis) che per ragioni di convenienza economica ("stavamo tanto bene quando il gas ci arrivava regolarmente dai giacimenti dello zio Vladimiro e quando potevamo vendere le nostre Ferrari agli oligarchi moscoviti") o per totale impreparazione culturale ad affrontare direttamente o indirettamente un conflitto e le sue conseguenze ("evviva la pace, abbasso la guerra" ecc. ecc.) potrebbero manifestare sempre più insofferenza verso la scelta di continuare a stare dalla parte dell'Ucraina supportandola anche militarmente. E non mi stupirebbe se tale insofferenza venga sfruttata da soggetti politici che dovessero ritenere di trarne beneficio elettorale. Per dirla con una citazione da "Black Hawk down"... la situazione è fragile.
  5. La posta in gioco non è alta solo perché esiste un improbabile ma non eliminabile rischio di escalation nucleare o perché è necessario impedire che la Russia imploda politicamente come conseguenza di una sconfitta militare in Ucraina, ma anche perché se Putin riuscisse in qualche modo a vincere questa folle guerra prendendo l'Europa "per stanchezza", ne risulterebbero conseguenze niente affatto prevedibili per gli equilibri geopolitici a livello planetario. Putin in buona sostanza ha deciso di ribaltare il tavolo da gioco e vedere cosa succede. Per disinnescare questa bomba a orologeria bisognerebbe gestire pragmaticamente la questione Donbass, che è il casus belli più mediatico che sostanziale, per giungere alla conclusione che ormai quella regione non può più essere ricondotta alla completa sovranità ucraina come se nulla fosse accaduto in questi ultimi anni (cosa che in fin dei conti a Kiev non conviene nemmeno, poiché dovrebbe continuare a gestire una serie di rogne infinite), ma che d'altra parte non è nemmeno plausibile accettare come fatto compiuto i referendum farsa e la barzelletta dell'unificazione con la Russia (la quale del resto non dispone nemmeno delle risorse economiche per ricostruire il livello minimo di vivibilità di un territorio letteralmente devastato dalla guerra). Servirebbe una soluzione stile Kosovo con una forza di peace enforcing prima e di peace keeping poi sotto egida ONU e con contingenti di interposizione politicamente accettabili sia da Kiev che da Mosca, qualcosa che cristallizzi una sorta di autonomia amministrativa di quegli oblast per tutto il periodo di tempo necessario (anni, se non decenni) a far decantare i rancori etnici che oggi sono strumentalizzati politicamente da entrambe le parti in causa senza che questo possa essere interpretato come una sconfitta né da parte ucraina e né da parte russa. Ma il problema è che l'ONU è ormai solo l'ectoplasma di sé stesso, e non riesco a vedere in giro nessun'altra entità sovranazionale che possa considerarsi realmente terza ed equidistante fra i due litiganti.
  6. Alquanto originale la reazione della diplomazia cinese, che "protesta" per non essere stata avvertita dell'intenzione statunitense di abbattere il pallone ma che a sua volta non si è affatto preoccupata di avvertire gli USA che un loro pallone, forse fuori controllo, avrebbe sorvolato lo spazio aereo americano. Pechino invierà a Washington la fattura per il rimborso dei danni derivanti dalla perdita dell'aeromobile?
  7. Una singola batteria SAMP/T proteggerebbe una... "parte cospicua" del terreno ucraino?
  8. Ho trovato questo articolo in cui, fra le solite stucchevoli banalità qualunquistiche, si fa cenno alla ipotesi del refurbishing dei Leopard 1 italiani considerandola poco plausibile. Allego screenshot della parte significativa dell'articolo, presumendo che la "fonte del ministero" sia attendibile.
  9. Non può evitarlo, se presupponiamo - come logica vuole - che gli "aiuti" non siano certamente decisi dall'oggi al domani ma siano nient'altro che una serie di tappe di un cronoprogramma già definito, concordato e pianificato da tempo ai massimi livelli della politica euroatlantica. Riguardo la guerra ibrida, era in effetti prevedibile che i principali obiettivi potessero essere la Germania (per le note ragioni storiche e culturali) e l'Italia (dove c'è il Papa, che è il soggetto pubblico più autorevole nel parlare di pace). La triade "mezzi corazzati-fanteria meccanizzata-artiglieria semovente" è in buona sostanza il classico modello occidentale di massa d'urto in cui la fanteria sfonda il fronte, l'artiglieria martella le retrovie nemiche e i carri si incuneano nei varchi dilagando in profondità. Anche il rapporto 2:1 fra IFV e MBT è proprio quello codificato a livello NATO, e in questo caso non mi sembra affatto casuale. Segnalo questa interessante live sul canale YouTube di Peter Ironborn in cui proprio il Col. Stirpe spiega accuratamente questa dottrina. Quindi tutto sta a indicare la preparazione di "qualcosa di grosso" da parte ucraina, anche se ovviamente sapremo "dove" e "quando" solo nel momento in cui avverrà.
  10. Interessante. In ogni caso, se Cooper sottolinea che la fanteria ucraina ha subito notevoli perdite di APC e IFV, la lunga lista di mezzi similari arrivati o previsti in arrivo dall'Occidente appare appunto finalizzata a ricostituire, insieme a queste perdite, la mobilità tattica della fanteria di Kiev. A cosa servirà? Beh, naturalmente per noi ora è difficile ipotizzare cosa succederà in futuro e come verranno utilizzate le rispettive forze in campo. Fino a questo momento, possiamo constatare che da parte ucraina i politici hanno fatto il loro mestiere, i generali pure, e non sembrano essersi verificate reciproche significative intromissioni nelle rispettive sfere di azione. Da parte russa, invece, sin dall'inizio la conduzione delle operazioni appare essere stata gravemente influenzata da nefaste e controproducenti interferenze politiche. Tutto sta a capire, quindi, se il futuro ci riserverà lo stesso rispettivo approccio. Se è vero che la definizione degli obiettivi strategici di una guerra è compito della politica, è altrettanto vero che spetta ai portatori di stellette dire se tali obiettivi sono realistici e spetta alla politica prestarvi la debita attenzione. Nel caso in questione, sono curioso (per quanto possa essere ammissibile la "curiosità" in relazione a una spaventosa carneficina come quella a cui assistiamo) di vedere se a Mosca hanno capito la lezione e se a Kiev restano con i piedi per terra.
  11. Leo1, direi buoni solo per le brigate meccanizzate come supporto alla fanteria. Osservo che già da tempo l'esercito ucraino sta ricevendo soprattutto materiale atto ad aumentare la mobilità tattica della fanteria, il che rappresenta il primo passo logico per preparare un'offensiva su vasta scala. A seguire arrivano gli MBT, e infine gli aerei per CAS/BAI. La cosa ha una sua logica. Da parte russa, invece, stando alle dichiarazioni di Stirpe e di altri commentatori che osservano la moria di IFV ruotati o corazzati, la fanteria sembra passata dal rango di "meccanizzata" a quello di "forse meccanizzabile", il che non deporrebbe particolarmente a favore della possibilità pratica che i russi possano imbastire puntate offensive di formazioni corazzate mancando il supporto di una fanteria di accompagnamento che sia in grado di seguire l'avanzata dei carri allo stesso ritmo di questi ultimi.
  12. La domanda sarebbe stata attuale in un'Europa ante-NATO e ritornerebbe sicuramente a esserlo in una ipotetica Europa post-NATO. Al momento non lo è (per fortuna) poiché la competizione fra i vari paesi europei è rimasta sul piano economico ma non esiste più la preoccupazione per la pace a causa di eventuali politiche aggressive di un vicino armato o riarmato fino ai denti. La storia stessa della NATO ha dimostrato il suo ruolo determinante nell'azzerare tale preoccupazione: gli unici conflitti verificatisi in Europa dopo la nascita della NATO si sono verificati in nazioni non NATO (Jugoslavia e Ucraina), mentre le tensioni fra litigiosi vicini (Grecia e Turchia) all'interno dell'Alleanza sono state comunque mantenute entro i livelli di guardia. Quindi, lunga vita alla NATO. Semmai, con un po' di giustificata malizia, qualcuno potrebbe affermare che esiste almeno un componente dell'Alleanza in cui il dominante sentimento popolare spazia volentieri dal classico "armiamoci e partite" sino al "riarmatevi voi, così ci potrete difendere se qualcuno ci attacca" per arrivare al "riarmarsi è inutile e le uniche spese militari accettabili sono l'acquisto di un telefono con cui chiamare l'aggressore e dichiarare di arrendersi".
  13. Mah, dal tenore degli articoli non mi sembra che Biden abbia detto alcunché di significativo e men che meno definitivo. Se caccia F-16 arrivassero in Ucraina direttamente dalle scorte USA o da altri paesi che ne dispongono, per gli ucraini all'atto pratico non cambia nulla. E in ogni caso, non penso che una scelta del genere possa essere figlia di decisioni estemporanee prese in un momento qualsiasi. I caccia hanno un significato sul teatro ucraino solo se ci sono anche i piloti addestrati a farli volare, gli specialisti addestrati a curarne la manutenzione e tutto il supporto logistico e operativo necessario. Non sono cose che si improvvisano dall'oggi al domani, quindi sarebbe logico supporre che il tutto sia già stato deciso e programmato da tempo, in un senso oppure nell'altro, e che le dichiarazioni dei politicanti siano solo fumo negli occhi.
  14. Beh, trattandosi di una sorta di confronto sulla distanza a chi resiste meglio alle sanzioni occidentali (la Russia che le sta subendo o l'Europa che le sta attuando ma che risente comunque di inevitabili conseguenze interne da esse stesse prodotte) nonché allo stress indotto dalle risorse economiche necessarie per tenere in piedi la guerra, per farsi un'idea attendibile delle rispettive criticità e delle prospettive future sarebbe necessario valutare i numeri relativi a entrambi i contendenti. Poi naturalmente entrano in gioco anche altri fattori, come per esempio la capacità delle rispettive economie di risollevarsi dalla crisi indotta, e di farlo in tempi sufficientemente rapidi, ed è proprio qui per la Russia la vedrei piuttosto dura.
  15. Ah, questo non lo so. L'articolo citato da Stirpe resta sul generico non essendo - almeno ufficialmente - stata presa alcuna decisione in merito, e di conseguenza non fornisce indicazioni su quali modelli del Viper potrebbero essere assegnati a Kiev. Resta comunque la questione politicamente rilevante che il Congresso continua a mettersi di traverso rispetto alle richieste del simpaticone di Ankara mentre assume un atteggiamento più possibilista verso l'Ucraina.
  16. Sempre da fonte Stirpe su FB, viene riportata questa notizia. https://www.politico.com/amp/news/2023/01/28/pentagon-send-f-16s-ukraine-00080045?fbclid=IwAR30zLooKVqWulF9P8FDf8bRTLQzVj7TnQ6Al_2WM_DlaMdbXRQXjeQZ62k E forse Erdogan rosica, perché gli F-16 li vorrebbe lui.
  17. Beh, diciamo che il rapporto Cina-Russia è una situazione un po' diversa rispetto a quella che avevo citato io, perché tutto sommato sia Cina che Russia possono essere considerate entrambe "grandi potenze" e almeno per il momento non si pone la questione che una delle due possa correre il pericolo di essere fagocitata dall'altra. Io mi riferivo al rapporto fra una grande potenza e un soggetto geostrategicamente di livello inferiore. Nel caso della guerra in Ucraina, comunque, non riesco ancora a comprendere il ruolo che intende svolgere la Cina, presumibilmente combattuta fra l'interesse politico a far sì che l'Occidente (USA in primis) dreni sempre più risorse indebolendosi per sostenere Kiev e l'interesse economico a far sì che la crisi economica ed energetica non vadano a incidere drammaticamente sulle esportazioni cinesi proprio nei confronti dell'Occidente e dell'Europa in particolare, che rappresenta per Pechino un mercato di importanza immensamente superiore rispetto a quello russo. Ho vagamente idea che nella Città Proibita mollerebbero il caro zio Vladimir nel momento stesso in cui dovessero constatare una caduta significativa dell'export cinese.
  18. A quanto già detto da altri aggiungo che c'è una sorta di "regoletta geopolitica" che prevede che una nazione "piccola" non debba mai allearsi con una nazione "grande" che si trovi in diretta prossimità dei suoi confini ma che sia decisamente più prudente che si allei con un'altra nazione "grande" situata a distanza geografica ben maggiore. La ragione è semplice e consiste nell'alta probabilità di essere fagocitati o essere comunque considerati come una pertinenza da parte dell'ingombrante e scomodo "alleato" limitrofo, mentre un alleato non confinante avrebbe ben maggiori difficoltà a farlo, quanto meno per ragioni logistiche. Nel caso dei paesi baltici, la Russia è appunto lo scomodo vicino che in teoria potrebbe farne un sol boccone: infatti con l'Ucraina ci ha provato. Da cui la scelta di entrare nel club NATO, la cui grande potenza dominante - gli Stati Uniti - non ha alcuna ambizione di farne una propria colonia in stile Bielorussia. A notar bene, il discorso vale anche altrove: Cuba, per esempio, ha sempre sofferto della vicinanza USA e si è quindi buttata ben volentieri fra le braccia dell'URSS, così come Taiwan si è legata mani e piedi agli USA per proteggersi dall'ingombrante vicino della Cina continentale che non vede l'ora di riannettersela.
  19. Essendo completamente digiuno dell'argomento, c'è qualcosa che non mi quadra, a livello di dottrina d'uso dei mezzi corazzati nel contesto ucraino. Sta passando un po' dappertutto l'idea che i carri che arriveranno dall'Occidente saranno utili per arginare una ipotetica offensiva russa dopo il disgelo primaverile. Questa storia mi lascia perplesso, anzi, non mi convince affatto. Se guardiamo al passato, a partire dalla WWI quando fecero la loro comparsa i primi tank, proseguendo per l'uso che ne fu fatto nella WWII nei fronti africano, francese e russo, poi nelle guerre arabo-israeliane e infine in Desert Storm, ci rendiamo conto che l'arma corazzata ha sempre trovato la sua più efficace espressione nella guerra di movimento e in un ruolo prettamente offensivo. L'utilizzo dei carri armati in compiti difensivi in un fronte statico si è sistematicamente rivelato un disastro (vedasi operazione Compass, per dirne una). In questo contesto sono sempre stati i cacciacarri della fanteria meccanizzata e l'artiglieria a fare la parte del leone. Trovo quindi contraria a tutte le precedenti esperienze belliche la narrazione secondo la quale Leopard e Abrams verrebbero direttamente utilizzati come "muro difensivo" nei confronti delle colonne corazzate russe. Caso mai, sarebbe più appropriato ipotizzare che le formazioni corazzate ucraine verrebbero tenute di riserva a sufficiente distanza dal fronte, in modo da poter essere impiegate in rapide puntate o in manovre di avvolgimento dell'avversario, ma comunque in un contesto estremamente dinamico. Questo però presuppone necessariamente che l'Ucraina possa disporre della quantità di mezzi ragionevolmente necessaria per effettuare manovre di portata più strategica che tattica. E quindi si torna al discorso dei numeri. Ne servono tanti, e prima arrivano meglio è.
  20. Erdogan vuole gli F-16 che il Congresso ha bloccato. https://stream24.ilsole24ore.com/video/mondo/biden-favorevole-invio-f16-turchia-serve-ok-congresso/AEL6rPjB
  21. Tutto quadra, in effetti. Un cretino "casualmente" simpatizzante per la Russia, che notoriamente vede come il fumo negli occhi l'adesione di Svezia e Finlandia alla NATO, compie un atto che "casualmente" mette il caro Tajjip in condizioni di poter fare una bella passerella mediatica davanti all'ala integralista dei suoi simpatizzanti e guadagnare consenso elettorale proprio fermando il processo in corso. La domanda è una sola: cui prodest? La risposta è ovvia. L'unica cosa che non mi è chiara è la ragione per cui il cretino non sia stato fermato con un qualsiasi pretesto dalle autorità svedesi.
  22. Intanto, la Turchia si è messa di traverso riguardo l'adesione svedese alla NATO. A Mosca non hanno comunque alcun motivo di essere soddisfatti per questo intoppo, a cui presumibilmente si porrà rimedio solo dopo che Erdogan sarà stato riconfermato presidente alle imminenti "elezioni libere e democratiche", perché la Finlandia appare comunque decisa a entrare nella NATO senza attendere che venga risolta la grana svedese.
  23. Presupponendo (con la dovuta cautela) che i carri arrivino, quali che siano, a questo punto si apre la delicata questione del loro utilizzo. Se gli stati maggiori russi non si sono completamente giocati il cervello, sarà loro interesse cercare di costringere gli ucraini a utilizzare subito - e quindi "spendere" nel senso di usurare o anche perdere - i carri man mano che si rendono disponibili evitando quindi che nelle retrovie di Kiev vengano ammassate quantità di MBT tali da poter costituire la massa critica necessaria per future operazioni offensive di valore strategico. Staremo a vedere se gli ucraini sapranno resistere al desiderio di buttare nel calderone i nuovi carri a spizzichi e bocconi replicando la stessa tragica e fallimentare modalità operativa adottata dei francesi nella WWII.
  24. Ne convengo. Tuttavia in questa strana guerra in cui la logica è sopraffatta dalla propaganda (vedasi per esempio l'insensato e costosissimo accanirsi dei russi su Bakhmut solo per espressa volontà del caro zio Vladimir), un sistema missilistico c/a potrebbe essere attaccato non solo per eliminare - come la logica prevede - la protezione di un obiettivo ritenuto sensibile da attaccare successivamente con maggiore libertà d'azione, ma anche semplicemente per poterne strombazzare la distruzione sui media "costi quel che costi". E poiché non esistono obiettivi invulnerabili, non possiamo escludere che un eventuale attacco di saturazione portato su un singolo sistema potrebbe comunque raggiungere lo scopo di distruggerlo oppure renderlo inefficace. Certo, il prezzo pagato in termini di risorse impiegate potrebbe essere talmente spropositato da sconsigliare tale opzione, ma ripeto, logica e buon senso da parte russa sembrano aver trovato rifugio in qualche altro universo sconosciuto. Convengo anche su questo, ma questa dottrina non è utilizzabile sul teatro ucraino perché i possibili obiettivi da spianare sono in territorio russo e non possono essere attaccati senza conseguenze politiche che l'Occidente ovviamente non ritiene accettabili. Vero, ma la scarsità di risorse è un limite oggettivo di entrambe le parti. Se da parte russa il consumo spropositato e demenziale di preziosi vettori non ha affatto portato alle conseguenze sperate, non è detto che a Mosca e dintorni non imparino la lezione cercando di ripagare della stessa moneta l'avversario facendo consumare agli ucraini la maggior quantità possibile di Aster 30 e MIM-104, le cui scorte non sono certamente infinite. L'auspicio è che gli ucraini sappiano continuare a centellinare e utilizzare in modalità cost effective, come tutto sommato hanno ben fatto finora, le risorse messe loro a disposizione.
  25. Ipotizzo. Se ti privi di materiale, magari non proprio di ultima generazione, è presumibile che poi dovrai comprarne altro magari più moderno di quello di cui ti sei liberato. Un'ottima occasione per rinfrescare il proprio parco veicoli, come hanno già fatto in tanti, Polonia in primis. E non è detto che tale "atto di generosità" non venga poi ricompensato in futuro con condizioni di acquisto favorevoli quando si tratterà di fare la spesa per i nuovo carri: penso per esempio alla Germania, che si toglierebbe da grossi imbarazzi politici se le forniture di carri, quali che siano, da altre nazioni verso l'Ucraina crescessero sino a non rendere più impellente la partecipazione tedesca a tale fornitura. In effetti. Come avevo già sottolineato per quanto riguarda la fornitura di un singolo sistema SAMP-T all'Ucraina, il trascurabile vantaggio tattico di disporre di tali assetti in quantità limitate non sarebbe adeguatamente compensato dalla criticità di doverli proteggere adeguatamente. Quando finirà questa guerra, presumo che una delle lesson learned sarà proprio il fatto che il trasferimento ad altro scenario di singoli elementi di un sistema di difesa altamente integrato non produce all'atto pratico la stessa efficienza operativa che tali elementi possono fornire quando essi operano nel sistema originario, inteso nel suo complesso, che moltiplica in misura rilevante la forza di ciascun suo componente.
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