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Athens

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  1. Ipotizzo. Se ti privi di materiale, magari non proprio di ultima generazione, è presumibile che poi dovrai comprarne altro magari più moderno di quello di cui ti sei liberato. Un'ottima occasione per rinfrescare il proprio parco veicoli, come hanno già fatto in tanti, Polonia in primis. E non è detto che tale "atto di generosità" non venga poi ricompensato in futuro con condizioni di acquisto favorevoli quando si tratterà di fare la spesa per i nuovo carri: penso per esempio alla Germania, che si toglierebbe da grossi imbarazzi politici se le forniture di carri, quali che siano, da altre nazioni verso l'Ucraina crescessero sino a non rendere più impellente la partecipazione tedesca a tale fornitura. In effetti. Come avevo già sottolineato per quanto riguarda la fornitura di un singolo sistema SAMP-T all'Ucraina, il trascurabile vantaggio tattico di disporre di tali assetti in quantità limitate non sarebbe adeguatamente compensato dalla criticità di doverli proteggere adeguatamente. Quando finirà questa guerra, presumo che una delle lesson learned sarà proprio il fatto che il trasferimento ad altro scenario di singoli elementi di un sistema di difesa altamente integrato non produce all'atto pratico la stessa efficienza operativa che tali elementi possono fornire quando essi operano nel sistema originario, inteso nel suo complesso, che moltiplica in misura rilevante la forza di ciascun suo componente.
  2. Dal punto di vista propagandistico questi invii di piccole quantità o addirittura di singole unità di sistemi d'arma particolarmente sofisticati e costosi potrebbe risultare poco utile tenendo conto che tali sistemi potrebbero certamente entrare in testa alla lista russa di obiettivi privilegiati, e mi stupirei se ciò non accadesse considerando l'eco mediatica che potrebbe avere la distruzione di una batteria Patriot o Samp-T. Già me la immagino il caro zio Vladimir che ne fa l'annuncio urbi et orbi, pettoruto e tronfio come un pavone di fronte alla platea in estasi. In pratica il dispiegamento di tali assetti dovrebbe essere accompagnato da un corollario di altri sistemi difensivi atti a "difendere dagli attacchi missilistici le batterie dispiegate per difendere il territorio dagli attacchi missilistici". Mah...
  3. Questa è in sostanzialmente una spiegazione più articolata del mio accenno alle politiche di globalizzazione, che oggi col senno di poi appaiono essersi dimostrate inadeguate perché basate sul concetto erroneo che la fine della guerra fredda avrebbe portato a un mondo "unipolare" mentre invece il confronto fra diversi attori geostrategici non è mai cessato ma si è semplicemente spostato sul campo naturalmente connesso all'espansione della società tecnologica, ovvero la competizione per le risorse energetiche. Ci sarebbero interessanti questioni da sviluppare al riguardo, ma mi fermo qui perché andremmo inevitabilmente OT.
  4. Sì, concordo. L'Occidente si trova nello sgradevolissimo dilemma diplomatico per cui non può certamente consentire a Putin di vincere ma a sua volta non può nemmeno permettersi a cuor leggero di far sì che il caro zio Vladimir perda, con le possibili conseguenze di un tracollo politico della Russia oppure - e non so quale dei due scenari sarebbe peggio - di determinare la sua sostituzione al Cremlino con uno più fuori di testa di lui. Di fronte a questo, gli odierni e spiacevoli capricci tedeschi sono niente.
  5. Se non erro, Schroeder dovrebbe essere "solo" il presidente del comitato degli azionisti di Nord Stream AG, azienda controllata da Gazprom e con sede in Svizzera cui il CEO è Matthias Warnig. Entrambi si sono peraltro dimessi dal consiglio di amministrazione di Rosneft Oil, società petrolifera controllata dal governo russo. In ogni caso, non è affatto strano che Schroeder abbia ricoperto quella carica, in considerazione dell'importanza strategica di Nord Stream per la Germania. Il gasdotto, peraltro, è stato costruito con il determinante contributo delle italiane Snam e Saipem. Per quanto riguarda il sostegno occidentale all'Ucraina, non si può certo dire che si sia fatto poco. Le forze armate ucraine beneficiano da anni del supporto addestrativo e dottrinario occidentale, e i risultati di questa riorganizzazione si sono ben visti sia con la (imprevista e sorprendente nella sua efficacia, per noi non addetti ai lavori) resistenza iniziale all'invasione russa, sia con il costante supporto di intelligence occidentale (se a Kiev sanno quasi in tempo reale tutto ciò che succede nelle retrovie russe non è certamente casuale) e sia con l'efficienza con cui hanno rimpolpato l'esercito con i riservisti. Per riassumere, possiamo certamente dire che se finora l'Ucraina non è caduta il merito è proprio del supporto economico e militare occidentale. Riguardo il ramo "politico" della guerra, ovvero quello che non si gioca sul campo di battaglia ma riguarda il tentativo russo di influenzare pro domo propria l'opinione pubblica occidentale per scalfirne dal basso il consenso alle istituzioni delle singole nazioni e delle organizzazioni comunitarie, è sicuramente un aspetto da tenere in debita considerazione proprio in virtù del fatto che in Occidente i governi sono democratici e devono rispondere ai propri cittadini in misura ben più determinante di quanto possa avvenire in un regime dispotico come quello russo. Quanto la cautela occidentale nell'armare sempre più, sempre meglio e sempre più rapidamente l'Ucraina dipenda da questi elementi di disturbo politico piuttosto che dall'intento di non alzare la tensione militare e diplomatica a livelli che potrebbero diventare non controllabili, è cosa su cui ciascuno può formarsi una sua opinione. Io propendo per la seconda ipotesi.
  6. Non comprendo a quali ragioni ti riferisci e cosa intendi per "suicidio": suicidio militare? politico? economico? Dal punto di vista militare, l'unica possibilità di ipotizzare un suicidio è nel contesto del verificarsi di una guerra atomica si vasta scala, in cui però la conclusione è brevemente e inesorabilmente descritta dall'acronimo MAD. Si tratterebbe di un suicidio globale. Dal punto di vista politico, potremmo parlare di suicidio solo se si spezzasse il legame euroatlantico costituito dalla NATO. Mi sembra un'ipotesi molto astratta. Dal punto di vista economico, invece, la guerra ucraina sta effettivamente rimettendo in discussione il totem della globalizzazione, ma è ancora troppo presto per fare previsioni di lungo periodo.
  7. Ho l'impressione che sarà proprio questa guerra, e le sue conseguenze sull'Occidente, a chiudere il momento storico della crisi di identità europea. Per loro natura, i conflitti non si prestano facilmente a favorire da parte di paesi terzi scelte politiche di neutralità fra due contendenti a meno che il soggetto neutrale non fosse storicamente tale già prima dello scoppio delle ostilità (vedi Svizzera). Nel caso ucraino al momento si è verificato addirittura l'opposto, ovvero due nazioni non propriamente neutrali ma comunque "non NATO" come Svezia e Finlandia che hanno colto l'occasione di entrare nell'Alleanza. Riguardo la possibilità di vedere in un futuro più o meno prossimo qualche nazione dell'Occidente in cui si formino maggioranze politiche esplicitamente favorevoli al caro zio Vladimir, tenderei a escluderlo. Un soggetto politico che adottasse questa linea andando contro le posizioni di UE e NATO diventerebbe immediatamente un paria o un appestato, con tutte le conseguenze del caso. No, il prezzo da pagare sarebbe troppo alto.
  8. In linea generale è così, ma nel caso specifico la questione per quanto riguarda i tedeschi è più complessa: la Germania ha un bisogno disperato di gas perché le loro fonti di energia idroelettrica sono irrilevanti, perché ha da tempo virato verso la rinuncia (folle) al nucleare, perché le rinnovabili (essenzialmente fotovoltaico) non sono assolutamente in grado di sostenere una quota significativa del fabbisogno energetico tedesco, che oggi è basato soprattutto sul carbone che inquina come se non ci fosse un domani. Da cui, la vitale importanza dei gasdotti Nord Stream. Senza il gas russo, Berlino va ineluttabilmente verso il disastro energetico. Le remore tedesche nel collaborare alla spallata occidentale in Ucraina sono quindi basate su ragioni che dal loro punto di vista sono estremamente concrete.
  9. Se le cose stanno in questi termini, è evidente che ci (ri)troviamo di fronte a interessi contrapposti di USA e Germania. I tedeschi guardano a quello che avverrà dopo il termine del conflitto e il loro principale interesse è non guastare eccessivamente i rapporti con la Russia, che prima del 24 febbraio 2022 era il loro principale fornitore energetico. Cosa da sempre vista come il fumo negli occhi da Washington. Peccato però che gli USA sarebbero capacissimi, se volessero, di inviare a Kiev un paio di centinaia di Abrams in modo da "accontentare" Berlino e non far fare ai tedeschi la figura di quelli che hanno dato il colpo finale al caro zio Vladimir con i loro carri armati. Io però non accantono l'ipotesi che queste potrebbero essere solo schermaglie di facciata e che le decisioni siano già state prese di comune accordo. Esistono tempi precisi per organizzare il tutto per bene, addestrare gli equipaggi ed organizzare la catena logistica non è cosa che si fa dall'oggi al domani. Staremo a vedere.
  10. Limitazioni politiche e cautele tecnologiche premettendo (vedi per esempio il rifiuto svizzero di concedere il permesso all'esportazione in Ucraina degli Skyguard o le questioni di riservatezza delle tecnologie delle corazzature Chobham di Challenger e Abrams), il buon senso presupporrebbe di cercare di evitare ulteriori deliri logistici in merito alle forniture di sistemi d'arma. Se AH-64, A-10 e F-16 sono presumibilmente disponibili a stock in quantità adeguate alla bisogna e non è che abbiano alternative numericamente e tecnicamente plausibili fra i paesi NATO/UE, per gli MBT il discorso è diverso: logica imporrebbe di ricostituire la componente corazzata ucraina attingendo alle scorte di un solo modello, che in questo caso potrebbe essere il Leo2, sicuramente disponibile in quantità notevoli nelle sue diverse versioni. Ipotizzare il contemporaneo utilizzo di Abrams, Leo2 e quel che resta degli MBT ex sovietici mi sembra qualcosa di superiore ai più sfrenati deliri di certe nazioni asiatiche (India, per non far nomi).
  11. A quanto pare, la Svizzera si mette di traverso e non concede ai supporters europei dell'Ucraina il permesso di fornire a Kiev gli Skyguard. Forse questo è il motivo per cui gli Spada dismessi dagli italiani sono ancora coconizzati e non hanno preso la via dell'est anche loro. https://aresdifesa.it/la-svizzera-blocca-la-cessione-allucraina-dei-sistemi-aspide-spagnoli/?fbclid=IwAR0aSFi4GeDDh6A8jOwOaWEFkJ3yz17jd2qcxcTPCQUBdAlg7UmGc9UUqdQ
  12. Ma se anche ammettessimo che Klishchiivka sia stata effettivamente conquistata, o anche se lo fosse prossimamente insieme a Bakhmut e Soledar (abbondo...), tatticamente la cosa mi risulta del tutto incomprensibile. In quella zona l'unico obiettivo veramente significativo sarebbe Kramatorsk, sia perché è il capoluogo del distretto e sia perché lì c'è la ferrovia. Ma da quel che leggo da parte di accreditati analisti (cito ad esempio il Col. Stirpe), sarebbe da escludere categoricamente che i russi al momento dispongano di forze sufficienti per provare ad attaccare Kramatorsk. L'ipotesi di conquistare la linea Klishchiivka-Bakhmut-Soledar mi pare priva di senso anche supponendo che ciò sia finalizzato a costituire un migliore fronte difensivo per contrastare future avanzate ucraine in direzione sud-est: dall'osservazione dell'orografia del territorio, ci rendiamo conto che non esistono in quella zona colli di bottiglia naturali che consentano a un difensore di costringere l'attaccante a seguire un percorso obbligato su cui potersi attestare e bloccarne l'avanzata. Insomma, la cosa non ha un senso logico tranne che in ottica politico/propagandistica. Sempre ammesso che le pesantissime perdite finora subite giustifichino tale risultato.
  13. A breve sicuramente no, prima di aprile non servirebbero, vista comunque la necessità di far passare il periodo del fango primaverile per dare la necessaria mobilità ai veicoli logistici che dovrebbero supportare l'offensiva. Comunque, numericamente i carri ci sono (parlo ipoteticamente di Leo1 per le brigate meccanizzate e Leo2 per quelle corazzate). Quindi la questione è essenzialmente politica, come sempre. E qualsiasi sia l'approccio politico al problema da parte dei diversi attori europei e d'oltre Atlantico, c'è un dato di fatto ineludibile: poiché l'Ucraina dipende integralmente dall'Occidente per lo sforzo bellico, e poiché per vincere questa sciagurata guerra serve compiere operazioni offensive in cui le masse corazzate sono assolutamente imprescindibili, l'Occidente si trova di fronte alla scelta se permettere agli ucraini di vincere ricacciando i russi al di fuori dei confini ante invasione o se invece consentire ai russi di raggiungere i propri obiettivi strategici, che sia per via militare o diplomatica poco importa. Non c'è una terza opzione. Qualsiasi sia la conclusione della guerra, sarà l'Occidente nel suo complesso a risultare vincitore o sconfitto, e questo la politica DEVE saperlo. Cercare di tirarsi indietro ORA... è troppo tardi, e del resto è stato già troppo tardi nel momento stesso in cui è stata presa la decisione di supportare Kiev all'inizio del conflitto. Per cui, non le cancellerie ma la logica e l razionalità ci dicono che a la guerre comme a la guerre. La ovvia conseguenza di questo ragionamento è che i carri dovranno arrivare, e in numero sufficiente. Spero di non sbagliarmi, perché continuare a tempo indeterminato con la guerra d'attrito sarebbe un disastro umano e materiale sia per l'Ucraina che per l'Occidente. Questa guerra deve finire il più presto possibile.
  14. Punto 1: beh, se i mezzi efficienti sono Leo2 o Challenger, il fatto di non essere proprio versioni "up to date" non rappresenta di per sé un problema se sono utilizzati correttamente. Dipende tutto dal contesto operativo. Punto 2: ogni carro armato ha manutenzione "da campo". E' una questione di addestramento di equipaggio e specialisti. Punto 3: facendo i conti della serva, per condurre plausibili operazioni offensive dovrebbero essere messe a disposizione degli ucraini almeno 5-6 brigate corazzate (quindi 5-600 carri), di cui almeno tre brigate da impiegare sulla direttiva principale di attacco, una per un attacco diversivo, una in riserva e una per tappare eventuali buchi. In assenza di tale presupposto, non credo che gli ucraini attaccherebbero. Punto 4: si presume che F-16 e A-10 o roba del genere arrivi in quantità sufficiente per fornire il necessario supporto tattico ravvicinato. Punto 5: l'intelligence al momento non è un problema, visto che gli ucraini sono in grado di avere una idea precisa in tempo quasi reale di tutto ciò che avviene nelle retrovie nemiche. E i russi invece no. Punto 6: gli ucraini hanno imparato a usare M109 e Himars molto rapidamente. Anche qui, tutto sta a capire la qualità dell'addestramento che l'Occidente è/sarà in grado di fornire loro, nonché le tempistiche necessarie. Poi c'è anche da dire che, contrariamente a quanto hanno fatto gli stati maggiori russi, che si sono sempre piegati alle direttive del potere politico combinando disastri, finora gli stati maggiori ucraini hanno agito in autonomia e non hanno sbagliato niente. Mi auguro che continuino così e che non si avventurino in azzardi rischiosi. Punto 7: con la propaganda non si vincono le guerre, gli Armata sono al momento mezzi che non hanno dimostrato ancora quale sia la loro effettiva valenza bellica, e non vedo ragione per considerare un LeoA4 operativamente inferiore a un T90 o a un T72 aggiornato, anche senza tener conto della capacità dei comandanti di condurre i loro eserciti in modo corretto e la - questa sì indiscutibile - enorme differenza di motivazione fra gli ucraini a giusta ragione incazzatissimi e pronti a morire per la propria terra e i russi che probabilmente non sanno nemmeno cosa ci stanno a fare lì. Alla fine, come finora le operazioni hanno dimostrato, pendo che tutto sta a vedere di che pasta siano fatti i comandanti piuttosto che i loro mezzi.
  15. Incredibile no, visto che i KH-22 furono originariamente progettati per attacchi nucleari di area in cui la precisione non era un requisito primario. Nella conduzione della guerra attuata dai militari russi su direttive del Cremlino, l'utilizzo di questi veri e propri reperti di archeologia bellica ha una sua logica perversa. Presupposto che non si tratta di designazione di obiettivi tattici sul campo di battaglia ma - almeno intenzionalmente - di colpire assetti di carattere strategico come la filiera di produzione elettroenergetica e la rete logistica ucraina, i russi fanno con ciò che hanno cercando di ottimizzare la scelta dei vettori in funzione di intaccare il meno possibile ciò che di più moderno è disponibile, accettando di conseguenza i più che concreti rischi di danni collaterali dovuti alla scarsa precisione di tali armi. Quello di non tener conto delle sofferenze inflitte alla popolazione civile è un comportamento cinico e criminale ma che non è comunque una novità essendo evidentemente codificato nelle dottrine operative inerenti le regole di ingaggio sin dall'epoca sovietica: vedasi quanto già ripetutamente visto in passato (Groznyj e Aleppo, per esempio). Nota a margine: nella galassia del nostrano pacifondaismo mediatico, non sto ancora vedendo nei confronti di queste stragi indiscriminate lo stesso livello di indignazione mostrato in passato nel caso di episodi ben più limitati di vittime civili disgraziatamente coinvolte in azioni di guerra da parte occidentale, in cui le regole di ingaggio sono ben più rigorose.
  16. Non "i russi". Putin. Che non è "la Russia", ma è quello che "la comanda". Per adesso. Inizialmente, questa ipotesi non era affatto contemplata. Come tu stesso osservi, al Cremlino erano convinti che sarebbe stata una scampagnata e che i carri russi sarebbero entrati nelle città ucraine accolti dalla folla festante. invece sono stati accolti dai Javelin. Anche questo non era inizialmente previsto, altrimenti prima di iniziare le ostilità avrebbero anche messo in atto la mobilitazione di riservisti e coscritti. Il regime ha fatto all-in e quindi è naturale che sia pronto a tutto: una sconfitta in Ucraina ne determinerebbe il crollo, quindi la lotta di Putin è per la sopravvivenza. Qui credo che sia il caso di fare un ragionamento più articolato. Prima di tutto, dobbiamo ricordare che le guerre-lampo esistono solo quando la disparità di forze fra i contendenti è enorme: tipo l'Italia che invade San Marino, l'Irak che attacca il Kuwait, o gli USA che attaccano l'Irak. In mancanza di questi particolarissimi presupposti, di norma le guerre durano anni e l'Ucraina non può fare eccezione. Quindi non mi sorprende affatto che l'Occidente non abbia già riversato tutto il suo arsenale in Ucraina, al netto del fatto che chi riceve il materiale deve comunque imparare a usarlo e per far questo serve del tempo. Avrai notato che gli assetti già ben conosciuti dagli ucraini (MiG-29, T-64/72, BMP eccetera) sono stati spediti a Kiev molto rapidamente. Per ricostituire l'aviazione tattica e le brigate corazzate (cioè quello che agli ucraini serve per passare all'offensiva) con mezzi di produzione occidentale, servono tempi tecnici non solo per il reperimento dei mezzi ma anche per l'addestramento degli utilizzatori e per la costituzione della necessaria catena logistico/manutentiva. Al di là dei tempi politici, questa non è comunque cosa che si fa dall'oggi al domani. Quanto tempo serve per addestrare un pilota ucraino per essere dichiarato "combat-ready" su un F-16 o su un A-10, se finora ha volato sui Su-27 o sui Su-25? Ovvio che non stiamo parlando di settimane o di solo qualche mese. C'è poi un'altra questione, che è una mia personale riflessione fantapolitica: se, da una parte, riarmare velocemente l'Ucraina toglierebbe certamente ai russi il tempo necessario per riorganizzarsi e cercare di riprendere l'iniziativa, d'altra parte, fare le cose "con più calma" fornirebbe forse al Cremlino il tempo necessario per prendere definitivamente atto dell'impossibilità di giungere alla vittoria e per cercare di inventarsi una qualche forma di exit-strategy che consenta al caro zio Vladimir e alla sua cricca di uscire da questo pasticcio sconfitti sul campo ma senza troppi danni di immagine. Il tutto al solo fine di evitare inopportune e pericolose escalation del confronto bellico. In fin dei conti, stiamo comunque parlando di una nazione che possiede migliaia di testate atomiche.
  17. L'attuale governo si regge su una maggioranza di cui fanno parte tre soggetti politici che si guardano continuamente in cagnesco e che aspettano solo l'occasione propizia per prendersi l'un l'altro a coltellate nella schiena. Per soprammercato, c'è la necessità di non fornire sponda all'opposizione (M5S, essendo il PD in coma) che vede con il fumo negli occhi ogni centesimo speso pro Ucraina. Dall'altro lato della barricata ci sono gli alleati di qua e di là dell'Atlantico che ci "sussurrano amichevolmente" che non possiamo rifiutarci di fare la nostra parte nel sostenere militarmente Kiev o di fare almeno finta. E the last but not the least, non c'è una lira manco a cercarla col lanternino e fra le FF.AA. l'Esercito è quella che negli ultimi due decenni è stata finanziariamente trascurata di più, e si vede. Un soldato che nel 2023 viene equipaggiato con le SRCM non necessita di ulteriori commenti, anche se dal punto di vista dei materiali esistono isolati picchi di qualità non trascurabile. Con questi presupposti, è evidente che ogni assetto che l'E.I. deve scegliere di sacrificare sull'altare degli aiuti allo sforzo bellico in Ucraina viene visto dagli stessi militari come una dolorosissima rinuncia che non si sa se e quando potrà essere ripianata. L'atteggiamento irresoluto del governo non mi sorprende, essendo la conseguenza inevitabile di questo stato di cose in cui sembra che qualsiasi decisione si prenda si tramuti in un errore politico.
  18. Semplicemente, temo che nel barile non ci sia nulla, né a livello finanziario né a livello di materiali. Questa sera mentre ero in auto mi è capitato di sintonizzarmi su Rai Radio 1 mentre si dibatteva la questione dell'invio in Ucraina di una batteria SAMP-T, che non sarebbe una delle cinque operative ma la sesta (priva dei vettori Aster 30, se ho inteso bene) attualmente utilizzata per l'addestramento. In pratica, staremmo concordando con la Francia un eventuale "completamento" di questa singola batteria per poterla poi inviare in Ucraina. Ora, è chiaro che tutto fa brodo, ma una sola batteria non avrebbe alcun significato operativo e servirebbe solo come atto politicamente simbolico o - più probabilmente - come occasione più unica che rara per testare il sistema in condizioni realmente operative. Evidentemente non ci possiamo permettere di più. Intaccare più di tanto la dotazione già estremamente scarsa di questi costosi sistemi T/A renderebbe la coperta della nostra difesa aerea tremendamente corta, probabilmente troppo. Si era parlato di recente dei sistemi Spada ritirati dal servizio attivo e coconizzati. Ma tutto sta a capire in che condizioni si troverebbero: mandare al fronte materiale obsoleto o non affidabile non è una buona idea. E non vedo cos'altro potremmo inviare. MBT e IFV nemmeno a parlarne, visto come siamo messi sia qualitativamente sia numericamente. In preparazione dell'ipotizzata offensiva di primavera, il listino della spesa ucraina è composto soprattutto da MBT, IFV, APC, velivoli per CAS, BAI e superiorità aerea... e naturalmente il relativo personale adeguatamente addestrato e la relativa catena logistica di supporto. Non credo che possiamo fornire alcun aiuto concreto.
  19. La lettura di Cooper riserva sempre interessanti notizie. In questo link del suo resoconto apprendiamo che, secondo la signora Ekaterina Larina gli Himars sono ormai surclassati dai nuovi sistemi MLRS "Tornado-S" a guida satellitare Glonass (ehm...), che in Russia l'industria lavora a pieno ritmo per supportare lo sforzo bellico e che invece gli ucraini sono ufficialmente rimasti senza armi e senza equipaggiamento. C'è allora da chiedersi per quale ragione non siano già cadute Kiev, Odessa e Leopoli. Segue screenshot della conversione in italiano dall'originale tramite Google.
  20. Se diamo per buoni questi numeri (poi naturalmente bisogna vedere se e quando il tutto avverrà realmente), i Leo2 saranno probabilmente già sufficienti per poter ipotizzare manovre offensive di valenza strategica anche senza gli Abrams e l'incubo costituito dalla logistica necessaria per supportarli. Al netto del fatto che brigate corazzate basate su un mezzo del tutto nuovo non si improvvisano dall'oggi al domani ma servono le necessarie tempistiche organizzative per addestramento eccetera, a favore dei Leo2 potrebbe giocare il fatto che il supporto logistico al di fuori del campo di battaglia potrebbe essere fornito direttamente da nazioni, come la Polonia, direttamente confinanti con l'Ucraina e già utilizzatrici e quindi conoscitrici del mezzo.
  21. Beh, oddio, io ho considerato il concetto di "risorse materiali" all'inizio del paragrafo proprio come "oggetti" e non come "soldi", ma potrei aver interpretato il senso in modo difforme dalle intenzioni dell'autore. Riguardo l'effetto delle sanzioni in ambito finanziario, su questo non vi è alcun dubbio. Il rublo è e resta utilizzato solo come moneta di scambio interno alla Federazione Russa, e ne è la dimostrazione i tentativi russi - finora rimasti lettera morta - di incidere nell'ambito BRICS proponendo una più aggressiva politica anti-dollaro come principale moneta di scambio internazionale. In una economia basata essenzialmente sull'export di armi e di materie prime, le sanzioni finanziarie non possono provocare effetti evidenti e generalizzati nel breve periodo, anche se il primo settore a esserne colpito è proprio l'industria bellica, ma nel medio-lungo termine produrranno conseguenze catastrofiche. Tutto sta a capire se tali effetti si vedranno in tempo utile per influire sulla guerra in Ucraina.
  22. Dalla pagina Facebook del Col. Stirpe citata da Flaggy evidenzio questo passaggio che mi sembra meritevole di riflessione: "Qualunque fosse la disponibilità di risorse iniziale, questa è stata poi seriamente colpita dalle sanzioni occidentali, quindi la produzione industriale militare è diminuita drasticamente, mentre le riserve immagazzinate si sono rivelate in gran parte inidonee." L'aggettivo "qualunque" mi pare retorico e ottimistico, essendo banalmente evidente che un conto è disporre (faccio un esempio a caso) di 100 giroscopi per missili e un conto è averne immagazzinati 100000, il tutto ovviamente al netto di altri fattori come il reale stato di conservazione delle scorte, la possibilità di produrne altri (cosa ovviamente molto problematica per gli equipaggiamenti di provenienza occidentale su cui il reverse engineering non si può certamente organizzare dall'oggi al domani e riguardo i quali risulta anche poco plausibile la sostituzione con elementi di produzione locale) e la possibilità di reperirli eventualmente tramite canali paralleli/clandestini. Quindi, se noi NON conosciamo la reale situazione complessiva riguardante le attuali scorte russe di materiali essenziali per lo sforzo bellico, le nostre considerazioni riguardo la sostenibilità nel lungo periodo di tale sforzo non possono basarsi su ipotesi. Quello che è ragionevole affermare è che certamente le sanzioni stanno erodendo le capacità produttive del sistema industriale russo, ma d'altra parte è anche necessario tener conto della capacità di tale sistema industriale di riconvertirsi alla cosiddetta "economia di guerra" convogliando sullo sforzo bellico più risorse umane e materiali possibili. QUANTO questa ipotetica capacità possa risultare all'atto pratico adeguata per compensare gli scompensi causati dalle sanzioni, è appunto la questione fondamentale su cui discutere, come avviene sempre in tutte le guerre. Mi sembra chiaro che l'approccio "prudente" dell'Occidente sia la conseguenza di una visione strategica che da una parte vuole - comprensibilmente - evitare rischi di escalation del conflitto verso scenari assolutamente non graditi e dall'altra parte ritiene che il collasso del sistema industriale russo avverrebbe più rapidamente di quanto lo sforzo bellico prodotto al fronte da Mosca potrebbe erodere le capacità ucraine di sostenere il conflitto. Forse questa è la linea giusta, ma mi sembra una linea molto sottile e rischiosa su cui incamminarsi. L'alternativa è un approccio più determinato che, basandosi sul presupposto che il sistema industriale russo - avendo il tempo necessario per riorganizzarsi - riuscirebbe comunque a sostenere lo sforzo bellico, metta in grado l'Ucraina non solo di difendersi efficacemente da ciò che resta della capacità offensiva russa ma anche di poter contrattaccare in profondità al fine di risolvere rapidamente e definitivamente le ostilità a proprio favore, cosa possibile soltanto se esiste adeguata disponibilità di masse corazzate che al momento Kiev non ha a che infatti chiede insistentemente. Una linea, questa, altrettanto rischiosa della precedente, poiché comporterebbe il rischio di panico nei vertici politici del Cremlino, e il panico è spesso causa di bruttissimi scherzi.
  23. Beh, per quanto riguarda USA, GB e Polonia, mi sembra che la determinazione politica nel continuare a sostenere Kiev abbia già oltrepassato il punto di non ritorno, il che rende ragionevole trarre la conseguenza che continuerà a esserci anche il supporto militare. Considero improbabile una ripetizione della sesquipedale figura da cioccolatai rimediata in Afghanistan. Qualche dubbio invece me lo porrei per quanto riguarda alcuni paesi europei, che - fatti i dovuti distinguo - sono in evidente difficoltà per quanto riguarda le forniture energetiche e che quindi potrebbero sviluppare nella loro opinione pubblica sentimenti di insofferenza crescente di cui, se arrivano a certi livelli, la politica non potrebbe non tener conto. Non è un segreto, i russi lo sanno e da tempo cercano di sfruttare pro domo propria questi punti deboli. Tutto questo però coinvolge anche gli USA, che finora sono riusciti a persuadere gli alleati europei a sopportare (pagando di tasca propria) lo stress finanziario, economico e sociale provocato dalla crisi energetica che in Europa sta imperversando ma che al di là dell'Atlantico non si sente affatto. Ma questa è una corda che non ha una resistenza infinita alla trazione. Sarebbe quindi opportuno per Washington cominciare a meditare sul fatto che, se è vero che una Europa economicamente indebolita è per Wall Street e dintorni un affare decisamente conveniente, un'Europa TROPPO indebolita potrebbe mettere in pericolo anche la coesione politica a livello NATO. E queste sono ferite che non si rimarginano né rapidamente e né facilmente.
  24. E' inutile che le diplomazie facciano finta di girare intorno alla questione. Se l'Occidente desidera effettivamente continuare a sostenere militarmente l'Ucraina, la fornitura di MBT è comunque da considerarsi necessaria perché le forze corazzate ucraine sono anch'esse soggette all'inevitabile usura dovuta ai combattimenti e in loco non esistono fabbriche che possano sfornare i rimpiazzi per i carri persi. Non è peraltro ragionevole pensare di compensare tutte le perdite con mezzi di preda bellica, e sarebbe una follia pensare di sostituire gli MBT con blindati ruotati di qualsiasi tipo. In questa strana guerra in cui l'aviazione sembra tutto sommato relegata a ruoli strategicamente secondari, cosa nemmeno lontanamente ipotizzabile prima del 24 febbraio 2022, resta comunque fondamentale disporre di una credibile componente corazzata se si vuol fare qualsiasi cosa che non sia la pura e semplice difesa statica.
  25. Ci sarà tempo, quando finiranno le ostilità, per fare tutte le dovute considerazioni su quanto di nuovo sarà emerso a livello operativo in questa guerra. Per adesso possiamo già dire che i droni si stanno definitivamente affermando nella terza dimensione come un elemento da cui non si potrà più prescindere, con i conseguenti evidenti imbarazzi nelle tattiche e negli strumenti di contrasto a questa nuova minaccia. Altro elemento da considerare è la cost-effectiveness dell'utilizzo dell'arma missilistica: dopo le sesquipedali sciocchezze viste nei primi mesi, quando i russi sprecavano costosissimi missili ipersonici per colpire più o meno a casaccio innocui fienili, centri commerciali o altri bersagli del tutto privi della sia pur minima valenza militare, oggi pare abbiano aggiustato il tiro e si dedichino - con alterne fortune vista la poca precisione dei vettori - a bersagliare obiettivi strategicamente più significativi come le infrastrutture energetiche. Questo comporta per gli ucraini non solo le prevedibili difficoltà nell'intercettare questi attacchi con i diversi strumenti dell'arma contraerea, vista la elevata dispersione sul territorio dei siti da difendere, ma anche la necessità di calibrare opportunamente la risposta evitando di cadere nell'errore di cercare di abbattere un drone da $ 49,00 con un Patriot che costa quintordicimila volte tanto. Staremo a vedere in che modo verrà affrontata la questione, che è certamente nota agli stati maggiori.
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