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Athens

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  1. Considerazione a latere: eventi mediatici come questo ci fanno percepire chiaramente quale sia la "qualità" della trattazione dell'argomento in questione da parte dei media generalisti. Chiuso OT, alcuni punti sono particolarmente interessanti: attorno al minuto 29 viene sottolineata la necessità, per poter disporre di forze operativamente presentabili, di disporre del necessario equipaggiamento di base: il che ci fa tornare immediatamente in mente gli interrogativi che ci siamo già posti riguardo la reale possibilità per la Russia di reclutare, addestrare, equipaggiare e spedire al fronte i famosi 300000 riservisti. Altro punto significativo, che collima con considerazioni già fatte da me e da altri in questa discussione, è la plausibilità dell'opzione nucleare russa, che si avvicina sempre più a zero. Infine, la digressione storica riguardante la questione dell'ipotesi di un "dopo Putin" o di un Putin o chi per lui (inteso genericamente come autorità centrale) sempre più debole, chiarisce che all'orizzonte russo non si possono affatto escludere scenari da "signori della guerra" sulla scia di quanto avvenuto - come citato - al crepuscolo dell'Impero romano, ma anche, per rimanere in tempi più recenti, al periodo della decadenza dell'Impero cinese. Una roba da far tremare i polsi proprio in virtù dell'immenso potenziale nucleare tuttora presente sul territorio della federazione Russa, che NON DEVE cadere in mani inaffidabili.
  2. Interessanti considerazioni, come sempre, quelle del Col. Stirpe. Unico appunto, Papa Francesco non è affatto un alleato o un fiancheggiatore del caro zio Vladimir. Il Papa sta dalla parte della pace, che è un'altra cosa. Quello che sta dalla parte di Putin, caso mai, è quel curioso bipede a nome Vladimir Michajlovič Gundjaev Kiriki, in arte "Patriarca Cirillo I". Comunque, il punto realmente importante sono le considerazioni finali relative alla possibilità che la Federazione Russa finisca per implodere. Di fronte a un simile scenario, francamente mi vengono i brividi. Capisco che per gente come la cara Hillary Clinton la cosa rappresenterebbe la realizzazione dei sogni più segreti, ma ziokan, la storia dovrebbe pur insegnare qualcosa (i macroscopici errori di Versailles non ci fanno ricordare niente?). A me importasega (cit. conte Mascetti) di quello che succede da quelle parti e di quale fine faccia la carriera politica del caro zio Vladimir, a condizione che ciò che succederà non si riveli disastroso PER ME nel breve/medio/lungo periodo a causa di un cambio di regime attuato senza predisporre una alternativa credibile. Perché un conto è il puro e semplice cambio dello zar o presunto tale, e ben altro conto è l'azzeramento di tutto il regime e la possibile deriva russa verso i "torbidi" di cui parla proprio il Col. Stirpe.
  3. Grazie per le precisazioni. La triade Putin-Shoigu-Gerasimov mi era nota, e comprendo che in tema di atomiche non venga lasciato potere decisionale arbitrario ad altri che non siano i massimi vertici del potere politico. Quello che mi lascia perplesso è la constatazione che tutto questo dovrebbe necessariamente presupporre da parte russa una conoscenza precisa e in tempo praticamente reale della situazione tattica sul campo e del contesto strategico in cui inquadrarla, al fine di prendere le decisioni del caso in tempo utile rispetto alle finalità tattiche di cui parliamo. Ma non credo affatto che al Cremlino abbiano tale necessario livello di conoscenza, e se non disponi di queste informazioni allora non puoi certamente lanciare "al buio" e le specifiche finalità tattiche vanno a farsi benedire. Ne resta quindi solo l'ipotesi di utilizzo a titolo meramente dimostrativo, cioè politico, cioè essenzialmente strategico. Un Iskander con testata convenzionale che colpisca un obiettivo militare altamente pagante farebbe sicuramente più danno materiale ma molto meno clamore mediatico e politico di un piccolo ordigno nucleare appositamente lanciato nel nulla e che si limiti a spianare qualche innocuo fienile. Ma questa mi pare una ipotesi inverosimile e priva di logica, perché si correrebbe comunque il serio rischio di rappresaglia NATO e di una conseguente escalation. Tanto varrebbe continuare a lasciare le atomiche nei loro depositi e continuare ad affidarsi alla politica della "Bomb in being". Spero ovviamente di non peccare di ottimismo.
  4. Stante la rigidità della catena di comando russa, sarebbe interessante conoscere i principi base della loro dottrina di impiego delle armi nucleari in ambito tattico, poiché in tale contesto si presume che l'utilizzo debba essere per sua natura demandato al comandante sul campo di battaglia e non a qualcuno che si trova nella stanza dei bottoni al Cremlino come invece avviene in campo strategico. Immagino che su questo si possano fare solo ipotesi, visto che con ogni probabilità tale dottrina è classificata e non certo di dominio pubblico, così come è sicuramente classificato il tipo di vettore (artiglieria, missili terra/terra o aria/terra, eccetera) che entrerebbe in gioco in ciascun singolo contesto tattico. Tuttavia, gli stessi interrogativi di cui sopra ci fanno comprendere quanto possa essere complicato per il caro zio Vladimir "maneggiare" dal Cremlino uno strumento atomico che si troverebbe a migliaia di chilometri di distanza e magari nelle mani di comandanti sulla cui affidabilità politica (=fedeltà) forse in questo delicato momento non sarebbe il caso di mettere la mano sul fuoco. In soldoni, se io fossi Putin non metterei nelle mani di nessuno un'arma che se utilizzata impropriamente potrebbe portare effetti disastrosi più a Mosca che al nemico sul fronte. Il che mi fa propendere ancor di più sulla convinzione che la minaccia nucleare sia un solenne bluff. In questo articolo viene data notizia della decisione dell'amministrazione USA di bypassare gli stock US Army e fornire agli ucraini sistemi d'arma e relativo munizionamento direttamente dall'industria attraverso un piano di lungo periodo, anche se il DoD "non esclude" di poter continuare ad attingere dalle scorte di magazzino dell'esercito. In altre parole, Kiev non potrà più contare su forniture costanti e immediate per foraggiare le sue esigenze belliche ma dovrà cominciare a ottimizzare le risorse assegnate. Probabilmente gli stock US Army sono diminuiti a livelli strategicamente poco plausibili per il DoD.
  5. Beh, se l'esercito ucraino, dopo essere già stato ripetutamente (presumo che abbiamo perso il conto) "distrutto", dispone ancora di "soverchianti unità blindate" e le linee difensive sono state "rettificate" ancora una volta, secondo le stesse ammissioni ufficiali del portavoce del ministero della Difesa russo... io se fossi al Cremlino qualche domanda me la farei. Premesso che a occhio e croce nemmeno gli ucraini dovrebbero disporre di uomini in quantità sufficiente per spingersi molto in avanti e che quindi è ragionevole immaginare che l'offensiva di Kiev potrebbe arrestarsi a breve, il problema russo continua a essere non la disponibilità di risorse umane (che non possono non esserci, almeno in termini di "carne da cannone") o di materiali (fatta la tara alla percentuale di mezzi e materiali deteriorati nei depositi, dopo essere rimasti immagazzinati magari per decenni) ma - ancora una volta - le carenze logistiche che permangono imbarazzanti. Preparare per il fronte personale della riserva, che dovrebbe avere un addestramento di base già ricevuto, non dovrebbe costituire un obiettivo insormontabile a condizione di disporre di reclutatori, istruttori, vestiario, armi individuali e di squadra, vettovagliamento e mezzi di trasporto. Qui non si tratta di fare la corsa contro il tempo per tappare il più presto possibile i buchi al fronte: fra poco arriverà il fango dappertutto e i contendenti si ritroveranno in stasi tattica e strategica per diversi mesi, il che vuol dire che il tempo per far affluire i rinforzi al fronte ci sarà. Ma se c'è il tempo, l'impressione è che manchi tutto il resto, e se non si è - per esempio - in grado di fornire le uniformi alle reclute, le reclute non partono.
  6. Che Minsk sia inapplicabile, sono del tutto d'accordo. Infatti ho precisato che "magari" si potrebbe partire da quel punto per cominciare un colloquio mettendo in discussione sul tavolo sia il suo contenuto sia l'evoluzione della situazione che si è determinata dopo il 24 febbraio. Se poi le parti dovessero preferire altri punti di partenza, beh, tanto meglio. L'importante è sedersi. Ma il punto è che, se si vuole far partire la diplomazia, entrambe le parti devono essere disponibili a cedere qualcosa. Entrambe. Questo è un concetto generale, che nel caso specifico vale anche per russi e ucraini. Riguardo Putin, anche su questo sono purtroppo d'accordo. Si è spinto troppo in avanti e ora "non può più permettersi di perdere". Constatazione ormai assodata e già condivisa praticamente da tutti anche in questo forum. Ma proprio per questo, qualsiasi ipotesi di avvio di una trattativa deve contemplare anche un contentino - quale che sia - ai russi, sia per facilitare da parte di Putin una per il momento problematica exit strategy che gli garantisca la sopravvivenza politica e non solo, e sia perché se Putin venisse defenestrato, dubito che il suo posto verrebbe preso da personaggi più "tranquilli" come Aleksej Navalnyj. Zelenskij invece dice chiaro e tondo che lui con Putin non parla e che la guerra terminerà in Crimea. Legittimo e comprensibile, per quanto riguarda gli interessi ucraini. Ma Zelenskij sta facendo i conti senza l'oste, ovvero l'Occidente che letteralmente gli consente - attraverso il suo indispensabile supporto - di continuare a difendere in armi l'Ucraina e che quindi ha tutto il diritto di avere voce in capitolo. E se l'Occidente dovesse ritenere che cominciare a dar voce alla diplomazia è più conveniente che continuare la guerra, anche Zelenskij dovrà prenderne atto e credo che in fin dei conti anche lui lo sappia benissimo. Riguardo il fatto che NS2 non sia stato colpito mi sono basato sulle parole dell'ing. Sergio Cappelletti, al minuto 7,00 nel citato link alla live di Difesa OnLine. Che nel NS2 vi potesse essere gas, potrebbe essere, non dico di no. Riguardo il fatto che nel NS2 non ci fosse gas, non avendo conferme o smentite da fonti attendibili, ho fatto solo una mia ipotesi che vale esclusivamente come mera opinione personale. Riguardo le inchieste: come ho avuto modo di sottolineare, al momento qualsiasi ente che sia dotato della competenza tecnica necessaria per effettuare analisi e stilare conclusioni, non sarebbe un'autorità indipendente che agisce per conto di una istituzione esterna (es. l'ONU) ma verrebbe chiamata a operare per conto di una o più delle parti in causa. In ambito giuridico, ciò corrisponde a quelli che si definiscono comunemente "periti di parte": professionisti, sicuramente, ma le cui conclusioni non hanno automaticamente valore di prova di fronte alla legge come quelle del CTU o del perito nominato direttamente dal giudice e iscritto al relativo albo. Mi scuso per la digressione, ma è per spiegare compiutamente il contesto (per inciso, il NIST, nel caso specifico delle TT, era un'agenzia governativa appositamente chiamata a indagare dalle autorità competenti, quindi non può essere tecnicamente considerata di parte). Nel caso delle indagini sul sabotaggio del NS, senza avere la benché minima competenza in materia, azzardo che l'unica vera e propria "pistola fumante in mano russa" potrebbe essere l'acquisizione dell'evidenza che le slabbrature delle condutture in corrispondenza delle esplosioni siano rivolte verso l'esterno (il che dimostrerebbe inconfutabilmente che l'esplosivo era stato posizionato dentro la condotta) e non verso l'interno (il che invece dimostrerebbe solo che qualcuno lo ha portato lì). Staremo a vedere. La cosa mi incuriosisce.
  7. La questione dei NS1 e NS2 si sta facendo sempre più intricata. I primi allarmi di perdite di gas sono scattati a livello delle pipelines A e B di NS1, mentre NS2 non sembrava essere stato coinvolto da questi incidenti anche perché mai entrato in funzione e quindi presumibilmente vuoto. L'ipotesi tratteggiata qualche giorno fa fa da Sergio Cappelletti, CEO di Drass Tech, era che il danneggiamento di una delle due condutture di NS1 abbia potuto coinvolgere a cascata anche l'altra. Successivamente, Gazprom dichiara di aver rimediato al danno facendo cessare la fuga di gas. Non è chiaro però se ciò sia stato fatto limitandosi a chiudere i rubinetti a monte delle pipelines o procedendo a sigillare e mettere in sicurezza le condutture in corrispondenza delle lesioni per poi procedere in seguito al ripristino della loro funzionalità. Non è parimenti chiaro se similari azioni siano state compiute anche da parte tedesca. Ma adesso (notizia proprio di qualche ora fa) pare che vi siano nuove perdite e che tali perdite siano localizzate a livello di una delle due pipelines di NS2, il che mi pare in contraddizione col fatto che NS2 dovrebbe essere una linea vuota non essendo mai entrata in funzione. E' veramente difficile districarsi in questa baraonda di notizie, con buona pace di chi coltiva la convinzione che si possa giungere a capire cosa è successo e chi ne sia l'autore. A mio avviso questo sabotaggio rimarrà privo di spiegazioni, non tanto per una ipotetica impossibilità tecnica di poter mettere in atto tutte le investigazioni necessarie per giungere alla verità, quanto piuttosto perché manca oggettivamente l'autorità realmente terza, equidistante e indipendente a cui poter affidare l'indagine. In questa vicenda ci sono e ci saranno solo periti di parte, amen. Beh, diciamo che Minsk potrebbe essere considerato più un punto di partenza che di arrivo. Del resto, da qualcosa bisognerà pur partire, altrimenti la guerra rischia di continuare per chissà quanto tempo. Mosca qualcosa dovrà pr forza cedere, e pure Kiev, con buona pace di Zelenskij che continua a dire che non vi sarà nessuna trattativa fino a quando al Cremlino rimarrà Putin. Propaganda anche questa.
  8. Che i referendum siano una solenne pagliacciata è perfettamente noto anche al Cremlino, ma il tutto si inquadra nella logica consequenziale relativa ai tre bluff di cui i referendum stessi sono il presupposto. 1. Referendum->annessione nuovo territori. 2. Annessione nuovi territori->mobilitazione dei 300000 riservisti per proteggere i nuovi confini della Santa madre Russia. 3. Violazione dei nuovi confini->legittimazione dell'uso dell'arma atomica. Il primo bluff è stato scoperto, perché nessuno al mondo si sogna di riconoscere la validità dei referendum. Il secondo bluff verrà scoperto a breve perché dei famosi 300000 riservisti non si sta vedendo alcuna traccia. Forse sono tutti in attesa che il sarto gli confezioni le uniformi su misura. Il terzo bluff sarà l'ultimo a essere scoperto ma non ci sarà da aspettare poi tanto, visto che l'esercito russo sta già "rettificando le linee" sotto la spinta dell'offensiva ucraina. Quando tutto questo sarà platealmente chiaro anche alla stessa opinione pubblica russa, è speribile che si possano almeno creare le condizioni per sedersi tutti intorno a un tavolo e negoziare un cessate il fuoco per poi cercare di riannodare nuove trattative di pace partendo magari dagli accordi di Minsk.
  9. Leggevo proprio ora su FB il post di Cooper. Al di là della valenza delle singole azioni descritte, si conferma ancora una volta la sensazione che da parte russa manchi totalmente la situation awareness quanto meno nei singoli atti tattici (e forse anche a livello strategico visto che non riesco a capire dove vogliano andare a parare, ma non è questo il punto). Non si può certamente dire la stessa cosa degli ucraini, che essendo avvantaggiati dalla collaborazione occidentale sembrano sapere quasi sempre cosa succede, come debbano muoversi e cosa debbano colpire. Da parte russa, invece, un disastro. O si tratta del loro peculiare approccio operativo, già abbondantemente noto, consistente nella rigidità della catena di comando e dello spazio decisionale praticamente nullo concesso ai quadri inferiori sul campo di battaglia, oppure si può pensare che a tutto ciò si stia aggiungendo una sopraggiunta grave carenza di ufficiali subalterni esperti.
  10. Bruttissima situazione, per chi deve resistere avendo bisogno di rifornimenti oppure decida di ritirarsi verso est. Per riattraversare il Dnepr, che a Dudchany è largo circa 5 km, il ponte più vicino è a Nova Kachovka (ammesso che sia ancora in piedi). Peraltro il Dnepr rappresenta un grosso ostacolo anche per gli ucraini, ammesso che in un futuro più o meno prossimo intendano proseguire l'offensiva oltre la sua riva orientale. Edit: come non detto, pare che il ponte di Nova Kachovka sia out. https://agenpress.it/ucraina-abbattuto-un-ponte-vitale-per-le-forze-russe-nella-zona-occupata-di-kherson/
  11. Piano a scambiare per notizie le ipotesi. Qui tutti dicono di tutto, e non si tratta di fonti terze e affidabili. https://www.fanpage.it/esteri/sabotaggio-nord-stream-sono-stati-i-robot-della-manutenzione-a-piazzare-le-bombe-la-teoria-che-accusa-la-russia/ https://www.open.online/2022/09/30/russia-gas-nord-stream-sabotaggio-occidente/
  12. Riguardo il casus belli, poiché la società proprietaria del Nord Stream 1 è svizzera, dal punto di vista strettamente giuridico il mandante dell'attentato al gasdotto, che è avvenuto in acque internazionali (anche se non so se appartenenti a qualche EEZ) si sarebbe caso mai trovato in guerra con Berna (sai le risate), non con Mosca o con Berlino. Riguardo le dichiarazioni di Biden, sappiamo che il presidente americano è notoriamente soggetto a cali di lucidità, quindi l'ipotesi che gli sia sfuggito qualcosa che avrebbe fatto meglio a non dire per non creare inutili fraintendimenti non è dimostrabile ma è del tutto plausibile. Se così non fosse, per il suo portavoce non ci sarebbe stata alcuna ragione di affrettarsi immediatamente a precisare che il presidente si riferiva ad azioni di carattere esclusivamente diplomatico fra alleati per convincere i tedeschi a lasciar perdere il Nord Stream 2 (cosa che si è effettivamente verificata) mentre invece il Nord Stream 1 era già pienamente operativo con i contratti di fornitura già attivi, e quindi non vi era alcun modo di fermarlo rimanendo nell'ambito della legalità anche se - e nemmeno questo è un segreto - quella pipeline è sempre stata vista da Washington come il fumo negli occhi per ragioni note e per quanto mi riguarda molto condivisibili riguardanti il rischio strategico insito nella decisione di legare la politica energetica tedesca a una fonte politicamente così poco affidabile. Quindi, pur avendo il pollice opponibile (ho controllato ), mi limito a prendere atto del fatto che: 1. sia Mosca che Washington possono vantare concrete - anche se opposte - ragioni per "rallegrarsi dell'inoperatività" del Nord Stream 1; 2. per Mosca esistono ANCHE concrete ragioni per NON rallegrarsi di questo fatto, mentre a Washington si può serenamente brindare senza patemi; 3. né a Mosca né a Washington potrà mai essere addebitata la responsabilità dell'attentato, per impossibilità tecnica di dimostrarlo trovandone le prove; 4. sia a Mosca che a Washington comandano da sempre elementi dotati di pelo sullo stomaco in quantità industriale (cito a caso, le stragi in Cecenia e le "armi di distruzione di massa" irachene), capacissimi di ordinare un sabotaggio di questo tipo stante i presupposto del punto 3 e dotati di moventi che si possono considerare plausibili. Ne deriva che sia lo scenario del mandante moscovita sia quella del mandante yankee sono al momento entrambe appartenenti al contesto delle ipotesi ragionevoli. Propendere per l'una o per l'altra può essere una questione di personale interpretazione della logica e della geopolitica, ma per adesso escluderne una a priori non lo considero utile.
  13. Non è possibile. Deve certamente esserci un errore, compagni. Lyman dal 28 maggio è ormai de-fi-ni-ti-va-men-te sotto il "totale controllo" delle forze russe essendo stata "completamente liberata dai nazionalisti ucraini". https://www.rassegneitalia.info/caduta-anche-limportante-citta-strategica-di-lyman-pieno-controllo-russo-esercito-ucraino-verso-la-disfatta/ Chi osa divulgare queste falsità antipatriottiche??? EDIT: se Lyman è effettivamente caduta e tornata sotto il controllo militare ucraino, a questo punto il territorio della Federazione Russa sarebbe formalmente stato "invaso" da una potenza straniera, quindi di conseguenza dobbiamo aspettarci le famose "contromisure di ogni tipo reputato necessario" minacciate dal caro zio Vladimir, altrimenti il suo bluff sarebbe scoperto. Mi metto comodo...
  14. Sembra che i sistemi d'arma di concezione occidentale e destinati all'Ucraina continueranno a provenire essenzialmente da USA e GB, mentre dall'UE continuerà a giungere soprattutto quel che resta del materiale ex Patto di Varsavia. Alla perdurante indisponibilità della Francia a fornire questo tipo di supporto e alla materiale impossibilità italiana di contribuire per oggettiva carenza di materiali (se gli mandassimo gli Ariete C1, Zelenskij lo interpreterebbe come un insulto e ci dichiarerebbe guerra ) si aggiunge ora anche lo stop del Bundestag, il che è un peccato per gli ucraini, a cui non sarebbero affatto dispiaciuti Leopard , Gepard, Iris-T e Pzh2000, ma è invece grasso che cola per il comparto industriale militare anglosassone e statunitense, per il quale la guerra in Ucraina si sta rivelando fonte di corpose e inaspettate commesse mentre dall'altra parte la Russia deve continuare ad arrangiarsi con l'autarchia e con i problemi produttivi sempre più gravi causati dalle sanzioni occidentali, visto che Cina e India appaiono sempre meno propense a supportare il caro zio Vladimir, anche solo a livello politico. Al Cremlino non possono non sapere che la guerra è ormai persa e che l'unica speranza di uscirne è sedersi intorno a un tavolo finché è possibile farlo senza troppi danni.
  15. Condivido l'analisi di Stirpe sul rischio di escalation nucleare. Trovo invece che sia carente quella sul mandante del sabotaggio al Nord Stream. Ciò che ho sottolineato nel mio precedente intervento è cronaca: Biden ha effettivamente detto quello che ha detto, il che non è affatto sufficiente per dimostrare inconfutabilmente che dietro il sabotaggio ci sia la manina di Washington (che peraltro presumo disponga di assetti e competenze equivalenti a quelle russe per mettere in atto un attacco di questo tipo), ma il buon senso ci impone di chiederci per quale ragione, se effettivamente i russi dispongono delle capacità di condurre tali operazioni in modalità "discreta", a Mosca siano stati così idioti da decidere di prendere di mira il LORO gasdotto strategico invece di scegliersene un altro a caso per compiere un atto dimostrativo in perfetto stile mafioso, cosa di cui ritengo Putin perfettamente capace: per esempio, questo appena inaugurato, che porta gas proprio al principale supporter europeo dell'Ucraina. In fin dei conti, se poi la colpa viene comunque data a Mosca, tanto vale far danni al nemico piuttosto che a sé stessi
  16. Francamente, sono perplesso. Non vedo la logica di un simile atto da parte russa, salvo l'intento di trovare una scappatoia per non pagare alle controparti le penali per il mancato rispetto dei contratti di fornitura di gas già sottoscritti, ipotesi che mi pare un po' troppo tirata per i capelli. Il Nord Stream, peraltro, apparterrebbe a una società svizzera i cui maggiori azionisti sono tedeschi e russi, cioè soggetti provenienti dalle uniche due nazioni che sarebbero fortemente danneggiate dalla distruzione di quel gasdotto, che come sappiamo va dritto in Germania e rappresenta una struttura altamente strategica per entrambi i paesi. La Russia ovviamente ne beneficia se il gasdotto funziona perché vende il suo gas a Berlino, e ne beneficia se non funziona (gli basta semplicemente chiuderne i rubinetti) per poter esercitare pressione economica sulla Germania. Ma se il gasdotto viene distrutto, viene persa definitivamente una non trascurabile arma di pressione su Berlino, che a sua volta, essendo il principale sponsor nonché beneficiario di questa pipeline, non ha alcuna ragione per trovarne conveniente la distruzione in proiezione futura, anche perché prima o poi la guerra finirà e le sanzioni contro Mosca termineranno. Esiste invece un unico soggetto, cioè gli USA, fra i protagonisti principali della guerra in Ucraina, che ha ottime ragioni per brindare a champagne alla notizia del sabotaggio del Nord Stream, anche perché Biden lo aveva detto chiaro e tondo in tempi non sospetti, che in caso di attacco russo all'Ucraina il Nord Stream sarebbe stato reso inoperante. Certo, qualcuno potrebbe eccepire sul fatto che fra alleati ci si facciano sgarbi del genere, ma non credo di dover ricordare che Washington arrivò a far intercettare Frau Merkel, ai tempi di Obama. Al momento, comunque, non vi sono prove - e chissà se mai verranno trovate - che possano dimostrare chi abbia realmente compiuto il sabotaggio. I rettiliani no sicuramente...
  17. Bisognerebbe capire da che parte soffiano i venti in quella zona, per avere eventualmente una idea più precisa della demenzialità di un attacco alla centrale talmente duro da comportare fughe radioattive.
  18. https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2022/09/11/kadyrov-a-kharkiv-troppo-errori-mosca-cambi-strategia_27b46acc-70cd-4262-aeea-3c6e64a0fcd3.html E' arrivato Napoleone de noartri...
  19. Questo è panico allo stato puro. Direi che non servono commenti... (fonte: il Sole 24 ore)
  20. "Kremlin, we've a problem..." Umorismo macabro a parte, peccato non si veda dove sia poi effettivamente andata a finire la torretta che si vede decollare in verticale nei primissimi fotogrammi.
  21. Ops... Certo, potrebbe essere un regolamento di conti interno agli apparati che ruotano intorno al caro zio Vladimir... ma anche no.
  22. Se "volontari" nordcoreani possono giungere sul fronte ucraino a supporto del caro zio Vladimiro, non si capisce perché non possano far lo stesso "volontari" occidentali a supporto di Zelenskij. E non so se per il Cremlino il gioco varrebbe la candela...
  23. "à la guerre comme à la guerre"...
  24. Logicamente, poniamo tutti grande attenzione agli aspetti più tecnologici della guerra moderna perché la loro importanza strategica è incontestabile. Tuttavia, man mano che un conflitto si prolunga, acquisisce sempre più rilevanza la gestione della logistica - e delle scorte - anche per quanto riguarda materiali di nessun particolare contenuto tecnologico. Da questo punto di vista, stante il supporto occidentale, presumo che gli ucraini dovrebbero avere nel lungo periodo meno grattacapi rispetto ai russi che invece sono soggetti alle sanzioni e ai blocchi commerciali che sappiamo. Se Zelenskij si alza la mattina e spedisce la sua "lista del molibdeno" a Washington, è presumibile che lo zio Sam non si tiri indietro e allarghi i cordoni della borsa come del resto ha già abbondantemente fatto. Ma Putin a chi spedirebbe la "sua" lista? A Pechino? Per fare solo un esempio, sarebbe interessante conoscere l'ammontare delle scorte russe di banalissimi pneumatici per i loro autocarri. Certo, stiamo parlando solo di banali gomme, ma per i camion sono essenziali come il carburante.
  25. Considerazioni molto sensate a cui provo a rispondere con my two cents. Condivido l'osservazione che "una guerra di questo tipo non c'era dalla WWII", ma non dobbiamo farci ingannare da ciò che vediamo succedere sul fronte ucraino. La guerra che vediamo è tremendamente rassomigliante alla WWII semplicemente perché è una guerra fra poveri e non credo che sia realistico immaginare lo stesso scenario contro la NATO. Prima di tutto, la capacità di intelligence e di controllo in tempo praticamente reale di tutto ciò che avviene nelle retrovie (leggi: concentrazioni di truppe ostili ecc.) che la NATO oggi possiede (e che ai tempi della Guerra Fredda NON aveva) metterebbe l'Alleanza in condizioni di non farsi sorprendere da un attacco nemico e di prepararsi a reagire nella maniera prevista dalla dottrina. Inoltre, sappiamo bene che la reazione sarebbe ben diversa da quel poco (poco, ma in fin dei conti efficace...) che ha potuto fare l'Ucraina con i suoi mezzi limitati, e si svilupperebbe sfruttando una serie di moltiplicatori di forze come per esempio il potere aereo per colpire al fronte, nelle retrovie e ovunque in profondità nel territorio nemico, con buona pace delle orde di cosacchi. E voglio proprio vedere come li fermerebbero, i B-2, se nella stanza dei bottoni NATO decidessero che il Cremlino stesso è da spianare. Alla fine, a mio avviso, il fattore che realmente può essere considerato come game changer non è tanto il potenziale militare quanto piuttosto la capacità dell'opinione pubblica occidentale di accettare la guerra e ciò che ne consegue, perché ogni tanto un Iskander fra i tanti il suo obiettivo lo raggiungerebbe e, se non come Aleppo e Grozny, qualche danno lo farebbe nel vivo della nostra civiltà. Credo tuttavia (e qui posso certamente sbagliarmi, per carità, perché vado a sensazione) che in caso di guerra aperta i pacifondai occidentali resterebbero una minoranza ininfluente. EDIT: chiedo scusa, dimenticavo un altro fattore che secondo me è importante, lo sarà sempre di più in futuro, ma che non sembra aver avuto particolare peso in ucraina: la cyberwarfare.
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