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Athens

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  1. Non credo che possa formalmente esistere una sovrapposizione di ruoli fra aeromobili così diversi come aerei ed elicotteri. Ciascuno fa le "sue" cose, sia in Occidente che altrove, sia nell'aviazione terrestre che in quella navale, e ciò non solo per le diverse prestazioni e capacità ma anche e soprattutto per la diversa dottrina d'impiego che ne rappresenta il presupposto fondamentale della progettazione. Mi pare invece - correggetemi se sbaglio - che l'utilizzo dei Su-25 in compiti strettamente CAS rappresenti comunque una forzatura rispetto all'originaria destinazione d'uso di questo velivolo, che nella VVS rappresenta il vettore a cui andrebbero assegnati gli obiettivi immediatamente al di là della linea del fronte ma non coincidenti con essa, mentre ai vari Fencer e Fullback spetterebbero obiettivi progressivamente sempre più lontani da tale linea.
  2. Le forze aeree della Federazione Russa, che io sappia, non prevedono nemmeno una vera e propria dottrina CAS per la VVS, la quale impiega i suoi cacciabombardieri ad ala fissa essenzialmente per operazioni di interdizione in profondità lasciando il supporto tattico ravvicinato sulla linea del fronte agli elicotteri da attacco. In Occidente invece esiste una lunga tradizione di caccia leggeri progettati proprio per svolgere questo compito, e il presupposto di ciò è l'esistenza di una specifica dottrina d'impiego in cui gli elicotteri svolgono solo ruoli collaterali ed estremamente specializzati (scout e controcarro, essenzialmente) senza pretendere di farne gli attori principali dello scontro a fuoco come invece fanno i russi. E poiché all'atto pratico è stato evidenziato che gli elicotteri sono estremamente vulnerabili al fuoco contraereo da terra, soprattutto tramite i MANPADS, ho l'impressione che gli alti comandi russi si trovino nell'imbarazzo più totale non avendo potuto trovare il bandolo della matassa sostituendo con i velivoli ad ala fissa quel supporto di fuoco che avrebbe dovuto essere garantito dell'ala rotante. Da cui i già visti improduttivi tentativi di utilizzare bombardieri ognitempo da decine di milioni di dollari per (cercare di) distruggere fienili e pollai. E non vedo come la situazione possa cambiare in tempi rapidi. Alla fine, l'unico ruolo in cui la VVS sembra avere ancora un suo perché è la negazione dello spazio aereo ucraino agli aerei di Kiev, ma tutto questo avviene solo perché i caccia russi godono del vantaggio essenzialmente politico dato dalla possibilità di operare nell'assoluta impunità sparando i propri missili AA dall'interno dello spazio aereo nazionale.
  3. Non essendo state dichiarate esplicitamente, immagino che le fonti del Ft preferiscano rimanere anonime e confidenziali. Comprensibile. L'alternativa sarebbe l'ipotesi che si tratti di una mera illazione spacciata per notizia, ma mi sembrerebbe decisamente poco serio. Nel merito della questione, posso solo presumere che al momento nella NATO vi sia una corrente di pensiero che ritenga opportuno posticipare la discussione sull'ingresso dell'Ucraina nell'Alleanza per non gettare inutilmente altra benzina sul fuoco esplicitando un disegno politico-strategico che va ben al di là del supporto economico e militare all'Ucraina, supporto che non è comunque in discussione e che basta e avanza per far pressione sul Cremlino. Dell'adesione dell'Ucraina a NATO e UE se ne potrà parlare a bocce ferme, dopo il termine delle ostilità e in base ai risultati di esse. E' chiaro che un cessate il fuoco/tregua/armistizio dopo un eventuale fallimento dell'ipotizzata offensiva ucraina che si dice sia in preparazione aprirebbe scenari ben diversi rispetto all'ipotesi di una offensiva vittoriosa che, se indirizzata sulla direttrice Melitopol-Crimea, portasse alla riconquista dalla penisola, oppure che, se indirizzata sulla direttrice Severodonetsk-Luhansk, portasse persino al crollo di tutto il dispositivo difensivo russo in Ucraina. Staremo a vedere.
  4. Dal Sole 24 Ore on line: Mentre Borrell si appresta a recarsi a Pechino e Macron abbozza un endorsement per i tentativi cinesi di creare i presupposti per un negoziato, pare che anche Washington stia muovendosi per fissare qualche paletto propedeutico alla costruzione di un dialogo fra russi e ucraini. In effetti, con buona pace di polacchi e baltici, non esiste al momento alcun presupposto per ipotizzare che l'Ucraina possa entrare nella NATO in un futuro immediatamente successivo al termine del conflitto.
  5. La parolina magica è "quasi". Nel senso che la definizione di "impero" proposta da Treccani si attaglia come un capo sartoriale fatto su misura per ciò che aspira ad essere la Russia di Putin, che infatti ha un'estensione continentale, incarna una forte identità patriottica, si struttura su componenti geopolitiche organizzate su base rigorosamente gerarchica rispetto all'autorità ospitata e simbolizzata dal Cremlino e cresce (o perde pezzi) a causa di eventi bellici o comunque traumatici (vedasi l'annessione della Crimea del 2014 o la polverizzazione della CSI dopo il crollo catastrofico dell'Unione Sovietica). Gli USA però, pur non presentando le caratteristiche innanzi descritte, tutto sommato rappresentano anch'essi un'idea di impero, che nel loro caso è basato su tre caratteristiche basilari che la Russia non possiede: la capacità di proiezione di potenza militare nelle aree di interesse (infatti gli USA hanno una dimostrata capacità di proiezione globale, essendo diventati permanentemente globali i loro interessi sin dal momento in cui hanno cessato di praticare la politica dell'isolazionismo), la capacità di influenzare le dinamiche economiche globali (Wall Street e il dollaro sono due elementi fondamentali della finanza mondiale, con buona pace dei timidi tentativi dei BRICS di smarcarsene) e la capacità di coagulare consenso politico venendo riconosciuti non come "maschio Alpha" del branco ma come "primus inter pares" (che è un'altra cosa) riconoscendone la leadership economica, tecnologica e militare in un sistema di relazioni geopolitiche in cui gli altri attori restano - se se ne dimostrano capaci - del tutto liberi di competere e ottenere leadership in altri campi, e in cui comunque i rapporti di forza non sono immutabili ma valgono solo res sic stantibus. Insomma, non sempre "impero" è una brutta parola, e lo dimostra sia la storia di rinascita dell'Europa Occidentale post WWII pienamente integrata nel suddetto "impero" americano e sia i guai che invariabilmente capitano a chi si trova a dover sottostare all'occhiuto interesse di Mosca. L'Ucraina ne è solo l'ultimo esempio, e sorprende che molti non vogliano cogliere il fatto che, se in questo caso Mosca potrebbe aver fatto il passo più lungo della gamba, questa potrebbe essere l'occasione per liquidare una volta per tutte le ambizioni del Cremlino di ricostituire un impero basato su dinamiche del tutto anacronistiche.
  6. Per chi volesse accedere a un quadro più approfondito delle tecniche di "dezinformacija mediatica" sistematicamente attuate da anni dalla Russia nei confronti dell'Occidente e specificamente dell'Italia, con l'inevitabile contestualizzazione relativa alla guerra in Ucraina, segnalo questo interessante trittico di conferenze che non mi pare fosse già stato proposto in passato (in caso contrario me ne scuso).
  7. Superato l'ultimo scoglio politico e in attesa che si sblocchi anche l'impasse riguardante la Svezia, la Finlandia si appresta a diventare un nuovo membro dell'Alleanza Atlantica. Altro brillante successone strategico per la diplomazia del Cremlino. Attendiamo trepidanti il commento di quel simpaticone di Medvedev, che sicuramente non ci deluderà. https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/europa/2023/03/30/nato-la-turchia-ratifica-ladesione-della-finlandia_5fab60cf-6ec4-424b-8559-f94299c46a28.html
  8. Mah. L'aumento numerico delle perdite da una parte o dall'altra può dipendere da diversi fattori, è problematico capire quale possa esserne la causa in un determinato luogo e momento. Una controffensiva in senso strategico da parte di Kiev direi proprio che al momento non è in atto. Potrebbe darsi invece che il rateo di perdite in aumento anche da parte ucraina possa dipendere da un abbassamento del livello qualitativo delle loro truppe sulla linea del fronte. Il che sarebbe preoccupante poiché, se si perde il vantaggio qualitativo, a livello numerico i russi restano avvantaggiati nel tempo.
  9. Condivido. L'unica cosa su cui avrei perplessità (ma questo potrebbe confermarlo o smentirlo solo il caro zio Vladimir) sono le reali motivazioni dietro la decisione di invadere l'Ucraina. Credo che al Cremlino, più che dalla paura di vedersi la NATO al confine, fossero motivati dall'intenzione di annettersi i territori del Donbass il cui valore strategico consiste nel fatto che costituiscono un collegamento terrestre diretto con la Crimea. Infatti hanno subito rinunciato all'obiettivo pubblicamente dichiarato all'atto dell'invasione (regime change a Kiev) dopo aver preso una scoppola memorabile da quegli stessi ucraini che secondo le previsioni della vigilia avrebbero dovuto accoglierli con mazzi di fiori invece che con nerboruti randelli e, rendendosi conto che l'operazione era stata progettata male, hanno virato sul Donbass e ora è lì che si decidono le sorti del conflitto e presumibilmente anche del regime di Putin. Sulla Crimea penso anch'io che anche Zelenskij non si sia mai fatto illusioni. Sarà già grasso che cola se Kiev riuscirà a mettere in piedi una controffensiva che porti risultati tangibili e metta quindi gli ucraini in condizioni di potersi sedere al tavolo delle trattative da posizioni di relativa sicurezza. A quel punto penso che anche Washington darà il suo assenso al negoziato e probabilmente ne diventerà un protagonista, con tanti saluti a Pechino.
  10. La qualità dell'informazione dipende direttamente dalla qualità della politica che la controlla. Atteso che non esiste e chissà se mai esisterà una informazione che possa dirsi "indipendente" dalla politica, se la politica si limita a cercare consenso anche l'informazione si regolerà di conseguenza adottando lo stesso approccio. Non mi stupirebbe se i giornali arrivassero non solo a decidere di pubblicare o non pubblicare una data notizia in base al presumibile livello di gradimento/interesse dei propri lettori (questo già lo fanno praticamente tutti), ma se arrivassero a decidere il modo stresso di presentare la notizia facendo prima un sondaggio su un campione rappresentativo del proprio pubblico e regolandosi di conseguenza (e credo che lo stiano facendo già in molti). L'esatto opposto del giornalismo come dovrebbe deontologicamente essere inteso.
  11. @ Blabbo Un certo tipo di lettura della genesi della guerra in Ucraina che vede gli USA nel ruolo di "incendiario" del conflitto (come se Putin fosse stato sostanzialmente "obbligato" a invadere l'Ucraina), li vede anche come interessati a che il conflitto duri il più a lungo possibile per far sì che la Russia vi consumi le sue risorse sino a restare con le cosiddette pezze al sedere e che l'Europa (Germania e Italia in primis) paghino lo scotto di essersi legati mani e piedi alle forniture energetiche russe. Questa teoria potrebbe anche avere il suo perché, se non fosse che in prospettiva l'interesse primario americano è rivolto non certamente al teatro europeo ma a quello indopacifico e quindi ogni investimento diretto di Washington per supportare l'Ucraina rappresenta risorse distolte al rafforzamento del loro potenziale in ottica di contrasto alla Cina. Quindi sì, l'espressione "senza esagerare" appare appropriata perché non è logico sostenere che agli USA faccia piacere in prolungamento a tempo indeterminato della guerra in Ucraina.
  12. Considerazioni abbastanza sparse ma centrate sui possibili sviluppi tattici nelle diverse zone del fronte, anche in questa live del canale YouTube Parresia con Gastone Breccia e con il Gen. Luigi Chiapperini:
  13. Finora però mi pare che sul teatro ucraino le battaglie fra carri armati siano state poche, abbiano coinvolto pochi mezzi e non abbiano avuto particolare significato strategico. Abbiamo visto invece molti confronti fra carri (russi) e fanteria (ucraina), con i primi che le hanno prese di santa ragione dai secondi a causa di una tattica di usi che definire scriteriata è poco. Fra l'altro, pare che nel Donbass i russi si stiano attestando da tempo a difesa delle proprie posizioni, e non so quanto questo sia dovuto a una oggettiva incapacità di fare qualcosa di diverso o a un disegno strategico preciso e proiettato per il futuro. Potrebbero essere entrambe le cose. Questa guerra, che al momento è incancrenita nella staticità delle trincee e che vede la clamorosa, assolutamente imprevista, perdurante e sostanziale assenza dell'aviazione da entrambe le parti, forse non mette gli stati maggiori nella condizione di vedere chiaramente cosa è meglio fare di uno strumento fatto per la massima mobilità strategica come è appunto quello costituito dalle forze corazzate. Mi resta quindi l'interrogativo di cosa faranno gli ucraini con le loro brigate corazzate, quando saranno ricostituite con mezzi occidentali.
  14. La solita manfrina... https://thirdmill3nnium.blogspot.com/2023/03/la-bufala-nucleare-sulluranio.html
  15. La Cina si trova in una situazione win-win: se la guerra continua, l'Occidente consumerà risorse che Washington destinerebbe molto più volentieri al teatro del Pacifico e Mosca si troverà sempre più a dover scendere economicamente a patti con Pechino alle condizioni volute dai cinesi; se la guerra va verso lo stallo a tempo più o meno indeterminato o termina a favore di Kiev, a Xi resterà comunque il succulento boccone russo sulla tavola imbandita, in previsione di un regime change al Cremlino. Presumo che siano queste le ragioni della "simpatia" manifestata in mondovisione verso Mosca, con abbondanti e ripetute elargizioni di sorrisi a 36 denti.
  16. Per minacciare seriamente la Crimea, l'unica opzione disponibile è sempre la stessa: arrivare al nodo logistico di Novooleksiivka per negare ai russi il cordone ombelicale ferroviario che vi giunge da Melitopol e (ramo secondario) da Henicesk, e buttar giù una volta per tutte il ponte di Kerc. Ma gli ucraini dovrebbero attraversare in forze il Dnepr e mantenere aperta una linea logistica lungo questa direttrice. La vedo decisamente dura, per non dire irrealizzabile. L'alternativa è sfondare il fronte direttamente dalla regione di Zaporizja aggirando Melitopol, osso troppo duro da rodere, ma trovandosi di conseguenza esposti a una possibile controffensiva russa in territorio pianeggiante e privo di ripari per colonne corazzate e linee logistiche. La vedo dura anche qui. Servirebbe una operazione joint in stile Desert Storm con tanto di appoggio aereo CAS ma anche BAI, e non credo che l'Ucraina disporrà mai di una simile massa critica. Quindi, no, non ho la minima idea di come potranno essere utilizzate le forze meccanizzate che verranno ricostituite con i mezzi che stanno arrivando dall'Occidente. Resto anch'io a vedere...
  17. Secondo me, non "qualsiasi" accordo ma un accordo che in qualche modo consenta al caro zio Vladimir di non presentare il risultato come una sconfitta all'opinione pubblica russa. Idem per Zelenskij, i cui destini politici però dipendono in misura determinante dalla volontà di combattere del popolo ucraino. A me pare che non esistano né per i russi né per gli ucraini le condizioni per ottenere sul campo una vittoria che cambi in modo sostanziale i rapporti di forza, quindi ritengo plausibile attendersi un qualche tipo di cessate il fuoco solo nel momento in cui entrambe le diplomazie riusciranno a trovare la quadra per salvare le rispettive capre e cavoli. Cosa al momento praticamente impossibile. Ma se guardiamo al futuro, mi risulta difficile immaginare il ritorno del Donbass sotto la piena giurisdizione ucraina, per non parlare della Crimea. Stiamo parlando di territori in cui la gente simpatizza per Mosca e non per Kiev, e questo non può non avere il suo peso nel lungo periodo. Quindi, non posso sapere se se quella che verrà sarà una soluzione "alla coreana" o di altro tipo, ma non penso che a Kiev si illudano di poter rientrare integralmente al confini ante 24 febbraio. A queste condizioni, è probabile che il regime russo resista.
  18. Ovunque dovesse ufficialmente recarsi ricoprendo la sua attuale carica presidenziale, godrebbe in ogni caso dell'immunità riconosciuta ai Capi di Stato.
  19. Mah, non so se dico una sciocchezza, ma una manovra del genere non presenta un rischio elevato di ingestione di frammenti metallici nelle prese d'aria dei motori? Giocarsi un caccia da milioni e milioni di dollari per buttar giù un insignificante drone non mi pare sensato. Anche perché, se il drone puoi legittimamente abbatterlo nel caso che abbia violato il tuo spazio aereo, una raffica di cannoncino basta e avanza. E se invece la rotta del drone si mantiene in zona internazionale, il fatto stesso di compiere quelle manovre "spericolate" implica esattamente ciò che è stato dichiarato dagli USA: poca professionalità.
  20. Segnalo, riportandola dalla pagina FB del Col. Stirpe, questa interessante intervista (audio) a Mykhailo Podolyak, consigliere di Volodymyr Zelenskij, nella quale egli esprime concetti "ufficiali" ai quali va quindi fatta la dovuta tara ma che contiene anche alcuni spunti meritevoli di attenzione. Per la prima volta - almeno per quanto ne so - viene dichiarata una certa disponibilità a trattare la creazione di una zona smilitarizzata, ma senza dire dove essa dovrebbe essere costituita e anche se il presupposto imprescindibile di ogni ipotesi di negoziato resta il ritiro russo dai territori invasi e il ripristino dei confini ucraini così come definiti nel 1991... il che significa il ritorno della Crimea sotto la sovranità ucraina. Insomma, come sempre si chiede 100 per avere 10. Riguardo Bakhmut, viene espressa una sostanziale soddisfazione per le favorevoli ricadute strategiche della mattanza nella quale le perdite russe sarebbero da 5 a 7 volte superiori a quelle ucraine, ma questi naturalmente sono numeri che vanno presi con le pinze anche se in teoria appaiono ragionevolmente plausibili.
  21. Beh, in tema di propaganda non ci siamo nemmeno fatti mancare i Leopard 2 già "distrutti sul fronte ucraino", per non parlare delle interessantissime disquisizioni dello spetsnaz de noartri (quello "educato in Siberia" che campa vendendo libri ai gonzi) il quale pazientemente ci spiega come i carri Abrams siano del tutto inadatti ad operare in climi freddi essendo notoriamente progettati per essere impiegati esclusivamente nel deserto. Il cerchio si chiude (solo per adesso, in attesa di futuri appassionanti aggiornamenti) con un ex portatore di greche che ci rivela come l'Italia sia in realtà una potenza nucleare avendo a sua completa disposizione un certo numero di testate graziosamente forniteci dagli Stati Uniti. E tutto questo, diffuso a piene mani anche da (sedicenti) prestigiose testate giornalistiche. Il livello di disinformazione avente come target l'italiano medio è ormai tale da aver abbondantemente superato i fisiologici limiti di plausibilità già più volte manifestati in passato dai media generalisti.
  22. Per carità... il signore con la cravatta rossa dimostra ancora una volta di mancare totalmente di lucidità politica. A prescindere dalle dichiarazioni alquanto... discutibili relative all'ipotesi di "concedere" a Putin parti del territorio ucraino (come se l'Ucraina fosse roba sua e non degli ucraini), a costui non passa minimamente per la mente - o se gli passa, non lo dà a vedere - che la guerra scatenata dal caro zio Vladimir potrebbe avere motivazioni molto più ampie rispetto all'intento di garantirsi una striscia di terra che colleghi la Crimea al territorio russo. In altre parole, potremmo trovarci di fronte al tentativo di ribaltare il tavolo dell'attuale ordine mondiale basato sulla globalizzazione per tornare a una compartimentazione in blocchi sostanzialmente impermeabili come era nella guerra fredda. Difficile immaginare l'esito del conflitto ucraino, ma possiamo essere ragionevolmente sicuri che dopo che sarà concluso vi saranno comunque strascichi sull'intero sistema di relazioni internazionali, e in questo contesto la Cina avrà una funzione centrale. Se sceglierà definitivamente di appoggiare la Russia vedendola come un boccone invitante da fagocitare in considerazione del considerevole valore delle sue risorse minerarie e energetiche, il rischio è che questa opzione inneschi una serie di sanzioni economiche che danneggerebbero pesantemente non solo Pechino ma anche tutto l'Occidente, visto che l'interscambio commerciale fra Cina e Occidente è su livelli ben diversi da quello pre-crisi fra Russia e Occidente. Credo, sperando di non sbagliare, che questo scenario non convenga né a noi né ai cinesi, e penso che non varrebbe nemmeno la pena di provare a fare questo braccio di ferro per vedere chi cede prima. Se invece la Cina decidesse che che in fin dei conti la globalizzazione le conviene più della polarizzazione, appoggerà la Russia con maggiore moderazione e solo fino a quando riterrà utile che gli USA continuino a disperdere sul teatro ucraino molte ingenti risorse che a Washington invece vorrebbero dedicare proprio al teatro del Pacifico in prospettiva di un futuro confronto con Pechino.
  23. Diciamo più precisamente che se gli USA mollassero l'Ucraina lo farebbero anche tutte le nazioni NATO europee. L'Europa, politicamente, non è mai esistita come soggetto autonomo. Di conseguenza, non è mai esistita una vera e propria politica estera europea ma solo le politiche estere delle singole nazioni come elemento assolutamente residuale della politica NATO. Le spese militari virtualmente insignificanti sono il risultato di questa scelta: si è partiti dal presupposto che l'unica guerra ipotizzabile sul teatro europeo potesse essere solo il confronto diretto e globale fra NATO e Patto di Varsavia, e quindi si è appaltato integralmente alla NATO la gestione comune della difesa continentale accollandosi esclusivamente tali oneri gestionali e rinunciando (Francia a parte, per certi versi) a qualsiasi opzione alternativa che prevedesse la possibilità di gestire in autonomia confronti non asimmetrici al di fuori dell'ombrello costituito dal Patto Atlantico. Io invece mi vado convincendo sempre più che le posizioni espresse da Orsini non siano affatto elucubrazioni partorite da una mente malata ma facciano parte di una precisa strategia tendente a condizionare l'opinione pubblica italiana. Non riesco a considerare casuale, per esempio, che anche un ex generale abbia non molto tempo prima espresso esattamente lo stesso concetto: " ... la denazificazione dell’ucraina si è tradotta in rinazificazione di buona parte dell’europa in termini anche formali e di tutto l’occidente in termini concettuali. Se non nelle parole sicuramente nei fatti." Ci troviamo di fronte a dichiarazioni fotocopia. Lo psicanalista serve caso mai a chi ci crede.
  24. Premesso che io andrei comunque un po' più cauto con certi paragoni perché non tutte le dittature sono di stampo nazista per il solo fatto di essere dittature, qui da noi c'è persino chi sulla sua pagina Facebook ufficiale in un post datato 5 marzo e intitolato "Pietà per Bakhmut" dice chiaro e tondo che è l'Occidente nel suo complesso a essere nazista sorvolando disinvoltamente sul fatto che se veramente in Europa esistesse ancora il nazismo egli stesso non potrebbe continuare a pubblicare le sue opinioni sui media (proprio come avviene oggi in Russia per chi ne avversa il regime), non potrebbe partecipare ai talk show televisivi esprimendo liberamente le sue idee (proprio come avviene oggi in Russia per chi ne avversa il regime) e sarebbe stato già da tempo portato via e sbrigativamente liquidato e fatto sparire dal moderno equivalente della Geheime Staatspolizei (proprio come avviene in Russia con chi ne avversa il regime). Affermazioni addirittura più forti delle posizioni espresse dagli ineffabili Sergej Lavrov e Dmitrij Medvedev, i quali tutto sommato si sono sempre limitati a dichiarare (bontà loro) che in Europa il covo di nazisti fosse solo l'Ucraina. Siamo oggettivamente all'assurdo, ed è allucinante che vi sia qualcuno che crede a queste idiozie.
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