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Corona, la spia


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Premessa

 

La maggior parte delle informazioni sullo sviluppo e il servizio dei satelliti spia americani è ancora classificato. Quelle che seguono, sono solo le informazioni disponibili, forzatamente lacunose in alcuni, se non tutti, i settori.

 

 

 

L’inizio

 

Il 16 Marzo1955, la US Air Force chiese ufficialmente lo sviluppo di un sistema avanzato di ricognizione satellitare per fornire "sorveglianza continua in aree preselezionate del pianeta", in ordine alla necessità di valutare e stabilire le capacità belliche di un potenziale nemico. Lo sviluppo procedette a rilento a causa della riluttanza dell'Amministrazione a stanziare fondi per un progetto che incontrava una forte opposizione presidenziale, Eisenhower non credeva infatti assolutamente nel potenziale spaziale, fatto che aveva in pratica impedito al primo satellite americano di essere in orbita già nel 1954.

 

Poco più di mille giorni dopo la richiesta dell’USAF, prendeva il volo lo Sputnik 1, apparentemente il primo oggetto umano a entrare in orbita1. Il duplice smacco, propagandistico in un momento di forte antagonismo fra le due superpotenze, e tecnico-militare all’inizio dell’era dei missili balistici intercontinentali, dove la sorveglianza dall’alto era praticamente vitale e irrinunciabile, spinse l'acceleratore americano. Il risultato, ancor più incredibile perché ottenuto in tempi relativamente brevi nonostante si trattasse di sviluppare qualcosa di completamente nuovo, fu il primo satellite spia della storia.

 

 

cor2.jpgcorono_comp.gif

 

 

Costruiti dalla Lockheed Space Systems per conto dell'US Air Force e della Central Intelligence Agency, i satelliti della famiglia Corona (non è ben chiara la ragione della scelta di questo nome in codice, che non sarebbe uno dei soliti acronimi americani), vennero siglati dall’USAF, che ne fu la prima utilizzatrice, come KH1, KH2, KH3, KH4, KH4A, KH4B. Anche in questo caso non è chiara la scelta e l'esatto significato della sigla, ma nel tempo è prevalsa opinione che esso sia frutto del solito sarcasmo del personale militare americano (lo stesso che trasformò la sigla di un noto assaltatore della Seconda Guerra, SB2C, in Son-of-a-bitch Second Class, figlio di putta*a scadente), e significherebbe Key Hole, buco della serratura (dal quale spiare). I numeri progressivi indicando cambi nella strumentazione di sorveglianza, come, ad esempio, il passaggio da un singolo obiettivo panoramico a uno doppio, eccetera. La sigla apparve per la prima volta nel 1962 con KH4, e fu applicata retroattivamente su tutti i satelliti della serie Corona, che furono, in totale, 144, 102 dei quali operarono con successo (e se vi spaventa l'elevata percentuale di fallimenti operativi, tenete presente che si era agli albori dell'era spaziale, quello che oggi diamo praticamente per scontato, allora era un azzardo).

 

recsys.jpglnchseq.jpg

Sequenza di lancio

 

 

recvry.jpg

Sequenza di recupero

 

 

 

Ironicamente, il nome Corona calzava assai più di quanto i suoi ideatori immaginassero. Per diversi anni, i satelliti soffrirono per numerosi problemi tecnici, uno dei quali era una misteriosa nebbia striata che rendeva le foto sfocate e illeggibili. Dopo numerose analisi, fu determinato che il problema era causato da scariche elettrostatiche, chiamate scariche corona2, provocate da alcune componenti delle macchine da presa. Il problema fu risolto con una più attenta progettazione delle parti, ma soprattutto con l'outgassing3 del satellite prima del lancio, pratica tuttora seguita dall'USAF coi suoi satelliti da ricognizione.

 

 

 

NOTE:

 

1 - Negli anni Ottanta circolarono alcune foto, mi pare le pubblicò anche Aviation Week & Space Technology, che riprendevano le spiagge di Overlord da un'altezza di almeno 160 chilometri. Non si conosce la provenienza delle foto, ma nel 1944 non c'era nulla che poteva fare foto da quell'altezza, quindi si disse che i nazisti erano riusciti a lanciare un satellite spia... personalmente lo ritengo estremamente improbabile e lo catalogo alla voce fantastoria della Seconda Guerra Mondiale, assieme all'SSN che, sempre i nazisti, avrebbero messo in mare negli ultimi mesi della guerra e che sarebbe ancora operativo con un equipaggio di nonagenari, agli Hanebu, ai contatti con gli extraterrestri cattivi, eccetera. Le foto (sicuramente un falso molto ben congegnato) dopo qualche tempo sparirono e non ne ho più saputo nulla (se qualcuno ha notizie, si faccia vivo). Ma ho riportato la voce perché il dubbio fa parte del mio pensiero filosofico.

 

 

2 - Corona Discharge

 

 

3 - Outgassing

 

 

case2.jpgcase1.jpg

Vista laterale e superiore della fotocamera e del sistema di recupero

 

 

airctch.jpg

Un C119 recupera The Bucket

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Corona veniva lanciato da un vettore Thor-Agena e immesso in orbita polare. Per la sua missione di ricognizione, utilizzava una macchina fotografica panoramica verticale Itek con un obiettivo da 70 mm della lunghezza focale di 24 pollici (609.6 mm), e disponeva di 31500 piedi (9601 metri) di pellicola Kodak, che, una volta impressionata, veniva immessa in un veicolo di rientro, chiamato "The Bucket" (il secchio), eiettato successivamente dal satellite in un punto prestabilito, solitamente sull'Oceano Pacifico e in vicinanza dell'arcipelago di Hawaii, oppure delle isole Midway, Wake o Palmer, dove veniva recuperato a mezz'aria da un aereo, C119 oppure C123, dotato di sistema Fulton. In caso di mancato recupero, e ammaraggio forzato, la capsula poteva rimanere a galla alcune ore per essere successivamente recuperata da un elicottero guidato da un segnale radio emesso allo scopo. Trascorso il periodo di tempo prestabilito, la capsula affondava automaticamente per non essere recuperata dal nemico.

 

I primi satelliti (KH1, 2, 3, e 5) trasportavano una macchina fotografica singola, che diventerà una doppia macchina panoramica con gli obiettivi inclinati di 30 gradi e designati fore e aft (prua e poppa) nei modelli successivi (KH4, 4A e 4B). Il KH6 era programmato per usare alternativamente le due macchine durante il passaggio sul medesimo obiettivo, in modo da ottenere foto tridimensionali.

 

 

camclr.jpgcamtech.jpg

I componenti e lo schema di funzionamento della macchina fotografica

 

 

 

Dalla quota operativa dei primi lanci, piazzati su un'orbita fortemente allungata con apogeo 460 e perigeo 165 chilometri, i satelliti potevano risolvere immagini al suolo di 25 piedi (7,62 metri), cifra ridotta poi nei modelli successivi KH4 fino a 9 piedi (2,75 mt) dall'apogeo, e 6 piedi (1,83 m) dal perigeo. Negli anni Settanta, Corona rimaneva in orbita fino a tre settimane, mappando con precisione il territorio dell'Unione Sovietica e della Cina (si tratta di una superficie pari a quella dell'intero continente africano). Secondo quanto rivelato dopo la declassificazione del programma, Corona fornì, nel corso della sua lunga vita operativa, immagini di tutte le postazioni missilistiche, di ogni sottomarino, nave, aereo sia sovietico che cinese. Localizzò radars, batterie missilistiche antiaeree, depositi di armi, sistemi C3, scoprì il poligono missilistico di Plesetsk, sconosciuto in Occidente, i siti antimissilistici nei dintorni di Mosca, rivelò il programma nucleare cinese e come esso fosse portato avanti con l'assistenza sovietica, mappò con accuratezza il territorio nemico fornendo bersagli e rotte di avvicinamento e di fuga ai bombardieri dello Strategic Air Command, sorvegliò l'applicazione del SALT1.

 

 

cameras.jpg

Vari tipi di macchine fotografiche

 

artist.jpgCorona.jpg

KH4B

 

 

La storia

 

I primi lanci furono mascherati per satelliti scientifici di un programma noto all'epoca come Discoverer. Il primo a essere lanciato con un sistema completo di ripresa cinematografica, fu, nel Giugno 1959, il Discoverer 4. La prima capsula a essere recuperata con successo, fu quella della missione Discoverer 13, il 20 Agosto 1960, due giorni dopo il lancio.

 

Almeno due missioni Discoverer furono destinate al sistema MIDAS, Missile Defense Alarm System, il primo concepito per rilevare il lancio di missili balistici grazie ai suoi sensori infrarossi.

 

L'ultimo lancio Discoverer, il numero 38, ebbe luogo il 27 Febbraio 1962, con recupero della capsula pellicole alla 65° orbita (13° recupero, 9° in aria). Dopo, tutti i lanci furono classificati fino agli anni Novanta. L'ultimo lancio Corona avvenne invece il 25 Maggio 1972 e il sistema fu abbandonato oltre che per l'obsolescenza della tecnologia per la scoperta di diversi tentativi da parte dei sovietici di recuperare le capsule con le pellicole impressionate . Dal 1966 al 1971 furono lanciati con successo 32 Corona, e le pellicole furono sempre recuperate dagli americani, comunque.

 

Nel 1963, lo scrittore inglese Alistair McLean si ispirò ad un fatto realmente accaduto per il suo romanzo Ice Station Zebra (portato sullo schermo da Rock Hudson cinque anni più tardi), la caduta accidentale del veicolo di rientro di uno dei primi satelliti Corona, pare il Discoverer II, nei pressi delle Spitsbergen, che si temette fosse stata recuperato, assieme alle pellicole, dai sovietici.

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Le date significative del programma

 

28 Febbraio 1959: #1 primo tentativo di lancio

12 Agosto 1960: #13 primo recupero delle pellicole

18 Agosto 1960: #14 prime immagini dallo spazio

25 Maggio 1972: #145 ultimo lancio Corona

31 Maggio 1972: ultime immagini dallo spazio

24 Febbraio 1995: con l’Ordine Esecutivo 12591, il Presidente degli Stati Uniti declassifica il programma.

 

 

corona2.jpg

18 Agosto 1960, l’aeroporto sovietico di Mys Shmida, in una delle prime foto inviate a terra da Corona

 

corona6.jpg

Il poligono cinese di Lop Nor

 

missite.jpg

28 Giugno 1962, silos missilistico sovietico in costruzione

 

 

corona7.jpg

25 Dicembre 1967

 

 

Primati

 

Primo satellite da ricognizione fotografica al mondo

Primo recupero di un veicolo di rientro dallo spazio

Prima mappatura della terra dallo spazio

Prime immagini tridimensionali

Primo rientro multiplo dallo spazio

Primo programma spaziale a superare le 100 missioni

 

BIBLIOGRAFIA:

 

Yenne, Bill, The Encyclopedia of US Spacecraft Exeter Books (A Bison Book), New York

Dwayne A. Day, John M. Logsdon, and Brian Latell , Eye in the Sky: The Story of the Corona Spy Satellites, Smithsonian Books, Washington, DC

Peebles, Curtiss, The Corona Project: America's First Spy Satellites, Naval Institute Press, Annapolis

Taubman, Phil, Secret Empire: Eisenhower, the CIA, and the Hidden Story of America’s Space Espionage, Simon & Schuster, New York

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Guest intruder

Almeno in Nevada, e nella vicina California, c'è l'attenuante della Groom (odio chiamarla Area 51, sa tanto di contattisti), dove sperimentano velivoli più o meno segreti le cui caratteristiche possono indurre in errore un osservatore tecnicamente non preparato. Tieni presente che la maggior parte degli avvistamenti, sono veramente UFOs, cioè oggetti volanti NON identificati, e quindi luci, scarichi di motore o altro, in movimento.

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Approfitto di un rinvio della mia partenza per lavoro (quando sono in giro vado, di solito, in Paesi dove non è possibile, o non è consigliabile, collegarsi alla rete, ma il nostro aereo, tanto per cambiare, è rimasto inchiodato a Londra) per risponderti.

 

Se il "secchio" non veniva recuperato per una qualsiasi ragione, ammarava, rimanendo a galla per un periodo di tempo non meglio definito (ripeto, molto materiale è ancora classificato), inviando un segnale radio che permetteva di localizzarlo alle navi o agli elicotteri americani che lo dovevano recuperare. Passato quel periodo, si apriva una valvola che allagava il contenitore delle pellicole, mandandolo in fondo al mare (nei punti di recupero solitamente previsti, l'Oceano Pacifico arriva tranquilamente a otto/novemila metri) per impedire che potesse essere recuperato dal nemico (cioè dai sovietici).

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E le immagini andavano perdute come il secchio.

In fondo il nemico che se ne faceva delle fotografie del proprio territorio? Al massimo la sicurezza aerea aumentava, come dire al proprio avversario:

ehi, vedi che ogni giorno ti passo sopra la testa a spiarti. Fà qualcosa!

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E le immagini andavano perdute come il secchio.

In fondo il nemico che se ne faceva delle fotografie del proprio territorio? Al massimo la sicurezza aerea aumentava, come dire al proprio avversario:

ehi, vedi che ogni giorno ti passo sopra la testa a spiarti. Fà qualcosa!

 

Da una foto puoi capire un sacco di cose, il tipo di obiettivo usato, la lunghezza focale, la perfezione o meno dell'ottica... e puoi capire cosa interessa al tuo nemico in quel momento, anche se questo è magari marginale. Ma gli americani non avevano assolutamente interesse a fornire a Mosca questi particolari.

Edited by intruder
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  • 8 months later...

una curiosità che non pare essere esaudibile, alla quota di 150-200 km, quanto può permanere un'orbita? le durate "limitate" delle missioni erano dovute alla necessità di avere immagini in tempi rapidi, o più semlicemente al fatto che dopo 15 gg il veiolo sarebbe rientrato "sua sponte" nell'atmosfera'

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Avere a disposizione quelle fotografie deve essere stato di vitale importanza per la CIA se in pochi anni hanno impiegato 144 vettori Thor ed altrettanti AgenaD, contando che alla fin fine di fotografie nitide e utili n sono arrivate non tantissime, per non parlare di tutta la logistica per il recupero.

Sembra, ma non ci sono molti dati di dominio pubblico, che altri Paesi ancora fino apochi anni fa adoperassero delle soluzioni simili basate su fotografie poi recuperate "fisicamente" e non sulla trasmissioni di dati informatici, anche se non risulta sia più stato adoperato il metodo di recupero "al volo". che a dirla tutta mi lascia perplesso, già allora esistevano gli idrovolanti, e per quanto i sovietici avessero sottomarini sguinzagliati un pò ovunque, un idrovolante sarebbe arrivato sempre per primo, salvo rarissime eccezioni

Edited by Simone
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  • 4 weeks later...

Provo a risponderti io: non mi risulta che l'aviazione americana avesse degli idrovolanti, all'epoca, e, probabilmente, veniva comunque ritenuto più sicuro il recupero in volo che non l'ammaraggio vicino al contenitore delle pellicole, che per forza di cose avrebbe dovuto avvenire a una certa distanza, sempre col rischio che le ondate sollevate dallo scafo dell'idro lo sommergessero definitivamente.

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  • 1 year later...

Ho il documentario a casa, veramente bello.

Se lasci che cada in mare dai tempo ai i russi di tracciare la traiettoria di discesa e più tempo per andarlo a prendere.

Misero una squadra di c-119 alle Hawaii, muniti di cavo srotolabile ed un'ancora a 4 punte che si impigliava nei cavi del paracadute.

Questo metodo era già stato collaudato anni prima, recuperando i carichi attaccati a dei palloni sonda.

 

La manovra non era facile ma Henry Conway era così convinto di questo metodo da giocarsi....se stesso.

Si sedette in mezzo ad un campo, aspettò che l'aereo gli passasse sopra e poi decollò nel vero senso della parola.

Il recupero in aria era abbastanza morbido e poi si evitava lo schianto con la superfice del mare.

 

I primi 10 lanci furono un fallimento.

Sembra dovuti ad una perdita di idrazina dai serbatoi:c'era bisogno di un sensore di rilevamento, ma a quell'epoca non c'era.

Allora un giorno uno della Lockheed arriva a Vandenberg e dice: ci penso io!

Ho un naso molto sensibile! :lol:

 

Praticamente sto tizio saliva su in rampa, apriva un portello del missile e dava una bella annusata....se non sentiva niente dava l'ok per il lancio! :rolleyes:

 

Come già detto una lastra di sale faceva affondare la capsula dopo un po'.

I russi sapevano del programma e presero per il cul gli americani perchè continuavano a mandare sonde anche se sopra la Russia c'erano sempre nubi.

Secondo il filmato il 40% delle missioni risultò inutile a causa di questo problema e che i russi tollerassero questa forma di spionaggio (in seguito reciproca), perchè svolta al di fuori dell'atmosfera.

Con il restante 60% gli USA ebbero una prima impressione delle forze spiegate in Russia e Cina, immagini fantasmagoriche per l'epoca.

Nel 1967 la risoluzione era di 2 metri

7 milioni di $ per ogni lancio, 850 milioni di $ per un totale di 145 lanci.

 

La normale pellicola si seccava nello spazio, la Kodak ne fece una apposta.

Le macchine fotografiche erano costruite dalla Saitek

Edited by ROBY1
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aggiungo che vi fu un altro programma che fece da apri pista per il corona ,solo che era basato sui palloni sonda del tipo di quelli per gli studi sull atmosfera .

 

i palloni partivano da una portaerei leggeran nel pacifico o dalla germania occidentale e sorvolavano ,a grande quota e velocità grazie a jet stream, l ussr per poi riportare allo zio sam , kilometri di pellicole preziose come l' oro .

 

le macchine forografiche per i palloni furono il banco di prova per quelle dei corona e dei loro omologhi russi che recuperarono le kodak dai palloni abbattuti .

 

c'è un bell articolo su rid !!

 

 

ps uno di questi palloni precipitò rovinosamente a Rosswell new mexico ,allora sede della più importante base usaf , ne nacque la leggenda che tutti han sentito

Edited by cama81
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