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  1. picpus

    Marine Nationale

    Il 3° BPC in servizio nel 2012; nel contratto (del 3° BPC) opzione per il 4°! Eccovi il link all'articolo relativo: http://www.meretmarine.com/article.cfm?id=109452
  2. picpus

    BPE

    Buona idea: devo consigliarla ai dirigenti della "Grimaldi"!!!
  3. picpus

    Marine Nationale

    La 2^ portaerei ed il 4° (oltre al 3°) BPC saranno costruiti, se non fosse altro, per salvare i cantieri di Saint-Nazaire! Chiudo e passo a chi di dovere, per il consueto comizio francofobo!
  4. Date uno sguardo a questo link: http://www.tgcom.mediaset.it/cronaca/artic...olo440590.shtml Se fosse vero, non saprei come qualificare il comportamento del padre di Eluana!
  5. picpus

    Marine Nationale

    Eccovi i link a 2 articoli: http://www.ouest-france.fr/actu/actuDet_-L...818138_actu.Htm http://www.meretmarine.com/article.cfm?id=109462 Nel giro di 3 o 4 mesi, mentre gli altri SNLE faranno il loro turno di pattuglia, tutto sarà rimesso a posto! Semplice, ordinaria amministrazione!
  6. Eccovi il link al sito dei "Campionati Sciistici delle Truppe Alpine" (Ca.STA): http://www.truppealpine.eu/casta/index_ita.htm
  7. picpus

    Marine Nationale

    Rick, riconsegna subito l'onorificenza di cui al post al link seguente: http://www.aereimilitari.org/forum/index.p...st&p=198447 (messaggio n° 42)!!! Nessun francofobo in s.p.e. o di complemento aveva notato tale ridicola notizia (può capitare a tutti, uno scontro con un pezzo di metallo alla deriva in mare!) e, proprio un Cavaliere della Legion d'Onore, la deve diffondere ai quattro venti!!!
  8. Non è del tutto vero! Il rientro ufficiale nella struttura militare integrata della Nato è, in gran parte, un fatto formale ed ha una valenza soprattutto politica e simbolica: in tutti questi anni, le forze armate francesi hanno continuato ad esercitarsi quotidiamente, si potrebbe dire, con le FF.AA. dei vari paesi della Nato, quasi come un qualsiasi altro paese membro della Nato. A proposito di NATO AEW, proprio in questo campo, la Francia ha gli stessi sistemi della Nato: l'E-3F SDCA dell'"Armée de l'Air": http://www.defense.gouv.fr/air/au_coeur_de...ojets/e_3f_sdca e l'E-2C Hawkeye dell'"Aéronavale" della "Marine Nationale": http://www.defense.gouv.fr/marine/decouver...ye_flottille_4f .
  9. 1) Ci sono missioni che non si può scegliere di non fare! 2) Questo concetto delle fregate "azzoppate" non mi va proprio giù: rendiamoci conto che sono le FREMM ad essere surdimensionate e per questo costano assai (parecchio più delle francesi, ad esempio); ovviamente, non è che io critichi ciò, ma signori, la qualità va bene, ma c'è un limite numerico minimo di unità "combat", al di sotto del quale non si può scendere, se si vuol evitare che le varie portaerei e le varie unità anfibie agognate, se costruite, restino in porto per mancanza di navi di scorta!
  10. 1) Vedi post al link che segue: http://www.aereimilitari.org/forum/index.p...st&p=201757 (messaggio n° 16). 2) 8 o anche 10 FREMM, potrebbero non essere, numericamente, sufficienti [durante le due missioni nel Golfo Persico, le 12 fregate ("Maestrale" + "Lupo") e, nella seconda, pure i caccia, bastarono a stento a garantire le varie turnazioni in teatro operativo (occorre considerare, ovviamente, anche il tasso di indisponibilità di una parte delle unità in servizio) e durante una delle due missioni (se non erro, la prima) fu necessario utilizzare le "Minerva" in Mediterraneo Orientale con funzioni di fregata]!
  11. A quel che mi risulta, un referendum si può indire per abrogare una legge, non per farla!
  12. Riprendo questo vecchio topic, perché, ormai, siamo prossimi al rientro ufficiale della Francia, nella struttura militare integrata della Nato. Ciò avverrà in coincidenza del 50° anniversario della stipula del Trattato del Nord Atlantico, vedasi link: http://www.comitatoatlantico.it/articolo/8..._nord_atlantico . Dalla rubrica "Cronaca - News" del sito "Congedati Folgore", http://www.congedatifolgore.com/ , riporto il seguente articolo: LA FRANCIA RIENTRA NELLA NATO DOPO 40 ANNI Giovedì, 5 Febbraio 2009 by webmaster SUBITO DUE POSTI DI COMANDO PARMA - Dopo oltre 40 anni di assenza, la Francia si prepara a rientrare nella Nato con un segnale d'apertura inviato dagli Stati uniti: l'assegnazione a Parigi di due posti di comando in Virginia (Usa) e in Portogallo. Il patto Washington-Parigi prevede l'assegnazione del comando di Norfolk in Virginia e quello regionale di Lisbona a due generali francesi, oltre all'inquadramento di 900 militari francesi nella Nato. Dal rientro nella Nato, Sarkozy si aspetta una contropartita, secondo Le Monde: magari giocare un ruolo di primo piano nella definizione delle prossime strategie atlantiche. A partire da quelle in Afghanistan, missione per la quale Obama potrebbe chiedere ufficialmente alla Francia di inviare nuovi uomini. Un capitolo delicato, perché Sarkozy, dopo aver aumentato il contingente nel 2008, aveva dichiarato che un ulteriore impegno francese a Kabul non era previsto. Fra il 1995 e il 1997 fu proprio una frizione con gli Usa sull'assegnazione dei comandi a far naufragare il tentativo dell'allora presidente francese Jacques Chirac di tornare nel Patto. Da notare, che uno dei due comandi che dovrebbe andare alla Francia, è l'importantissimo "Allied Command Transformation" di Norfolk Virginia, http://www.act.nato.int/ , il cui Vicecomandante è, in atto, l'Ammiraglio italiano, Luciano Zappata, http://www.act.nato.int/biography.asp?itemid=2278 .
  13. picpus

    Marine Nationale

    Si riaccendono le speranze per la seconda portaerei francese! Eccovi il link ad un articolo-intervista al Ministro della Difesa francese: http://www.meretmarine.com/article.cfm?id=109460
  14. Eccovi un articolo con FOTO del gioiello francese, al link seguente: http://www.meretmarine.com/article.cfm?id=109456
  15. Secondo test di fuoco positivo per il "Sea Viper" [nuova denominazione del sistema navale di difesa antiaerea PAAMS (Principal Anti-Air Missile System) destinato ai cacciatorpedinieri Type 45 della Royal Navy]. Eccovi il link all'articolo relativo: http://www.difesanews.it/archives/secondo-...er-il-sea-viper
  16. Il tuo ragionamento è condivisibile, ma è pur vero che, prima di accorgersene i carabinieri e la magistratura, altri potevano e dovevano provvedere!
  17. Mi permetto di inserire gli estremi di due libri che rievocano la figura di Amedeo Guillet. Sebastian O'Kelly Amedeo - Vita, avventure e amori di Amedeo Guillet. Un eroe italiano in Africa Orientale. Rizzoli, 2002 Vittorio Dan Segre La guerra privata del tenente Guillet Corbaccio, 1993
  18. Ripeto è una brutta notizia, in particolare per chi ama la Marina come me, ma purtroppo la realtà è anche questa! Dalla rubrica "Cronaca - News" del sito "Congedati Folgore", http://www.congedatifolgore.com/ , eccovi l'articolo seguente: ASSENTEISMO ALLA MARINA MILITARE DI NAPOLI: IN 228 USCIVANO IN ORARI DI LAVORO Giovedì, 5 Febbraio 2009 by webmaster NAPOLI- Duecentoventotto dipendenti dell'ufficio Maridist (Distaccamento della Marina Militare) di via Acton a Napoli sono indagati per assenteismo nell'ambito di una inchiesta denominata 'Fantasma'. Nei loro confronti sono stati emessi dal pm Filippo Beatrice, della sezione reati contro la pubblica amministrazione della procura di Napoli, avvisi di conclusione delle indagini preliminari. Il reato ipotizzato dal pm Beatrice è di truffa ai danni dello Stato. Gli indagati - la quasi totalità del personale civile dell'ufficio - secondo gli accertamenti svolti dai carabinieri firmavano i registri delle presenze e poi si allontanavano dall'ufficio, spesso dopo appena pochi minuti senza farvi più ritorno. I fatti contestati si riferiscono al periodo marzo-aprile 2007. I carabinieri attraverso appostamenti durati due mesi hanno ripreso con videocamere nascoste le immagini dei dipendenti che si allontanavano dalla sede del Distaccamento, svolgendo mansioni personali quali fare la spesa o curare orti privati, dopo la firma di presenza.
  19. Eccovi, dal sito "Pagine di Difesa", http://www.paginedidifesa.it/index.html , il link ad un articolo di Giovanni Martinelli, sulla "modularità" e sulle unità olandesi "Sigma": http://www.paginedidifesa.it/2009/martinelli_090204.html che riporto di seguito (sembra che sia stato scritto appositamente, per questa discussione! ): Marina, la modularità e la soluzione olandese Sigma Giovanni Martinelli, 4 febbraio 2009 Modularità, questa sembra essere diventata una delle parole d’ordine nel campo della realizzazione di unità navali; un concetto che riscuote sempre più interesse da parte di un numero crescente di Marine, anche perché, nel corso del tempo, i modi di metterlo in pratica sono andati aumentando, consentendo di ampliare le opzioni disponibili. Il primo sistema apparso sulla scena è stato il Meko (Mehrzweck-kombinatione); ideato dai cantieri tedeschi Blohm+Voss negli anni 70, può essere considerato un successo commerciale di assoluto rilievo visto che più di 1.500 moduli Meko sono già stati prodotti e installati su oltre 60 unità navali di tutto il mondo. Tale soluzione prevede che sistemi d’arma, sensori e perfino parti consistenti dell’unità vengano costruite separatamente dall’unità stessa in quanto inserite/poste su moduli di dimensioni standard e completamente indipendenti; questi vengono poi installati sulla nave e a essa collegati grazie al fatto che dispongono di connessioni per l’energia elettrica e di interfacce con i sistemi di bordo, ivi compreso quello di combattimento. Non solo, anche le apparecchiature elettroniche, gli impianti di condizionamento e quelli di ventilazione, possono trovare posto su pallet specificatamente pre-allestiti. I vantaggi - più che sulla riconfigurabilità delle unità - vertono sul fatto che la costruzione dei moduli può avvenire contemporaneamente a quella delle piattaforme, che è possibile l’installazione di sistemi ed equipaggiamenti diversi scelti del cliente, mentre risultano facilitati anche gli interventi di manutenzione e di sostituzione (anche in caso di aggiornamento) dei moduli stessi. In sintesi, minori tempi di costruzione e minori costi sia in fase di acquisto che di gestione della nave. Il difetto è costituito dal fatto che qualsiasi intervento sui moduli deve essere effettuato in strutture attrezzate e richiede tempi lunghi. Esattamente ciò che non accade con il sistema Stanflex (Standard flex); sviluppato dalla Marina danese - in collaborazione con varie industrie del Paese - e da essa adottato per tutte le proprie unità, questo sistema si basa su contenitori standard (utilizzati sempre per ospitare sistemi d‘arma ed equipaggiamenti specifici per missioni differenti) con le proprie connessioni da collegare una volta installati a bordo ma, e qui sta la novità, le operazioni di messa in opera e in funzione richiedono solo una gru per il loro movimento e poche ore di lavoro. Ai vantaggi della modularità già visti per il Meko, si aggiunge così anche quello di poter riconfigurare rapidamente le unità. Ed è proprio sulla base di questo principio che si arriva all’ultima evoluzione del concetto; con le sue Littoral combat ships (Lcs), questa volta è la Us Navy ad affinare ulteriormente il concetto. A disposizione delle 55 Lcs previste, vi saranno infatti 64 moduli (24 per Mine e per Surface warfare, 16 per Anti-submarine warfare); in questo modo, una stessa piattaforma sarà in grado di svolgere più missioni semplicemente cambiando i moduli stessi. E questo grazie al fatto che gran parte degli equipaggiamenti (armi, sensori, mezzi e apparecchiature) necessari all’assolvimento di tali missioni sono contenuti in container da 20 piedi e/o in altri di dimensioni minori e che ciascun modulo risulta installabile e funzionante in meno di 24 ore. Una sorta di ‘plug and play’ applicato a una nave militare. Se quindi, come abbiamo visto finora, il tema della modularità è stato affrontato secondo un approccio incentrato sulla possibilità di modificare taluni elementi lasciando però inalterata la piattaforma che li ospita, quello seguito dai cantieri olandesi Damen Schelde Naval Shipbuilding si basa su un principio opposto in quanto è la piattaforma stessa ad essere oggetto di trasformazioni profonde. Denominato Sigma (Ship integrated geometrical modularity approach), questo progetto è in grado di offrire unità che spaziano dai 50 ai poco meno di 150 metri di lunghezza, dai nove ai 15 di larghezza e dalle 450 fino alle oltre 4.000 tonnellate di dislocamento. Un risultato interessante, ottenuto grazie all’impiego di sezioni standard lunghe 7,2 metri e di larghezza variabile; in pratica aggiungendo un numero crescente di sezioni è possibile aumentare le dimensioni della nave. Si parte così dalle sette sezioni (larghe nove metri) che ‘producono’ una unità di 50,4 metri e si arriva alle 20 sezioni (larghe 15) per quella da oltre 148; in questo modo diventa possibile, sfruttando lo stesso identico progetto, offrire una gamma di piattaforme che spazia dal Patrol/Offshore patrol vessel alla fregata, passando per la corvetta. Le sezioni, come detto, sono standard nel senso che ciascuna dispone di proprie paratie con porte stagne e sono pressoché complete di ogni altra componente strutturale. Sempre nell’ottica del contenimento dei costi, sono stati poi selezionati un numero ristretto di fornitori per i sistemi di gestione della piattaforma, per quello di combattimento e per quello propulsivo (anche se resta aperta la possibilità di rivolgersi ad altri), mentre è possibile fare un più o meno ampio ricorso a componenti commerciali da bilanciare con caratteristiche militari, il tutto secondo i desiderata del cliente. Sempre a proposito dell’impianto di propulsivo vengono offerte diverse opzioni: due o quattro diesel, oppure da quattro a sei diesel-generatori per una configurazione con motori elettrici o, anche, turbine a gas. Queste soluzioni alternative possono essere a loro volta associate a eliche (a passo fisso o variabile) oppure a idrogetti, mentre si garantisce una certa scelta anche su più sistemi di stabilizzazione. Sia lo scafo - ampiamente testato attraverso le prove in vasca di circa 60 modelli diversi - che le sovrastrutture incorporano poi tutte le più recenti tecnologie in fatto di riduzione della segnatura (in ogni campo), di protezione nei confronti delle minacce Nbc, di sicurezza della piattaforma in caso di danni a bordo e con un facile accesso agli apparati di bordo per un elevato livello di funzionalità complessiva. Un approccio dunque innovativo e interessante, tanto da riuscire già a ottenere significativi risultati in termini di commesse. Sono infatti da registrare gli ordini della Marina indonesiana prima e di quella del Marocco in tempi più recenti; la particolarità sta nel fatto che se la larghezza delle unità scelte è uguale (con le sezioni larghe per, l’appunto, 13 metri) diverse sono invece le lunghezze e, quindi, il numero delle sezioni. Nel primo caso - cioè le quattro corvette della classe Diponegoro - è stato scelto il tipo 9113 (90,71 metri di lunghezza e quasi 1.700 tonnellate di dislocamento) che impiega 12 sezioni; ancor più originale la scelta del Marocco, con un ordine per tre fregate, due delle quali del tipo 9813 (97,91 metri di lunghezza e 2.100 tonnellate di dislocamento) e una del tipo 10513 (105,11 metri di lunghezza e, infine, 2.300 tonnellate di dislocamento), rispettivamente con 13 e 14 sezioni. Per ciò che riguarda le corvette Diponegoro, l’apparato propulsivo è incentrato su due diesel SEMT Pielstick da 8.190 Kw ciascuno che consentono loro velocità che variano tra i 14 e 28 nodi e un’autonomia che può raggiungere le 4.800 miglia. Il sistema di combattimento è il diffuso Tacticos della Thales Nederland che fornisce anche il radar Mw08 per la scoperta e il tracciamento dei bersagli (di superficie e aerei) e un radar per la direzione del tiro Lirod Mk 2; a questi si aggiungono un radar di navigazione Bridgemaster della Sperry e un sonar a scafo Thales Kingklip. Con un equipaggio di circa 80 uomini, queste corvette dispongono di un 76/62 Super-rapido, due lanciatori binati per missili antinave Mm-40 Exocet, altrettanti lanciatori quadrupli Tetral per missili antiaerei Mistral e ancora due lanciatori binati per siluri antisom, oltre a un paio di pezzi da 20 mm; a poppa è presente un ponte di volo per le operazioni con gli elicotteri. Nel campo delle contromisure si segnalano apparati per le Electronic counter measures (Ecm) e le Electronic support measures (Esm), oltre a sistemi per il lancio di decoys. Il completamento della classe avverrà quest’anno con la consegna dell’ultima unità. Per il 2012 è invece prevista la consegna delle tre fregate ordinate dal Marocco; pur non essendo ancora noti tutti i dettagli, si può comunque tracciare un profilo di massima di queste piattaforme. La differenza di dimensioni fra le unità della Marina marocchina sono riconducibili al fatto che la versione 10513 disporrà di spazi dedicati alle funzioni di comando e controllo, con un equipaggio di 110 uomini, mentre le due 9813 ne saranno sprovviste e avranno un equipaggio ridotto, 91 uomini. Su tutte e tre sarà comunque presente un hangar e un ponte di volo per ospitare e far operare un elicottero medio. Molto simili a quelle delle unità indonesiane saranno anche l’impianto propulsivo, con due diesel SEMT Pielstick (peraltro non specificati, tanto che non sono note le prestazioni), il sistema di combattimento, sempre il Tacticos, i sensori, con la principale differenza data dalla presenza di uno Smart-S Mk.2 al posto dell’Mw08, e dei sistemi d’arma, e qui c’è da segnalare la sostituzione dei Tetral con dei lanciatori verticali per missili antiaerei Mica. Ciò che in conclusione si può affermare è che, al di là delle differenze delle proposte analizzate, quello della modularità si sta sempre di più affermando come un tema dominante nel campo delle costruzioni navali; e questo per la semplice ragione che, di fatto, essa rappresenta uno dei pochi elementi in grado di fornire delle risposte efficaci al sempre più grave problema dell’aumento dei costi delle moderne unità militari, talmente grave da mettere a rischio i programmi di rinnovamento di molte Marine.
  20. Auguri, "Comandante Diavolo"!!! Dalla rubrica "Cronaca - News" del sito "Congedati Folgore", http://www.congedatifolgore.com/ , eccovi l'articolo seguente: COMPIE 100 ANNI IL LAWRENCE D’ARABIA DELL’ESERCITO ITALIANO Venerdì, 6 Febbraio 2009 by webmaster Roma 6 febbraio 2009. Amedeo Guillet, ufficiale di cavalleria, ambasciatore, agente segreto, ma, soprattutto eroe d’altri tempi, raggiungerà domani il secolo di vita. Amedeo Guillet diventa un mito vivente quando, nel 1941 in Africa orientale, le truppe inglesi costringono alla resa gli italiani. Giovane tenente di cavalleria al comando dei suoi Spahis ( truppe indigene di cavalleria), rifiuta la resa e inizia la sua “guerra privata”: vuole impegnare il più possibile il nemico per impedirgli di riversare tutte le forze in Libia, vuole che l’Italia esca dalla guerra con dignità. Alla testa dei suoi cavalieri inizia una serie di azioni di guerriglia talmente audaci da diventare un incubo per i convogli inglesi. I suoi uomini lo seguono ovunque, lo adorano: nasce il mito del Cummandar as Shaitan, il comandante diavolo. Senza più ordini, senza più l’uniforme del Regio esercito, impara a parlare perfettamente l’arabo, indossa il turbante e, per otto mesi, con un centinaio di soldati , assalta depositi, ponti, avamposti inglesi e sfugge alla caccia serrata che l’intelligence inglese gli aveva scatenato. Quando, rimasto con poche decine di uomini, capisce che non può continuare oltre, scioglie la banda e inizia una avventurosa fuga che lo porterà fino in Yemen, dove, accolto dal sovrano, l’Imam Yahiah, sarà nominato responsabile delle scuderie reali. Rientrato in Italia, all’indomani dell’armistizio, si reca Brindisi dove si mette a disposizione del Re. Al termine della guerra inizia la carriere diplomatica che lo porterà a essere ambasciatore italiano in Giordania, Marocco e India. Nell’anno 2000, il Presidente Ciampi, gli conferisce la più alta decorazione militare: la Gran Croce dell’Ordine Militare d’Italia.
  21. picpus

    Le altre Marine Italiane

    Sommo Venexian, hai riportato per esteso, ciò che avevo linkato al post seguente, di questa stessa discussione: http://www.aereimilitari.org/forum/index.p...st&p=196607 (messaggio n° 27)
  22. Veramente il "Diciotti" ha operato anche in pieno Oceano Atlantico, altro che oltre le 12 miglia!!! Ecco il link: http://www.guardiacostiera.it/notiziario/articolo.cfm?id=549 Al largo del Libano, hanno operato il Pattugliatore d’altura "G. Peluso" (classe "Diciotti"), il III Nucleo Sommozzatori GC e l’ATR 42 "Manta 10": http://www.guardiacostiera.it/notiziario/articolo.cfm?id=528 http://www.guardiacostiera.it/notiziario/articolo.cfm?id=554
  23. picpus

    Caso Battisti

    Dominus, la Francia aveva estradato Battisti, se poi ... lui è stato così bravo da fuggire, senza che nessuno, in terra transalpina, lo abbia aiutato ...
  24. l'albatros lo hanno. Se dobbiamo essere precisi, allora qualche altro piccolo appunto. Non 2 "Spica", ma 2 "Sirio" ("Sirio" ed "Orione"). I "Cassiopea" hanno il 76/62 MMI (altrimenti detto, "Allargato"), non il 127. "Spica" e "Vega", sono unità della medesima classe dei "Cassiopea" e quindi hanno il 76/62, sono "Sirio" ed "Orione" ad avere solo le 25/80. Il tutto, solo ed esclusivamente, per la precisione!!!
  25. picpus

    Caso Battisti

    Dal link http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezion...40726girata.asp riporto: 5/2/2009 (16:48) - LA RISOLUZIONE DELL'EUROPARLAMENTO Caso Battisti, Strasburgo al Brasile: "Tenere conto della sentenza italiana" Il voto preceduto da un minuto di raccoglimento in memoria delle vittime dell'ex terrorista STRASBURGO La plenaria del Parlamento europeo ha approvato, oggi a Strasburgo, una risoluzione comune dei gruppi Ppe, Pse, Liberaldemocratici, Uen (di cui fanno parte Lega e An) sul rifiuto di estradare Cesare Battisti dal Brasile, in cui si auspica che le autorità del Paese sudamericano tengano conto delle sentenze emesse dall’Italia nei confronti dell’ex terrorista. Le richieste e le osservazioni dell’Assemblea nei riguardi del Brasile sono formulate con un linguaggio molto rispettoso e diplomatico, che ripercorre brevemente tutte le tappe della vicenda Battisti, facendo capire implicitamente quanto sia inappropriato lo status di rifugiato politico che gli è stato concesso, secondo gli standard democratici e dello stato di diritto vigenti nell’Ue e condivisi dal Paese sudamericano. L’Europarlamento, si legge nel testo, «confida che il riesame della decisione sull’estradizione di Cesare Battisti terrà conto della sentenza emessa da uno Stato membro dell’Ue, nel pieno rispetto dei principi di legalità su cui si fonda l’Unione europea». L’Assemblea, si legge ancora nella risoluzione, auspica che, «le autorità brasiliane possano prendere una decisione basata sui principi comuni che il Brasile e l’Unione europea condividono». Gli europarlamentari, inoltre, ricordano «che il partenariato tra l’UE e la Repubblica federativa del Brasile è fondato sul riconoscimento reciproco che entrambe le parti rispettano la legalità e i diritti fondamentali, compreso il diritto alla difesa e il diritto a un processo giusto ed equo». Nel testo si ricorda »che Cesare Battisti è stato condannato in contumacia con sentenze definitive emesse dalle autorità giudiziarie italiane per aver commesso quattro omicidi, oltre che per banda armata, rapine, detenzione di armi e atti di violenza a mano armata. Si segnala, inoltre, che il ricorso presentato da Cesare Battisti presso la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo contro la sua estradizione (decisa dalla Francia prima della sua fuga in Brasile) «è stato dichiarato inammissibile nel dicembre 2006». La risoluzione ricorda poi che «il 17 gennaio 2009 il governo brasiliano ha attribuito a Cesare Battisti lo status di rifugiato politico e ha pertanto negato la sua estradizione, sostenendo che il sistema giudiziario italiano non fornisce sufficienti garanzie per quanto attiene al rispetto dei diritti dei detenuti». Considerando che «l’attribuzione dello status di rifugiato politico deve rispondere alle norme definite dal diritto internazionale», gli eurodeputati sottolineano che «tale decisione può essere interpretata come una manifestazione di sfiducia nei confronti dell’Unione europea, la quale è fondata, tra l’altro, sul rispetto dei diritti fondamentali e della legalità, che comprende il rispetto dei diritti dei detenuti, e che tali principi sono condivisi da tutti gli Stati membri». Il testo, tra l’altro, rileva che «le relazioni economiche, commerciali e politiche tra il Brasile e l’Unione europea sono ottime, in continua espansione e basate, tra l’altro, su principi condivisi quali il rispetto dei diritti umani e la preminenza del diritto», e che il Paese sudamericano, «pienamente sostenuto dagli Stati membri, sta assumendo un ruolo di spicco a livello internazionale e che la sua partecipazione al vertice del G20 tenutosi a Washington lo scorso novembre, così come ai futuri incontri di questo tipo, sono un segnale della sua responsabilità sempre maggiore a livello internazionale». L’Europarlamento, infine, sottolinea «che il partenariato tra l’UE e la Repubblica federativa del Brasile è fondato sul riconoscimento reciproco che entrambe le parti rispettano la legalità e i diritti fondamentali, compreso il diritto alla difesa e il diritto a un processo giusto ed equo».
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