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Gian Vito

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  1. L’armamento ausiliario dei veicoli militari. Non è difficile reperire dati, anche molto particolareggiati, sull’armamento principale e secondario di ogni veicolo militare esistente. Raramente, invece, sono descritte le armi personali dell’equipaggio e la dotazione ausiliaria del veicolo. I carristi, per ragioni diverse, possono essere costretti ad abbandonare il mezzo. Una semplice pistola non può certo assicurare l’autodifesa di questi “fanti improvvisati”. Una pistola-mitragliatrice e qualche granata difensiva possono invece fare la differenza. Una MG o un lanciarazzi ancor più. E sicuramente non mancano le armi “insolite”, occasionali. Ma i dati sono rari. Così chiedo a tutti un qualsiasi elemento utile. E’ una mia curiosità che ogni tanto si ripresenta. Intanto eccovi qualcosa, ho escluso le pistole individuali. Ho trovato quasi tutto in rete. Seconda guerra mondiale Stati Uniti I carri americani erano sempre ben forniti di armi ausiliarie: 2-4 M1 Thompson (M3 Lee, M4 Sherman, M5 Stuart) e 12 granate (4 M2 a frammentazione, 2 incendiarie alla termite, 4 fumogene e 2 offensive M3) su Sherman e Stuart. Sul finire della guerra, 1-3 M3 "grease gun". I carri del gen. Patton erano stati equipaggiati con 5 M3. Due versioni del Garand (T26 ed M1E5) sono state sviluppate apposta ma non sono entrate in uso. I carri Sherman, Lee e Stuart avevano un treppiede M3 ed un M2 per impiegare la 12,7 mm o una delle mitragliatrici di bordo (coassiale o sullo scafo), dopo averla smontata. M8 Greyhound: 2 carabine M1 (in Italia nel dopoguerra, 2 MAB), 16-24 granate, 4 cand. fumogeni M1/M2, 6 mine (AT o HE) esterne. M10 Wolverine: 2 M1 Thompson o 2 carabine M1. Oppure 1 M1 Thompson, 1 Garand e 4 carabine M1. M18 Hellcat: 5 carabine M1 con 450 colpi, 6 granate fumogene M50, 6 granate a frammentazione M2, 4 cand. fumogeni. M20 (derivato M-8): bazooka da 60 mm. M24: mortaio da 51 mm con 10 bombe nebbiogene e 4 incendiarie, 12-18 bombe a mano. 2 FAL con 120 cartucce (Italia, dopoguerra). M26 Pershing: M3 "grease gun". M36: 12 bombe a mano, 2 FAL con 120 cartucce (Italia, dopoguerra). Regno Unito: 1 Bren e 1-2 Thompson/Sten (Churchill, Cromwell, Comet, Sherman). Bombe a mano. Spesso un mortaio da 51 mm sulla torretta per fumogeni difensivi o marcatori bersagli. Non è chiaro se smontabile o fisso. Talvolta gli equipaggi cedevano gli Sten in cambio di carabine M1 Para. Germania: Di solito 1-2 MP38/40. La MG-34 poteva essere rimossa dallo scafo. PZ 4: 2 MP40, 12 bombe a mano Stug-III: 2 MP38/40 Tiger: 1-2 MP40 Panther: 1 MP40 Jagdpanther: 2 MP40 (384 colpi) Puma: 1 MP40 Unione sovietica: T-34/76: 1 PPSh e 25 bombe a mano F-1. La mitragliatrice sullo scafo dei T-34 veniva spesso smontata per l’impiego esterno. Su-85: PPSh e bombe a mano F-1. Dopoguerra Stati Uniti M47 Patton: 2 M3 (Italia: 2 FAL con 120 cartucce) e 12 bombe a mano. M48 Patton: 2 M3 o carabine M2 (Italia: 2 FAL) e 8-12 bombe a mano. Dal 1968 in Vietnam, 20 bombe a mano, bombe fumogene, lanciagranate M79. Talvolta mine Claymore, M72 LAW ed esplosivo C4. M60 Patton : 2 M3 (Italia: 2 FAL) e 8-12 bombe a mano. M88A1: 2 M14 (anni '60) poi 2 M3A1 poi 2 M16. 10 LAW, bombe a mano. M88A2: 2 M16, bombe a mano M578: Prima M14 (anni ’60) poi 2 M3 infine 2 M16 M-109: 2 M3 (Italia 2 FAL) e 8 bombe a mano. M551 Sheridan: M-3 M1 Abrams: 3 M-3 e 8 bombe a mano a frammentazione e incendiarie M67. Poi 1-2 M16A2. Sostituiti di recente con carabine M4. Sembra che alcuni equipaggi in Iraq, data la ridotta disponibilità delle carabine, abbiano impiegato gli AKM di preda bellica. Le mitragliatrici M240 da 7,62 mm possono essere smontate. Germania Inizialmente i carristi avevano i Thompson M1 e gli MP1 (Beretta M1938/49). Dal 1959 sostituiti con gli MP2 (UZI). Cambiati ancora nel 1985 con gli MP5 ed infine, dal 2007 gli MP7. Leopard 1: 2 armi (in Italia i FAL) e 8 bombe a mano. Regno Unito Chieftain: possibilità di impiegare a terra sia la mitragliatrice in torretta che la coassiale. Challenger 2: carabine L22A1/A2 (L85) Israele Pistole mitr. UZI, poi carabine CAR-15 o carabine M4 per tutto l'equipaggio. Mitragliatrici smontabili dal carro e bombe a mano. Unione Sovietica T-34/85 (1960): AK-47 (300 colpi), 20 bombe a mano F-1. In almeno un caso, 1 RPG-7. PPS43 e pistole automatiche Stechkin (APS) ZSU-57-2: 2 AK-47 Successivamente gli AKS-74U. Veicoli per trasporto truppe Il caso è differente, ma interessante. Le armi ausiliarie sono impiegate spesso. Stati Uniti M3 Halftrack: l'equipaggio portava 2 mitragliatrici M1919 da 7,62 mm o 1 bazooka da 60 mm con 6 razzi, e 24 mine controcarro M1 in rastrelliere, oltre alle dotazioni per la squadra, composte da 1 M3 (330 colpi), 12 Garand (2000 colpi) e 48 bombe a mano. M16 Halftrack: oltre all’armamento primario (4x12,7 mm Maxson più 1 per autodifesa, 5000 colpi), 1 fucile M1903 da 7,62, pistole mitragliatrici con 420 colpi, 3 carabine M1 e 36 granate. M113A1: in Vietnam oltre alla 12,7mm con 1500 colpi, 2 M60 (Italia: FAL) con 12000 colpi, 1 lanciagranate M79 con 120 granate, fucili M16 per ogni uomo dell’equipaggio, bombe a mano, mine Claymore e 4-6 lanciarazzi LAW. M2 Bradley: 6 M231 (Firing Port Weapons). Anche se 4 feritoie su 6 sono state di recente chiuse, le armi restano disponibili. 2 TOW portatili per i fanti e 5 ricariche. 5 lanciarazzi M72 LAW o Dragon o Javelin. Regno Unito MCV 80 Warrior: 2 mitragliatrici da 7,62 mm e 8 lanciarazzi LAW da 94 mm. Germania Sd.Kfz.251: 2 MG34/42 e 1 MP38/40 Marder 1: 1 MG3, 1 lanciagranate Gra-Pi 40mm, 1 G3 GS1 Sniper, 1-2 Pzf-44 Panzerfaust 2 fino ai primi anni '90. Lanciatore smontabile con treppiede Milan. UZI e fucili G3. Successivamente, lanciatore smontabile per Milan con 5-6 colpi. 1 mitragliatrice MG3, 2-6 PzF 3 (Panzerfaust 3) con 6 colpi, 5 fucili G36 da 5,56 mm e 1 lanciagranate Gra-Pi 40mm con 18 colpi. Unione Sovietica BTR-70: RPG-7 e 2 lanciagranate AGS-17. BMP-1: 2 mitragliatrici PK con 1600 colpi. 1 RPG-7/7V/16 con 5 colpi e un lanciatore 9K32 Strela-2/9K38 Igla (SA-7/14/16/18) con 2 missili di riserva. BMP-2: Un appoggio permette l’impiego a terra del missile AT-5 Spandrel o dell’AT-4 Spigot. 1 RPG-16 con 5 colpi e un lanciatore Igla con 2-4 missili o un lanciagranate AGS-17.
  2. Gian Vito

    Boeing AGM-69 SRAM

    Boeing AGM-69 SRAM I B-52 Stratofortress, già all’inizio degli anni ’60, avevano in servizio gli AGM-28 Hound Dog ma potevano portarne solo due. Il previsto successore AGM-48 Skybolt ALBM, da trasportare in quattro esemplari, era stato abbandonato nel 1962 per problemi tecnici e superamento dei costi, obbligando l’USAF a cercare una nuova arma per modernizzare la capacità di attacco del Comando Aereo Strategico (SAC). La Boeing Aerospace ha iniziato gli studi sulla nuova arma già nel dicembre 1963, prima ancora della specifica ufficiale SOR-212 del 1964 per un missile a corto raggio (WS-140A), e a marzo 1965 lo sviluppo è stato approvato dal Dipartimento della Difesa. La competizione ha visto il confronto finale tra Martin e Boeing, con la scelta di quest’ultima a fine ottobre 1966. Il primo esemplare di pre-serie ha iniziato l’anno dopo i test di sgancio, mentre nel luglio 1969 si è svolto il primo lancio con motore ed elettronica di guida sul poligono di White Sands. Lo sviluppo è finito a gennaio 1971, dopo 37 lanci, seguito subito dalla produzione in serie. Il 15/9/1972 l’AGM-69A SRAM è entrato ufficialmente in servizio nel SAC, con il 42° stormo B-52, rimpiazzando gli AGM-28. A gennaio dell’anno seguente è arrivato anche al primo reparto di FB-111A. La realizzazione è stata resa possibile dalla miniaturizzazione dell’elettronica e delle testate nucleari. All’inizio dello sviluppo era previsto anche un sistema di guida radar attiva Sylvania o IR per l’impiego come missile aria-aria, o guida passiva anti-radiazione contro i radar mobili, ma non se ne è fatto nulla. Si è preferito un semplice sistema di navigazione inerziale, insensibile ad influenze esterne, General Precision/Singer Kearfott KT-76 con un altimetro Stewart-Warner assieme al computer Delco ed al pilota automatico. AGM-69A Lo SRAM (Short Range Attack Missile) è lungo 4,27 metri e pesa 1012 kg. Se trasportato esternamente, la lunghezza aumenta a 4,83 metri per la presenza di un cono aerodinamico in coda che riduce la resistenza aerodinamica e si disintegra al momento dell’accensione del motore. Il diametro è di 44,5 cm. Le tre alette di controllo in coda sono disposte a 120° con le estremità a 38 cm dal centro. Il disegno non potrebbe essere più semplice. Anteriormente è situata l’elettronica e la testata. Il motore a razzo a propellente solido bistadio Lockheed SR75-LP-1 da 4495 kg/sp occupa due terzi del missile. Lo stadio iniziale accelera l’arma a Mach 3,2-3,5 ad alta quota, Mach 2,8 a quote inferiori. Il secondo stadio entra in azione da 1,5 ad 80 secondi dopo il primo, durante la picchiata terminale sul bersaglio. Il raggio d’azione, secondo il profilo di volo, varia tra 56-80 km a bassa quota e 160-220 km alta quota. Il missile ha moltiplicato le capacità d’attacco dei B-52G/H, che potevano portarne 8 internamente su un lanciatore rotante CSRL (Common Strategic Rotary Launcher) assieme a 4 bombe a gravità (o teoricamente 24 su tre lanciatori) ed altri 12 su due travetti sestupli esterni. Dopo il lancio del primo missile il lanciatore ruotava e, 6 secondi dopo, partiva il secondo. La necessità di modificare le coordinate dell’obbiettivo durante il volo, per poi inserirle nella memoria del missile, ha comportato la realizzazione di un sistema di cablaggi nel CSRL molto complicato. Gli FB-111A potevano portare fino a 6 SRAM, 2 internamente e 4 sui piloni esterni. Nei tiri di esercitazione gli AGM-69 lanciati dagli FB-111A colpivano il bersaglio con maggior precisione di quelli dei B-52, grazie ad un sistema di navigazione inerziale più moderno. Il B-1A Excalibur, cancellato dal presidente Carter, era stato progettato con una stiva principale più grande con due lanciatori rotanti in tandem ed una stiva posteriore con un terzo lanciatore per un totale di 24 SRAM. Ronald Reagan ha ripreso il programma come B-1B Lancer, ed è iniziata finalmente l’integrazione sul velivolo, col primo lancio nel 1987. Era previsto l’aggancio di ulteriori 14 SRAM all’esterno, portando il numero teorico a ben 38. Opzione mai esercitata. Il missile è stato implementato solo parzialmente e, a tre anni dal primo lancio di prova dal B-1, è stato tolto dal servizio. Un progetto ancor più ambizioso, un Boeing 747 con 72 missili, non si è concretizzato. Il futuro era dei cruise che, anche se subsonici, avevano elevata precisione anche se lanciati da 2000 km di distanza. L’attacco Lo SRAM era previsto contro radar, postazioni SAM e sistemi di artiglieria contraerea. Non era escluso l’impiego contro obbiettivi strategici secondari. Nel lancio in modalità manuale, veniva selezionato il missile, il profilo di volo e il computer veniva programmato inserendo le informazioni sulla posizione dell’aereo e del bersaglio. Una volta entro il raggio d’azione, si accendeva una spia luminosa. L’ufficiale controllava l’aggiornamento del KT-76 e, al termine del conto alla rovescia, sganciava. In modalità automatica, il missile calcolava continuamente la distanza dall’obbiettivo e valutava il profilo ottimale in base alla velocità e alla quota. Se il lancio era autorizzato e le sicure escluse, il computer apriva i portelli della stiva e lanciava. La seconda modalità era tre volte più rapida e consentiva il lancio di 2-4 missili in 7 secondi. http://www.youtube.com/watch?v=GZuV5Ah0uMI Lo SRAM può impiegare quattro profili di volo. -Semi-balistico: lanciato ad alta quota, si dirige in salita su di un percorso balistico precalcolato alla velocità di 3,5 Mach. Per poi picchiare sul bersaglio. Il raggio d’azione arriva a 160-220 km. -Terrain following: lanciato a bassa quota, il missile vola ad una altitudine programmata seguendo il profilo del terreno con un altimetro. La portata si riduce a solo 56 km. -Pull-up: lo SRAM viene lanciato verso l’alto sotto la copertura radar o dietro un rilievo. Giunto al vertice della parabola inizia la picchiata terminale. La portata è di 80 km. -Combinato: lancio balistico iniziale seguito da terrain following. Per ciascun profilo si può programmare una deviazione fino a 180° (Dogleg). Teoricamente è possibile attaccare un bersaglio alle spalle del bombardiere. L’intercettazione di uno SRAM è problematica: piccolo e molto veloce è in grado di colpire in pochi minuti e può essere rilevato solo a poche decine di km. L’intera superficie è rivestita con 19 mm di materiale gommoso per ridurre la RCS. Le alette di controllo sono in resina, trasparente alle onde radar. Esagerando si è sostenuto che la traccia fosse pari a quella di un proiettile da 12,7 mm. La testata termonucleare W-69 è a potenza variabile, selezionabile prima del lancio: 17 kt o 210 kt. Detona a contatto o a quota prestabilita. Il CEP è di 366-457 metri. E’ questo il principale difetto: rende la testata insufficiente contro bersagli protetti. AGM-69B SRAM-B Poco tempo dopo l’introduzione in servizio, sono sorti problemi a carico del motore che non rispettava i cinque anni di vita utile. Il programma di modernizzazione, avviato nel 1976, ne prevedeva la sostituzione con un nuovo Thiokol lungo 2,4 metri, con 449 kg di polibutadiene che garantiva 10 anni di conservazione. Nel 1977 si è decisa l’introduzione di ulteriori miglioramenti, cambiando la testata con una W-80, usata poi sugli AGM-86, aumentando la memoria del computer e la resistenza agli impulsi elettromagnetici generati dalle esplosioni nucleari. Il nuovo missile, denominato AGM-69B, era previsto per il B-1A. Nel 1978, però, il bombardiere è stato cancellato e l’USAF è riuscita a riportare a 5 anni la durata del precedente motore, così lo SRAM-B, pronto alla produzione, è stato cancellato. Si è pensato allora di convertire allo standard B parte dei missili precedenti, sembra però sia avvenuta soltanto la sostituzione del motore. Alla fine si è preferito avviare la sostituzione dello SRAM con i missili da crociera AGM-86 e col progetto ASALM (Advanced Strategic Air-Launched Missile), poi cancellato nel 1980. Con l’arrivo del B-1B nel 1981, è iniziato lo sviluppo del successore AGM-131 SRAM II. Nel 1990 l’AGM-69A è stato radiato. Tra i motivi l’inaffidabilità del motore e l’insufficiente sicurezza della testata in caso di incidente. L’anno dopo anche l’AGM-131 SRAM II è stato cancellato, lasciando i B-52 senza un’arma a corto raggio equivalente. Fino al 1975 ne sono stati costruiti 1500 al costo di 592000 $ al pezzo, tutti per il SAC. Scelta curiosa perché anche gli aerei della Marina avrebbero potuto montarlo per il peso e le misure contenute, fornendo un eccellente deterrente aggiuntivo. Dal 1971 sono stati lanciati 123 SRAM nei test e nelle esercitazioni.
  3. Le stime sulla RCS non sono mai veritiere…Altrimenti che stime sarebbero ? Ho già scritto da qualche parte le misure effettive della traccia radar di alcuni aerei ritrovate su documenti declassificati, che smentiscono molte stime. Così prendete sempre “con le pinze” ogni affermazione al riguardo. Attenzione a non perdersi nei calcoli: sempre confrontare “mele con mele”. 1 mq=10000 cmq (0 dbSqm). 0,1 mq=1000 cmq (-10 dbSqm). 10 cmq sono 1/100 della misura precedente e sono equivalenti a 0,001 mq (1/1000 di mq). Alcune fonti danno per l’AGM-129 una traccia superiore (0,01 metri quadrati, un decimo di quella dell’AGM-86) ma, sempre tenendo conto che l’RCS varia secondo la frequenza impiegata, ho preferito affidarmi al buon senso: una riduzione di 10 volte ridurrebbe il raggio di scoperta di un radar, nei confronti di un cruise, neppure della metà. Non avrebbe cioè garantito quel “salto di qualità” richiesto ad un missile veramente “stealth”. Nel caso degli F-22 e B-2 è stato pubblicato il valore di -40dbSqm pari a 1cmq. E adesso potete sbizzarrirvi coi calcoli… Intanto ecco una immagine del B-1B con gli speciali piloni stealth destinati al trasporto degli AGM-129:
  4. Dati certi non ce ne sono. Si parla di un minimo di 2 ed un massimo di 6 missili da crociera abbattuti nella Guerra del Golfo ed almeno 1 sulla Jugoslavia. Pertanto la decisione di radiare gli AGM-129 non appare poi così anomala. E' vero, i vecchi missili da crociera sono oggi più vulnerabili. Ma lanciati in massa possono comunque saturare le difese nemiche. La loro RCS è dell'ordine di 0,1 metri quadrati, a volo radente possono essere "tracciati" solo con ritardo, sono abbastanza precisi, relativamente economici e disponibili in quantità.
  5. Gian Vito

    AGM-129 Global Shadow

    General Dynamics AGM-129 Global Shadow L’USAF ha iniziato gli studi per un nuovo missile da crociera con capacità “stealth”nel 1982, quando è apparso evidente che lo sviluppo di nuovi sistemi contraerei ed AWACS nell’Unione Sovietica aveva reso i missili AGM-86 e Tomahawk facilmente rilevabili anche a bassa quota, come avrebbero poi confermato gli abbattimenti sull’Iraq nel 1991 e sulla Iugoslavia nel 1999. L’origine del progetto risale ad un programma “black” del DARPA con il nome in codice Teal Dawn, volto a sviluppare nuove tecnologie per missili da crociera “stealth”. Le specifiche dell’ACM (Advanced Cruise Missile) chiedevano maggior raggio d’azione, maggiore precisione e notevole riduzione delle tracce radar ed infrarossa. Nel 1982 sono state confrontate le proposte Boeing, General Dynamics e Lockheed. Nel 1983 la General Dynamics ha ottenuto il contratto di sviluppo per il nuovo AGM-129A ACM. Il primo missile è stato consegnato nel 1987. Il programma ha visto numerosi problemi di hardware e test falliti. Ulteriori problemi di qualità hanno spinto il congresso a tagliare i fondi per l’ACM nel 1989 e l’USAF a bloccare le forniture nel 1989 e 1991. La McDonnell Douglas è stata invitata come secondo fornitore. Il primo AGM-129 di pre-serie ha iniziato le prove nel giugno 1985 e nel 1989 il Canada ha acconsentito ad eseguire i test sul suo territorio. I missili erano accompagnati da F-18 canadesi pronti ad abbatterli col cannone in caso di malfunzionamento. I voli sono avvenuti di giorno e col bel tempo, non sarebbe stato possibile infatti seguire i missili col radar, perché non rilevabili. Fino alla fine del 1990 sono stati eseguiti 22 lanci, la maggior parte risoltisi con successi, così il missile è entrato in servizio a giugno dello stesso anno. L’AGM-129A è lungo 6,35 metri, ha una apertura alare di 3,12 metri ed un diametro massimo tra 64 e 73 cm (ellissoide). Il peso è di 1682 kg. Dozzine di cartucce pirotecniche aprono i piani di coda e il timone, situato in posizione asimmetrica a sinistra. Poi separano la presa d’aria e lo scarico dalle coperture ermetiche e la protezione del sensore sotto il muso. Le ali piegate indietro alloggiano sotto una copertura che, dopo l’apertura delle ali, si richiude. Il Global Shadow è fabbricato in alluminio con esteso impiego di materiali radar assorbenti (RAM). Ali e piani di coda hanno freccia negativa di 26° per ridurre la traccia frontale e il muso è sfaccettato. La presa d’aria, rivestita con RAM, è interamente nascosta nella sezione inferiore, sotto le ali, cosa che comporta però una minore efficienza propulsiva. Lo scarico ha forma rettangolare (2D) per facilitare il mescolamento dei gas con l’aria fredda circostante e per ridurre la segnatura IR ed acustica. E’ inoltre schermato dalla coda “a castoro”. Nel volo a bassa quota rimane in ombra, così i caccia non possono rilevarne il calore. I RAM sulla superficie riducono la riflessione diretta e diffratta, la struttura delle alette riduce la RCS sulle basse frequenze. Lateralmente la traccia è maggiore, con un picco a 90°. Ma nel volo a bassa quota, tra 15 e 30 metri, se è rilevato perpendicolarmente al radar non vi è effetto Doppler e il missile si perde nel clutter. Una speciale vernice a bassa riflettività riduce la segnatura IR e visuale. L’effetto finale di tutti questi accorgimenti è una traccia radar frontale stimata -30 dbSqm, ovvero 10 cm quadrati. Il motore è un turbofan Williams International F112-WR-100 con una spinta di 332 kg, alimentato a kerosene di composizione speciale, immagazzinabile per anni senza cambiare caratteristiche. Impiega solo una parte dell’aria in ingresso, il resto contribuisce a raffreddare i gas di scarico. Assicura una velocità di crociera di 805 km/h, massima di 1100 ed un raggio d’azione di 3700 km che consente di aggirare le difese nemiche prima dell’attacco. La bassa sezione radar consente un volo iniziale sicuro ad alta quota. Il sistema combinato di navigazione è molto preciso: impiega un “elemento inerziale” (INE) con giroscopi laser, assistito da GPS, assieme ad un TERCOM (Terrain Contour Matching) con altimetro LADAR, a bassa potenza ed emissione controllata, che confronta i dati orografici rilevati con le mappe in memoria. La precisione (CEP) è tra 10 e 30 metri. La testata W–80-1 è a potenza variabile, con esplosione in aria o a contatto. Sviluppa 5 kt se è sufficiente una esplosione “limitata”. 170 kt contro obbiettivi estesi o sotterranei rinforzati. Previsto per i B-1B Lancer, i B-2A Spirit ed i B-52H Stratofortress è entrato in servizio solo su questi ultimi, nonostante l’integrazione sia stata fatta anche sui B–1B per i quali sono stati provati speciali piloni stealth. I B-52 potevano imbarcarne 20, 8 sul lanciatore rotante interno e 12 sotto le ali. I trattati sulla riduzione delle armi strategiche hanno ridotto il numero massimo a 12. I missili erano immagazzinati già montati a gruppi di sei su speciali piloni (packages) forniti di sicurezze, interfaccia computer e sistema di autodiagnosi (Missile Interface Test) in comunicazione col velivolo. Il sistema inerziale poteva essere aggiornato in un solo secondo e l’obbiettivo era selezionabile in volo. http://www.youtube.com/watch?v=RxXCIntpts4 AGM-129B Nel 1985 l’USAF ha proposto una variante da impiegare in missioni segrete contro obbiettivi per i quali l’ACM era inefficace, proponendo di modificare 120 missili. Nel 1988 ha ricevuto la sigla AGM-129B. Il missile ha subito modifiche strutturali e di software. Era prevista una testata nucleare W-90, probabilmente a penetrazione, da 200 kt. Nel 1991 il progetto è stato respinto dal congresso americano. L’anno dopo, al termine delle prove in volo, il dipartimento della difesa ha tentato di rilanciare il programma, nuovamente respinto. Il missile era pronto alla produzione in serie. AGM-129C Proposto dalla General Dynamics nel 1997, l’AGM-129C Conventional Armed Cruise Missile (CACM) avrebbe avuto un GPS differenziale ed una testata a penetrazione convenzionale o una a submunizioni. Il raggio d’azione era notevolmente diminuito. Il progetto è stato abbandonato, anche se si è ipotizzata una produzione di 20-30 pezzi. L’USAF prevedeva di ordinare 2500 ACM, presto ridotti a 1460, per sostituire gli AGM-86. La fine della guerra fredda ha ridotto gli ordini a 1000 e poi, con una decisione presa nel 1992, a solo 640. La produzione è cessata nel 1993 con soli 461 esemplari prodotti al costo di 4 milioni di $ l’uno. Nel 1992 la General Dynamics ha venduto le attività missilistiche alla Hughes Aircraft Corporation che, cinque anni dopo è confluita nella Raytheon, da allora responsabile per il missile. Nel 2001 è stato proposto un aggiornamento di mezza vita (SLEP) per estenderne l’operatività fino al 2030. L’avvio delle trattative sulla riduzione delle testate nucleari del 2002 (SORT) consentiva un massimo di 528 missili da crociera nucleari dal 2012. Nel 2007 l’USAF ha deciso l’eliminazione dell’AGM-129 per problemi di affidabilità e costi di mantenimento più alti. Nel 2008 erano in servizio 1140 AGM-86 ALCM e 460 AGM-129 ACM. L’ultimo ACM è stato smantellato ad aprile 2012. Nel dicembre del 1997 un AGM-129A, sganciato sullo Utah Test Range, dopo un volo di 3 ore e mezza è uscito di rotta, precipitando e danneggiando due rimorchi di un osservatorio di raggi cosmici universitario, situati all’interno dell’area dei test. Il 30 agosto del 2007 un B-52 è decollato con 12 ACM dalla base Minot nel North Dakota verso Barksdale, in Louisiana, per la demolizione. Per un errore, sei testate nucleari, destinate alla rimozione prima del decollo, sono rimaste a bordo dei missili. Per 36 ore non sono state conteggiate, portando ad una inchiesta sull’incidente.
  6. In effetti la cosa lascia perplessi, anche se le fonti non lasciano dubbi. L’AGM-28 era studiato per colpire sistemi SAM, basi aeree, radar di primo allarme. Contro questi bersagli una esplosione al suolo sarebbe risultata controproducente e meno efficace. Il CEP sicuramente calava al ridursi del tempo di volo. Ma se un lancio ad alta quota richiedeva poco meno di 40 minuti di volo fino al bersaglio, l’attacco a bassa quota avveniva anche a velocità di gran lunga inferiori, così per percorrere 600 km occorrevano pur sempre oltre 30 minuti. Ipotizzando una deriva costante del sistema inerziale, che accumula errori all’aumentare del tempo, si può immaginare che dopo 370 km a velocità subsonica la precisione fosse equivalente a quella ad alta quota dopo 650 km (non è un calcolo preciso, sia chiaro). Prendiamo allora come riferimento 1 km di errore con una testata di 1,45 Mt. Ci sono sistemi di calcolo per verificare le possibilità di distruzione di un silo o di un centro di controllo interrato. Proviamo. Una formula permette di trovare un valore K pari alla potenza in Mt elevata alla 2/3 divisa per il quadrato del CEP in miglia nautiche. Poniamo il CEP a 0,6 miglia nautiche Dopo la conversione otteniamo un K inferiore a 4. Secondo un articolo del 1975 apparso su Scientific American il valore K necessario per distruggere un silo di resistenza 7 (kg/cmq) con la probabilità del 90 % è 13. Proviamo adesso a vedere a che distanza si sviluppa una onda d’urto di 7 kg/cmq (circa 100 PSI) con la medesima testata. Per facilitarci il compito andiamo qui: http://alternatewars.com/BBOW/ABC_Weapons/Nuke_Effects_Calculator.htm e troviamo: 965 metri. Un buon valore. Ma il silo è interrato. Possiamo dire che molto probabilmente il silo non verrà distrutto. Perchè 7 è un valore di resistenza non troppo elevato, perchè il CEP rappresenta solo il 50 % dei colpi a segno, perchè il cratere e l’onda tellurica seguente non potranno seriamente minacciare il bersaglio. Certo se un centro di comando è esteso o meno “indurito”qualcosa si può ottenere. Magari non con una probabilità di distruzione del 90 %. Ho dimenticato di evidenziare le dimensioni della "palla di fuoco" per scoppio al suolo. Secondo lo stesso sito: 813 metri di raggio.
  7. Hai toccato un punto dolente. I sistemi di guerra elettronica sono una delle mie passioni, sfortunatamente è persino più semplice reperire dati sulle testate nucleari... Nella famiglia BOZ-100 è compreso anche un 105 oltre ai citati 101,102,103 e 107. Non ho riscontrato differenze rimarchevoli nei vari modelli. Cambia lievemente la parte posteriore ed il tipo di flare/chaff. Anch'io vorrei saperne di più ma gli europei su certi argomenti sono più "abbottonati" dei russi... Ecco una immagine del nuovo BOZ-101EC: Ed ecco come potrebbe funzionare un chaff-cutter: http://www.google.com/patents/US5663518
  8. North American AGM-28 Hound Dog Negli anni ’50 i bombardieri strategici americani erano armati esclusivamente con bombe nucleari, cosa che obbligava al sorvolo del bersaglio. Il miglioramento della difesa aerea dell’Unione Sovietica, dovuto al rapido sviluppo dei missili superficie-aria, avrebbe presto comportato perdite inaccettabili. Così l’USAF, nel 1956, ha varato un programma per realizzare un’arma da lanciare oltre il raggio d’azione delle difese (stand off), varando il General Operational Requirement 148. La richiesta prevedeva un missile supersonico da crociera con un peso non superiore a 5700 kg da portare in coppia sui B-52 Stratofortress. Al concorso del luglio 1957 per il B-77, sigla subito cambiata in GAM-77, hanno partecipato la Chance Vought, con una versione aria-superficie del Regulus, e la North American Aviation con un progetto derivato dal Navajo. Il 21/8/1957, la North American Aviation ha ottenuto il contratto di sviluppo del Weapon System 131B, che includeva lo Hound Dog. L’anno dopo, il Pentagono ha siglato il contratto di produzione. Il primo lancio propulso di un GAM-77 è avvenuto il 23/4/1959 da un B-52 ad Eglin in Florida. Il primo volo col sistema di guida è seguito ad ottobre e il 21 dicembre 1959 il primo missile di produzione è stato accettato. I lanci della versione di serie sono iniziati ai primi di marzo 1960. Un mese dopo un B-52G, in una simulazione di combattimento, ha lanciato uno Hound Dog dopo un volo di 13 ore sopra il Polo Nord. A luglio 1960, lo Hound Dog ha raggiunto l’IOC con la prima unità di B-52. Due anni dopo erano già operativi 23 stormi di B-52, saliti a 29 nel 1963. Il loro numero è salito progressivamente da 54 nel 1960 a 593 nel 1963. Potevano essere montati sui B-52D/E/F/G/H. Lo sviluppo è stato completato in soli 30 mesi, grazie all’impiego di componenti già esistenti. Il sistema di navigazione astro-inerziale derivava da quello dell’XSM-64 Navaho, la configurazione canard/delta a 60° dall’X-10 e dal Navaho G-38, il motore Pratt & Whitney J52 e la testata W-28 erano già operativi. Elementi che, riducendo i rischi, ne hanno decretato la vittoria. Sembra che il nome sia stato preso da una canzone di Elvis Presley, "You ain't nothing but a Hound Dog." AGM-28A Lungo 12,95 metri, aveva un diametro di 71 cm, una apertura alare di 3,71 metri ed una altezza di 2,84 m. Il peso era di 4407 kg al lancio e 3492 kg al termine del volo di crociera. Il turboreattore Pratt & Whitney J52-P–3 da 3400 kg/sp massima e 1565 kg/sp continua, con 1166 litri di JP-4, assicurava una velocità di crociera di 2 Mach ed una limite di 2,2 ad alta quota. Il reattore, al di sotto dell’elegante e slanciata fusoliera, presentava il classico cono d’urto mobile nella presa d’aria. Il sistema di guida e controllo del volo era, per la prima volta, “solid state”. I comandi dello „Hound Dog” non funzionavano nel modo abituale. A parte il timone, le ali avevano solo “aileron” e la guida era ottenuta coi canard anteriori. L’aggancio al pilone non era rigido, consentiva lievi movimenti. Il missile non richiedeva alcun controllo prima del decollo. Il motore e i sistemi di bordo (autopilota e sistema di navigazione) venivano provati prima del lancio. L’AGM-28 volava in assetto lievemente cabrato. Il missile non avrebbe potuto sfruttare radio assistenze poiché sarebbero state disturbate sull’area del bersaglio e, nel caso di esplosioni nucleari, sarebbero risultate comunque inservibili. Il GAM-77 impiegava perciò un sistema di guida inerziale N5G con giroscopio elettromeccanico, i cui dati erano aggiornati fino al momento del lancio dal collimatore astronomico Kollsman KS-120 inserito nel pilone di trasporto. L’operazione di “allineamento” dell’autopilota richiedeva 90 minuti. La precisione del sistema permetteva di determinare la posizione del B-52 nel caso di malfunzionamento del gruppo primario di quest’ultimo. Il turboreattore J52-P3, a differenza di quello impiegato sugli aerei, era ottimizzato per dare la massima potenza per brevi periodi, di conseguenza aveva una vita operativa di sole 6 ore ed andava sostituito più volte poiché i decolli e le prove al banco lo consumavano rapidamente. Talvolta i B-52 ricorrevano alla spinta ausiliaria dei due Hound Dog per accorciare la corsa di decollo o per migliorare le prestazioni in crociera. Prima del lancio il bombardiere poteva riempire i serbatoi del missile in volo. Pratica in effetti poco seguita, visto che l’ingestione di FOD nelle prese d’aria avrebbe potutto danneggiare il motore del missile. AGM-28B I test iniziali hanno rivelato alcuni difetti, dando luogo al migliorato GAM-77A. Provato per la prima volta nel maggio del 1961 e divenuto operativo quattro mesi dopo, aveva un sistema di navigazione astro-inerziale migliorato Kollsman Instruments KS-140, con capacità estese al crepuscolo-tramonto, situato nel missile invece che nel pilone e più combustibile (1276 litri di JP4). Nel corso della produzione, tra giugno 1961 e marzo 1963, è stato ridenominato AGM-28B ed il suo predecessore AGM-28A. 452 Hound Dog sono stati aggiornati alla variante B. Il peso al lancio è aumentato a 4603 kg, 3595 kg a fine crociera. E’stato inserito un radar altimetro per consentire il volo “terrain-following” a 60 metri d’altezza nella fase finale, rendendo più difficile l’intercettazione. L’AGM-28B, dal 1962, incorporava accorgimenti per ridurre la traccia radar frontale, già molto limitata, dello Hound Dog (programma HIDE). L’ogiva del missile, il cono d’urto ed il condotto del motore avevano componenti in grado di deviare o assorbire le onde radar. La nuova mimetica a tre toni sostituiva il bianco antivampa. L’attacco http://www.youtube.com/watch?v=e2xvDNV3VVc Obbiettivo dell’AGM-28 era aprire la strada ai B-52, attaccando bersagli ben difesi come basi aeree, batterie SAM, radar e centri di comunicazione. Poteva essere lanciato ad alta e bassa quota, purchè sopra i 1500 metri. Potevano essere selezionati diversi profili di missione. -Attacco ad alta quota (hi-hi): prevedeva il lancio a 13700 metri a 0,85 Mach. Il missile scendeva a 8500 metri di quota, superando il muro del suono. A Mach 1,3 accelerava risalendo con un angolo massimo di 15°. Dopo 185 km aveva raggiunto la quota di 14000 metri e 1,96 Mach. La fase di spinta massima continuava fino a 370 km di distanza, seguiva poi il volo di crociera (1130 kg/sp) a 2,01 Mach, salendo progressivamente di quota. In queste condizioni la portata massima “garantita”, dopo un volo di quasi 40 minuti, poteva arrivare a 1115 km (massimo 1170 km) per l’AGM-28A e 1207-1265 km per l’AGM-28B ad una quota di 17300 metri. A 17 km dal bersaglio e Mach 2, lo Hound Dog a motore spento iniziava la picchiata, raggiungendo la posizione verticale a 6340 metri di quota. La velocità terminale era di 1,1 Mach. Un minuto dopo l’inizio della picchiata, la spoletta barometrica attivava l’esplosione alla quota preselezionata della testata termonucleare. Il CEP (cerchio errore probabile) dell’AGM-28A variava tra i 1067 metri dopo 650 km ai 1980 metri dopo 1110 km. Alla massima distanza, la precisione del modello B migliorava a 1770 metri. -Lancio ad alta quota e attacco a bassa quota (hi-low): lo Hound Dog avrebbe volato tra i 900 ed i 1500 metri di quota verso il bersaglio a 0,83-0,85 Mach (1234 kg/sp). Il raggio d’azione si sarebbe ridotto a 600 km (650 km il B). Veniva impostato per il volo su terreni pianeggianti. All’arrivo sul bersaglio il missile esplodeva alla quota selezionata, senza eseguire la picchiata. -Lancio ad alta quota ed attacco “terrain following”: come il precedente, ma l’AGM-28 avrebbe eseguito l’avvicinamento ad una quota selezionabile tra 457 e 60 metri a 0,83 Mach. -Lancio a bassa quota (1524 metri e 0,6 Mach) e attacco ad alta quota (low-hi): il missile avrebbe accelerato per 280 km fino a 0,95 Mach e 6700 metri di quota. La portata massima si riduceva a 1030 km per il modello A, 1120 km per il B. -Lancio a bassa quota (1524 metri e 0,6 Mach) e attacco a bassa quota (low-low): il volo di crociera interamente a bassa quota, a 300 metri e 0,83 Mach, avrebbe limitato il raggio d’azione massimo a 570 km per l’AGM-28A e a 630 km per il B. Con profilo “terrain following” l’autonomia calava a soli 370 km ma il missile, volando a 60 metri di quota per l’intero percorso, coperto nel “ground clutter”, era quasi invisibile ai radar. Era la modalità preferita d’attacco. -Erano possibili altre combinazioni, come lancio e crociera ad alta quota con fase terminale “terrain following” (high/high/low) o lancio a bassa quota, crociera ad alta quota e terminale a bassa quota (low/high/low). -Dogleg: lo Hound Dog volava fino ad un punto predeterminato, ad alta o bassa quota. Per poi virare a destra o a sinistra verso l’obbiettivo, salendo o scendendo di quota. Così facendo avrebbe allontanato gli intercettori nemici dal vero bersaglio. La testata termonucleare di 760 kg era la W-28 mod.4 con una potenza massima di 1,1 Mt per l’AGM-28A o la W-28 mod.5 da 1,45 Mt per l’AGM-28B. Lo scoppio poteva essere selezionato all’impatto contro obbiettivi rinforzati (centri comando o silo di missili) su segnale dell’autopilota o in aria, con spoletta barometrica (crociera alta) contro bersagli “soft” areali. http://www.youtube.com/watch?v=bFryS5LkFp0 AGM-28C Nel 1971, uno Hound Dog è stato provato col nuovo sistema di navigazione TERCOM e ha ricevuto il codice AGM-28C, previsto in caso di produzione in serie, mai avvenuta. Il TERCOM ha poi trovato posto sugli ALCM e sui Tomahawk. Hound Dog II: nel 1972 la Bendix Corporation ha migliorato il sistema di guida e inserito un sistema ECM di disturbo contro i radar della difesa aerea su molti missili AGM-28B. All’interno dello stesso programma ha sviluppato anche un sensore passivo anti-radiazione. Uno Hound Dog ha volato nel 1973 col dispositivo ma non è arrivato alla produzione in serie. Nato come soluzione temporanea, ne era prevista la sostituzione con l’AGM-48 Skybolt ALBM, poi cancellato nel 1962. Nel 1966 McNamara ha raccomandato il ritiro progressivo degli Hound Dog, mantenuti in servizio in attesa dei risultati del programma TERCOM. Dal 1972 è iniziata la sostituzione con l’AGM-69 SRAM ed il numero è diminuito a 308 esemplari. Nel 1976 i missili sono stati ritirati. L’affidabilità era un problema continuo. Il peso e la resistenza aerodinamica dei missili degradavano le prestazioni dei B-52, anche se l’adozione di 12 SRAM sotto le ali non comportava variazioni al riguardo. 250 missili sono rimasti immagazzinati fino alla metà del 1978, quando è stato demolito l’ultimo Hound Dog. Sono stati prodotti 25 prototipi e 697 AGM-28 che, nella variante B, costava 609000 dollari. La produzione è cessata nel marzo del 1963. 77 missili sono stati lanciati in esercitazione.
  9. Per quanto riguarda le lunghezze, il calcolo non è concettualmente difficile: se, poniamo, la frequenza è sui 10 GHz (3 cm) i dipoli saranno lunghi 1,5 cm. Se siamo in presenza di un chaff-cutter, qualunque lunghezza è possibile, dalla banda A alla J se non addirittura alla K. Se invece il sistema prevede la copertura di un numero limitato di frequenze, è facile prevedere la copertura della banda I e parte della J (8-12 GHz) e di almeno qualcuna delle bande medie come le E-F (2-4 GHz). Ma non ho i dati relativi.
  10. Il “taglio” potrebbe avvenire in modo simile al sistema BOL, della stessa ditta: “BOL releases its chaff like individually wrapped slices of bread” cioè come fette di pane avvolte singolarmente. Quindi parliamo di una sorta di uno o più “salami”(potrebbero essere quattro tubi ognuno caricato con pacchetti pre-tagliati in misura differente). Ma la lama avrebbe senso solo in presenza di matasse di milioni di fili raggruppati da tagliare ad alta velocità nella misura richiesta, come avviene per esempio nel pod ALE-43: http://www.fas.org/man/dod-101/sys/ac/equip/an-ale-43.htm La cosa strana è che allora non si parlerebbe di “pacchetti” tagliati su quattro frequenze diverse. Oppure c’è un’altra spiegazione, forse la ghigliottina funge da sequenziatore. Dopo aver rilasciato poniamo 10 pacchetti (che altro non sono che cartucce senza involucro) la lama interrompe il flusso.
  11. La cosa mi giunge nuova, almeno rispetto a quanto avevo scritto nell’articolo (vedi sopra): “Il pod trasporta 80 kg di chaff suddiviso in 540 pacchetti circolari da 55 mm ... La variante inglese è denominate BOZ-107 ed è controllata manualmente con quattro schemi programmati di dispersione. Le cartucce chaff sono tagliate su quattro frequenze diverse.” Intendiamoci: nulla esclude l’impiego di un “taglia-chaff”, come descritto qui: http://www.aereimilitari.org/Approfondimenti/DocumentiTecnici/Attacco-elettronico.htm “Diversi dispositivi, interni o in pod, sono in grado di prelevare il materiale riflettente da rocchetti contenenti migliaia di km di filo, tagliare ad alta velocità il chaff nella misura richiesta ed espellerlo nella quantità voluta. Per coprire una serie più ampia di frequenze, si possono formare nubi con chaff tagliato a differenti lunghezze (broadband chaff).” Ma le fonti che avevo consultato indicavano quanto ho scritto. Farò ulteriori ricerche per vedere se il dispositivo è stato modificato. Il contenuto dei “pacchetti” del BOZ viene, probabilmente, espulso direttamente dal contenitore. La presenza di “chaff” tagliato su quattro frequenze” sembrerebbe escludere un sistema di taglio, che non ha limiti in tal senso. Non ho mai trovato una descrizione delle lame taglianti, ma posso rispondere alle altre domande. Ogni dipolo, tagliato alla metà della lunghezza d’onda, si muove disordinatamente nell’aria ma esistono formule che permettono ugualmente di calcolare l’RCS media della nuvola riflettente. E sono formule piuttosto complicate. La “velocità” in genere riguarda il numero di cartucce o pacchetti eiettati nell’unità di tempo, di solito in un secondo. Nel caso delle cartucce si possono effettivamente inserire dipoli tagliati a lunghezze diverse. Un taglia-chaff deve invece modificare la lunghezza del taglio ad ogni sequenza per ottenere lo stesso effetto. Nella realtà, però, la cartuccia risulta meno efficace, pur potendo coprire più frequenze. Perché il chaff tagliato “su misura” risponde perfettamente alla frequenza da affrontare, non lo fa in modo approssimativo. Supponiamo che un radar lavori ad una frequenza di 9,3 GHz. E che le cartucce coprano le frequenze 7, 9 e 11 GHz. Parte delle pagliuzze risulterà inutile ma l’effetto finale sarà passabile (anche un taglio non preciso ottiene un risultato). Un taglia-chaff potrà invece formare nuvole riflettenti sulla precisa frequenza richiesta impiegando il materiale al 100 % dell’efficacia.
  12. In passato i piloti erano costretti a valutare “ad occhio” l’angolo d’anticipo necessario a colpire l’aereo avversario. La qual cosa è più complessa anche di quanto si possa immaginare. Perché la cortina di proiettili in partenza subisce tutta una serie di forze esterne perturbatrici. La gravità, le accelerazioni di manovra, la resistenza aerodinamica, la dispersione ecc. sono fattori che rendono difficoltoso piazzare la “rosa” di colpi sul bersaglio. Non è un caso che moltissimi piloti consigliassero l’apertura del fuoco a distanze molto ridotte. Oggi il calcolo è devoluto al computer di tiro che, sulla base dei dati forniti dal radar di bordo, può “suggerire” visivamente la manovra opportuna. Sapere dove andranno a “cadere” i colpi è vitale: sparare continuamente a caso o impiegare traccianti, oltre a provocare il rapido esaurimento delle munizioni, allerterebbe inutilmente il bersaglio.
  13. Credo che tu abbia visto questo : http://en.wikipedia.org/wiki/Lock_(weapons_guidance) il cosiddetto "constantly computed impact point". La foto è pessima, ma è l'unica che ho trovato in rete, per ora. Dovrebbe rappresentare la traiettoria ipotetica dei proiettili diretti al bersaglio. Non è sempre una linea: spesso è una sorta di stretto imbuto in movimento. Quando interseca il bersaglio si può aprire il fuoco.
  14. Gian Vito

    Vympel R-37M (AA-13 Arrow)

    Vympel R-37M (AA-13 Arrow) Lo sviluppo del K-37, derivato dall’R-33, è iniziato nel 1984 e il missile ha eseguito il primo test nel 1989. Le prove sono continuate durante gli anni ’90. E’ stato presentato per la prima volta nel 1992 a Minsk, ad una mostra di aerei militari per i dirigenti della CSI, quando sei simulacri sono apparsi sotto la fusoliera di un MiG-31M. Nel 1994, in una prova, ha colpito un MiG-17 bersaglio a 300 km di distanza. Ma nel 1998 il programma è stato sospeso per il superamento dei costi ed è stato invece adottato l’R-33S migliorato. Il K-37 è stato fabbricato in pochi esemplari per le prove di tiro e integrazione sui MiG-31. Sembra sia stato realizzato, appositamente per questo missile, uno speciale sensore radar semiattivo/passivo che non è entrato in produzione. Secondo l’autorevole Jane’s era stata sviluppata la variante R-37M, con un booster sganciabile che ne avrebbe aumentato il raggio d’azione a 300-400 km. Ma non vi è alcuna evidenza di ciò. Il missile ha ricevuto il codice occidentale temporaneo AA-X-13 Arrow (o Andi). I lavori per il nuovo Vympel K-37M (izd. 610M) sono ripresi a fine 2006, parte del programma MiG-31BM, e sono terminati nel 2012 col primo lancio e l’inizio della produzione in serie. Il missile è entrato in servizio nel 2013 sui MiG-31BM Foxhound della Russia e della Siria. Sembra che alla base delle specifiche per un missile a raggio extra-lungo vi fosse l’intento di colpire gli AWACS avversari, permettendo agli intercettori di restare fuori dalla reazione dei caccia posti a difesa. L’attacco sarebbe iniziato sotto l’orizzonte radar degli E-3 o al limite di rilevamento, accelerando in salita supersonica per lanciare i missili su traiettoria alta (loft). Il missile avrebbe attaccato in picchiata, attivando il radar a 50 km di distanza, lasciando all’obbiettivo solo 30 secondi per reagire con manovre o con sistemi ECM. L’R-37M è lungo 4,15 metri, con un diametro di 38 cm. Diverse fonti parlano di un peso di 600 kg, rivelato ufficialmente nel 2011, pur con dimensioni simili a quelle dell’R-33. Un dato che appare troppo elevato. Gli “strake” hanno una apertura di 72 cm ed aumentano la portanza ed il raggio d’azione. Le alette pieghevoli in coda, con una apertura di 98-110 cm, consentono il trasporto semiannegato di 6 missili sui MiG-31M, soluzione che favorirebbe anche l’inserimento nelle stive interne del T-50. Il sistema di controllo è totalmente diverso da quello dell’R-33. Il missile è dinamicamente instabile per aumentare l’agilità. L’R-37M richiede 2 minuti di riscaldamento. L’attivazione altri 5 secondi, poi è pronto al lancio. Ha un raggio d’azione e una velocità senza eguali al mondo. Il motore bistadio a propellente solido è più potente di quello dell’R-33 ed è stata estesa la durata delle batterie. A fine combustione la velocità raggiunge Mach 6. Il raggio d’azione è impressionante. Viene dichiarato in 280 km ma varia molto secondo le condizioni di lancio, da un minimo di 150 km per un lancio diretto ad oltre 300 km su traiettoria alta. Il missile può intercettare bersagli volanti a qualunque velocità, da 15 a 40000 metri di quota. La guida nella fase iniziale è inerziale con aggiornamento a metà traiettoria tramite data-link, con antenna sotto la coda, con una portata di ricezione di 100 km. A 75 km dal bersaglio entra in funzione il radar Agat 9B-1388RS a doppia frequenza, in funzione semiattiva. Negli ultimi 25 km passa alla modalità attiva (con portata di 25-40 km contro bersagli con RCS di 5 metri quadrati) con angolo di scansione di +/-60°. Non risente del clutter del terreno nell’intercettazione di bersagli a bassissima quota e dispone di ottime ECCM. La testata è a frammentazione di 60 kg, con spoletta radar e ad impatto. E’già stato annunciato il possibile impiego di un sensore più avanzato. Il candidato probabile è l’Agat ARGS-PD con portata di 80 km contro bersagli con RCS di 1 metro quadrato. Non si esclude neppure il montaggio di un sensore antiradar come l’Agat 9B-1032 degli R-27 ed R-77. Si riteneva fosse stato progettato esclusivamente per il MiG-31M, come sostituto dell’R-33. Invece è nato per essere compatibile con molti altri velivoli, come i Su-27/35/37, i MiG-29SMT ed il T-50. Avrebbe dovuto armare anche i prototipi S-37 e MiG 1.42. Malgrado ciò, i lavori di adattamento vanno a rilento. Le prestazioni cinematiche ne fanno un’arma eccellente, tanto da essere definito “AWACS-Killer”. Tra gli obbiettivi vi sarebbero i vari E-2, E-3, E-8, RC/KC-135, EC-130 ed aerei EW. Ma è impiegabile con buoni risutati anche contro caccia e cruise, potendo affrontare bersagli contromanovranti a 8 g. Negli attacchi frontali, l’altissima velocità relativa restringe moltissimo la “finestra” di evasione del bersaglio. http://www.youtube.com/watch?v=kgtsI9epv5g Nel 2011 e nel 2013 è stato presentato il derivato RVV-BD (Bolshoj Dalnosty, a grande raggio), destinato all’esportazione. Ultimo sviluppo dell’R-37, migliorato ed affinato aerodinamicamente, è un bistadio lungo 4,06 metri con alette di 102 cm di apertura ed un peso di 510 kg. Raggiunge la portata di 200 km, limite per l’export. La guida terminale è radar attiva e la testata è di 60 kg. Può intercettare bersagli da 15 a 25000 metri di quota. L’RVV-BD è previsto per il Su-35 e per il T-50 ma non è sicuro che possa trovare posto nelle stive di quest’ultimo. L’Arrow è in servizio nella Federazione Russa, nel Kazakistan ed in Siria. Sono stati modificati già 60 MiG-31BM, il che implica una produzione garantita di alcune centinaia di missili. L’R-37M ha una vita utile di 8 anni ma il tempo massimo di trasporto in volo è di 50 ore, poi richiede la revisione. Sui mercati internazionali compete col Novator K-100 AAM-L, ancora in sviluppo assieme all’India. Per il futuro, Vympel ha un nuovo progetto (izdeliye 810) derivato dall’R-37M con le sole alette di controllo in coda, con portata aumentata del 50 % (500 km) e motore a spinta variabile in grado di funzionare per ben 360 secondi, valore che lascia perplessi. Nella fase intermedia il sistema inerziale riceverà correzioni Glonass assieme alla guida semiattiva radar, con guida terminale radar attiva/passiva. Previsto per il 2013, non sarà disponibile prima di diversi anni.
  15. I primi ad inserire un radar AESA in un missile aria-aria sono stati i giapponesi (AAM-4B), almeno ufficialmente. Il radar del Meteor è del tipo LPI, tecnologia in genere associata, anche se non esclusivamente, ai radar AESA. E, benché non vi siano conferme in proposito, nutro il sospetto che un sensore simile possa essere presente anche sull'AIM-120D. E' qualcosa alla portata di molte nazioni. Sembra che un piccolo radar AESA comporti problemi di raffreddamento del sensore e durata delle batterie ma se i giapponesi ci sono riusciti... Detto questo, è indubbio che la Russia voglia recuperare terreno e i finanziamenti, a lungo negati, potranno ora consentire i miglioramenti previsti per l'R-77. E grazie a Pinto, potrò aggiornare (appena possibile, assieme a tanti altri articoli) la scheda del missile russo.
  16. Gian Vito

    Meteor

    MBDA Meteor L’arrivo del missile AMRAAM aveva rivoluzionato il combattimento aereo. Ma il modello originale presentava ancora diverse limitazioni. In particolare, la “zona senza scampo” era contenuta. I missili aria-aria perdono velocemente energia e alla massima portata sono appena in grado di manovrare. Secondo gli studi, i futuri combattimenti BVR sarebbero avvenuti tra 20 ed 80 km di distanza. Nel 1994 il ministero della difesa inglese ha emesso una “richiesta di informazioni” per un missile avanzato a medio raggio a statoreattore. Nel 1995 è stato lanciato ufficialmente il requisito SR(A)1239 FMRAAM (Future Medium-Range Air to Air Missile) e varata la gara d’appalto. Il gruppo BAe, Alenia, GEC-Marconi e Saab Dynamics, proponeva l’S225XR, un derivato del progetto Saab Dynamics Rb-73 del 1984. La Matra partecipava con il FORMICA (Future Operational Requirement MICA) con statoreattore Onera, ma era probabile un ritiro dalla competizione, a favore del precedente. DASA e Bayern-Chemie offrivano il progetto A3M (Advanced Air-to-Air Missile). La Hughes invece l’FMRAAM, un derivato dell’AIM-120. La Kentron sudafricana, con l’LRAAM, ha presto rinunciato. Per evitare confusione con la proposta Hughes, il requisito inglese è stato ridenominato BVRAAM (Beyond Visual Range Air to Air Missile). Germania, Italia, Spagna, Svezia e Francia hanno compreso di avere requisiti simili per equipaggiare il Typhoon, il Gripen ed il Rafale. Hanno così incrociato le proposte con la specifica inglese. Nel giugno 1996 il gruppo europeo era pronto, formato da BAe Dynamics, Matra Defense, Alenia Difesa, GEC-Marconi, Saab Dynamics e DASA- LFK. Mancava però un accordo sul missile comune. Quello americano comprendeva Hughes, Shorts, Aerospatiale-Matra, Diehl, Fokker e Thomson Thorn. Il progetto europeo ha visto lo studio di tecnologie innovative, con sensori radar attivi/passivi a due bande o combinati IR/radar, ECCM avanzate, datalink a due vie, tecnologia stealth. Il BAe Dynamics S225XR era simile concettualmente all’A3M ma privo di alette a metà corpo. Queste offrivano maggior attenuazione del rollio, utile data l’asimmetria dovuta alle prese d’aria, così la configurazione A3M è stata adottata per la proposta finale, chiamata Meteor. Dal MICA sono stati presi il data-link ed il radar AD4A, poi modificati. Sia il progetto Meteor che l’FMRAAM avrebbero dovuto affrontare notevoli difficoltà tecniche. Nel 1997 il Regno Unito e la Svezia hanno lanciato un programma di riduzione dei rischi e definizione dei progetti (PDRR), concedendo ai due gruppi un altro anno di tempo per migliorare le proposte. La Germania ha, però, riformulato il requisito a causa della percepita minaccia dell’R-77 a ramjet. Nel 1998, la DASA/LFK ha proposto l’EURAAM (ex-A3M). Lungo 3,66 m, con un diametro di 18 cm e un peso di 174 kg, adottava un radar attivo/passivo BGT Ulm in banda K ed uno statoreattore Bayern Chemie, derivato dal progetto anti-nave ANS. La Germania era pronta a procedere da sola nel caso il Regno Unito avesse scelto la proposta americana. Le offerte rivedute per l’Advanced BVRAAM sono state presentate a maggio 1998. Due mesi dopo, una carta d’intenti è stata firmata da Regno Unito, Germania, Italia, Svezia e Spagna, condizionata dalla selezione inglese del Meteor. Il progetto americano FMRAAM era lungo 3,65 metri, aveva un diametro di 17,8 cm e pesava 167 kg. Avrebbe avuto un raggio d’azione di 150 km e l’elettronica compatta P3I fase 3. Il missile aveva un ramjet variable-flow ducted rocket (VFDR), che l’ARC/ATK stava sviluppando da 10 anni. Per l’Europa, la Raytheon lo avrebbe sostituito con uno statoreattore a propellente liquido (JP-10) Aérospastiale-Matra RaSCal (ramjet small calibre) che sfruttava la tecnologia dell’ASMP. La spoletta era Thomson-Thorn e la testata Diehl BGT. Gli Stati Uniti offrivano notevoli compensazioni industriali ed il 50 % del mercato americano. Il progetto non era in fase avanzata così la Raytheon offriva, come misura provvisoria, l’AIM-120C8 ERAAM (Extended Range Air to Air Missile) col sistema di guida e testata del C-7 ed un motore ARC dual-pulse (boost-glide-boost). Avrebbe dato l’80 % delle capacità dell’FMRAAM al 50 % del costo, con consegne già nel 2005. Avrebbe potuto incorporare successivi “upgrade”. Ma il motore non rispondeva al requisito. Nel 1999 ha proposto due ulteriori soluzioni intermedie, l’AIM-120B+ e l’ERAAM+, sostenendo che il ramjet non era necessario. I francesi avevano varato il programma MIDE (Missile d' Interception à Domaine Elargi). Nel 1999 si sono uniti al programma Meteor, offrendo di coprire il 20 % dello sviluppo. Aerospatiale-Matra, British Aerospace e Finmeccanica hanno formato la compagnia MBD, poi divenuta MBDA con l’ingresso della Spagna. Nello stesso anno la Svezia si è riunita al gruppo e la Boeing si è aggregata per l’integrazione sui caccia americani e la promozione negli Stati Uniti. Successivamente ha lentamente abbandonato il gruppo. Nel settembre 1999 sono state presentate le “Best And Final Offers” dei gruppi Meteor e FMRAAM. Nonostante le forti pressioni americane, nel maggio del 2000 il Regno Unito ha annunciato la selezione del Meteor per la specifica SR(A)1239. Tra i motivi vi erano, oltre alle superiori prestazioni, la possibilità di consolidare l’industria europea come competitore degli Stati Uniti ed il fatto che l’esportazione, nonostante le rassicurazioni americane, non era soggetta a restrizioni. http://www.youtube.com/watch?v=DiinNwfNi1w Nel 2002 lo sviluppo è partito ufficialmente. Le alette intermedie, già ridotte a due nel 2000, sono state rimosse del tutto nel 2003 a seguito dell’esperienza acquisita con l’ASRAAM e dei test positivi in galleria del vento. Le alette in coda sono state ridisegnate identiche. E sono iniziate le prove di trasporto sui caccia europei. Nel 2005 si sono svolte le prove dell’avionica e del data-link. Il missile ha affrontato molti test di affidabilità, strutturali e di insensibilità testata, oltre 100 prove motore, oltre 40 voli prova del sensore. Il Meteor può affrontare ben 500 ore di trasporto in volo prima della sostituzione del motore e 1000 ore per gli altri componenti. Le prove a fuoco sono slittate al 2006 per le scarse ore di luce invernale in Svezia. La mancanza di Typhoon disponibili ha ritardato parte dei test. Si è allora ricorsi ai Tornado F.3. Il programma si è svolto in due fasi: nel 2006-2008 i lanci di sviluppo, seguiti nel 2009-2013 dai lanci guidati. Il primo test a fuoco è avvenuto il 9 maggio 2006 da un Gripen a 7000 metri. Il ramjet non si è acceso obbligando a ripetere il test. Altri 10 lanci si sono svolti nel 2008. Nel corso della seconda campagna nel 2009 di 21 test a fuoco, con Gripen e Tornado F.3, il missile è stato testato in condizioni “difficili”: attacchi snap-up in coda in aria densa, attacchi a lungo raggio da alta quota contro bersagli a bassa quota confusi nel clutter del terreno e attacchi frontali ad alta velocità contro drone supersonici ad oltre 100 km di distanza. I bersagli erano Mirach subsonici e BQM-167 supersonici con RCS pari a quella di un caccia. Hanno condotto manovre evasive con impiego di chaff e jammer. 16 di questi lanci hanno avuto successo. Errori minori di software, telemetria ed elettrici hanno obbligato a ripetere i test mancati. Gli ultimi tre lanci hanno avuto impatti diretti. A fine giugno 2013 la Saab ha eseguito un test coi primi due Meteor di serie da un Gripen. Il Meteor è un missile a lungo raggio ognitempo, con capacità shoot-up/down, in grado di attaccare caccia, bombardieri, AEW, elicotteri, cruise e UAV a bassa traccia radar. Il parametro richiesto era massima energia nella fase terminale, portata reale di almeno 100 km ed una zona senza scampo tripla rispetto a quella dell’AIM-120. Il missile ha prestazioni cinematiche da 3 a 6 volte superiori alle armi attuali. Un caccia armato con Meteor ha capacità di sopravvivenza 6-8 volte superiori ad uno armato con AIM-120. http://www.youtube.com/watch?v=yRcvw3ogNt0 Lungo 3,65 metri, ha un diametro di 17,8 cm ed una apertura alare di 45 cm. Pesa 185 kg. La configurazione è cilindrica con due prese d’aria inferiori e quattro alette di controllo in coda. Le alette si muovono indipendentemente, assicurando il controllo sui tre assi. Lo sviluppo ha visto alcuni compromessi. La forma della presa d’aria aumenta significativamente la resistenza aerodinamica del missile e del vettore. Ha una riflessione radar elevata, che rende difficile l’avvicinamento furtivo. I progettisti hanno accettato il sacrificio in cambio di importanti vantaggi sulla lunga distanza in fase terminale. Ma non è escluso l’impiego di materiali RAM, già presenti sul prototipo S225XR e la traccia termica è stata notevolmente ridotta. Il missile può sostenere elevate incidenze (non negative) ma limitate imbardate durante le virate, perchè la prese non devono entrare in ombra aerodinamica, pena la perdita di spinta o del controllo. Perciò, durante il volo, il Meteor vira come un aereo (“bank-to-turn”) inclinandosi in virata, cosa che assicura una minor perdita di velocità ed energia specifica. Questo naturalmente limita l'intensità della manovra ma negli ultimi decimi di secondo prima dell’impatto le manovre sono "skid-to-turn”, più rapide delle virate coordinate, per correggere lievi errori e non limitare la massima velocità angolare. Il Meteor può centrare un bersaglio contromanovrante a 9 g a 15000 metri di quota, sopportando accelerazioni di 28 g. Fino all’impatto. Il bersaglio è designato dal vettore prima del lancio, selezionato tra obbiettivi multipli. A breve distanza, entro la portata del radar, l’aggancio è prima del lancio (LOBL). Nel medio raggio non è sempre necessario l’aggiornamento dati: il caccia può virare subito ed il missile procede sotto guida inerziale (IMS della Litef) fino all’aggancio radar. Nei lanci a lungo raggio la guida intermedia è inerziale con aggiornamento tramite data-link a due vie (bidirezionale, non compatibile col Rafale) con antenne in coda. In fase terminale subentra il radar attivo (LOAL). Il Meteor è “network-enabled”. Può ricevere aggiornamenti anche da fonti esterne, come un altro caccia o un AWACS (capacità “hand off”) e trasmettere il proprio stato cinematico. Invia dati sull’aggancio dell’obbiettivo e su eventuali bersagli multipli ravvicinati. Elementi importanti in quanto, a distanza, spesso non si vede l'esplosione a causa di nebbia o nuvole. Se improvvisamente appare un velivolo più pericoloso o più importante, il missile può cambiare obbiettivo (re-targeting). E’ previsto che, se per aumentare la probabilità di colpire sono stati lanciati due missili, e si scopre poi che il bersaglio è in realtà una coppia, i due Meteor si dividano i bersagli. Il motore Bayern-Chemie/Protac contiene poche parti in movimento ma è solo apparentemente semplice. Combina un booster integrato ed uno statoreattore TDR (Throttleable Ducted Rocket) a combustibile solido a bassa emissione di fumo. Il booster accelera il missile a Mach 2 in due secondi prima dell’attivazione del ramjet, le cui prese d’aria sono chiuse durante la fase boost. Al “burnout” viene rilasciata l’apertura nella parte inferiore della camera di combustione. Quando l'aria, compressa nei condotti, viene a contatto col propellente gassificato al borano, carente di ossigeno, la temperatura è tale che innesca automaticamente la combustione. Pertanto non c'è bisogno di un sistema di accensione complicato e il motore non si spegne in caso di anormali condizioni di flusso. La spinta è controllata da una valvola che controlla il flusso di gas nella camera di combustione. Aumentando la pressione nel generatore di gas, aumenta il flusso di propellente. Il tempo di funzionamento può variare tra 30 secondi (breve raggio e bassa quota, massima spinta) e 120 secondi (alta quota e lungo raggio, bassa spinta). Se vi sono le condizioni adatte, l'unità di controllo della propulsione (ECPU) apre la valvola per ottenere la massima velocità, superiore a 4,5 Mach, e bruciare così tutto il combustibile rimanente. Il rapporto di controllo del flusso è arrivato a oltre 1:10. Il combustibile fornisce un aumento di 3 volte nell’impulso specifico rispetto a quelli convenzionali. Il raggio d’azione medio richiesto era di 100 km ma il Meteor può fare di meglio, specie contro bersagli “head-on”, e senza adottare traiettoria “loft”. La velocità di crociera ad alta quota è di 4 Mach (2,5 a bassissima quota) con un raggio d’azione propulso di 140 km. La quota d’impiego varia tra 0 e 25000 metri. Si sostiene che l’accelerazione iniziale sia inferiore a quella dei missili R-77/Aim-120. Soprattutto per la maggior resistenza aerodinamica ed il booster minore. Entro il raggio visivo è vero. La portata minima di ingaggio prevista, 20 km, si sovrappone comunque a quella massima efficace del missile AIM-132 ASRAAM. Oltre quella distanza la velocità media è maggiore e così la portata. L’AIM-120C-8 ERAAM era il diretto predecessore dell’AIM-120D attuale e le sue prestazioni non rispondevano al requisito inglese. La portata massima di 185 km dichiarata per l’AIM-120D, è solo quella “balistica” ad alta quota. Che nel caso del prototipo A3M arrivava a 250 km. Il radar attivo monoimpulso Doppler ad antenna planare MBDA/Thales è una variante migliorata della serie AD4A dei MICA/ASTER, con superiore velocità di scansione grazie a nuove trasmittenti e processori. Opera nella banda J (12-18 GHz) con una potenza media probabile di 400 w, superiore a quella del radar dell’AIM-120 rispetto al quale offre una copertura maggiore e migliori capacità contro bersagli a bassa RCS. La portata contro obbiettivi di 1 metro quadrato è di 36 km e di 20 km se la traccia è di 0,1 metri quadrati. Se il bersaglio è molto grande il radar può agganciarlo ad 80 km. L’elevata sensibilità consente al vettore di disimpegnarsi prima ed evitare la reazione avversaria. Il radar ha modalità LPI per limitare la scoperta avversaria ed il disturbo. Il lobo stretto separa bersagli in formazione serrata. Dispone di ottime ECCM che comprendono l’autoguida sulla sorgente del disturbo (HOJ). I Meteor tedeschi avrebbero dovuto montare il radar alternativo BGT in banda K a oltre 30 GHz, già presente sull’EURAAM. Questo avrebbe consentito una migliore definizione del bersaglio con scelta del punto di impatto, agilità di frequenza su 1,5 GHz di larghezza di banda e configurazione adattativa del segnale in ambiente ECM. Prevedeva la possibilità di attacco “stealth”, dirigendo il missile sulle emissioni radar nemiche nella banda I/J (8-13 GHz). Probabilmente i partner non hanno gradito la presenza di un ulteriore componente tedesco dopo motore e spoletta. Dal 2000 non vi sono notizie sul sensore, forse vittima delle riduzioni di bilancio. La spoletta radar PFS (proximity fuze subsystem) della Saab Bofors Dynamics, con 4 antenne, calcola il momento migliore per attivare la testata TDW di 32 kg a scoppio-frammentazione direzionale. E’ presente anche una spoletta ad impatto. Il progetto è diretto dal consorzio MBDA, formato da EADS (37,5 %), BAE Systems (37,5 %) e Finmeccanica (25 %). La quota inglese è salita al 39,6 %, quella tedesca, ridotti i piani di acquisizione, è scesa al 16 %. La Francia ha il 12.4 %, l’Italia il 12 %, la Svezia e la Spagna il 10 % ciascuna. La lista delle imprese comprende MBDA (con le varie filiali), Inmize, Selex, DASA-LFK, Bayern-Chemie/Protac, Saab Bofors, Indra, Litef /Northrop-Grumman, Thales, Fairy Hydraulics, CASA, EADS, EME, Ericsson/BAe, Marconi, Alenia e Royal Ordnance. Ma il totale supera le 250 imprese coinvolte. L’MBDA e la Lockheed Martin hanno completato uno studio durato tre anni per verificare il possibile inserimento di quattro Meteor nelle stive dell’F-35. Il missile vedrà la superficie delle alette ridotta del 20 %. Dovrebbero seguire i test di sgancio dalle stive in galleria del vento e la realizzazione del software relativo. Ma l’integrazione, già ritardata al 2015, sicuramente slitterà a causa della riduzione dei costi. Il Meteor è già stato ordinato in 2000 esemplari. La Germania ha ridotto da 1488 a 600 missili il fabbisogno. La Spagna ne ha ordinati 100. L’Italia ha firmato per 400 missili ed altri 400 sono stati ordinati dalla Francia, dove integreranno i MICA. 400 andranno al Regno Unito e 100 alla Svezia. L’entrata in servizio era prevista per il 2005-2008 sui Typhoon, Gripen e Rafale, ma è stata progressivamente ritardata. La produzione in serie è iniziata infatti solo nel 2012. L’operatività iniziale sui Gripen svedesi è prevista per il 2014. Ma i Rafale ed i Typhoon dovranno attendere fino al 2017, dati alcuni problemi di compatibilità del datalink a due vie coi rispettivi radar. Cosa che potrebbe danneggiare le esportazioni. L’India ha richiesto informazioni sulla possibile integrazione sugli Su-30MKI. La produzione totale finale potrebbe raggiungere gli 8000 esemplari. Il prezzo del Meteor varia da paese a paese e dall’entità delle commesse. I missili tedeschi sono costati 900000 euro, quelli italiani 975000, mentre il Regno Unito li ha pagati oltre un milione di sterline. Oggi è stimato 1,6 milioni di euro al pezzo.
  17. Gian Vito

    Molta precisione

    Qualche sito dice proprio così, qualche altro... http://www.wio.ru/galgrnd/sniper/sniper.htm
  18. Il Tu-160 è simile al B-1A. La sua traccia radar è stata stimata attorno ai 15 metri quadrati. A suo tempo, una stima grossolana indicava una RCS di 100 metri quadrati per il B-52, 10 per il B-1A e 1 solo metro quadrato per il B-1B. Così i 15 metri quadri del Tu-160 apparivano credibili. Il B-1A aveva ottenuto una bassa traccia radar grazie alle forme raccordate più che all’uso di materiali “esotici”, di cui si è invece fatto ampio uso sul successore B-1B. Su “Aerei superfile” (gen-feb 2004), Nico Sgarlato ha trattato l’argomento “low observability” in Russia: “…interventi erano stati compiuti sul bombardiere Tupolev Tu-160, sul missile…3M55 Yakhont, sul missile Raduga Kh101 e sul prototipo…Sukhoi S-37/Su-47 Berkut. Nel caso del bombardiere, la riduzione della traccia radar era stata di 6 volte, per arrivare a 10 per il Berkut ed addirittura a 14 volte per i missili.” Ora possiamo trarre le nostre considerazioni. Supponiamo che 15 metri quadrati siano una stima corretta. Potremmo pensare che siano il risultato ottenuto dopo l’applicazione dei materiali RAM. Allora la RCS originale ammonterebbe a 15x6=90 metri quadrati … Troppo. 9 volte il B-1A ? Oppure che dai 15 metri quadrati si sia arrivati a: 15/6= 2,5 metri quadrati. Troppo pochi. Non dimentichiamo, però, che interventi simili sono stati eseguiti sugli F-16 e sui Su-27 con risultati lusinghieri. Anche quando non è possibile “nascondere” i motori, si possono comunque ottenere importanti benefici con la sola applicazione, purchè estesa, di RAM.
  19. Senza dubbio i marinai inglesi, vista la quasi totale assenza di artiglieria contraerea per difesa ravvicinata. Solo pezzi singoli e superati da 40 e 20 mm, uno dei quali pure inceppato... Non avrebbero fermato neppure uno Zero della seconda guerra mondiale.
  20. Gian Vito

    Vympel R-27 (AA-10 Alamo)

    Vympel R-27 (AA-10 Alamo) L’ufficio Vympel ha iniziato, già nel 1968, lo sviluppo di un nuovo missile per i caccia con portata oltre il raggio visivo. All’inizio gli sforzi si sono concentrati sulla realizzazione di una copia dell’AIM-7 Sparrow, il K-25, che nel 1971 ha iniziato i tiri di prova. Ma il missile non ha risposto alle aspettative e il programma è stato interrotto. Poco tempo dopo la Vympel ha potuto comunque sfruttare l’esperienza acquisita, dopo aver ricevuto nel 1973 l’ordine di sviluppare l’armamento per i nuovi caccia MiG-29 e Su-27, in competizione con la Molniya. Il progetto K-27 (izdeliye 470), iniziato nel 1974 come evoluzione dell’R-24, ha previsto fin dall’origine quattro diverse varianti. Semiattiva radar e IR, a raggio normale e a portata estesa. All’inizio degli anni ’80 il progetto Vympel è risultato vincente. Nel 1984 il missile è entrato in produzione, con la sigla R-27. E’ divenuto operativo nel 1986 sui Su-27. Il MiG-29 lo ha ricevuto l’anno dopo. Il missile ha ricevuto il codice occidentale AA-10 Alamo. La configurazione dell’Alamo è caratteristica. Quattro lame fisse, di dimensioni variabili secondo la testa cercante usata, regolarizzano il flusso sulla seconda serie di superfici canard, completamente mobili e indipendenti, a rastremazione inversa denominate “a farfalla”, impiegate per il controllo sui tre assi. La loro apertura supera quella delle alette posteriori a delta. Questo evita reazioni indesiderate di rollio senza il ricorso a “rolleron”. La resistenza è minore agli elevati angoli d’attacco. In manovra si formano vortici posteriormente, così le superfici primarie operano in aria non disturbata. Ma la soluzione provoca alta resistenza aerodinamica. Il disegno modulare permette di convertire facilmente i missili sostituendone la testa cercante. R-27R (Alamo-A) Il modello base R-27R è lungo 4,08 metri con un diametro di 23 cm. Le alette a delta in coda hanno una apertura di 77 cm, quelle anterioriori a farfalla di 97 cm. Pesa 253 kg. E’espulso dall’eiettore AKU-470 (aviacionnaja katapultnaja ustanovka). Subito prima del lancio è abbassato con un pantografo per assicurare una distanza adeguata tra missile e prese d’aria. Accende il motore solo dopo lo sgancio. Il riscaldamento dei sistemi interni inizia 2 minuti prima del lancio. Dopo il riscaldamento il missile può essere attivato, cosa che richiede altri 5,5 secondi poi, premuto il pulsante di sparo, passa un altro secondo. L’AA-10 Alamo può attaccare bombardieri, caccia, UAV, elicotteri e missili da crociera in condizioni di disturbo ECM. Il motore a propellente solido monostadio R-300 con 68 kg di combustibile ha una spinta notevole, 6000 kg, ma di breve durata. Accelera il missile a 4 Mach ad alta quota, 5 Mach con un lancio a velocità bisonica. A bassa quota la velocità scende a Mach 2,5. Produce molto fumo bianco, visibile a grande distanza. Il missile ha limiti di lancio compresi tra Mach 0,6 e 2,25 e 5-7 g. A fine combustione l’Alamo può manovrare a 24 g. La probabilità di colpire (KP), per un lancio ottimale, varia tra il 60 e l’80 %. L’R-27 può essere impiegato nel “dogfight” e consente di attaccare bersagli tra 20 e 25000 metri di quota, volanti fino a 3600 km/h e contromanovranti fino a 8 g, con differenza di altitudine di 10000 metri (snap up/down). Secondo dichiarazioni ufficiali, l’R-27 è stato il primo missile con guida a metà traiettoria, sebbene la guida “command” dell’R-40 possa rientrare nella stessa categoria. Il missile si dirige davanti al bersaglio, seguendo la navigazione proporzionale. In casi particolari vengono introdotte modifiche per far virare il missile lungo una traiettoria che fornisca migliori condizioni di funzionamento alla testa cercante o alla spoletta in presenza di nuvole di chaff (le aggira), anche uscendo dal lobo principale del radar del lanciatore o per compiere una forte picchiata su un bersaglio a bassa quota. La probabilità di colpire può aumentare lanciando più missili contro lo stesso bersaglio, anche di vario tipo (IR e SARH). E rende difficile la difesa, dovendo impiegare diverse contromisure. Per aumentare la distanza di lancio contro obbiettivi con limitata RCS, il radar invia segnali, tramite data-link, alle due antenne situate dietro le ali a “farfalla”, sulla base dei quali si aggiorna il sistema di navigazione inerziale che definisce il percorso di volo. Dopo un massimo di 30 secondi, si attiva la guida semiattiva radar. Il sistema permette il lancio di due missili contro due bersagli contemporaneamente. L’R-27 può essere lanciato singolo ma è consigliato il lancio di una coppia per possibili problemi di carico asimmetrico. Il sensore radar semiattivo monoimpulso Agat 9B-1101K del tipo Pulse Doppler in banda J (10-20 GHz), scansiona un angolo di +/-50°. Rileva le radiazioni riflesse da un bersaglio con RCS di 3 metri quadrati a 25 km, se la traccia radar è elevata, anche a 30-40 km. Dispone di buone ECCM. Ed è probabile la capacità HOJ (home on jam). La portata balistica dichiarata dell’R-27R è di 80 km, possibile solo con un lancio a oltre 20000 metri di quota, senza manovre e con velocità terminale subsonica. Quella reale, come sempre, dipende da molti fattori: sezione radar, quota e velocità di lancio, aspetto, quota, velocità e manovre evasive del bersaglio. Le batterie, inoltre, hanno una durata massima di 60 secondi. In condizioni medie, a 10000 metri di quota, con un lancio a 1100 km/h contro un caccia in avvicinamento a 900 km/h, il raggio d’azione è di 35 km. A 5000 metri di quota è di 23 km. Se l’attacco è in coda, il raggio d’azione scende a 15 km ad alta quota. Valori che a bassissima quota scendono a 10-15 km frontalmente e a soli 5-7 km in coda. La portata minima varia tra 500 e 2000 metri (coda/fronte). Se il bersaglio in avvicinamento vola a 1,4 Mach a 12000 metri di quota si può lanciare da 60 km a velocità supersonica e in coda da 21 km ma non si tratta di casi frequenti. La testata “continuous rod” o ad alto esplosivo/frammentazione pesa 39 kg, con un raggio efficace di 11,5 metri ed è attivata da una spoletta radar di prossimità e da una ad impatto con quattro antenne trasmittenti/riceventi. R-27T (Alamo-B) L’ R-27T è lungo 3,8 metri e pesa 245 kg. E’ equipaggiato col sensore infrarosso Arsenal (Geofizika/Azov) 36T “all aspect”, operante sull’infrarosso medio, con un angolo di scansione di +/-55°, raffreddato con azoto liquido ad alta pressione trasportato nel binario APU-470 (aviacionnaja puskovaja ustanovka). Consente 3 ore di funzionamento continuo. Non richiede la complicata procedura di lancio dell’R-27R. Il bersaglio è acquisito dal radar o dall’ IRST e le informazioni sono inviate al sensore del missile che effettua il “lock-on” prima del lancio (LOBL). L’R-27T mantiene la guida inerziale ma non dispone dei ricevitori per il collegamento dati a metà traiettoria. La portata di acquisizione è di 10-15 km contro obbiettivi freddi “head-on”, 20-25 km se con postbruciatore. Con attacco in coda, si può “agganciare” un bireattore senza postbruciatore a 40 km. Ad oltre 80 km se con postbruciatore. Questo ovviamente condiziona la portata di lancio che, a seconda della quota, può variare tra i 10 e i 60 km in condizioni ideali, con un raggio medio efficace di 30 km, 18-21 in inseguimento. Le armi di più recente produzione potrebbero disporre del sensore migliorato MK-80M. http://www.youtube.com/watch?v=V3TlOEeb6Bw R-27ER (Alamo-C) Poco dopo l’entrata in servizio degli R-27R/T, Vympel ha sviluppato l’R-27E (Energeticeskaja o Energovo’ oroozhonnaya= alta potenza) a raggio esteso con le varianti R-27ER ed R-27ET, ordinate nel 1987. La serie R-27E può essere impiegata con un casco di puntamento (HMS). Entrato in servizio nel 1990, l’R-27ER ha il nuovo motore bistadio R-300E, 70 cm più lungo, con un diametro aumentato a 26 cm. Il combustibile disponibile è raddoppiato (140 kg) e la spinta arriva a 7500 kg. Le prestazioni cinematiche aumentano del 60 %, grazie anche alla traiettoria “loft”. La velocità arriva a 4,5 Mach. Ha capacità “snap up/down”di 12000 metri. Lungo 4,78 metri, l’Alamo C pesa 350 kg. Il raggio d’azione efficace per un attacco frontale ad alta quota (10000 metri) è di 66 km, 95 contro bersagli supersonici. Quello balistico è di 130 km. In coda il raggio d’azione realistico è sui 30-40 km, quello teorico di 80 km. La quota d’impiego varia tra 20 e 27000 metri. R-27ET (Alamo-D) Lungo 4,5 metri, pesa 343 kg. Inizialmente equipaggiato col medesimo sensore 36T, sembra sia stato migliorato con il nuovo Arsenal Mayak MK-80M, già presente sull’R-73M, con capacità “off boresight” fino a 60° o con l’ancor più avanzato MM-2000. La ditta Arsenal offre il sensore AZ-10/MR-2000, con una portata di rilevamento di 30 km. Il missile modificato porta il codice R-47T. Anche in questo caso non sembra sia presente alcun data-link. La cosa non deve sorprendere: le varianti all’infrarosso sono destinate principalmente all’attacco di bombardieri nel settore posteriore. La quota d’impiego arriva a 30000 metri. La testata di 39 kg, sui missili di nuova produzione, è stata sostituita con una di 33 kg, attivata da una spoletta laser. R-27EM (Alamo-C) Versione speciale navalizzata (M=Morskaja, mare) derivata dall’R-27ER, annunciata nel 1992 per l’Su-27K, per il MiG-29K e prevista per lo Yak-141. E’a guida IR o radar semiattiva ma senza data-link. Il sensore è migliorato per agganciare bersagli a solo 3 metri di quota sul mare. La spoletta è modificata, con antenne riposizionate. R-27EM ha testata più leggera, 33 kg, presumibilmente con efficienza migliorata. Peso, dimensioni e prestazioni sono invariate rispetto ai modelli precedenti. R-27AE (Alamo-E) Prima del collasso URSS, la Vympel aveva intrapreso il progetto di una variante a guida radar attiva, derivata dall’R-27ER. Secondo altre fonti il progetto era invece una proposta ucraina per competere con l’R-77. Il missile è stato presentato nel 1992. Lievemente più corto, 4,74 metri, è riconoscibile per il radome conico e pesa 350 kg. Ha il nuovo radar attivo monoimpulso 9B-1103M, simile al 9B-1348E dell’ R-77 ma con superiore portata (20-25 km). E’ disponibile per i nuovi MiG-29M (MiG-33) e Su-27M (Su-35/37). E’ stato visto sui Su-34. Le sue prestazioni non differiscono da quelle del predecessore. Il programma R-27AE era stato ufficialmente cancellato assieme al sensore 9B-1103M, viste le superiori prestazioni dell’R-77. Sembra sia stato ripreso per l’esportazione. Essendo i sensori intercambiabili, qualche fonte riporta un R-27A, versione “corta” a guida radar attiva, la cui esistenza non è confermata. L’Ucraina ha prodotto per l’esportazione un nuovo sensore radar attivo/passivo adattabile ad ogni variante precedente. E’ disponibile dal 2013. R-27P (Alamo-F) Sviluppato prima del crollo dell’Unione Sovietica, ha eseguito il primo test da un MiG-29 nel 1984. Nel 1987 è stato approvato e dal 1991 la Artem ucraina ne ha prodotto una serie limitata. L’R-27P (P=Passivnaja) è lungo 4 metri e pesa 248 kg. Riprende la struttura dei precedenti ma impiega un radar passivo in banda X Avtomatika (CKBA) 9B-1032 (PRGS-27), basato sul sensore L-111 del Kh-31P. Ha una portata di rilevamento che può arrivare ad oltre 200 km ma il tempo di volo supera la durata delle batterie. E’ di previsto impiego contro caccia, AWACS ed aerei per guerra elettronica. Il raggio d’azione minimo è di 2-3 km, quello massimo è di 72 km a 10000 metri di quota. Consente un attacco silenzioso oltre la portata del radar e non allerta in alcun modo il nemico. Ma il bersaglio non deve manovrare a oltre 5,5 g per non perdere l’aggancio. La quota massima d’impiego è di 20000 metri. R-27EP (Alamo-F) Variante antiradiazioni a lungo raggio del precedente con portata massima di 110 km. Sviluppato per l’esportazione a partire dal 2004. Pesa 348 kg. La Vympel sta modificando le batterie per consentire un aumento della portata utile. In combattimento L’Alamo è un missile moderno, paragonabile all’AIM-7M, che supera per molti aspetti. Come dimostrato nelle esercitazioni congiunte in Europa, se impiegato al meglio, è in grado di compensare la mancanza di un radar attivo con la possibilità di “aggancio” a ben 30 km di distanza dal bersaglio. Ma è un missile delicato e richiede, come tutte le armi del genere, una buona manutenzione. Una partita di missili inviata per valutazione negli Stati Uniti ha presentato difetti nell’80 % dei casi. L’R-27, nonostante varie dichiarazioni, non ha colpito alcun velivolo alleato durante la Guerra del Golfo del 1991. L’Alamo è stato impiegato per la prima volta nel 1992, quando un MiG-23MLD russo ha abbattuto un Su-25 georgiano con un singolo R-27. E’ stato poi impiegato estesamente durante il conflitto Etiopia-Eritrea nel 1999-2000. Sono stati lanciati molti R-27 ma con risultati mediocri. Accordare le diverse versioni è molto difficile. Nei duelli aerei tra caccia etiopi ed eritrei, sono stati lanciati tra 12 e 24 R-27R, a seconda delle fonti. Le migliori ricostruzioni parlano di 12-16 missili. Un numero variabile tra 10 e 18, non è neppure partito. Un solo MiG-29 è stato ufficialmente abbattuto dagli Alamo. I piloti mercenari russi hanno spiegato le ragioni dell’insuccesso. L’Alamo richiede personale tecnico di alto livello, ottima manutenzione e rispetto delle procedure e dei test. In Africa non c’era nulla di tutto ciò. Le pessime condizioni di immagazzinaggio e trasporto, l’incauto maneggio e gli urti ne hanno compromesso l’avionica. La polvere e l’umidità hanno rovinato i sensori e la meccanica. Abbandonati per troppo tempo sui binari alle intemperie di un clima pessimo, i missili si sono deteriorati fino a divenire inutilizzabili. In molti casi la spoletta di prossimità non avrebbe funzionato a dovere. Oppure i missili erano fuori dai parametri ideali. Molti R-27 sono stati lanciati in salva, per compensare la scarsa affidabilità. La guida SARH è risultata sensibile alle moderne ECM ed i missili non sono stati in grado di colpire bersagli molto manovrabili. Il conteggio dei velivoli perduti dall’Eritrea porterebbe a conclusioni differenti. I Su-27 dell’ Etiopia avrebbero abbattuto 6 MiG-29 e ne avrebbero danneggiati altri 2. Di questi, 3 sarebbero stati abbattuti con R-73, 1 col cannone da 30 mm e 3-4 sarebbero stati colpiti con gli R-27. Oltre ad un MiG-29 danneggiato da un Alamo, poi precipitato in fase di atterraggio, potrebbe esserci un secondo MiG-29 abbattuto e uno-due danneggiati, non calcolati solo perché non è stato dichiarato il tipo di missile impiegato. Così che alcune fonti parlano ora di un 25 % di colpi a segno. Ecco una possibile ricostruzione. 25/2/1999: quattro MiG-29 intercettano due Su-27. I MiG lanciano 3 R-27 frontalmente, fuori dai parametri. Il primo Su-27 li evita e risponde lanciando 4 R-27. Due missili esplodono vicino ai bersagli, forse danneggiandoli. Una seconda coppia di Su-27 attacca di sorpresa e, nel successivo dogfight, due MiG-29 vengono abbattuti ed un terzo danneggiato con R-73. 26/2/1999: un Su-27 raggiunge un MiG-29UB disarmato e via radio gli ordina di atterrare. Al rifiuto, lancia 2 R-73, evitati dal MiG, poi abbattuto col cannone da 30 mm. Altre fonti, invece, parlano di uno scontro tra un Su-27 e due MiG-29 col lancio infruttuoso di 2 R-27R. 18/3/1999: in due combattimenti, i Su-27 etiopi lanciano 4 R-27R e dichiarano l’abbattimento di due Mig-29. Ma le fonti parlano di un solo MiG danneggiato, poi distrutto. 16/5/2000: due MiG-29 sono intercettati da due Su-27. Un Fulcrum è danneggiato da 1 R-27 e si schianta all’arrivo alla base. Il secondo MiG viene dichiarato abbattuto con 1 R-27 (non confermato). 18/5/2000: due Fulcrum intercettano una formazione di Mig-21 etiopi. Lanciano 2 R-27 che mancano il bersaglio ma abbattono un MiG-21 col cannone. Al rientro sono intercettati a loro volta da due Su-27. Un Flanker abbatte un MiG-29 con un R-73. L’R-27 arma i MiG-29, MiG-33, Su-27, Su-30, Su-33, Su-34, Su-35/37, il cinese J-8II, i MiG-21-93 ed i MiG-23MLD. L’India lo ha integrato sui Mirage 2000. L’Iran sugli F-14. L’R-27T è stato testato sui MiG-27, presumibilmente non è entrato in uso. Era previsto, infine, per gli Yak-141. I missili per l’esportazione riportano il suffisso "-1", sono meno sofisticati e con minori ECCM. L’R-27, già in servizio nell’Unione Sovietica, nella Germania dell’est, Cecoslovacchia, Jugoslavia e Montenegro è stato venduto a molti paesi. Tra questi: Algeria, Angola, Azerbaijan, Bangladesh, Bielorussia, Bulgaria, Cina, Corea del Nord, Cuba, Eritrea, Etiopia, Yemen, India, Indonesia, Iran, Iraq, Kazakistan, Malaysia, Myanmar, Moldavia, Perù, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Russia, Serbia, Siria, Slovacchia, Sudan, Turkmenistan, Ucraina, Ungheria, Uzbekistan, Venezuela e Vietnam. La Cina ha acquistato tra il 1991 ed il 1995 ben 2000 R-27 Alamo A/B e 2000 Alamo B/C per i Su-27, Su-30 ed F-8IIM. Acquisita la licenza dall’Ucraina, ha iniziato la produzione dell’ R-27AE (AA-10 Alamo-E) a guida radar attiva, dotato però del radar dell’R-77. L’India ha acquistato 1440 R-27R1/T1 nel 1995/6. Nel 1996 e nel 2001 ha poi ordinato 1390 R-27E. L’Alamo, pur superato da molti missili apparsi successivamente, è ancora in servizio in gran numero. I programmi di miglioramento già in essere ne permetteranno l’impiego almeno per i prossimi dieci anni.
  21. Come sempre, il solito fiorire di commenti inutili, erronei e fuori luogo del giornalista di RAI 1, in buona compagnia comunque. Molto belle le riprese al rallentatore. L'impostazione del programma televisivo segue il solito copione. Peccato. Una manifestazione che non richiede commenti impiegata come "sfondo" per discorsi lunghi e superflui...
  22. Sono affermazioni discutibili. Il Rafale offre capacitá lievemente superiori ad un costo decisamente piú elevato. E’ bireattore, ha migliori capacitá di carico, una manovrabilitá sorprendente e sistemi di bordo all’avanguardia. I suoi sistemi difensivi sono allo stato dell’arte. Ma consuma il doppio, richiede una logistica piú pesante, una manutenzione maggiore e va oltre le esigenze di paesi come la Svizzera. L’acquisto é solo il primo anello di una catena di spese prolungate per decenni. Il Gripen é piú economico e svolge un ottimo servizio in molti paesi. Tra i caccia della sua generazione é il meno „prestante” ma la Svizzera non é impegnata in missioni all’estero, deve solo difendere i confini.
  23. Gian Vito

    AIM 120 AMRAAM

    La notizia é appena apparsa sulla rivista Aranysas (una specie di RID ungherese), di solito bene informata. Aspetto una seconda fonte per la conferma. Il raggio d'azione, finora indicato in 100 miglia nautiche in condizioni ideali (185 km) o nel 50 % superiore a quello dell'AIM-120C7, risulterebbe appena differente da quest'ultimo. Ma non é questo il problema maggiore. Il previsto motore a spinta variabile avrebbe dovuto "energizzare" la fase terminale dell'attacco, punto debole di ogni arma aria-aria. Ora il missile difficilmente potrá competere con l'eccellente Meteor o con i missili simili in fase di sviluppo in Cina.
  24. Gian Vito

    AIM 120 AMRAAM

    I missili AIM-120D attualmente in produzione impiegheranno il motore bistadio dell’AIM-120C7. Il progetto del previsto motore a doppio impulso è stato definitivamente accantonato. Nuovi algoritmi permetteranno una traiettoria il più possibile “lineare”, anticipando i movimenti del bersaglio. E’ prevista l’adozione di diversi componenti compositi nella fabbricazione del corpo del missile che consentiranno un aumento del 2 % nella quantità di combustibile.
  25. Si. Alcuni sono stati pubblicati all'interno dell'opera " Grande enciclopedia delle armi moderne" (Peruzzo), altri si trovano nella serie Salamander books, sempre tradotti in italiano (Fabbri).
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