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Athens

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  1. Anche questo è senz'altro possibile, a condizione che a Kiev gli ucraini rinuncino alla battaglia urbana casa per casa ammettendo che costerebbe troppo in termine di vittime civili dopo una opportuna "persuasione dimostrativa" russa a colpi di artiglieria e di attacchi missilistici, come per esempio questo, effettuato praticamente senza spargimento di sangue a causa dell'ora notturna scelta per l'attacco (cosa che non mi sembra affatto casuale). https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/03/21/guerra-russia-ucraina-il-momento-dellesplosione-al-centro-commerciale-retroville-di-kiev/6532144/ Resto invece molto scettico sulla possibilità - catastrofe umanitaria a parte - che i russi possano realmente conquistare Kiev con la forza nonostante una eventuale resistenza ucraina. Se i maresciallissimi di Putin sono della stessa risma del folle incapace che ha imbottigliato in poche decine di metri quadrati un intero reggimento di carri, allora auguri...
  2. Avanzare su un territorio ricacciando indietro l'avversario non vuol dire conquistare quel territorio, ovvero controllarlo e metterlo in sicurezza. Se gli ucraini non si arrendono formalmente, i russi non hanno i numeri per conquistare l'Ucraina e più vanno avanti più disperdono le loro forze rendendo ancora più complicato gestire gli approvvigionamenti. Questa è una costante ineliminabile di ogni conflitto, lo testimoniano le spedizioni romane in Britannia, l'invasione della Russia da parte di Napoleone e di Hitler, lo sfondamento del fronte a Caporetto, le azioni di Rommel nel deserto africano e così via. Quindi il problema dei flussi di rifornimenti è grave per entrambe le parti, ma più passa il tempo e più si aggraverà per i russi, che in un territorio occupato ma non conquistato dovranno centuplicare gli sforzi per proteggere la loro catena logistica. E credo che loro se ne rendano perfettamente conto. E' quindi necessario cercare di indovinare quale sia il reale obiettivo di questa invasione, che non può essere la conquista di tutta l'Ucraina. A mio avviso, Kiev e Leopoli sono false flags e la partita vera si gioca a Odessa, che se venisse conquistata costituirebbe l'anello territoriale per congiungere Donbass e Transnistria mettendo definitivamente in sicurezza la Crimea e la piazzaforte navale di Sebastopoli. Vale il discorso appena fatto: i russi al momento non hanno forze sufficienti per attaccare una grande città come Odessa, né da terra né dal mare. Peraltro, a livello di operazioni anfibie non li vedo particolarmente preparati. Ma la marina russa continua a incrociare a prudente distanza nelle acque antistanti la città, e i difensori ucraini hanno già cominciato a prepararsi per la difesa.
  3. Nella NATO non esistono "anelli deboli", se con questa espressione intendiamo membri dell'alleanza che, se attaccati, riceverebbero meno assistenza di altri per ragioni contingenti inerenti una loro presunta "minore importanza": quando si accetta un nuovo membro, tutti i componenti della NATO sono consapevoli che potrebbero ipso facto essere chiamati a "morire per Danzica". Del resto, se così non fosse, verrebbe meno la stessa ragione di esistere della NATO con le conseguenze che possiamo immaginare. Quindi tale ipotesi per me è fantapolitica e tenderei a escluderla a priori. Riguardo le minacce russe all'Italia, ritengo che il messaggio sia chiaro e consista nell'ipotesi di chiuderci i rubinetti del gasdotto TAG con terminale a Tarvisio, che fa arrivare in Italia attraverso l'Austria il gas russo proveniente dalla pipeline Urengoy-Uzhgorod e che fornisce circa il 38% del fabbisogno italiano. La minaccia è oggettivamente credibile, dal punto di vista della crisi energetica che ne deriverebbe per l'Italia se venisse attuata. Che poi il caro Vladimir sia realmente deciso a metterla in pratica con tutte le conseguenze economicamente negative che ne deriverebbero per la Russia, questo è un altro discorso: come sempre, tali scelte sono frutto della valutazione dei costi/benefici politici da parte di chi ha il potere decisionale, e non è affatto detto che chi decide prenda effettivamente le decisioni giuste. La storia è piena di decisioni sbagliate di portata epocale. Staremo a vedere.
  4. Interessante. Beh, in fin dei conti c'era da aspettarsi che i russi non si sarebbero fatta sfuggire l'occasione di provare anche quest'arma sul campo. Si tratta molto probabilmente di un test per valutarne l'efficacia complessiva poiché è presumibile che, sia per lo scarso numero di esemplari disponibili e sia per il costo altissimo di ciascuno di essi, questi ordigni siano destinati ad essere utilizzati essenzialmente contro obiettivi particolarmente paganti in uno scenario operativo al alta intensità.
  5. L'opzione 1 è quella che umanamente mi auguro si verifichi, per far cessare una buona volta questa orribile mattanza. L'opzione 2 a mio avviso sarebbe il vero e proprio obiettivo strategico primario dell'invasione, poiché avrebbe conseguenze politiche di enorme portata. Prendere Odessa vorrebbe dire prima di tutto chiudere lo sbocco al mare dell'Ucraina e strangolarla economicamente impedendole de facto il commercio estero (ricordiamo in termini generali che la stragrande maggioranza percentuale delle merci viaggia via mare), il che è di per sé una cosa che l'Ucraina non permetterebbe a nessun costo. Ma vi sono anche altri elementi da considerare: se cade Odessa, si aprono le porte a riunire la Crimea con la Transnistria moldava, e questo metterebbe sotto diretta e immediata minaccia missilistica sia tutto il territorio occidentale della stessa Ucraina e sia, soprattutto, la base NATO rumena di Costanza. Non è un caso, del resto, che una delle prime mosse compiute dai russi è stata occupare l'isola dei Serpenti: basta guardarne la localizzazione, per capire il motivo.
  6. Infatti, i russi hanno bisogno di un riferimento in sede di trattativa diplomatica. Secondo logica, dopo aver preso atto che è fallita la "guerra lampo" e che quindi il governo ucraino non si è sciolto come neve al sole, l'eliminazione fisica di Zelenskij non dovrebbe più essere in agenda perché è necessario che dall'altra parte vi sia un soggetto riconosciuto e rappresentativo con cui trattare (e a cui eventualmente imporre condizioni il più possibile severe). Anche il fatto di bombardare edifici politicamente rappresentativi (ma vuoti) rappresenta un atto inutile e propagandisticamente persino controproducente perché lo Zelenskij della situazione sbucherebbe fuori in video da qualche rifugio segreto facendo cucù allo zio Vladimir e prendendosi gioco dell'esercito russo. Ricordiamo cosa successe con il caro Osama Bin Laden, tutte le volte che gli USA hanno cercato di colpirlo senza riuscirci.
  7. Beh, le sanzioni economiche non riguardano soltanto la vendita di gas e petrolio, ma sono anche di carattere finanziario e di altra natura. In ogni caso, non ci possiamo aspettare che impattino in tempi rapidi in maniera significativa, serve tempo. Riguardo l'ineffabile signor Oleg Ustenko, attendiamo che provveda lui di persona a fornire all'Europa il gas e il petrolio che al momento il nostro continente importa dalla Russia. O in alternativa, il signor Ustenko potrebbe adoperarsi presso la Casa Bianca per convincerla a esportare in Europa a prezzi calmierati il gas e il petrolio americano in sostituzione di quello russo.
  8. Sono stime, ma parrebbero ragionevolmente plausibili, il che rende alquanto aleatoria la possibilità che le grandi città ucraine (o almeno una di esse) possano essere effettivamente conquistate prima e controllate poi. Se Putin pensa di poter portare al tavolo delle trattative qualche bandierina di questo tipo, sarà il caso che si inventi qualcos'altro e pure in fretta. Sarebbe peraltro interessante avere un'idea attendibile delle perdite anche da parte ucraina, per cercare di capire se il tempo possa giocare a favore di una parte o dall'altra. A sfavore dei russi giocano le conseguenze economiche delle sanzioni, i costi economici della guerra, la necessità di richiamare in campo (se le hanno) unità la cui presenza non era stata inizialmente prevista, la sempre maggiore difficoltà di tener nascosto all'opinione pubblica di casa il disastro, e la complessità delle condizioni meteo quando arriverà il disgelo. A sfavore degli ucraini gioca il fatto che per loro appare più difficile ripianare perdite umane e materiali.
  9. Questo è quello che normalmente succede quando un carro armato si addentra in ambiente urbano. Non so di che natura fossero le armi che lo hanno ripetutamente colpito sino a provocarne la detonazione della riservetta delle munizioni e la conseguente catastrofica distruzione del mezzo, ma è facile capire come dalla finestra di un qualsiasi palazzo un semplice Panzerfaust possa distruggere anche un Abrams se lo colpisce nella parte laterale o posteriore.
  10. Possibile al 100%, basta ripercorrere quello che hanno fatto a Groznyj in Cecenia.
  11. Già... per ora. Ma se io fossi al posto suo, d'ora in poi berrei soltanto acqua minerale in bottiglia sigillata e starei molto attento quando attraverso la strada.
  12. Sembrano manifestarsi i primi segnali concreti di realpolitik, almeno da parte ucraina: il presidente Zelenskyj prende ufficialmente atto che l'Ucraina non può entrare nella NATO. Questo rappresenta di per sé il raggiungimento di uno dei fondamentali obiettivi politici russi, e rappresenterebbe senz'altro un successo che Putin potrebbe propinare all'opinione pubblica russa come punto a favore non tanto del proseguimento dell'azione militare (che comunque per adesso continuerà) ma come vittoria da sbandierare nella exit strategy propagandistica in caso di cessazione delle ostilità e ritiro delle truppe entro i confini della federazione. Chiaramente, vi sono anche altre questioni sul tavolo, alcune delle quali non negoziabili da parte russa (Donbass e Crimea) e altre altrettanto non negoziabili da parte ucraina (l'integrità del rimanente territorio, compreso lo sbocco al mare di Odessa). Come sempre in qualsiasi trattativa, per entrambe le parti si tratta di cedere sugli obiettivi oggettivamente irraggiungibili. Zelenskyj ha cominciato, ma la strada è ancora lunga perché Putin non ammorbidirà le sue posizioni sino a quando non si renderà conto che per la Russia i costi e i tempi della guerra diventeranno insopportabili e che, se in Ucraina non può perdere, ormai gli è anche definitivamente impossibile vincere. Ma servirà tempo e il sangue scorrerà ancora, purtroppo. https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2022/03/15/ucraina-raid-su-kiev-esplosioni-in-zona-residenziale_5b9b9cae-2671-472d-a1a4-d1ab77b55947.html
  13. Dopo tutte le smentite e controsmentite, questo appare essere un classico esempio di ginepraio apparentemente inestricabile poiché probabilmente non sapremo mai se la richiesta russa di armi alla Cina sia vera oppure sia una fake news inventata di sana pianta dagli USA o dagli stessi cinesi. Se è vera, allora ci troviamo di fronte alla dimostrazione che l'intelligence americana è molto efficiente. Ma d'altra parte, potrebbe darsi che siano stati gli stessi cinesi a far trapelare la notizia a Washington (parlare a suora perché suocera intenda). Se invece la notizia è falsa ed è costruita ad arte, allora ci troviamo di fronte a un perfetto esempio di false flag da parte dell'intelligence americana, che con questa mossa ha praticamente "costretto" a negare tutto sia i cinesi (cosa di cui molto probabilmente a Pechino avrebbero fatto a meno) che i russi. Ma anche in questo caso non possiamo nemmeno escludere che siano stati gli stessi cinesi a "costruire" la notizia e farla trapelare per avere l'occasione di smentire pubblicamente la loro intenzione di rifornire i russi, anche qui parlando a nuora perché suocera intenda. https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/03/15/guerra-russia-ucraina-la-cina-non-vuole-essere-colpita-dalle-sanzioni-armi-a-mosca-gli-usa-diffondono-informazioni-false/6526133/
  14. Al momento risulta scomparsa e di lei non si sa più nulla. https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2022/03/15/scomparsa-la-giornalista-russa-del-blitz-anti-guerra-in-tv_39a5a38e-1676-4ace-a8d5-6c5cd73e70f2.html#:~:text=(ANSA) - ROMA%2C 15,guerra in Ucraina%2C è scomparsa.
  15. A mio avviso la U.S. Navy da sola basta e avanza a spazzar via dai mari (in superficie e sotto) qualsiasi cosa che non abbia in coffa una bandiera amica. Dopo di che basta attendere che la fame energetica porti Mosca e Pechino a più miti consigli.
  16. Beh, anch'io ho pensato qualcosa del genere e ho fatto il parallelo con la politica espansionistica della Germania nazista negli ultimi anni prima dello scoppio della seconda guerra mondiale. All'epoca le cancellerie europee erano ancora traumatizzate dal ricordo delle stragi apocalittiche nelle trincee della prima guerra mondiale e commisero l'errore di lasciar campo libero a Hitler per troppo tempo, perché il loro desiderio era di evitare a ogni costo una nuova guerra ed erano disposte a fare qualsiasi concessione alla Germania pur di evitare il conflitto. Poi sappiamo come andò a finire. Il caso della Russia di Putin però mi pare diverso. Il suo nemico non è l'Europa in sé ma è la NATO, la quale è per forza di cose espressione della geopolitica statunitense alla quale gli alleati europei si accodano. Sono consapevole che Moldavia (e Georgia) saranno i prossimi obiettivi di Putin, perché la triade Estonia-Lettonia-Lituania non può essere toccata perché è ormai nella NATO e perché Svezia e Finlandia rappresentano un boccone troppo grosso per le attuali capacità dell'Armata Rossa. Quindi la sua libertà di movimento di Putin in Europa finisce lì e non un centimetro oltre. Si tratta quindi di capire quale è la maniera migliore per fermarlo il più rapidamente possibile prima che vada troppo oltre. E non sono certo che in questo momento Washington abbia questo stesso obiettivo: secondo logica, agli Stati Uniti converrebbe che la Russia si indebolisca militarmente ed economicamente sempre di più dissanguandosi in una infinita guerriglia in Ucraina, mentre per l'Europa sarebbe più conveniente che il conflitto cessi velocemente prima che le conseguenze in termini di perdite di vite umane (in Ucraina) e in termini di danno all'economia (in tutta l'Europa) diventino gravissime.
  17. Li hai contati tutti? Io per esempio preferirei sacrificarmi in primis per la mia famiglia e poi per il mio paese. Come credo che farebbe anche qualsiasi americano medio, se dovesse definire una sua scala di priorità. Degli Stati Uniti, francamente, mi importa il giusto e solo se i loro interessi coincidono con quelli della mia famiglia prima e del mio paese poi. Come credo farebbe anche qualsiasi americano medio. Presumere che gli interessi degli Stati Uniti coincidano sempre e completamente con i miei è rischioso. Va valutato tutto caso per caso, e con molta attenzione.
  18. Erano due RF-84. Qui una interessante testimonianza. https://www.youtube.com/watch?v=Fri52UtzUK4
  19. Plausibile. E ammesso (e non concesso) che la richiesta russa di forniture cinesi sia vera e che sia effettivamente stata inoltrata tramite canali riservati, potrebbe anche darsi che siano stati gli stessi cinesi a far filtrare la notizia ai media o alle diplomazie occidentali (che è lo stesso) facendo così implicitamente capire a Mosca che non è il caso di tirare troppo la corda con la guerra in Ucraina e che i russi non devono considerare scontato il loro appoggio solo perché la Cina si è astenuta nella mozione di condanna della Russia al Consiglio di Sicurezza dell'ONU. La NATO, ovviamente, nel caso che la Russia pensi di poter mettere le mani sulle repubbliche baltiche, e gli Stati Uniti in prima persona se la Cina provasse a invadere Taiwan. In termini esclusivamente militari la classifica lascia il tempo che trova poiché - a parte il possesso di armi nucleari, che è un altro discorso - non contano solo gli assetti ma anche la capacità di proporli su scala planetaria ovunque serva e per tutto il tempo necessario, e in questo Cina e Russia non stanno certamente meglio di qualsiasi altra nazione a eccezione degli USA che a oggi sono di fatto gli unici dotati di una reale e permanente capacità di proiezione globale e di una economia capace di sostenere questo sforzo. In buona sostanza, a livello convenzionale Cina e soprattutto Russia sono tigri di carta. La Cina al momento non è ancora in grado di invadere Taiwan, mentre la Russia può fare la voce grossa con staterelli messi peggio di lei come l'Ucraina ma le prenderebbe di santa ragione anche dalla Turchia o da una semplice alleanza Svezia-Finlandia. Poi è chiaro che il vantaggio strategico di Russia e Cina consiste nel fatto di essere nazioni così vaste che è sostanzialmente impossibile per chiunque pensare di invaderle e di sconfiggerle, ma questo in fin dei conti è irrilevante perché nessuno è talmente pazzo da ipotizzare una cosa del genere.
  20. In realtà non c'è nulla di strano nella contraddittorietà delle notizie. Premesso che è tutto non troppo credibile perché, nonostante le perdite russe di veicoli che complessivamente a oggi ammonta a un numero leggermente superiore a 1000 (fra cui circa 300 carri), per adesso sappiamo che il loro arsenale ha ancora in riserva materiali ed equipaggiamenti sufficienti a cui attingere per ripianare queste perdite senza bisogno di andarle a chiedere ad altri. Che poi esista per loro la oggettiva difficoltà logistica di trasferire tali assetti nei luoghi in cui servono, questo è un altro discorso ed è una rogna che si devono grattare a Mosca. Altra considerazione da fare è che, se la richiesta di materiali alla Cina fosse vera, è logico presumere che sarebbe stata inviata tramite canali di massima riservatezza per evitare di fare una bruttissima figura di fronte all'opinione pubblica mondiale la quale non potrebbe non dedurre che la guerra del gigante russo contro la formica ucraina è stata condotta dalla Russia finora con dilettantesca incompetenza (e dico poco). E per quanto riguarda le brutte figure, la notizia (*) della morte al fronte di ben tre generali russi (Gerasimov, Sukhovetsky e Kolesnikov) ci fa porre quesiti alquanto inquietanti sulla necessità per gli alti ufficiali di rimanere il più possibile in contatto diretto con le truppe sulla linea del fronte (con i conseguenti rischi), il che vuol dire che l'organizzazione C4I delle forze armate russe è del tutto inadeguata. (*) fonte: https://www.ilgiorno.it/cronaca/morto-andrey-kolesnikov-1.7453897
  21. Beh, se la notizia è da considerare importante perché i russi sono riusciti a condurre un attacco contro un obiettivo militare utilizzando risorse di intelligence e vettori sofisticati in quantità massiva, non direi che questo debba essere interpretato come un punto a loro favore: da parte di una forza armata che in teoria dovrebbe essere considerata fra le top al mondo, azioni del genere dovrebbero essere la normalità e non dovrebbero affatto fare notizia. Mi chiedo piuttosto se l'obiettivo fosse sufficientemente pagante per valer la pena di "spendere" per colpirlo vettori missilistici ciascuno dei quali costa cifre allucinanti. E questo ci riporta alle perplessità riguardo ai costi della guerra in Ucraina da parte russa, perché possiamo essere ragionevolmente certi che a Mosca nessuno prevedesse sviluppi di questo tipo e le loro conseguenze economiche in una nazione che non ha né il PIL degli USA e nemmeno quello della Cina. Perdere un singolo T-80 vuol dire letteralmente mandare in fumo milioni di dollari in pochi secondi, perdere un Mi-24 immagino lo sia ancora di più, perdere un Su-27 non ne parliamo nemmeno. E si tratta di "giocattoli" che non puoi sostituire né gratuitamente né rapidamente. Per costruire un T-80 serve tempo, e per fare un Su-27 serve ancora più tempo, e i costi sono quelli che sono. Non si tratta di "pezzi di ferro" producibili a decine di migliaia e a bassi costi in catena di montaggio come furono i T-34 e gli Sturmovik nella WWII. Insomma, a me sembra molto difficile che la Russia riesca economicamente e industrialmente a far fronte alla guerra in Ucraina se la questione non si risolve rapidamente. A meno che non venga in aiuto in qualche modo l'ingombrantissimo vicino cinese... che probabilmente non aspetta altro. Altra ragione che, in prospettiva, rappresenta un motivo in più perché anche l'Occidente (UE e USA) di sbrighi a mettere in campo tutte le opzioni diplomatiche disponibili per mediare fra le parti e far cessare questo scempio il più rapidamente possibile. Dal punto di vista prettamente militare, invece, continuo a provare la sensazione che i russi si stiano muovendo a casaccio senza avere una strategia ben definita. Troppi obiettivi diversificati e troppa dispersione delle truppe in un territorio vasto come l'Ucraina. Mi sembra un comportamento dilettantesco, poi magari sono io che non capisco. Staremo a vedere.
  22. Beh, vi sono diverse questioni da tener presente in questa complicatissima faccenda. Una di esse è - per l'Occidente - decidere se l'Ucraina vale il prezzo di spingere la Russia fra le braccia dei cinesi, che ne farebbero facilmente un loro protettorato economico. Secondo me, no. Già solo in termini di fonti energetiche, l'ipotesi che gas e petrolio russi vadano verso Pechino invece che verso l'Europa non mi parrebbe affatto una buona notizia. Certo, la sovranità ucraina non deve essere messa in discussione, ma anche per la NATO non mi sembra un buon affare trovarsi direttamente ai confini della Russia, con tutto quel che ne conseguirebbe dal punto di vista della tensione che si verrebbe a creare. Insomma, io ci penserei due volte. Mi pare invece che esista un altro aspetto della questione molto interessante da valutare: ovvero, il fatto che l'Ucraina possa essere, nei confronti della Russia, più importante come avamposto della nostra idea di società democratica - ancora virtualmente sconosciuta alla Russia - piuttosto che una base avanzata di batterie di missili. Il miglior progetto di lungo periodo, per l'Europa, dovrebbe essere proprio il coinvolgimento della Russia nei processi di trasformazione democratica che hanno già preso piede nei paesi dell'ex Patto di Varsavia. e per questo, io baratterei volentieri la promessa ucraina (per quel che vale, in diplomazia... ) di non entrare nella NATO con l'impegno a entrare nella Unione Europea.
  23. I libri di storia favorisca aprirli lei, gentile signore, se sa leggere. E quando avrò bisogno di un PR che interpreti il mio pensiero, sono certo che saprò trovare altri più qualificati di lei. Nel frattempo, considerando il tono inappropriato con cui lei interloquisce con persone sconosciute, d'ora in poi mi pregio di non prenderla più in considerazione. Buona serata.
  24. Oddio, sicuramente non mi sono spiegato in maniera sufficientemente chiara riguardo Israele, la cui storia prevede un "prima" della Bomba - in cui i suoi turbolenti vicini hanno inizialmente cercato di impedirne la nascita e poi cercato più volte di spazzar via dalla faccia della terra lo Stato ebraico - e un "dopo" la Bomba - in cui la sopravvivenza di Israele come nazione è definitivamente sancita proprio dal deterrente nucleare e non può più essere messa in discussione nemmeno dalle altre grandi potenze nucleari. I conflitti recenti (quelli del "dopo" Bomba, per intenderci) sono eventi agevolmente gestibili da Israele sia sul piano militare che su quello politico senza nessun bisogno di pensare all'utilizzo dello strumento nucleare, con buona pace della dottrina politica di Hamas che prevede (a chiacchiere) come obiettivo politico la distruzione di Israele. Riguardo il Giappone degli anni '30 e '40, tutta la sua politica espansionistica in Asia aveva come primario obiettivo strategico l'assicurarsi il controllo delle fonti energetiche e delle materie prime di cui aveva vitale bisogno, poi è chiaro che tutto questo viene confezionato con le solite manfrine propagandistiche buone solo per il popolino, ma il succo del discorso è questo. Infatti, la ferocissima diatriba fra Esercito e Marina del Sol Levante era originato proprio dalle diverse visioni strategiche dei due alti comandi, uno che guardava soprattutto all'espansione territoriale in Asia e l'altro che invece riteneva (a mio modesto avviso sbagliando) più importante il dominio del Pacifico. Poi sappiamo tutti come è andata a finire. A cosa dovrebbe "rinunciare" Putin? Beh, prima di tutto alla "denazificazione" dell'Ucraina (cioè alla sostituzione dell'attuale regime con un governo fantoccio filorusso). Poi dovrebbe rassegnarsi a mollare l'osso in Transnistria, rinunziando al tentativo di creare un "anello di sicurezza" sulla direttrice Transnistria-Odessa-Crimea che chiuda l'accesso al mare dell'Ucraina, cosa ovviamente del tutto inaccettabile per Kiev perché impedendole l'accesso al mare ridurrebbe drammaticamente le capacità logistiche ucraine in termini di import-export commerciale. In cambio, l'Ucraina potrebbe rinunciare definitivamente e formalmente alla Crimea (che tanto ormai è comunque persa perché i russi non abbandoneranno mai il porto e la roccaforte di Sebastopoli) nonché a Donetsk e Lugansk, che in fin dei conti sono territori da cui l'Ucraina ha avuto solo grattacapi, e infine alle sue velleità di adesione alla NATO (almeno per il momento). Alla fine, un accordo di pace basato su questo schema potrebbe soddisfare entrambe le parti permettendo a Putin di sbandierare qualche conquista politica e a Zelenskyj di poter dire che l'eroico popolo ucraino ha fermato l'orso russo.
  25. No, Israele nel 1948 non aveva la Bomba, infatti se la vide veramente molto brutta contro la coalizione egiziano-siriana e questo è coerente con il mio esposto. Poi, quando anche Israele è arrivato a possedere l'atomica, le cose sono cambiate e lo Stato ebraico si è assicurato la sua definitiva sopravvivenza geopolitica. Riguardo Grenada, il mandato dell'OECS è proprio una di quelle cose che ci possiamo tranquillamente fumare nella pipa, visto che l'ONU e il Commonwealth (per bocca della stessa Margaret Thatcher, nota bolscevica... ) dichiararono all'unisono l'illegittimità dell'invasione. Dell'invasione di Ungheria e Cecoslovacchia non ho parlato semplicemente perché l'elenco che ho fatto non pretendeva certamente di essere esaustivo (altrimenti avrei potuto dilungarmi ancora per molto) e perché dall'Unione Sovietica non ci si poteva aspettare nient'altro che brutale e spietata repressione di qualsiasi tentativo dei paesi satelliti di affrancarsi dall'oppressione di Stalin e dei suoi nipotini. Alla fine, resta il fatto che le guerre, soprattutto nell'epoca contemporanea, hanno cause che raramente possono ricondursi alle folli aspirazioni di qualche dittatorello in fregola: la stessa seconda guerra mondiale, se è assolutamente vero che fu scatenata in Europa dalla criminale follia hitleriana, sul fronte del Pacifico ebbe presupposti ben diversi che non possono essere semplicisticamente ricondotti al solo militarismo giapponese. Hai parlato di "cortili", ecco, è proprio lì che possiamo individuare alcuni presupposti strategici ben definiti: all'epoca della guerra fredda gli USA consideravano l'America centromeridionale come il LORO cortile di casa e si regolavano di conseguenza, esattamente come faceva l'URSS con l'Europa orientale ed esattamente come crede di poter fare Putin con Ucraina e Bielorussia oggi. In tutto questo il diritto internazionale non ha alcuna rilevanza, purtroppo. Sì, naturalmente. La dottrina d'uso delle armi nucleari non prevede nessuna ipotesi di utilizzo delle stesse in scenari asimmetrici, per ottime e consolidate ragioni sia operative sia (soprattutto) politiche. L'atomica è prima di tutto deterrenza strategica, e al di fuori di tale contesto è sostanzialmente tabù per chiunque. Se gli USA ne avessero fatto uso in Vietnam o in Afghanistan, sarebbero inesorabilmente diventati i paria del pianeta. Come direbbe Eduardo De Filippo: "la schifezza della schifezza della schifezza della schifezza" (con pernacchia a seguire). Riguardo il futuro della guerra in Ucraina, sono del parere che il fattore tempo sia critico per entrambi i contendenti: gli ucraini sono soggetti anch'essi a uno stillicidio di perdite umane e materiali, e per quanto supportati a livello di intelligence dall'Occidente, non sono comunque in grado di ripianarle e più si va avanti più si ridurrà la loro capacità operativa. Ma il fattore tempo è un problema anche per i russi, dei quali correttamente fai notare che il rateo di perdite rischia di diventare insostenibile prima di tutto a livello politico e di immagine. A Putin non sarebbe di alcuna utilità una vittoria di Pirro. Voglio quindi augurarmi che le parti in causa riescano a trovare a breve una soluzione negoziale che consenta a entrambi di uscire da questo disastro senza perdere la faccia. Il che vale soprattutto per i russi, poiché se Volodymyr Zelenskyj da parte sua si è già guadagnato sul campo i gradi di condottiero (ma è suo interesse cercare di non perderli), Vladimir Putin "non può perdere", ovvero non può chiudere la partita dando ai suoi pretoriani e all'opinione pubblica russa l'impressione di essere stato sconfitto. E' necessario quindi che gli si lasci aperta una ragionevole finestra di opportunità, altrimenti tanto vale condurre il gioco fino in fondo e assistere alla sua caduta augurandosi che non venga sostituito da uno ancora più ambizioso.
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