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Athens

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Obiettivi di Athens

Colonnello

Colonnello (7/11)

161

Reputazione Forum

  1. Notizie di stampa riguardo l'effettuazione di altri test sul missile cruise a propulsione nucleare 9M730 Burevestnik. https://www.corriere.it/esteri/diretta-live/25_ottobre_26/ucraina-russia-le-notizie-sul-conflitto-in-diretta-trump-non-perdero-tempo-con-putin-se-non-c-e-la-certezza-di-un-accordo-droni.shtml?fbclid=IwY2xjawNqx99leHRuA2FlbQIxMQABHuXpKlX6yovV5URzvYJbffVoxeTWN_rSweecoSvHizcY__CzIZSVkqMDowu5_aem_1jOGxeKR44zy7NeMH7Tmgg https://www.rainews.it/articoli/2025/10/cose-il-nuovo-missile-nucleare-burevestnik-putin-non-ha-eguali-al-mondo-la-nuova-arma-russa-81857d36-8c1a-4565-a6f2-7d86afb39f39.html
  2. Sulla reale possibilità della fornitura dei Tomahawk all'Ucraina non ho mai avuto particolare ottimismo (con Trump, è sempre buona cosa "prima vedere cammello"), quindi non mi sorprende che i rumors sul suo incontro con Zelenskyj ci raccontino un nulla di fatto. Piuttosto, visto che continua l'offensiva missilistica russa contro le infrastrutture ucraine, non comprendo per quale ragione siano spariti dall'orizzonte i cruise Flamingo che l'Ucraina sta autoproducendo ma non sta ancora usando.
  3. Peggio. Per arrivare a una tregua, il cazzaro col gatto in testa ha gentilmente concesso ai russi "solo" 50 giorni (cioè in pratica tutto il tempo necessario per concludere la famosa "offensiva estiva" prima dell'arrivo della stagione della pioggia e del fango). Come se fosse Antani. E li ha anche minacciati di "sanzioni secondarie" in caso contrario, paventando di colpire con dazi i paesi che supportano lo sforzo bellico della Russia. Che poi sono essenzialmente Corea del Nord (che con gli USA ha interscambio commerciale praticamente nullo), Iran (vedi Corea del Nord) e Cina (che al cazzaro aveva già fatto capire con le maniere forti che ai dazi reagisce male, portandolo immediatamente a più miti consigli). Insomma, ci troviamo di fronte a un'altra pagliacciata da quattro soldi.
  4. Athens

    Crisi Israele - Iran

    Beh, l'Iran può rappresentare una minaccia per Israele, non certo per gli Stati Uniti. Comunque, non si palesano scenari di distruzione apocalittica della nazione ma al massimo l'ipotesi di un regime change, che per Donald e Bibi sarebbe già grasso che cola, sempre ammesso che un eventuale crollo della Repubblica Islamica come la conosciamo oggi non sia il prologo di una faida interna fra Pasdaran e Forze Armate regolari, con esiti imprevedibili che in teoria potrebbero arrivare sino alla guerra civile.
  5. Athens

    Crisi Israele - Iran

    Se aerocisterne e portaerei affluscono verso il golfo Persico o giù di lì, è presumibile che gli USA si stiano preparando a supportare Israele più efficacemente e che vogliano anche tener d'occhio Hormuz per scoraggiare eventuali tentativi di blocco dello stretto.
  6. Athens

    Crisi Israele - Iran

    Con la sostanziale distruzione delle capacità belliche offensive dei proxy iraniani (Hamas ed Hezbollah) e in assenza di leve di carattere economico o politico capaci di fare pressione su Israele (la cosiddetta "comunità internazionale"), l'unico braccio armato iraniano rimenente contro Israele resta in effetti quello missilistico, al momento di tipo esclusivamente convenzionale e di scarsa capacità di colpire con sufficiente precisione obiettivi altamente paganti in territorio israeliano. Insomma, l'impressione è che si tratti di vettori sicuramente più precisi degli Scud iracheni ma non tanto più precisi da poter costituire un vero pericolo salvo che nel caso di impiego a massa nell'intento di saturare le difese avversarie e far sì che almeno qualcuno arrivi a target, con esiti comunque più di tipo propagandistico che concretamente suscettibili di minare il potenziale bellico israeliano. Si tratta però di una modalità d'uso alquanto dispendiosa, il cui protrarsi nel tempo dipende - proprio come nel caso russo - da quante scorte di tali vettori sono disponibili e da quanto l'industria iraniana sia in grado di rimpiazzare tali scorte con materiale di nuova produzione. Ritengo quindi che l'obiettivo strategico israeliano sia proprio la disarticolazione del complesso industriale alla base di questa catena logistica, l'incentivazione (brutto a dirlo, ma tant'è) verso gli iraniani a invogliarli a lanciare la maggiore quantità di missili nel più breve tempo possibile al fine di esaurirne rapidamente le scorte, e arrestare il progetto iraniano di costruire testate atomiche con cui armare i loro vettori poiché si può essere ragionevolmente sicuri - come recentemente sottolineato anche dal ministro Crosetto - che se l'Iran riuscisse a dotarsi di armi nucleari le utilizzerebbe accettando comunque fanaticamente il "martirio" come conseguenza della inevitabile e distruttiva ritorsione israeliana.
  7. In attesa di conferme più attendibili, fonti ucraine su FB citano la Bild ipotizzando l'utilizzo come supporto AEW del Saab 340 ex Flygvapnet da poco entrato in linea con l'aviazione ucraina. In tal caso non si tratterebbe della classica SAM trap.
  8. Stando anche a Tom Cooper, i caccia ucraini pare abbiano tirato giù un bel Su-35. https://www.facebook.com/keksifarm.hayday/posts/pfbid0F3Qik6rnxtqhAN4JaNS6mEmcR2bz8gySjCs5HyYWwLJr9KW7gAvQ2mVK7KeKJXqMl
  9. Una caratteristica costante del comportamento degli "Uomini del Destino", in ogni luogo e in ogni epoca, è il fatto di scegliersi accuratamente uno staff composto soprattutto da imbecilli conclamati, quindi palesemente incapaci di far loro ombra. L'imbianchino austriaco, il baffone sovietico e il nostrano mascellone ne sono storicamente "illustri" esempi. Donald Trump non poteva fare eccezione. In questo caso però esiste il pericolo strettamente connaturato alla struttura democratica delle istituzioni statunitensi, che in caso di visita di San Coccolone al suddetto Trump non porterebbe al crollo della sua amministrazione ma al subentro alla Casa Bianca da parte di questo insigne statista.
  10. Dopo parecchio tempo di analisi alquanto divergenti, anche Capitini appare abbastanza allineato sulla stessa visione del colonnello. Entrambi concordano sull'imprevedibilità di Trump e non escludono che un prolungamento della attuale sostanziale indifferenza (o anche indisponenza) del Cremlino rispetto alla mediazione americana possa portare l'inquilino della Casa Bianca a reazioni pesantemente punitive nei confronti di Mosca, tornando a fornire un supporto massiccio all'Ucraina (ammesso che sia mai stato realmente "massiccio" in passato). Ok, questa è una possibilità da non escludere, considerando l'umoralità di Trump. Tuttavia, né Stirpe né Capitini sembrano prendere in considerazione l'ipotesi OPPOSTA: ovvero, che l'esigenza della Casa Bianca di mantenere la promessa fatta urbi et orbi di porre fine "in un modo o nell'altro" al conflitto ucraino possa convincere Trump - a cui dell'Ucraina frega il giusto - a mollare definitivamente Zelenskyj, che è il più debole e vulnerabile fra i due contendenti, e a metterlo di fronte al fatto compiuto di accordi russo-americani fatti sulla pelle degli ucraini. Sarebbe una porcata non meno schifosa degli accordi del '38 fra Baffetto e le diplomazie europee, con i cecoslovacchi che in corridoio e col cappello in mano attendevano terrorizzatyi di conoscere il loro destino. Quei due fenomeni (da baraccone) di Chamberlain e Daladier tornarono in patria sventolando il testo degli accordi di Monaco e annunciando trionfalmente che "la pace era salva". Non mi stupirei per niente se Ciuffettone facesse esattamente lo stesso pur di salvare la sua, di faccia.
  11. Le dimensioni spazio, intelligence e logistica vedono ancora gli USA in grande vantaggio, e non si comprende come si possa colmare questo gap in tempi rapidi. Il problema principale è quello.
  12. Spiace dirlo, ma a quanto pare l'Ucraina può solo accendere un cero a San Coccolone. Lungi dal determinare un abbassamento della tensione, ogni singola diminuzione del supporto statunitense a Kiev costituisce de facto un aumento dello squilibrio di forze in favore di Mosca e un incentivo per il caro zio Vladimir a continuare la guerra per conquistare la vittoria(*) sul campo, al netto di quanto potrebbe mettere in campo l'Europa per rimediare almeno parzialmente a questo stato di cose. (*) il termine "vittoria" ovviamente non ha più nulla a che vedere con gli obiettivi pomposamente dichiarati il 24 febbraio 2022, atteso che non vi è stata alcuna "denazificazione" (il governo legittimo non è stato scalzato da un pupazzo in stile Lukashenko), non vi è stata alcuna "demilitarizzazione" (le forze armate ucraine continuano a esistere) e non è ancora stato conquistato nemmeno uno straccio di capoluogo di oblast nel Donbas.
  13. Non so se è una leggenda metropolitana, non ho seguito in maniera estesa la discussione ufficiale sull'F-35, ma ho avuto più occasione di leggere che, a parte i noti vincoli politici sulla riespostazione di tecnologie made in USA, i nostri F-35 sarebbero anche soggetti operativamente (tramite la fornitura di veri e propri codici di accesso all'utilizzo del suo software ogni volta che l'aereo deve essere utilizzato) e/o politicamente ad autorizzazioni all'uso provenienti da parte USA. Se qualcosa del genere corrispondesse a realtà, sarebbe una ragione in più per svincolarsi da questi lacciuoli e "comprare europeo" per garantirsi la completa libertà di azione.
  14. L'importante è che degli 800 miliardi citati dalla Von der Leyen NEMMENO UN CENTESIMO venga speso oltre Oceano. Dall'industria della difesa degli Stati Uniti non dovremmo più comprare nemmeno una misera cartuccia 22LR, e che sia Ciuffettone a grattarsi la rogna di cui in un modo o nell'altro dovrà rendere conto al comparto industriale militare. Idem, anche prescindendo dalla questione ucraina, dovrebbe valere per le sanzioni europee verso la Russia: non vanno diminuite ma ampliate al massimo, perché non bisogna consentire ai russi di sfruttare gli utili provenienti da una eventuale ripresa del commercio con l'Europa per riarmarsi e risistemare i conti disastrati dalla folle avventura ucraina.
  15. Se guardiamo ai dati oggettivi, per gli USA fare affari (terre rare comprese) in Ucraina è materialmente impossibile se non vi è l'assenso del governo di Kiev e (soprattutto) se non si arriva a una pacificazione vera, non a un cessate il fuoco aleatorio. Nessuno è così matto da immaginare di investire in un paese in guerra o in preda a instabilità... a meno che l'investimento non abbia il preciso obiettivo di VINCERE la guerra. E non è questo il caso, nella attuale visione della diplomazia americana. Partendo da questo presupposto dovremmo quindi dedurre, secondo logica e buon senso, che una partnership politico-strategica di lungo periodo sia interesse comune di USA e Ucraina: Zelenskyj infatti è disponibile a condizione che si arrivi alla pacificazione di cui sopra, il che non è una pretesa assurda ma una conditio sine qua non per le ovvie e banali ragioni già esposte. Ora, se Ciuffettone da questo orecchio non ci sente, c'è da chiedersi il perché di una posizione oggettivamernte assurda: col rasoio di Occam, dovremmo (purtroppo) giungere alla conclusione che l'obiettivo primario di Washington non è il business con l'Ucraina e che l'accordo capestro e irricevibile per le terre rare proposto a Kiev senza garanzie di sicurezza per l'Ucraina è solo una scusa - pro domo propria - per uscire dal ruolo di "mediatore imparziale" dando a Kiev tutta la colpa del "fallimento" e dedicarsi ad altro, cioè a segare l'asse Russia-Cina che anche a Putin sta palesemente stretto essendo il Cremlino al momento solo lo junior partner di Xi Jinping.
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