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matteo16

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  1. Link I punti a favore per il Rafale erano maggiori e determinanti.finalmente il Rafale si è tolto un problema, nessuna esportazione! Con un ulteriore possibile ordine da parte dell'Indian Navy a favore del Rafale M... Complimenti alla Dassault che per la prima volta ha fatto vincere il suo prodotto in un'appalto estero
  2. Ecco una novità... Russia non partecipa a gara per nuovo aereo caccia della Corea del Sud Seoul, Corea - Boeing, Lockheed Martin e Eads pronte a vendere 31/01/2012 (WAPA) - La scadenza era fissata per venerdì, ma nessun marchio russo ha inviato la propria partecipazione all'FX-III, la gara d'appalto per l'acquisto di sessanta aerei da caccia di nuova generazione per i quali la Corea del Sud ha stanziato un budget di 7,3 miliardi di dollari. Tramite il suo portavoce la Dapa (south-corean defense acquisition program administration) ha comunicato stupita la notizia inaspettata, poiché Sukhoi era sembrata chiaramente interessata alla richiesta coreana di un aereo di quinta generazione, multiruolo e con tecnologia stealth, avendo inoltre partecipato alle due edizioni precedenti (FX-I e II) con l'eccellente Su-35, scartato da Seoul in favore degli americani per la scarsa interagibilità con il resto della dotazione asiatica. Non sarà quindi il prototipo Su T-50 PAK-FA (perspektivny aviatsionny kompleks frontovoy aviatsii, ovvero sistema aereo dell'aviazione di prima linea ) ad equipaggiare l'aviazione coreana ma uno dei suoi diretti competitor occidentali, Boeing e Lockheed Martin, con i loro rispettivi F-15SE ed F-35 Lightning II, o l'europea Eads (european aeronautic defense and space company) con il suo Eurofighter Typhoon. Anche da Saab è arrivata una richiesta di partecipazione al contest con il caccia multiruolo Saab Gripen che, tuttavia, non ha soddisfatto molti dei requisiti richiesti dalla Corea. Soltanto il Sukhoi PAK-FA sembra poter possedere e probabilmente superare molte delle caratteristiche offerte dai nuovi "Joint Strike Fighter" americani come l'F-35LII, quali verificate proprietà stealth e relativo armamento integrato in fusoliera, avionica di ultima generazione con i suoi tre radar di scoperta Aesa X-Band, radar L-Band per bersagli con proprietà antiradar, motori AL-41F con riduzione infrarossa e tecnologia thrust 3-D ( ovvero la capacità di direzionare la spinta del motore in ausilio alle manovre). Questo lascia pensare che probabilmente saranno gli americani ad aggiudicarsi la gara d'appalto per la terza volta, come già nel 2002 e nel 2008, disponendo nel loro catalogo non solo di un moderno caccia quale l'F-35 Lightning II, ma anche di un eccellente multiruolo come l'F-15 Silent Eagle, aereo di quarta generazione e mezza che concilia un medio profilo stealth, un sistema radar Aesa e costi ridotti, già vincitore dello scorso appalto. La trattativa, tuttavia, non poté andare in porto per la mancanza di autorizzazioni per il mercato estero da parte di Boeing, rilasciate dal governo americano solo nel 2010. (Avionews)
  3. Novità per il Silent Eagle Boeing makes big push with F-15 Silent Eagle tests for South Korea
  4. Intanto sul B viene fuori che.. anche se letta in ritardo...e non so se postata... L’F-35B esce dal periodo di osservazione 22 gen, 2012 Sulla base dei progressi compiuti dalla versione a decollo corto/atterraggio verticale (STOVL) dell’F-35 durante l’anno passato, il Segretario alla Difesa USA Leon Panetta ha annunciato la revoca, con un anno di anticipo, del periodo di osservazione dell’F-35B. L’annuncio è stato dato durante un incontro con il personale governativo e della Lockheed Martin coinvolto nel programma alla F-35 Integrated Test Facility presso la Naval Air Station Patuxent River, nel Maryland. “Poichè le prestazioni della versione STOVL dell’F-35 sono ora in linea con le altre due, e come risultato del duro lavoro di tutti i presenti e del progresso del programma, pongo fine oggi al periodo di prova”, ha dichiarato Panetta. Il gennaio passato l’ex Segretario Gates aveva posto una scadenza limite di due anni al termine dei quali la versione B del JSF avrebbe dovuto dimostrare di aver risolto tutti i numerosi problemi tecnici e di poter rispettare quindi la tabella di marcia programmata, pena la cancellazione della variante. Il programma JSF ha risposto alla strigliata con un deciso aumento dei collaudi ed un progresso costante del velivolo, il quale nel 2011 ha completato le prove in mare a bordo della USS WASP (LHD-1), testato il software di missione 1B che incorpora comandi a controllo vocale, e realizzato 268 atterraggi verticali. Dal punto di vista tecnico sono state ridisegnate le sei sezioni di rinforzo in alluminio che sostengono il blocco ala ed il motore, su cui sono state riscontrate in passato cricche da fatica; è stato risolto il problema di surriscaldamento dell’attuatore dell’ugello orientabile, sono state introdotte modifiche alle porte ausiliarie di aspirazione dell’aria, corretta la spaziatura dell’albero motore per evitare un’usura anticipata del componente, migliorato il sistema di raffreddamento e di monitoraggio della temperatura per garantire un corretto funzionamento della frizione della ventola dorsale. La buona notizia della fine del periodo di osservazione è d’altra parte mitigata da una più che probabile riduzione del numero di velivoli che verranno prodotti nell’anno fiscale 2013, dovuta alla contrazione del budget alla Difesa, con conseguente slittamento delle consegne ed aumento del prezzo unitario, problemi che solo nuovi ordini internazionali potranno risolvere. L’F-35B verrà operato dall’U.S. Marine Corps e dalla Marina Militare Italiana. Link http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=SrkZMkQ0wqY http://www.youtube.com/watch?v=4eW5WA4hvxA&feature=player_embedded
  5. Aggiornamenti in vista sui Foxhound russi venerdì 20 gennaio 2012 MiG-31 modernizzati L'aviazione Russa riceverà entro il 2020, 60 MiG-31 Foxhound modernizzati, riferisce una nota del ministero della Difesa. Il contratto per la modernizzazione del vecchio ma sempre valido intercettore d'alta quota russo era stato firmato nel Dicembre dell'anno scorso con la United Aircraft Corporation. Il portavoce dell'aviazione, Vladimir Drik, conferma che verranno upgradati alla nuova versione BM, 60 MiG-31s. Finora relativamente pochi dei caccia entrati in servizio nel lontano 1982 erano stati rinnovati. La nuova versione comprenderà una nuova avionica con nuovo radar multimodale, ed un migliore sistema di controllo armi in grado di tenere sotto tiro simultaneamente 10 bersagli ad una distanza di 320 Km. Inoltre il MiG-31BM sarà armato con nuovi missili aria-aria e aria-superfice come l'AS-17 Krypton anti radar. Ricordiamo che il MiG-31 è parte integrante del sistema di difesa dello spazio aereo russo, in grado di intercettare praticamente qualunque aereo e missile da crociera, grazie alla sua elevata quota operativa di 20.600 m e una velocità di Mach 2,83 (ma si dice possa raggiungere i Mach 3,2). Fonti: Air Recognition Link
  6. Sicuramente sul numero di F-14 ho anche io dei forti dubbi, per cui appoggio in pieno il dubbio che hai sollevato! Allora la fonte è Milavia Eh si, ma è noto che i numeri dei mezzi realmente attivi è difficile in certe aeronautiche del mondo come in quella iraniana, ma per questo non bisogna essere così puntigliosi dunque cerchiamo di stare calmi...
  7. Esatto è l'addestatore cinese L-15
  8. La fonte che ho consultato sull'aeronautica iraniana 3x AB206A utility 11x An-74TK-200 heavy transport 10x Bell 212 utility ..x Bell 214 utility 2x Bell 412 VIP transport 6x Boeing 707 air-to-air refueling & heavy transport 3x Boeing 747 air-to-air refueling & heavy transport 6x C-130E Hercules tactical transport 10x C-130H Hercules tactical transport 25x CH-47C Chinook heavy-lift transport 10x Emb312 Tucano basic flying training 15x F-4D Phantom air defence 29x F-4E Phantom air defence ..x F-5A Freedom Fighter air defence 6x F-5B Simorgh operational conversion 3x F-5E Azarakhsh air defence 8x F-5E Saeghe air defence ..x F-5E Tiger air defence 9x F-5F Tiger operational conversion 20x F-7M Airguard air-to-air refueling & heavy transport 59x F-14A Tomcat multi-role ..x Fajr-3 basic flying training 2x Fajr-22 surveillance " " +10 on order 6x Falcon 20 VIP transport 10x Fokker 27 tactical transport 5x FT-7 operational conversion 10x Il-76 Candid heavy transport 2x JT2-2 Tazarv advanced flying training " " +22 on order 1x L-1329 Jetstar VIP transport 4x Mi-8MTW Hip medium-lift transport 2x Mi-17 Hip medium-lift transport 46x Mi-171Sh Hip medium-lift transport 60x MiG-29A Fulcrum air defence 15x MiG-29UB Fulcrum operational conversion 12x Mirage F1BQ/EQ multi-role 23x Mushshak basic flying training 5x P-3F Orion anti-submarine warfare & maritime patrol 12x Parastoo basic flying training 12x PC-6 Porter light transport 20x PC-7 Turbo Trainer basic flying training 5x RF-4E Phantom reconnaissance 4x RF-5E Tiger reconnaissance 23x Su-24MK Fencer ground attack 5x T-33A Shooting Star advanced flying training 12x TB-20/200 light transport 14x Y-7 tactical transport 8x Y-12 light transport
  9. Macchi Castoldi MC72 Era chiaro a tutti che il motore dell'M.C.72 dovesse essere qualcosa di davvero eccezionale: il contratto con la Fiat esigeva un motore con una potenza di 2 300 CV, aumentabile in tempi brevi a 2 800 CV, un peso non superiore agli 840 kg ed un consumo massimo di 250 g/cv/h. Il compito era arduo, in quanto il più potente motore prodotto fino ad allora dalla fabbrica torinese, l’AS.5, già impiegato sull'idrocorsa Fiat C.29, non superava i 1 000 CV; si trattava quindi di più che raddoppiare la potenza e di adottare un riduttore e un turbocompressore, cosa che la Fiat aveva affrontato fino ad allora solo allo stadio sperimentale. La soluzione fu individuata nell'accoppiamento in tandem di due unità AS.5 conservando dello stesso motore alesaggio, corsa e numero di giri. L'idea di due motori in tandem presentava diversi vantaggi: innanzitutto un ingombro trasversale straordinariamente limitato, la possibilità di sfruttare l'esperienza già acquisita con l'AS.5, il poter sistemare il riduttore tra le due unità, che rimanevano indipendenti l'una dall’altra, e il far passare l'asse elica tra le bancate del motore anteriore. Inoltre in questo modo si disponeva di una cilindrata davvero considerevole (più di 50 litri), il che avrebbe permesso di raggiungere comodamente la potenza contrattuale senza dover sovralimentare eccessivamente il motore, mantenendo così i consumi eccezionalmente bassi, come richiesto. Nasceva così l'AS.6, una sorta di "doppio motore" con due unità indipendenti nel funzionamento (tanto che venivano avviate separatamente) ma con le eliche coassiali controrotanti. Questo propulsore, come del resto tutti quelli della serie AS, venne progettato dall'ingegnere Tranquillo Zerbi, direttore del Reparto Progetti Speciali della Fiat. L'albero a gomiti del motore anteriore non usciva anteriormente in corrispondenza dell'elica, bensì posteriormente dove, mediante ruote dentate che fungevano anche da riduttore, metteva in movimento un albero cavo rotante tra la "V" dei cilindri. Allo stesso modo, il motore posteriore muoveva, tramite ruote dentate, un secondo albero che passava all'interno del primo. I due motori erano montati nel senso avanti-indietro, col risultato di far girare gli alberi, e quindi le eliche, l'uno nel senso opposto dell’altro. Il combustibile veniva imbarcato all'interno dei galleggianti e arrivava al motore attraverso dei condotti passanti internamente ai sostegni a traliccio degli scafi. Anche i circuiti erano indipendenti e ogni unità pescava il combustibile dal proprio galleggiante/serbatoio; in questo modo si evitava che, dopo un tempo di volo prolungato, ci si trovasse con un serbatoio pieno ed uno vuoto, situazione che avrebbe originato fastidiosi squilibri. Il primo collaudo del Macchi Castoldi Mc 72 ebbe luogo nel giugno 1931. A causa di una difficile messa a punto, il velivolo non fu approntato in tempo per partecipare alla Coppa Schneider, vinta così dagli inglesi il 13 settembre 1931 dal Supermarine S.6 B pilotato dal Cap. Stamfhort con la velocità di 609,891 Km/h. Dopo una lunga e sofferta messa a punto del velivolo, finalmente giunsero i successi: 10 aprile 1933 Il M.llo Pilota Francesco Agello raggiunge sul lago di Garda i 682,078 Km/h.; 8 ottobre 1933 il Ten.Col. Cassinelli, dinnanzi al porto di Ancona, mantiene la velocità media di 629,370 Km/h. su circuito di 100 Km. ; 23 ottobre 1934 il M.llo Francesco Agello conquista il record mondiale assoluto di velocità (impresa tutt'ora imbattuta per la categoria idrovolanti), con 709,202 Km/h. - Agello, a cui l'impresa valse la Medaglia d'Oro al Valor Aeronautico, cadde agli inizi del '42 durante un volo di collaudo di un aereo bellico. Aerostoria http://www.youtube.com/watch?v=YZ1zSvMFAzA
  10. Gen. Tricarico: "Il JSF non è un lusso, ma una necessità per operare in coalizione". di Leonardo Tricarico * Nel dibattito sul caccia F-35 Joint Strike Fighter politici e giornalisti sono scivolati su temi militari con i quali hanno poca dimistichezza. Ciò ha fatto dilagare tesi fondate su superficialità e pregiudizio, facendo apparire uno dei pilastri della difesa italiana nel XXI secolo come un lusso o un costoso sfizio. Niente di più sbagliato. Per il ruolo che allora rivestivo ricordo bene come nel 1999, quando si trattò di partecipare alla coalizione contro Milosevic, dovemmo imporci per far accettare i nostri F-104 agli alleati che, molto semplicemente, non li ritenevano all’altezza. L’episodio suggerisce che una valutazione più equilibrata avrebbe sentito anche le voci di quanti sono chiamati a garantire la sicurezza del territorio e degli interessi nazionali nei delicatissimi contesti in cui viviamo. Ne sarebbero scaturiti elementi che in troppi fingono di ignorare. Il primo, come ha chiarito in questi giorni lo stesso presidente Obama, è che ormai neppure gli USA vogliono o ritengono politicamente opportuno andare da soli; il secondo è che il nostro eventuale abbandono del JSF toglierebbe miliardi di lavoro a una settantina di aziende italiane, dai giganti a molte PMI, il tutto con presenze anche significative oltre che nel Nord Italia anche in Campania, Puglia, Lazio, Umbria, Campania e persino Sicilia. Partiamo da qui. Nei piani di partecipazione industriale al programma F-35 sono oggi inserite 40 ditte nazionali, di cui 17 grandi, 15 PMI ed 8 di Finmeccanica e Fincantieri. Altre 32, prevalentemente PMI, sono coinvolte in attività conoscitive o gare legate al progetto. Quando si parla dell’impegno finanziario, si lanciano cifre omettendo di dire che riguardano un arco molto lungo e che rientrano nei bilanci ordinari. Ma soprattutto si omettono i ritorni già realizzati (circa 539 milioni di dollari) e quelli previsti. Ebbene, la valutazione prudenziale sottoscritta formalmente dagli statunitensi indica le opportunità per l’industria italiana in poco più di 13 mld di dollari nell’arco di programma, senza contare il salto di qualità tecnologica, e quindi di competitività futura. Un vantaggio immateriale ma non meno importante per l’industria italiana. C’è da chiedersi se gli improvvisati esperti sappiano questo e, se lo sanno, come pensino di rispondere a chi li ha eletti anche per proteggere il mondo del lavoro ed i livelli occupazionali. È fin troppo facile scoprire che ogni altra soluzione (compresa quella dell’Eurofighter) sarebbe più costosa e meno vantaggiosa sotto il profilo del ritorno industriale complessivo così come di capacità operativa. Nei mesi scorsi gli Harrier della Marina, i Tornado e gli AMX dell’Aeronautica Militare hanno dato un contributo importante all’intervento delle Nazioni Unite in Libia. Sulla loro utilità meglio di noi potrebbero argomentare i cittadini di Bengasi o Tripoli, consapevoli più degli improvvisati commentatori militari di casa nostra della capacità determinante del potere aereo. Ebbene, tra breve questi aerei saranno nella stessa situazione degli F-104 ai tempi del Kossovo, non fosse altro che per termine vita operativa. Senza un aereo tattico credibile, domani potremmo essere costretti a chiamarci fuori se un altro dittatore dovesse massacrare il proprio popolo. Perché, sia chiaro, negli ultimi 20 anni abbiamo imparato che gli impegni militari si affrontano solo in coalizione, ma anche che all’appuntamento ci si deve presentare con mezzi che garantiscano standard minimi di interoperabilità. Siamo sicuri che l’Italia voglia lasciare il contesto internazionale per rimanere agganciata al quale tanti sacrifici ha fatto? La critica montante all’F-35 sembra però mirata a recidere definitivamente gli artigli alle nostre Forze Armate, rendendole di fatto disarmate. Se così fosse, la questione andrebbe affrontata da una prospettiva più profonda e - mi si consenta - più seria. Rimettere in discussione i compiti delle Forze Armate non è argomento da affrontare in subordine alla scelta di un sistema d’arma. Semmai è vero il contrario: prima decidiamo cosa l’Italia vuole dal suo strumento militare, poi individuiamo i mezzi necessari. È la solita equazione la cui soluzione cui nessuno, da troppi anni, vuole dare soluzione. Un ultimo pensiero, credo non insignificante. Se finora l’Italia ha mantenuto un minimo di presentabilità internazionale, lo dobbiamo in gran parte alle nostre Forze Armate. A causa della sostanziale assenza di cultura militare, la percezione di ciò è poco diffusa. Siamo sicuri di voler gettare alle ortiche ciò che il sacrificio e l’abnegazione di molti soldati ha con tanta fatica costruito e di cui dobbiamo essere orgogliosi, mantenendo invece i veri sprechi di cui dobbiamo vergognarci, soprattutto in ambito internazionale? Non è "benaltrismo" rispetto alle sfide che ci attendono: è il semplice auspicio di mettere i problemi nella giusta sequenza, operazione inevitabile di fronte a scelte importanti. In conclusione, la discussione pressoché unilaterale sul JSF non ha messo a fuoco alcuni punti essenziali, senza i quali c’è il serio rischio di decisioni errate e forse, anzi certamente, irreversibili per lo strumento militare, la politica di sicurezza e quella estera. Anche su questo la politica è chiamata a dare una risposta. Non tanto agli elettori quanto in termini di coerenza con gli interessi dell’Italia. * segretario amministrativo della Fondazione ICSA, già capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare (2004-2006) Dedalonews e un precedente articolo... 3/1/2012 - 5:20 am Rinunciare al JSF? Un falso risparmio, un vero danno «E sommessamente lo pensiamo anche noi». Così Enrico Mentana ha concluso l’edizione serale del suo telegiornale, commentando un servizio che chiedeva di rinunciare agli F-35 Joint Strike Fighter da tempo pianificati per l’Aeronautica Militare e la Marina Militare. L’assunto di fondo era quello di rinunciare ai 2,5 miliardi di euro già investiti nello sviluppo per risparmiare i 13 necessari alla produzione. L’argomento non è nuovo e rimbalza da tempo su internet, trovando eco in diverse posizioni politiche. È un punto di vista lecito ma sbagliato, per motivi aritmetici, industriali e operativi che nel servizio televisivo non hanno trovato spazio. Proviamo a passarli in rassegna, partendo dall’aritmetica. Il risparmio che non c’è Diversamente da quanto potrebbe sembrare, cancellare il JSF non si tradurrebbe in un risparmio di 10,5 miliardi. Sulla "Cavour" i JSF dovranno andarci comunque, per il semplice motivo che la portaerei che la Marina insegue da oltre 75 anni è troppo piccola per ospitare aerei a decollo convenzionale e che nel mondo non esistono altri aerei da combattimento a decollo verticale. Se l’Italia uscisse dal programma industriale dovrebbe comunque spendere 2-2,5 miliardi per sostituire gli attuali AV-8B Harrier II+. L’Aeronautica ha in teoria più scelta, ma quando si tratterà di sostituire gli AMX - presto - e i Tornado - tra una decina d’anni - avrà comunque bisogno di un centinaio di macchine. Per avere una linea unica dovrebbe scegliere l’Eurofighter, il cui costo non è certo inferiore al JSF: ecco altri 10-11 miliardi. Sorpresa: 12-13,5 miliardi da spendere comunque, più del risparmio di 10,5 sponsorizzato da Mentana. L’industria Passiamo al lato industriale. Uscendo dal JSF scomparirebbero i contratti più importanti, a partire dai cassoni alari di competenza Alenia Aeronautica (da ieri Alenia Aermacchi) che di questo programma ha fatto non più tardi di due mesi fa un punto chiave per l’intera attività militare che fa capo a Torino. Bene: quel lavoro sparirebbe e la ripartenza di Alenia sarebbe ancora più difficile. A compensarlo potrebbero non bastare eventuali Eurofighter in più, perché la quota italiana della cellula è di circa il 20%. Finmeccanica ha un ruolo molto maggiore nella parte elettronica, in particolare il radar, ma molto di questo lavoro avviene negli stabilimenti inglesi. Se per il JSF Mentana ha lamentato che «la manutenzione non sarebbe tutta in Italia», anche qui c’è da andare con i piedi di piombo. Restare fuori dal JSF avrebbe un immediato impatto occupazionale ed in poco tempo porterebbe ad un drastico ridimensionamento dell’industria aeronautica, magari per vederla acquistare dai concorrenti (sì, concorrenti) franco-tedeschi. Le operazioni E arriviamo agli aspetti operativi. Gli scenari operativi sono oggi fatti di coalizioni alle quali ciascun fornisce quantità di mezzi che - per la loro efficacia crescente, ma anche per il loro costo - sono sempre minori. In questo quadro è già un problema scegliere un sistema che, per quanto prestante, non sia allo standard della propria alleanza. Bene: non c’è dubbio che il JSF sarà l’aereo degli Stati Uniti e di molti loro alleati, dal Regno Unito che è "socio fondatore" del programma al Giappone che è salito a bordo proprio in questi giorni. Né si può pensare di andare avanti per sempre con il Tornado. L’aereo è stato un grande successo, ed ha operato con efficacia anche sulla Libia. Ma è stato concepito nel 1968, volato nel 1974 ed entrato in servizio in Italia nel 1982: esattamente 30 anni fa. (Tra l’altro i costi di manutenzione crescono con l’età dei mezzi, anche per la difficoltà di reperire componenti oramai fuori produzione da decenni). Rinunciare ad un successore - fosse pure un Eurofighter - comporterebbe una inesorabile perdita di capacità e, in definitiva, un declassamento delle forze armate e - in diretta conseguenza - della nazione che rappresentano brillantemente nei più difficili contesti operativi. Tutto questo non vuol dire, naturalmente, che l’F-35 sia perfetto e che il programma non abbia la sua dose di problemi. Ma sono problemi dovuti al salto tecnologico in sé, alla discutibile moda della "concurrency" (da cui non sono esenti neppure i programmi civili) o sono unici al JSF? La lista dei programmi con ritardi, degli extra costi e dei problemi è molto lunga ed ha toccato da vicino persino dei banali quadrimotori da trasporto: il JSF è in ottima compagnia … Il precedente F-104 Dietro la scelta di prendere o non prendere il JSF c’è tutto questo. Senza dimenticare la responsabilità morale di chi tra qualche anno dovrà mandare in operazioni reali - quelle che si scrivono in rosso, nelle quali "gli altri" sparano addosso - uomini e donne con equipaggiamenti non all’altezza della situazione e degli alleati. Magari, facendo gli scongiuri, per dover poi spiegare di averlo fatto spendendo di più per una soluzione rabberciata a servizio di qualche impuntatura ideologica o di una visione più da ragioniere che da economista. È un discorso lungo e non vogliamo abusare ancora della pazienza dei lettori. Per spiegare a Mentana quanto sia errato ridurre la questione ad una di "risparmio" dovrebbero però bastare poche date. Per "risparmiare", nel 1975 l’Italia non aderì al "contratto del secolo", come fu battezzata la scelta del caccia americano F-16 per sostituire gli obsoleti F-104 Starfighter, dei quali acquistò nel 1976 altri 40 esemplari. Negli anni successivi furono necessari due programmi di ammodernamento (ASA e ASA-M), comunque insufficienti a mettere lo Starfighter in grado di difendere i cieli italiani durante l’emergenza nei Balcani, comprese le operazioni in Bosnia e Kosovo (1994-1999). Di fronte ai ripetuti ritardi dell’Eurofighter fu necessario l’oneroso noleggio dei Tornado ADV (1995-2004), seguito da quello… degli F-16, dei quali il primo arrivato nel 2003 e l’ultimo destinato a partire nel 2012. Un bel risparmio davvero, che speriamo di non dover ripetere. Per l’efficienza delle forze armate, ma anche per le casse dello Stato. Dedalonews Spero proprio che non accadrà di nuovo una cosa simile successa già nel nostro passato!!
  11. (WAPA) - L'Usaf (Us Air Force) ha annunciato di aver scelto l'aereo A-29 Super Tucano (o EMB_314), prodotto dalla Embraer Defense and Security (Eds), per il programma Las (Light Air Support). Il velivolo sarà fornito in partnership con Sierra Nevada Corporation (Snc) quale prime-contractor ed utilizzato per condurre diverse operazioni (addestramento avanzato, ricognizione aerea e supporto). Questo ordine fermo ha un valore di 355 milioni di dollari. Saranno forniti venti velivoli Las, ma anche una serie di equipaggiamenti per soddisfare i requisiti dell'addestramento, della manutenzione e del supporto. L'A-29 Super Tucano è stato progettato per missioni specifiche e particolari ed attualmente utilizzato da cinque forze armate ed ordinato da altre. E' in grado di svolgere oltre che le attività Las, anche quelle in aiuto del governo colombiano per sconfiggere le Farc e per altre operazioni illegali. Le 150 unità ora in servizio nel mondo hanno raggiunto più di 130 mila ore di volo, di queste 18.000 in combattimento senza alcuna perdita. Link
  12. Da Milaviapress mi risultano contando caccia aerei d'attacco senza contare elicotteri, bombardieri , trasporto e altro la forza è in netta espansione rispetto a qualche addietro, e i progetti di acquisto per il futuro sono rosei Elenchiamo alcuni dei velivoli della forza aerea russa... 30 MiG-25 Foxbat air defence 40 MiG-25RB Foxbat reconnaissance 266 MiG-29 Fulcrum air defence 188 MiG-31 Foxhound air defence 300 Su-24MR Fencer ground attack 241 Su-25 Frogfoot close air support 7 Su-25SM Frogfoot close air support 30 Su-25UB Frogfoot operational conversion 460 Su-27 Flanker air defence 19 Su-30 Flanker multi-role " " +4 on order 15 Su-34 Fulback multi-role " " +55 on order 1 Su-35 Flanker multi-role " " +47 on order 2x T-50 test flights
  13. Altro successo nel mercato internazionale del sempre competitivo F-16 15/12/2011 - 12:21 pm L'Oman sceglie gli F-16 Il Principato di Muscat ha deciso, a sorpresa, di ordinare altri 12 F-16 Block 50, facendo sfumare un’altra possibilità per l’Eurofighter. Fonti governative inglesi avevano infatti diffuso la notizia di un possibile accordo inter-governativo, ma ieri il Dipartimento della Difesa ha annunciato l’ordine, da 600 milioni di dollari, in favore della Lockheed Martin. Link Link
  14. 17:27 - mercoledì (WAPA) - "La Camera, premesso che: il problema della spesa militare italiana, diventa ancor più di primaria importanza se inserito nello scenario della crisi finanziaria internazionale che ha rimesso in discussione il ruolo della spesa pubblica nei Paesi dell'Unione europea e dell'area Euro. In questo contesto anche Governi di centro-destra non hanno esitato ad intervenire sulla riduzione delle spese militari; tutto questo mentre in Italia le proposte del Governo mirate a ridurre la spesa pubblica contemplano tagli al sociale, alla scuola, alle imprese, alla ricerca, alla giustizia e a ogni cosa di cui un mese dovrebbe avere cura senza preoccuparsi minimamente dei tagli alle spese militari; le manovre del Governo non hanno mai messo in discussione la struttura del sistema difesa e sicurezza, che riesce a superare la scure dei tagli con meno danni di altri; con i due decreti emessi tra luglio e settembre (decreto-legge n. 98 del 2011, convertito dalla legge n. 111 del 2011 e decreto-legge 13 agosto 2011 n. 138, convertito dalla legge n. 148 del 2011) la manovra complessiva ha raggiunto quasi i 60 miliardi di Euro, di correzione del saldo a regime nel 2014; il Parlamento è in procinto di vagliare la nuova manovra anti-crisi del Governo, nella quale non si prevede alcun provvedimento che vada in tal senso; i settori maggiormente penalizzati sono sempre le politiche sociali, la sanità e le politiche industriali a sostegno delle piccole e medie imprese; è stato presentato recentemente uno studio del Forum Ania-Consumatori in collaborazione con l'Università di Milano dal quale emerge come siano notevolmente peggiorate soprattutto le condizioni di vita dei bambini e dei minori che pagano il prezzo più alto della crisi. Sono 10 milioni 229 mila i minori in Italia, il 16,9 del totale della popolazione: uno su cinque (24,4 per cento) è a rischio povertà, il 18,3 per cento vive in povertà (1.876.000 minori, in famiglie che hanno una capacità di spesa per consumi sotto la media), il 18,3 è per cento in condizione di deprivazione materiale e il 6,5 per cento (653.000 ragazzi), è in condizione di povertà assoluta, privo dei beni essenziali per il conseguimento di uno standard di vita minimamente accettabile; anche 'Save the children' nel secondo 'Atlante dell'infanzia a rischio' dichiara che dal 2008 ad oggi sono proprio le famiglie con minori ad aver pagato il prezzo più alto della recessione mondiale: negli ultimi anni la percentuale delle famiglie a basso reddito con un minore è aumentata dell'1,8 per cento e tre volte tanto (5,7 per cento quella di chi ha due o più figli; con la crisi economica che ha toccato tutti i settori e ha ridotto in maniera drastica la qualità della vita di tutti i cittadini, le famiglie ed in particolare i minori hanno subito maggiormente le conseguenze con maggiori e gravi difficoltà ad andare avanti; ad oggi l'Italia investe in maniera residuale e poco incisiva sulle politiche sociali ed in particolare sulle famiglie, aspetto che invece dovrebbe essere al primo posto nell'agenda di ogni Governo che punti ad un reale rilancio dell'economia e del Paese. Il tasso di disoccupazione giovanile ha raggiunto livelli record e le piccole e medie imprese sono al collasso; in tale contesto l'Italia è l'ottavo Paese al mondo per spese militari, con 20.556,9 milioni di Euro per il 2010, con un incremento per il 2011, a causa dei fondi destinati agli acquisti per i nuovi armamenti, dell'8,4 per cento pari a quasi 3 miliardi e mezzo di Euro, ovvero 266 milioni in più rispetto al 2010. Le spese per l'esercizio, invece, hanno visto una riduzione del 18 per cento rispetto al precedente esercizio finanziario, e sono destinate alla formazione ed all'addestramento, alla manutenzione ed all'efficienza di armi, ai mezzi ed alle infrastrutture, al mantenimento delle scorte ed, in generale, alla capacità ed alla prontezza operativa dello strumento militare; vanno poi aggiunti i circa 3 miliardi di Euro provenienti dai bilanci di altri ministeri che prevedono aperte finalità militari. Il ministero dell'Economia e delle Finanze stanzia 754,3 milioni di Euro per il fondo di riserva per le spese derivanti dalla proroga delle missioni internazionali di pace, il ministero dello Sviluppo Economico stanzia 1483 milioni di Euro destinati ad interventi agevolativi per il settore aeronautico, 510 milioni di Euro destinati ad interventi per lo sviluppo e l'acquisizione delle unità navali della classe Fremm (fregata europea multimissione) e una percentuale ormai altissima del budget del ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca viene destinata a progetti in ambito spaziale e satellitare delle forze armate; la nota aggiuntiva di previsione per la difesa per l'anno 2012 stanzia 21.342,0 milioni di Euro; dal punto di vista dell'attività produttiva in Italia, il settore è in piena espansione con un fatturato record da 3,7 miliardi di Euro, alla fine del 2008; come si è appreso lo scorso anno, l'Italia ha superato la Russia, divenendo il secondo esportatore mondiale di armamenti, dopo gli Stati Uniti. E proprio l'export militare italiano è divenuto un settore estremamente complesso e delicato con forti interessi da parte di banche e industrie belliche e armiere inversamente proporzionali ai controlli e alla trasparenza che vengono sempre meno e che invece necessitano di un maggiore rafforzamento; la recente legge di stabilità ha confermato, inoltre, la cosiddetta mini naja con uno stanziamento di 7,5 milioni di Euro per il 2012 e di un milione di Euro per il 2013. Il corso di formazione ha il compito di trasmettere e rafforzare nei giovani i valori presenti all'interno delle forze armate. Un progetto ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo inutile che in questo momento storico non ha alcun motivo di essere finanziato; sul bilancio dello Stato, al momento, incombono ben 71 programmi di ammodernamento e riconfigurazione di sistemi d'arma, che ipotecano la spesa bellica da qui al 2026; da un lato c'è un comparto già fortemente penalizzato dal punto di vista dei tagli alle risorse, degli stipendi del personale, della formazione, dell'addestramento, dell'esercizio, dall'altro non c'è il minimo intento di diminuire le ingenti spese militari, bensì, persiste ancora l'inutile e costosissimo programma per l'acquisto di 131 aerei cacciabombardieri F-35-Jsf; il tema in questione è fortemente sentito dall'opinione pubblica che vede nell'aumento dell'investimento in armi uno dei principali ostacoli allo sviluppo economico e sociale del Paese, al punto che il 19 maggio 2009 inizia la campagna 'Caccia al caccia. Diciamo No agli F-35', il 24 novembre 2010 durante il convegno 'Volano gli aerei o i costi?' per la prima volta il ministero della Difesa ammette ufficialmente che sono sorti dei dubbi sull'acquisto di tutti i caccia previsti, il 12 aprile 2011 i promotori della campagna scrivono ai presidenti di gruppo della Camera chiedendo una discussione in merito al progetto F-35 e il 21 settembre 2011 parte la seconda fase della campagna, denominata ora 'Taglia le ali alle armi'. Nella prima fase sono state raccolte 19.900 adesioni on-line, 16.000 firme cartacee e 388 adesioni di organizzazioni. Molti Paesi hanno rinunciato a tale programma e gli stessi Usa hanno tagliato drasticamente le spese militari; il 13 novembre 2011 le tre organizzazioni 'Rete Disarmo', 'Sbilanciamoci 'e 'Tavola della pace' hanno rinnovato l'invito al Governo affinché accolga e porti avanti concretamente le richieste della società civile in tema di difesa e di scelte militari; ai conti attuali l'acquisto dei 131 aerei F-35/Jsf, comporterebbe per l'Italia una spesa di oltre 18 miliardi di Euro, a cui bisognerebbe aggiungere i costi dei propulsori; occorre, altresì, cambiare il rapporto tra difesa e industria per evitare che gli interessi personali ed economici si sovrappongano in maniera deleteria ai reali interessi del comparto e del Paese; è evidente e sempre più urgente l'esigenza di una nuova revisione dell'amministrazione della difesa e dello stesso 'Modello di difesa' che dovrebbe concentrarsi essenzialmente sull'acquisto di tecnologie e mezzi atti più a garantire la sicurezza dei nostri soldati nelle missioni all'estero che l'acquisizione di armamenti atti all'offesa. Un modello di difesa incentrato sulla formazione e sull'addestramento dei nostri soldati; le gravi carenze di bilancio e l'assenza di un chiaro dibattito pubblico sulle opzioni realmente aperte in questa direzione rendono il tutto decisamente più complesso; mancano, tra l'altro, in Italia la volontà o la capacità di affrontare congiuntamente, almeno sul piano dell'analisi, i complessi problemi, tra loro correlati, del settore della sicurezza e di quello della difesa, e la nuova, essenziale dimensione delle operazioni miste civili-militari, che invece stanno assumendo una rilevanza sempre maggiore a livello comune europeo ed atlantico; il rischio è quindi di disporre di armi nuove e sofisticate, ma di non avere le risorse per gestirle; mancano, ad esempio, i fondi per riparare i mezzi, danneggiati in Afghanistan e il carburante per i jet e le navi, inclusa la nuova portaerei 'Cavour'; l'Italia deve prepararsi ad affrontare nuove sfide e nuovi costi. È un processo già iniziato senza essere accompagnato da un vero e ampio dibattito politico interno che coinvolga pienamente del Parlamento e consenta la fondazione di uno stabile consenso, premessa necessaria per una mobilitazione delle risorse necessarie; occorre un dibattito aperto a tutte le voci della società, e non ad una campagna propagandistica e manipolatoria, un dibattito che restituisca al Parlamento la sua centralità costituzionale; bisogna condividere una visione realistica della politica. Ed applicare anche a questo settore della spesa pubblica, gli stessi criteri che si pretende di imporre a tutti gli altri ambiti essenziali dello Stato, come la salute e l'istruzione. Tutta la spesa pubblica è sotto esame ed è giusto che lo sia anche la spesa militare. Si discute di riforma delle pensioni, della scuola, della sanità e di mille altri settori strategici della nostra vita. È giusto (e indispensabile) che si discuta anche della riforma delle Forze Armate come accade in tutti i Paesi democratici; l'opinione pubblica è attiva e coinvolta in maniera massiccia in campagne di informazione tutte finalizzate alla richiesta di riduzione delle ingenti risorse stanziate per gli armamenti. Tanti sono gli appelli e migliaia sono le firme dei cittadini e non è accettabile che il Governo non ne tenga conto; il 7 luglio 2010 si è conclusa la discussione congiunta di 6 mozioni concernenti una migliore qualità e razionalizzazione della spesa militare. Nello specifico, la mozione 1-00403, ha impegnato il Governo: a dare la piena disponibilità per un approfondito confronto in sede parlamentare sul nuovo modello di difesa; a proseguire il lavoro per una migliore qualità e di una razionalizzazione della spesa militare, accentuando la dimensione interforze dello strumento militare a livello nazionale e realizzando le migliori sinergie nel settore industriale e negli asset operativi a livello europeo, soprattutto nell'ottica della nascente difesa europea; ad avviare una profonda revisione del sistema difesa, soprattutto attraverso una necessaria e urgente operazione di efficientamento e riorganizzazione di tutto l'apparato militare; l'auspicio di tutti i presentatori era di sensibilizzare il Governo e spostare l'attenzione nella direzione di avviare un cambiamento sostanziale nella gestione di tali risorse, ma gli impegni assunti sono tuttora disattesi; occorre dare risposte concrete e segnali forti ai cittadini e alle Forze armate sempre più abbandonate a se stesse, senza risorse e senza formazione e garantire che finalmente la difesa unitamente al welfare tornino ad essere al centro della vita democratica e siano gestite con consapevolezza da parte dello Stato; è necessario attivare un virtuoso investimento in termini di riqualificazione, addestramento e formazione del personale del comparto e avviare un percorso che punti a finanziamenti selettivi attraverso i quali si definiscano le priorità e le reali necessità del comparto. È necessario investire minori risorse e meglio mirate al fine di portare l'Italia in linea con gli altri Paesi europei e non solo, impegna il Governo: ad assumere iniziative volte a bloccare, in via definitiva, il programma per la produzione e l'acquisto dei 131 cacciabombardieri Joint Strike Fighter ed a valutare la reale possibilità di utilizzare tali risorse per il rilancio dell'economia e il sostegno all'occupazione giovanile; ad assumere iniziative volte a cancellare i finanziamenti previsti per il 2012 per la produzione dei 4 sommergibili Fremm, dei cacciabombardieri F-35, delle due fregate 'Orizzonte' con un risparmio previsto intorno ai 783 milioni di Euro; a rivalutare ed a ridimensionare gli accordi, tra il ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca ed il ministero della Difesa al fine di reperire le necessarie risorse da destinare per la copertura delle borse di studio per tutti gli idonei durante l'anno accademico 2011-2012 e per gli anni accademici successivi; a bloccare in via definitiva il progetto della mini naja 'Vivi le Forze armate' con un risparmio immediato da destinare alle politiche sociali, con particolare riferimento alle famiglie e ai minori che vivono in condizioni di povertà; ad assumere iniziative finalizzate a rivedere gli stanziamenti che interessano la difesa presenti nello stato di previsione del ministero dello Sviluppo Economico, comparto strategico e fondamentale per il reale rilancio dell'economia e del Paese, valutando la possibilità dell'impiego di tali risorse in ambiti di maggiore urgenza e necessità; a rivedere il quadro complessivo delle spese militari prevedendo una razionalizzazione delle risorse e destinando parte di esse, stanziate per armamenti, alla formazione, addestramento e riqualificazione del personale del comparto". (1-00781) Di Stanislao, Di Pietro, Donadi (Avionews) Link
  15. Riassunto dei mezzi e delle operazioni operative svolte dall'AMI e dalla MMI e altro ancora 13:24 - mercoledì Trapani (2). Stato Maggiore Difesa su operazione "Unified Protector" Trapani, Italia - Alla prima fase dell'intervento "Odyssey Dawn" partecipava l'Italia mettendo a disposizione aerei ed aeroporti (WAPA) - "A partire dai primi scontri tra le forze di polizia e la popolazione nella città di Bengasi, sulla scia dei tumulti già accaduti nel mondo arabo e nord-africano (la così detta “Primavera araba”), la Libia suscitava le preoccupazioni della comunità internazionale al punto che l’Unione europea e gli Stati Uniti d’America adottavano i primi “Pacchetti” di sanzioni contro il regime di Gheddafi. Le Nazioni Unite si esprimevano ufficialmente il 26 febbraio 2011, con la risoluzione 1970, per bloccare le esportazioni di armi verso la Libia ed evitare che le stesse fossero utilizzate per la repressione della rivolta. Il progressivo degradarsi della situazione, il susseguirsi di scontri e di vittime tra civili e militari spingeva le Nazioni Unite ad emanare, il 17 marzo, una ulteriore risoluzione, la 1973. Più incisiva della precedente, la nuova risoluzione chiedeva l’immediato cessate il fuoco al governo libico, definiva una zona d’interdizione al volo sopra il Paese ed autorizzava l’impiego di tutti i mezzi necessari per proteggere la popolazione. Alla prima fase dell’intervento internazionale, denominato operazione "Odyssey Dawn", partecipava anche l’Italia mettendo a disposizione aerei ed aeroporti. Il 28 marzo successivo la coalizione dei volenterosi impegnata in "Odyssey Dawn" veniva inquadrata sotto comando Nato con la denominazione di "Unified Protector". Il comando della operazione veniva assunto dal Jfc di Napoli (Joint Force Command). Gli aerei della Nato, comandati dal generale Ralph J. Jodice, decollavano dalle basi messe a disposizione dall’Italia per imporre la No–Fly Zone. Le unità della SNMG2 (Standing Nato Maritime Group 2), comandate dal contrammiraglio Gualtiero Mattesi, si schieravano nelle acque antistanti la Libia con il compito di far rispettare l’embargo. Le operazioni, protrattasi per circa sette mesi, si concludevano alle 23:59 del 31 ottobre 2011. L’impegno dell’Aeronautica militare nelle operazioni si è espresso in molteplici ambiti. Primo tra tutti, la disponibilità di 7 basi aeree (segnatamente, Trapani, Gioia del Colle, Sigonella, Decimomannu, Aviano, Amendola e Pantelleria) a beneficio sia degli aerei italiani che di quelli alleati, che hanno fruito del supporto tecnico e logistico necessario alle singole missioni: assistenza tecnica a terra, rifornimenti, controllo del traffico aereo e servizio meteorologico. In termini prettamente operativi gli aerei italiani hanno effettuato 1182 missioni (ciascuna missione consiste in una o più sortite di vari velivoli) impiegando una rilevante gamma di assetti ed aeromobili, quali Tornado, F-16 Falcon, Eurofighter 2000, AMX, aerei a pilotaggio remoto Predator B, G-222VS, aerorifornitori KC-767 e KC-130J, velivoli Breguet BR-1150 Atlantic. L’impegno della Marina militare, oltre alle missioni aeree dei velivoli AV-8B, si è evidenziato nelle operazioni di embargo navale, nelle attività di pattugliamento e rifornimento nonché nelle missioni di sorveglianza in prossimità delle acque tunisine, in applicazione dell’intesa tra Italia e Tunisia sull’emergenza immigrazione. Nel corso dell’operazione si sono alternate: la portaeromobili "Garibaldi"; il cacciatorpediniere "Andrea Doria"; la nave rifornitrice "Etna"; le navi anfibie "San Giusto", "San Giorgio" e "San Marco"; le fregate "Euro", "Bersagliere" e "Libeccio"; le corvette "Minerva", "Urania", "Chimera", "Driade" e "Fenice"; i pattugliatori d’altura "Comandante Borsini", "Comandante Foscari" e "Comandante Bettica"; i pattugliatori "Spica", "Vega", "Orione" e "Sirio"; i sommergibili "Todaro" e "Gazzana". Nel campo della cooperazione umanitaria, la Difesa ha partecipato, in coordinamento con il ministero degli Affari Esteri, alla realizzazione di 11 missioni di trasporto aereo di materiale medico e di evacuazione di personale ferito, per successive cure in Italia, appartenente sia alle forze del Consiglio nazionale di transizione che a quelle lealiste (aereo C-130J AM). (Avionews) --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- 13:27 - mercoledì Trapani (3). L'Aeronautica militare nelle operazioni "Odyssey Dawn" ed "Unified Protector" Trapani, Italia - Fin dal 20 marzo 2011, data di inizio delle attività (WAPA) - Sin dal 20 marzo 2011, data d’inizio delle operazioni finalizzate al raggiungimento dei principali obiettivi fissati dal Consiglio delle Nazioni Unite con le risoluzioni 1970 e 1973, ovvero stabilire una "No-fly zone" sui cieli libici e proteggere i civili e le aree maggiormente popolate del Paese nord-africano, l’Aeronautica militare (AMI) ha partecipato attivamente alla “Coalizione dei volenterosi” nell’ambito dell’operazione "Odyssey Dawn". Successivamente al passaggio del comando delle operazioni militari all’Alleanza Atlantica, avvenuto il 31 marzo 2011, l’AMI ha mantenuto e rinforzato la propria partecipazione contribuendo con i propri aerei e con la disponibilità di sette basi aeree al successo all’operazione Nato "Unified Protector". Tutti gli obiettivi militari assegnati dalla Nato ai velivoli italiani sono stati preventivamente vagliati da un ufficiale generale responsabile del “Targheting” inserito nella catena di comando Nato –in gergo tecnico un red card holder- per verificarne la rispondenza alle indicazioni e limiti posti dall’Autorità politica italiana. Le tecnologie in dotazione ai velivoli dell’Aeronautica militare, in perfetta integrazione con le forze aeree delle altre quindici Nazioni partecipanti, hanno consentito di raggiungere con altissima precisione i target militari assegnati, evitando qualsiasi tipo di danno collaterale per la popolazione. Le operazioni condotte nel 2011 sui cieli libici –cui hanno preso parte personale e mezzi aerei di sedici Nazioni- hanno rappresentato per l’Aeronautica militare l’impegno più imponente dopo il 2° conflitto mondiale. L’AMI ha messo rapidamente in campo tutte le componenti e le capacità operative necessarie per assolvere in modo preciso e flessibile le missioni assegnate. Negli oltre sette mesi di operazioni gli assetti dell’Aeronautica Militare -velivoli caccia, aerei per il rifornimento in volo ed aerei a pilotaggio remoto- hanno effettuato missioni di pattugliamento, difesa aerea, rifornimento in volo, ricognizione e neutralizzazione di obiettivi militari. Gli aeromobili dell’AMI hanno svolto oltre il 7% delle missioni complessivamente condotte sui cieli libici, in un contesto che ha confermato il ruolo essenziale e strategico del potere aereo, sia in funzione di deterrente sia di capacità attiva, per il conseguimento rapido ed efficace degli obiettivi posti dall’autorità politica. L’Italia, ed in particolare l’Aeronautica militare in quanto Forza Armata coinvolta a livello operativo, ha avuto un ruolo visibile e basilare, concorrendo in maniera determinante alla capacità di proiezione aero-spaziale della Nato ed al relativo sostegno tecnico-logistico. Ma il contributo dell’AMI alle operazioni, ed in particolare ad "Unified Protector", ha avuto anche risvolti meno evidenti anche se ugualmente rilevanti per il potere aero-spaziale. Si tratta dell’importante supporto di personale specializzato nel campo della pianificazione operativa offerto ai vari livelli della catena di comando e controllo Nato attivata per gran parte in Italia, nella sua articolazione interforze di livello operativo all’interno del Joint Force Command (Jfc) di Napoli ed in quella aerea di livello tattico all’interno del Combined Air Operation Center 5 (Caoc 5) di Poggio Renatico (Ferrara). Gli assetti aerei coinvolti Nell’ambito delle operazioni "Odyssey Dawn" ed "Unified Protector" sono stati impiegati caccia F-16, Eurofighter, Tornado ed AMX, tutti schierati sulla base aerea di Trapani nell’ambito del Task Group Air Birgi, da cui dipendevano anche gli aerei a pilotaggio remoto Predator B, operanti però dalla base di Amendola (Foggia). All’operazione hanno preso parte anche i velivoli tanker KC-130J e KC-767A, di base rispettivamente a Pisa e Pratica di Mare (Roma), che hanno condotto missioni di rifornimento in volo. Impiegato anche un G-222VS per la rilevazione ed il contrasto delle emissioni elettromagnetiche nell’area di operazioni. Il numero e la tipologia dei velivoli italiani di volta in volta impiegati –fino a 12 nella stessa giornata– sono stati modulati sulla base delle missioni e degli obiettivi militari specificatamente assegnati dal comando delle operazioni. Le missioni svolte Negli oltre sette mesi di operazioni in Libia i velivoli dell’AMI hanno condotto oltre 1900 sortite, per un totale di più di 7300 ore di volo, per missioni di: - neutralizzazione delle difese aeree nemiche (Sead -Suppression of Enemy Air Defence); - pattugliamento e difesa aerea (Dca -Defensive Counter Air); - attacco al suolo contro obiettivi predeterminati (Oca -Offensive Counter Air); - ricognizione armata ed attacco obiettivi di opportunità (Scar -Strike Coordination And Reconnaisance); - sorveglianza e ricognizione (Isr -Intelligence Surveillance Reconnaissance); - rifornimento in volo (Aar -Air-to-Air Refuelling); - rilevazione e contrasto delle emissioni elettromagnetiche (Ecm -Electronic Counter Measure/EW –Electronic Warfare). La neutralizzazione delle difese aeree nemiche, in gergo tecnico Sead (Suppression of Enemy Air Defense), è una capacità nella quale l’Aeronautica militare è tra le forze aeree maggiormente specializzate in campo internazionale, unici insieme agli americani ad aver effettuato questo genere di attività in Libia. Gli apparati di bordo dei Tornado Ecr (Electronic Combat Reconnaissance) del 50° Stormo di Piacenza sono in grado di rilevare le emissioni dei sistemi radar della difesa aerea avversaria, basata su sistemi missilistici spesso mobili e quindi più pericolosi e difficili da individuare, localizzare e se necessario neutralizzare attraverso l’impiego di missili aria-superficie AGM-88 Harm (High-speed Anti Radiation Missile). Tale attività, che costringe di fatto le forze avversarie a tenere spenti i propri radar per evitare che siano individuati e colpiti, costituisce un’attività fondamentale per proteggere gli assetti aerei che entrano in zona di operazioni. I caccia F-16 del 37° Stormo di Trapani e gli Eurofighter del 4° Stormo di Grosseto e del 36° Stormo di Gioia del Colle sono stati impegnati dal primo all’ultimo giorno dell’Operazione per missioni di pattugliamento e difesa aerea (Dca –Defensive Counter Air) nell’ambito della "No-fly zone" istituita sui cieli libici, finalizzate alla protezione dei velivoli “Amici” da minacce aeree pilotate e non, e quindi al mantenimento della superiorità aerea necessaria per portare a termine con successo la missione assegnata. Le missioni di attacco al suolo per la neutralizzazione degli obiettivi militari assegnati dal Comando alleato sono state condotte dai caccia Tornado Ids (Interdiction/Strike) del 6° Stormo di Ghedi (Brescia) e dai caccia AMX del 32° Stormo di Amendola (FG) e del 51° Stormo di Istrana (Treviso). Le missioni sono state pianificate e condotte contro obiettivi militari predeterminati e definiti (Oca -Offensive Counter Air), o contro target “Dinamici” nell’ambito di aree di probabile concentrazione di obiettivi nemici (Scar - Strike Coordination And Reconnaisance). Più in particolare, i caccia dell’Aeronautica militare hanno sganciato oltre 550 (quasi l’80% dell’armamento di precisione a guida laser e GPS utilizzato dai velivoli italiani) tra GBU-12, GBU-16, GBU-24/EGBU-24, GBU-32, GBU-38, GBU-48 e missili di crociera a lunga gittata Storm Shadow, questi ultimi usati per la prima volta in operazioni reali, con una percentuale di successo superiore al 96%. Le attività di ricognizione e sorveglianza finalizzate all’acquisizione di immagini aeree, fisse ed in movimento, preziose per la condotta delle operazioni (Isr -Intelligence Surveillance Reconnaissance) sono state inizialmente condotte dai Tornado Ids e successivamente anche dagli AMX e dagli aerei a pilotaggio remoto Predator B. In particolare, sugli oltre 1600 target di ricognizione assegnati ai velivoli italiani, sono state realizzate oltre 340.000 foto ad alta risoluzione mediante il Pod elettronico Reccelite in dotazione a Tornado ed AMX e circa 250 ore di filmati trasmessi in tempo reale a terra dal Predator, l’ultimo assetto dell’Aeronautica militare messo a disposizione dal governo italiano alla Nato. Nell’occasione, controllati via satellite direttamente dalla base del 32° Stormo di Amendola, sono stati utilizzati per la prima volta in operazioni reali i Predator B, versione che rispetto al Predator A plus ha dimensioni e prestazioni più elevate ed è in grado di spingersi in zone non raggiungibili da altri assetti e di rimanervi in ricognizione per più tempo. Per il rifornimento in volo degli assetti nazionali (Aar -Air-to-Air Refuelling) sono stati utilizzati un aereo tanker KC-130J della 46^ Brigata Aerea di Pisa ed un KC-767A del 14° Stormo di Pratica di Mare. Inoltre i Tornado IDS del 6° Stormo di Ghedi hanno operato anche con funzioni di rifornimento in volo a favore di assetti analoghi (modalità buddy-buddy). Supporto fornito dalle basi aeree impegnate Trapani-Birgi, Gioia del Colle, Sigonella, Decimomannu, Aviano, Amendola e Pantelleria erano le sette basi dell’Aeronautica militare di cui il Governo italiano ha autorizzato l’uso da parte dei Paesi della coalizione per la condotta delle missioni aeree. Le prime cinque sono state quelle maggiormente coinvolte: in esse l’Aeronautica militare ha assicurato il supporto tecnico e logistico, sia per gli aerei italiani sia per i circa 200 velivoli di 11 Nazioni straniere (Canada, Danimarca, Emirati Arabi Uniti, Francia, Giordania, Paesi Bassi, Regno Unito, Spagna, Usa, Svezia e Turchia). In particolare dalla base di Trapani-Birgi, da dove sono state effettuate circa il 14% delle sortite complessive di tutta la coalizione, sono transitati oltre 300 aerei cargo e circa 2 mila tonnellate di materiale. Dalla Forward Operating Base (Fob) di Trapani, uno dei quattro centri di cui dispone la Nato nello scacchiere europeo, hanno operato anche gli aerei radar Awacs, assetti essenziali nelle moderne operazioni aeree per garantire una efficace capacità di comando e controllo. Complessivamente, sulle basi AMI coinvolte, sono stati impegnati in maniera continuativa circa 4800 i militari, tra quelli stanziali e quelli di supporto, per fornire una serie di servizi ed attività che includono l’assistenza tecnica a terra, il rifornimento di carburante, il controllo del traffico aereo, il servizio meteorologico, il servizio antincendio e l’assistenza sanitaria, oltre ovviamente all’alloggiamento del personale. Rafforzamento del sistema di difesa aerea nazionale e del sistema Sar Parallelamente alle missioni di volo previste nell’ambito di "Odyssey Dawn" ed "Unified Protector", l’Aeronautica militare ha rafforzato il sistema di sorveglianza e difesa dello spazio aereo nazionale, compito che la Forza Armata già normalmente assicura in maniera continuativa attraverso un sistema integrato di radar e velivoli intercettori. I caccia Eurofighter del 4° Stormo di Grosseto e del 36° Stormo di Gioia del Colle e gli F-16 del 37° Stormo di Trapani sono infatti sempre pronti ad intervenire in caso di allarme dato dai centri di sorveglianza aerea, decollando in pochi minuti per intercettare il velivolo “Sospetto” e contrastare l’eventuale minaccia portata al territorio italiano. Con lo sviluppo della crisi libica il dispositivo è stato potenziato mettendo un maggior numero di velivoli in prontezza operativa. Inoltre, sull’aeroporto di Trapani è stata schierata una batteria antiaerea “Spada”. Si tratta di una delle batterie in dotazione al 2° Stormo di Rivolto (Udine), reparto che assicura l'addestramento e l'efficienza dell'intero comparto missilistico della Forza Armata. Lo “Spada” è un sistema missilistico per la difesa antiaerea di punto, cioè di aree specifiche come ad esempio un aeroporto, in grado di intervenire contro minacce aeree a bassa e bassissima quota, andando ad integrare il sistema di difesa aerea svolto dai caccia intercettori. Infine, sulle basi di Trapani, Decimomannu e Brindisi, dove già operano abitualmente gli elicotteri HH-3F e AB-212 del servizio di ricerca e soccorso nazionale, è stato rafforzato il livello di prontezza operativa per l’eventuale attività di ricerca e recupero di equipaggi di volo in difficoltà. (Avionews) ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------ 14:02 - mercoledì Trapani (4): la Marina militare italiana e la crisi libica Trapani, Italia - La MMI ha svolto un ruolo fondamentale nel fronteggiarla (WAPA) - La Marina italiana, insieme agli alleati, ha svolto un ruolo fondamentale nel fronteggiare tempestivamente e gestire con efficacia la crisi in Libia che ha caratterizzato questo 2011. La partecipazione all’operazione sotto egida Nato "Unified Protector", con l’impegno prolungato di personale e mezzi, ha contribuito in maniera importante ad uno sforzo multi-nazionale coordinato che ha restituito la Libia al suo popolo. Per 252 giorni, dal 22 febbraio al 31 ottobre 2011, 14 navi, 2 sommergibili, 4 aerei e più di 15 elicotteri, oltre ad elementi della Forza da sbarco e delle Forze speciali, si sono alternati in prossimità delle acque libiche nel contesto del dispositivo aeronavale alleato e di una serie di iniziative tese a salvaguardare gli interessi del Paese e dei nostri connazionali, messi a rischio da una guerra civile scoppiata a poca distanza dai confini dell’Italia. L’intervento immediato della Marina militare Fin dai primi giorni della crisi le unità della Marina militare hanno monitorato le acque del canale di Sicilia e dello spazio aereo sovrastante per i rischi di possibili attacchi provenienti dall’area del conflitto. È così stato messo in atto un dispositivo aeronavale composto dal cacciatorpediniere "Mimbelli" e dalla nave assalto anfibio "San Giorgio", con contestuale posizionamento ad Augusta della portaerei "Cavour", della rifornitrice di squadra "Vesuvio" e della nave assalto anfibio "San Marco". Il cacciatorpediniere "Doria", grazie ai suoi avanzati e moderni sistemi di scoperta elettronica, è stato dislocato nello stretto di Sicilia per integrare ed estendere il dispositivo di difesa aerea nazionale. Evacuazione del personale civile In tempi brevissimi, le navi assalto anfibio "San Giorgio" e "San Marco" ed il cacciatorpediniere "Mimbelli", hanno svolto operazioni di evacuazione di civili –556 tra connazionali e personale straniero che lavorava per ditte italiane- traendoli in salvo dalle zone a rischio. Missioni umanitarie Il pattugliatore "Libra", con la scorta del pattugliatore d’altura "Bettica" e della fregata "Euro", ha trasportato aiuti umanitari di prima necessità da Augusta a Bengasi a favore della popolazione civile libica, nel corso di due distinte missioni: il "Libra" è la prima unità navale ad attraccare in un porto libico dallo scoppio della crisi. Analoga missione è stata compiuta dalla nave assalto anfibio "San Giorgio". Emergenza migranti Le unità navali già in mare per le attività di controllo dei flussi migratori provenienti dal nord-Africa hanno incrementato le operazioni di sorveglianza e soccorso per l’emergenza derivante dalla fuga di extracomunitari provenienti dalle località al confine tunisino-libico, dove si era creata un’area di crisi umanitaria per l’afflusso massiccio dei profughi provenienti dalle aree di conflitto. Protezione degli interessi nazionali La nave assalto anfibio "San Marco", gli uomini del Comando subacquei ed incursori e quelli del Reggimento "San Marco" sono stati impegnati nella riattivazione dei siti petroliferi e gassiferi, in supporto dell’Ente nazionale idrocarburi (Eni), nella zona delle piattaforme Sabratha e Bouri, che alimentano il gasdotto Greenstream, il maggiore del Mediterraneo. Gli elicotteri del tipo AB-212 e EH-101 imbarcati sulla nave anfibia hanno assicurato la ricognizione aerea, con il supporto dei tiratori scelti del Gruppo operativo incursori, pronti a reagire ad eventuali minacce, e degli artificieri del Gruppo operativo subacquei, impegnati nella ricerca e disinnesco di ordigni esplosivi. Operazione "Unified Protector" Il 24 marzo l’Italia ha aderito all’operazione "Unified Protector" in una coalizione di alleati della Nato, con l’obiettivo di intervenire per far rispettare le risoluzioni Onu 1970 e 1973, che prevedevano l’embargo delle armi, la "No-Fly Zone" e la protezione della popolazione libica da attacchi e minacce. Comando in mare del dispositivo aeronavale Nato e nazionale La nave comando e supporto logistico "Etna", già sede di Comando del Gruppo navale alleato SNMG1 (Standing Nato Maritime Group 1) all’insorgere dell’emergenza è stata impiegata quale prima piattaforma di Comando del Gruppo navale per le operazioni navali (Task Group 455.01). Successivamente il ruolo di unità sede di Comando del Task Group è stato svolto dall’incrociatore portaeromobili "Garibaldi" e dalla nave assalto anfibio "San Giusto". Operazioni aeronavali Fin dai primi giorni della crisi l’incrociatore portaeromobili "Garibaldi" è stato inviato in Mar Libico per fornire supporto aeronavale. I velivoli e gli elicotteri imbarcati sono stati impiegati per l’implementazione della "No-Fly Zone" con missioni di riconoscimento, difesa aerea e condotta di attività a supporto dell’embargo navale. Fino a tutto il mese di luglio 2011, jet AV-8B plus “Sea Harrier” decollati dal "Garibaldi" hanno svolto missioni di interdizione aerea e di attacco al suolo contro bersagli militari che costituivano minaccia per la popolazione civile nell’ambito delle operazioni Nato. Gli elicotteri SH-3D, EH-101 ed AB212 hanno svolto ruoli di ricerca e soccorso (Sar) e logistici. Elicotteri e personale specializzato hanno assicurato un dispositivo per l’eventuale immediato recupero di piloti dei velivoli della coalizione abbattuti sul suolo libico. Le fregate "Euro" e "Libeccio", il pattugliatore di squadra "Bersagliere" ed i pattugliatori d’altura "Bettica" e "Borsini" hanno supportato a rotazione le operazioni di embargo navale ed interdizione marittima nei confronti del traffico mercantile da e per i porti libici. Sorveglianza e raccolta informazioni Le attività di intelligence, sorveglianza e riconoscimento in favore del dispositivo aeronavale sono state assicurate dal nuovo sommergibile "Todaro", del tipo U212A, e dal sommergibile "Gazzana", classe Sauro. Supporto logistico continuativo Durante l’intero periodo l’approvvigionamento in mare di combustibile e viveri è stato assicurato dal rifornitore di squadra "Vesuvio" e dall’"Etna" che, oltre al ruolo di unità sede di comando del Task Group 455.01, è stata impiegata per rifornire di combustibile le navi ed i mezzi aerei partecipanti al dispositivo Nato. Difesa antiterrorismo La capacità di garantire un’adeguata protezione alle unità impegnate in operazioni, in risposta al rischio di attacchi terroristici, è stata fornita da squadre di Fucilieri di Marina del Reggimento "San Marco" e da nuclei di artificieri del Gruppo operativo subacquei. Con la risoluzione 2016 del 27 ottobre il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha votato all'unanimità la rimozione della "No-fly zone" sopra la Libia e la fine dell'azione militare per proteggere i civili a partire dal 31 ottobre 2011. "Quanto avete fatto deve essere d’esempio per la Nazione: avete dimostrato quanto strategicamente è importante uno strumento navale in grado di intervenire ovunque ed in poco tempo. Le operazioni in Libia hanno fatto chiarezza sulle reali capacità della Marina”. Ammiraglio Bruno Branciforte, capo di Stato Maggiore della Marina, 3 novembre 2011". (Avionews) ----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------- Da sottolineare che in tv si diceva che i nostri aerei non avrebbero mai usato armamento alla faccia: i caccia dell’Aeronautica militare hanno sganciato oltre 550 (quasi l’80% dell’armamento di precisione a guida laser e GPS utilizzato dai velivoli italiani) tra GBU-12, GBU-16, GBU-24/EGBU-24, GBU-32, GBU-38, GBU-48 e missili di crociera a lunga gittata Storm Shadow, questi ultimi usati per la prima volta in operazioni reali, con una percentuale di successo superiore al 96%, che bella spesa in tempo di crisi in cui eravamo già caduti
  16. Un'altro successo d'esportazione da parte del suo ultimo prodotto da parte della Saab, il JAS-39E/F Gripen NG La Svizzera sceglie il Gripen 1 dic, 2011 Il Governo svizzero ha selezionato il Gripen di Saab quale nuovo caccia multiruolo per l’Aeronautica elvetica, scartando i contendenti più temibili come l’Eurofighter Typhoon, di cui sono dotati tutti i paesi confinanti tranne la Francia, e il Rafale di Dassault, desiderosa di piazzare il primo ordine export per il suo cacciabombardiere. Saab fornirà 22 JAS-39E/F, basati sul nuovo pacchetto NG, quali sostituti dei vecchi F-5 Tiger, più servizi di addestramento e supporto, con prime consegne previste nel 2015. La ratifica formale dell’accordo avverrà dopo approvazione parlamentare a fine 2012. Oltre al prezzo finale e ai bassi costi per ciclo di vita (in 30 anni), la società svedese ha puntato tutto sulla cooperazione industriale spinta con le industrie locali della Confederazione, una strategia rivelatasi utile anche in passato e ormai determinante nello stabilire la vittoria nelle gare internazionali. Il costo dell’intero affare si aggira sui 2.44 miliardi di euro, mentre le negoziazioni nel dettaglio circa il trasferimento di lavoro e tecnologia partiranno immediatamente, compresa la discussione su dove avverrà l’assemblaggio finale dell’aereo, che verrà affidato alla RUAG. Il risultato ottenuto da inoltre ulteriore forza alla proposta di SAAB nella gara brasiliana F-X2, e aumenta la possibilità di ordini da parte di quel gruppo di paesi europei che deve rinnovare la propria linea caccia nei prossimi anni, come Croazia, Bulgaria, Repubblica Ceca (già utilizzatore), Romania, Serbia, Slovacchia e Polonia. Il caccia Gripen, nelle varie versioni, è in servizio nelle aviazioni militari di Svezia, Repubblica Ceca, Ungheria, Sudafrica e Thailandia. L’Empire Test Pilot School (ETPS) del Regno Unito utilizza il Gripen quale piattaforma di addestramento per i piloti collaudatori. Link http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=2cuonfQgnO0 Complimenti alla Saab per la vendita del suo prodotto in Svizzera, e un bel ritorno industriale da concordare che avrà sicuramente la Svizzera
  17. domenica 4 dicembre 2011 13:29 Lockheed Martin lancia due nuove varianti dell' Hercules C-130, che ormai ha festeggiato il suo 57° compleanno. Alla Conferenza Aerospaziale e della Difesa di Credit Suisse tenutasi a New York il 1° Dicembre, la compagnia ha presentato la versione C-130XJ e la versione C-130NG. La prima versione la XJ, nasce per il mercato dell'export, con la sigla "X" aggiunta per "Expandable", espandibile, in modo che sia customizzabile per i compratori. La versione NG invece, che prevede alette di estremità, muso e coda ridisegnati, verra offerto dopo il 2020 come sostituto alla flotta C-130H. Qui sotto possiamo vedere una slide della conferenza: Link
  18. I video del T-50-3 http://www.youtube.com/watch?v=3Vqg6cgGM54 http://www.youtube.com/watch?v=X_CSDYFlJO4
  19. Vantaggi vedi in 3d come prestazioni per il 3d vision richiedono vga della fascia medio-alta non so dirti com'è questo 3d non avendo mai provato sulla mia pelle, ma ne ho sentito parlare bene superiore di quello al cinema...
  20. Il motore innovativo di Coanda 1910 era locato sulla testa dell’aereo coperto da un rivestimento metallico. Al suo interno vi era un compressore rotante a 4000 giri al minuto il quale era a sua volta mosso da un motore da 50 cavalli in linea a 4 cilindri raffreddato ad acqua e funzionante a benzina. La regolazione dell'aria all'ingresso del compressore era garantita da una specie di iride locata anteriormente alla bocca d'ingresso il cui comando era gestito dal pilota. Entro il compressore stavano due camere di combustione che addizionavano all'aria in ingresso i gas di scarico del motore a scoppio e ulteriore combustibile al fine di aumentare la spinta all'uscita posteriore per un totale di 220 Kgf. L'aereo rimase esposto per il tempo dell'esibizione ma non fu testato in prove di volo. Conclusione:a differenza dei velivoli a reazione successivi, nei quali la compressione del fluido viene effettuata da una turbina, in questo veniva compiuta da un motore a pistoni, e pertanto viene classificato come motoreattore. Dunque resta il primo l'Heinkel 178 in ogni modo! http://www.youtube.com/watch?v=nw37TZzyxzg http://www.youtube.com/watch?v=cmGX-kFMvHs&feature=related
  21. Caro Andrea Hawx 2 supporta per esempio in pieno il 3d vision di Nvidia...
  22. Si bella idea e chi vorrà potrà mettere le varie configurazioni pc con il relativo prezzo per schiarire le idee alle persone confuse...
  23. Non posso visualizzare il link mi da errore dunque non posso vedere che versione hai preso marca e versione??
  24. Allora aspettiamo le foto, la gtx 570 la trovi inferiore dei 320 euro del sito dove l'hai acquistato l'hardware,comunque per i simulatori e i giochi attuali il pc che assembli basta e avanza...
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