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  1. picpus

    Bulava

    Sull'ultimo lancio fallito di un "Bulava", eccovi il link ad un altro articolo in francese: http://www.20min.ch/ro/news/monde/story/26149993
  2. Dalla rubrica "Cronaca - News" del sito "Congedati Folgore", http://www.congedatifolgore.com/ , eccovi 2 articoli sull'attività degli osservatori italiani della missione EUMM (European Union monitoring mission). UN SALUTO AI SOLDATI ITALIANI IN GEORGIA ABKAZIA Mercoledì, 24 Dicembre 2008 by webmaster IL SECOLO XIX DEL 24 DICEMBRE 2008 Insieme ai militari che pattugliano la frontiera fra Georgiae Abkhazia dopo la sanguinosa guerra dello scorso agosto È DURA LA STRADA per Zugdidi se ti è capitato di prendere il treno il giorno che è solo di seconda classe e ti è toccata l'ultima cuccetta dell'ultimo scompartimento dell'ultimo vagone. Sobbalzi e zaffate da Tbilisi a Zugdidi, otto ore per 360 chilometri. All'arrivo, alle sei del mattino, ad attendermi in stazione ci sono Lorenzo Tavella, 49 anni, cremonese, capitano di fregata della Marina militare italiana, comandante in capo del contingente multinazionale inviato dall'Unione europea, e Alexandre Miklachevitch, 25 anni, caporale maggiore degli alpini, nato a Minsk da genitori bielorussi ma cittadino italiano. Viso da ragazzo serio, statura da cestista, serietà e disciplina da Armata Rossa. «E uno dei nostri interpreti per comunicare con la gente del posto, una risorsa preziosa», lo gratifica il suo capitano. A Zugdidi è acquartierato il contingente dell'Eumm (European Union monitoring mission) che pattuglia la frontiera della Georgia con l'Abkhazia. Frontiera interna, un pezzo di Georgia che, insieme all'Ossezia del Sud, non vuol saperne di far parte del Paese indipendente dalla Russia dal 1991. Due regioni autonome, pari al 20 per cento del territorio nazionale, che vogliono la piena indipendenza e la perseguono con l'appoggio dell'ex Santa Madre Russia. Difese perciò da Putin quando il presidente della Georgia Mikhail Saakshvili ha cercato di riprendersele ricavandone una disastrosa guerra durata dall'8 al 12 agosto di quest'anno, costata duemila morti ai russi e solo 200 alla Georgia che si è ritrovata però in casa 100 mila connazionali in fuga da Abkhazia e Ossezia, profughi che, sommati a quelli precedenti del 1993, fanno mezzo milione su una popolazione di appena quattro milioni e seicentomila abitanti. Nel Paese che si proclama europeo, desideroso di aderire alla Ue e alla Nato, l'Unione europea ha mandato questa forza fatta di militari disarmati e civili esperti in cooperazione e diritti umani. Il loro compito: sorvegliare e riferire a Strasburgo. La giornata insieme ai soldati italiani inizia all'alba, nella reception del modesto alberghetto del comandante, con qualche biscotto intinto nel Nescafè. Gli altri militari alloggiano in diverse case di questa città di 60 mila abitanti a uno sputo dal confine abkhazo. Sono 69 in tutto: 35 italiani, tra cui quattro civili del ministero degli Esteri, 25 tedeschi, cinque cechi e quattro lituani. Gli italiani, ufficiali o sottufficiali, sono avieri, marinai, alpini, paracadutisti e carabinieri. Tavella viene dalla caccia ai pirati somali nel Corno d'Africa a bordo della nave «Etna». Ne avete presi? «No, però gli siamo corsi dietro». Ex ala destra del Pizzighettone, compagno di calcio di Gene Gnocchi, evita la retorica della missione di pace. Briefing alle 8. Oggi sarà un giorno speciale. Il contingente trasloca da una sistemazione di fortuna a una villetta affittata da privati a duemila euro al mese e verso mezzogiorno arriverà il nunzio apostolico Claudio Gugiarotti, ambasciatore della Santa Sede. Dalla diga del fiume Inguri scenderemo fino al Mar Nero. Sarà pericoloso? «Dipende da quanto gli abkhazi hanno bevuto, a volte sparano in aria, ma se sono ubriachi non hanno la mira precisa». A Paculani, uno delle punte del Dirty Triangle, lo sporco triangolo dove gli affari della malavita si mescolano alle rivendicazioni nazionalistiche, un'esplosione ha mancato di poco gli italiani e un mese fa è stato ucciso un poliziotto georgiano. «Un'altra volta ci siamo sentiti fischiare i proiettili vicino mentre eravamo fuori con la polizia e una pattuglia Onu». Dispetti, minimizzano i militari. Per 30 lari, circa 15 euro, per mezza giornata affitto un taxi, che si infila tra i due autoblindo del convoglio. Mi accompagna il comandante. Mettiamo i giubbetti antiproiettili nel bagagliaio della macchina. Da indossare nei check point dove qualcuno potrebbe non avere del tutto smaltito la sbronza. Nei vari posti di blocco, neanche un chilometro separa le milizie abkhaze e ossete dalle forze speciali della polizia georgiana. I militari ufficialmente se ne tengono fuori. Gli uomini delle avverse postazioni indossano la mimetica, senza distintivi né stellette. Saliamo alla diga. La quarta più alta del mondo. Da lassù la vista sulla strada a serpentina che costeggia i precipizi è impressionante. I casermoni operai, costruiti all'epoca dell'Unione sovietica e occupati dai soldati russi fino a qualche mese fa, sono gusci vuoti. Prendiamo un tè insieme ai guardiani della diga in un hotel deserto e dall'atmosfera surreale. Sui tavoli, da tempo immemorabile, ciotole di dolcetti a forma di noci. Crema mou foderata di pasta della consistenza del truciolato. Perché la diga non è stata bombardata? «Alimenta la centrale elettrica che si trova in territorio abkhazo, hanno bisogno l'una dell'altra». Scendiamo a una chiusa adibita a postazione abkhaza. Gli italiani agitano le braccia in segno di saluto e puntano i binocoli. Nessuna risposta. «È già un passo avanti, i primi giorni ci facevano segno di andarcene», chiosa con ottimismo Tavella. Marcello Leonetti, capitano dei carabinieri, scatta foto con la sua compatta e mostra gli ingrandimenti al comandante. Sotto un telo mimetico che a occhio nudo e dall'alto può sembrare la chioma di un albero c'è un Btr, sigla russa di blindato per il trasporto truppe. «Un altro miglioramento, prima c'era un tank russo». Gli uomini del contingente, oltre a non avere armi non hanno compiti esecutivi. Godono dello status di diplomatici, se vengono minacciati possono solo ripiegare. Sono esploratori del tasso di aggressività delle forze in campo. Lo misurano e inviano i rapporti al quartier generale di Tbilisi che li inoltra a Strasburgo. Scendiamo a valle. Mucche al pascolo, coltivazioni di tè in parte trascurate, casette a due piani con balconate e merletti di legno, un po' dacia un po' chalet, il cielo azzurro e le cime innevate della prima catena del Caucaso a incorniciare un paesaggio d'impostazione svizzera. Piantagioni di noccioli a perdita d'occhio. Tremila ettari appartengono alla Ferrero di Alba. È da qui che proviene la famosa nocciola «tonda piemontese», ingrediente strategico della rinomata Nutella. Break per il pranzo. Arriviamo alla villetta giusto in tempo per ricevere il nunzio apostolico. Veronese poco più che cinquantenne, carriera rapida, fama di uomo colto, conoscenza di cinque lingue tra cui il russo, barbetta da intellettuale, accento veneto e risata sempre pronta, monsignor Gugiarotti ha una verve che ricorda Papa Albino Luciani. Saluta tutti, parla con tutti durante il frugale pranzo in piedi, dove insieme al katchapuri, la focaccia al formaggio, l'equivalente nazionale della nostra pizza, non mancano gli spaghetti alla carbonara e quelli all'amatriciana. Parlo con Virginia Antonini. Bionda, piccolina, sorriso aperto. Avvocato torinese, è uno dei quattro civili che affiancano i militari italiani. Lavora a stretto contatto con il comandante Tavella. Mi racconta che tra i soprusi più comuni e odiosi c'è il taglieggio dei pensionati georgiani. «Dall'Abkhazia vengono Zugdidi a ritirare la pensione e al posto di blocco gli impongono il pizzo per lasciarli passare: su un importo di 25 lari, ne devono pagare magari dieci all'andata e dieci al ritorno». Riprendiamo la strada. A Rukhi bridge, il ponte costruito dal Genio stradale sovietico nel 1948, rivediamo il nunzio apostolico. Sul suo passaporto zeppo di visti non vuole quello dell'Abkhazia, riconosciuta solo da Russia e Nicaragua. Privilegio consentito. Dall'altra parte del fiume arriva una camionetta bianca dell'Onu con a bordo un prelato nero. I due uomini del Vaticano si salutano cordialmente, poi monsignor Gugiarottti, seguito dal suo segretario, sale a bordo. Con sé porta una valigetta lunga e nera, custodia perfetta per un'arma. Scherza: «Non è un Kalashinikov, è il mio pastorale». Restiamo a guardare il mezzo dell'Onu che varca il ponte e si allontana. Facciamo sosta in un combinat, uno di quei mostruosi complessi che in epoca sovietica combinava appunto le abitazioni e i servizi sociali con una fabbrica, in questo caso la cartiera che forniva la carta per i quaderni di tutta l'Unione. Pullula di rifugiati. Una bambina sui dieci anni si avvicina al caporale maggiore Miklachevitch: «Tu sei Alex!». L'ha riconosciuto perché ogni settimana il comandante e i suoi uomini vengono qui a giocare a calcio con la squadra dei profughi e di solito perdono. Lasciamo l'ex ala destra del Pizzighettone nel campo di calcetto a palleggiare con i ragazzi del posto mentre facciamo il giro degli edifici fatiscenti. Ci si appiccica un codazzo di povere donne e anziani che vogliono farci vedere in che condizioni vivono e ci chiedono quando arriveranno gli aiuti. Da 15 anni vivono nel fango insieme alle galline. Dal governo ricevono 28 lari al mese, da metà novembre sono senza luce. «Spiegagli che siamo qui per raccogliere le loro lamentele, che non facciamo assistenza umanitaria», fa il tenente dei parà Salvatore Piazza, un piccolino di Palermo, al massiccio interprete Damiano Zamana, trentino, sergente maggiore degli alpini. Un attimo di sbandamento: come si dice monitorare in russo? Le spiegazioni sono lunghe e complesse, ma pazienti. «Gli aiuti umanitari seguono percorsi lunghi». Loro non capiscono. Ci portano a vedere le tubature guaste. «Che cosa ci portate di buono?», chiede un vecchio davanti alla baracchetta-emporio con frutta striminzita e bibite improponibili. «Su, facciamo un gesto concreto, compriamo qualcosa», taglia corto Piazza. Comprano sigarette. La tormentata visita si conclude con strette di mano e sorrisi. La commozione trattenuta a stento prorompe quando incontriamo Gurgen Khorava, macilento maestro di balletto dai baffoni cosacchi, nella cadente Casa della cultura orfana dei fasti sovietici. Insegna danze tradizionali a una torma di bambini, maschi e femmine, dai tre ai tredici anni che si agita sull'impiantito di legno in un salone senza riscaldamento sotto gli occhi estasiati di poche mamme. Davanti a uno specchio che ricopre l'intera parete, i piccoli georgiani saltano e piroettano sulle punte mimando indiavolate movenze guerriere con grazia selvaggia. E anche questa è una rivincita, inaspettata e commovente, sul passato regime che non tollerava le tradizioni nazionali se non stemperate in contesti folcloristici dove tutte le repubbliche dell'Urss fossero equamente dosate. Applaudiamo con calore. Vogliono offrirci caffè e dolcetti. Loro a noi. Ce la filiamo per nascondere i lucciconi. Ivano Sartori ---------- E' UN CAPITANO DELLA FOLGORE (183° Reggimento) UNO DEI TEAM LEADER DELLA MISSIONE ITALIANA IN GEORGIA Giovedì, 25 Dicembre 2008 by webmaster UN CAPITANO DELLA FOLGORE INTERVISTATO DALLA GIORNALISTA MARISA INGROSSO ( per gentile concessione) TBLISI - L’Italia partecipa alla missione Eumm (cioè European Union Monitoring Mission). 340 (ATTENZIONE: dato che si riferisce ai componenti di tutta la missione; gli italiani sono in tutto 40, 36 militari e 4 civili, vedasi il seguente link: http://www.difesa.it/NR/rdonlyres/903AE6B5...Avers2ott08.pdf ) i militari di Esercito, Marina, Aeronautica e Carabinieri sparpagliati in quattro aree provinciali: Tblisi/Basaleti, Gori, Poti e Zugdidi. Quest’ultima è zona-cuscinetto tra Georgia e Abkhazia, ovvero la regione della Georgia che, assieme all’Ossezia, s’è kossovariamente proclamata indipendente (ottenendo il riconoscimento di Stato autonomo da Russia e Nicaragua). Responsabile del gruppo di «osservatori» di Zugdidi è il capitano della Brigata Paracadutista «Folgore», Francesco Errico (nella FOTO). Capitano, da quanto tempo è in Georgia? «Sono qui da circa tre mesi, precisamente, dal 23 di settembre, ed ho la responsabilità di un “monitor team”». Quali sono i vostri compiti? «Il nostro mandato - spiega il Errico (che ha alle spalle missioni in Kosovo, Albania e a Khartoum, in Sudan) - è incentrato sull’accordo in sei punti. In pratica dobbiamo verificare: il non ritorno all’uso della forza; che sia garantita la libertà di movimento per l’assistenza umanitaria e per i profughi “interni”; il definitivo stop alle ostilità tra le parti coinvolte nel conflitto di agosto eppoi che le forze armate georgiane ritornino dove erano prima del conflitto, così come quelle russe (ma questi ultimi ora sono andati via)». «Poi c’è il sesto punto - dice il 32enne parà che, in Italia, presta servizio presso il 183° “Nembo” di Pistoia - Ma questa è la parte politica della missione e attiene alla stabilità lungo i confini tra le parti coinvolte (per la precisione, il sesto punto sancisce l’inizio di un dibattito internazionale sul futuro status di Ossezia del Sud e Abkhazia, e dei mezzi per garantire stabilità e sicurezza; ndr)». «Noi siamo a Zugdidi, capoluogo della regione chiamata Samigrelo - spiega il capitano - È una zona di confine con l’Abkhazia (autoproclamatasi repubblica indipendente dalla Georgia) e da lì provengono i “profughi interni”. Soprattutto quando, nel 1993, a causa della guerra, i georgiani che vivevano in Abkhazia scapparono in questa zona della Georgia senza però poter tornare sui loro passi (si parla di circa 250.000 georgiani che dovettero fuggire dalla secessionista Abkhazia, durante quella che viene ricordata come una “pulizia etnica” a danno dei georgiani; ndr)». «Ora - continua il capitano Errico - dopo il conflitto di agosto, la libertà di movimento era limitata e il confine amministrativo tra Abkhazia e Georgia è diventato un vero e proprio confine in cui la libertà di movimento è controllata da ambo i lati». Nell’area georgiana sotto la sua responsabilità ci sono stati combattimenti? Danni? «La nostra zona non è stata particolarmente colpita dalla “guerra lampo” - risponde Errico - combattimenti sono stati soprattutto in Sud Ossezia. Qui c’era però una situazione di grande tensione. I russi sono arrivati e si sono ritirati l’8 di ottobre, un paio di settimane dopo il nostro arrivo. Non era affatto un paese devastato dalla guerra ma c’era grande tensione e il palpabile bisogno della popolazione di tornare alla normalità». Da un punto di vista geopolitico come descriverebbe l’area di sua competenza? «È Caucaso meridionale, è un luogo di confine. Un posto che definirei a metà tra l’Asia e l’Europa e dove ci sono enormi differenze da città, a città. Quella in cui vivo è un po' arretrata e la vita sociale subisce l’influsso di usi e costumi che erano vivi in Italia 20 anni fa». Per esempio? «La sera non c’è nessuno in giro. I locali pubblici sono pochissimi e frequentati da uomini o da famiglie, il sabato e la domenica. Non c’è un discopub o una discoteca. Mentre Tiblisi (la capitale della Georgia; ndr) è una città multietnica e molto viva, frutto della Storia di questo Paese. La Georgia, infatti, ha sempre avuto un ruolo particolare nella Storia del Caucaso del Sud. Ha sempre tentato di imporsi e Tiblisi è una grande città. Invece Zugdidi ha circa 108mila abitanti ed è inserita in un contesto rurale. Poche industrie, poco lavoro. Per capirci, ci sono mucche e maiali e oche che passeggiano per la strada principale. Anzi, uno dei più grossi problemi qui è che può capitare di trovare un toro per strada». Da un punto di vista religioso come si caratterizza quest’area? «Sono per lo più ortodossi - spiega il capitano Errico - e sono anche molto praticanti. La Fede è molto sentita». Clima? «Siamo a 30 km dal Mar Nero che è subtropicale, quindi è molto molto umido. Di giorno ci sono 15 gradi e di sera c’è un’escursione termica violenta, proprio a causa dell’umidità». Come trascorrerete le Feste? Quali sono le tradizioni locali? Non è che a Capodanno festeggiano scaricando i kalashnikov contro il cielo? «Noi lavoreremo ogni giorno, come sempre. Per la popolazione georgiana, poi, il Natale arriva la notte tra il 6 gennaio e il 7. Mentre a Capodanno si dovrebbe stare abbastanza al sicuro perché circolano meno armi di altrove e perché è comunque un Paese in cui lo Stato sovrano esiste, c’è la polizia in giro. Inoltre qui i locali chiudono a Capodanno, perché loro preferiscono stare in famiglia e mangiare delle cose pesantissime. La cucina tipica è tutta a base di uova, formaggio e carne cotta nelle nostre “pignatte”. Ovviamente zero olio d’oliva e enormi quantità di grassi». Un’ultima domanda: secondo la sua impressione la popolazione ha realmente deposto le armi o questa è soltanto una breve pausa? Lasceranno libere Abkhazia e Ossezia di seguire il proprio destino di indipendenza o s’avverte il desiderio della loro riconquista? «Il mio parere personale è che è indubbio che la popolazione patisce i russi. Questi sono arrivati qui, dal ‘91, e sono arrivati coi carriarmati. Quindi i georgiani ce l’hanno coi russi ma questi, almeno in quest’area, non hanno fatto del male alla popolazione che quindi non è, per così dire, "traumatizzata"». «lo sono in campagna - spiega Francesco Errico - vicino al confine con l’Abkhazia e lì ci sono i russi e la milizia abkhaza. Così la gente, che fino a prima di agosto attraversava liberamente il confine, ovvero il fiume Inguri (il 14 agosto 1992, proprio la distruzione del ponte sul fiume Inguri da parte dell’esercito georgiano diede inizio alla guerra con l’Abkhazia; ndr), ora quando lo attraversa è come se dovesse andare in un’altra nazione. C’è il chek-point, da una parte e dall’altra. E ci sono soldati in giro».
  3. Dal link http://www.loccidentale.it/articolo/fatico...+pietro.0063640 riporto: Il blog del direttore Faticoso fare i garantisti col figlio di Di Pietro di Giancarlo Loquenzi 24 Dicembre 2008 Voi lo sapete che questo è un giornale garantista a tutta prova. Perciò anche quando leggiamo le intercettazioni tra Cristiano Di Pietro e il provveditore alle Opere Pubbliche, Mauro Mautone, uomo di fiducia di Alfredo Romeo, saremmo portati ad una certa indulgenza. In fondo cosa ha fatto l'ingenuo ragazzotto? Chiamava un potente funzionario per piazzare suoi amici in questo o quel posto: una spintarella, che sarà mai? E' vero che nel frattempo il padre era Ministro dei Lavori Pubblici e quindi la cosa non è elegantissima, ma Mautone ha spiegato che le segnalazioni di Cristiano si riferivano a ottimi professionisti. E pazienza se poi altri professionisti altrettanto bravi ma senza santi dipietristi in paradiso restavano al palo. Dà anche un certo fastidio sentire Di Pietro parlare di "giustizia a orologeria", associando l'inchiesta che coinvolge il figlio alla sua uscita dalla giunta di Napoli, e fa un po' ridere sentirlo dire che quelle telefonare "non hanno rilevanza penale". Ma insomma, si sa, i figli so' pezz'e core. E Di Pietro mostra almeno di avere un cuore di padre. Vorremmo quindi far finta di niente e archiviare la vicenda tra le tante dell'assurda giustizia telefonica italiana. Poi però ci tornano in mente le dichiarazioni di Di Pietro quando vennero pubblicate in lungo e in largo le telefonate tra Berlusconi e l'allora direttore della fiction Rai, Agostino Saccà. Vi ricordate? Copertine dell'Espresso, intere paginate dei giornali trasudanti di sdegno, articolesse che spiegavano come e perché Berlusconi dovesse essere messo al bando dalla politica oltre che in galera. In fondo la differenza tra le due vicende è che in un caso di parla di geometri e ingegneri e nell'altro di veline e cantanti. Cosa disse allora Di Pietro tra le tante cose? Ecco: "Le intercettazioni che loro vogliono limitare ci fanno vedere un capo del governo che fa un lavoro più da magnaccia, impegnato a piazzare le veline che parlavano troppo". Questo è Di Pietro, che allora se ne infischiava della rilevanza penale delle intercettazioni (che poi si è visto non esserci dato che tutto è stato archiviato), ma maramaldeggiava da par suo. E allora, mettiamo da parte per un po' il garantismo e confessiamo che delle telefonate di Cristiano Di Pietro ne vorremmo leggere ancora e ancora.
  4. Dal link http://iltempo.ilsole24ore.com/politica/20...so_figlio.shtml riporto: Il leader dell'Idv si difende. E assolve sè stesso e suo figlio Fabrizio dell'Orefice f.dellorefice@iltempo.it Antonio Di Pietro non ci sta. Attacca. Si ribella. Non ci sta alle insinuazioni della Dia sul caso di Napoli che lambiscono il suo nome. I fatti sono riportati nell'informativa allegata all'ordinanza di custodia cautelare per effetto della quale una settimana fa sono stati arrestate a Napoli tredici persone tra cui due assessori ancora in carica e due ex. Nel documento si descrivono i contatti tra Cristiano Di Pietro, figlio del leader dell'Italia dei valori, e Mauro Mautone, l'ex provveditore alle opere pubbliche della Campania e del Molise ora agli arresti domiciliari. Rapporti che, scrivono i magistrati, «tendenzialmente potrebbero rientrare nell'ambito dei ruoli istituzionali ricoperti, hanno assunto nel corso delle indagini un contenuto alquanto ambiguo». Gli investigatori citano a questo proposito le richieste di Cristiano di «affidare incarichi a persone da lui segnalate anche al di fuori degli ambiti di competenza istituzionale (Bologna)» e si parla di presunti interessi del figlio di Di Pietro «in alcuni appalti e su alcuni fornitori». In un'altra telefonata un ex parlamentare dell'Idv comunica a Mautone che con lui si trovano due architetti amici di Cristiano, «ai quali non bisogna far prendere collera». In quell'epoca Di Pietro era ministro delle Infrastrutture, ovvero il dicastero dal quale dipende il provveditore alle Opere di Campania e Molise. Anzi, particolare singolare è quello che riguarda proprio la rimozione di Mautone, il quale apprende di essere stato trasferito ad altro incarico il 29 luglio del 2007. Quel giorno chiama Cristiano, i due parlano al telefono ma la chiamata viene bruscamente interrotta e da quel giorno il figlio dell'allora ministro misteriosamente non risponderà più alle telefonate del dirigente ministeriale. I magistrati della Dia scrivono espressamente di una «fuga di notizie». Di Pietro non ci sta e si ribella. Convoca una conferenza stampa per affermare che «i magistrati vadano avanti e gli auguro buon lavoro, perché quando non si ha nulla da temere non si ha paura delle intercettazioni e delle indagini. Anzi, confermo che sono un utilissimo strumento di indagine». Nel 2007 sottolinea «di aver trasferito almeno 10-15 persone, ma non perché mi avessero passato dei pizzini o perché c'era qualche talpa. Semplicemente perché un buon ministro ha il dovere anche di evitare che si creino delle sacche di contiguità». E ribadisce: «Ho sempre considerato che fosse un bene far rotare gli incarichi soprattutto se poi si trattava di persone sulle quali si facevano delle chiacchiere». In serata sul suo blog ammette che il comportamento del figlio è stato «non corretto e non opportuno». Ora, non ci sono motivi validi per dubitare dell'onestà e della sincerità di Di Pietro, di suo figlio e dei loro comportamenti. C'è solo da rivolgere qualche domanda al leader dell'Italia dei Valori. E cioè, provi egli a guardare quanto è accaduto negli ultimi giorni e che lo ha interessato. Provi a guardare dall'esterno. Pensando che quanto successo non riguarda Antonio e Cristiano Di Pietro. Ma che invece i protagonisti della vicenda siano un qualunque ministro delle Infrastrutture, o magari un qualunque ministro. Magari un presidente del Consiglio. Berlusconi. Ecco, immagini che al centro dell'intera vicenda ci fosse stato Silvio Berlusconi. Come si sarebbe comportato lui, Di Pietro? Che cosa avrebbe detto se da una inchiesta fosse emerso che la figlia di Berlusconi, chessò Marina, invece di guidare Mondadori avesse fatto la consigliera provinciale milanese di Forza Italia. E fosse stata colta al telefono mentre cercava di sistemare qualche amico, valente professionista, per qualche incarico in un ufficio territoriale del governo in Toscana, nel Lazio o in Molise. Lo sappiamo, ci vuole fantasia. Ma Di Pietro si sforzi. Come si sarebbe comportato? Avrebbe chiesto le dimissioni di Berlusconi? E di sua figlia? Avrebbe chiesto a Forza Italia di espellere la figlia del capo colta a maneggiare consulenze e appalti? Si sarebbe messo a raccogliere le firme per chiedere la rimozione del ministro o il suo ritiro dalla politica? Continuiamo con il nostro giochino di immaginazione. Di Pietro ha detto di aver rimosso Mautone perché chiacchierato. Bravo. Ma che cosa avrebbe detto se avesse colto il figlio di un ministro colto a parlare al telefono con una persona «chiacchierata»? E chiacchierata di cosa? Si può rimuovere un dirigente perché chiacchierato? E se questa chiacchiera avesse qualche fondamento, non avrebbe questo ministro dovuto recarsi anche alla Procura a fare un esposto? E Santoro, Michele Santoro. Su un affaire del genere non ci avrebbe montato una puntata speciale di Anno Zero per domani, giorno di Natale? E Travaglio? Non farebbe uno dei suoi documentatissimi articoli su L'Unità gridando allo scandalo. E Micro Mega? E Paolo Flores D'Arcais? Non avrebbe già organizzato un girotondo attorno a Palazzo Chigi? E Sabina Guzzanti non avrebbe già convocato tutti a piazza Navona in mezzo alla bancarelle a strillare contro il nuovo affaire? O sarebbe stata troppo intenta a menar fendenti contro le mignotte della Repubblica? 24/12/2008
  5. Il link ad un altro video riassuntivo dei lavori eseguiti sulla portaerei "Charles de Gaulle" e della piena ripresa dell'attività operativa dell'unità in questione: http://www.corlobe.tk/article12054.html
  6. Confermato quanto anticipato da Facci negli articoli da me linkati nel post n° 4!!! Eccovi altri link initeressanti: http://roma2011.blogosfere.it/2008/12/cris...l#mce_temp_url# http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezion...39450girata.asp http://www.repubblica.it/2008/12/sezioni/c...etro-sfogo.html http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=316685
  7. Confermata la vendita al Brasile, da parte della Francia, di 4 sottomarini a propulsione convenzionale (gli "Scorpène") più l'assistenza per la costruzione di un sottomarino d'attacco a propulsione nucleare e la costruzione di una base navale e di un nuovo cantiere, il tutto per circa 7 miliardi di euro! Eccovi il link all'articolo in francese che ne parla: http://www.meretmarine.com/article.cfm?id=109144
  8. picpus

    Bulava

    Ennesimo lancio fallito di un "Bulava"! Eccovi il link ad un articolo in francese: http://www.corlobe.tk/article12052.html ed il link ad un articolo in inglese: http://en.rian.ru/russia/20081223/119130243.html
  9. Io, che sono considerato smaccatamente filogovernativo, qualcosa di simile, l'ho già fatto e parecchio tempo fa, pure!!! Vedi post al link che segue: http://www.aereimilitari.org/forum/index.p...st&p=165407 (messaggio n° 303) Capisco che è più facile offendere chi la pensa diversamente (come usa fare qualcuno qui sul forum, ma tutto dipende dal bagaglio culturale che si possiede!) piuttosto che cercare, nei limiti delle proprie possibilità, di fare qualcosa di utile!!!
  10. Allora, una volta per tutte: io esprimo solo la mia opinione, non ho la benché minima voglia di convincere e/o confondere alcuno, meno che mai eventuali nostalgici del passato (prossimo) brancaleonesco fac-simile di governo o peggio ancora dei passati (remoti) governi consociativi e cattocomunisti della prima repubblica!!! Detto questo, se si pretende di ridurmi al silenzio, basta applicare i sicuramente conosciuti, a qualcuno dei miei interlocutori, metodi stalinisti e farmi fuori (metaforicamente) bannandomi!!!
  11. Post da quotare in toto!!! Peccato che quando le stesse cose (nella sostanza!) le dicevo io (per esempio, post n° 131, post n° 152 e post n° 157), non andavano bene!!!
  12. picpus

    Sugli U214

    La Marina della Corea del Sud intende dotarsi di complessivi 9 U 214 entro il 2018. Eccovi il link all'articolo in francese: http://www.corlobe.tk/article11808.html ed il link all'articolo in inglese: http://www.koreatimes.co.kr/www/news/natio.../116_35766.html
  13. Eccovi 2 link al testo del Trattato Nord Atlantico: http://www.comitatoatlantico.it/articolo/8..._nord_atlantico http://www.nato.int/docu/other/it/treaty-it.htm#fn1#fn1 Leggere con attenzione gli articoli 5 e 6.
  14. Eccovi il link ad un interessante articolo, sulla svolta a "destra" di Obama: http://www.ilsussidiario.net/articolo.aspx?articolo=9384
  15. Eccovi il link ad un video: http://www.corlobe.tk/article11792.html e il link ad un articolo: http://www.meretmarine.com/article.cfm?id=108956 dal quale riporto la seguente frase: " ... Cette IPER avait débuté le 1er septembre 2007, après que le bâtiment, mis en service en 2001, eut réalisé 1100 jours de mer et l'équivalent de 12 tours du monde. ... ". Per coloro che sostenevano cha la portaerei "Charles de Gaulle" era stata scarsamente operativa, a causa delle varie avarie!!!
  16. Eccovi il link ad un articolo (in francese) di aggiornamento, sulla notizia in argomento: http://www.corlobe.tk/article11809.html
  17. A proposito di crisi economiche, vedo con (dis)piacere, che i miei interlocutori sono di memoria corta e non ricordano (probabilmente è la passione politica che ottenebra la loro memoria!) che il 2° governo Berlusconi (2001-2006) si trovo', a pochi mesi dal suo insediamento, a dover fronteggiare la deleteria congiuntura economica, post 11 settembre 2001, la pîù grave, se si esclude quella attuale, degli ultimi decenni!!!
  18. Eccovi i link ad altre gallerie fotografiche del mezzo in argomento: http://www.corlobe.tk/article11805.html http://www.corlobe.tk/article11806.html http://www.corlobe.tk/article11807.html
  19. Cosa penso della politica per la Difesa dell'attuale governo, l'ho espresso chiaramente al post n° 122 della presente discussione, rispondendo con un monosillabo ad una domanda di Dominus: qualsiasi altra interpretazione altrui del mio pensiero è tendenziosa e non corrisponde a verità!!! Cio' detto, ritengo che, non come dice Mario il 75 % degli italiani, bensi' il 90 %, scusatemi l'espressione, SE NE FREGA altamente delle nostre FF.AA. e TUTTI i governi della Repubblica hanno sempre, come dire, rispettosamente, tenuto conto dei desiderata della pubblica opinione!!! Quindi chi, more solito, attribuisce a Berlusconi, anche questa come tutte le altre colpe di questo Mondo, all'insegna dello slogan "piove, governo ladro", fa solo della, CATTIVA, propaganda politica o, peggio, partitica!!! Andando poi al merito della questione, torno a sottolineare che la situazione italiana non è, sostanzialmente, dissimile da quella dei principali paesi europei: ho parlato della Gran Bretagna ed in particolare della "Royal Navy" (vedete cosa afferma Enrr al post al link che segue: http://www.aereimilitari.org/forum/index.p...st&p=192262 (messaggio n° 88)), ma cosa dire allora della Francia e della sua "Marine Nationale", che aveva PROGRAMMATO 2 portaerei e 17 FREMM e che avrà, 1 portaerei ed 11 FREMM?! Qualcuno se ne verrà fuori con la solita storia del "Libro Bianco", ma si tratta di uno "specchio per le allodole" che non muta i termini del problema: la PROGRAMMAZIONE, quella originale e corrispondente alle reali necessità stimate dallo Stato Maggiore, è stata mandata all'aria e si è tagliato alla bella!!!
  20. E tutto cio' che tu hai posto in rilievo è da addebitare al governo attualmente in carica (da 7 mesi!) e/o anche al precedente governo Berlusconi o, MAGARI, in Italia, DA SEMPRE, anche prima dell'ultima guerra, si è fatto cosi'!!!
  21. 1) Sono sempre soldi che escono dal bilancio dello Stato: se non fossero destinati alle missioni, potrebbero andare alla Difesa; peraltro, proprio in Gran Bretagna, il "buco" del bilancio della Difesa ed i conseguenti necessari tagli, sono attribuiti espressamente, proprio agli impegni in Iraq e altrove. 2) Le missioni comportano un'usura straordinaria dei mezzi delle 4 FF.AA. ed un parimenti straordinario consumo di pezzi di ricambio e di rispetto, che grava INTERAMENTE sul bilancio ordinario della Difesa, oltre ad orientare in maniera quasi esclusiva l'addestramento degli uomini (cio' vale in particolare per l'Esercito) in funzione delle missioni cosiddette di pace, a danno di quello ordinario, che viene pertanto sacrificato anche per tale motivo oltre che per carenza di fondi. 3) Gli inglesi stanno ELIMINANDO del tutto, la componente ad ala fissa della Marina: non mi sembra che in Italia avvenga, in nessuna delle FF.AA., qualcosa di DEFINITIVO ed IRRIMEDIABILE, come cio'!
  22. Ma le missioni militari all'estero, comprese quelle inutili e dannose (leggasi: Libano), sono precedenti ai tagli e, soprattutto, non se ne intravede la fine!!!
  23. Dallla rubrica "Cronaca - News" del sito "Congedati Folgore", http://www.congedatifolgore.com/ , il link al Calendario 2009 dell'Esercito Italiano: http://www.congedatifolgore.com/gallery/ca...ito09/index.htm e dal sito ufficiale dell'Arma dei Carabinieri, http://www.carabinieri.it/ , il link al, mio parere bellissimo, Calendario Storico 2009 dell'Arma dei Carabinieri: http://www.carabinieri.it/Internet/Editori...2006-2000/2009/
  24. Infatti, vedi articoli linkati nel post al link che segue: http://www.aereimilitari.org/forum/index.p...st&p=192239 (messaggio n° 87) Riporto solo un significativo periodo: " ... Band is furious that the navy is taking the brunt of the cutbacks caused by a £2bn black hole in the defence budget, the sources said. ... ".
  25. Il Primo Lord del Mare (cioé il Capo di Stato Maggiore della Marina) minaccia di dimettersi per la situazione drammatica della "Royal Navy"!!! Eccovi il link ad un articolo in francese: http://www.corlobe.tk/article11791.html ed il link ad un articolo in inglese: http://www.timesonline.co.uk/tol/news/uk/article5298898.ece
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