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Azioni di pirateria a largo delle coste somale


paperinik

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Atalanta è il nome dell'operazione con cui i paesi Europei operano per impedire e contrastare gli atti di pirateria :rolleyes:

 

The EU recently agreed to expand Operation Atalanta to allow forces to attack land targets as well as those at sea, and this is the first time its forces have used the new rules to attack a base on the mainland.

 

 

Postare un video di Apocalypse Now solo perché sono coinvolti elicotteri mi sembra leggermente fanfarone e attinente alla discussione quanto postare un estratto di Pirati dei Caraibi con Johnny Deep

Edited by Scagnetti
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  • 1 month later...
  • 1 month later...

Pirateria, attaccato elicottero Marina al largo della Somalia

 

Sospetti pirati hanno sparato oggi contro un elicottero della nave da guerra San Giusto al largo della Somalia, ferendo lievemente un pilota.

 

Lo ha detto oggi la Marina militare in una nota.

 

"Uno dei due piloti del velivolo italiano è stato raggiunto al collo da una scheggia di plexiglass, a seguito dell'impatto dei colpi con il parabrezza", dice la nota, secondo cui le sue condizioni non sono preoccupanti.

 

L'elicottero, impegnato in un pattugliamento nell'ambito dell'operazione antipirateria "Atalanta", è stato attaccato da una imbarcazione sospettata di essere stata presa in ostaggio dai pirati.

 

Gli italiani non hanno reagito al fuoco "per non mettere a rischio l'incolumità degli eventuali ostaggi", conclude la nota.

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  • 4 weeks later...

Private Army Formed to Fight Somali Pirates Leaves Troubled Legacy

 

It seemed like a simple idea: In the chaos that is Somalia, create a sophisticated, highly trained fighting force that could finally defeat the pirates terrorizing the shipping lanes off the Somali coast.

But the creation of the Puntland Maritime Police Force was anything but simple. It involved dozens of South African mercenaries and the shadowy security firm that employed them, millions of dollars in secret payments by the United Arab Emirates, a former clandestine officer with the Central Intelligence Agency, and Erik Prince, the billionaire former head of Blackwater Worldwide who was residing at the time in the emirates.

And its fate makes the story of the pirate hunters for hire a case study in the inherent dangers in the outsourced wars in Somalia, where the United States and other countries have relied on proxy forces and armed private contractors to battle pirates and, increasingly, Islamic militants.

That strategy has had some success, including a recent offensive by Kenyan and African Union troops to push the militant group Al Shabab from its stronghold in the port city of Kismayu.

But with the antipiracy army now abandoned by its sponsors, the hundreds of half-trained and well-armed members of the Puntland Maritime Police Force have been left to fend for themselves at a desert camp carved out of the sand, perhaps to join up with the pirates or Qaeda-linked militants or to sell themselves to the highest bidder in Somalia’s clan wars — yet another dangerous element in the Somali mix.

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Il risveglio della Somalia

 

Raramente in Somalia ci si è abbandonati all’ottimismo nel corso degli ultimi vent’anni. Non pochi guardano ancora con scetticismo all’evoluzione del quadro politico e di sicurezza che negli ultimi sei mesi hanno interessato – positivamente – il martoriato paese. Non c’è dubbio, tuttavia, che la portata degli eventi in corso sia a dir poco straordinaria, con prospettive decisamente migliori rispetto al passato, nonostante le non poche insidie ancora presenti.

Tra le principali ragioni del mutato scenario somalo, deve necessariamente essere inserito il cambio di strategia degli Stati Uniti nella lotta al terrorismo e alle milizie dell’Al Shabaab. Constatato, infatti, il fallimento dell’iniziativa militare etiopica a sostegno di un governo poco più che fantoccio, e l’altrettanto disastrosa “politica delle cannoniere” – volanti, in questo caso – con cui si intendevano colpire in profondità i centri nevralgici delle milizie islamiche, nel corso degli ultimi 18 mesi gli Stati Uniti hanno radicalmente mutato il proprio approccio alla crisi.

Ascoltando quello che ripetutamente era stato loro suggerito dai somali sin dal 2005, gli Usa hanno optato per un sostegno diretto alle autorità centrali del paese, hanno contribuito significativamente alla rinascita delle Forze armate locali, ed hanno infine sostenuto il ruolo e la capacità operativa delle forze di peacekeeping dell’Unione africana. Queste ultime sono state ulteriormente potenziate dall’ingresso del Kenya, che ha fornito un contributo molto importante nella lotta alle milizie dell’Al Shabaab nel sud del paese e nella provincia di Mogadiscio.

Gli Stati Uniti hanno quindi assunto un ruolo defilato e poco visibile, limitando la loro presenza in loco ad una stazione dell’intelligence sull’aeroporto di Mogadiscio e alla massiccia presenza di Uav a sostegno delle operazioni dell’Amisom e delle forze somale sul terreno.

Alla fine di agosto, inoltre, e terminato il ruolo delle autorità governative transitorie (Tfg), con la promulgazione di una nuova Costituzione (che dovrà essere poi ratificata), l’elezione di un nuovo Parlamento e, soprattutto, per la prima volta in oltre vent’anni con l’elezione di un nuovo Presidente della Repubblica, Hassah Sheikh Mohamud.

Questa trasformazione istituzionale, garantita dalla presenza sul terreno delle forze dell’Amisom e dalle ricostituite Forze armate somale, ha permesso di riavviare la macchina dell’economia nazionale, ancora largamente basata sulle rimesse dall’estero e sugli aiuti internazionali, e di revitalizzare il supporto della società somala. Che oggi, per la prima volta in vent’anni, spera concretamente nella possibilità di una normalizzazione della situazione e nel ritorno del paese nel novero delle nazioni propriamente dette.

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Dal sito ufficiale di EU NAVFOR: l'articolo EU naval force quick to capture suspect pirate boat , ed il video http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=e6kAf487rNU

 

 

La nave italiana San Giusto blocca sette pirati nell'Oceano Indiano

 

eri sera la nave italiana San Giusto, ammiraglia della flotta europea di Eunavfor, dispiegata dall'Unione Europea per i l pattugliamento e controllo antipirateria nelle acque antistanti il Corno d'Africa, ha fermato un'imbarcazione con 7 presunti pirati a bordo, arrestandone gli occupanti.

La nave da guerra della Marina Militare italiana, impegnata nell'ambito dell'operazione Atalanta, aveva avvistato la barca, che trasportava una scala, probabilmente destinata a facilitare ai pirati le operazioni di abbordaggio delle navi mercantili che transitano nella zona, e oltre 20 bidoni di carburante. L'avvistamento è avvenuto a circa 180 miglia a est di Socotra, isola nell'Oceano Indiano che si trova a sua volta a 300 miglia dalla costa somala. Il comandante della San Giusto ha quindi immediatamente rivolto la prua verso l'imbarcazione sospetta, mentre un elicottero decollava dalla nave per vedere più da vicino di cosa si trattasse. Una volta sul posto, la squadra d'imbarco della San Giusto è salita a bordo della barca e ha tratto in arresto i sette uomini che componevano l'equipaggio.

Il contrammiraglio inglese Duncan L. Potts, comandante della forza navale dell'Ue operante nella zona, ha definito l'operazione un successo: «Questo è stato il primo avvistamento di una nave pirata sospetta nel bacino somalo da oltre 3 mesi a questa parte, e le nostre forze sono intervenute prima che l'imbarcazione avesse la possibilità di effettuare un attacco contro le navi in ​​transito nella zona».

Il contrammiraglio Potts ha poi aggiunto: «Sapevamo che, concluso il periodo dei monsoni, questo mese i pirati avrebbero nuovamente tentato la fortuna in mare, ed è per questo che abbiamo sempre tenuto alto il livello di attenzione, senza sederci sugli allori per la calma apparente dei mesi scorsi».

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  • 2 weeks later...

IMB reports drop in Somali piracy, but warns against complacency

 

The number of ships signalling attacks by Somali pirates has fallen this year to its lowest since 2009, a report from the International Chamber of Commerce International Maritime Bureau (IMB) revealed today, but IMB warns seafarers to remain vigilant in the high-risk waters around Somalia, the Gulf of Aden and the Red Sea. Meanwhile, violent attacks and hijackings are spreading in the Gulf of Guinea.

Worldwide this year, pirates have killed at least six crew and taken 448 seafarers hostage. The IMB Piracy Reporting Centre recorded that 125 vessels were boarded, 24 hijacked and 26 fired upon. In addition, 58 attempted attacks were reported.

 

Report: Sea piracy drops to lowest level in four years

 

 

... inoltre segnalo Tante Italie per tante Somalie: diplomazia, fondamentalismo e mafie

 

il profilio di un leader di al Shabaab Profile: Ahmed Abdi Godane (Mukhtar Abu Zubair)

 

Gulf of Aden Security Review

 

Yemen: Security forces in Aden thwart AQAP attempt to smuggle Africans into Saudi Arabia; al Houthi rebels convert schools to prisons in Hajjah governorate; Yemeni soldier shot dead in al Dhaleh governorate; PRC forces protest and block roads leading to Jaar city; Yemeni soldiers from 131st Infantry Brigade seize truck carrying fertilizer in Aden governorate; violent clashes break out between two unidentified parties in Aden governorate; security forces clash with protesters attempting to storm Sabafon company in al Mukalla

 

Horn of Africa: Al Shabaab threatens to attack UK; al Shabaab attacks Ugandan soldiers traveling from Bali Doogle, Lower Shabelle region to Baidoa, Bay region; three al Shabaab suspects are paraded before the media in Mogadishu; an explosion in Las Anod, Sool region injures 2; al Shabaab releases female hostage in Buulobarde, Hiraan region; NATO troops spotted in El Bur, Galgadud region; Italian foreign minister visits Somalia; US pledged $58 million to Horn of Africa countries

Edited by Andrea75
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Counterpiracy Flagship Comes Under Fire Off Somalia’s Coast

 

The flagship for NATO’s Ocean Shield counterpiracy mission came under sustained fire from suspected pirates off Somalia’s coast yesterday, Supreme Headquarters Allied Powers Europe officials reported today.

The Dutch warship HNMLS Rotterdam was attacked while conducting routine surveillance, officials said.

A boarding team from Rotterdam was approaching a suspect dhow near the coast when they came under fire from ashore and from the dhow itself. When Rotterdam returned fire in accordance with rules of engagement, officials said, the dhow ignited and crew members were seen leaping into the water. One dhow crew member was killed in this action, and 25 people were subsequently rescued from the water by Rotterdam crew members, officials said.

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Russia may deploy Il-38 in Djibouti

 

Russia has asked France to allow the deployment of two Ilyushin Il-38 naval reconnaissance planes at a French base in Djibouti to facilitate its anti-piracy missions in the Gulf of Aden, Defense Minister Anatoly Serdyukov said on Wednesday.

 

"We have asked France to host two reconnaissance planes at its air base in Djibouti in addition to three French planes deployed there," Serdyukov said after a meeting of the Russian-French Security Council in Paris.

 

Russian warships have successfully escorted more than 130 commercial vessels from various countries through pirate-infested waters off the Somali coast since 2008, when Russia joined the international anti-piracy mission in the region.

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The Expensive, Diminishing Threat of Somali Piracy

 

Many factors have contributed to the decrease in pirate hijackings in 2012. One factor is that shipping companies have begun equipping their ships with more countermeasures, namely armed guards. For several years, commercial ships sailing in the Indian Ocean have used other countermeasures, such as fences, water cannons and adjusted tactics like disabling the ship. But the widespread deployment of armed guards beginning in 2011 (guards had been used sparingly as far back as 2008) has a very close correlation to the recent decrease in hijackings In late 2009, only about 10-20 percent of commercial ships sailing through waters where Somali pirates operate carried guards; today, some estimates put the percentage as high as 70 percent. To date, pirates have never successfully hijacked a ship that had armed guards. But it should be noted that, even though the use of armed guards appears to be the most effective countermeasure against piracy, there are other factors at work.

 

For instance, government officials also attribute the drop-off in attacks and hijackings to better coordination between foreign naval patrols, which have made the waters off the Somali coast a less permissive environment for pirate operations. With several years of practice, sailors from international missions such as the U.S.-backed Combined Task Force 151 and the EU-backed Atalanta mission as well as from the unilateral missions of China, Russia, Iran and others have had time to study pirate activity and become more efficient at stopping attacks.

 

...

The cost of prevention right now is high. It is impossible to know exactly how many ships are vulnerable to Somali pirate attacks each year, but we know that about 33,000 commercial ships pass through the Gulf of Aden yearly. Estimates of how many of those ships carry armed guards range from 40 to 70 percent. That means that about 13,000-23,000 ships are paying for armed guards to accompany them through the vulnerable areas, a roughly 10-day trip, at a cost of approximately $60,000 each time. Based on those figures, the total annual cost for shipping companies merely to deploy armed guards on their ships through the Gulf of Aden is between about $800 million and $1.4 billion. The total cost of piracy to the world in 2011, according to the One Earth Future Foundation's estimates, was between $6.6 billion and $6.9 billion. This estimate included $160 million for ransom payments; other preventative measures, such as rerouting ships or using more fuel to maintain higher speeds, made up the rest of the costs.

 

In other words, the cost of preventing piracy off the coast of Somalia is substantially higher than the costs piracy inflicts.

 

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  • 2 weeks later...

13th Chinese naval escort taskforce arrives in Gulf of Aden

 

After 13 days and nights of continuous sailing, the 13th naval escort taskforce under the Navy of the Chinese People’s Liberation Army (PLA) successfully arrived in the eastern waters of the Gulf of Aden at 04:00 on November 21, 2012, local time.

  The pirate activity is expected to be more rampant due to the relatively sound sea conditions in the Gulf of Aden and the waters off the Somali coast in the next six months, according to the command post of the escort taskforce. Moreover, the pirates have mastered a series of “tactics” and extended their active period from daylight into dawn and dusk, even into the night.

  The 13th Chinese naval escort taskforce, composed of the “Huangshan” guided missile frigate, the “Hengyang” guided missile frigate and the “Qinghai Lake” comprehensive supply ship, set out from a military port in Zhanjiang of south China’s Guangdong province on November 9, 2012.

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Mar di Guerra. La pirateria stimola gli eccessi militari occidentali

 

Attualmente esistono tre forze internazionali navali che pattugliano il golfo di Aden e l’oceano Indiano: “Atalanta”, la prima vera e unica operazione navale congiunta dell’Unione europea, l’operazione “Ocean Shield” in ambito Nato e la Combined Task Force 151, forza multinazionale a guida statunitense che impegna i marines, elicotteri d’attacco “SuperCobra” e i droni MQ-9 Reaper. In termini pratici, in un’area compresa tra Gibuti e l’oceano Indiano si scontrano barchini e gommoni carichi di pirati all’assalto di gigantesche porta-container e flotte multinazionali che hanno in dotazione i più sofisticati sistemi d’arma e di comunicazione. Sulla carta non dovrebbe esserci neanche partita, ma allora come mai la pirateria preoccupa così tanto gli armatori e i governi?

Dalla fine della guerra civile nel 1992, la Somalia non è riuscita a garantire la sua stessa integrità territoriale, con il Puntland e il Somaliland che di fatto agiscono come regioni autonome. La pirateria è fra i risultati piu’ visibili di anni di malgoverno, corruzione ufficiale diffusa, mancanza di sorveglianza marittima statale e insufficienti opportunità economiche alternative a terra. Col tempo, assaltare le flotte commerciali di colossali compagnie spedizioniere o petrolifere si è rivelato estremamente più redditizio della pesca.

Per combattere tale fenomeno, oltre alle task force multinazionali, alcuni singoli paesi come Russia, India, Cina, Giappone, Singapore e Corea del Sud hanno inviato nella regione proprie navi da guerra. Di conseguenza, il triangolo di mare aperto compreso tra India, Madagascar e Gibuti è stato pesantemente militarizzato.

Lo scorso ottobre si è svolta a Londra una conferenza sulla lotta alla pirateria che ha riunito rappresentanti delle marine nazionali dell’Unione europea, della Nato e delle compagnie petrolifere e marittime. La conferenza si è svolta a porte chiuse e, a quanto risulta, avrebbe avuto un ruolo importante di lobbying nei confronti dei singoli governi affinché questi si sobbarchino le maggiori spese di gestione dovute al rischio assicurativo delle flotte commerciali.

Platform, organizzazione di attivisti londinesi, ha redatto un report parallelo a quello dell’Atlantic Council. Il documento di Platform, intitolato “A secret subsidy”, afferma che nonostante l’armamento e le navi utilizzate dai pirati siano oggettivamente ridicole rispetto allo spiegamento di forze messe in campo per contrastarli, la presenza militare nelle acque al largo della Somalia è aumentata. Nel mese di maggio di quest’anno l’Ue ha attaccato il villaggio di Handulle in Somalia, sganciando alcune bombe sui sospette navi pirati e mitragliando la spiaggia per distruggerne le imbarcazioni e le reti da pesca. Ad aprile due aerei avevano bombardato Gumah, nel Puntland, ferendo due civili.

Secondo Platform e alcune altre Ong, la promozione della minaccia piratesca serve per giustificare l’uso spropositato delle forze navali in campo. Sarebbe quindi strumentale a far emergere la paura di un eventuale blocco o rallentamento delle forniture energetiche. Di fatto, secondo Platform, si sta aggirando il piano di riduzione di spesa in campo militare, come sta avvenendo nella maggior parte dei paesi europei in tempi di austerità, paventando minacce irreali. La stessa House of Lords britannica ha riportato che meno dell’1% delle navi cisterna che viaggiano attraverso il golfo di Aden sono state sequestrate.

La pirateria sarebbe, secondo questa linea interpretativa, un pericolo commerciale specialmente per il suo impatto finanziario. Il dirottamento o l’assalto di una nave significa un ritardo di consegna delle merci e, nonostante i bassi livelli di successo degli attacchi dei pirati, i premi assicurativi sulle imbarcazioni che attraversano la zona sono più che duplicati rispetto a pochi anni fa. Chiaramente, ciò non può far piacere ai colossi energetici come Shell e BP, che trasportano ogni giorno decine di migliaia di barili di petrolio.

Secondo i dati pubblicati dalla Nato nel gennaio scorso, i pirati sono riusciti a catturare solo quattro navi nel 2011, a fronte di 26 nel 2010, e altrettante nel 2009. In realtà esistono diversi metodi per affrontare la pirateria senza utilizzare risorse militari così ingenti: è il caso delle BMP (Best Management Practices), le linee guida da seguire per evitare gli arrembaggi, gli idranti e le schiume da sparare dal ponte, oltre che una maggiore rete di comunicazione tra le compagnie e le proprie navi.

Lo stesso generale Buster Howes, comandante dell’operazione “Atalanta”, ha criticato il settore dei trasporti marittimi per non aver preso misure adeguate per proteggersi autonomamente. Ciò a cui assistiamo, lontani spettatori, è un fenomeno molto particolare in cui si confrontano visioni discostanti: da una parte il mondo del commercio, non esclusivamente occidentale, ma riguardante il mondo “sviluppato”, e dall’altro le organizzazioni criminali che lo sfruttano per i propri fini. In fin dei conti, vista la naturale militarizzazione delle acque, non esiste un vincitore.

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Ocean Shield: l’Italia al comando dell’operazione antipirateria

 

A partire da oggi [23/11/2012] l’Italia ha la responsabilità del comando dello Standing NATO Maritime Group 2 (SNMG 2), la formazione navale di pronto intervento costituita da unità dell’Alleanza Atlantica.

Stamattina, a Taranto, a bordo di Nave “San Marco”, si è svolta la cerimonia durante la quale il Contrammiraglio Antonio Natale ha assunto il comando dello Standing NATO Maritime Group 2.

Alla cerimonia era presente, tra gli altri, il Comandante della Componente Marittima Alleata del Sud Europa, Ammiraglio di Squadra Rinaldo Veri.

Il Gruppo Navale SNMG 2 si trasferirà nelle acque somale nell’ambito della operazione NATO “Ocean Shield” in contrasto alla pirateria.

“Nave San Marco” sarà sede di comando della SNMG 2 e, oltre al proprio equipaggio, composto da 320 tra uomini e donne, imbarcherà uno staff internazionale proveniente da diversi Paesi della NATO.

Il Comando italiano, oltre alla sua missione primaria di contrasto alla pirateria marittima, trasporterà aiuti umanitari nel continente africano, quali attrezzature ospedaliere e farmaci.

Nell’azione di contrasto alla pirateria marittima nel Corno d’Africa e Oceano indiano, oltre alla formazione navale della NATO - che l’Italia guida per la terza volta - opera anche la forza navale dell’Unione Europea EUNAVFOR con la missione “Atalanta”.

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Antipirateria: Nave San Marco salpa per l'Oceano Indiano

 

Il 26 novembre nave San Marco è salpata dalla Base Navale Mar Grande di Taranto per fare rotta verso Djibouti (Africa Orientale). La tradizionale cerimonia di saluto all'equipaggio dell'unità della Marina è stata presenziata dal Contrammiraglio Antonio Natale il quale, lo scorso venerdì, ha assunto il Comando dello Standing Nato Maritime Group 2 (SNMG2).

“Forti del vostro incessante e fondamentale supporto, spieghiamo le vele alla volta di questa lunga ed impegnativa missione, un’avventura che ci porterà lontano dagli affetti più cari al fine di salvaguardare la libera navigazione negli interessi dell’intera comunità internazionale”. Queste le parole con cui il Comandante dell’SNMG2 si è rivolto a parenti ed amici intervenuti alla cerimonia di saluto.

Dal prossimo 7 Dicembre, Nave San Marco, opererà per circa 6 mesi quale Flag Ship della Missione NATO Ocean Shield nell’ambito della lotta al fenomeno della pirateria nel Corno d’Africa.

 

Somalia: incontro di Eunavfor con rappresentanti locali al largo di Hurdyo

 

l 27 novembre, il Comandante della Forza Navale dell'Unione Europea (EUNAVFOR), Contrammiraglio Enrico Credendino, ha incontrato i rappresentanti locali di pescatori somali, gli anziani dei clan delle comunità costiere e le autorità locali a bordo di Nave San Giusto, nave ammiraglia di EUNAVFOR, al largo della costa nord-orientale della Somalia, nei pressi di Hurdyo.

L’incontro è stato il secondo evento legato all’iniziativa intrapresa da EUNAVFOR volta ad incontrare i rappresentanti delle comunità costiere costiere somale nell'ambito del così detto Somali Seafareres Initiative (SSI). Un primo analogo incontro era avvenuto il 29 ottobre scorso al largo di Bosaso.

Lo SSI è un'iniziativa dell’Agenzia delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO) e di EUNAVFOR, volta alla comprensione delle realtà locali somale legate alla pesca ed alla sicurezza in mare.

Lo SSI è, inoltre, un progetto a lungo termine che mira a costruire relazioni durature basate sulla comprensione e la fiducia reciproca tra EUNAVFOR ed i rappresentanti delle comunità costiere di pescatori somali ed autorità locali.

Tutti i partecipanti all’incontro si sono detti d’accordo nel dire che la pirateria è una piaga che colpisce anche l'economia e le prospettive di crescita locali e che la soluzione al problema deve venire dalla terra. Al termine, tutti i presenti hanno auspicato ulteriori futuri incontri analoghi.

"Questo nostro incontro odierno è il secondo passo di un percorso che ci auguriamo possa essere il più lungo possibile" - ha detto l'ammiraglio Credendino - "Sia voi che noi siamo occupati nella ricerca di una risoluzione al problema della pirateria nel bacino somalo e lo sviluppo di tutta la Somalia".

Nel corso della riunione, molta enfasi è stata data al ruolo che la neonata missione EUCAP Nestor avrà nella costruzione delle maritime capacities della Somalia. EUCAP Nestor è una missione civile, che si avvale dell’esperienza militare, nata nell’ambito della Politica Europea di Sicurezza e Difesa (PESD). I suoi obiettivi sono rafforzare lo stato di diritto in Somalia e rafforzare la capacità marittima di Gibuti, Kenya e le Seychelles.

Inoltre, l'Unione Europea sostiene lo sviluppo del settore della pesca somalo grazie al programma Smart Fish, attuata con la FAO. L'Unione Europea ha anche una politica rigorosa contro la pesca illegale (INN), tanto che a tutti i pescherecci battenti bandiera di Paesi dell’Unione Europea è stato chiesto di rimanere al di fuori della zona di 200 miglia nautiche al largo della costa somala.

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  • 2 weeks later...

Antipirateria: L’Italia cede il comando di EUNAVFOR alla Spagna

 

In una cerimonia tenutasi il 6 dicembre a bordo della nave anfibia San Giusto, il Contrammiraglio Enrico Credendino ha ceduto il Comando della Forza Navale Europea (EUNAVFOR) al Contrammiraglio spagnolo Pedro Garçia de Paredes Perez de Sevilla. La cerimonia è stata presieduta dal vice Comandante Operativo di EUNAVFOR, Contrammiraglio Gualtiero Mattesi.

Numerosi gli ospiti presenti, tra i quali il Ministro della Pesca e Agricoltura di Gibuti, in rappresentanza del Presidente della Repubblica di Gibuti, gli Ambasciatori di Italia, Spagna, Francia, Germania, Russia e Giappone, il Capo dell’Ufficio dell’Unione Europea le Politiche del Corno d’africa, i vertici dei contingenti militari di Francia, Spagna, Germania e Giappone dislocati a Gibuti.

 

Fin dalla sua nascita nel 2008, EUNAVFOR ha contrastato il fenomeno della pirateria nel bacino somalo dell’Oceano Indiano e del Golfo di Aden, fornendo anche protezione e supporto alle navi che trasportano gli aiuti umanitari del World Food Programme (WFP) destinati alla Somalia ed a quelle della Missione dell’Unione Africana in Somalia (AMISOM), scortando circa 1.000.000 di tonnellate di aiuti alimentari finora.

 

Durante la cerimonia, l’Ammiraglio Credendino ha fatto il punto di situazione relativamente alla pirateria nel bacino somalo ed ha ringraziato le navi e gli assetti avuti alle dipendenze. Illustrando i risultati ottenuti, ha fornito un solo numero: "Non servono numeri, non servono cifre. Ne basta uno: zero. Zero, come il numero di navi prese dai pirati durante il mio Comando. Zero, come il numero di ostaggi caduti nelle mani dei pirati in questi ultimi quattro mesi. Questa è la prima volta che succede da quando EUNAVFOR Atalanta è stata fondata nel 2008".

 

A margine della cerimonia, l’Amm. Mattesi, insieme all’Amm. Credendino e all'Amm. Garçia de Paredes, ha tenuto una conferenza stampa a cui sono intervenuti giornalisti somali e gibutini. Nel ribadire il proprio plauso ai risultati conseguiti durante l’ultima rotazione, l’Amm. Mattesi ha ribadito la volontà di EUNAVFOR di opporsi fermamente ai pirati somali. “La parola fine - ha detto alla stampa - non è ancora stata scritta sul conto della pirateria nel bacino somalo, ma di certo i risultati conseguiti negli ultimi quattro mesi rappresentano un risultato che supera le aspettative. I pirati somali sanno, oggi più che mai, che EUNAVFOR c’è e che è pronta a contrastarli, notte e giorno".

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Antipirateria: sventato attacco a petroliera Danese

 

Nel tardo pomeriggio di sabato 15 Dicembre, la petroliera Torm KRISTINA battente bandiera Danese in navigazione verso il porto di Mascate (Oman) per una sosta logistica, è stata avvicinata da 2 skiffs condotti da sospetti pirati. Pochi minuti dopo, i 24 componenti dell’equipaggio sono riusciti a rifugiarsi all’interno della Cittadella ed a mandare un messaggio di soccorso.

 

Alla ricezione del messaggio, il Contrammiraglio Antonio Natale, Comandante della Task Force NATO impegnata nella lotta alla pirateria, ha tempestivamente ordinato ad una delle Unità posta sotto il suo Comando, l’HDMS Iver Huitfeldt ormeggiata nel Porto di Mascate, di procedere verso il Torm Kristina per fornire assistenza.

 

Con brevissimo preavviso l’unità danese ha richiamato a bordo l’intero equipaggio, riuscendo a mollare gli ormeggi e giungere in area in meno di 4 ore, nel frattempo i pirati, probabilmente spaventati dall’arrivo dell’Unità militare, sono scappati. Un boarding team dell’IVER HUITFELDT, dopo aver ispezionato il Torm Kristina ed essersi assicurato che non c’erano pirati a bordo ha quindi consentito all’equipaggio di lasciare la cittadella.

 

"Nonostante la stagione dei monsoni invernali generi proibitive condizioni meteorologiche, questo incidente dimostra che i pirati sono ancora attivi e capaci di operare in aree distanti dalla Somalia. Noi restiamo vigili e, quando misure di difesa come “la cittadella” vengono implementate, siamo pronti a reagire sventando le azioni criminali dei pirati". Questo il commento del Contrammiraglio Natale al termine dell’evento. Ancora una volta le Unità della NATO hanno dimostrato la loro abilità e velocità nel reagire prontamente con capacità deterrenti finalizzate al contrasto della pirateria e a rendere sicura la navigazione per i numerosi mercantili che transitano nell’area. Il Torm Kristina è ora libero di riprendere il mare.

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  • 4 weeks later...

Maritime Security off Somalia and in the Indian Ocean. http://www.phoenixthinktank.org/2013/01/maritime-security-off-somalia-and-in-the-indian-ocean/

 

 

Threats and Factors demanding stronger measures.

In summary these are: – A new administration facing old problems; lack of delivery by and for Somalia; convergence of piracy and Al Quaeda (AQ) -backed Al Shabaab in a ‘spillover’ from South to Puntland; AQ ‘s East Africa network regrouping and rearming in North Somalia. And, finally, withdrawal or weakening of naval assets from counter-piracy for whatever reason.

As ever in the Horn of Africa’s cockpit of conflict and chaos, events are moving fast and no single threat or factor can be examined in isolation. Leading news agencies support these arguments in November/December 2012 reports: – Reuters; the FT; the BBC; the Daily Telegraph and the EU Naval Force’s (NAVFOR’s) Media office. Across the board of authorities involved in counter-piracy, there is concern not only about the need to tackle pirates land source, but also to heed local warnings that piracy may change direction in sinister ways… soon.

The Federal Government of Somalia – FGS.

Political tension is high as the new system, in place on 10 September, 2012, tries to stamp its claim on territories resistant to its weak authority. Al Shabab is not a spent force and still controls swathes of southern and central Somalia. Further, it will seek to profit from spaces in any power struggle between disgruntled clans, various groups, militias and money lords. Control of Kismayo port and its large southern hinterland is a political flashpoint, as is control of the charcoal trade, which funded the Islamists @ $15m p.a. Contestants are Kenya, Ethiopia, the FGS, local militias and trader kings linked to Al Shabab. All this saps the new FGS ‘s time, energy and resources, which also need to focus on old issues; acrimonious clan politics, rampant corruption, maritime piracy, a stubborn Islamist insurgency and 2.5 million people still in crisis from the 2011 famine.

Lack of Delivery

Somalis and returnees need to see results if they are to back the new FGS. As the biggest donor, the EU has said it will give $200m over the next three years to improve education, the judiciary and policing. An international officer working on Somalia states“ the greatest danger in Somalia is lack of delivery.” We may take this to mean chiefly delivery by the FGS itself to drive the still failed state in a new direction. Equally it applies to others delivering for and to the state.

Convergence of Pirates and Al Shabab.

Leaders in Puntland now refer to the ‘spillover’ of Al Shabab insurgents flowing north into hitherto ungoverned space from south and central areas in recent months. The Islamist movement has dispersed, not disappeared. On 4 December, they confirmed their attacks on two military bases in the south and the north of Somalia; near Jowhar and also an ambush of a ministerial convoy near Merca port – both near Mogadishu. Near Bossaso they destroyed an army truck, killing 30 soldiers and assaulted an army base. This was repelled and insurgents fled to mountain hideouts of Galagalo. These events make two points: they claimed responsibility and they will be back. A number of weapons consignments seized by Puntland forces show their arrival by sea from Yemeni sources. This connection could reveal connivance with pirates on the coast. Eradication of piracy will become ever harder if it merges further with Al Shabab, forcing a complex unpicking scenario. Time is of the essence. Since both groups survive on money and the Islamists are short of it after loss of the charcoal export and other rackets at Kismayo, it might be a marriage of necessity.

AQ’s East African network regrouping and rearming in Northern Somalia.

Two reports in late November, one quoting the President of Puntland, tell that key figures of Al Shabab have moved north. Among eleven insurgents arrested were two commanders: the alleged leader of the assassination squad and an alleged logistics expert. None were locals but came from across Somalia. Their aim was to connect with others already in the region. They were found with a full gamut of new weapons, ammunition and terrorist trappings. It is believed that Al Qaeda in the Arabian Peninsula (AQAP) are arming and financing Al Shabab. In the past two months alone, authorities have intercepted two boats heading from Yemen to Puntland laden with weapons. The double attacks of 4 December claimed by Al Shabab clearly want the world to know they are still active. Meanwhile the blow to Puntland is that, in addition to fighting piracy, the ‘spillover’ from south Somalia’s problems is draining their resources and is detrimental to regional security.

Withdrawal or weakening of naval assets from counter-piracy – (CP)

This could occur for many reasons: more defence budget cuts by EU/US – (UK’s coalition has just chopped another £1.3 billion from defence); a new world strategic shock elsewhere or just complacency that reduced pirate attacks warrant fewer ships on patrol. The numbers, type and size of available Naval vessels for CP are crucial. The Chief of Defence Staff (CDS) in his annual address to RUSI in December 2012, pointed to the ‘ the £1 billion warship doing CP stuff ‘, adding that the RN must rethink the case for ships with limited role in general war. ‘Corvettes are not new and Britain will look to acquire more ships designed for a range of non war-fighting duties’ he said.

Let us examine the current situation through the Commander EU NAVFOR, Rear Admiral

Duncan Potts, Royal Navy, who gave a Media Counter-Piracy Update at Northwood HQ on 29 November 2012.

  • over the first six months of 2012 a 60% reduction in pirate activity v. first half of 2011.
  • no ships hijacked since May 2012, despite almost 200 seamen still captive.
  • October and November 2012 ‘surprisingly quiet’ when usually very busy months.
  • 2011 – 151 attacks on ships and 25 ships hijacked
  • 2012 – 31 attacks on ships and 5 hijacked to date.
  • Drop in piracy assessed as due to four factors: 100% success rate of the Private Military Security Contractors’ (PMSCs) armed guards onboard vessels; Ship hardening and evasive action by adherence to the Best Management Practise version 4 (BMP 4); Pre- emptive action by navies in close patrol and disruption preventing pirates leaving shore; Lower tolerance at local/national levels in Somalia towards pirates: they cause higher food prices and their good-time girls, booze and fast cars are despised. Rougher seasonal monsoon weather also helped.

On 15 May 2012, after the revised mandate passed by the EU on 23 March 2012, (see Introduction – Context), the first and only attack on one pirate base was made by a helicopter launched from a EU NAVFOR warship by night. Small arms fire from the air destroyed at least 5 skiffs, fuel stores and other equipment. This attack was heralded to be the first of many along the vast Somali coast. No further attack has occurred. Despite EU NAVFOR’s boast of pro-active prevention of pirates leaving shore for the open sea, Norwegian Professor Stig Jarle Hansen points to armed PMSCs as the bigger disincentive. He should know as he has walked the coast meeting pirates and their bosses over recent years, yielding in-depth knowledge of their habits. His contacts confirmed they are most afraid of PMSCs.

Let Admiral Potts have the last word. He repeated his August warning on 29 November.

“ International cartels investing in piracy will bide their time and then come back if warships left or if PMSCs were cancelled. Word would soon get round. Piracy is still one of the best ways to earn a living in Somalia. All this tactical and operational progress is easily lost if we do not irreversibly change the strategic context on the ground that allows piracy to exist in the first place.”

Conclusions

Admiral Potts knows the situation today is fragile and reversible. There were signs of renewed (pirate) activity as the BBC ‘s Frank Gardner completed his report of 29 November after Admiral Potts’s media update thus: “As ever, the source of the problem is on land and until Somalia can reach a certain level of stability and prosperity, the spectre of piracy is likely to hover over its coast for years to come.” This will come as good – if unsurprising – news to counter-piracy enterprises, seeking to protect merchant vessels either by armed parties onboard or with the convoy concept.

Meanwhile whatever happened to repeat attacks from the air or from the sea on pirate bases? Somewhere, somehow, politics took fright and vetoed this after the EU issued its March mandate to do just that. Such ambiguity and absence of firmness will have been seen as weakness by pirates, whose reserves of patience and cunning outstrip those of the international community. There is no doubt that pirates’ land bases have to be more effectively taken out if the objective to eradicate piracy is to be met. With the best-trained and equipped Special Forces (SF) available, fast operations in and out could destroy the means as well as seizing key players for interrogation and charging. The boots would hardly touch the ground. But all this needs political will and unambiguous strength such as the likes of Pompey, Blake and Exmouth possessed in spades.

In the predicted absence of either, the counter-piracy industry can look forward to many years of business, while weak politicians spends both time in hand-wringing and much of our taxes trying to end a very messy business.

 

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