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La guerra mondiale prossima ventura


Ospite intruder

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Partecipanti più attivi

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Ciao tutti,

ecco l'American way in tutta la sua grandezza:

 

The American way or the highway

Get ready, world. Managed mass democracy and market capitalism are coming. It'll be good for you. We promise

 

* Michael Dougherty

*

o Michael Dougherty

o guardian.co.uk,

o Tuesday September 16 2008 21:00 BST

o Article history

 

Don't you dream of the day when Iraqis, South Ossetians or whoever - Africans? - can have the plenitude of blessings that democracy brings? I know I do. I have a dream that one day international media conglomerates will poll Iraqis in Anbar province on the latest "gaffe" of Nouri al-Maliki. Won't that be liberating? I dream of a Fox News affiliate in the Caucuses that informs the South Ossetians on what South Ossetians think of Mikhail Sakashvilli's neckwear choices. I wake up thinking: If these poor and variously swarthy mouth-breathers could get just a taste of Sarah Palin's Lipstickgate, they would understand the inferiority of totalitarianism.

 

That's why I'm so happy about the astounding and inspiring unity of purpose in foreign policy among America's two ruling parties. On the question of Georgia, both of America's ideological factions bravely committed themselves to democracy over the truth. In the centre-left New Republic, David Greenberg lamented: "Many liberals took pains to find fault on both sides, rather than focusing on Russian aggression." The centre-right pundit Robert Kagan said it better: "The details of who did what to precipitate Russia's war against Georgia are not very important. Do you recall the precise details of the Sudeten Crisis that led to Nazi Germany's invasion of Czechoslovakia? Of course not." That's right. Don't let the facts confuse you, just remember Hitler. Now, let's roll!

 

This unity reaches up to presidential politics and extends to the Middle East. Bush, after declaring near-victory in Iraq, announced a 5% reduction of American forces there. "USA! USA!" He then proposed a "quiet surge" in Afghanistan. So Barack Obama called for a much louder one. "It is not enough troops, and not enough resources, with not enough urgency," the "anti-war" Obama says. Right on, Barack! What's a surge without a sense of urgency?

 

You might ask, has the surge worked? And you might be a traitor who wants dictators to gas little children and puppies. But I'll humour you. In this matter, I defer to the wisdom of Donald Rumsfeld: There are unknowns and knowns, you know. Does the Iraqi government have legitimacy? Unknown. Will the Sunni Awakening hold together? Unknown. Do both major party candidates agree that the surge has worked? Known. One of the requirements of the surge was to ensure domestic support for the war. On that score the surge, like, totally worked.

 

So get ready, world. Managed mass democracy and market capitalism are coming your way. Just wait until commercial homebuilders bulldoze the horrifyingly particular - and therefore strange - features of your landscape and put cable television outlets in every room for you. Surely in gratitude you'll abandon any weird and ancient religious scruples. We prefer religion that comes from television. Or religion that is television. Here's a bonus: once you get hooked up, your elite class can quote Marshall McLuhan, while ignoring everything he says.

 

And let's get something straight: You'll have free trade. It won't really be free trade. What we mean by this is an exchange. We'll right up a several-thousand-page agreement that gives incumbency to preferred businesses in both countries. Then you will sell your natural resources, and we'll sell your new class of speculators our debt. If you can produce children with nimble fingers, well, they can sew our boots. You'll get a McDonald's, which means we will never attack you. Unless you are Russia.

 

Sometimes the "hidden hand" of the free economy feels a little … violating, I know. But that's just its adolescent fumbling. Your inhibitions - or local economy - need to be dropped. Take a deep breath. If it hurts, just lie back and think of England. Or take this pill. We're going to do a little role-playing here. It'll be kinky. I'll be America, and I'll start: "Now, open your markets, bitch! I'm going to liberate you so hard."

 

divertente, no?

 

Saluti,

Debugger.

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In merito al tema in senso stretto della discussione, non so se vi sarà o meno una nuova guerra mondiale, dubito, però, che i russi la possano vincere con le FF.AA. che si ritrovano; date uno sguardo al topic al link che segue:

 

http://www.aereimilitari.org/forum/index.php?showtopic=9356

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In merito al tema in senso stretto della discussione, non so se vi sarà o meno una nuova guerra mondiale, dubito, però, che i russi la possano vincere con le FF.AA. che si ritrovano; date uno sguardo al topic al link che segue:

 

http://www.aereimilitari.org/forum/index.php?showtopic=9356

Certo che no!!! ..... ma non è solo un problema di forze armate: la Russia è un paese instabile con fondamenta d'argilla!

Sotto ogni profilo è un paese arretrato ed anacronistico ed allora consiglierei ai poveri russi di rimboccarsi le maniche e lavorare sodo per uscire, con la prudenza e saggezza che storicamente non hanno mai dimostrato, da quello strano medio evo in cui versano.

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COME E PERCHE' STA CAMBIANDO LA RUSSIA

 

L'Occidente nel suo complesso, tanto la sua componente americana, quanto quella europea, fanno fatica a rendersi conto della profondità del cambiamento provocato in Russia dalla cosiddetta “crisi georgiana”. Cosiddetta perchè il termine giusto per definire l'accaduto è invece un altro: “attacco georgiano contro la Russia”.

 

 

 

Non che io voglia dire che tutto si racchiude in quella forsennata aggressione. Al contrario mi pare di poter dire che Tzkhinvali è stata la classica goccia che fa traboccare il vaso. Un momento topico, a suo modo fatale, in cui tante cose che giacevano appena sotto la superficie, sono state violentemente evidenziate. Un momento che spezza la continuità e espone lo stato delle cose con cruda brutalità.

 

Ricavo molte di queste impressioni dalla privilegiata posizione di partecipante al Valdai Forum, un gruppo di discussione che esiste da qualche anno e che consente a un certo numero di esperti internazionali, di “sovietologi” di antica e fresca data, di politologi, di giornalisti, di andare a diretto contatto con i maggiori leader della Russia, con uno scambio di idee molto franco (garantito dalle condizioni di “off the record”) e a tutto campo.

 

Tre ore con Vladimir Putin, il Premier, a Sochi, sul Mar Nero, il 10 settembre, e quasi tre ore con Dmitrij Medvedev , il Presidente l'11, a Mosca, in un grande salone del GUM, proprio di fronte al Cremlino. Con un intermezzo assai denso, tra il primo e il secondo, insieme al ministro degli esteri Lavrov.

 

Due uomini su cui il mondo intero si interroga, due stili sicuramente. Ma - per quanti sforzi i colleghi, specie quelli inglesi e americani, abbiano fatto per evidenziare le differenze, per verificare “chi comanda al Cremlino” - una linea unica, molto chiara, molto netta, molto nuova. Del resto c'era poco da aspettarsi in questo senso, visto che Putin e Medvedev, pur sapendo perfettamente cosa avrebbero voluto tirare fuori gli ospiti stranieri, pur essendo ben chiaro che si sarebbe scatenata la caccia all'errore dell'uno o dell'altro, delle differenze di accenti, di toni, si sono sottoposti alla prova, in rapida successione, apparentemente molto sicuri del fatto loro.

 

Riassumo alcuni dei passaggi cruciali, restando fedele alla norma concordata della citazione non letterale, cioè dell'uso delle cose ascoltate “in forma di background”.

 

Eccone uno, di Dmitrij Medvedev: “l'8 agosto è stato per noi la fine delle illusioni a proposito dell'Occidente”. Lo spirito delle cose dette da Putin, poche ore prima, era stato identico. E l'argomentazione non poteva essere più chiara. Dopo il crollo dell'Unione Sovietica – così entrambi - per molte ragioni che conosciamo, la Russia fu debole, incerta. L'11 settembre e negli anni successivi, abbiamo sopportato con fatica la pressione che è stata esercitata, su di noi e contro di noi, dai vincitori della Guerra Fredda. L'abbiamo subita non solo perchè eravamo deboli, ma anche perchè coltivavamo delle illusioni a proposito dell'occidente, delle sue libertà, della sua sincerità nei nostri confronti. Così abbiamo dovuto subire l'incomprensibile, per noi, continua estensione dei confini della Nato. Ce l'avete portata fin sotto il naso, fino all'interno dei confini che furono dell'URSS ma anche della Russia pre-rivoluzionaria. Abbiamo protestato ma non reagito. Non avremmo potuto. Poi ci fu l'11 settembre, e demmo una mano per aiutarvi nella lotta contro il terrorismo internazionale, per poi scoprire che gli Stati Uniti piazzavano basi militari e contingenti in diversi paesi dell'Asia Centrale. Il tutto mentre procedeva l'estensione dell'area di influenza americana in Georgia, e in Ucraina, cioè molto lontano dai confini degli Stati Uniti e molto vicino ai nostri. Due guerre, in Afghanistan e Irak, sono state scatenate e noi non abbiamo messo il naso. Con l'Iran abbiamo dato una mano. Ma in Serbia l'occidente ha fatto quello che ha voluto, contro Belgrado ma anche contro di noi e le nostre rimostranze, fino alla violazione dei patti che la sovranità serba sul Kosovo non sarebbe stata messa in discussione. Questa storia dei patti che non si rispettano – ha detto Medvedev - ricorre troppe volte dalla fine della guerra fredda. Fossero stati più esigenti i leader sovietici che trattarono la ritirata dell'89 (allusione molto critica a Gorbaciov, pur senza nominarlo) , avrebbero chiesto che fosse firmato l'impegno a non allargare la Nato. E questo impegno, sebbene non scritto, ci fu. Ma anche dopo la guerra della Nato contro la Jugoslavia era rimasto l'impegno a non riconoscere unilateralmente l'uscita del Kosovo dalla Serbia. Poi, insieme alle provocazioni della dirigenza ucraina e georgiana, ecco arrivare i nuovi missili in Polonia e il radar in Repubblica Ceca, che ficcherà il naso, del tutto indebitamente, in profondità nei confini russi. Fino all'offensiva di Saakashvili contro le nostre forze d'interposizione che si trovavano del tutto legalmente in Ossetia del Sud.

 

Cosa ci si aspettava a Washington – ha esclamato Putin a un certo momento – che non reagissimo? Che non difendessimo i nostri soldati, alcuni dei quali erano già caduti sotto i primi attacchi della notte tra il 7 e l'8 agosto? Ci dite che abbiamo esagerato nella risposta. Ma non ci si può difendere da un attacco di quelle dimensioni senza colpire i centri di comando, quelli di comunicazione, gli aeroporti da dove partivano gli aerei che bombardavano l'Ossetia e le nostre truppe. Avete scritto e ripetuto che la Russia stava invadendo la Georgia. Completamente falso: questo non era nelle nostre intenzioni e non è avvenuto. Ogni parallelo con il '68 cecoslovacco era ed è senza alcun senso.

 

Questo il quadro. E questo quadro “ha modificato le nostre priorità” (Medvedev)

 

Fine del dialogo? Niente affatto, ma attenzione (Putin) che la nostra ritirata è finita. Noi “non vogliamo tornare al clima bipolare” (Medvedev), ma “ci vuole una nuova architettura della sicurezza internazionale” (Putin) perchè quella attuale non ci soddisfa per niente. Il sistema bipolare non ha prospettiva, ma anche l'idea unipolare è morta e defunta.

 

La Russia non è l'URSS. Smettetela di prolungare questo equivoco.

 

Smettetela di allargare la Nato includendo paesi divisi al loro interno, elites impreparate e piagate dai ricordi del passato, sistemi istituzionali instabili. Questo aumenta l'insicurezza di tutti.

 

Pensate cosa sarebbe successo in agosto se la Georgia avesse già avuto accesso alla Nato. “io – ha detto Medvedev – non avrei comunque esitato un secondo a prendere le decisioni che ho preso quella notte, ma le conseguenze sarebbero state di un ordine di grandezza superiore”.

 

Insomma, la crisi è stata un catalizzatore che “ha modificato tutto il quadro delle relazioni esterne della Russia”. Adesso si cambia. Meglio che gli Stati Uniti e l'Europa se ne rendano conto.

 

Ad ogni azione seguirà una reazione, anche se non uguale e contraria, anche se non simmetrica, di analoga forza.

 

Sanzioni contro la Russia? Putin più sferzante, Medvedev più pacato, hanno detto “non provateci”. Bisogna ancora vedere chi pagherebbe maggiori prezzi. I vostri uomini d'affari sarebbero i primi a non gradire tali decisioni. Ed è stato Putin, propriamente nella sua posizione di capo del governo, a illustrare puntigliosamente la situazione economica della Russia, i suoi vantaggi strategici di risorse, prima di tutto energetiche, ma anche finanziarie, naturali, tecnologiche, umane. “Noi non abbiamo ambizioni espansionistiche in nessuna direzione“ (Medvedev) e siamo interessati a vendere le nostre risorse come abbiamo fatto, senza problemi, in tutti questi anni. Ma se l'Occidente “continua a spintonarci” (Putin), allora sappiate che noi, in primo luogo, non ci faremo più spintonare e, in secondo luogo, che abbiamo molto spazio per volgerci altrove. “Noi non dimentichiamo le nostre profonde radici europee” - ancora Medvedev – ma possiamo (in una certa misura dovremo) muovere il baricentro del nostro interesse verso l'oriente, altrimenti le nostre immense regioni a est non potranno svilupparsi”.

 

Il segnale è chiaro e Putin non ha mancato di ricordare che il primo terminale di un nuovo gasdotto è stato inaugurato ai confini con la Cina. Vale in primo luogo per l'Europa, la cui posizione realista , interpretata da Sarkozy, presidente di turno, non è dispiaciuta a Mosca. Ma all'Europa, divisa tra l'opzione americana e quella “europea”, sono andati anche rimbrotti pesanti. Chi vuole l'Ucraina nella Nato si rende conto di cosa potrebbe accadere? Avete valutato l'eventualità di un paese che si spacca in due? Avete chiaro che la maggioranza degli ucraini non vuole entrare nella Nato? Avete ben chiaro che la flotta russa è dislocata a Sebastopoli, in Crimea, e che esiste un accordo con il governo di Kiev per mantenervela fino al 2017? E che navi russe e navi Nato si troverebbero a stretto contatto in un'area altamente sensibile per la sicurezza russa?

 

E' ovvio che faremo tutto ciò che è possibile per impedire una tale soluzione. Qualcuno s'indigna perchè lo diciamo? Qualcuno strilla che noi poniamo veti, che noi vogliamo limitare le scelte di un paese sovrano ai nostri confini? Allora (Medvedev e Putin, all'unisono) noi vi chiediamo: perchè mai gli Stati Uniti possono premere su Kiev per farla entrare nella Nato, loro che stanno a migliaia di miglia distanza, mentre noi non potremmo esercitare i nostri diritti di sicurezza?

 

Parole chiare e dure. E anche difficilmente contestabili. Sottovalutarle significa accrescere a dismisura l'eventualità di un innalzamento del pericolo di guerra al centro dell'Europa. E' giunto il momento della massima responsabilità e del massimo realismo. In questo frangente coincidono.

 

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Il sito di ... no, non posso nominarlo, se no pukeface.gif

Per sapere punto di vista della Russia, il modo migliore e' sentire quello che dicono i suoi governanti, non ti pare? Se hai un sorgente d'informazione in italiano relativo a Valdai Forum con le citazioni di Medvedev e Putin piu' complete, sei benvenuto di fornirlo.

Modificato da Siberia
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Dal link: http://www.loccidentale.it/articolo/nessun...o+russo.0058150

 

riporto:

 

Mosca rischia l'isolamento

 

Rice accusa l'imperialismo russo, ma non sarà una nuova guerra fredda

 

di Stefano Magni - 19 Settembre 2008

 

 

“Il futuro della Russia è nelle mani dei russi”: questo è il succo del discorso tenuto ieri dal segretario di Stato Condoleezza Rice di fronte alla platea del German Marshall Fund. “Qualcuno ha tentato di attribuire ad altri la responsabilità del cambiamento di comportamento della Russia. Ma per le azioni russe non si può dare la colpa ai vicini georgiani”. La Rice, a questo proposito, ha negato il sospetto che aleggia da un mese: che siano stati gli Usa a suggerire al presidente georgiano Saakashvili di attaccare i separatisti osseti il 7 agosto, provocando la reazione militare russa. “Ad essere sinceri i leader georgiani” – replica il segretario di Stato – “avrebbero potuto gestire meglio gli eventi del mese scorso in Ossezia del Sud. Noi avevamo messo in allerta i nostri amici georgiani che la Russia stava tendendo loro una trappola e che cascarci avrebbe solo favorito Mosca. Ma i leader russi hanno usato questo come pretesto per lanciare l’invasione di un loro vicino indipendente, un’azione chiaramente premeditata. I leader russi hanno creato tutti i presupposti di questo scenario da mesi. Hanno distribuito passaporti russi ai separatisti georgiani, hanno addestrato e armato le loro milizie e poi hanno giustificato l’invasione della Georgia come un atto di auto-difesa. Il comportamento russo non può nemmeno essere attribuito all’allargamento della Nato. A guerra fredda finita, noi e i nostri alleati abbiamo lavorato per trasformare la Nato da un’alleanza che difendeva un pezzo di un’Europa divisa in uno strumento per far crescere un’Europa unita, pacifica e libera e in un’alleanza per combattere il terrorismo, lo stesso pericolo che minaccia anche la Russia”.

 

E’ lo stesso concetto che era stato sottolineato anche dal vicepresidente Dick Cheney, nel corso della sua visita a Roma, quando aveva dichiarato: “I confini occidentali della Russia non sono mai stati così sicuri”. La Nato non può in alcun modo essere considerata come un’alleanza anti-russa. Vederla sotto questa luce è frutto di una distorsione ideologica della classe dirigente russa, quell’élite di ex dirigenti militari sovietici che, usando le parole della Rice: “Sta diventando sempre più autoritaria all’interno e sempre più aggressiva all’estero”.

 

Dal momento che la responsabilità è russa, non c’è altra scelta che reagire. E la reazione deve essere condivisa da Usa ed Europa, non solo per principio, per far fronte a una potenza espansionista, ma anche per pratici motivi energetici: “Stati Uniti ed Europa stanno approfondendo la loro cooperazione per conquistare l’indipendenza energetica, lavorando con l’Azerbaijan, la Georgia, la Turchia e i Paesi che si affacciano sulle rive del Caspio. Noi dobbiamo espandere e proteggere fonti energetiche aperte al mercato mondiale da qualsiasi pratica abusiva. Non possiamo riconoscere un set di regole adatto solo alla Russia diverso da quello di tutti gli altri”.

 

Nonostante la Russia abbia abbandonato la via della democrazia e abbia imboccato quella di un nuovo autoritarismo, nessuno, all’interno della classe dirigente americana, pensa a una rinascita della guerra fredda. Questo concetto è stato ribadito ieri da Condoleezza Rice, quando afferma che: “I leader russi, oggi, non hanno un’ideologia universalista, non offrono alcuna visione del mondo alternativa a quella della democrazia capitalista e non hanno la capacità di costruire un sistema alternativo di Stati satelliti e istituzioni antagoniste. Tutte i presupposti su cui si fondava il potere sovietico sono finiti”.

 

Entrambi i leader russi, sia il presidente Dmitrij Medvedev che il premier Vladimir Putin, stando alle loro ultime dichiarazioni, accettano questo terreno di gioco: nessuno di loro pensa a una rinascita della guerra fredda. “Non ci sono più i presupposti ideologici che avevano alimentato la guerra fredda”, aveva dichiarato Putin da Soci, contemporaneamente alla visita di Medvedev a Varsavia. “Usa e Russia hanno tutti gli elementi per forgiare un dialogo costruttivo e a lungo termine su alcuni temi, malgrado il disaccordo significativo su alcune questioni internazionali” - ha dichiarato ieri Medvedev ricevendo al Cremlino un gruppo di nuovi ambasciatori stranieri – “La storia delle relazioni tra Russia e Stati Uniti ha visto numerosi momenti critici, ma invariabilmente il buon senso e il pragmatismo sono sempre prevalsi. Sarebbe poco previdente mettere da parte questi risultati e tornare ai vecchi stereotipi”.

 

Quella tra Russia e Usa, dunque, non è una nuova guerra fredda. Nessuna delle due parti pensa di “seppellire” (nei termini di Chrushev) il nemico, né economicamente, né militarmente. E’ molto più difficile che vi sia un conflitto tra le due potenze o un ritorno all’equilibrio del terrore nucleare. Contrariamente alla guerra fredda, le due parti si riconoscono reciprocamente la legittimità. La rivalità nasce da due differenti visioni delle relazioni internazionali: Medvedev, prima di recarsi a Varsavia, ha rilanciato l’idea di una “sfera di interessi privilegiati” della Russia nell’area ex sovietica. Recandosi a Varsavia, ha ricordato al governo polacco che “la Polonia non minaccia in alcun modo la sicurezza della Russia” – ma – “è lecito notare che una parte del sistema anti-missile americano sta comparendo vicino ai nostri confini”. E in una settimana i russi hanno effettuato due test di missili (il secondo è avvenuto ieri pomeriggio) che potrebbero superare le difese americane. Giusto per ribadire che non tollerano la presenza di uno scudo anti-balistico in quella che dovrebbe essere la “loro” sfera di influenza. Sempre in quest’ottica, Medvedev ha annunciato l’invio di 7600 uomini in Abkhazia e in Ossezia del Sud, il doppio di quelli presenti prima della guerra contro la Georgia. Poi ha formalizzato la sua intenzione firmando, due giorni fa, un trattato di amicizia e cooperazione (anche militare) con le due regioni georgiane separatiste, la cui indipendenza viene riconosciuta solo dalla Russia (e dal Nicaragua). Contemporaneamente alla firma dell’accordo, Medvedev ha anche annunciato il varo di una legge per estendere verso Nord la “sfera di interessi privilegiati”: incorporando una zona artica pari al 18% dell’intero territorio della Federazione. E dando carta bianca alla Gazprom per avviare esplorazioni nei fondali che verrebbero, in questo modo, incorporati alla Russia.

 

Tutti questi atti sono unilaterali e confliggono con gli interessi degli altri Stati coinvolti. La firma dell’accordo con le regioni separatiste georgiane e il raddoppio delle truppe in quei territori sono una palese violazione dei sei punti del cessate-il-fuoco concordato con Nicolas Sarkozy, oltre che un’amputazione del territorio sovrano georgiano. Ai tempi del vertice Nato di Bucarest, in aprile, al Cremlino ironizzavano: “Se la Georgia entrerà a far parte della Nato, lo dovrà fare con un territorio molto più piccolo”. Il riconoscimento dell’indipendenza di Abkhazia e Ossezia del Sud e poi l’invio di truppe permanenti, dimostra che quella di allora non era solo una provocazione. Anche l’espansione verso il Polo Nord, nelle cui acque “sventola”, già da un anno, una bandiera russa piantata da un sottomarino, è una violazione degli accordi con le altre nazioni che hanno interessi nella zona artica: Norvegia, Danimarca, Canada e Stati Uniti. Il ministro degli Esteri canadese non ha tardato a commentare le pretese russe come: “Imperialismo in stile XV secolo, quando si andava in giro per il mondo a piantare bandiere e proclamare il possesso di territori”. E sempre in quest’ottica va letta la nuova corsa agli armamenti russa, per competere e non per cooperare con le potenze militari occidentali: l’esercitazione (conclusasi ieri) dei vecchi bombardieri strategici Blackjack nei Caraibi, facendo base in Venezuela, è stata eseguita e pubblicizzata per dimostrare di poter aggirare un’eventuale scudo anti-missile in Europa centrale. E poi i test missilistici, per mostrare al mondo di essere in grado di “bucare lo scudo”, ricordano vagamente l’ultima fase della corsa agli armamenti tra Usa e Urss.

 

Condoleezza Rice, d’accordo con analisti internazionali come Fareed Zakaria, ritiene che tutte queste flessioni di muscoli siano “povere cose”, frutto di una visione politica di altri tempi, in grado di aumentare i costi per la popolazione russa, ma non di apportare benefici. Ricordando tutti i progressi della globalizzazione, la nascita di grandi aree economiche comuni in Europa e in Asia, la Rice sottolinea che la Russia si sta escludendo dal mondo per la conquista di qualche pezzo di terra, la creazione di “arcaiche” sfere di influenza e per “Guadagnarsi una pacca sulla spalla da Daniel Ortega e Hamas: non certo un trionfo diplomatico”. “Con queste azioni la Russia non è in grado di cambiare il corso degli eventi” - spiega la Rice -. “Se la Russia vuol diventare qualcosa di più di un fornitore di energia, i suoi leader devono riconoscere una dura verità: la Russia dipende dal resto del mondo per il suo successo e non può cambiare questa realtà”. E’ per questo che la reazione degli Stati Uniti al nuovo espansionismo moscovita sarà soprattutto economica. L’adesione russa al Wto è “in discussione” per usare i termini della Rice. Il senatore John McCain ha sempre proposto, sin da tempi non sospetti, che la Russia venga espulsa dal G8. Se dovesse diventare presidente, quasi certamente, metterebbe questa proposta sul tavolo dei colleghi democratici del G7.

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l'occidente che trovo spesso citata nei forum mi pare... faziosa

 

ah d'esempio:

Se dovesse diventare presidente, quasi certamente, metterebbe questa proposta sul tavolo dei colleghi democratici del G7.
Nonostante la Russia abbia abbandonato la via della democrazia e abbia imboccato quella di un nuovo autoritarismo

 

denotano una vaga ostilità ai priori nei confronti dei russi

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....

di Stefano Magni - 19 Settembre 2008

...

 

..contemporaneamente alla visita di Medvedev a Varsavia.

 

...

 

...Medvedev, prima di recarsi a Varsavia, ha rilanciato l’idea di una “sfera di interessi privilegiati” della Russia nell’area ex sovietica. Recandosi a Varsavia, ha ricordato al governo polacco che...

 

...

Ma questo poveraccio Stefano Magni dove vive? Su Marte?

Medvedev non e' mai stato a Varsavia come presidente. :rotfl: Magari come turista quando era giovane. :pianto:

Come ho capito la liberta' di stampa - e' la liberta' di inventare le cose senza un minimo controllo delle informazione usate. Serebbe utile per lui dare ogni tanto un'occhiata al meno sul sito di Ansa. Scoprirebbe che in visita ufficiale a Varsavia era Lavrov (ministro degli esteri russo). :lol:

Modificato da Siberia
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Non è che cambia di molto la sostanza del ragionamento, anche perché, probabilmente, l'autore avrà considerato che Lavrov o Medvedev, NULLA sono e NULLA contano, di fronte allo zar!!!

Bravo. Non e' degno di un Zar (Medvedev o Putin) parlare di persona (non dico recarsi) con i barboncini dell'altro Zar (Bush). :okok:

Modificato da Siberia
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siberia che pazienza tocca avere....

ma soggiorni in italia o ti rechi nell'est europeo ultimamente?

se sei in continui spostamente come è il clima dalle tue parti?

la crisi economica russa che alcuni citando fonti particolari dice è vera?

grazie in anticipo per le risposte

 

@ picpus

sono masochista ma te lo ripeto come ti hanno ripetuto in 20000 : i russi non hanno sparato il loro colpo e non c'è niente di vile a intervenire per proteggere una propria unità di pace sotto bombardamente nemico

 

attaccare una forza di pace da un giorno all'altro è una cosa vile non mi ripeterò più

(poi sono io quello poco credibile)

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siberia che pazienza tocca avere....

ma soggiorni in italia o ti rechi nell'est europeo ultimamente?

se sei in continui spostamente come è il clima dalle tue parti?

la crisi economica russa che alcuni citando fonti particolari dice è vera?

grazie in anticipo per le risposte

Soggiorno in Italia recandomi 1-2 volte l'anno dalle parti mie. Inoltre sono in contatto settimanale con diverse persone in Ucraina e in Russia.

 

La situazione in Ucraina in due parole e' seguente: Yushchenko ha rotto le scatole a tutti (ha consenso popolare di circa 5%) e la gente non vede l'ora quando se ne andra' o al meno sara' privato delle suoi poteri dalla parte di Yulia Timoshenko. La stragrande maggioranza (oltre 65%) non vuole entrare nella NATO e considera la Russia come un paese amico.

 

Per quanto riguarda la crisi economica russa. Il fatto non sussiste. E' tutto al incontrario. Solo oggi le borse russe sono schizzati in su di 28,69% (MMVB) e di 22,73% (RTS). E come ha dovuto ammettere (con dispiacere :P) il senatore americano Lugar e molti economisti occidentali: la Russia ha tenuto la crisi su Caucaso e quella finanziaria americana senza conseguenze economiche e del sistema finanziario russo. L'economia invece va alla grande, come prima, perche' la borsa in Russia non ha tale influenza sull'economia come in Occidente.

 

 

attaccare una forza di pace da un giorno all'altro è una cosa vile non mi ripeterò più

(poi sono io quello poco credibile)

Farei una precisazione: Attaccare una forza di pace e' un CRIMINE DI GUERRA.

Modificato da Siberia
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Bravo. Non e' degno di un Zar (Medvedev o Putin) parlare di persona (non dico recarsi) con i barboncini dell'altro Zar (Bush). :okok:

E no, c'è una bella differenza tra il Presidente della più antica democrazia esistente sul globo terracqueo :adorazione: che, tra qualche mese andrà in pensione e non conterà più nulla ed il dittatore a vita del paese dei gulag :thumbdown: !!!

 

 

 

........

@ picpus

sono masochista ma te lo ripeto come ti hanno ripetuto in 20000 : i russi non hanno sparato il loro colpo e non c'è niente di vile a intervenire per proteggere una propria unità di pace sotto bombardamente nemico

 

attaccare una forza di pace da un giorno all'altro è una cosa vile non mi ripeterò più

(poi sono io quello poco credibile)

Quanti?! 20.000?! Tu e i 2 russi siete 20.000?! Sai fare 1 + 1 +1?!

Modificato da picpus
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ci abbiamo provato io Marvin mi pare typhoon Siberia ANT e altri ma notiamo che è difficile fartelo capire...

 

E no, c'è una bella differenza tra il Presidente della più antica democrazia esistente sul globo terracqueo che, tra qualche mese andrà in pensione e non conterà più nulla ed il dittatore a vita del paese dei gulag!!!

oltre ad aver detto una inesattezza sui russi (gulag tra l'altro per chi non lo sapesse i campi di lavoro sono finiti da 20 anni ma in tanti fanno fatica ad aggiornarsi) e averli accusati di essere una dittatura è significativo quel gesto di inchino nel tuo post...

 

se non fossi un provocatore che chiama in ballo chi la pensa diversa ad post di qualsiasi discussione lanciando frecciatine finalmente riusciremmo persino a ignorarti

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Gli stati, sia europei, sia asiatici, già occupati militarmente dalla Russia, al tempo dell'Unione Sovietica, analizzano e traggono le conclusioni dell'esperienza georgiana.

 

Eccovi alcuni link, dal quotidiano francese "Le Figaro":

 

http://www.lefigaro.fr/international/2008/...c-georgien-.php

 

http://www.lefigaro.fr/international/2008/...-vers-l-ue-.php

 

 

Perfino il già fedelissimo Presidente della Bielorussia, abbandona Putin e si rifiuta di riconoscere l'indipendenza dell'Abkhazia e dell'Ossetia del Sud:

 

http://www.lefigaro.fr/international/2008/...ielorussie-.php

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Bielorussia - Lukashenko: no al riconoscimento di Ossezia e Abkhazia

08 Settembre 2008, 14:00

 

Nonostante l'aiuto militare dato alla Russia nei giorni della guerra osseta, ora il presidente bielorusso, Alexander Lukashenko, ha bloccato il riconoscimento dell'indipendenza dell'Ossezia e dell'Abkhazia. "Verrà un momento in cui discuteremo la questione in parlamento- ha detto Lukashenko. La Bielorussia è stata l'unica fa le repubbliche ex sovietiche ad intervenire in Georgia a fianco delle truppe russe.

 

lukaschenko è stato semrpe fedele ai russi

 

la domanda è: cosa gli ha fatto cambiare idea al rpesidente che diceva di lavorare per entrare nella federazione russa?

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Ospite maxtaxi

Per l'esperto che va sempre in Ucraina...

Domanda:

quanto costa un kilo di pane in Crimea?

A Simferopol?

E di patate?

Opp di carne?

Opp di latte?

 

I dati forniti non sono quelli che conosco io...

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