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Guerra e produzione di armamenti oggi e durante la Seconda Guerra Mondiale


Berkut

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Ciao a tutti!

Leggendo di varie battaglie e campagne di oggi e della Seconda Guerra Mondiale una cosa mi stupisce sempre, ovvero l'enorme divario che c'è tra i mezzi coinvolti e relative perdite di ieri e mezzi coinvolti e relative perdite relativi a campagne odierne. Faccio qualche esempio per spiegarmi meglio (i dati li ho presi da wikipedia inglese).

 

Per invadere la Polonia, paese con una superficie di circa 316 000 chilometri quadrati, la Wehrmacht ha impiegato qualcosa come circa 1 500 000 soldati, a fronte di perdite di circa 16 000 uomini e un mese e cinque giorni di campagna; di contro, per invadere l'Iraq nel 2003, paese con 437 000 chilometri quadrati di superficie, la Coalizione ha impiegato circa 380 000 uomini con perdite complessive intorno ai 200 uomini, per una campagna durata un mese una settimana e cinque giorni.

Lo squilibrio risulta notevolissimo, ancor più considerando che l'Iraq è più esteso della Polonia; ho scelto questi due esempio perché mi sono sembrati "simili": per divario tra i due schieramenti, per durata complessiva dell'operazione e in una certa misura per superficie del paese invaso.

La mia domanda dunque è la seguente: perché per occupare la Polonia è stato necessario impiegare un milione e mezzo di uomini mentre per occupare l'Iraq è bastato nemmeno un terzo di questa cifra? Stessa cosa per le perdite, perché i tedeschi ne hanno avute così tante e la Coalizione così poche?

Ovviamente posso bene immaginare che dall'invasione della Polonia a quella dell'Iraq di cose ne siano cambiate un'infinità, e che assolutamente non si tratta della stessa cosa, a partire dalla tecnologia per finire alle tattiche impiegate più tutto quello che c'è in mezzo; quello che mi interessa però è sapere nel dettaglio cosa porta a numeri così diversi per operazioni comunque simili nello scopo.

 

Una domanda simile mi viene anche quando penso alla produzione di veicoli e mezzi in generale, in particolare per quanto riguarda gli aerei, con una decina di migliaia prodotti durante la Seconda Guerra Mondiale (P-51 e Me-109) per arrivare a qualche centinaio (Eurofighter), un migliaio (F-15) e qualche migliaio (F-16) oggi; si tenga anche inoltre conto del fatto che i velivoli della Seconda Guerra Mondiale sono stati prodotti in un arco temporale inferiore. Un discorso simile vale anche per i carri armati.

Tutto ciò da cosa deriva? Unicamente dalle esigenze e dall'economia di guerra che permetteva di produrre migliaia e migliaia di unità? Oppure c'entra anche la complessità dei mezzi di oggi è certamente superiore?

Nel caso di un conflitto mondiale al giorno d'oggi, è possibile immaginare un ritorno ai numeri (truppe coinvolte, perdite, mezzi prodotti) della Seconda Guerra Mondiale?

 

Grazie a tutti.

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Sono domande semplici ma che richiedono un discorso complesso. E chiunque potrebbe portare esempi a favore di questa o quella tesi. La superficie di un territorio può dire poco. Gengis Khan è stato uno dei più grandi conquistatori di tutti i tempi, il più grande, considerata la superficie occupata. Ma i popoli conquistati erano distribuiti su di un territorio enorme e poco popolato. Avrebbe potuto conquistare la sola Europa, densamente popolata e con caratteristiche geografiche tanto diverse in così poco spazio ?

 

Il Blitzkrieg tedesco ha messo in pratica il concetto di mobilità, contrapposto alla difesa statica, impiegando in quantità mezzi poco moderni, e solo in minima parte meccanizzati. I cavalli costituivano ancora l’ossatura dei reparti logistici. L’idea di un esercito tedesco con migliaia di carri armati fiancheggiati da semicingolati che dilagano ad alta velocità senza incontrare resistenza, spazzata via dagli Stuka, è frutto di propaganda. Ecco perché sono serviti così tanti fanti. Le perdite sono state modeste, per i tempi.

 

Nel Golfo gli alleati hanno potuto evitare perdite di personale grazie alla superiorità tecnologica, alla guerra di movimento, al massiccio appoggio aereo e di artiglieria, terrestre e navale. Hanno evitato fin che possibile lo scontro ravvicinato. E gli iracheni, isolati e privi di ordini, non hanno avuto altra scelta che arrendersi in massa.

 

Nel caso della produzione di velivoli è evidente il calo dal dopoguerra ad oggi. Bisogna considerare, però, che il mondo ha visto da allora solo conflitti locali, non guerre mondiali. E anche così, in certi casi, la produzione ha raggiunto livelli elevati, sia pure distribuiti su un tempo maggiore. E’ il caso dei 10000 MiG-17, 11000 MiG-21, 5000 MiG-23, 10000 F-86, 5000 F-4, 5000 F-16, 16000 UH-1. Ma anche 90000 T-54/55, 23000 T-62, 25000 T-72, 15000 M60, 10000 M1.

In alcuni casi le esigenze di guerra hanno imposto una forzata standardizzazione, favorendo la produzione di pochi modelli in quantità elevate, come nel caso degli Il-2(36000), Me-109 (34000), FW-190 e Spitfire (20000). Anche se un Me-109K ha poco a che vedere con un Me-109B.

 

In guerra non vi sono limiti di spesa. Certo la complessità conta. Anche nella Seconda Guerra mondiale i prodotti più complessi hanno avuto produzione modesta. I Komet sono stati prodotti in 370 pezzi, i Tiger meno di 2000.

 

Nel caso di una terza guerra mondiale, non nucleare, non c’è dubbio che si tornerebbe a valori numerici molto alti, perché se è aumentata la complessità, sono cambiati anche i metodi di produzione. La mobilitazione sarebbe totale, e tutta la produzione industriale verrebbe diretta verso un unico scopo. Ci vorrebbe del tempo. Non si passa in pochi giorni dal produrre aspirapolvere a fare F-35. Ma neppure una guerra mondiale (non nucleare) scoppia e finisce in pochi giorni. Richiede un clima di tensione tra potenze protratto per mesi o anni.

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Senza contare che nelle guerre future, il risparmio di uomini e mezzi sarà un fattore sempre più importante, prediligendo altre forme di guerra non convenzionali come quella informatica. I mezzi complessi e altamente tecnologici avranno sempre più la funzione di dimostratore di forza, per cui non saranno previsti i grandissimi numeri di produzione del passato e la conversione delle industrie (con tutti i costi del caso) sarà più modesta ma specifica.

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Comunque mi riesce difficile immaginare che in futuro si produrranno mai mezzi ai ritmi che si videro durante l'ultima guerra. Mi sembra di capire che ci vogliono molte settimane a mettere insieme un f35, inoltre ogni pezzo viene prodotto in uno stabilimento diverso il che mi sembra controproducente in caso di guerra. Non penso ci volesse altrettanto a produrre uno spitfire alla vigilia della seconda guerra mondiale.

Sicuramente, facendo ogni scongiuro, se dovessimo trovarci a partecipare ad un conflitto su grande scala aumenterebbe il ritmo di produzione dei mezzi, ma non penso si farebbero miracoli. Forse in futuro i conflitti dureranno meno oppure, passata un'iniziale fase in cui avere mezzi avanzati effettivamente fa la differenza, ci si troverà a combattere una guerra più simile alle guerre "antiche".

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Vero, ma l'esempio dello Spitfire è poco...Efficace. Il caccia inglese richiedeva un processo di lavorazione lunghissimo, rispetto allo Hurricane e al Me-109. Tanto che, considerato che la Battaglia d'Inghilterra è stata vinta proprio dagli Hurricane, presenti in numero maggiore, l'eventuale migrazione della produzione sul solo Spitfire avrebbe prodotto un "buco" colossale nella produzione di aerei da caccia che, sommato alla perdita di moltissimi piloti, avrebbe decretato la fine della RAF.

Modificato da Gian Vito
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