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Hitler e il 25 luglio


gobbomaledetto

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Da Corriere.it

 

I verbali segreti di Hitler escono per la prima volta in italiano

«Occupiamo subito Roma.Quella marmaglia ci tradirà»

25 luglio 1943, ore 21.30: gli ordini del Führer dopo la caduta di Mussolini

 

Il Führer — È già stato informato sugli svi­luppi in Italia?

 

Keitel — Ho sentito solo le ultime parole.

 

Il Führer — Il Duce si è dimesso. Non è anco­ra confermato: Badoglio ha assunto il governo, il Duce si è dimesso.

 

Keitel — Di sua iniziativa, mio Führer?

 

Il Führer — Probabilmente per desiderio del re, su pressione della corte.

 

Jodl — Badoglio ha assunto il governo.

 

Il Führer — Badoglio ha assunto il governo, quindi il nostro più acerrimo nemico. Dobbiamo chiarirci subito le idee, trovare un qualche meto­do per riportare sulla terraferma la gente qui (in­dica sulla cartina le truppe tedesche impegnate in Sicilia contro gli alleati, ndr ).

 

Jodl — La domanda decisiva è: combatteran­no o no?

 

Il Führer — Dichiarano che combatteranno, ma questo è tradimento! Dobbiamo essere chiari con noi stessi: è tradimento bello e buono! Sto attendendo le notizie su quello che il Duce dirà. Vorrei che il Duce venisse subito qui in Germa­nia.

 

Jodl — Se queste cose sono incerte, c’è solo un modo di procedere.

 

Il Führer — Stavo già pensando — la mia idea sarebbe che la 3ª divisione corazzata grana­tieri occupasse subito Roma e scardinasse imme­diatamente tutto il governo.

 

Jodl — Il combattimento viene sospeso, per questo caso, in modo che qui nella zona di Roma concentriamo quanto più possibile queste forze che portiamo fuori qui e quelle che sono già là, mentre il resto confluisce qui. — La cosa diventa difficile qui (si riferisce sempre alla Sicilia, ndr ).

Il Führer — Qui c’è solo una cosa: che tentia­mo di portare la gente su navi tedesche lascian­do indietro il materiale — materiale qui o là, non fa differenza, gli uomini sono più importan­ti — Presto avrò notizie da Mackensen (amba­sciatore tedesco a Roma, ndr ). Poi predisporre­mo subito il resto. Ma questo deve essere subito via!

 

Jodl — Sissignore.

 

Il Führer — La cosa decisiva intanto è che as­sicuriamo subito i passi sulle Alpi, che siamo pronti a prendere subito contatto con la IV arma­ta italiana e che prendiamo subito in mano i vali­chi francesi. Questa è assolutamente la cosa più importante. Per fare questo dobbiamo mandare giù subito delle unità, eventualmente anche la 24ª divisione corazzata.

 

Keitel — In tutto quello che potrebbe accade­re la cosa peggiore sarebbe non avere i valichi.

 

Il Führer — Dunque in linea di massima: una divisione corazzata, ed è la 24ª, è pronta. La cosa più importante è mandare giù subito in quella zona la 24ª divisione corazzata e che la divisione granatieri «Feldherrnhalle», che deve essere pronta, occupi almeno i valichi. Perché qui abbia­mo solo una divisione che è vicino a Roma. — La 3ª divisione corazzata granatieri è tutta là, vicino a Roma?

 

Jodl — È là, ma non completamente mobile, solo parzialmente.

 

Il Führer — Poi, grazie al cielo, abbiamo anco­ra qui la divisione cacciatori paracadutisti. Per­ciò la gente qui (Sicilia) deve essere salvata ad ogni costo. Qui, questo non serve a nulla: devo­no passare di qua, soprattutto i paracadutisti ed anche gli uomini della «Göring» (la divisione scelta intitolata al capo dell’aeronautica, Her­mann Göring, ndr ). Il loro materiale non ha alcu­na importanza, che lo facciano saltare o che lo distruggano. Ma la gente deve passare di qua. Ora sono 70 mila uomini. Se c’è la possibilità di volare, saranno di qua molto in fretta. Devono tenere una cortina qui così prendono indietro tutto. Solo armi leggere, tutto il resto rimane, di più non serve. Contro gli italiani ce la caveremo anche con le armi leggere. Tenere questo qui non ha alcun senso.

 

Jodl — Dobbiamo attendere notizie veramen­te precise e vedere quello che sta accadendo.

 

Il Führer — Ovviamente, solo che noi, da par­te nostra, dobbiamo cominciare subito a fare del­le riflessioni. Su una cosa non possono esserci dubbi: con tutti i loro intrighi, naturalmente di­chiareranno di rimanere dalla nostra parte; que­sto è chiarissimo. Ma questo è un tradimento; non rimarranno dalla nostra parte.

 

Keitel — Qualcuno ha già parlato con questo Badoglio?

 

Il Führer — Per il momento intanto abbiamo ricevuto questo rapporto: ieri il Duce era al Gran Consiglio. Nel Gran Consiglio c’erano Grandi, che ho sempre definito un «porco», Bottai, ma soprattutto Ciano. Hanno parlato contro la Ger­mania in questo Gran Consiglio e avrebbero det­to: «Non ha più alcun senso proseguire la guer­ra, in qualche modo si deve tentare di tirar fuori l’Italia». Alcuni erano contrari. Farinacci ecc. si sono certo espressi contro, ma non con l’incisivi­tà di quelli che si sono espressi a favore di que­sto movimento. Ora, già questa sera il Duce ha fatto sapere a Mackensen che è deciso ad accet­tare questa battaglia e che non capitolerà. Poi improvvisamente ho ricevuto la notizia che Ba­doglio vorrebbe parlare a Mackensen. Macken­sen ha detto di non aver nulla da discutere con lui. Egli allora è diventato ancora più insistente ed infine Badoglio ha mandato un uomo — Ha detto che il re lo aveva appena incaricato di for­mare un governo dopo che Mussolini da parte sua si era dimesso. Che significa «dimesso»?

 

Keitel — Tutto l’atteggiamento della Casa rea­le! Il Duce comunque al momento non ha in ma­no alcun mezzo di potere, nulla, non ha truppe.

 

Il Führer — Nulla! Gliel’ho sempre detto: non ha nulla! Non è vero che non ha nulla. Glie­lo hanno anche impedito perché non avesse un qualche mezzo di potere. Ora il ministro ha ordi­nato che Mackensen per prima cosa si rechi al­l’Ufficio Esteri. Probabilmente là gli verrà notifi­cato questo. Suppongo che corrisponda. Secon­do, il ministro ha chiesto se sono d’accordo che egli vada subito dal Duce. Ed io ho detto che va­da subito dal Duce e, se possibile, induca il Duce a venire subito in Germania. Penso proprio che voglia parlare con me. Se il Duce viene qui, è già una buona cosa; se non viene, allora non so. Se il Duce viene in Germania e parla con me, di per sé è già una buona cosa. Se non viene qui o non può partire o rinuncia perché si sente di nuovo male, cosa che non meraviglierebbe con quel branco di traditori, allora non si sa. Coso (proba­bilmente si riferisce a Badoglio, ndr ) del resto ha subito dichiarato che la guerra continua, in questo non cambia nulla. Quella gente deve fare così perché è un tradimento. Ma anche noi, da parte nostra, continueremo a giocare il loro stes­so gioco, prepareremo tutto per impadronirci fulmineamente di tutta questa gentaglia, per far piazza pulita di tutta quella marmaglia. Domani manderò giù un uomo che dia ordine al coman­dante della 3ª divisione corazzata granatieri di entrare seduta stante a Roma con un gruppo speciale, di arrestare subito tutto il governo, il re, tutta la banda, soprattutto di arrestare subito il principe ereditario e di impadronirsi di questa canaglia, soprattutto di Badoglio e di tutta quel­la gentaglia.

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Scusate, mica si tratta di essere dei geni o degli stupidi: era semplicemente informato sugli avvenimenti e sulle persone.

quello si, rispetto ai nostri, lo fa apparire un fenomeno. Ma era semplicemente uno che sapeva cosa succedeva (prima che nel 45 subentrasse la paranoia).

 

l'Operazione Achse, successiva all'8 settembre, accuratamente pianificata, trova le sue origini proprio dagli avvenimenti del 25 luglio.

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Scusate, mica si tratta di essere dei geni o degli stupidi: era semplicemente informato sugli avvenimenti e sulle persone.

quello si, rispetto ai nostri, lo fa apparire un fenomeno. Ma era semplicemente uno che sapeva cosa succedeva (prima che nel 45 subentrasse la paranoia).

 

l'Operazione Achse, successiva all'8 settembre, accuratamente pianificata, trova le sue origini proprio dagli avvenimenti del 25 luglio.

Già, stupisce l'analisi della situazione a "botta calda" fatta in una discussioni di 5 minuti individuando obbiettivi realistici e tempi.

 

Queste sono tutte valutazioni di un individuo che per quanto instabile possa essere stato in questa situazione dimostra lucidità e senso strategico senza perdere di vista la realtà dei fatti.

Fattori che però sembrano svanire nell'ultimo anno di guerra, probabilmente a causa del degenersi del suo stato mentale.

 

@ Eurofighter: E' noto che Hitler si fidasse solo di Mussolini, in quanto uomo leale, ma diffidava di molti altri nel governo, in primis di VEIII. Infatti Hitler riteneva quella di Mussolini fosse una dittatura a metà in quanto il Duce era pur sempre alle dipendenze del Re che poteva in qualsiasi momento licenziarlo, cosa che poi è in effetti avvenuta il 25 luglio 1943.

Modificato da Hicks
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  • 2 settimane dopo...

Salve,

quest'estate ho letto il libro Storia segreta del 25 luglio 1943 di Bellini Fulvio e Bellini Gianfranco. Editore Mursia.

 

La presentazione del libro è la seguente:

A 25 anni di distanza una verità sconcertante sul 25 luglio 1943. La responsabilità di aver voluto la caduta di Mussolini risale al Fuhrer del Terzo Reich. Obiettivo che venne conseguito con un ultimatum di Hitler diretto al re d'Italia: o abbandonare il suo primo ministro o subire l'occupazione di Roma da parte della Wehrmacht. La decisione di piegarsi all'ultimatum fu presa dal sovrano in perfetto accordo con lo stesso Mussolini nel pomeriggio del 15 luglio.

 

In pratica, secondo gli autori, Mussolini era d'accordo con il primo ministro giapponese Hideki Tojo e con Hermann Goering di presentare ad Hitler una sorta di ultimatum affinchè trovasse un accordo con l'Unione Sovietica per addivenire ad un armistizio. Questo avrebbe consentito alla Germania (ed all'Italia) di concentrare i propri sforzi contro gli alleati occidentali, con maggiori possibilità di successo.

Per questo Hitler avrebbe posto Vittorio Emanuele di fronte all'alternativa: togliere di mezzo Mussolini o subire l'occupazione totale delle truppe tedesche. Il Re quindi approfittò della votazione del Gran Consiglio per incontrare il Duce, spiegargli la situazione e "dimissionarlo".

 

Cordialità

Alberto

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Mi sembra una ricostruzione smentita dagli eventi successivi.....

Sicuramente, però gli autori citano numerosi documenti, che confermano le "manovre" per convincere Hitler ad un armistizio con l'Unione Sovietica.

I dettagli non li ricordo ed il libro l'ho lasciato al mare,

Alberto

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  • 3 settimane dopo...

Scusate la domanda,ma era davvero Mussolini il "fissato" per la guerra all'URSS? Cisono molte testimonianze secondo le quali era proprio lui a non volere la guerra su due fronti.

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Gia à sir John Keegan nel suo 'Intelligence at War', Vintage Books, NY, 2004, parla diffusamente delle intese più o meno clandestine dal 38 al45 fra UK e Germania, per rovesciare itler e stringere una intesa 'razziale' (cosa peraltro condivisa in linea di massima da AH) fra il Reich e lo UK, diretta contro i comuni rivali Russi e Americani (questi ultimi visti da molti ambianti britannici come il vero pericolo per l'Impeco, come poi fu).

 

Vedasi anche Franco bandini, su 'IlGiornale', e gli articoli degli anni 74\75 sul Giornale di montanelli e su Rivista Marittima a firma Gino Jori.

 

Per quanto riguarda Mussolini, l'Italia non ebbe mai una posizione negativa sulla campagna di Russia, inviando infatti uomini (preziosissimi) e mezzi (ancora più preziosi) in una campagna dove poteva influire poco o nulla. Che il nostro fronte primario fosse L'AS, e' evidente, ma i nostri 'capi' non fecero mai nulla per farlo diventare il nostro unico e strategico teatro.

 

Con le conseguenze visibili.

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Un pò off-topic, gli anni '30 avevano visto i "coloured-plans" amricani contro l'impero britannico (se non erro "war-plan-red")ed anche se poi furono minimizzati, vi sono elementi per pensare che fra GBed USA non ci fosse proprio un clima idilliaco

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Dopo la prima guerra mondiale la politica statunitense conobbe un periodo involutivo, intendendo con tale termine una forte chiusura degli Usa rispetto agli impegni di politica estera. Ciò determinò, di fatto, una sorta di isolamento per il paese nordamericano, che rimase di fatto privo di veri e propri alleati; di qui, probabilmente, la predisposizione di piani bellici contro chiunque, ivi inclusi gli ex alleati come la Gran Bretagna.

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Senza contare che gli americani si allearono nel 1917 con il regno unito dopo non poche titubanze (c'è voluto il telegramma zimmermann per convincerli), però prima di allora i rapporti con gli ex-padroni non erano idilliaci.

 

Purtroppo in Italia non si studia la storia americana, la seconda guerra d'indipendenza non è proprio conosciuta, il coinvolgimento dei Britannici nella guerra civile nemmeno, senza contare che ancora nel 1895 i due paesi erano ai ferri corti per vie di dispute di confine in sud america, con gli americani che contrastavano l'ingerenza europea nel quadro della dottrina monroe.

 

Forse un primo riavvicinamento c'è stato solo con la guerra ispano-americana, e siamo già nel 1898, di conseguenza è normale che ancora ci fosse qualche riserva, specie nel periodo di isolazionismo dei governi coolidge e hoover.

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Ospite iscandar
....Purtroppo in Italia non si studia la storia americana, la seconda guerra d'indipendenza non è proprio conosciuta, il coinvolgimento dei Britannici nella guerra civile nemmeno, senza contare che ancora nel 1895 i due paesi erano ai ferri corti per vie di dispute di confine in sud america, con gli americani che contrastavano l'ingerenza europea nel quadro della dottrina monroe.

...

 

Scusa Dominus, per essere in tema con le tue asserzioni, quale sarebbe la seconda guerra d'indipendenza USA???

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Senza contare che gli americani si allearono nel 1917 con il regno unito dopo non poche titubanze (c'è voluto il telegramma zimmermann per convincerli), però prima di allora i rapporti con gli ex-padroni non erano idilliaci.

 

Purtroppo in Italia non si studia la storia americana, la seconda guerra d'indipendenza non è proprio conosciuta, il coinvolgimento dei Britannici nella guerra civile nemmeno, senza contare che ancora nel 1895 i due paesi erano ai ferri corti per vie di dispute di confine in sud america, con gli americani che contrastavano l'ingerenza europea nel quadro della dottrina monroe.

 

Forse un primo riavvicinamento c'è stato solo con la guerra ispano-americana, e siamo già nel 1898, di conseguenza è normale che ancora ci fosse qualche riserva, specie nel periodo di isolazionismo dei governi coolidge e hoover.

 

 

Quello che dice è tutto vero; d'altronde va anche ricordato che, proprio con la dottrina Monroe (quella che asseriva, in breve: "L'America agli americani"), aveva creato delle precise aree di influenza che, di fatto, lasciavano mano libera agli europei altrove, in cambio del predominio americano sul "loro" continente).

E lo sviluppo della politica americana parte proprio dalla dottrina Monroe e si evolve (basti pensare alla teorizzazione roosveltiana (e quini parlo di Theodore Roosevelt, non del suo più famoso successore Franklin Delano) della politica del "big stick", che associa alla diplomazia l'uso della forza) avendo come scenario proprio il continente americano.

Ciò porta con sé, oltre ai contrasti con gli europei per difendere la propria area di egemonia, anche un profondo disinteresse per le vicende europee, di fatto ritenute poco interessanti (e come difatti erano, per mille motivi) per la nazione americana.

 

Di fatto gli Usa si interesseranno compiutamente alle vicende europee solo dopo la fine della seconda guerra mondiale, nell'ambito di uno scenario prfondamente modificato (mondo bipolare, fine dell'impero britannico, decadenza francese, ecc.).

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