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VittorioVeneto

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  1. Il completamento della Dreadnought diede alla Gran Bretagna un notevole vantaggio nella successiva corsa all’armamento navale che si verificò durante il primo decennio del XIX sec. , assumendo un ritmo sempre più serrato in diretta relazione col peggioramento delle relazioni internazionali. I tedeschi furono i primi a raccogliere la sfida, con le navi della classe Nassau, nel 1909 e nel 1910. Seguirono gli americani, con le due unità della Classe South Carolina, equipaggiate con dodici cannoni da 305 mm in quattro torri centrali. Altre navi tipo Dreadnought furono poi quelle della classe Minas Geraes, costruite in Gran Bretagna per conto della Marina brasiliana; le due unità statunitensi della classe Delaware, dotate di dieci cannoni da 305 mm in cinque torri centrali; le quattro unità tedesche della classe Helgoland, con 12 cannoni da 305 mm in sei torri binate disposte come nella classe Nassau; l'unità singola che costituì la classe Neptune, britannica, con un armamento di dieci cannoni da 305 mm in cinque torri binate (tre torri centrali, di cui una su due livelli, e due torri laterali ); le due navi britanniche della classe Colossus, simili alla Neptune ma attrezzate con un solo albero a tripode; le due unità statunitensi della classe Florida; una versione perfezionata della classe Delaware contraddistinta dagli alberi a traliccio e da una propulsione a turbine e a quattro assi che sostituiva la macchina a tripla espansione con quattro assi. La Minas Geraes Uploaded with ImageShack.us Altre navi di tipo Dreadnought furono quelle della classe giapponese Kawachi, equipaggiate con 12 cannoni da 305 mm disposti secondo lo stesso schema della Helgoland; le due unità statunitensi della classe Wyoming, anch'esse con 12 cannoni da 305 mm, dal fusto più lungo, disposti in sei torri binate centrali, (un paio a prua e le restanti a poppa) su due livelli, le quattro unità della classe austroungarica Viribus Unitis con 12 pezzi da 305 mm in quattro torri trinate disposte alle estremità in coppie su due livelli; le sei navi tedesche della classe Kaiser, ciascuna con dieci cannoni da 305 mm in cinque torri binate , di cui tre centrali con le torri di poppa disposte su due livelli, e due latera¬li; l'italiana Dante Alighieri, unica della sua classe con 12 cannoni da 305 mm in quattro torri trinate centrali; le spagnole della classe España, in assoluto le più piccole navi Dreadnought, con un armamento di otto pezzi da 305 mm in quattro torri binate, due centrali e due laterali; le quattro unità francesi della classe Courbet, che recavano 12 cannoni da 305 mm in quattro torri trinate centrali (due coppie su due livelli); le quattro navi tedesche della classe Konig, equipaggiate con pezzi da 305 mm in quattro torri centrali binate; l'unità singola della classe Rio de Janeiro, costruita per l'Argentina e in seguito requisita dalla Gran Bretagna, con un armamento com¬posto da ben 14 cannoni da 305 mm in sette torri binate (cinque torri disposte longitudinalmente, di cui quattro su due livelli, e due torri laterali); le due navi argentine della classe Rivadavia, costruite negli Stati Uniti, che recavano 12 cannoni da 305 mm in sei torri binate centrali, con due torri su due livelli rispettivamente a prua e a poppa; le quattro navi russe della classe Gangut, con 12 cannoni da 305 mm in quattro torri trinate centrali; le due unità italiane della Caio Duilio, con 13 cannoni da 305 mm disposti in tre torri trinate e due torri binate, centrali, le ultime sovrapposte alle torri trinate di poppa e di prua. Sempre italiane furono le due unità, della classe Conte di Cavour, con armamento simile alla precedente. Infine, vi furono le tre navi russe della classe Imperatritsa Maria, con armamento simile a quello della classe Gangut, ma dal profilo riveduto per una maggiore protezione e dotate di artiglierie ausiliarie più pesanti (18 pezzi da 130 mm anziché 16 da 120 mm) dalla velocità e dalla portata massima ridotte, essendo state concepite per un utilizzo esclusivo entro i confini del Mar Nero. Nello stesso periodo si diffuse anche il tipo dell'incrociatore da battaglia, seppure meno massicciamente. I tedeschi risposero al varo della classe Invincible con la singola unità della classe Von der Tann, che dispo¬neva di otto cannoni da 280 mm in due torri binate centrali e due laterali. In confronto agli incrociatori da battaglia britannici, la nave aveva un minore bordo libero e una sovrastruttura meno elevata, una migliore corazza e, primo caso nella Marina militare tedesca, era dotata di un dispositivo di propulsione basato su due gruppi di turbine che azionavano quattro assi consentendo maggiori velocità e affi¬dabilità. La Gran Bretagna affiancò alla classe Invincible le tre nuove unità della classe Indefatigable, diverse dalle precedenti soprattutto per la disposizione delle torri laterali, che consentiva una bordata di otto anziché sei pezzi. La HMS Indefatigable, incrociatore da battaglia della Marina britannica, 1912-14. Uploaded with ImageShack.us I cannoni a bordo della HMS New Zealand. La New Zealand faceva parte della classe Indefatigable. Uploaded with ImageShack.us La HMS Invincible, incrociatore da battaglia della Marina britannica durante la prima guerra mondiale. Uploaded with ImageShack.us I tedeschi reagirono costruendo le due unità della classe Moltke, che adottavano il profilo della Von der Tann ingrandendolo e aggiungendo a poppa una quinta torre binata con cannoni da 280 mm in posizione sopraelevata e portando così a dieci il numero totale dei cannoni di grosso calibro. Seguì l'unità singola della classe Seydlitz, un ulteriore perfezionamento del modello della Moltke, di cui aveva lo stesso armamento ma su di uno scafo più lungo e affinato, che la dotava di maggiori qualità nautiche e la rendeva più veloce. Gli ultimi rappresentano dell'incrociatore da battaglia tipo Dread- nought nella sua forma pura furono le tre unità tedesche della classe Derfflinger che differivano notevolmente rispetto alle navi delle classi Moltke e Seydlitz, in quanto avevano ponte liscio e i loro cannoni da 305 mm erano collocati in torri binate su due livelli alle opposte estremità della sovrastruttura, quest'ultima contenente batterie secondarie più potenti, con cannoni da 150 mm. Nelle fasi conclusive di questa "prima età della Dreadnought" la gara navale tra Gran Bretagna e Germania si accompagnò a una gara tecnologica che vide entrambe le contendenti impegnate a elaborare classi sempre nuove di navi corazzate, ognuna dotata di migliori vantaggi tattici - rispetto alla classe precedente e rispetto alle unità di quello che sempre più si tendeva a con¬siderare come "il nemico" - in termini di potenza di fuoco, protezione e presta¬zioni. I tedeschi si erano in un primo tempo accontentati di opporre ai cannoni inglesi da 305 mm le loro armi da 280 mm ln grado di sparare proiettili più leggeri con maggiore velocità iniziale e con una traiettoria più radente, che consentiva di prendere meglio la mira, pur mantenendo pressoché invariata la capacità di penetrazione del proiettile; ben presto però deci¬sero di passare anch'essi a un calibro di 305 mm in grado di sparare proiettili da 405 kg che avevano, su una distanza massima di 19.200 m, una maggiore capacità di penetrazione. Avendo previsto tale mossa, i britannici contrattaccarono sviluppando il tipo Dread¬nought e creando un nuovo tipo di nave da battaglia, la super-Dreadnought, dotata di cannoni da 343 mm (anziché 305 mm). L'aumentato calibro permetteva di sparare proiettili più pesanti con ridotta velocità iniziale, offrendo un potenziale d'impatto ragguardevole su lunghe distanze, oltre a una maggiore precisione, e consentiva di ridurre l'usura della canna, prolungando la durata del pezzo. La prima classe a essere dotata di tali caratteristiche fu la Orion, che comprendeva quattro unità e introduceva i nuovi cannoni in cinque torri binate centrali (due torri su due livelli in corrispondenza delle estremità e una torre sin¬gola a mezza nave). Queste navi furono inoltre dotate di una cintura a corazza più estesa e più spessa. Malgrado l'aumentato dislocamento, tuttavia, esse erano in grado di raggiungere velocità più elevate (sino a 21 nodi) rispetto alle navi di tipo Dread- nought, grazie a un migliore dispositivo di propulsione, che trasmetteva una potenza di 27.000 CV a quattro assi. La Marina britannica decise di puntare sul nuovo calibro da 343 mm, adottandolo come armamento principale per alcune classi di corazzate e incrociatori da batta¬glia. Tra le prime, vi furono le quattro unità della classe King George V, con lo stesso armamento di base distribuito se¬condo uno schema aggiornato, seguite da altrettante unità della classe Iron Duke, con lo stesso armamento principale, ma dotate di un armamento ausiliario più potente (12 cannoni da 152 mm invece dei 16 da 102 mm) accompagnato, per la prima volta su una nave britannica, da una batteria antiaerea composta di due pezzi da 76 mm a tiro curvo. In seguito vennero l'unità singola della classe Reshadieh, co¬struita per la Turchia e poi requisita dalla Marina britannica (con il nome Erin), do¬tata dello stesso armamento di base della classe Iron Duke. Anche l'unità singola della classe Admiral Latorre fu inizialmente costruita per la Marina cilena e requisita dalla Marina britannica (con il nome Canada): la nave era armata con dieci cannoni da 356 mm disposti come i pezzi da 343 mm sulle precedenti unità inglesi. I primi incrociatori da battaglia armati con cannoni da 343 mm furono le tre unità della classe Lion, noti con l'appellativo di "splendid cats" (magnifici felini), le più grandi navi da guerra progettate sino a quel momento. Impostate nel 1912 e 1913, esse dislocavano 29.680 tonnellate e avevano un lunghezza di oltre 213,4 m. L'armamento principale si componeva di cannoni da 343 mm in quattro torri centrali, con le due torri di prua su due livelli, cui si aggiun¬gevano batterie secondarie di 16 pezzi da 102 mm. La protezione era costituita da una corazza spessa sino a 254 mm e il dispositivo di propulsione si componeva di quattro gruppi di turbine che trasmettevano una potenza di 73.800 CV ad altrettanti assi per una velocità di 27 nodi. La Tiger, progettata per essere la quarta unità di tale classe, fu completata più tardi con un profilo leggermente modificato, in base alla conoscenza di alcune caratteristiche della classe giapponese Kongo, di cui quattro unità furono costruite nei cantieri britannici. La Tiger ebbe quindi batterie ausiliarie con 12 cannoni da 152 mm oltre a un'aumentata larghezza massima e a un maggiore dislocamento, che consentirono di allestire uno spazio macchine più capiente in grado di fornire una potenza di 108.000 CV a quattro assi per una velocità di 30 nodi. Alcuni detrattori non mancarono di lamentare quello che ritennero un eccesso di potenziale offensivo e, in genere, delle prestazioni attribuite agli "splendid'cats" ma vale la pena sottolineare che durante la Battaglia dello Jutland, nel maggio 1916 la Tiger fù colpita da 21 proiettili esplosivi (17 di grosso calibro) senza riportare danni gravi e fu riparata in meno di un mese. La classe Orion e le successive unità da combattimento britanniche offrivano aumentate capacità operative e nessuna Marina al mondo poteva più permettersi di ignorare il concetto della super- Dread- nought: vi fu pertanto una nuova corsa a dotarsi di calibri maggiori per le artiglierie primarie, rinforzando le misure di prote¬zione (artiglierie ausiliarie e corazza); laddove ciò non era ancora avvenuto, le torri furono disposte centralmente rispetto alla linea di mezzeria. La gara fu aperta dal Giappone, che aveva fatto costruire in Gran Bretagna l'unità principale della classe Kongo allo scopo di acquisire familiarità con i concetti e le tecniche costruttive di questo paese. Il progetto della nave sviluppava quello della classe turca Reshadieh, dando luogo al più potente incrociatore da battaglia del suo tempo, superiore agli "splendid cats" in termini di protezione (data da una cintura più lunga, profonda e spessa, con paratie corazzate e con una estesa suddivisione interna in compartimenti) e in termini di potenza di fuoco, basata su otto cannoni da 356 mm disposti in quattro torri binate cen¬trali, con le torri prodiere su due livelli. Le batterie secondarie si componevano di 16 pezzi da 152 mm ed erano presenti arti¬glierie secondarie per un totale di 16 pezzi da 76 mm). Grazie a quattro gruppi di turbine, che trasmettevano una potenza di 64.000 CV ad altrettanti assi, queste navi raggiungevano una velocità di 27,5 nodi. Corazzate della classe Kongo in servizio presso la Marina imperiale nipponica nella Baia di Sukumo Bay, 1913 Uploaded with ImageShack.us A queste si aggiunsero le quattro coraz¬zate delle classi Fuso e Ise, interamente co¬strutte in Giappone e armate con cannoni ed equipaggiamento giapponesi, che con¬fermarono il ruolo di primo piano ormai assunto dal paese sulla scena marittima internazionale. Le corazzate della classe fuso erano infatti superiori alle loro con¬temporanee statunitensi delle classi Texas e Oklahoma in termini di potenza di tiro, Ponendosi sullo stesso livello delle unità che formavano la classe Pennsylvania. Rispetto a queste ultime, le navi giapponesi erano meno protette e le loro artiglierie principali erano alloggiate in torri binate, anziché trinate. La presenza di sei anziché quattro torri per alloggiare lo stesso numero di cannoni richiedeva una maggiore lun¬ghezza dello scafo rispetto alle unità ame¬ricane, risultando tuttavia in una linea più affinata dello scafo, che si traduceva a sua volta in una velocità più elevata. Grazie a quattro gruppi di turbine che trasmettevano 40.000 CV ad altrettanti assi, le corazzate della classe Fuso raggiungevano i 23 nodi. Dotate di cannoni da 356 mm alloggiati in sei torri centrali, con due torri su due livelli alle estremità e due torri singole a mezza nave, queste navi avevano inoltre batterie ausiliarie di 16 pezzi da 152 mm e una corazza che raggiungeva i 349 mm di spessore. Le ultime due unità progettate per far parte di questa classe furono completate secondo requisiti sufficientemente diversi da indurre a creare per esse una classe apposita, la Ise. Le principali modifiche riguardarono la disposizione delle due torri binate a mezza nave, ora collocate su due livelli, e le batterie ausiliarie, costituite da armi più moderne dal calibro di 140 mm. Christopher Chant – Storia delle navi da guerra
  2. Esiste una parola che bisogna conoscere quando si parla di navi da battaglia monocalibro : Dreadnought L'idea che avrebbe portato alla crea¬zione del nuovo tipo di corazzata si può far risalire al 1896, quando la Germania introdusse la Prima Legge Navale, destinata ad aprire la via alla creazione di una Marina tedesca in grado di competere con quella britannica. Questo portò a una destabilizza¬zione, in termini numerici e strategici, dello status quo navale in Europa, proprio mentre la Gran Bretagna andava constatando la minaccia che la crescente capacità industriale della Germania e la costante espansione della sua Marina mercantile ponevano al predominio navale e commerciale inglese. Questi mutamenti coincisero inoltre con l'introduzione, in un arco temporale molto breve, di svariate nuove tecnologie che avrebbero avuto un notevole peso sull'evo¬luzione dei conflitti navali. Comparvero nuovi siluri perfezionati, sottomarini e comunicazioni radio, il motore a combu¬stione interna e il motore diesel, delle caldaie alimentate a nafta. I motori a tripla espansione furono sostituiti da turbine, che fornivano una maggiore spinta pur occupando un volume ridotto; infine, comparvero i primi aeroplani. L'insieme di tutti questi fattori portò allo sviluppo di una nave da battaglia armata unicamente di cannoni di grosso calibro unificato. Mentre l'armamento di una tipica nave pre-Dreadnought comprendeva batterie secondarie e primarie, di solito quattro pezzi da 305 mm in due torri centrali e dieci pezzi da 190 mm in impianti corazzati disposti attorno alla sovrastruttura, la Dreadnought, che costituì il primo esempio del nuovo tipo, aveva un numero maggiore di cannoni di grosso calibro. Nelle navi da essa derivate i pezzi vennero installati in grandi torri, disposte longitudinalmente rispetto alla linea mediana del ponte; l'armamento era completato da un gran numero di pezzi di piccolo calibro disposti ovunque fosse possibile, ma non esistevano vere e proprie batterie secondarie o terziarie. Le armi di grosso calibro venivano impie¬gate contro i bersagli più voluminosi, mentre le armi leggere avevano lo scopo di offrire protezione contro gli attacchi delle siluranti; la struttura leggera di queste ultime, che consentiva loro di raggiungere velocità notevoli, le rendeva infatti vulne¬rabili anche nei confronti di calibri assai ridotti, come i cannoni da 12 pdr. Il grosso calibro unificato era già stato introdotto,in via sperimentale, sin dal 1870, su alcune navi da battaglia italiane e britanniche, ma l'esito poco soddisfacente aveva fatto sì che fosse mantenuto un sistema di batterie di almeno tre calibri diversi. Il conflitto russo-giapponese rivelò tuttavia i limiti di tale armamento: per la prima volta, infatti, si utilizzarono con precisione i grossi calibri a una distanza superiore ai 18 km, mentre si dimostrò impossibile,persino su distanze più brevi, rilevare il punto di caduta dei proiettili sparati dalle armi più leggere. Fu chiaro quindi che l'impiego delle batterie secondarie e terziarie a scopo offen¬sivo apparteneva ormai al passato e che sarebbe invece stato necessario concentrare sull'unità nemica uno schiacciante peso di bordata, su distanze molto lunghe, in modo da affondarla o renderla inservibile prima che questa potesse avvicinarsi a una distanza tale da poter utilizzare le proprie artiglierie di medio e piccolo calibro. I giapponesi furono ovviamente i primi a giungere a tali conclusioni e impostarono le prime coraz¬zate monocalibro, la Aki e la Satsuma, che avrebbero dovuto disporre di 12 cannoni da 305 mm collocati in due torri binate inter¬medie e, su ciascuna fiancata,in due torri singole e una binata. Il completamento delle navi fu ostacolato dalla limitata capacità industriale del paese; inoltre, ci si rese conto che non era conveniente disporre due batterie laterali separate,per un totale di quattro pezzi che non potevano essere impiegati contemporaneamente. Si decise pertanto di installare al loro posto 12 pezzi di calibro intermedio (254 mm) disposti in sei torri binate, tre per ogni fiancata. La Aki,corazzata della Marina imperiale giapponese, 1911. La nave era dotata diturbine a vapore. Uploaded with ImageShack.us Fu invece la Gran Bretagna, preoc¬cupata dallo sviluppo della forza navale tedesca e dalle sue diverse implicazioni, ad applicare per prima, con la La Dreadnought, il principio del grosso calibro unificato, seguita a ruota dagli Stati uniti, con la classe South Carolina e dalla Germania, con la classe Nassau. La Dreadnought avrebbe dato il nome al nuovo tipo di nave da battaglia a grosso calibro unificato, mentre le navi della generazione precedente, che ancora recavano batterie miste, vennero retro¬spettivamente designate come pre- Dreadnought. Impostata nei cantieri di Portsmouth nell'ottobre 1905, la nuova corazzata fu varata nel febbraio 1906. Il suo completamento fu reso possibile soltanto impiegando materiale già ordinato e destinato ad altre navi. La Dreadnought fu la prima corazzata in assoluto a utilizzare le turbine a vapore come dispositivo principale di propulsione: esse trasmettevano una potenza di 23.000 CV a quattro assi,consentendo alla nave una velocità di 22 nodi,di gran lunga superiore rispetto a quella delle navi pre-Dreadnought, soprattutto tenendo conto delle sue dimensioni: oltre 160 m di lunghezza e un dislocamento a pieno carico di 20.700 tonnellate. La HMS Dreadnought Uploaded with ImageShack.us Fisher, il padre concettuale della nave, credeva fermamente (al punto che si potrebbe persino parlare di una ossessione)nella superiorità del vantaggio tattico of¬ferto da una combinazione offensiva che unisse potenza di fuoco e velocità, piutto¬sto che nel vantaggio difensivo costituito da una spessa corazza. La Dreadnought ebbe quindi una protezione relativamente modesta, con soli 279 mm di spessore sulla cintura della linea di galleggiamento.L'armamento costituiva invece il suo punto di eccellenza: comprendeva infatti una batteria primaria di dieci cannoni da 305 mm in cinque torri, di cui tre intermedie (una a prora e due a poppa) e due laterali a fianco della sovrastruttura, per una bordata di otto pezzi da 305 mm. Le batterie secondarie, previste al solo scopo di respingere l'attacco delle siluranti, constavano di 24 cannoni da12 pdr in impianti singoli scoperti. Il completamento della nave fu motivo di immenso orgoglio per i britannici, ma anche fonte di preoccupazioni: essa infatti aveva rivoluzionato il concetto di guerra navale, rendendo obsolete tutte le navi precedenti. Tuttavia, questo significava che la Marina britannica disponeva, nel mutato scenario, di un vantaggio numerico rappresentato da una sola unità, e che il primato navale sarebbe andato a quella Marina in grado di costruire più velo¬cemente il maggiore numero di navi tipo Dreadnought. Prendeva così il via una vera e propria gara navale. La minaccia principale era quella posta dalla Germania, ma colpendo per prima la Gran Bretagna si era riservata un significativo margine di vantaggio e nel mo¬mento in cui i tedeschi completavano la prima classe di quattro navi da battaglia di tipo Dreadnought, gli inglesi disponevano già di sette unità simili, più tre esemplari di un nuovo tipo, ancora più rivoluzionario e controverso: l'incrociatore da battaglia. Le origini di quest'ultimo vanno ricercate nel progetto proposto nel 1896 da Émile Bertin, il grande ingegnere navale francese, il quale concepì una grande unita da battaglia che univa la velocità e la protezione dell'incrociatore corazzato con armamento di artiglierie primarie tipico delle navi da battaglia, creando così un nuovo tipo, dotato di grande potenziale offensivo (grazie alla velocità e alla potenza di fuoco ) ma dalle capacità difensive limitate. La nave di Bertin avrebbe superato in velocità qualunque corazzata in grado di danneggiarla con i suoi cannoni e avrebbe avuto una potenza di fuoco superiore a qualunque nave talmente veloce da raggiungerla. Questo concetto piacque molto a Fisher, il quale, come abbiamo visto, privilegiava le capacità offensive e vide la possibilità di produrre un tipo di nave interessante anche sotto il profilo economico, in grado di svolgere compiti da crociera (di ricognizione o scorta lungo le rotte marittime), ma capace allo stesso tempo di prendere parte attiva durante le azioni di combattimento, grazie a una batteria principale in grado di sparare proiettili di grosso calibro a grandi distanze. Nasceva così l'incrociatore da battaglia, i cui primi tre esemplari furono impostati nel 1906. Completate nel 1908, le unità della classe Invincible si rivelarono del tutto diverse da qualunque altro tipo. La protezione di queste navi, che dislocavano ciascuna19.940 tonnellate a pieno carico, era simile a quella di un incrociatore corazzato, con uno spessore massimo della corazza di 178 mm, ma il loro armamento constava di otto cannoni da 305 mm in quattro torri binate, due delle quali disposte longitudinalmente rispetto alla sovrastruttura, le restanti due lateralmente a essa, una per lato; le batterie secondarie comprendevano 16 pezzi da 102 mm. Queste navi si distinguevano, inoltre, per la linea affinata (173 m di lunghezza) e l'elevata velocità (26 nodi) consentita da quattro gruppi di turbine che erano in grado di distribuire 41.000 CV ad altrettanti assi. La HMS Invincible, incrociatore da battaglia della classe omonima in forza presso la Marina britannica. La foto è stata scattata dopo il 1913. Uploaded with ImageShack.us In termini generali si può definire l'incrociatore da battaglia come uno sviluppo della nave di tipo Dreadnought, con una protezione contraddistinta dall'uso di una corazza ridotta e dallo spessore più esiguo, nonché da una maggiore lunghezza e finezza dello scafo che, unita alla grande potenza del dispositivo di propulsione, consentiva una velocità maggiore. Ne risultò una nave da battaglia temibile, superiore per potenza di fuoco e velocità. La sua ridotta protezione tuttavia si sarebbe rivelata un serio inconveniente, come fu chiaro nel corso della prima guerra mondiale (1914-18). Tra le navi di tipo Dreadnought costruite sino al 1910 vi erano le tre unità britanniche della classe Bellerophon che avevano però alberi tripodi, anziché a fusto unico e un'artiglieria ausiliaria di 16 pezzi da 102 mm; le tre unità della classe St. Vincent, che avevano una corazza più leggera alle estremità ed erano dotate di batterie principali dalla maggiore velocità iniziale, e quindi dal potenziale di penetra¬zione più elevato; le navi giapponesi del tipo Satsuma ad armamento ibrido, e la già citata classe tedesca Nassau, che constava di quattro unità con un armamento principale di 12 cannoni da 280 mm in sei torri binate (due centrali, alle opposte estremità della sovrastruttura, e quattro laterali), batterie secondarie di 16 pezzi da 88 mm, una corazza sino a 305 mm di spessore, e un dispositivo di propulsione basato su mac¬chine a vapore a moto alternato e a tripla espansione che trasmettevano una potenza di 26.244 CVa tre assi, consentendo una velocità di 20 nodi. Va osservato come i tedeschi, dopo attenta considerazione, ritenessero insuf¬ficiente la protezione adottata dalle navi britanniche e optassero per una corazza più estesa e dal maggiore spessore. Le navi, tuttavia, non ne risultarono troppo appesantite, poiché fu deciso nello stesso tempo di ridurre leggermente il calibro dell'armamento,rendendolo quindi più leggero rispetto alle artiglierie britanniche, in quanto si confidava nella superiorità delle armi tedesche. Il vantaggio principale offerto dalle artiglierie tedesche risiedeva, oltre che nella superiorità dei proiettili esplosivi utilizzati, nella elevata velocità iniziale (che consentiva un buon potere di penetrazione) e nella traiettoria più tesa, che semplificava il controllo del tiro e permetteva l'impiego di torri più basse e quindi più leggere.
  3. Il lancio del Discovery visto da una prospettiva diversa dal solito ... http://www.youtube.com/watch?v=GE_USPTmYXM&feature=player_embedded Vi siete mai chiesti come viene riportato al Kennedy Space Center uno Shuttle che atterra lontano da Cape Canaveral ?
  4. Prima volta in supersonico per l'F 35 http://www.defensenews.com/story.php?i=5903089&c=AIR&s=TOP
  5. VittorioVeneto

    VIDEO Sezione Caccia

    Esibizione da paura Phantom Luftwaffe ad un airshow a Malta del 1993 http://www.youtube.com/watch?v=U2_DXYieL_o&feature=player_embedded#at=232
  6. Spettacolare ! http://www.youtube.com/watch?v=ApM_f-jBlP0 Tu 22 Backfire http://www.youtube.com/watch?v=c8XIMikxQcY&feature=related
  7. Allora , ho chiesto sul forum di MilitaryPhotos dei chiarimenti sulla procedura di riparazione dei cingoli dei Merkava e sembra che RobyGun ci avesse preso con la sua ricostruzione , anche se ci deve essere qualche dettaglio in più da conoscere circa la "sterzatura" da dare al carro durante la manovra , ma io col mio inglese scolastico proprio non ci arrivo ... comunque queste sono le risposte che mi sono state date : Mi hanno anche passato un link ad un manuale di riparazione dei danni da battaglia dei carri M48 / M 60 : http://www.scribd.co...1-November-1990
  8. Ehhh , anche qui in Italia l'incidente di Ramstein provoca amari pensieri ... Ma sulla vendita del Typhoon che sarebbe penalizzata , a cosa ti riferisci ? Al concorso Svizzero o al mercato in generale ? Poi , dalle tue parole sembra che gli F5 della Patrouille Suisse sfreccino continuamente sul Bundestag , ma è proprio così ?
  9. Sarebbe utilissimo per i nostri AMX schierati in Afghanistan ...
  10. Controllo delle canne dei cannoni Carina questa
  11. Nella zona è stata inviata la USS Enterprise , dirottata dal Golfo Persico , ma questo di per se non significa assolutamente che ci sarà un'attacco , è una procedura standard inviare in zona di crisi la portaerei più vicina ( con quello che costano andranno pure usate qualche volta ) , esempi recenti : Iran e North Korea
  12. Scusa , non ho capito bene quello che intendi , potresti spiegarti meglio ?
  13. Altra immagine di soldati Israeliani al lavoro su un Merkava , la procedura sembra la stessa dell'altra foto e non mi sembra si riferiscano al medesimo episodio , quindi il "tiro con la corda" sembra essere una procedura standard Uploaded with ImageShack.us La didascalia della foto recita: Che tradotto suona più o meno cosi: Un team di manutentori srotolano il cingolo finale davanti al pignone mentre il carro muove in avanti lentamente per far uscire un pò di cingolo al retro del carro. Il cannoniere ed il caricatore tirano la corda mentre il capo-carro guida con le mani il guidatore che osserva attraverso i periscopi dal suo compartimento. La corda tirante è connessa al perno del cingolo superiore alto . Sperando che qualcuno riesca tradurlo un pò meglio di come ho fatto io , si capisce che i militari non tirano il carro perchè il motore è rotto , anche nell'altra foto si nota una persona che con le mani indica al guidatore di venire avanti Personalmente azzardo 3 ipotesi: A) La corda a tirare serve per mantenere la ruota motrice bloccata in una qualche posizione B) Il contributo degli uomini è indispensabile per ottenere un movimento molto lento del carro C) La foto è una goliardata
  14. Riguardando bene mi sono accorto che il video da me postato e le foto di Super64des sembrano riferirsi al medesimo episodio ...
  15. Problema ancora più grande è quello di farlo atterrare con carichi decenti senza entrare nella spirale più potenza richiesta --> maggior resistenza strutturale --> aumento del peso , che pare sia la causa che fa temere per il futuro del B Il decollo verticale a pieno ( o quasi) carico non è molto usato in situazioni operative , poichè ci si accontenta di un bel decollo corto per il quale sarà più che sufficiente il ponte della Cavour (speriamo) ...
  16. Niente da fare purtroppo , ho cercato un pò sul web maggiori informazioni sull'incidente ma non ne ho trovate , tanto per la cronaca sui diversi forum esteri sono pressochè unanimi ad attribuire la causa dell'incidente al Flanker 72 che si sarebbe infilato sotto al 68 . Un' altra ipotesi che mi è balenata nella mente è che , dato che non posso credere che il pilota del 72 non sia accorto di avere un velivolo parcheggiato davanti , tutti e due i caccia stavano rullando , il 72 non si è accorto che stava arrivando il 68 da sx e viceversa finchè non si sono scontrati ... il braccio del carrello e le scalette potrebbero essere successivi all'incidente ____________________________________________________________________________________________ Bel video quello postato da Hobo , notare come scende vertiginosamente la temperatura quando viene disattivato il post-bruciatore ...
  17. Come hai detto tu è una questione di prospettiva , anche se effettivamente i missili sono a pochi centimetri dall'asfalto: Uploaded with ImageShack.us In questo video si vede molto bene come poi al decollo il lanciatore sembra sporgere molto più di quello che è http://www.youtube.com/watch?v=dgeTPEc6EmE
  18. Tsahal e Merkava ovvero come ti faccio la manutenzione al carro: Saldatina ai cingoli Cambio motore MilitaryPhotos
  19. Perchè ci sono dubbi ? __________________________________________________________ Top 10 Fly-by di sempre http://www.youtube.com/watch?v=7Dr2ZB36p9Y Puma Francese http://www.youtube.com/watch?v=Bj-pzSWbyBI&feature=fvst
  20. VittorioVeneto

    futuro f-15C nell'usaf

    Stavo cercando qualche informazione sui due Flanker che si sono tamponati ed invece ho trovato questo :
  21. VittorioVeneto

    VIDEO Sezione Caccia

    Passaggio basso del Tifone al Roma International Air Show 2009 ( forse stava meglio nel topic battute ) http://www.youtube.com/watch?v=qC6u9DlOdcw
  22. Alla fine l'ha spuntata Boeing , quante probabilità c'erano che una commessa da miliardi di dollari sarebbe stata vinta da una società Europea ?
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