Forse sbaglio, ma ho motivo di pensare che la rivalità fra Cina e Stati Uniti non possa restare sempre "pacifica" e che prima o poi ci sarà un conflitto armato, magari simile a quanto accaduto in Corea negli anni '50. Ci sono "rumors" che indicano come, tanto per cominciare, Pechino sia intenzionata a occupare militarmente Taiwan quando i tempi saranno maturi. Per quanto Taiwan sia uno Stato prospero e con forze armate modernamente equipaggiate, anche solo per una questione numerica l' esercito cinese è molto più potente, ancor più adesso che è dotato di armamenti sofisticati e soltanto gli Stati Uniti, ora come ora, hanno i mezzi per respingere una invasione qualora la minaccia si concretizzasse. Ricordiamo che il Partito Comunista cinese non deve preoccuparsi di perdere elezioni o dell' opinione pubblica, se anche morissero tantissimi soldati o aviatori non importerebbe più di tanto, fra repressione e consumismo - ironicamente, la Cina è il Paese in cui i giovani sono più consumisti e meno idealisti e il loro ideale è comprare lo smartphone nuovo-. Oggi come oggi a Pechino sanno che, essendo Taiwan un'isola, per invaderla occorre allestire una flotta e attraversare lo stretto di Formosa, che tanto stretto non è, più o meno la distanza che c'è fra Sardegna e Algeria e hic rebus stantibus le navi sarebbero facile preda dell' aviazione e della flotta di superficie americana. Questo SE gli USA saranno disposti a intervenire, perché , per quanto grande sia il divario tecnologico, fra l' aviazione e la marina americane è lecito attendersi morti e feriti anche in caso di vttoria. A Pechino si fa questo calcolo: "noi non dobbiamo per forza eguagliare o superare gli USA, basta che le nostre forze siano capaci di affondare alcune navi e abbattere alcuni aerei. L' opinione pubblica occidentale non sopporta i morti in guerra, per cui se riusciremo a fare sì che un conflitto contro di noi divenga abbastanza sanguinoso, i governi occidentali non avranno il coraggio di fare una guerra vera". Ricordiamo che la Cina, rispetto all' ex URSS, ha un grande vantaggio. E' in tutto tranne che di nome un Paese capitalista da cui provengono molti beni di consumo. Paradossalmente, anche a causa di scellerate politiche di "delocalizzazione" delle fabbriche, le inevitabili sanzioni contro la Cina colpirebbero più noi che loro, perché in Europa molti prodotti indispensabili per la vita quotidiana non si fabbricano più, mentre la Cina importa tutto sommato poco. A mio parere la deterrenza rischia seriamente di non funzionare più e temo che siamo in una situazione molto simile a quella del primo decennio del XX secolo