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L’ANNO DELLA SCIMMIA


Hobo

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Gennaio 1968. All'inizio di quel periodo di cambiamenti culturali che cambierà il mondo per sempre, anche il conflitto vietnamita raggiunge finalmente la svolta.

 

Una forza che è stata stimata in almeno 200.000 guerriglieri Viet Cong guida qualcosa come 70.000 soldati regolari di Hanoi all'attacco degli americani a sud del 17° parallelo e nel Vietnam del Sud, in quella che passerà alla storia come l'Offensiva del Tet.

 

I vietnamiti sfruttano il Sentiero di Ho Chi Minh in Laos e Cambogia per raggiungere le posizioni di inizio attacco, ma come sia riuscito un simile esercito a infiltrarsi nel sud senza dare al nemico il ben che minimo sentore riguardo alle sue effettive dimensioni rimane ancora oggi e in larga misura un mistero.

 

Tutta la tecnologia della Superpotenza mondiale che l'anno seguente riuscirà a mandare l'uomo sulla Luna fallisce clamorosamente in quello che fino ad allora veniva considerato un paese di trogloditi.

 

La portata e la qualità degli attacchi multipli rivelano l'entità di un'offensiva senza precedenti.

 

In America dove, grazie a un'informazione spesso parziale, si dava per scontata la vittoria in Vietnam, le gente rimane sbalordita davanti alla televisione, a guardare le crude immagini del grande attacco.

 

Accade l'impensabile: l'ambasciata americana a Saigon viene assaltata da un'unità suicida vietnamita.

 

Il generale Nguyen Ngoc Loan si fa riprendere in mezzo alla strada mentre spara freddamente alla tempia di un Viet Cong. L'impressione mondiale è enorme. Perfino Westmoreland appare interdetto. Walter Cronkite, il grande giornalista televisivo della CBS, va in onda a dire che la situazione è senza vie d'uscita. Il presidente Johnson capisce che ormai è tempo di sganciarsi dal caos vietnamita.

 

 

 

 

 

KHE SANH: i Marines sotto assedio.

 

Mentre i Marines fuori servizio affollano i sei cinema dalla gigantesca base, alla luce di un bengala un uomo si alza e si fa avanti verso i reticolati. Sta sventolando un sudicio asciugamano bianco. Gli spazientiti uomini di guardia lo prendono in consegna: l'ennesimo disertore nordviet, latore di chissà quali informazioni, come sempre tutte rigorosamente false.

 

Stavolta però le cose vanno in modo diverso. L'uomo riferisce di chiamarsi La Thanh Ton, di essere un ufficiale delle forze regolari di Hanoi e di avere con sé l'intero piano di attacco a Khe Sanh; attacco che comincerà di lì a qualche ora.

 

Nell'ascoltarlo, i Marines si guardano l'un l'altro incerti sul da farsi, ma poi decidono che la cosa potrebbe anche essere più grande di loro e fanno tradurre il prigioniero dal comandante della base.

 

L'interrogatorio del disertore nordvietnamita non fa che confermare ciò che il colonnello del Corpo dei Marines David E. Lownds già sa: il nemico sta arrivando.

Modificato da Hobo
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prefazione interessante:

anche se a parere mio l'offensiva del tet non fu l'episodio principe della guerra del Vietnam: la guerra è stata una lenta agonia della strategia yankee, che azione dopo azione, giorno dopo giorno compromettevano sempre di più le chances di vittoria. Vittoria quanto mai fantomatica, in quanto le alte gerarchie USA non sapevano neanche loro cosa fare laggiù. 0 strategia a lungo termine (un caso per tutti: i B-52 bombardavano i campi e le piantaggioni giù al Sud, mentre gli obbiettivi strategici su al Nord venivano martellati da F-100 e F-105), 0 strategia politica hanno portato al disastro, nonostante che a livello tattico non sono stati fatti grossolani.

 

L'offensiva del Tet è stato caso mai il campanello tardivo, sentito il quale in America qualcuno si è chiesto:"ma che stiamo facendo qua?"

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Bella presentazione. Da quello che so io, i vietnamiti non riuscirono a tenere nessuna delle posizioni conquistate. Il valore dell'offensiva però non era militare, ma simbolico: volevano dimostrare di essere determinati a non arrendersi e che la guerra era tutto meno che vicina a una rapida conclusione.

Hanoi sapeva che l'opinione pubblica americana (e il mondo) era contraria alla guerra. Aumentando il livello dello scontro, i nordvietnamiti puntarono sul fatto che la crescita delle vittime americane avrebbe annullato, per Washington, la convenienza politica di una continuazione del conflitto e l'America avrebbe finalmente preteso dai suoi governanti il ritorno a casa di tutti gli uomini mandati in Vietnam e così fu: la guerra durò ancora anni, ma l'impegno americano dopo il Tet andò progressivamente calando, perchè non ne potevano più neanche loro.

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Vietnam1967, altipiani centrali. In una regione di incredibile bellezza si combattono alcune delle più sanguinose battaglie di tutto il conflitto indocino-vietnamita.

 

Gli americani, come i giapponesi e i francesi prima di loro, cozzano contro la ferrea volontà del popolo vietnamita ad autodeterminarsi.

 

Il terreno è conteso palmo a palmo in una serie infinita e confusa di avanzate e di ritirate, di bombardamenti aerei, duelli di artiglieria e brutali scontri corpo e corpo che avvengono in località incredibilmente remote, perse nelle profondità della boscaglia, o in cima a qualche cresta montuosa senza nome.

 

Su tutto e su tutti domina la jungla, la grande "Macchina verde" che uccide gli uomini, senza curarsi del colore della loro pelle, né, tanto meno, di quello della loro uniforme. E' solo la jungla che assiste impassibile alle atrocità di quei combattimenti, per poi inghiottirne i resti, cancellandone per sempre le tracce.

 

Dall'inizio del conflitto, gli statunitensi hanno cercato, senza riuscirci, di attirare l'NVA in uno scontro in campo aperto. Gli uomini fedeli ad Hanoi, conoscendo le intenzioni del nemico occidentale, si sono ben guardati dal cadere nella trappola e si sono resi invisibili, sfuggenti, inafferrabili, sfruttando i vantaggi offerti da un terreno e da un clima veramente impossibili e la sicurezza offerta da un vero e proprio labirinto di nascondigli che quasi sempre sconfina in Laos e Cambogia, là dove gli americani, almeno ufficialmente, non possono raggiungerli.

 

In questo modo, l'attività nordvietnamita non solo non ha risentito delle operazioni statunitensi, ma addirittura è andata aumentando negli altipiani centrali e a sud della DMZ, che ora inizia letteralmente a brulicare di reggimenti Viet Cong, che si fanno via via sempre più spregiudicati, attaccando gli americani con tattiche"hit and run".

 

Alla fine del 1967, allo scopo di contrastare la crescente infiltrazione degli uomini di Hanoi attraverso i confini nordoccidentali, gli USA lanciano sugli altipiani tutta una tremenda serie di articolate e poderose operazioni "Searchand Destroy", che rivelano tutta la determinazione americana nel combattere la progressiva infiltrazione nemica a sud del 17° parallelo.

 

Fanteria, aviotrasportati, marina, aviazione, Forze Speciali e Marines vengono tutti gettati nella mischia che si accende tra le montagne, al confine con Laos e Cambogia.

 

Ne viene fuori uno scontro micidiale, primordiale; combattuto dall'inizio alla fine a colpi di pugnale e baionetta, con il fango fino alla vita, nella penombra verde della foresta pluviale.

 

Nomi come Pleiku, Kontum, Dak To, Con Thien e altri piombano, grazie alla televisione, nelle case degli americani e le immagini che ne provengono non sono cose belle da vedere mentre si cena.

 

E' in questo contesto che si inserisce l'epopea delle basi di fuoco americane e della lotta per il controllo delle tormentate frontiere occidentali della Repubblica del Vietnam del Sud.

 

La tattica americana si basa su potenti operazioni aviotrasportate che hanno origine da basi di fuoco in grado di garantire la copertura dell'artiglieria. Là dove queste basi non esistono già, gli statunitensi le creano in mezzo al nulla e da un giorno all'altro, trasportando con gli elicotteri enormi quantità di armi e materiali: i soldati USA, trasportati per via aerea in zona d'operazioni, non escono mai da sotto l'ombrello protettivo dell'artiglieria presente in queste basi di fuoco.

 

Un grosso CH-54 Skycrane allestisce una grande base in Vietnam trasportando un CH-47 smontato, notare il paracadute che fa da ancora:

 

sikorskyskycranecarryin.jpg

 

 

Khe Sanh Combat Base: la grande base e il suo aeroporto giacciono, nei pressi dell'omonimo villaggio, su un bell'altopiano circondato da colline e montagne;queste ultime corrono da est a ovest fino nel Laos, arrivando a sfiorare i mille metri e sono tutte invariabilmente ammantate da un lussureggiante mantello di jungla verdissima.

 

 

 

La regione è una tra le più belle del Vietnam. Il suo clima e la sua altitudine la rendono ideale per la produzione di caffè, le cui piantagioni ricoprivano le fertili vallate dell'altopiano di Khe Sanh, punteggiate di candide residenze coloniali francesi.

 

 

 

Gli americani sono qui almeno dal '62, quando i Berretti Verdi, allo scopo di saggiare la possibilità di eventuali alleanze con i Montagnards degli altipiani, allestirono un piccolo campo avanzato, vicino a una pista giapponese risalente alla seconda guerra mondiale, nei pressi di un vecchio fortino francese in rovina.

 

 

 

Il sito, secondo Westmoreland, è strategico: si colloca a sole sette miglia a est del confine con il Laos e a meno di tredici miglia (a portata di cannone) a sud della DMZ. La statale 9 attraversa serpeggiando l'altopiano di Khe Sanh, scendendo dalle montagne laotiane per dirigersi a est, fino a raggiungere lalitoranea numero 1 e il mare: chiunque voglia infiltrarsi nel Vietnam del Sud passando dal Laos o dalla DMZ deve farlo sotto gli occhi degli americani a KheSanh.

 

 

 

I Marines arrivano a Khe Sanh nel 1966, quando, a fronte di un intensificarsi dell'attività ostile, l'alto comando americano stabilisce che la base rappresenta un ottimo punto d'appoggio occidentale nel dispositivo statunitense; in grado di funzionare come base di fuoco per l'artiglieria, come campo base per operazioni speciali in Laos e come punto di controllo dell'infiltrazione nordvietnamita a sud della DMZ; per cui gli americani arrivano con le ruspe, allargano il perimetro, scavano fossati, aggiungono reticolati e campi minati e allungano la pista in modo da rendere possibile anche le operazioni con gli aerei più pesanti.

 

 

 

Memori poi dell'esperienza francese a Dien Bien Phu, gli statunitensi si guardano bene dal lasciare alla mercé del nemico le alture circostanti la base: con tutta una serie di sanguinosi attacchi, i Marines alla fine del '67 le ripuliscono da ogni possibile presenza nemica e ci si insediano in pianta stabile, iniziando a rintuzzare sempre più spesso puntate nemiche che mirano a sloggiarli da lassù.

 

 

 

Le colline e le montagne attorno a Khe Sanh infatti non solo sono eccellenti punti di osservazione e ottime basi di fuoco per l'artiglieria, ma costituiscono anche una barriera naturale per chi dal Laos voglia entrare in Vietnam attraverso i passi montani.

 

 

 

In particolare, subito a nordovest della base di Khe Sanh, quota 881 nord, 881 sud e quota 861 vengono a costituire un crinale naturale in posizione strategica, dal quale si dominano la grande base, la statale 9 e gli accessi che dal confine laotiano conducono in Vietnam.

Modificato da Hobo
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  • 1 mese dopo...
  • 2 settimane dopo...

Beh, HoBo, da quello che ha scritto tempo fa in un altro Topic, è per sua fortuna molto impegnato sul lavoro e credo abbia poco tempo per scrivere. Bisognerebbe dargli una mano,magari scrivendo ognuno il resoconto di una fase importante della battaglia, in fondo non è del tutto giusto che solo una persona scriva tutto

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  • 1 mese dopo...

Bella presentazione. Da quello che so io, i vietnamiti non riuscirono a tenere nessuna delle posizioni conquistate. Il valore dell'offensiva però non era militare, ma simbolico: volevano dimostrare di essere determinati a non arrendersi e che la guerra era tutto meno che vicina a una rapida conclusione.

Hanoi sapeva che l'opinione pubblica americana (e il mondo) era contraria alla guerra. Aumentando il livello dello scontro, i nordvietnamiti puntarono sul fatto che la crescita delle vittime americane avrebbe annullato, per Washington, la convenienza politica di una continuazione del conflitto e l'America avrebbe finalmente preteso dai suoi governanti il ritorno a casa di tutti gli uomini mandati in Vietnam e così fu: la guerra durò ancora anni, ma l'impegno americano dopo il Tet andò progressivamente calando, perchè non ne potevano più neanche loro.

La guerra è la continuazione della politica con altri mezzi. Von Clausewitz

Ho Chi Mihn e il Nord Vietnam avevano una politica, gli USA no!

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