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Mirgal

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  1. Mirgal

    Eluana tra vita e morte

    Lo stato vegetativo in cifre o stato vegetativo è provocato da traumi, emorragie o malformazioni del cervello. La parte lesa è soprattutto la corteccia cerebrale, sede delle facoltà superiori (pensiero, coscienza). Da un punto di vista clinico il paziente si presenta come totalmente incosciente; continua però a respirare e ad aprire gli occhi di giorno e a chiuderli la sera. Per continuare a vivere gli basta spesso solo un’alimentazione attraverso un sondino. Secondo la "Multi-Society Task Force on PVS" americana, si può parlare di "stato vegetativo persistente" dopo un mese dall’incidente, e di "stato vegetativo permanente" a 12 mesi dall’incidente. Quest’ultima condizione è praticamente irreversibile. Negli USA ci sono circa 20.000 mila adulti e 10.000 bambini in questo stato. In Italia sono circa 1.500. La maggior parte di questi pazienti muore entro 5 anni dal trauma. Solo 1 su 50.000 sopravvive per più di 15 anni. Gli esperti statunitensi raccomandano di non rianimare queste persone in caso di crisi. E, in presenza di una volontà scritta, considerano accettabile l’interruzione dell’alimentazione e di altre cure salvavita. Lo stato vegetativo persistente: un appello alla nostra responsabilità di Carlo Alberto Defanti Dipartimento di Scienze Neurologiche, Ospedale Niguarda Ca' Granda, Milano. Il caso E.E. E.E., di sesso femminile, all’età di 20 anni fu vittima di un incidente stradale che comportò un gravissimo trauma cranio-cerebrale. Fu condotta presso un ospedale ove si rilevò radiologicamente una frattura del cranio e una frattura della colonna cervicale. Mediante la TAC vennero evidenziate raccolte di sangue in uno degli emisferi cerebrali e immagini di sofferenza nella regione talamica di ambo i lati. Clinicamente la paziente era in stato di coma con assenza quasi completa di riflessi, ma in grado di respirare spontaneamente, anche se non in modo sufficiente. I quattro arti erano paralizzati. La paziente venne sottoposta a intubazione tracheale e a ventilazione meccanica. Nei giorni successivi la situazione si aggravò ulteriormente in quanto il rigonfiamento degli emisferi cerebrali determinava la compressione del tronco encefalico e, come spesso accade in questi casi, la comparsa di un'emorragia nella parte più alta dello stesso (il mesencefalo). Superata questa fase, la paziente riprese gradualmente la capacità di respirare spontaneamente e, circa un mese dopo il trauma, cominciò a riaprire gli occhi, senza però mai riprendere contatto con l'ambiente e senza presentare alcun movimento spontaneo degli arti. Si configurò così il quadro clinico drammatico di uno stato vegetativo persistente che purtroppo si è mantenuto del tutto inalterato da allora. Al momento della mia prima osservazione, sei anni dopo il fatto, appariva in buone condizioni generali. Manteneva gli occhi aperti durante buona parte della giornata, i globi oculari erano deviati ("deviazione sghemba") e la pupilla dell'occhio destro non reagiva alla luce. Le labbra, la mandibola e la lingua erano animate da una sorta di tremore ritmico. Gli arti erano immobili e spastici, con atteggiamento in equinismo di entrambi i piedi. Respirava spontaneamente, senza ausili meccanici. La nutrizione avveniva mediante un sondino naso-gastrico. Malgrado un'osservazione prolungata e stimolazioni di vario tipo, non si è mai riusciti a entrare in contatto con lei. Durante la giornata e soprattutto durante la notte si osservavano momenti di sonno. Fra le indagini condotte durante la degenza, l'elettroencefalogramma prolungato per 20 ore confermava l'esistenza di un ritmo sonno-veglia. L'attività elettrica registrata alla superficie del cranio (e proveniente dalla corteccia cerebrale) si dimostrava poco organizzata e non reagente ai diversi stimoli. La risonanza magnetica dell'encefalo dimostrava una diffusa alterazione della sostanza bianca dei due emisferi e un danno marcato del tronco cerebrale, ove si osservavano gli esiti dell'emorragia nel mesencefalo di cui ho parlato in precedenza. Lo studio dei potenziali evocati dimostrava un'assenza di risposta della corteccia cerebrale agli stimoli uditivi, un'assenza di risposta agli stimoli elettrici applicati sulle caviglie e una debole risposta corticale alla stimolazione elettrica del polso destro. La diagnosi da me formulata era di stato vegetativo e la mia prognosi era negativa quanto al ricupero della coscienza; parlavo perciò, usando il termine proposto dalla "MultiSociety Task Force on Persistent Vegetative State", di stato vegetativo permanente (o, in altre parole, di stato vegetativo irreversibile). Purtroppo la previsione, del resto fin troppo facile, si è avverata ed E.E. si trova tuttora (nel febbraio 2000) nella stessa condizione clinica. Che cos'è lo stato vegetativo persistente (SVP) E' bene introdurre a questo punto una definizione di questo stato, tratta dal rapporto della Task Force4 testé citata. Si definisce stato vegetativo un quadro clinico caratterizzato da: 1. nessun indizio di consapevolezza di sé e dell'ambiente e di capacità di interagire con gli altri; 2. nessuna risposta comportamentale riproducibile, finalistica o volontaria a stimoli visivi, uditivi, tattili o dolorifici; 3. nessun indizio di comprensione del linguaggio altrui; 4. presenza di un ciclo intermittente di sonno-veglia; 5. conservazione sufficiente delle funzioni dell’ipotalamo e del tronco encefalico tale da permettere la sopravvivenza con semplici cure mediche e assistenza infermieristica; 6. incontinenza urinaria e fecale; 7. conservazione almeno parziale dei riflessi cranici. Lo stato vegetativo può rappresentare una fase transitoria che a volte è seguita dalla ripresa della coscienza, ma talora esso si protrae. Si parla di stato vegetativo persistente quando esso dura oltre un mese. Lo stato vegetativo persistente differisce dallo stato di coma, con il quale viene spesso confuso dal pubblico, in quanto il malato è in grado di aprire gli occhi e conserva un'alternanza di sonno e veglia. Quali lesioni cerebrali possono provocare lo stato vegetativo? Le lesioni possono variare da un caso all'altro, ma ciò che accomuna tutti questi malati è il fatto che essi conservano, in varia misura, le funzioni del tronco encefalico (responsabile sia delle funzioni vitali, come il respiro e la regolazione del circolo, sia dell'alternarsi di veglia e di sonno), mentre sono abolite le funzioni delle corteccia cerebrale (sia in seguito alla sua distruzione, sia a causa dell'isolamento delle vie nervose che la connettono ai centri sottostanti) e quindi è abolita la coscienza. L'individuo ha perso la vita cognitiva e mantiene quella vegetativa. La diagnosi di stato vegetativo è relativamente semplice nelle mani di un neurologo esperto, ma richiede, a differenza di altre diagnosi, un'osservazione clinica attenta e prolungata per cogliere eventuali segni di contatto del paziente con il mondo esterno, segni che possono sfuggire a un'osservazione superficiale. La vera difficoltà che lo stato vegetativo solleva non è però la diagnosi, bensì la prognosi, vale a dire la previsione sulla sua reversibilità o meno. Dopo molte discussioni, la Task Force citata ha raggiunto un accordo su alcuni punti. Uno di essi è che prima di dichiarare permanente, cioè irreversibile, lo stato vegetativo di origine traumatica di un soggetto adulto (il caso di E.E.) è necessario attendere almeno 12 mesi. Trascorso tale lasso di tempo, la probabilità di una ripresa di funzioni superiori è insignificante. Ancora sul caso Il caso di E.E. corrisponde perfettamente ai criteri diagnostici su riferiti. Qual è il meccanismo attraverso cui il trauma l'ha condotta allo stato attuale? Con ogni verosimiglianza il trauma ha provocato, oltre all'emorragia nell'emisfero sinistro, che di per sé non giustificherebbe questo stato clinico, soprattutto un danno diffuso delle fibre nervose della sostanza bianca degli emisferi (si usa generalmente a questo proposito il termine inglese di diffuse axonal injury). Si può presumere che siano stati interrotti, per lo meno in gran parte, i collegamenti (sia in entrata che in uscita) fra la corteccia cerebrale e i centri nervosi sottostanti. E' come se la corteccia cerebrale, nella quale vengono elaborati i processi cognitivi, fosse isolata rispetto al mondo esterno, nel senso che non è in grado né di ricevere stimoli esterni né di comandare i muscoli del corpo. Il tronco cerebrale invece, pur essendo stato danneggiato dal trauma, non lo è stato completamente, come dimostra da un lato la ripresa della respirazione spontanea (il centro del respiro è situato nelle parti più basse del tronco, il bulbo e il ponte), dall'altro la ripresa di un’alternanza sonno-veglia, essa pure regolata dal tronco. Alla luce di quanto ho detto, la diagnosi e la prognosi di E.E. sono oggi assolutamente certe: si tratta di uno stato vegetativo permanente, senza possibilità di ricupero delle funzioni cognitive. Al tempo stesso però la prognosi quoad vitam è favorevole: tale stato è stabile e, a meno di complicanze intercorrenti, il giovane e sano fisico di E.E. – se accudito con cura, come sta avvenendo – può sopravvivere per decenni. Il problema morale e giuridico Ma di che sopravvivenza si tratta? In base alle nostre conoscenze, E.E. non è consapevole di vivere, non ha sensazioni di alcun tipo, ciò che sopravvive è unicamente il suo corpo, le cui funzioni viscerali si svolgono normalmente. Il tubo digerente assimila il cibo che però deve venire introdotto nello stomaco attraverso un sondino flessibile inserito nel naso; le feci debbono essere estratte mediante periodici clisteri; il rene elimina le scorie producendo l'urina che fuoriesce continuamente dalla vescica attraverso un catetere; la respirazione e la circolazione proseguono invece regolarmente e senza ausili esterni. Il suo aspetto è quello di una giovane donna ben nutrita e accudita i cui arti giacciono rigidi e immobili; solo il viso presenta alcuni movimenti automatici e riflessi, ma nessuna espressione umanamente significativa. In nessun modo si riesce a entrare in contatto con lei. Malgrado tutto ciò che sappiamo ci autorizzi a dire che E.E. non soffre direttamente per il suo stato, è certo che la sua condizione rientra fra quelle che oggi il senso comune ritiene "prive di dignità": di lei rimane un corpo privo della capacità di provare qualsiasi esperienza, con un sondino inserito nel naso e un catetere nella vescica, totalmente dipendente dalle cure che gli vengono fornite dal personale di assistenza. La sua condizione è penosa per coloro che la assistono e che hanno ormai perduto da tempo la speranza di un risveglio e ancor più per i suoi genitori, che hanno perso una figlia ma non possono elaborarne compiutamente il lutto. La più autorevole società scientifica neurologica americana, l’American Academy of Neurology, ha affrontato già nel 1995 il grave problema etico del da farsi in queste situazioni e ha sostenuto la moralità e la legittimità della sospensione della nutrizione e dell’idratazione artificiale – considerate come vere e proprie misure terapeutiche e non semplici misure di assistenza – qualora il paziente, prima di cadere in questo stato, abbia espresso un'opzione favorevole a questa sospensione. E' tuttavia ovvio che nella maggior parte dei casi il soggetto non aveva manifestato in passato alcuna opzione di questo tipo, un fatto che vale tanto più in un paese come il nostro, in cui non vi è per ora nessun riconoscimento giuridico delle "direttive anticipate". Nell’ultimo decennio si è accumulata inoltre una cospicua giurisprudenza, soprattutto americana ma anche europea (si veda per esempio il caso Bland6 in Gran Bretagna), favorevole alla sospensione delle misure di sostegno vitale anche nei casi in cui manchino direttive anticipate e in cui detta sospensione sia richiesta dai legali rappresentanti dell’individuo. Sulla base di questi pronunciamenti il padre di E.E., suo rappresentante legale, ha chiesto ai medici curanti la sospensione della nutrizione e dell’idratazione, ottenendone un rifiuto. A seguito di ciò si è appellato alla magistratura: il tribunale di prima istanza (la pretura della città di Lecco) ha respinto il ricorso, assimilando questa sospensione a un atto di eutanasia e richiamandosi al diritto inviolabile alla vita e alla sua indisponibilità anche da parte del suo titolare. In seconda istanza il padre si è rivolto alla Corte di appello di Milano, che, dopo aver analizzato abbastanza ampiamente il caso, ha raggiunto anch’essa una decisione negativa sul ricorso. Come riporta la motivazione della sentenza (pubblicata nel fascicolo) la Corte reputa che il dibattito svoltosi in ambito internazionale sul punto cruciale della questione, se cioè la nutrizione e l’idratazione artificiale siano mezzi di terapia – che come tali possono essere sospesi quando la situazione clinica è tale che il loro impiego non dà più alcun beneficio al malato – o siano invece ordinarie misure di assistenza che debbono essere comunque mantenute, quale che sia la condizione dell’individuo, non è giunto per ora a nessuna conclusione condivisa e, quindi, che si deve attendere un più ampio consenso. Una delle posizioni espresse nel dibattito su cui la Corte di appello si sofferma in modo particolare è il documento elaborato nel 1992 dal Gruppo di Studio "Bioetica e Neurologia",7 del quale chi scrive era allora coordinatore. In quel documento, in effetti, veniva criticato il punto di vista dell’American Academy of Neurology secondo il quale la nutrizione e l’idratazione artificiali possono essere considerate terapie mediche al pari, per esempio, della somministrazione di antibiotici e delle trasfusioni. Tale equiparazione, a giudizio del Gruppo di studio, è problematica per due ragioni: da un lato a giudizio di molti studiosi la nutrizione e l’idratazione sono sempre doverose in quanto, mentre le terapie mirano a curare i processi morbosi, la nutrizione e l’idratazione sono semplicemente finalizzate a mantenere in vita l’organismo; dall’altro merita di essere sottolineato che, sia pure raramente, nei soggetti in stato vegetativo il riflesso della deglutizione può essere conservato, ciò che rende possibile – anche se laboriosa – la nutrizione per via naturale (cioè imboccando pazientemente l’individuo). Ora, se due soggetti in stato vegetativo permanente differiscono solo per la conservazione del riflesso di deglutizione, in uno dei due a parità di tutte le altre condizioni, non sembra giustificabile l’adozione di comportamenti diversi nei loro riguardi: non sembra cioè che il semplice mantenimento di un riflesso della vita vegetativa costituisca una differenza morale rilevante. Lo stesso Gruppo di Studio, dopo aver esposto questi argomenti, sosteneva a maggioranza che in realtà ciò che giustifica la sospensione della nutrizione e l’idratazione in questi casi non è il fatto che si tratta di terapie piuttosto che di mezzi ordinari di assistenza, bensì la considerazione che, dal punto di vista morale, gli individui in stato vegetativo permanente si possono considerare morti. Ha sostenuto cioè la concezione della morte corticale, quella concezione che, come ho detto più sopra, Singer critica nel suo articolo. Anche Singer tuttavia, come ho detto, afferma la legittimità morale di sospendere le misure di sostegno vitale in questi individui. In altre parole, il disaccordo teorico non si traduce in un disaccordo sulle decisioni da assumere nei loro riguardi. Sia che essi siano da considerare deceduti, sia che debbano essere visti come esseri viventi permanentemente privi di attività cognitiva, Singer e il Gruppo di studio italiano concordano nel ritenere moralmente lecita la sospensione dei mezzi di sostegno vitale. Una discussione interessante sulla questione se la nutrizione e l’idratazione siano da considerare "terapie mediche" o "cure ordinarie" si è svolta di recente sulla rivista Ethics & Medics, cioè sulla rivista della Conferenza episcopale dei vescovi cattolici americani.8 Da un lato il domenicano K. O’Rourke si è espresso a favore della sospensione della nutrizione e dell’idratazione artificiale, dall’altro le sue tesi sono state vivacemente criticate dal bioeticista W.E. May e dall'editor della rivista, E. Diamond. L'argomento principale di O’Rourke si basa sulla classica distinzione teologica fra "mezzi ordinari" (sempre doverosi) e "straordinari" (non obbligatori) avanzata della scuola di Salamanca. Tale distinzione, così come il teologo la interpreta, afferma che sono "straordinari" (e dunque non obbligatori) i mezzi che impongono carichi gravosi al malato stesso o agli altri e risultano inefficaci rispetto al raggiungimento del suo scopo di vita (scopo che, nella sua prospettiva, è essenzialmente di ordine spirituale, cioè la conoscenza e l’amore di Dio). La nutrizione e l’idratazione artificiale certamente ottengono lo scopo di prolungare la vita del malato, ma non quello di aiutarlo a perseguire il suo scopo fondamentale di vita in quanto il soggetto in stato vegetativo è privo di capacità cognitive e affettive e pertanto incapace di vita spirituale. Al contrario May sostiene che la nutrizione e l’idratazione artificiale sono mezzi ordinari (e dunque moralmente doverosi) in quanto non sono di aggravio al paziente stesso (proprio in quanto privo di consapevolezza). Circa la loro inefficacia rispetto al raggiungimento del fine spirituale della vita, essa non è – a suo parere – rilevante ai fini della distinzione. Il nodo fondamentale del disaccordo tra O’Rourke e May sta nella convinzione del primo che la vita fisica umana non è un bene intrinseco, bensì soltanto un bene estrinseco, cioè un bene strumentale al raggiungimento di scopi superiori (spirituali), mentre il secondo pensa al contrario che la vita fisica sia un bene intrinseco della persona e che anche un individuo in stato vegetativo, ancorché privo di vita cognitiva, conserva il suo carattere e la sua dignità di persona. L'editor della rivista, Diamond, concorda con la posizione di May e inoltre avanza pesanti dubbi sulla certezza della diagnosi di stato vegetativo permanente. Egli cita casi anche recenti di individui che avrebbero ripreso coscienza dopo tempi molto più lunghi di quelli indicati dalla MultiSociety Task Force. In base a questo argomento (l’argomento dell’incertezza o delle eccezioni) un’influente scuola di pensiero cattolica afferma che bisogna sempre seguire l’azione più sicura (tutior) e pertanto proseguire in ogni caso il sostegno alla vita fisica del malato. Occorre osservare a questo proposito che l’argomento tuzioristico, se applicato coerentemente, renderebbe quasi impossibile assumere decisioni in medicina. Non esistono in medicina verità assolute e ogni evidenza ha solo carattere probabilistico. La probabilità che un individuo diagnosticato in stato vegetativo permanente secondo le indicazioni della Task Force si risvegli, anche se non facilmente calcolabile, è comunque estremamente piccola. In altre parole, il grado di certezza è almeno pari a quello di molte altre situazioni in cui assumiamo decisioni senza esitare. Non parliamo poi di un caso come quello di E.E., che giace nel suo letto da otto anni e su cui nessuno può avanzare dubbi ragionevoli circa un "miracoloso" risveglio. Nella motivazione della sentenza della Corte di appello di Milano le principali posizioni espresse nell’arena internazionale sono prese brevemente in esame, purtroppo non sempre in modo chiaro e talvolta con notevoli confusioni concettuali. Tale sentenza, comunque, rappresenta una risposta assai più alta rispetto a quella del tribunale di prima istanza e – tra l’altro – avalla completamente la tesi del ricorrente secondo cui il legale rappresentante di un malato incapace ha il potere di assumere decisioni in sua vece. Questa posizione rappresenta – credo – uno dei primi passi nella direzione di una nuova giurisprudenza in questo campo: non v’è dubbio infatti che il meccanismo giuridico dell’interdizione e della nomina del tutore sono stati pensati e fin qui utilizzati soprattutto per risolvere problemi di natura patrimoniale, mentre ora vengono estesi anche a quello concernente la vita biologica. Purtroppo, a differenza di quanto è avvenuto in altri paesi, in Italia un dibattito su questa tematica tarda ad avviarsi, anche perché a essa viene collegato, a dir vero impropriamente, il tema dell’eutanasia, che tende a essere vissuta ancora come un tabù. La pubblicazione della sentenza e dei suoi allegati su questo numero della Rivista è finalizzata proprio all’apertura di una larga discussione pubblica. Non si tratta di una mera discussione teorica. Il caso E.E. è ben reale, così come la sofferenza della sua famiglia, e sollecitano tutti ad assumerci le nostre responsabilità. Lasceremo la giovane E.E. ancora per anni "intrappolata" – anche se inconsapevole – nelle maglie del nostro sistema sanitario o saremo capaci di aiutarla a trovare una morte dignitosa?
  2. Il sillogismo non è sempre valido. Gli interessi americani sono spesso in antitesi con i nostri.
  3. Mirgal

    Sten Mk2 & Bren

    Sten Vs MP40. Stando a quanto mi raccontò mio padre che ebbe modo di usarli entrambi il primo era un arma decisamente più rustica e per questo molto più "tollerante" riguardo a polvere, sabbia, fango, sporcizia in genere. Certo la precisione non era il suo forte, ma viste le distanze di ingaggio questo non rappresentava un problema. L'MP40 se non era tenuto come un gioiello era soggetto ad incepparsi con preoccupante frequenza, e per questo subito scartato. Lo sten aveva il problema opposto: sparava anche quando non volevi La sicura non era poi cosi "sicura"
  4. I ministri devono dare indirizzo politico e, si spera, avere una esperienza politica. Per le questioni tecniche ci sono i funzionari. Magari per te è meglio avere al posto di un governo il paginone centrale di playboy, forse l'interesse della nazione è un altro.
  5. Certo, la Carfagna è stata fatta ministro per il suo curriculum! "Mara Carfagna è diplomata in danza classica e moderna, ha studiato pianoforte per 10 anni al Conservatorio e sta per conseguire la laurea in Giurisprudenza presso l'Università di Salerno. All'età di 21 anni partecipa al concorso di Miss Italia, piazzandosi tra le prime sei classificate e conquistando le fasce di "Miss Sorrisi & Canzoni" e "Miss Cinema". La sua prima comparsa sul piccolo schermo risale al 1990 quando partecipa come prima ballerina al programma La notte del Mito trasmesso dalla Rai. Sempre in Rai entra a far parte del corpo di ballo della trasmissione I cervelloni (1996) ; l'anno seguente nel programma Isole e dintorni è ospite come cantante e ballerina. Il 1997 è l'anno che sicuramente segna la carriera di Mara Carfagna : partecipa a Miss Italia classificandosi sesta, a Vota la Voce e a Domenica In. Nel settembre del 98 è nuovamente alle prese con il concorso di bellezza Miss Italia 1998, questa volta non come concorrente, ma come presentatrice al fianco di Fabrizio Frizzi. Dal 2000 affianca Davide Mengacci nella trasmissione La domenica del villaggio. " Inizia a occuparsi di politica nel 2005, nel 2006 viene eletta deputata e nel 2008 viene nominata ministro. Chi altri potrebbe vantare una competenza cosi alta per ricoprire un posto da ministro? Capaneo, svegliati!!!
  6. Mirgal

    Costo veivoli militari

    Non crediate che i costi siano quelli pubblicati in quel blog
  7. Eh, le mie esperienze risalgono a qualche anno prima, diciamo una ventina All'epoca per ogni esercitazione veniva redatto un fascicolo molto dettagliato con le modalità esecutive dell'esercitazione, le modalità di comunicazione e quelle relative alla stesura del rapporto. Mi occupavo di telecomunicazioni in MM, e questi messaggi passavano anche dal mio ufficio per essere inoltrati ai mezzi coinvolti nell'esercitazione. In realtà non li leggevo con più di tanta attenzione, visto che non riguardavano la mia attività, ma mi stupisco che questa modalità cosi "informale" sia quella prevista dalle procedure.
  8. Tu sei uno di quelli che quando gli viene indicata la luna guarda il dito, vero? Cercherò di essere più chiaro, visto che evidentemente non lo sono stato precedentemente: della vita sessuale di Berlusconi, della Carfagna e della Brambilla non me ne frega niente, se a loro fa piacere si possono accoppiare pure con delle pecore, in tutte le posizioni del Kamasutra, ma concedere un posto (in questo caso da ministro e anche da sottosegretario), ma anche un'agevolazione qualsiasi, in cambio di regalie, o come in questo caso, di prestazioni sessuali, mi sembra, se non penalmente rilevante, quantomeno poco etico. Considerato che per te tutto questo è assolutamente nella norma, presumo che il tuo metro di giudizio sia diverso, e di questo non posso che, dal mio punto di vista, dispiacermene.
  9. Questa modalità non è quella prevista dal regolamento, però!!
  10. Ci sono cose che pur non avendo rilevanza penale, hanno comunque una rilevanza etica.
  11. Intanto se è vero che il ricavato delle dismissioni rimarrà al MdD, è anche vero che queste dismissioni devono andare in porto. Non è detto che tutte le strutture vengano vendute, ne che si ricavi quanto prospettato. Seconda considerazione, i ricavi presunti da queste dismissioni sono già conteggiati nel budget previsto per la funzione difesa, non sono fondi extra.
  12. Nessuno mette in dubbio che la giustizia funzioni male. Ma questi disegni di legge non sono fatti con lo scopo di farla funzionare meglio, anzi...
  13. Leggendo i giornali si intuisce del perchè di tutta questa fretta di Berlusconi nell'impedire la pratica e l'utilizzo delle intercettazioni! :rotfl: "Clinton non ha fatto ministro la Lewinsky"
  14. Caspita! Veramente il massimo dell'efficienza energetica! Energia elettrica -> idrogeno -> energia elettrica per riscaldare!
  15. Veramente le intercettazioni sono state oltre 439000, solo che ne sono state usate come prova a sostegno dell'accusa circa 4500.
  16. Ti sbagli. Quella dei magistrati è probabilmente la categoria professionale più soggetta percentualmente a sanzioni disciplinari in Italia. Come al solito, sarebbe sufficiente leggersi il massimario delle decisioni del CSM, è disponibile nelle biblioteche e anche su internet.
  17. Cosa vorresti dire con questo? Se c'è il sospetto di reato ma non ci sono prove secondo te è lecito ricorrere alle intercettazioni? Oppure ci si dovrebbe ricorrere solo dopo che ci sono già prove sufficienti al rinvio a giudizo? Oppure, ancora, che secondo te vengono scelte le linee da intercettare con estrazione a sorte e poi sbobinandole si vede se c'è qualche reato da contestare all'intercettato? E per te tutta questa trafila burocratica non è bastante a dare una garanzia che lì'intercettazione sia -VERAMENTE- necessaria? Quali altre autorizzazioni dovrebbero essere necessarie? Dovrebbero darle 5 giudici diversi, estratti a sorte, oppure l'intercettato stesso? Allora rendiamo segreti i processi fino al definitivo grado di giudizio. Se uno viene condannato per pedofilia od omicidio in primo grado, perchè mai pubblicarne il nome? Gli si rovina la reputazione in modo anche peggiore, mi sembra. 1) è piu che ovvio, direi banale, che le linee RES siano di un gestore privato: sono le linee telecom. Ti svelo un segreto: tutto il traffico voce, dati, classificato e non, delle forze armata italiane, ma anche di quelle USA in Italia, passa attraverso linee di un gestore privato!!! (Sempre Telecom) 2) Il tecnico che effettua lo scarico è un dipendente telecom, ma presumo che nella sala sia presente -almeno- un funzionario di polizia. 3) se cosi non fosse, esistono le perizie sulle intercettazioni, che possono essere chieste dalla difesa, per verificare l'integrità e l'autenticità di quanto intercettato.
  18. Si, è più difficile, e meno efficace indagare alla Maigret o alla Montalbano. Non ci vuole un genio per capirlo. E allora? Visto che le nostre forze di polizia e la magistratura sono cosi efficienti, cerchiamo di rendergli il lavoro molto più difficile. Come caz*o li incastri gentaglia come quella della clinica Santa Chiara se non con le intercettazioni? Le cartelle sono falsificate, in modo che l'operazione sembri giustificata dalle condizioni cliniche. Il corpo del reato non esiste. Ad una paziente di 18 anni a cui, si è scoperto con le intercettazioni, si dovevano asportare dei noduli al seno è stata eseguita una mastectomia totale. Potrebbe essere stata la vostra fidanzata. E di questo, senza le intercettazioni non si saprebbe niente. Ma si sa, quello che importa alla "gggente" non è far si che vengano presi e processati i malaffaristi, gli bata che intorno a casa non ci siano immigrati e lavavetri ai semafori. E' questa la vera piaga d'italia. Un tempo si chiamavano trinariciuti i comunisti, la terza narice del naso serviva, nell’intenzione dell’autore Guareschi, a disperdere i fumi di un cervello offuscato dall’ideologia. Oggi questo termine è perfetto per i Berlusconiani, pronti a difendere l'indifendibile, mossi a comando come cani ammaestrati. La velina del partito di oggi cosa dice? P.S. quella ragazza è mia cugina.
  19. Mi piace soprattutto la parte relativa al fatto che l'intercettazione può essere utilizzata a fini probatori solo per il procedimento per il quale sono state autorizzate. Ammettiamo che venga intercettato un immigrato perchè sospettato di organizzare l'immigrazione clandestina di extracomunitari, e si scoprisse che sta preparando un attentato stile torri gemelle, quell'intercettazione non potrà essere usata in alcun modo per fermarlo.
  20. Mirgal

    Questione Alitalia

    Oddio, ma come può pensare una persona con un QI nella media che ci possa essere un'alleanza tra un azienda florida leader europea del settore ed una che sta per essere commissariata per l'enorme mole di debiti e che perde un paio di milioni di euro al giorno? Secondo me dipende dalle scie chimiche, sicuramente questi aerei spargono qualche agente batteriologico particolare
  21. Allora devo dire che noi italiani abbiamo preso molto dai sovietici. Dei teorici 30 e passa CH47 ne volano se va bene 6 o 7, gli altri sono ad arrugginere. Delle Centauro che abbiamo più della metà non va neppure in moto, e vengono per cannibalizzare i pezzi di ricambio. Per non parlare di tutti gli altri apparati, come radio, cifranti, computer...
  22. Mi sfugge come sia possibile che in un territorio che ha 215000 abitanti possano esserci stati 14000 morti e 300000 sfollati. Evidentemente ora in Abkhazia ci sono -99.000 abitanti.
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