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Graziani

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  1. Sicuramente meglio all'altra volta quando le truppe tedesche marciavano per le vie di Parigi.
  2. Graziani

    Deutsche Marine

    Riporto una tabella riguardante la Marina Tedesca a fine 2007: 3 Fregate classe SACHSEN 4 Fregate classe BRANDENBURG previsto ammodernamento 8 Fregate classe BREMEN ammodernate dal 1993 5 Corvette classe BRAUNSCHWEIG e ne sono previste altre 5 unità 10 Motomissilistiche GEPARD da radiare entro il 2010 4 sommergibili tipo U-212A altri due ordinati ( 2006 ) 8 sommergibili tipo U-206A ammodernati il 1987-1992 1 OPV BREDSTEDT 2 OPV tipo SASSNITZ 10 Cacciamine classe FRANKENTHAL due unità vendute ( 2006 ) 10 Cacciamine classe HAMELIN ammodernati 1999-2003 2 Rifornitori classe BERLIN un terzo ordinato 2 Petroliere classe SPESSART radiazione nel 2010 6 Navi appoggio classe ELBE 3 Navi Sigint classe OSTE 1 Nave scuole GORCH FOCK Untà previste/in costruzione 4+4 Fregate classe F-125 5 Corvette classe BRAUNSCHWEIG 2 Sottomarini tipo U-212 6 OPV tipo MUKE in valutazione 1 Rifornitore classe BERLIN 2 Navi appoggio tipo JSS in valutazione ( ossia Joint Support Ship che oltre al ruolo di rifornitrice di squadra, andrebbe a svolgere quello di unità di supporto per missioni multinazionali interforze ) Direi che la Marina Tedesca è un'ottima marina tra le migliori in Europa e per certi versi superiore alla Nostra.
  3. Graziani

    Ciao A Tutti

    Ciao benvenuto!!!
  4. Graziani

    dalla Russia di Putin

    Tratto da IlGiornale: Mosca - Bambardieri strategici russi a Cuba. Sa di ritorno di guerra fredda. Anche se probabilmente è solo una mossa del Cremlino sullo scacchiere internazionale per rispondere allo scudo anti-missile che gli Usa vogliono installare nell’Europa dell’Est. La notizia arriva dall’agenzia Interfax, che cita il generale Anatoly Zhikharev, comandante dell’aeronautica strategica russa. Zhikharev ha anche riferito che il presidente venezuelano, Hugo Chavez, ha offerto a Mosca l’aeroporto militare nell’isola di La Orchila come base temporanea per i suo bombardieri strategici. Conferme Il generale Zhikharev, riferendosi al progetto di stanziare i velivoli a Cuba, ha spiegato: “Se c’è una volontà in tal senso da parte dei dirigenti dei due stati, quindi una volontà politica, noi siamo prongi a fare la nostra parte”. Quanto alla prposta di Chavez, anche su questo il generale ribadisce che l’ultima parola spetta alla politica. “Si, il presidente del Venezuela - conferma - ci ha fatto questa offerta. Se vi sarà una decisione politica appropriata la cosa si può fare”.
  5. British Army S.R.R. Special Reconnaissance Regiment Nel luglio 2004, il quotidiano britannico "The Telegraph", ha rivelato la recente costituzione di un nuovo reggimento di forze speciali, specificamente ideato per l' infiltrazione all' interno dei gruppi terroristici mediorientali. Il nuovo Special Reconnaissance Regiment (S.R.R.), inserito all' interno del Directorate of Special Forces, lavorerà a stretto contatto con le altre unità di forze speciali del Regno Unito e con i servizi di sicurezza esteri, avendo quindi autorità per agire anche oltre i confini nazionali. I circa seicento operatori che lo compongono, avranno la responsabilità di gestire un network di agenti in grado di fornire informazioni accurate su probabili operazioni terroristiche ed i loro obiettivi. Un ufficiale del reggimento ha così semplificato il compito della nuova unità : "Lo scopo dello S.A.S. è quello di uccidere i terroristi. Il ruolo di questo nuovo reggimento sarà quello di raccogliere informazioni per rendere possibili queste uccisioni." Lo S.R.R. è comandato da un Tenente Colonnello proveniente dalle forze speciali, ed è di stanza ad Hereford. L' unità (pur essendo già attiva dal 6 aprile 2005) ha tenuto la propria parata inaugurale venerdì 2 settembre 2005 in una località segreta, dinnanzi al Defence Secretary John Reid. Lo S.R.R. è inserito all' interno del Directorate of Special Forces (D.S.F.). Ubicato nella Caserma Duke of York di Londra, il D.S.F. è stato voluto nel 1987 dal Ministry of Defense per dotare di un coordinamento le varie componenti per operazioni speciali britanniche. Il D.S.F. è diretto da un Generale del British Army (un Brigadier General, secondo l' ordinamento gerarchico dei Paesi anglofoni), il quale si occupa inoltre della definizione della dottrina d' impiego, dell' addestramento e dei programmi di approvigionamento degli equipaggiamenti per le forze per operazioni speciali. Lo stesso ricopre anche il compito di Comandante dello Special Air Service Group (S.A.S. Group) e di consigliere per lo Stato Maggiore e per il Governo in merito ai problemi inerenti le forze speciali. Ai vertici del D.S.F. troviamo quindi un Generale, il quale è assistito da un Vicecomandante proveniente dai Royal Marines ed esperto in operazioni speciali. Entrambi si avvalgono inoltre di uno Stato Maggiore. Oltre allo S.R.R., dal Directorate of Special Forces dipendono anche lo Special Air Service (S.A.S.), lo Special Boat Service (S.B.S.), il 602 Signal Troop e la 4/73 (Sphinx) SP Observation Post (OP) Battery. I membri dello Special Reconnaissance Regiment (tanto uomini, quanto donne), verranno inizialmente selezionati tra il personale della Joint Communications Unit (Northern Ireland), una cellula informativa operante nell' Irlanda del Nord da oltre venti anni, formata dalla 14th Intelligence Company e dalla Force Research Unit (F.R.U.) ed affiancata nei propri compiti dallo S.A.S., dall' M.I.5 e dallo Special Branch. Successivamente si attingerà alle tre specialità delle forze armate, mentre una particolare attenzione verrà riservata ai candidati di origine mediorientale, di religione islamica o dalla fisionomia mediterranea, poiché in grado di meglio confondersi con l' ambiente all' interno del quale saranno chiamati ad operare. Sembra che anche gli uomini dello S.A.S., potranno essere di volta in volta assegnbati allo S.R.R. in qualità di augmentees. Il corso base (che vanta un attrito del 90% circa) prevede sei mesi di duro addestramento, incentrato sulla sorveglianza occulta, le comunicazioni, la guida di un' ampia gamma di veicoli, il primo soccorso ed il combattimento ravvicinato con numerose tipologie d' arma. Gli idonei saranno inviati presso la Armed Forces Language School di Beaconsfield (Buckinghamshire), per frequentare corsi di lingua arabica. "Questa nuova unità verrà impiegata primariamente per la raccolta di informazioni. Il lavoro sarà pericoloso come nell' Irlanda del Nord, e agli operatori verrà insegnato come difendersi. La minaccia dai gruppi terroristici irlandesi è molto minore oggi e, anche se manterremo una presenza nell' Ulster, è ora di impiegare i nostri uomini su base mondiale", ha dichiarato un ufficiale dello Special Reconnaissance Regiment. Specializzata nella sorveglianza di aree urbane e rurali, la Joint Communication Unit è stata in grado di allestire una rete informativa costituita da terroristi "doppiogiochisti" ("double agents" per i britannici). Gran parte dei successi dell' unità (che conta un elevato numero di decorati tra gli uomini e le donne che la compongono) risiede nell' utilizzo di dispositivi di sorveglianza elettronica e nel pedinamento ravvicinato dei sospetti, nonché nell' esecuzione di perquisizioni covert all' interno di specifici obiettivi. In più di una occasione, infatti, gli operatori della Joint Communication Unit sono stati in grado di inserire dei micro segnalatori all' interno delle armi rinvenute nei covi utilizzati dai terroristi, onde seguirne gli spostamenti. La quasi totalità delle operazioni effettuate dalla Joint Communications Unit sono ovviamente coperte da segreto, anche se è stato riconosciuto il suo coinvolgimento nell' operazione "JUDY" (1985), che porterà all' abbattimento di otto membri di un gruppo di fuoco dell' I.R.A., nel corso di un' imboscata pianificata dallo S.A.S. nell' enclave protestante di Loughall (nella contea di Tyrone) e che farà inoltre registrare la drammatica uccisione di un civile. La Joint Communications Unit è di nuovo in azione in occasione dell' operazione "FLAVIUS", condotta dallo S.A.S. presso Gibilterra nel marzo 1988. Lo Special Reconnaissance Regiment sarebbe già stato impiegato in Iraq ed Afghanistan, mentre sembra oramai certo il coinvolgimento dell' unità nell' operazione di sorveglianza che ha portato all' uccisione del cittadino Jean Charles de Menezes, alla stazione di Stockwell della metropolitana londinese. Lo S.R.R. è infatti parte della task force mista costituita da una cinquantina di elementi delle forze speciali britanniche, attivata a Londra all' indomani degli attentati del 7 luglio 2005. In tale quadro, lo S.R.R. si è visto assegnare compiti di sorveglianza nei confronti diversi elementi sospetti. Era il 22 luglio quando Menezes (di professione elettricista), viene avvistato mentre esce da un' abitazione posta sotto sorveglianza. L' uomo, scuro di carnagione e con sulle spalle uno zainetto, sembrerebbe corrispondere alla descrizione di due soggetti sospettati dei falliti attentati del giorno precedente (incluso Osman Hussain, catturato il 29 luglio 2005 a Roma dal N.O.C.S. della Polizia di Stato). Menezes viene quindi seguito da agenti in borghese per cinque minuti, prima di arrivare alla fermata di Tulse Hill, dove prende un autobus. Anche i poliziotti salgono sul mezzo dal quale, per motivi non chiari, Menezes scende qualche minuto dopo per poi salire sulla corsa successiva. Quando l' uomo giunge alla fermata della metropolitana di Stockwell, ha alle calcagna anche gli uomini dell' SO19, unità controterrorismo della Metropolitan Police. E' a questo punto che gli agenti intimano l' alt a Menezes, il quale (per paura di essere rispedito in Brasile a causa del proprio permesso di soggiorno scaduto da oramai due anni) si da alla fuga all' interno della stazione. E' questione di pochi attimi: gli agenti, credendolo un attentatore, lo raggiungono uccidendolo con otto colpi di arma da fuoco alla testa.
  6. Graziani

    ciao a tutti...

    Ciao.....benvenuto a bordo Reggiane Re-2001
  7. Questo è un bel sito sulle forze speciali dove troverete anche la scheda che parla del G.I.S. http://corpidelite.info/Reparti.html
  8. Graziani

    ciao a tutti

    Ciao, benvenuto a bordo!!!
  9. Graziani

    classifica stati

    Non sono così daccordo sul fatto che i numeri non contino, infatti credo che il nostro esercito così come quello Britannico e Francese non siano in grado di guerreggiare contro la cina proprio per un fatto numerico. La loro immensa quantità sopperisce in pieno alla loro scarsissima qualità. Diversamente se l'esercito Britannico o Francese decidessero di attaccare la Turchia le cose cambierebbero non poco perchè la quantità di uomini e mezzi turchi non sono in grado di sopperire alla scarsa qualità. Quindi il confronto tra eserciti numerici ed eserciti tecnologici può avere diversi risultati a seconda delle situazioni.
  10. Ops scusate non me ne sono accorto che era già stato postato.
  11. La tragicomica saga della ex-aviazione navale britannica La tragicomica saga della ex-aviazione navale britannica, e dei programmi della Royal Navy per una nuova classe di portaerei Stovl (Cvf), sembra avviarsi a una malinconica e pressochè inevitabile conclusione. La recente decisione del Ministro della Difesa, John Hutton, di rimandare il programma di costruzione delle Cvf di “uno o due anni”, ufficialmente allo scopo di effettuare qualche risparmio a breve termine, in realtà nasconde una minaccia molto più grave. Vi è infatti ragione di temere che la Royal Navy, dopo essersi acconciata a cedere alla Raf il controllo operativo di quella che era la sua Fleet Air Arm pur di salvare le portaerei, finirà per perdere del tutto sia la prima che le seconde. Per capire cosa sia successo e stia succedendo, bisogna tornare indietro nel tempo di qualche decennio. Attorno alla metà degli anni 60 del secolo scorso, la Royal Navy avviò un programma per la costruzione di una nuova portaerei moderna (Cva-01 Furious) che avrebbe dovuto iniziare a sostituire le navi di costruzione bellica allora in servizio. La Royal Air Force condusse però una violentissima campagna propagandistica contro il progetto, coinvolgendo non solo il Ministero della Difesa ma anche quello del Tesoro e l’opinione pubblica. Una nuova portaerei non serviva assolutamente a nulla, sostennero gli aviatori; utilizzando le loro basi sparse nel mondo, essi erano perfettamente in grado di assicurare ovunque la difesa aerea sia delle navi da guerra, che del traffico mercantile (e per cercare di dimostrarlo, produssero una famosissima mappa, in cui l’ Australia era stata convenientemente spostata di diverse centinaia di km verso ovest). Le somme risparmiate cancellando la Furious sarebbero state investite molto meglio nel programma del nuovo bombardiere da penetrazione per la Raf, il TRS.2, che era ciò di cui la nazione aveva davvero bisogno. La Raf vinse la sua battaglia, e nel 1966 il governo cancellò la Furious. Ma si trattò di una vittoria di Pirro, perchè subito dopo anche il Trs.2 finì nella pattumiera. Tutta la vicenda servì ad impartire ai due servizi un’amara lezione circa i rischi delle lotte intestine, ma non cambiò nulla nel fermo convincimento della Raf, secondo cui tutto ciò che vola – quanto meno ad ala fissa – deve essere sotto il suo controllo. Per le esigenze della Guerra Fredda, la RN si limitò così a costruire le tre piccole unità della classe Invincible, che non potevano nemmeno essere chiamate portaerei bensì incrociatori tuttoponte. La missione primaria di questa navi consisteva nella lotta antisom in Atlantico settentrionale, utilizzando gli elicotteri imbarcati; esse portavano però anche un piccolo gruppo di aerei Stovl Sea Harrier, per fornire una certa protezione a sè stesse e alle altre navi del loro gruppo operativo contro le prevedibili puntate offensive della temibile aviazione navale sovietica. Ma poi vennero le Falkland. Se gli argentini avessero aspettato ancora qualche mese, dando così tempo alla signora Tatcher di vendere l’Invincible all’Australia e di far demolire le altre due navi ancora in costruzione, oggi le isole si chiamerebbero Malvinas. Furono solo i Sea Harrier dell’Invincible e della vecchia Hermes che permisero l’operazione di riconquista, anche se la mancanza di una vera piattaforma Aew imbarcata (anch’essa cancellata per risparmiare) rese le cose molto più difficili, e causò perdite molto più gravi di quanto non sarebbe stato altrimenti necessario. Tutto quello che la Raf riuscì invece a mettere in piedi fu un’unica missione ad opera di un solo bombardiere, forse di un certo valore propagandistico ma del tutto irrilevante sul piano operativo e strategico. Come risultato, la Raf non godette di nemmeno una frazione del prestigio e dell’alone di gloria che accolsero il ritorno della flotta vittoriosa. La cosa non deve essere andata giù bene. Sia come sia, le Falkland fornirono una dimostrazione, che più chiara non poteva essere, del significato e dell’importanza dell’aviazione imbarcata come strumento di proiezione di potenza dovunque questo sia necessario, del tutto indipendentemente dalla disponibilità di basi nella regione. Finita la Guerra Fredda, e in vista dell’emergere di nuove missioni che prevedono appunto la proiezione di potenza (qualunque sia la foglia di fico con cui si voglia mascherarle), era quindi del tutto logico che la RN avviasse dei programmi per la costruzione di quelle che a tutti gli effetti dovranno essere delle vere portaerei d’attacco. Memore delle esperienze passate, la Marina decise però come prima cosa di raggiungere un qualche accomodamento con la Raf, per evitare un’altra lotta intestina dalle conseguenze imprevedibili. La Strategic Defence Review del 1998 annunciò così, tra le altre cose, la fusione dei reparti ad ala fissa della Fleet Air Arm con gli stormi di Harrier della Raf, creando la Joint Force Harrier sotto comando operativo dell’ Aeronautica. Ufficialmente si trattava di una misura destinata a “contenere i costi” e “semplificare la logistica”, ma in realtà era quello che noi chiameremmo un “incucio”: la RN cedeva alla Raf il controllo operativo degli aerei imbarcati, e in cambio la Raf lasciava passare il programma delle nuove portaerei senza protestare. Si tratta(va), beninteso, di una soluzione di compromesso e ben lontana dal rappresentare l’impiego più razionale e vantaggioso delle somme messe a disposizione dal contribuente. Tutto lo schema si basa(va) infatti sul previsto acquisto della versione Stovl (F-35B) del Jsf, sebbene la Raf non abbia in realtà più nessun bisogno di un aereo Stovl, e sebbene le dimensioni delle Cvf permettano tranquillamente l’imbarco della ben più capace, e quasi certamente meno costosa, versione Ctol F-35C (quella prevista per l’US Navy). Ma siccome il perno di tutta la faccenda è (era) il mantenimento di una Joint Force Aviazione-Marina, con la semplice sostituzione degli HARRIER con i JSF, ecco che bisognava assolutamente scegliere l’F-35B, anche se costa di più e ha prestazioni inferiori. Ad ogni modo, pur con queste limitazioni e sprechi il compromesso di cui sopra rappresenta(va) comunque una soluzione accettabile nell’ottica del sistema paese, e senza dubbio preferibile ad una guerra fratricida senza vinti nè vincitori. La Royal Navy aveva le sue portaerei, la Raf si vedeva assicurato un ruolo di primo piano in qualsiasi operazione future, e la Gran Bretagna veniva a disporre di uno strumento militare adeguato ai tempi. Tutti contenti, dunque. Tutti contenti, a quanto pare, meno la Raf, che vuole ancora di più. Semplicemente, vuole tutto. L’accordo originale per la creazione della Joint Force Harrier prevedeva l’inserimento di un ammiraglio negli alti livelli decisionali della Raf. Meno di due anni dopo, una riorganizzazione interna portò alla eliminazione di quella posizione. La RN, disposta a qualsiasi sacrificio pur di evitare una ripetizione del caso Furious, accettò la cosa senza fiatare. La mossa successiva è stata la decisione di ritirare prematuramente, e senza alcuna reale necessità gli Harrier Frs.2 da difesa aerea, che la Fleet Air Arm aveva versato nella Joint Force Harrier, riorganizzando quest’ultima sui soli GR.7/9 da attacco al suolo della Raf. Così, almeno sino all’arrivo dei JSF un’esperienza come quella delle Falkland non potrà più ripetersi; la Royal Navy dovrà limitarsi ad operare entro il raggio d’azione dei caccia basati a terra della Raf, oppure rinunciare a qualsiasi forma di ombrello aereo. E ancora una volta, la RN ha mandato giù l’amaro boccone. E adesso, sfruttando la combinazione di due fattori (la crisi finanziaria, che rende immediatamente molto popolare nei circoli di governo chiunque e a qualsiasi titolo proponga una riduzione di spesa; e la presenza di un ufficiale della Raf, l’ Air Chief Marshal Sir Jock Stirrup come capo di stato maggiore della Difesa) l’Aeronautica si appresta a vibrare il colpo finale. Sir Jock Stirrup e il Csm della Raf, Acm Glenn Torpy hanno infatti suggerito, come misura “di risparmio”, lo scioglimento anticipato della Joint Force Harrier e il ritiro di tutti i suoi aerei entro i prossimi cinque anni, e cioè prima ancora che comincino ad arrivare i nuovi JSF. I motivi di questa straordinaria rinuncia, che oltretutto lascerebbe la Raf temporaneamente priva di capacità di attacco al suolo visto che i Jaguar sono stati anch’essi ritirati appunto per creare un urgente bisogno per lo F-35, sono del tutto trasparenti. Da un lato, la Raf si svincola dalla camicia di Nesso del falso requisito operativo per lo F-35B, e potrà con tutta tranquillità riorientare il suo ordine verso la più logica versione F-35A. Dall’altro, quando tra un paio d’anni si tratterà di far ripartire il programma delle portaerei, la Royal Navy si vedrà costretta ad aggiungere al costo delle navi quello per l’acquisto degli aerei, e per la ricostituzione di una Fleet Air Arm propriamente navale. E’ pressochè certo che i costi saliranno a livelli proibitivi, portando così automaticamente alla cancellazione di tutto il progetto. E sono pronto a giocarmi la camicia cha “qualcuno” suggerirà che i fondi vengano dirottati verso la Tranche 3 del programma Eurofighter. Secondo fonti inglesi, tutto lo schema è noto nella RAF sotto lo slogan “ one nation, one air force” – il che la dice lunga circa motivazioni e obiettivi. Hermann Göring (Alles was fliegt, gehört mir, tutto ciò che vola è mio) sarebbe stato pienamente d’accordo. Bisogna sottolineare a questo punto che se l’incucio dovesse davvero saltare portando alla fine del programma Cvf, la vittoria della Raf si trasformerebbe in una grave perdita per il sistema paese. La Gran Bretagna rimarrebbe infatti priva di qualsiasi capacità di effettuare delle sia pur modeste missione di proiezione di potenza o anche solo di presenza, in aree dove non vi sia qualcuno che metta prontamente a disposizione un aeroporto moderno con tutte le sue attrezzature. Questa capacità verrebbe sacrificata sull’ altare di una miope politica parrochiale di difesa degli interessi di una forza armata contro tutto e contro tutti, e di una vera propria lotta all’ultimo sangue per la conquista di fette e fettine del bilancio - senza alcun riguardo per l’efficienza complessiva dello strumento militare. Quanto sopra per la cronaca. Ma in realtà la vicenda ci riguarda molto da vicino, perchè non vi sono dubbi che l’Ami stia seguendo con la massima attenzione le manovre della Raf e intenda ripeterle passo per passo. A costo di diventare ossessivo e monocorde, è necessario ripetere con la massima chiarezza che l’intenzione dell’Ami di acquistare un mix di F-35A e B (con i B che dovrebbero in ogni caso essere più di quelli della Marina), non è in alcun modo giustificabile dal punto di vista operativo. Si tratterebbe infatti, come per la Raf, di far pagare al contribuente un prezzo più elevato, per degli aerei che forniscono prestazioni inferiori. L’unico e vero scopo della faccenda consiste invece nel creare una Joint Force JSF su modello britannico - che naturalmente offrirebbe significativi risparmi e semplificherebbe la logistica, e che ovviamente dovrebbe essere sotto controllo operativo Ami. Gli obiettivi della cosa sono virtualmente gli stessi già visti per la Raf: riassorbire il Grupaer, e mettere degli aerei Ami sul ponte della Cavour assicurando così all’Aeronautica un ruolo primario in qualsiasi operazione aeronavale futura. E sin qui, come già nel caso britannico, ci si potrebbe anche stare. E difatti, non pare che la Marina Militare abbia sinora espresso una qualche decisa opposizione – forse, secondo voci che continuano a circolare, in cambio di una promessa a mezza bocca per un possibile programma congiunto futuro per una seconda Cavour. Ma non vorrei che gli ultimi sviluppi del caso Raf-RN facessero venire qualche strana idea a Palazzo Aeronautica, visto poi che anche noi non stiamo benissimo sul piano economico e ci troviamo ad avere un rappresentante dell’Arma Azzurra come Csm Difesa. E’ vero che la Cavour esiste già, ma si potrebbe sempre venderla. Magari per finanziare la nostra quota della Tranche 3.
  12. In poche parole una buffonata.....lo spero tanto per il bene del Regno Unito.
  13. Io non credo che l'Iran abbia l'atomica per il semplice fatto che Americani e Israeliani più volte hanno detto che avrebbero fatto di tutto pur di evitare che l'Iran si doti di questa tecnologia perciò se l'Iran è ancora presente sulla carta geografica vuol dire che no ha proprio un bel niente.
  14. Sulla rivista Panorama Difesa ho letto che l'ex Supreme Allied Commander Atlantic, generale Jack Sheehan in un intevista alla BBC avrebbe dichiarato che il Regno Unito starebbe per annunciare la sua intenzione di rinunciare al deterrente nucleare. La dichiarazone non pare avere trovato finora smentite ufficiali. Io per quanto mi riguarda sapevo che Blair aveva intenzione di ridurre l'arsenale nucleare a 160 testate e a 3 il numero di SSBN, non di eliminarlo completamente. Inoltre sempre nello stesso articolo viene spiegato che due anni fa il governo Inglese aveva annunciato l'intenzione di sostituire gli SLBM Trident con un nuovo sistema da sviluppare insieme agli USA con tanto di nuovi SSBN. Non capisco come possa essere uscito questo generale con una dichiarazione del genere!!!
  15. Sono sicuro che il PD uscirà da questa situzione....il più grande partio d'Italia, il più nuovo il più riformista e soprattutto il più solido ( ahaha )
  16. Graziani

    CALCIO - Topic ufficiale

    non toccate il grande Gianluca Pagliuca........
  17. Salviamo gli USA. No grazie Tratto da Thule-blog Riportatare, come di seguito, l’articolo di Emmanuel Todd dal titolo “Salviamo gli Usa” apparso sull’Espresso gennaio 2009, ha senso per enfatizzare come si voglia testardamente puntare su alternative meramente economiche - nello specifico una sorta di protezionismo dell’Europa - per giungere ad una ripresa mondiale che abbia nel vecchio continente la futura guida. Nessun esame viene compiuto dagli analisti che prenda in considerazione l’errore di base: la strutturazione di un sistema che dalla metà del ‘900 abbia posto quale fulcro l’economia - prima reale, poi sempre più virtuale - dimenticandosi di un fattore non trascurabile: l’uomo. — Il più spiazzante intellettuale francese propone un piano Marshall per aiutare l’America. E pensa che sia Fora per l’Europa di tornare in cima al mondo Noi europei adesso dobbiamo fare la carità agli Stati Uniti. Dobbiamo essere comprensivi con loro. Io propongo di avviare un piano Marshall per aiutarli. Ma devono essere chiare due cose: che gli diamo un tempo di adattamento durante il quale devono comportarsi bene e gestire oculatamente le risorse e che il denaro che gli diamo è un prestito, siamo noi i padroni e non vogliamo più essere sottomessi… Che Emmanuel Todd, 57 anni, storico e demografo, sia uno dei più originali, anticonformisti e spiazzanti intellettuali francesi è risaputo. Lo conferma in questa intervista nella quale esprime tutto il suo scetticismo sulle capacità di Barack Obama di rilanciare gli Usa e ipotizza la nascita di un nuovo ordine mondiale con al centro l’Europa. Aveva già scrino un libro nel 2002 dal titolo “Après l’empire. Essai sur la décomposition du svstème américain” dove pronosticava l’imminenza di una spaventosa crisi finanziaria. Siccome ha avuto ragione (e non è il solo caso: nel 1976 aveva previsto la dissoluzione dell’Urss) vale la pena di starlo a sentire. Professor Todd l’elezione di Obama ha creato grandi aspettative non solo negli Usa, ma nel mondo intero. Perché lei è invece cosi scettico? Potrei rispondere con una battuta: essere nero o meticcio non è un programma politico. Chi lo pensasse sarebbe un razzista. Si supera il razzismo solo quando si pensa che essere nero o bianco è indifferente, è la stessa cosa. Detto questo è un bene per gli Usa l’elezione di Obama perché hanno dimostrato di poter oltrepassare la barriera razziale. Ma l’elemento fondamentale per cui si è arrivati a tanto è il panico che deriva dalla crisi finanziaria. Hanno avuto bisogno di quello choc e di spargere il disordine sul pianeta per sceglierlo. Obama potrà comunque ben poco. Eppure si è già mosso con un certo attivismo. Ha già dato alcune risposte. Sono pessimista per due motivi. Se sei un presidente democratico difficilmente fai qualcosa di buono in economia. A meno che tu sia Franklin Delano Roosevelt, uno che veniva dal cuore dell’establishment e aveva già l’attitudine all’azione. Obama invece deve fare i suoi errori, dimostrare che è un buon americano e non avrà, credo, lo stesso slancio del suo illustre predecessore. E poi c’è la ragione strutturale. L’America ha distrutto, nel corso degli ultimi anni, la sua base industriale. Ha un deficit spaventoso di ingegneri, tecnici, operai qualificati. Questo è uno dei motori che produce la crisi ed è un problema di lunga durata. Un de profundis per l’America il suo. Allora ecco una nota positiva. E bene per gli americani aver scelto una linea di centrosinistra in un periodo di crisi. Ma L’obamamania nel resto del mondo è al minimo esagerata. Se basta eleggere un nero per immaginare che di colpo 300 milioni di persone cambino il corso del loro destino allora io credo che si tratti di un desiderio di servitù volontaria. Vogliamo per forza essere vassalli. È un’attitudine diffusa soprattutto nelle classi dirigenti esterne agli Stati Uniti. Quell’economia crolla e il dollaro si rafforza. Perché? Perché c’è gente che compra buoni del tesoro americani e nell’America continua ostinatamente a voler credere. Quel che resta del potere americano risiede nella volontà delle classi dirigenti di voler credere che quella è una potenza. In realtà la superpotenza adesso è supernociva. Militarmente superpotenza lo è ancora. E abbiamo visto cosa ha significato per il mondo. Gli Stati Uniti hanno potuto agire per dieci anni senza nessun contrasto e hanno prodotto una delle iniziative più abominevoli del recente passato, la guerra in Iraq. Inoltre si è dimostrato che una potenza militare non può granché. Basta vedere come vanno le cose nello stesso Iraq e in Afghanistan. In campo militare non serve una superpotenza, ma un equilibrio tra più attori. La dimostrazione è il periodo della Guerra Fredda: si era più o meno in pace. Da questo punto di vista io ho una visione molto positiva della Russia di Putin Medvedev come fattore di equilibrio. Il ritorno della Russia sulla scena, il fatto che abbia ancora un arsenale nucleare, ha impedito agli Stati Uniti di fare ancora peggio di quanto abbiano fatto. E interesse dell’Europa avere buoni rapporti con la Russia non solo per ragioni di energia. Se si vuole avere un mondo stabilmente democratico bisogna coinvolgere Mosca in un’alleanza grazie alla quale poi trovare un accomodamento con l’Iran e il mondo musulmano. Gli equilibri del mondo stanno cambiando. E in quale direzione? Un esempio. Il paese più indipendente dagli Usa non è più la Francia di Sarkozy, ma la Germania. Che infatti ha buone relazioni con la Russia. E il ritorno alla normalità della storia. Ci sono grandi potenze, equilibrio. E noi dovremmo dire tutte le mattine grazie alla Russia per questo. La Russia è il paese, oggi, in cui un presidente, Medvedev, imita il presidente francese Sarkozy, tra l’altro una performance straordinaria. Fino a poco fa era ipotizzabile, al massimo, il contrario. La buona novella è che il potere non è più assoluto, ma viene ripartito. Resta da definire a questo punto chi svolgerà la funzione di regolatore economico. Perché, se al mondo non serve un’iperpotenza militare, serve invece, eccome, qualcuno che detenga l’egemonia economica. Non mi dica che sta pensando alla Cina. Ma quale Cina. Ha avuto una crescita impressionante, ma è il Paese più esposto alla crisi perché il 40 per cento del suo Pil arriva dalle esportazioni. La Cina dipende troppo da un mondo in recessione. Chi può detenere l’egemonia economica è l’Europa. E’ l’area che ha il miglior equilibrio col resto del mondo. Importa materie prime ed esporta prodotti finiti. Se decide dì scegliere la strada del protezionismo è fatta, riavrà il suo ruolo di centro di gravità economico del mondo. Il protezionismo in tempo di globalizzazione… I singoli Stati sono già pesantemente intervenuti nella crisi economica. Mentre il protezionismo si fa alle frontiere ed è necessario perché la questione cruciale è sostenere la domanda interna. Non lo si può fare aumentando i salari, perchè altrimenti si farorirebbe la Cina, cioè la macchina che asfissia l’Europa, e si rimetterebbe in moto la delocalizzazione. Dobbiamo aiutare la Cina stessa a rincorverte la sua produzione sul mercato interno. Si immagina cosa le risponderebbero gli economisti liberisti? Me lo immagino e non me ne curo. Gli economisti liberisti sono offuscati dall’ideologia, esattamente come quelli marxisti. Sono assolutisti, credono che sia possibile definire il sistema perfetto. Io, che sono uno storico, non ho convinzioni così estreme. Credo che la cosa migliore sia l’alternanza dei sistemi. Abbiamo avuto il libero scambio. E stata, fino a un certo punto, una buona cosa. Poi sono uscite le sue magagne, i suoi limiti e l’iperliberismo è fallito. Come risposta l’Occidente non è stato in grado che varare quella sorta di welfare per ricchi che sono i piani di salvataggio nazionale. Invece bisogna cambiare radicalmente. Per un paio di generazioni, 40 anni o giù di lì, bisogna reintrodurre il protezionismo, finché non si esaurisce la sua funzione. E bisogna farlo gradualmente concordando le misure con gli altri attori mondiali. E l’Europa tornerebbe a essere il faro. A patto che vinca l’obamamania che, ben presto, altrimenti, si trasformerebbe in crisi maniaco depressiva. E vinca la resistenza psicologica che mostra a tornare al centro del mondo.
  18. Graziani

    le nostre auto

    Io ho una vecchia Fiat Punto 1200 grigia del 2001, 5 porte 16V!! In un anno e mezzo gli ho già fatto fare oltre 30.000 Km
  19. Mi sono fatto regalare l'XBOX 360 PRO, gli altri regali li apro quando arrivano i miei parenti!!!
  20. preferisco altri movimenti di destra neofascista!!! Ma nonostante ciò voto e sostengo il Popolo della Libertà il partito della destra moderna!!
  21. Graziani

    CALCIO - Topic ufficiale

    Molti dicono che siamo Ibra dipendenti ma ci si dimentica che l'Inter è riuscita a mandare a segno se non mi sbaglio 11 giocatori!! Per quanto riguarda la partita Juve-Milan dico che la Juve ha meritato la vittoria seppur non dominando totalmente e che il Milan è una squadra non squadra, ognuno fa per se e nessuno si sacrifica per il bene generale. Il risultato è che la GRANDE INTER è a +6 dalla juve e a +9 dal milan, squadra aggrappata al suo passato glorioso e senza futuro!!!!
  22. La cara vecchia Unità ahahah rido perchè mi vengono in mente gli scontri che abbiamo fatto qualche mese fa.. La storia di DiPietro non la conosco ancora quindi momentaneamente non entro nella discussione anche se da buon Berlusconiano ti darò addosso
  23. Graziani

    Buone Feste

    Ciao a tutti, Buon Natale e felice anno nuovo!!!! Chissa se vi sono mancato!!
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