Sukhoi Su-25 Frogfoot


Su-25 Frogfoot

Il prototipo del SU-25 Frogfoot volò per la prima volta il 22 febbraio del 1975, con la sigla di progetto T8-1. Si trattava di un velivolo abbastanza semplice, bimotore, monoposto, ala alta e singola deriva, più simile a un addestratore che a un aereo d'attacco.
Gli analisti del Pentagono inizialmente gli assegnarono la denominazione RAM-J.
Il programma costituiva una risposta all'A-10 Thunderbolt americano, e intendeva ottenere un aereo robusto, in grado di assicurare l'appoggio tattico alle proprie forze terrestri ed il contrasto anticarro, dotato di blindatura e di sistemi ridondanti per resistere al fuoco antiaereo.

Il SU-25 è entrato in servizio con le forze aeree sovietiche nel 1980, quando un gruppo di velivoli di pre-serie fu inviato in Afghanistan per partecipare alle operazioni militari contro la guerriglia, ed è stato sviluppato in varie versioni, monoposto e biposto.
Il Frogfoot – al contrario dell'A-10 – ha conosciuto un discreto successo di esportazione, ed è stato costruito in quasi 1.000 esemplari per una quindicina di nazioni nel mondo.
Buona parte di essi sono ancora in servizio.
La produzione è cessata nei primi anni '90, e nel 1992 fu presentata la versione aggiornata SU-25TM rinominata SU-39, realizzata solo come biposto, che non ebbe seguito.

Il Frogfoot, che i sovietici chiamano “Grach” (una specie di corvo) si è fatto apprezzare per la sua robustezza e la versatilità di impiego.
Le parti vitali dell'aereo sono protette da una corazzatura in titanio che in alcuni punti supera i due centimetri di spessore, il velivolo dispone di numerosi punti d'attacco ai quali possono essere agganciati svariati tipi di armamenti, compresi missili controcarro e bombe a guida laser, che può impiegare autonomamente grazie a una suite avionica che comprende sistema di navigazione e attacco, telecamera e designatore laser.

Il Frogfoot è stato impiegato operativamente sia in Afghanistan negli anni '80 che in Cecenia negli anni '90. Si dimostrò estremamente vulnerabile ai missili antiaerei spalleggiabili tipo Redeye e Stinger, tanto da costringere i progettisti a introdurre una serie di miglioramenti su tutti gli esemplari in servizio e in produzione, compreso l'inserimento di una protezione aggiuntiva ai motori, grazie alla quale la distruzione di uno di essi non comprometteva il funzionamento dell'altro.

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Aggiornato al Giugno 2005

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