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50 Anni fa:Inizia il sogno spaziale


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La nuova Luna della Terra

4 ottobre 1957, il sole stava sorgendo su Baikonur, una landa desolata vicina al Lago di Aral.

Al centro della rampa, chiuso nella sua incastellatura, completamente verniciato di bianco e illuminato da potenti fotoelettriche, il missile Sputnik-A si ergeva imponente, una sorta di tempio per l'avvio di una nuova era; quel giorno avrebbe rappresentato per l'Unione Sovietica il culmine di anni di studi e le avrebbe permesso di dominare i primi anni di corsa allo spazio.

I tecnici della squadra di lancio capeggiati dall'ing. Sergei Korolev, appartenente all'ufficio studi razzi e astronavi OKB-1, erano affacendati tutt'intorno nei controlli finali.

Per tutto il giorno piccoli contrattempi costrinsero Korolev ad interrompere il conto alla rovescia.

Korolev, instancabile, era dappertutto pronto a dare una mano, un consiglio, un ordine.

Tutto doveva funzionare alla perfezione.

Verso sera tutti gli inconvenienti furono eliminati.

Seduto ad una scrivania, all'interno di una casamatta posta nelle vicinanze, in mano un microfono, Korolev iniziò a scandire il conto alla rovescia.

La torre di servizio iniziò ad allontanarsi, i cordoni ombelicali che portavano energia al missile furono staccati.

Il sole stava tramontando.

Sbuffi di carburante fuoriuscivano dai condotti di sfiato, avvolgendo il missile di cristalli ghiacciati.

Illuminate delle fotoelettriche le nubi provocate del gelido carburante davano al missile un'atmosfera surreale.

All' interno alcuni meccanismi scattarono, e il vettore prese vita.

Il conteggio continuava, udito solo dagli addetti al lancio e da un manipolalo di ufficiali e politici.

Gli ultimi secondi sembrarono grevi e palpabili.

Una cascata di fiamme si riversò attraverso i condotti di acciaio e cemento della rampa, subito inondati d'acqua per impedire che l'enorme calore sgretolasse l'intera struttura.

Nubi di vapore illuminate dal fuoco, circondarono il missile che lentamente si alzava.

Un bagliore arancione, accecante, illuminò la sottostante steppa.

Accompagnato da un rumore assordante il missile iniziò la sua scalata al cielo, fino allo spazio.

Pochi minuti ed il missile scomparve alla vista sopra il Lago di Aral.

Korolev non era interessato allo spettacolo del lancio ma dai dati che man mano gli venivano mostrati dalla "consolle" degli strumenti.

Tutte funzionavano a dovere, e i dati provenienti dalle telemetrie combaciavano con tutti i calcoli teorici.

I motori si fermarono al momento prestabilito.

Alla quota prefissata il cono di protezione fu espulso, ed una molla liberò il satellite. Obbedendo alle leggi della meccanica, immediatamente, i due corpi iniziarono a cadere verso la Terra, ma la loro velocità era tale da porli in uno stato di permanente caduta, in una traiettoria che eguagliava quella della curvatura terrestre.

Erano e rimasero in orbita.

Lo Sputnik-l dispiegò le antenne ed iniziò a lanciare il proprio messaggio al mondo sottostante.

Novantasei minuti più tardi, il satellite ripassò sopra la verticale della base dì lancio, e tutti poterono udire i chiaramente i suoi semplici segnali:«Bip... Bip...Bip...».

La gioia dei presenti salì veramente alle stelle.

Korolev si allontanò dalla "consolle" e, volgendosi ai presenti, sembra abbia detto:

«Oggi il sogno dell'umanità è diventato una realtà L'assalto al cosmo ha avuto inizio».

Il satellite si collocò, come previsto, in un'orbita inclinata di 65,1° rispetto all'equatore.

Il perigeo, era ad una distanza di 228 km dalla superficie terrestre, e l'apogeo, a 947 chilometri.

Lo "Sputnik" 1 aveva un periodo di 96 minuti e 10 secondi, ed in determinate condizioni poteva essere visto dalla terra.

Indomito compagno di viaggio della Terra, continuò a trasmettere per tre settimane i propri segnali, e rimase in orbita 96 giorni, prima di rientrare nell'atmosfera terrestre, dopo aver compiuto 1.400 orbite.

Per il mondo intero, il nome "Sputnik" diventò subito sinonimo di satellite e di conquista spaziale, entrando a far parte dell 'immaginario collettivo dell’umanità.

Aperti i cancelli del cosmo, l'astronautica moderna poteva dirsi ufficialmente nata.

Si trattava del primo satellite artificiale mai fabbricato dall'uomo, la decisione di costruirne uno più piccolo non significava che fosse meno complesso da progettare e mettere a punto.

L'ufficio tecnico di Tikhonravov comunque, aveva condotto molti studi ed era, in pratica, pronto ad ogni evenienza.

Per il primo lancio fu proposto un satellite di una forma sferica, avente un diametro di cinquantotto centimetri.

L'utilizzo di questa soluzione aveva due vantaggi: ottenere il massimo volume con una superficie minima, e conoscere con precisione la densità degli strati alti dell'atmosfera, studiando attentamente la resistenza incontrata dal satellite, durante la sua orbita.

Due semplici radiotrasmettitori, sulla frequenza di 20.005 e 40.002 MHz furono utilizzati per le trasmissioni radio.

I loro segnali, in forma telegrafica e con una potenza di 1 watt, avrebbero consentito la trasmissione, alle basi d'ascolto a terra, dei dati riguardanti la temperatura e la pressione esistente all'interno della sfera.

La strumentazione fu adeguatamente protetta dal calore, riempiendo d'azoto il satellite, e inserendo un piccolo sistema di ventilazione forzata, allo scopo di mantenere una temperatura interna di circa .30 °C.

L'alimentazione degli apparati elettronici era garantita da batterie allo zinco.

Quattro antenne della lunghezza di 2,9 metri, che si sarebbero aperte con l'aiuto di molle, completavano le dotazioni del satellite, la loro sistemazione avrebbe permesso la trasmissione a terra dei segnali senza dover essere necessariamente orientate.

Una volta completato il peso totale dello Sputnik fu di 83,6 kg.

 

Un vettore epico

Partendo dal potente razzo militare R-7, Korolev ne ricavò una versione civile che fu chiamata Sputnik-A.

Il nuovo vettore aveva un peso, al decollo, di circa 267 tonnellate, un'altezza di 29,2 metri ed una larghezza massima, alla base, di 10,3 metri.

La struttura era innovativa in quanto composta da due stadi paralleli, composti da cinque elementi, i cui motori si accendevano contemporaneamente al momento del lancio.

Il primo stadio consisteva in quattro unità, di forma conica, alte ognuna 19,8 metri per un diametro massimo di 2,7, montate in maniera simmetrica al secondo stadio centrale.

Questo era a sua volta alto 28,7 metri, ed aveva un diametro massimo di 2,95 metri.

Sui lati dei quattro razzi, componenti il primo stadio, erano state poste delle alette per la stabilizzazione del vettore durante la prima parte dell' ascesa.

La separazione del primo stadio avveniva per mezzo di attuatori meccanici, un attimo prima lo spegnimento dei motori.

Questa soluzione garantiva; l'allontanamento dei quattro booster in modo rapido e privo di pericoli.

I serbatoi del vettore furono progettati come struttura stessa del vettore, mentre al loro interno dei setti divisori erano stati inseriti allo scopo di impedire pericolose oscillazioni del carburante.

I motori erano stati progettati dall'ufficio tecnico di V. Glushko.

Ogni booster, componente il primo stadio, montava quattro motori che in totale fornivano una spinta nel vuoto di oltre 398.000 chilogrammi.

Il secondo stadio, posto centralmente agli altri quattro, era dotato degli stessi motori che fornivano una spinta di 93.000 kg.

Ognuna delle quattro fasi, componenti il primo stadio, erano dotate di due piccoli motori, necessari al controllo direzionale del vettore.

Lo stadio centrale ne aveva quattro.quattro.

I motori del primo stadio potevano funzionare per circa due minuti, quelli del secondo oltre dieci.

Il carburante usato era il cherosene e l'ossigeno liquido.

L'OKB di Piliugin fornì il sistema analogico per il controllo del missile e dei suoi apparati interni.

Il satellite fu collegato al vettore tramite una base d'aggancio dotata di una protezione conica.

Dopo lo sgancio del cono di protezione, uno speciale sistema automatico a molla, avrebbe permesso il distacco del satellite dalla sua base.

Il collaudo a terra di questo sistema; nelle stesse condizioni in cui si sarebbe venuto a trovare nello spazio, fu ovviamente impossibile e, per questo motivo, i tecnici sovietici vi dedicarono moltissima attenzione.

Un minimo guasto, un lieve inceppamento, avrebbe compromesso l'intero progetto.

Per essere matematicamente certi del suo funzionamento, un simulacro del satellite fu sottoposto a decine e decine di sganci simulati, fino a quando non si fu sicuri della sua affidabilità.

Finalmente, il 3 ottobre 1957, il vettore col suo prezioso carico fu trasportato orizzontalmente da due locomotori diesel fino alla rampa di lancio.

Korolev accompagnò la propria creatura per tutto il tempo del tragitto seguendo a piedi, lentamente e quasi in devozione, lo speciale vagone.

Arrivati alla rampa di lancio, posta su di un' enorme platea di cemento e metallo, appositamente costruita per deviare il violento flusso della combustione, due enormi attuatori idraulici, facenti parte del vagone, si misero in movimento, portando lentamente il missile in verticale.

Una volta completata l'operazione, e assicurati tutti i componenti, si passò ai controlli finali.

 

Rivista Aeronautica , gennaio 1998

 

PS: personalmente avrei aperto questo Topic nella sezione Storica ;)

Modificato da Dave97
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Ho spostato il thread anche se questa sezione sarebbe soltanto per gli eventi che riguardano la storia dell'aviazione. D'altra parte, ormai abbiamo addirittura diiscussioi sulla marina in questa sezione...

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qualcuno saprebbe darmi notizie dei due torinesi che registrarono i segnali del satellite e tempo dopo (?) improbabili voci femminili provenienti da un ipotetica missione con cosmonauti lasciati in orbita, mai confermata dal governo sovietico?

 

grazie :-))

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  • 1 mese dopo...
PS: personalmente avrei aperto questo Topic nella sezione Storica ;)

 

 

anche io... ma se non sbaglio allora non esisteva ;)

 

 

cmq Korolev fu un grande...... :adorazione: morto lui quasi fini l'impresa spaziale con la stella rossa.....

 

saluti a tutti

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Qualche settimana Fa ,hanno dedicato una buona parte della trasmissione Voyager (Rai 2) ai due fratelli torinesi...

 

Racconta un pò, che non l'ho potuta vedere...

 

Comunque ieri ho stretto la mano a Sergio Vetrella e mi sn fatto autografare un poster commemorativo della celebrazione dei 50 anni alla facoltà di ingegneria di Napoli.

 

Visto da vicino e parlandoci un poco è un uomo ancora più straordinario di quanto lo sia leggendo di lui sulle riviste e sui libri!

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  • 5 settimane dopo...

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