SM79 Posted June 2, 2009 Report Share Posted June 2, 2009 I rinforzi americani nella regione affidata agli italiani. Che diventerà la prima linea della campagna ordinata dalla Casa Bianca per eliminare i santuari fondamentalisti Americani e italiani, guerra senza quartiere al terrorismo e sostegno alla rinascita dell'Afghanistan. Fino a un anno fa erano missioni rigorosamente separate, con mandati, metodi e finalità molto diverse. Il governo Berlusconi, senza cambiare né le regole d'ingaggio né i numeri complessivi della spedizione, ha abbattuto la barriera. E l'offensiva voluta da Barack Obama renderà le due operazioni sempre più intrecciate. Già oggi nelle mappe della regione affidata al nostro comando spicca una grande macchia ovale, con una sigla esplicita 'Operation box Tripoli'. È una zona sottratta al nostro controllo per volontà della Nato e consenso del nostro governo: territorio di caccia esclusivo dei marines della Task Force Tripoli, dal nome della prima battaglia combattuta due secoli fa dai fanti di Marina statunitensi contro i pirati musulmani. Nessuno degli alleati deve avvicinarsi a meno di 20 chilometri. È considerata uno dei santuari dei talebani, utilizzato per organizzare le spedizioni verso Kandahar. Lì sono avvenuti alcuni degli scontri più feroci dell'ultimo anno e anche dei bombardamenti che hanno provocato decine e decine di vittime civili. Ma anche una fetta rilevante dei rinforzi che il presidente americano sta mandando in Afghanistan prenderà posizione tra gli avamposti della Folgore. L'obiettivo è potenziare e motivare i reparti della polizia afgana, quelli che devono gestire il controllo di strade e paesi. Da giugno, 1.800 marines li affiancheranno, presidiando otto nuove postazioni nella regione 'italiana'. In particolare, stanno costruendo una grande base intorno all'aeroporto di Shindand, una struttura colossale creata dai sovietici e strategica anche per la vicinanza al confine iraniano. Altri fortini avanzati, sempre con guarnigione mista americana-afgana, vengono edificati in tutta l'area di Farah, spesso a pochi chilometri da quelli dei nostri parà in modo da garantire appoggio reciproco in caso di attacco. La strategia del Pentagono è chiara: isolare la regione di Helmand, il cuore dell'etnia pashtun e della presenza fondamentalista. Per questo un'ala della nuova armata statunitense si muoverà dal confine pachistano; l'altra invece opererà a cavallo della regione di Herat per sigillare le vie di fuga verso Iran e Turkmenistan. Gli scontri attesi per giugno saranno solo una prova generale della battaglia prevista per agosto, quando i fondamentalisti tenteranno di ostacolare le elezioni presidenziali. "Quella che abbiamo vissuto finora è stata la quiete prima della tempesta, legata al raccolto del papavero da oppio, ma la minaccia d'ora in poi continuerà a crescere fino alle elezioni", spiega il generale Rosario Castellano, comandante delle forze italiane e di tutto il dispositivo Nato nella regione sud-occidentale. Anche gli italiani riceveranno altri rinforzi. Truppe scelte, per potenziare la Task Force 45: l'élite dei commandos che opera nella terra di nessuno lontano dai fortini. E un reparto di nuove autoblindo Freccia, con torrette e cannoncini per proteggere i convogli. "L'aspetto militare è solo una componente della missione", insiste il generale Castellano, che sottolinea l'attività svolta dai centri per il sostegno alla popolazione: "Siamo qui per insegnare a pescare, non per distribuire pesci". Ma anche gli afgani chiedono più fondi, per finanziare progetti e iniziative. E a fronte di un costo che quest'anno rischia di arrivare a mezzo miliardo per la spedizione armata in Afghanistan, i finanziamenti disponibili per attività umanitarie sono di poche decine di milioni. Una cosa è certa. Nessuno in Afghanistan parla più di missione di pace. Che si tratti di una guerra è chiaro sin dai simboli. In tutte le basi della Nato le bandiere sono sempre a mezzasta: il segno di lutto viene dedicato a ogni caduto, occidentale o delle forze governative afgane. E sono mesi che non si vedono le bandiere sventolare in alto. http://espresso.repubblica.it/dettaglio//2...&print=true Link to comment Share on other sites More sharing options...
Guest intruder Posted June 7, 2009 Report Share Posted June 7, 2009 Chissà se poi alla fine toglieranno tutti i lacci e laccioli legali (i cosiddetti caveat) alle truppe italiane per lasciarle combattere seriamente. Link to comment Share on other sites More sharing options...
picpus Posted June 7, 2009 Report Share Posted June 7, 2009 Dal link http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4...ulesView=Libero riporto: I nuovi mezzi che rafforzano le truppe italiane in Afghanistan di Gianandrea Gaiani 6 giugno 2009 A Bala Murghab, nel nord della provincia afgana di Badghis, da tre settimane i paracadutisti del 183° reggimento Nembo combattono tutti i giorni per spezzare la pressione delle milizie talebane. Al loro fianco gli osservatori del 185° reggimento acquisizione Obiettivi, i guastatori dell'8° reggimento Genio paracadutisti e le truppe afgane affiancate da un pugno di consiglieri militari americani. Per combattere questa fase del conflitto, la più cruenta dall'intervento internazionale nel 2002, oltre ai rinforzi il contingente italiano ora incentrato sulla Brigata Folgore ha ricevuto negli ultimi mesi anche nuovi equipaggiamenti che affiancano i numerosi assetti già operativi da tempo a Herat e dintorni tra i quali spiccano per versatilità e letalità gli elicotteri da combattimento A-129 Mangusta dei reggimenti 5° e 7° della Brigata Aeromobile Friuli distintisi non solo nei raids effettuati a soccorso delle colonne italiane e afgane cadute nelle imboscate talebane ma anche in missioni offensive tese a neutralizzare le postazioni talebane che sbarravano il passo alle colonne motorizzate dell'Afghan National Army. Le ultime dotazioni giunte dall'Italia di fatto colmano le lacune nell'equipaggiamento delle forze italiane già emerse nell'estate 2008 quando a Farah e Bal Murghab le basi avanzate tenute dalle compagnie italiane subirono i primi massicci attacchi talebani. Ad aumentare il volume di fuoco e la capacità di intervento intorno alle basi hanno provveduto i mortai da 120 millimetri Thomson-Brandt schierati oggi a Bala Murghab e nelle FOB (Forward Operating Base) della provincia di Farah. Armi già impiegate in Iraq ma che nel contesto bellico afgano spiccano per la capacità di colpire le postazioni nemiche scavalcando vette e vallate fornendo un supporto di fuoco micidiale alle pattuglie che perlustrano le strade e i villaggi dei dintorni. Primo dell'arrivo di queste armi le compagnie di fanteria disponevano solo dei piccoli mortai da 60 mm. Ruotati e rapidamente trasportabili a rimorchio di veicoli quali i Lince, i mortai da 120 sono in grado di colpire bersagli fino a 13 chilometri di distanza con una cadenza di tiro di 11 colpi al minuto. Una vera pioggia di fuoco sugli insorti che non dispongono di mezzi blindati né di protezioni individuali quali elmetti e giubbotti antischegge. La precisione del tiro che nei giorni scorsi ha permesso di distruggere diverse postazioni nemiche mietendo numerose vittime tra gli insorti, è garantita anche dalla presenza di distaccamenti di osservatori del 185° reggimento acquisizione obiettivi. Un reparto d'élite che da oltre due anni assegna i suoi team alla Task Force 45 costituita dalle forze speciali italiane e attiva nell'ovest afgano. Per prima volta gli specialisti di questo reparto operano a supporto dei Battle Group occupando postazioni in quota perfettamente occultate dalle quali individuano la posizione dei gruppi di fuoco talebani trasmettendone le coordinate al plotone mortai pesanti. Un'altra componente importante giunta a rinforzo del contingente italiano è costituita dai mini velivoli teleguidatiu (UAV) Pointer. Di costruzione statunitense, hanno le dimensioni di un aeromodello e vengono lanciati manualmente in volo consentendo di sorvegliare un'area limitata come il perimetro di una base o una strada che deve essere percorsa da una colonna. Teleguidato, consente di visualizzare su un display simile a quello dei computer portatili le immagini riprese in tempo reale. Già impiegato a Nassiryah, nel teatro afgano costituisce uno strumento utilissimo a gettare uno sguardo "dietro l'angolo" e prevenire imboscate o rilevare movimenti ostili. Il Ponter è un sistema a basso costo e quindi spendibile, dotato di un'autonomia di volo di 90 minuti, in dotazione al 41° reggimento "Cordenons" che si occupa di sorveglianza del territorio e fa parte della brigatai RISTA-EW ((Reconnaissance, Intelligence, Surveillance and Target Acquisition- Electronic Warfare). La stessa unità dispone anche dei radar controfuoco Arthur, già impiegati con successo a difesa della base di Camp Mittica in Iraq e che potrebbero essere schierati anche a Camp Arena, la grande base alleata che ospita il comando NATO italiano presso l'aeroporto di Herat. La presenza di questo sistema in grado di individuare con precisione le "sorgenti di fuoco" non è confermata ma pare evidente che il crescente numero di copi di mortaio e razzi lanciati contro le basi italiane in Afghanistan rende necessari questi strumenti di scoperta che consentono d indirizzare rapidamente e con precisione la risposta armata affidata a velivoli, mortai o pattuglie di "force protection". Link to comment Share on other sites More sharing options...
Graziani Posted June 7, 2009 Report Share Posted June 7, 2009 Buoni i rinforzi ma ci vorrebbe qualcosa di ancora più pesante come le dotazioni di Britannici, Canadesi e americani. Se dobbiamo fare la guerra allora facciamola bene. Link to comment Share on other sites More sharing options...
CORAZZATO93 Posted June 8, 2009 Report Share Posted June 8, 2009 Bisognerebbe togliere gli uomini da paesi come Kosovo e Libano dove sono impegnati migliaia dei nostri e mandarli in quel paese dimenticato da Dio. Insomma ormai è una guerra vera che stiamo perdendo, anche se vinciamo quasi tutte le battaglie (questo mi ricorda il Vietnam), e tutti i politici di tutti i paesi coinvolti affermano il contrario. Link to comment Share on other sites More sharing options...
Dominus Posted June 8, 2009 Report Share Posted June 8, 2009 Bisognerebbe togliere gli uomini da paesi come Kosovo e Libano dove sono impegnati migliaia dei nostri e mandarli in quel paese dimenticato da Dio. Insomma ormai è una guerra vera che stiamo perdendo, anche se vinciamo quasi tutte le battaglie (questo mi ricorda il Vietnam), e tutti i politici di tutti i paesi coinvolti affermano il contrario. Di grazia perchè staremmo perdendo? Hai sentito di clamorose vittore talebane? La situazione è di status quo al momento ma dopo aver preso le botte nella valle dello swat adesso le forze talebane si ritireranno nelle aree tribali dell'a-stan e, a questo proposito, pare che gli americani e i loro alleati "veri", specialmente GB e Canada, stiano affilando gli artigli con una bella operazione di intelligence preparatoria per farsene scappare il meno possibile. Dopo una buona sconfitta talebana sul campo, poi, si potrà cominciare con la trattativa in modo da slegare dagli estremisti islamici più capi tribù possibile. Link to comment Share on other sites More sharing options...
SM79 Posted June 17, 2009 Author Report Share Posted June 17, 2009 I rinforzi americani nella regione affidata agli italiani. Che diventerà la prima linea della campagna ordinata dalla Casa Bianca per eliminare i santuari fondamentalisti Americani e italiani, guerra senza quartiere al terrorismo e sostegno alla rinascita dell'Afghanistan. Fino a un anno fa erano missioni rigorosamente separate, con mandati, metodi e finalità molto diverse. Il governo Berlusconi, senza cambiare né le regole d'ingaggio né i numeri complessivi della spedizione, ha abbattuto la barriera. E l'offensiva voluta da Barack Obama renderà le due operazioni sempre più intrecciate.Già oggi nelle mappe della regione affidata al nostro comando spicca una grande macchia ovale, con una sigla esplicita 'Operation box Tripoli'. È una zona sottratta al nostro controllo per volontà della Nato e consenso del nostro governo: territorio di caccia esclusivo dei marines della Task Force Tripoli, dal nome della prima battaglia combattuta due secoli fa dai fanti di Marina statunitensi contro i pirati musulmani. Nessuno degli alleati deve avvicinarsi a meno di 20 chilometri. È considerata uno dei santuari dei talebani, utilizzato per organizzare le spedizioni verso Kandahar. Lì sono avvenuti alcuni degli scontri più feroci dell'ultimo anno e anche dei bombardamenti che hanno provocato decine e decine di vittime civili. Ma anche una fetta rilevante dei rinforzi che il presidente americano sta mandando in Afghanistan prenderà posizione tra gli avamposti della Folgore. L'obiettivo è potenziare e motivare i reparti della polizia afgana, quelli che devono gestire il controllo di strade e paesi. Da giugno, 1.800 marines li affiancheranno, presidiando otto nuove postazioni nella regione 'italiana'. In particolare, stanno costruendo una grande base intorno all'aeroporto di Shindand, una struttura colossale creata dai sovietici e strategica anche per la vicinanza al confine iraniano. Altri fortini avanzati, sempre con guarnigione mista americana-afgana, vengono edificati in tutta l'area di Farah, spesso a pochi chilometri da quelli dei nostri parà in modo da garantire appoggio reciproco in caso di attacco. La strategia del Pentagono è chiara: isolare la regione di Helmand, il cuore dell'etnia pashtun e della presenza fondamentalista. Per questo un'ala della nuova armata statunitense si muoverà dal confine pachistano; l'altra invece opererà a cavallo della regione di Herat per sigillare le vie di fuga verso Iran e Turkmenistan. Gli scontri attesi per giugno saranno solo una prova generale della battaglia prevista per agosto, quando i fondamentalisti tenteranno di ostacolare le elezioni presidenziali. "Quella che abbiamo vissuto finora è stata la quiete prima della tempesta, legata al raccolto del papavero da oppio, ma la minaccia d'ora in poi continuerà a crescere fino alle elezioni", spiega il generale Rosario Castellano, comandante delle forze italiane e di tutto il dispositivo Nato nella regione sud-occidentale. Anche gli italiani riceveranno altri rinforzi. Truppe scelte, per potenziare la Task Force 45: l'élite dei commandos che opera nella terra di nessuno lontano dai fortini. E un reparto di nuove autoblindo Freccia, con torrette e cannoncini per proteggere i convogli. "L'aspetto militare è solo una componente della missione", insiste il generale Castellano, che sottolinea l'attività svolta dai centri per il sostegno alla popolazione: "Siamo qui per insegnare a pescare, non per distribuire pesci". Ma anche gli afgani chiedono più fondi, per finanziare progetti e iniziative. E a fronte di un costo che quest'anno rischia di arrivare a mezzo miliardo per la spedizione armata in Afghanistan, i finanziamenti disponibili per attività umanitarie sono di poche decine di milioni. Una cosa è certa. Nessuno in Afghanistan parla più di missione di pace. Che si tratti di una guerra è chiaro sin dai simboli. In tutte le basi della Nato le bandiere sono sempre a mezzasta: il segno di lutto viene dedicato a ogni caduto, occidentale o delle forze governative afgane. E sono mesi che non si vedono le bandiere sventolare in alto. http://espresso.repubblica.it/dettaglio//2...&print=true La Folgore in Afghanistan mentre combatte contro i talebani. Spari, un razzo. A mostrare il video il quotidiano spagnolo El Mundo, mentre oggi il ministro della Difesa Ignazio La Russa, dopo un colloquio con Silvio Berlusconi appena rientrato dagli Usa dopo l'incontro con Obama, ha annunciato che ci sarà un aumento fino a 200 unità del numero di Carabinieri con funzioni di addestratori in Afghanistan. La Russa. «Ho incontrato - ha detto La Russa, durante la visita al contingente italiano in Kosovo - questa mattina in aeroporto il presidente Berlusconi, che mi ha raccontato del grande successo ottenuto con la sua visita negli Stati Uniti. Mi ha confermato che non vi è stato alcun impegno ulteriore nel numero dei soldati italiani da inviare in Afghanistan, oltre a quello già annunciato (400 soldati più 50 Carabinieri, più aerei ed elicotteri con i relativi equipaggi)». Semmai, ha sottolineato, «si è parlato di un aumento dei Carabinieri, perché noi siamo molto interessati ad accelerare i tempi della capacità dell'Afghanistan di essere dotato di forze di polizia e forze armate in grado di gestire da sole il territorio. È quindi previsto un incremento fino a 200 unità del numero di Carabinieri con funzioni di addestratori». Nessuna strategia contro gli italiani. In tutto l'Afghanistan, ha detto La Russa commentando gli ultimi agguati, si sta vivendo «una fase di accresciuta pericolosità», ma «non c'è una strategia mirata verso gli italiani» bensì il tentativo degli insorti di bloccare i militari afghani che stanno conquistando territori finora in mano ai talebani. L'aumento degli attacchi, dice La Russa, è dovuto a «ragioni concomitanti anche se apparentemente diverse», primo tra tutti l'avvicinarsi delle elezioni presidenziali in programma il 20 agosto. «C'è da un lato un tentativo evidente da parte degli insorgenti di creare una situazione di destabilizzazione - spiega - e dall'altra l'accresciuta azione di controllo del territorio da parte dell'esercito afgano, sostenuto da Isaf, che si spinge in zone prima completamente nelle mani del terrorismo e dell'insorgenza». C'è poi un altro elemento da tenere in considerazione: l'azione e la pressione delle forze della coalizione internazionale a sud dell'Afghanistan, stanno spingendo verso altre zone gli insorgenti. «Forze ostili che rifluiscono - dice il ministro - nell'area ovest dove sono presenti i nostri militari, accrescendo le probabilità di contatti e di scontri. Non possiamo parlare quindi di una strategia mirata verso le forze italiane ma di tentativi per impedire alle forze afgane, che lavorano a stretto contatto con quelle internazionali, di estendere ulteriormente il controllo del territorio da parte del legittimo governo». Folgore nei video di El Mundo. Il sito del quotidiano spagnolo El Mundo ha pubblicato un video di circa sei minuti che mostra i militari italiani della Folgore mentre combattono accanto a soldati Usa in Afghanistan e riporta una breve intervista al generale italiano Rosario Castellano. Nel video si vede il forte di Bala Murghab, nella provincia afgana di Badghis, dove soldati americani prendono posizione mentre nelle vicinanze truppe italiane e statunitensi, appoggiate da elicotteri Mangusta, compiono un'operazione contro i Talebani. Al forte arriva anche il generale Castellano, che spiega ai cronisti spagnoli come presto anche le truppe di Madrid arriveranno nell'area, ufficialmente sotto controllo spagnolo, e daranno il cambio agli italiani della brigata Folgore. Il generale sale su una torretta di vigilanza, ma un razzo cade vicino ed i soldati lo scortano fino a un blindato, a bordo del quale lascia il castello. http://www.gazzettino.it/articolo.php?id=6...&sez=ITALIA Link to comment Share on other sites More sharing options...
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