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Focke wulf

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Risposte pubblicato da Focke wulf

  1. Ho visto la trasmissione Lineablu (Rai1) di sabato 03/10/2009 e la giornalista Donatella Bianchi ha realizzato un servizio sull'Andrea Doria.

    Il Comandante della nave, nel corso dell'intervista, ha affermato che il radar è in grado di seguire 1000 tracce di aerei o missili.

    Ha mostrato, inoltre, la traccia radar di un aereo che in quel momento si trovava a 173 miglia dalla nave.

    Al momento sul sito della trasmissione non hanno reso ancora disponibile la replica del servizio.

    io penso che ci metteranno 2 canister d 8 celle ciascuno per missili antimissili.

    Probabilmente sarà la vesione Block 2 dell'Aster che Eurosam sta mettendo a punto. Oppure lo standard sm 3 (ma dubito)

    Qualche altro amico forumist sostiene invece che potrebbero metterci 16 pozzi per il missile simil cruise Scalp Naval.

    Ne dubito però, queste navi hanno come missione primaria la difesa d'area (sono nate per questa missione) e considerando che gli usa, e quindi anche la nato, hanno devoluto ai sistemi antimissile imbarcati sulle navi la difesa contro i missili balistici...

    Credo si vada in quella direzione.

    L'oto 127/64 vulcano è cosa per le Fremm...e sarà sulla prora del Bergamini

  2. A titolo informativo riporto un articolo in cui l'estensore chiama l'IRST radar.

     

    Forse in senso generale sta passando il concetto che sia un radar e come spesso accade le concezioni errate conquistano facilmente il diritto di cittadinanza.

    RCE:Flight International

    Italy gets first Pirate Eurofighter

    By Isabelle Male

     

    The first of five Tranche 1, Block 5-configured Eurofighter Typhoons delivered to the Italian air force has entered service. The aircraft is also the first for Italy to carry passive infrared airborne tracking equipment (Pirate) radar, made by Galileo Avionica.

     

    Block 5 Pirate features include forward-looking infrared and infrared search and track. Block 5 aircraft also feature an instrument landing system, integrated weapons training in the cockpit and improved manoeuvrability thanks to full use of the Typhoon's digital flight control system and extension of the flight envelope up to 9g at subsonic speeds and 7g supersonic.

     

    By the end of the year Alenia Aeronautica will have delivered 29 Tranche 1 aircraft to Italy.

     

    RCE:Flight International

    Italy gets first Pirate Eurofighter

    By Isabelle Male

     

    The first of five Tranche 1, Block 5-configured Eurofighter Typhoons delivered to the Italian air force has entered service. The aircraft is also the first for Italy to carry passive infrared airborne tracking equipment (Pirate) radar, made by Galileo Avionica.

     

    Block 5 Pirate features include forward-looking infrared and infrared search and track. Block 5 aircraft also feature an instrument landing system, integrated weapons training in the cockpit and improved manoeuvrability thanks to full use of the Typhoon's digital flight control system and extension of the flight envelope up to 9g at subsonic speeds and 7g supersonic.

     

    By the end of the year Alenia Aeronautica will have delivered 29 Tranche 1 aircraft to Italy.

    se ci spendono i soldi per il Pirate è tramontata, quindi, l'ipotesi Romania per i 16/17 monoposti tranche 1?

    O li si aggiorna e li si cede quando entraranno in servizio i primi tranche 3/B?

    Chi ne sa di piu'?

  3. bhe, la Roma fu colpita da due Fritz: la prima colpì sulla dritta, in corrispondenza degli ultimi pezzi da 90mm, la seconda subito davanti il torrione principale. entrambe le bombe penetrarono tutti i ponti corazzati esplodendo subito sotto o immezzo ai locali macchine prodiero e poppiero, squarciando lo scafo, inclinando il torrione (che non aveva più una base dove poggiare) e facendo esplodere la santabarbara di prua, la quale proiettava in aria la seconda torre da 381, del peso di circa 1600tonnellate!

     

    nonostante questi danni apocalittici, la Roma resse per 20minuti, consentendo a circa un terzo dell'equipaggio di porsi in salvo. tuttavia, l'inclinazione della nave era inarrestabile: essa si capovolse, spezzandosi in due, in corrispondenza dello squarcio sottomarino causato dalla seconda bomba.

     

    questo tipo di danni e la dinamica dell'affondamento mi fanno escludere l'autoaffondamento.

     

    virib017c.jpg

    Grazie.

    Non avevo mai visto questa foto. Mi sembra evidente che non sia una nave in autoaffondamento.

    Ho letto comunque su vecchi libri che l'ammiraglio Bergamini aveva realmente preso in considerazione l'ipotesi di autoaffondamento dell'intera squadra navale sotto suo comando.

  4. LA GRANDE TRAGEDIA DELLA CORAZZATA ROMA

     

    Abbandonai di corsa la poppa per raggiungere il mio "posto di combattimento". La corazzata Roma, in quel momento ancora in coda alle altre due corazzate, il Vittorio Veneto e l'Italia, stava ultimando la sua accostata verso nord. Non erano ancora suonate le quattro del pomeriggio di quel 9 settembre 1943, quell’ora in cui avrei dovuto sostituire un collega nel servizio di guardia di navigazione nel grande torrione corazzato di prora. Controllai l'ora del mio cronometro che segnava, lo ricordo benissimo, 11 minuti alle 16.00. Decisi di recarmi al mio "posto di combattimento" anziché in plancia per montare di guardia. Il mio "posto di combattimento" era alla "direzione del tiro autonomo" della torre trinata di medio calibro da 152 mm: la n.4, che si trovava a sinistra e a poppavia della nave. Furono poi proprio quegli unici 11 minuti a salvarmi la vita.

     

    Entrato che fui nella torre n. 4, mi sistemai sul seggiolino del direttore del tiro, dopo aver accuratamente chiuso tutti i portelli corazzai i laterali, ch'erano rimasti inconsuetamente aperti. Lasciai aperto solo quello davanti a me, pur sempre rimanendo protetto dal suo vetro di grosso spessore. Brandeggiai subito la torretta della direzione del tiro verso il mare. Vedevo la corazzata Italia troppo ravvicinata a noi, ma in rotta di allontanamento. I suoi due fumaioli eruttavano dense fumate nerastre che creavano un forte contrasto con la prora, che aprendo un profondo solco nel mare sollevava due grandi bianchissime e spumeggianti onde. In quel momento uno strano brivido mi corse lungo tutta la schiena. Mormoravo tra me: "Credo che ci siamo!". Avevo ragione perché la corazzata Italia era stata ad un pelo dall'essere colpita in pieno da una bomba tedesca.

     

    Per fortuna il tutto si era risolto con un'esplosione in mare a poppavia della nave, con il conseguente momentaneo bloccaggio dei timoni, che avevano causato quell'irragionevole dirottamento verso di noi. Ero conscio di non aver nulla da temere racchiuso, come stavo, nella mia piccola torre protetta da una corazza dello spessore di 150 mm d'acciaio. Questa era una mia, in quel momento, quanto mai ottimistica conclusione. Chiesi, attraverso il microfono che mi stava di fronte, al mio sottufficiale capo impianto, maresciallo Macchia, se il nostro personale fosse tutto presente ai propri posti di combattimento. "Mancano tutti i marinai artificieri del deposito munizioni!", fu la sua laconica e preoccupata risposta. Capo Macchia aveva pienamente ragione d'essere allarmato, perché in questa situazione non eravamo certo in grado di aprire il fuoco contro il nemico. I proiettili erano rimasti bloccati sulle norie ed i cannoni erano scarichi. Chissà mai dove si erano andati a rifugiare i miei artificieri del deposito munizioni n.4! Certo l'annunzio dell'armistizio doveva aver già profondamente devastato ogni concetto di responsabilità e di disciplina a bordo per arrivare a tal punto da rendere inutilizzabile l'intero mio impianto trinato! Non so quanti minuti fossero passati prima che un aereo isolato ci sorvolasse venendo nuovamente da poppa. L'aereo, lento nel suo volo, mi lasciò tutto il tempo per inquadrarlo con il mio binocolo e seguire la sua manovra. Ecco nuovamente un puntino rosso che si accendeva: pareva immobile nello spazio; poi la stessa scia di fumo che avevo visto prima, lunga e sottile, che screziava di bianco l'azzurro del cielo.

     

    Gridai a diverse riprese nel microfono, che mi univa alla "centrale di tiro", d'aver sulla testa un aereo che aveva sganciato una bomba. Nessuno mi rispose! Ero pienamente cosciente che in quel momento i tedeschi stavano attaccando proprio dal nostro zenit, e che, in questo particolare caso, i miei cannoni da 152 mm non servivano a niente. Il mio impianto di tre cannoni, con un alzo di massima elevazione fino a 45°, non potevano intervenire contro dei bersagli che prevedevano un alzo compreso tra gli 80° ed i 90°. Questo compito era riservato invece ai nostri impianti antiaerei da 90 mm. Comunque la mia torre non poteva e non doveva aprire il fuoco, a meno che non si fosse verificato il caso di un contemporaneo attacco a pelo d'acqua di aerosiluranti.

     

    In realtà in quel momento ero tormentato solo da un altro pensiero: erano i tedeschi ad attaccarci, i camerati che per tre lunghi anni avevano combattuto al nostro fianco contro gli inglesi!

     

    Vidi solo il guidone di accostata che salì fino a riva sul pennone di sinistra dell'albero di maestra, ma la nave proseguì nella sua rotta. Eterno mi sembrò il tempo che la bomba impiegò nella caduta. Speravo di schivarla. A un tratto la scorsi nel campo millimetrato del mio binocolo; mi sembrò lunghissima. Scomparve alla mia visuale a dritta, dietro gli impianti antiaerei da 90 mm, quelli verso prora.

     

    Improvvisamente una violentissima scossa fece sobbalzare tutta la nave, fino a scaraventarmi già dal mio sgabello, sbattendomi più volte contro le pareti d'acciaio della mia torretta. "Maledetti!", esclamai, mentre mi tastavo con le mani le costole. Trascorsero altri secondi; un forte vociare, ovattato dal vetro della mia torretta, mi giunse alle orecchie confondendosi con le voci che uscivano dall'altoparlante collegato con la "centrale di tiro". Passò ancora del tempo, poi sentii cadere dall'alto un qualche cosa che precipitò in coperta con un suono secco: mi sembrò che fosse l'intero gabbione dell'impianto del "Gufo", ch'era stato sistemato in testa al torrione un mese prima a Genova.

     

    Uno sconosciuto dall'altoparlante mi informava frettolosamente che le frigorifere 5 e 6 erano in fiamme. Lo sconosciuto chiuse prima che gli potessi chiedere maggiori delucidazioni: non capii perché tale comunicazione fosse stata fatta proprio a me, anziché agli organi competenti. Molta era la confusione che faceva crescere l'agitazione in quella fila di marinai che si andava sempre più sconclusionatamente accalcando davanti allo stretto ingresso della porta corazzata del torrione. La nave aveva iniziato a sbandare sul lato dritto. In un primo momento ritenni che l'inclinazione che aveva assunto lo scafo fosse dovuto all'accostata, ma poi mi resi conto che la nave proseguiva la sua rotta diminuendo rapidamente di velocità. Certamente avevamo ricevuto un colpo a bordo. Il nostro fuoco antiaereo era già cessato.

     

    Le altre navi invece continuavano a sparare, i batuffoli neri degli scoppi costellavano il cielo. Si stava combattendo contro i nostri alleati tedeschi, non contro gli angloamericani. Com'eravamo potuti precipitare fino a questo punto? Eppure dovevamo comunque difenderci! Erano questi i pensieri che in quei minuti mi stavano tormentando. Poi rimisi nuovamente la bocca sul megafono per chiedere: "Capo Macchia, tutto bene?". "Bene", mi rispose vivacemente, ma con voce ancora tranquilla, il mio capo-impianto.

     

    Girai lo sguardo verso il mare e vidi unicamente nave Italia che ad alta velocità si stava allontanando sempre più da noi. Brandeggiai allora la mia torretta della "direzione del tiro" verso prora per rendermi conto di dove la bomba ci avesse colpiti. Riuscii solo a vedere che i sei cannoni antiaerei di sinistra tacevano. A poppa, in coperta regnava il panico, con marinai impauriti che correvano disordinatamente e precipitosamente per cercare rifugio sotto lo scudo protettivo del grande impianto trinato di grosso calibro di poppa. Tra questi riconobbi, pallidissimo, mentre si stringeva al petto il rosso salvagente, il guardiamarina di complemento De Crescenzio. In alto, verso le ali della plancia comando, dal torrione un "pennoncino" s'era spezzato in due e pendeva oscillando tristemente nel vuoto. Non vedendo neanche un filo di fumo non riuscivo a capire dove fosse andata a scoppiare la bomba tedesca. La bomba in realtà aveva colpito la nave in un punto abbastanza lontano dalla mia posizione, precisamente oltre la metà della nave, sul lato dritto, infilandosi a poco più di un metro dalla murata di dritta della nave, all'altezza dei pezzi antiaerei da 90 mm n.9 e n. 11. Il contraccolpo dello schianto sullo scafo aveva abbattuto il gabbione del radiotelemetro ed il telemetro della "centrale del tiro" contraereo. In pratica la bomba era passata da una parte all'altra dello scafo, per esplodere infine sotto la carena sfondandola ed allagando di conseguenza le quattro caldaie poppiere e le stesse macchine di poppa. L'esplosione sotto lo scafo aveva anche bloccato due delle quattro eliche sistemate a poppa. Si era verificata un'immediata caduta di velocità della nave sotto i 16 nodi.

     

    Contemporaneamente c'era stata anche una caduta di tensione elettrica per tutto il settore poppiero. Senza sufficiente corrente i timoni non rispondevano più regolarmente ai comandi del timoniere. L'allagamento delle caldaie e delle macchine di poppa aveva provocato il progressivo e rapido sbandamento della nave sul lato di dritta. Indubbiamente le vie d'acqua erano state favorite da una portelleria stagna non regolarmente chiusa. Per controbilanciare lo sbandamento della nave si tentò di allagare, o forse accadde automaticamente, alcune celle di compensazione sul lato sinistro dello scafo. Il risultato fu positivo perché l'inclinazione parve quasi fermarsi.

     

    Ero tornato a scrutare il cielo in alto con il binocolo alla ricerca delle sagome degli aerei tedeschi. Non vedevo nulla, il cielo sembrava sgombro, forse l'attacco tedesco era finito. Nave Roma aveva incassato per la quinta volta una bomba senza esser colpita a morte. Sentivo ugualmente dentro di me quel senso di pericolo, fattosi ancor più assillante ed incombente di prima. Questo genere di sensazione trovava forse la sua ragione d'essere nel constatare un boato che si andava progressivamente espandendo dal centro nave. Ora d'improvviso nuove dense nubi bianche avevano iniziato ad uscire dal fumaiolo di poppa, come generate da un'immensa perdita di vapore dalle caldaie. Mi sembrò quindi palese che la nave fosse stata colpita piuttosto seriamente e la grande quantità d'acqua imbarcata stava mettendo in crisi il normale assetto di tutta l'unità. Il guidone d'accostata era rimasto inerte in alto sul pennone di sinistra, l'unico ancora sano. Intanto nave Roma, sempre inclinata su di un lato, quello di destra, aveva preso ad accostare lentamente anche verso dritta. Mi preoccupavo per la velocità sempre più ridotta.

     

    D'improvviso, ad interrompere le mie affrettate osservazioni sulla situazione della mia nave furono i sei pezzi antiaerei da 90 mm di dritta. I cannoni antiaerei avevano aperto all'unisono un fuoco infernale, accompagnati dal crepitio delle grosse mitragliere sistemate sulla torre di grosso calibro n. 3 di poppa. Tutti intorno a me sparavano all'impazzata mentre andavo cercando affannosamente con il mio binocolo, in alto nel cielo, i bersagli di tanto accanimento della nostra artiglieria. Dentro di me si stava intanto ingigantendo la netta e violenta sensazione di pericolo, di un pericolo sempre più imminente. Inconsciamente mi raccomandai a Dio, perché mi sembrava di avere la morte alle spalle. Era una sensazione assai strana, quasi palpabile. D'un tratto, come per incanto, inquadrai finalmente nella retina graduata del mio binocolo un aereo bombardiere tedesco ed ancora una volta quel puntino rosso e quella lunga striscia nebulosa. Seguendo con il mio binocolo la striscia di fumo mi accorsi che sul davanti c'era un lungo cuneo metallico, di colore grigio scuro, adornato lateralmente da due alette. L'ordigno stava scendendo giù dal cielo verso di me! Era una cosa velocissima, preceduta questa volta da un sibilo ancor più lacerante che si impadroniva dei miei timpani.

     

    Tutto continuava inesorabilmente a venire contro di me. La pelle mi si accapponò lungo tutta la schiena mentre seguivo la traiettoria della bomba con il fiato sospeso e con il cuore che batteva sempre più veloce, sempre più veloce. Ormai era vicinissima, ma la sua traiettoria sembrava ora meno diretta su di me. Sembrava destinata ad infilarsi più avanti, esattamente tra il torrione corazzato, vicinissimo al fumaiolo di prora, poco a ridosso dell'impianto gemello al mio, quello della torre n. 2 di medio calibro. L'ordigno arrivò finalmente alla sua meta con un tonfo leggero, quasi impercettibile.

     

    Passò un'eternità o forse una manciata di secondi, avevo già perso ogni nozione del tempo: ci fu una violenta folata di aria bollente, non esplosione. Da essa nacque improvvisa, altissima e larghissima una fiammata gialla, poi quasi violacea, che s'involò verso il cielo, avvolgendo come in una gigantesca morsa il torrione ed il fumaiolo di prora. In quello stesso istante provai un dolore acuto ai timpani ed una sensazione di caldo torrido. L’aria sapeva di zolfo ardente ed entrandomi nei polmoni mi bruciava il respiro costringendomi a tossire nervosamente. Tra il violento bagliore delle esplosioni vedevo il torrione corazzato che si accartocciava su se stesso. Il fumaiolo di prora andava scomparendo nel nulla tra un denso fumo ora bianco, ora nero, ora grigio, che sembrava uscisse ululando dalle viscere della nave.

     

    Una gigantesca ondata di vapore spingeva verso l'alto un’infinità di frammenti di ferro, di pezzi della nave, di pezzi di ogni cosa. Poi una seconda ondata di calore violentissimo mi raggiunse e mi avvolse all'improvviso mentre con gli occhi sbarrati continuavo a seguire quell'apocalittico inferno di fuoco e di vapore. Ora quell'inferno andava avanzando verso di me. "Incendio! Incendio!", si udiva confusamente gridare: la luce si spense. La sensazione di essere incolume mi diede una gioia spontanea, istintiva.

     

    La seconda bomba aveva perforato la coperta dello scafo, come la prima, ma questa volta era esplosa nel deposito munizioni della torre n.2 di medio calibro di prora. L'esplosione aveva sfondato le attigue caldaie generando una gigantesca ondata di vapore che aveva facilmente innescato la deflagrazione del contiguo deposito munizioni della torre n. 2 di grosso calibro. La violenza della deflagrazione era stata così forte da proiettare di colpo a mare tutto l'intero complesso trinato n. 2 da 381 mm. Altre esplosioni erano seguite per i depositi munizioni della torre n. 2 di medio calibro sul lato sinistro della nave. Le conseguenze erano state gravissime perché in pochi istanti si erano allagate tutte le rimanenti macchine di prora. Il fuoco della deflagrazione avvolgeva completamente il torrione ed il fumaiolo di prora. Lo sbandamento della nave aveva ripreso in modo tanto rapido che ormai mi era difficile il mantenermi in equilibrio sul mio sgabello. Non riuscivo ancora a staccare gli occhi da quello spettacolo della grande torre corazzata diventata una immane torcia di fuoco, che mano a mano eruttava pezzi di lamiere tra nubi sempre più nere. Tanti marinai terrorizzati correvano da una parte all'altra, molti avevano i visi neri di fuliggine e camminavano a tentoni, benché vi fosse la luminosità del sole. Altri perdevano sangue da ferite invisibili, altri ancora uscivano da non so dove, con le vesti in preda alle fiamme agitando convulsamente le braccia. Alcuni tentavano di gettarsi in mare stringendo in un convulso abbraccio il salvagente. Tutti in realtà correvano come ciechi senza una meta.

     

    Su tutto sovrastava un rombo sordo ed assillante, che riusciva quasi a fracassarti i timpani. Una miriade di piccole esplosioni si univa al sibilare degli spezzoni di lamiere, che volavano per ogni dove. Sciami di proiettili di mitragliere, provenienti dalle riservette degli impianti di prora raggiunti dall'onda di fuoco, vagavano in coperta con improvvisate traiettorie. Tutto questo andava falciando ed uccidendo impietosamente gli uomini che cercando un rifugio attraversavano la loro strada. Ebbi allora la prima netta sensazione che il Roma stesse morendo e che per i miei marinai e per me si stesse preparando solo una morte da topi, racchiusi com'eravamo nella torre d'acciaio dei nostri cannoni. Presi immediatamente la mia decisione afferrando con le due mani un megafono. Con voce alta e ferma dissi: "Tutto il personale della torre esca, ripeto esca e si metta in salvo, ripeto tutti devono uscire e mettersi in salvo!". Poi lentamente, come per dar tempo a tutti i miei marinai di uscire dal grande portellone della torre prima di me, mi feci strada anch'io verso l'aria aperta. Fui costretto ad affrontare delle vere acrobazie per mantenermi in equilibrio tra gli sgabelli e le varie attrezzature arrovesciate ed accatastate lungo il mio tragitto. Fortunatamente riuscii finalmente a guadagnare l'uscita e mi ritrovai in coperta a poppa. La mia torre, la n.4, era vuota, tutti i miei sedici marinai erano fuori e stavano indossando il salvagente.

     

    Lo spettacolo che mi si presentò davanti mi lasciò come impietrito. Verso prora non si vedeva altro che una compatta cortina di fumo nero che si ergeva verso l'alto come un fungo immane gravitante su tutti noi, quasi fosse una nube di tempesta, tanto da oscurare completamente il nostro cielo. A poppa alcuni corpi giacevano a terra senza vita. Piccoli rivoli di sangue scorrendo verso dritta andavano colorando di rosso il legno della coperta. Altri, feriti e bruciati, stentavano a mantenersi in posizione eretta perché il piano di coperta sotto di loro si andava inclinando sempre di più. In ogni dove vedevo esseri umani urlanti, bruciati ed insanguinati, che vagavano disperatamente verso l'estrema poppa in cerca di scampo dall'onda di fuoco e di fumo che avanzava implacabile dietro le loro spalle. Molti tentavano di rifugiarsi sotto la catapulta dell'aereo a poppa estrema.

     

    L'inclinazione che aveva assunto la catapulta poteva, da un momento all'altro, scaricare sul piano di coperta l'idrovolante di dotazione alla nave, che vi troneggiava sopra. Sull'impianto n. 3 di grosso calibro, quello di poppa, il sottotenente di vascello Franco Mattoli cercava, con l'aiuto di alcuni volenterosi, di gettare in mare i grossi zatteroni sistemati sulla torre. L'impresa non riusciva perché le grandi zattere di salvataggio erano saldamente ed imprevedibilmente legate e rizzate. Né Mattoli né alcuno dei suoi marinai possedeva un coltello per tagliare le funi, bisognava slegarle. Il primo zatterone venne finalmente sganciato e nella sua caduta finì di sfasciarsi sette metri più sotto in coperta tra le grida di un marinaio rimasto impigliato tra le rizze. Il secondo raggiunse la superficie del mare. Una turba di naufraghi terrorizzati prese d'assalto lo zatterone. Il grosso galleggiante si allontanò lentamente dalla nave verso poppa, reso quasi invisibile sotto il cumulo di corpi che lo gremiva. "Devo saltare in mare! Devo buttarmi!". Questo era il mio pensiero dominante. Che altro potevo fare? Ero privo del mio salvagente, l'avevo lasciato nel locale del corpo di guardia di poppa. Ebbi l'immediato impulso di andarlo a ricuperare, nonostante lamiere e proiettili continuassero pericolosamente a vagare nell'aria intorno a me. Si trattava di fare una corsa, che richiedeva al massimo una trentina di secondi. Dovevo farcela, perché un salvagente mi era indispensabile se finivo a mare. Vi riuscii ed illeso tornai in coperta con indosso il salvagente. Una vera fiumana di marinai continuava ad ammassarsi a poppa, l'unica zona della nave non ancora invasa dalle fiamme e dal fumo. I marinai continuavano tutti a gesticolare e ad urlare in preda ad un panico indescrivibile. Uno di essi venne verso di me, aveva il volto straziato dal fuoco e gli occhi immersi in uno strato di sangue. Chiedeva aiuto con una voce vagamente familiare. Lo riconobbi: era il guardiamarina Meneghini. Una scheggia di ferro l'aveva quasi scotennato. Vidi la nuca in parte privata della cute, che gli pendeva appesa ad una sottile striscia di pelle, ed una parte della scatola cranica messa a nudo, sporca di rosso coagulo. Provai a detergergli con il mio fazzoletto il sangue che gli copriva gli occhi, rincuorandolo e ripetendogli: "Buttati! Buttati in mare!".

     

    Poi un altro ancora venne verso di me trascinandosi dietro un marinaio con un braccio quasi staccato dal corpo. Dal taglio della ferita usciva un fiotto di sangue così copioso da inondare di rosso la coperta sotto di lui. "Signore, signore vuole voi, vuole solo voi!", andava gridandomi l'accompagnatore. Lo riconobbi: era il furiere della mia segreteria, il marinaio Del Vecchio! Con il mio fazzoletto, ancora intriso del sangue di Meneghini, gli legai il braccio fracassato tentando alla meglio di impedire che il sangue continuasse a fuoriuscire. Con i residui pezzi della sua camicia cercai di coprire quelle carni straziate da cui s'intravedeva il biancore delle ossa. Il mio segretario, preso da un impulso di riconoscenza, tentò di abbracciarmi inondandomi di sangue.

     

    Per un istante mi parve di perdere il controllo dei nervi perché il suo liquido rosso mi era entrato dal colletto della camicia e mi scendeva caldo lungo il petto. Poi, lentamente, con fatica gli indossai il mio salvagente. "Non muoverti senza di me, tieniti attaccato a me, capito? Non mi mollare mai!". Fu questa l'unica raccomandazione che gli diedi.

     

    Tra tutta quella umanità impaurita che correva davanti a me cominciai ad individuare qualche volto noto. Riconobbi il tenente di vascello Megna, che mi stava passando vicino senza fermarsi e senza riconoscermi e che andava verso poppa proprio nel momento in cui l'idrovolante si andava schiantando in coperta per scivolare lentamente in mare. Il tenente di vascello Caputi era seduto immobile nei pressi della sua torre e scuoteva solo il capo come chi volesse riprendersi da uno stordimento: vidi solo il bianco dei suoi occhi che risaltavano nella fuliggine che gli copriva tutto il viso. Più lontano Franco Mattoli stava aiutando a scivolare a mare il sottotenente di vascello Vanni Vannicelli ed un guardiamarina dal volto straziato dal fuoco, forse Marcello Vacca Torelli, che mostravano le mani: povere mani con la pelle bruciata pendente a brandelli. La situazione stava decisamente precipitando. Il rimanere in equilibrio in coperta era ormai quasi impossibile. Un numero sempre più grande di feriti e di ustionati si raccoglieva a gruppi, raggomitolati disordinatamente sul legno sdrucciolevole della coperta in attesa di chissà quali aiuti e di chissà quali soccorsi! All'improvviso dalla cortina di fumo nero, che andava coprendo il tutto, apparve un nero fantasma. L'ombra nera aveva una divisa blu con tre galloni d'oro sulle maniche: era il tenente di vascello Agostino Incisa della Rocchetta. La pelle delle sue mani pendeva giù come se fossero lunghi guanti, il volto era tumefatto, i capelli, le ciglia, le orecchie, tutto era stato dilaniato dal calore dell'esplosione e dal vapore bollente.

     

    Incisa era però vivo e capace ugualmente di gridare: "Buttatevi a mare! Buttatevi a mare! La nave sta per capovolgersi, buttatevi!". Era un ordine, ma sembrava un rantolo. Incisa aveva ragione perché il trincarino a poppa sul lato dritto sciabordava già sotto l'acqua di mare. Strano, ma in quel momento mi venne in mente la frase che un giorno mi disse mio padre: "Quando il trincarino di una nave va sott'acqua la nave è spacciata!".

     

    Anch’io unii la mia voce a quella di Incisa e ripetei gridando più volte: "Buttatevi a mare!". Il maggiore medico D'Antonio, fermo sul trincarino di poppa con i piedi nell'acqua, sembrava del tutto incolume: con lo sguardo fisso nel vuoto, teneva stretto al petto il suo rosso salvagente come per tema che glielo strappassero via.

     

    Chiamai a raccolta intorno a me i marinai della mia torre ed ordinai loro: "Buttatevi a poppa estrema! Buttatevi a poppa estrema!". Sedici, tutti, mi seguirono ordinatamente lì mio furiere si era agguantato alla mia vita con l'unico braccio sano.

     

    Scivolai lentamente con lui in mare proprio all'estremità della poppa, che già si trovava a pelo d'acqua. Quanta gente in mare! Quanta gente senza salvagente! Quanta gente s'intravedeva nelle acque limpide, che andavano affondando nell'abisso blu racchiusi in quelle divise bianche da marinaio, che mano a mano diventavano solo puntini bianchi sempre più piccoli! Il mio segretario, tenuto a galla dal mio salvagente, si agguantava alla mia spalla, mentre nuotavo vigorosamente sul dorso per allontanarmi il più possibile dallo scafo della corazzata. L'acqua era tiepida ed il mare quasi calmo. Ero completamente vestito ed i miei abiti stavano impregnandosi d'acqua tanto da rendermi sempre più difficile il muovermi ed il mantenermi a galla. Mi fermai ed approfittando del precario sostegno del salvagente di Del Vecchio, mi tolsi prima le scarpe, poi i pantaloni, il maglione, la camicia ed i calzini. Rimasi in mutande, con la sola cintura alla vita che serviva a trattenere il portafoglio infilato dentro. Ripresi così a nuotare vigorosamente, mentre il mio segretario faceva del suo meglio per aiutarmi vogando con le sue grosse gambe.

     

    Eravamo riusciti a staccarci quasi un centinaio di metri dalla carcassa di nave Roma, anche grazie al suo abbrivo. Guardai il mio cronometro al polso sinistro: le lancette si erano fermate e segnavano le ore 16, 9 minuti e 22 secondi. Mi venne da pensare che, se prima avessi tralasciato quella manciata di minuti che mancavano alle ore 16, sarei stato di guardia in plancia: trovandomi nel torrione, a quell'ora avrei dovuto essere già morto, bruciato vivo.

     

    Intorno a me il mare era cosparso di superstiti che cercavano di galleggiare. Lontano vedevo delle zattere di salvataggio semiaffondate, gremite fino all'inverosimile di uomini vocianti e gesticolanti. Mi sembrò che degli uomini, per sopravvivere, lottassero tra di loro nel tentativo di trovare posto stille zattere. I sopravvenuti venivano allontanati dai primi arrivati che, per non affondare, li colpivano alla cieca con le pagaie sulle teste, sulle braccia e sulle mani.

     

    Intorno alle zattere di salvataggio molti corpi continuavano a scomparire sott'acqua. Più vicino c'era invece una branda chiusa ed ancora arrotolata che fungeva da salvagente a due vecchi tenenti, Orefice e Fidone. Alla mia destra, non molto lontano, nuotava lentamente il tenente di vascello Incisa della Rocchetta; nonostante fosse coperto di piaghe sul volto e con le mani arse dal fuoco e senza più la pelle, si destreggiava ancora bene nel mantenersi a galla senza salvagente.

     

    Fu in quell'istante che ebbi la visione chiara dello sfacelo ch'era sulla mia nave, il Roma. Il torrione, il corazzato torrione, era penosamente inclinato sulla dritta, ovunque un ammasso di rottami e ferraglie. Dai resti del fumaiolo prodiero, spezzato a metà, si elevava ancora un'oziosa voluta di fumo denso e nero. Sul castello di prora non c'era più nessuno. In coperta a poppa, invece, si scorgevano ancora macchie bianche o rosse muoversi o ristare: improvvisi piccoli ciuffi d'acqua sotto bordo indicavano che v'era ancora chi si tuffava dallo scafo in mare.

     

    Poi un'onda più alta delle altre mi occultò la visione della nave.

     

    Quando l'onda mi abbandonò vidi che si stava compiendo l'ultimo atto della tragedia di nave Roma. All'improvviso lo scafo ruotò completamente su se stesso, mentre un centinaio di esseri umani, cercando disperatamente di risalire sulla chiglia emersa dal mare, ricadevano all'indietro scivolando sott'acqua. Vidi, in tutta la sua lunghezza, la lignea coperta di poppa ormai sgombra di puntini bianchi e rossi. Poi, con un potente schiaffo sull'acqua, le eliche, quattro, immobili brillarono al sole pomeridiano. I timoni si profilarono neri tra le eliche contro il cielo. Una gigantesca spaccatura divise in quel momento la nave in due, come se fosse intervenuta una gigantesca scure a decapitarla proprio al centro.

     

    Passarono pochi attimi prima che la nave finisse per capovolgersi completamente spezzandosi definitivamente in due grandi tronconi. La poppa sprofondò lenta, scivolando avanti, con un gorgoglio sommesso. La prora invece si erse verso il cielo, quasi a sfidare ancora il nemico. Vidi la prora per qualche istante, immobile, tanto che ebbi modo di vederne distintamente il bulbo, il "clump". Poi verticalmente, come se fosse stata attratta da una forza titanica, la prora della nostra nave tentò di innalzarsi ancora più imponente verso il cielo. Cercava di darci così il suo estremo saluto prima di scomparire per sempre negli abissi del mare.

     

    La massa d'acciaio fu infine inghiottita dalle acque risucchiando negli abissi quel centinaio di uomini che ancora si dibattevano tra le eliche ed i timoni. Un grido mi uscì dal petto: "Viva il Roma! Viva il Roma!". Era un grande grido, che trovò nella voce di tanti altri superstiti come un'eco, che si andava ripetendo dieci, cento volte ancora. Dalla prora, che era scomparsa, nacque una grande ondata che ci venne incontro alta e spumeggiante, sommergendoci tutti al suo passaggio. Del Vecchio ed io finimmo per una decina di secondi sott'acqua, da cui a fatica riemergemmo poi tossendo. L'orizzonte era sgombro, il mare era tornato calmo.

     

    La regia corazzata Roma era scomparsa portando con sé nella sua tomba tanti e tanti dei nostri marinai!

    cosa ne pensate delle voci che di tanto in tanto vengono fuori che parlano di un autoaffondamneto della Roma e non di affondamente causa Frit/Bomb?

    Ci sono le testimonianze dei marinai superstiti e del pilota della Luftwaffe che portò l'attacco con il suo Dornier: sembra quindi tutto chiaro.

    E' revisionismo? E'sensazionalismo? O fra qualche decina d'anni (come a volte è successo) sapremo una "verità" che non è la verita ufficiale sostenuta per anni?

    Sembra che anche nel caso dell'affondamento della Bismark si è parlato di qualcosa di autoaffondamento.

    Ricordiamo che la staria la scrivono sempre i vincitori....

    A Voi signori forumisti...

  5. avendo avuto la fortuna di parlare con molti avieri,piloti e con il colonnello del 4 stormo posso tranquillamente dire che l'ami non ha intenzione di vendere i suoi T1 perchè innanzitutto la romania vuole un aereo poco costoso ed il T1 che se ne dica costa abbastanza per un paese come la romania e poi non c'è prorpio l'intenzione da parte dell' aeronautica. :rolleyes:

    e se tra 2/3 anni proponessero all'ami: se vuoi la Tranche 3 B (22/24 macchine) ti devi liberare dei 17 Tranche 1, cosa vuoi che risponda lo sm di Castro Ptretorio?

    Che gli frega all'ami se i 17 EF 2000 Tranche 1, otretutto gia con un buon numero di ore di volo sull groppone, Alenia li ritira e li fornisce in leasing o li regala alla Romania?

    L'ami riceverebbe macchine nuove e allo stato dell'arte in cambio di macchine usate ed in gran parte superate.... suvvia, magari fosse così

  6. Non che Super64des abbia necessità di essere difeso, ma i virtuosismi in stile San Tommaso mi impongono di intervenire.

     

    Il fatto che AMI/Alenia stiano da tempo cercando di piazzare qualche Typhoon T1 (tutti ormai portati allo standard FOC del Blk 5, grazie al retrofit R2) è cosa nota...e la notorietà non è intaccata dal fatto che qualche utente non trovi "un link su internet".

     

    Il consorzio Eurofighter Gmbh ha dato mandato ad ognuno dei partner consorziati (BAe, Alenia, EADS, EADS-CASA) di agire nelle aree geografiche di influenza di loro competenza al fine di commercializzare il prodotto, ovviamente con il supporto delle forze aeree dei rispettivi stati di appartenenza.

    L'Europa dell'est (ma non solo) è un'area geografica d'influenza assegnata ad Alenia/AMI e EADS/Luftwaffe. In particolare per la Romania, la capo-commessa di Eurofighter Gmbh è Alenia.

    Così come EADS/Luftwaffe ha concluso la vendita all'Austria di 15 Typhoon T1 (di cui 9 esemplari prelevati dagli ordini di esemplari T1 dei 4 partner consorziati), Alenia/AMI stanno cercando di concludere un accordo simile con la Romania.

     

    Ovviamente essendo esaurita la produzione di velivoli T1 (la più economica, viste le sole capacità air-to-air), è evidente che Alenia preme sul governo Rumeno per cedere velivoli T1 usati dell'AMI, tanto più che la Romania ha un budget per la difesa molto limitato e non vedrebbe in modo negativo la soluzione dei velivoli di seconda mano. L'AMI da parte sua ha più che interesse a privarsi di questi esemplari, potendo così finanziare in modo adeguato la terza tranche e dotarsi di una flotta composta unicamente da T2 e T3.

    Anche se non c'è alcuna intesa o accordo formale, le notizie indicherebbero una cessione di 28 Typhoon T1....non si può parlare in termini più certi, poichè la Romania non ha ancora emesso una richiesta formale per la sostituzione dei suoi vecchi Mig-21 lancer (si tratterebbe di 48 velivoli).

     

    Ma veniamo ora al dunque....diamo conforto "con qualche link" a questa nostra "sparata".

     

    Ecco cosa si legge su Wikipedia, nella pagine relativa alla Forza Aerea Rumena:

     

    http://en.wikipedia.org/wiki/Romanian_Air_Force

     

    Ma è noto che Wikipedia scrive cose inesatte. Vediamo allora cosa dice una news dell'ottobre 2007 del sito Defence Talk (uno dei più informati in matria di difesa):

    http://www.defencetalk.com/eurofighter-lau...-romania-13729/

     

    D'altra parte qui non si dice esplicitamente che gli aerei ceduti sarebbero esemplari di seconda mano dell'AMI.

    Vediamo allora cosa dice il Sole 24 Ore in un articolo di Dicembre 2008:

    http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4...ulesView=Libero

     

    Ah, e se per caso non si creda al fatto che Alenia è in trattativa con la Romania per la vednita dei Typhoon, invito tutti a leggere la seguente nota stampa di Finmeccanica (ultima pagina) in cui si ha la conferma espressa:

    http://www.alenia-aeronautica.it/ita/media...ts/new516_1.pdf

     

    Fra l'altro evidentemente non siamo gli unici a lanciare certe sparate, poichè in tanti altri blog o forum si trovano notizie analoghe:

    http://notizieaviazione.blogspot.com/2009/...la-romania.html ....tanto per indicarne uno.

    domanda: ma se la prima tranche (se non erro) è composta anche da 10 velivoli biposto da conversiome operativa possiamo mai cedere anche quelli alla romania?

    E con cosa converte il 20° gruppo?

    Credo che si possa alienrare giustamente i 16/17 monoposti Tranche 1 (con le sole capacità aria/aria) magari prendendosi in carico la conversione operativa dei piloti romeni.

  7. Beh il fatto che sono nuovo non mi permette di contraddire notizie inesistenti, 'generale'?

     

    non tornarci piu se vuoi... ma il fatto della vendita dei 24 Eurofigther alla Romania letto sul Sole è un evidente sfondone...

    Ma che strano...purtoppo non è disponibile la fonte... solo un articolo che ne caldeggia la vendita <_<

    é inutile che ti affanni a cercare un riscontro... non troverai mai quel dato... ti sei semplicemente CONFUSO, come ti ho detto prima con i 24 Efa Inglesi ceduti all Arabia...

    LA stima di Flaggy non la perdi tranquillo

     

    Ciao!

     

    intanto ti sospendo, poi vediamo cosa farne di te :asd:

    chiedo scusa per aver creato un po di casotto con quella mia domanda, comunque adesso che ho visto la foto sul forum ricordo di avere anch'io notaro quella bacinella a Pratica il 24/5/08 ed ho anch'io una foto (non digitale purtroppo) di quel velivolo.

    Ricordo che chiesi il perchè di quel problema su un aereo così nuovo ad un capitano del 4°stormo presente lì il quale mi disse che la perdita era causata da alcune guarnizioni dei raccordi fra la tanica e l' ala e che il problema era stato già rigirato ad Alenia che lo avrebbe risolto sia sui velivoli in consegna che su quellli già in linea.

    Il difetto, comunque, si presentava solo a velivolo fermo mentre in volo spariva....altrimeti gli aerei sarebbero stati messi naturalmente a terra ,per motivi facilmente intuibili...

  8. Sabato 29 agosto 2009 a Jesolo ho visto la dimostrazione in volo dell' Eurofighter: sono rimasto affascinato, le decine o centinaia di video che avevo visto non gli rendono giustizia. Ho goduto come un bufalo!!!!!!!!!!!!!!!!! :rotfl::okok::P:o:D:)

    a proposito di eurofighter ho letto in un post riguardante gli amx che l'aeronautica avrebbe messo (o vorrebbe mettere) in vendita 24 EF 2000 perche perdono carburante dalle guarnizioni e che hanno limitate capicità aria aria. Sono macchine della 1° tranche che vogliamo sbolognare? chi ne sa di piu'?

  9. Sherzando, scherzando questa potrebbe essere una soluzione molto valida.

    Questi paesi; nuovi membri Nato o aspiranti, non hanno le possibilità economiche per costruire un apparato di difesa aeronautica adatta in breve tempo.

    Una cosa simile la si trova già in europa con il progetto Heavy Airlift Wing siglato da molti stati europei ( tra cui doveva far parte anche l' italia che ha lasciato il programma due anni fà ).

    Si tratta dell' acquisto in comune di tre aerei cargo c 17 utilizzabili un una formula tipo noleggio dai membri del programma.

     

    ma non scherziamo troppo e ricordiamoci (sono un po piu'vecchio) che una dieci/quindici di anni fa volavamo con i 104 asa... inutili per la difesa aerea, inutili per le misisioni fuori area (durante la prima guerra del golfo furono mandati in turchia gli ancor piu' vecchi F104 G con pod orpheus....), i nostri tornado utilizzavano solo bombe smart (remember Bellini e cocciolone)....da poco erano entrati in servizio gli amx sostituendo i G 91 Y...

    La politica ed i vertici ami di allora volevano così. Nel resto dell' europa (anche in Spagna,Grecia e Turchia!) si volava allora con Phantom,Jaguar, Mirage, F 16 ed Harrier.

    Oggi parliamo di un aeronautica con EF 2000 (primo o forse secondo velivolo da caccia al mondo!) ed F 35 A e B (con la relativa tecnologia che acquisiremo). Siamo al top!

    Scherziamoci su, discutiamo finchè vogliamo di numeri ed amenità varie ma signori.... rispetto ad allora....dai!

    Quella di domani sarà una vera aeronautica. Le scelte giuste sono state fatte, nonstante la perdurante crisi mondiale. Dovremo mantenerla, ma questo è un problema politico.

    Abbiamo C130 J e J 30 (Francia e Germania stanno aspettando airbus...), Predator A (e avremo la versione B), avremo Gulfstream Sigint, avremo la base Nato con i Global Hawk sul nostro territorio e ne utilizzeremo certamente le immagini, avremo le aerocisterne (il ritardo non è certo imputabile all'ami).

    Dovranno solo essere tagliati i rami secchi e migliorata la componente Asw ed Elint (6/8 P 8 A saranno indispensabili!) e se poi potessimo piu' in là prendere anche qualche 737 awacs tutto nostro...

    Se poi la politica, a sua volta, utilizza l'arma aeronautica alla sua maniera (vedi vicenda cannoncino Mauser dei Tornado...) non è certo colpa dell'ami

  10. Quando caz*o pensano consegnarci i KC-767 questi della Boeing?!?!?

    1534305.jpg

     

    La foto che vedete è stata scattata a Everett a fine maggio...come noterete i pod subalari montati in precedenza sul velivolo 14-01 (come si apprezzava nelle foto da me recentemente postate) è stato nuovamente smontato. Ciò fa pensare che la messa a punto del sistema subalare sia ancora in alto mare.

     

    La Boeing meriterebbe di perdere il bando KC-X solo per questo...e fortuna che eravamo il cliente di lancio.

    a proposito, a che punto siamo? li consegnano almeno i primi due per quest'anno?

  11. ah saremmo contenti tutti... peccato mi sembri un discreto libro dei sogni, perche' avrebbe costi astronomici, in un momento dove non si sa nemmeno se verrà completato il programma FREMM.

     

    io credo che verrà completato, si parla di decisioni da prendere piu' in là.

    Io penso che la marina una volta in servizio le prime Fremm prenderà la decisione, alla luce dei riscontri sulle prime navi, se preseguire con quanto progettato oppure modificare ed aggiornare il progetto.

    Del resto lo ha fatto l'us navy con Burke 1 e versione successiva Burke 2 aggiornata in varie componenti; teniamo presente che l'evoluzione della componentistica (elettronica in particolare) è rapidissima ed è normale che su una classe di 10 navi a metà produzione ci sia una revisione del progetto.

    Ricordiamoci che si parlava di una nave ad anno a partire dal 2012 o sbaglio?

    Secondo me è giusto così, parliamo di 6/8 anni a venire, almeno...

    C'è di mezzo fra l'altro la Fincantieri con le sue maestranze qualificate...

  12. Io la vedrei così:

     

    secondo me possiamo dare per scontato che le LHD saranno compatibili con l'F-35, sia per un dislocamento da 20.000t che potrebbe ulteriormente aumentare, sia perchè proposte alla Turchia che, essendo partner del JSF, non escluderà la possibilità di imbarcarne qualcuno.

     

    Possiamo quindi escludere che i Santi siano sostituiti da 2 LHD + 1 LHA con maggiori capacità aeree: date le 20.000t delle prime, la seconda risulterebbe un doppione; a meno che non si riesumi il progetto del Cavour con bacino che poi finirebbe inevitabilmente come per il primo che è stato costruito senza e quindi si realizzerebbe il sogno di Enrr.

     

    Io invece proverei a vedere il cavour stesso come LPH dopo la radiazione del GG, ovvero classificarlo con questa funzione come è stato fatto per il Garibaldi dopo l'entrata in servizio della nuova PA (anche se gli harrier ci lavorano comunque :rotfl: ) e dare il ruolo di PA a una classe Vikrant da commissionare nell'arco 2020 - 2030.

     

    I presupposti sono:

     

    Una classe Vikrant sarebbe una vera CVA che non richiederebbe particolari spese di ricerca perchè già svolte quindi basterebbe aggiornare il progetto.

    In teoria potremmo disporre di tutti i velivoli necessari se davvero oltre ai 22 F-35B della MM si aggiungessero i 37 dell'AM: si avrebbero, disponibili per l'imbarco 59 aerei, quanti i Rafale M che la Francia vorrebbe acquisire per CDG e PA2 :punk: .

     

    In pratica quindi basterebbe gestire i B della Marina dandogli il compito principale di difesa della flotta e i B AM con il ruolo di attacco al suolo partendo da nave o da terra a seconda delle necessità, usando un sitema di gestione interforze simile a quello degli Atlantic.

     

    In pratica avendo fantasticamente tutti i velivoli e le navi disponibili ci si ritroverebbe con 20 F-35 sul Cavour 30 sulla CVA e 9 disponibili per la protezione delle LHD senza contare che, in un secondo momento, si potrebbe anche dotare la CVA di un emal sul ponte angolato per eventuali E-2 e UCAV imbarcati (magari derivati dal neuron)

     

    forse ci sarebbe il rischio di rimanere con pochi bacini allagabili (2 invece di 3 anche se più grandi) ma se le nuove AOR avessero caratteristiche multifunzione come i futuri JSS canadesi dovrebbero bastare :oops:

     

    credo che la soluzione migliore sia quella che quasi sicuramente la marina sta progettando:

    sostituzione di san giorgio e san marco (le due piu' anziane) con due LHD da 15/20000 tons tenendo il san giusto come nave scuola ed il garibaldi come LHA.

    Nel 2015/16 quando Fremm, seconia coppia di 212 e Nh 90 saranno al sicuro si penserà magari ad una vera e propria cva da 30/35000 tons per il 2018/20 considerando che gli F 35B di marina ed aeronautica saranno ormai in servizio e che il Garibaldi dovrà andare in pensione.

    Avremo Cavour e CVA (vittorio veneto?) in sevizio con una lina di volo composta da F 35b /EH 101/UAV . Non male, potremo dire allora di avere una reale e credibile componente aeronavale...quella che si cercava da 80 anni...(partendo naturalmente dal 1940, quando si parlava di mare nostrum...)

  13. Non capisco bene....qual'è la domanda? E' evidente che andare a intercettare un velivolo che per i controllori di volo albanesi è un intruso, obbliga gli intercettori ad operare oltre il loro abituale raggio d'azione. Ed è altrettanto ovvio che nella via di ritorno i tanker sarebbero a disposizione.

     

    Riguardo alle limitazioni al sorvolo: quando una coppia di intercettori è vettoriata verso una minaccia non vi sono limitazioni (tant'è che ogni tanto qualche bang sonico scuote le nostre città).

    intendevo porre questo quesito: è un vantaggio per la nostra difesa aerea avere stati cuscinetto relativamente lontani dal nostro confine e spazio aereo?

    Ovvero, è vantaggioso intercettare velivoli sospetti il piu' lontano possibile da casa nostra?

    Io credo di si. Vorrei conferma ed eventuali considerazioni in merito

    un po come quando la vecchia urss aveva i suoi stati satelliti che costituivano un sorta di prima barriera avanzata al suolo patrio....naturalmente con le ovvie e debite proporzioni...

  14. il fatto che l'ami con i suoi caccia abbia assunto l'onere della copertura dello spazio aereo Albanese e Sloveno ha solo risvolti politici oppure vi sono anche motivi militari?

    Mi spiego: il fatto che i caccia dell'ami(eurofighter di Gioia in particolare) possano sorvolare lo spazio aereo albanese allunga di fatto il braccio operativo dei velivoli, ben aldilà del confine e dello spazio aereo italiano.

    Un eventuale intruso proveniente da est verrebbe intercettato ad oltre 600 km dal confine italiano (considerando il braccio di mare adriatico e la profondità del territorio interno albanese), naturalmente i caccia sarebbero supportati da un aviocisterna (ed eventualmenteda da un awacs) in volo sull'adriatico.

    Senza dimenticare un altro risvolto: i caccia possono addestrarsi liberamente su un territorio dove la densità abitativa è minima, considerando i problemi di sorvolo in regime militare che essi hanno sul territorio italiano.

    Parola agli esperti

  15. Dunque....cerco di intervenire rapidamente per non prolungare questo Off Topic, che poco c'entra con il Typhoon.

     

    Cervia ufficialmente non verrà chiusa, essa diventerà base secondaria abilitata al rischieramento temporaneo. E' la classica soluzione all'italiana per accontentare un pò tutti e stringere la cinta.... In definitiva nessun gruppo aereo sarà stanziato più a Cervia, ma la base resta aperta nel caso serva in futuro. Ancora non è certo, ma probabilmente vi verrà spostato un nucleo elicotteri.

     

    Riguardo agli aerei che intervengono in scramble...

    Se intervengono gli Ef-2000 del 4° di Grosseto piuttosto che gli F-16 del 23° di Cervia la ragione è solamente organizzativa. Le basi aeree che ospitano gruppi intercettori non sono in perenne allarme (come ai tempi della guerra fredda), quindi è applicata una sorta di rotazione operativa (anche questa necessaria per risparmiare). Quindi potrà ben accadere che uno scramble relativo -per esempio- nell'alto Tirreno venga coperto dagli F-16 di Trapani, così come uno nel basso Adriatico dai Typhoon di Grosseto. L'Italia è stretta e non molto lunga...come ho scritto in precedenza il tempo che occorre ad un intercettore (quindi un aereo che sta volando ad altissima velocità in configurazione leggera -2 missili al massimo- ) per coprire la distanza fra il Tirreno e l'Adriatico o fra il Sud Italia e il Nord è veramente minimo.

     

    Tutto questo non vuol dire sguarnire: vuol dire prendere coscienza dei (pochi) mezzi finanziari a disposizione e trarne il massimo in termini operativi. I disastri dell'AMI sono stati compiuti in passato, quando sono state fatte delle scelte che davvero hanno rischiato di sguarnire il nostro apparato aeronautico....in primis proprio la scellerata scelta di tenere i 104 in volo ben oltre la loro naturale vita operativa (questa sì è una cosa di cui non dovremmo mai finire di lamentarci).

    Ah, e pr la cronaca chiedete ai piloti tedeschi se sono contenti di volare ancora sul Phantom....

     

     

    tutto chiaro.

    In quanto alle scelte sbagliate credo che l'ami abbia si colpe ma limitate, credo abbia subito le scelte fatte da una politica che aveva tutto l'nteresse di mantenere per ovvi motivi un industria che allora non era particolarmente avanzata in campo aeronautico come lo è invece oggi (grazie alla partecipazione a progetti quali Tonado, Efa, Eh 101, C 27 J...), un industria statale e parastatale che viveva pruducendo su licenza aerei spesso già superati (104 S, Asa e derivati ) o inadeguati ad una forza aerea di buon livello (G 91R,

    G 91Y etc, etc.), l'unica industria realmente all'avangurdia nel suo campo era l'aermacchi con i suoi mb 326 e 339.

    Ma in fondo ci sarà pure un motivo perchè politici e notabili della prima repubblica ci hanno lasciato un debito pubblico praticamente incolmabile e fra i piu' alti del mondo....

    Certo che sulla scelta dei tornado adv le responsabilità ami sono evidenti. Ma in fondo a quel tempo avevamo una 6°flotta stabilmente in mediterraneo,gli F 16 Usa di aviano e magari anche gli F 15 di Bitburg che potevano darci una mano in caso di necesstà....passo e chiudo

  16. Non ho mai affermato che la disposizione delle forze (intercettori) sia messa alla pene di levriero, ho solo detto che la coperta è corta e che gli scramble dovuti ai soliti sforamenti di jet poco attenti o non autorizzati al sorvolo del territorio è un dato di fatto, la prevalenza data al fronte sud è un dato di fatto (ed è una necessità strategica) come è un dato di fatto che la minaccia dal nord est appare ormai un ricordo (e per fortuna) tuttavia far decollare da Grosseto un EFA indica che la copertura del sistema difensivo iTaliano è frutto di un compromesso, necessario, ma ugualmente figlio di un compromesso.

     

    Cervia con ogni probabilità sarà la prossima base ad essere chiusa, sempre per i motivi di bilancio di cui sopra, ed il fatto che la Luftwaffe voli ancora con il Phantom non è motivo di vergogna, utilizzato nel suo ruolo primario il velivolo pur con i limiti dell'avionica datata ha tutt'ora caratteristiche dinamiche di spicco, e non sono mai stato fra i piagnoni che recriminavano sullo schieramento dello spillone (Velivolo su cui mi sono seduto a 6 anni grazie al papà di stanza a Ghedi nell'ormai lontano 66).

     

    Razionalizzare è un conto, SGUARNIRE è un rischio, se analisti molto più preparati di me stanno protestando per la situazione direi che c'è un concreto motivo di allarme.

    sono d'accordo con te, sguarnire è sempre pericoloso (di esempi tragici in tal senso la storia recente ne ha dati) ma come confermi anche tu ci sono priorità e quelle vanno accettate in tempi nei quali in tutto il mondo i bilanci della difesa subiscono tagli a volte indiscriminati.

    Se l'usaf (l'usaf! )sta tentando in tutti i modi di convincere il congresso a commissionare ulteriori lotti di Raptor... la nostra aeronautica se nel 2015 avrà in servizio un centinaio di EF 2000 aggiornati la nostra difesa aerea non sarà poi messa così male.

    Mi auguro che Cervia non venga chiusa, dovrebbe a detta dello s.m. dell'ami divenire base di rischieramento, "a fine F 16" il 5° stormo verrà soppresso e forse il 23° gruppo salvato ed incorporato in altro stormo...speriamo.

    Quando ero militare (in piena guerra fredda) al nord italia avevamo due stormi di caccia intercettori (53°a cameri e 51°ad Istrana) dovremo accontentarci di 6/8 EF 2000 a Cervia, considerando prestazioni e avionica della macchina credo siano sufficienti alle necessità.

    In merito alle intercettazioni di velivoli al nord italia da parte di EF 2000 di grosseto può anche darsi che si sta facendo testare le macchine alla piena operatività (anche in supercruise), si tratta in fondo di intercettare aerei che nella maggior parte dei casi ha smarrito la rotta, ha l'avionica in avaria o non ha comunicato il piano di volo;

    spesso tali situazioni vengono sfruttate anche a scopi addestrativi utilizzando l'aereo smarrito o fuori rotta come un simil target, a volte...

    Sarebbe assurdo che avendo gli F 16 ancora a Cervia in reali condizioni operative non venissero utilizzate macchine stanziate nella base piu' vicina al teatro operativo.

    Ti saluto

  17. La dislocazione delle basi aeree per la difesa dello spazio aereo è tutt'altro che scellerata e demenziali. Pensate forse che dovremmo mettere un gruppo intercettori in Lombardia o in Piemonte, quando le (potenziali) minacce aeree provengono dai quadranti sud, est e sud-ovest?!

     

    L'Italia è il baluardo -lo è sempre stata- della sicurezza dello spazio aereo europeo. All'interno dell'Europa ci sono le altre forze aeree a dare protezione, ma il problema si pone (per l'Europa tutta, ma in primis per noi) per la copertura dello spazio aereo sopra l'Adriatico e sul Mediterraneo. Sono infatti queste porzione di mare a dividerci dai paesi che rappresentano corridoi aperti per eventuali attacchi contro di noi e contro l'Europa, così di conseguenza piazziamo le basi degli intercettori: Grosseto, Trapani, Gioia...

     

    La stessa chiusura di Cervia è così molto logica: gli stati oltre Adriatico (Slovenia, Croazia, Serbia, Montenegro, Albania...) non costituiscono più una minaccia e alle loro spalle il dispositivo di difesa della NATO attua già una barriera (Ungheria e Repubblica Ceca) per i pericoli che si trovano ancora più a Oriente. Senza contare che il tempo che occorre ad un velivolo in scramble per raggiungere l'alto Adriatico da Grosseto o Gioia è veramente minimo...

    mi fa piacere che anche altri amici forumisti sono con me d'accordo e li ringrazio.

    Purtroppo lo sport preferito di noi italiani è quello di criticare sic et sempliciter e spararci addosso fra noi anche al cospetto di realtà logiche ed incontrovertibili.

    Faccio l' esempio di un paese a noi vicino che economicamente e tecnologicamente è piu' avanzato di noi:

    ebbene signori la Lufwaffe vola ancora con i Phantom...la Luftwaffe...solo ora stanno arrivando gli EF 2000. E noi ci si flaggellava con il 104 cinque anni fa....

    Vedrei bene il Csm dell'ami trattato alla stregua di Lino Banfi alias Oronzo Canà nella scena finale del film "l'allenatore nel pallone" quando' rivolgendosi ai tifosi che lo portavano in trionfo strizzandogli inconsciamente le parti basse, profferì la celebre frase:" ma mi avete preso per un coglio*e?"

  18. è vero che la crisi economica colpisce duro, ma anche l'ami con le sue scelte scellerate ci mette del suo!!!!

    ci sarebbero molti sprechi da tagliare e molte risorse da riorganizzare e poi vedremo che per miracolo lo copriamo tutto il territorio nazionale.

    in ogni caso riguardo alle esercitazioni coi sukhoi se n'è parlato abbondantemente, se è vero che in india hanno avuto la meglio (ma anche su questo ci sarebbe un discorso da fare) successivamente le hanno prese sia dai typhoon inglese sia dagli f-15 americani persino nei dogfight.

    L'Eurofihter è il top nel suo ruolo, fatto salvo il raptor, occorre solo che raggiunga la piena maturità nelle sue componenti (motoristica,sistemi d'arma ed elettronica).

    Senza buttar la croce sempre sull'ami ed sulla sua organizzazione (sembra a volte che decine di ufficiali preparati usciti da università italiane e scuole di guerra italiane ed estere che costituiscono la testa pensante dello stato maggiore dell'aeronautica siano una banda di incompetenti...) vorrei porre una domanda:

    ma Cervia dov'è? gli F. 16 colà stanziati sono di carta?

    Quando questi saranno restituiti agli usa o alienati a Cervia ci sarà di certo un gruppo o in permanenza 6/8 EF 2000 di cui 2/4 pronti allo scramble in casi di emergenza.

    Ma abbaimo metabolizzato che la guerra fredda è finita nel 1989? Che Serbia ,Croazia,Ungheria,Romania,Slovacchia, Rep Ceca sono ormai nazioni occidentali o filo occidentali?

    Che le Slovenia usufruisce della copertura aerea dei velivoli dell'ami sotto il controllo del centro ami di Poggio Renatico?

    Dobbiamo aspettarci che i cugini francesi mandino i mirage a bombardare il nord italia e che gli F.18 svizzeri mitraglino Como? Dovremo forse prepararci ad uno scontro fratricida con gli eurofighter tedeschi ed austriaci?

    Parliamoci chiaro l'unico vero scenario pericoloso è quello meridionale, le basi di Gioia, Amendola, Grottaglie, Sigonella quelle si sono sono fondamentali!

    E' lì che il fulcro dell'ami che verrà dovrà essere stanziato! Credo che l'ami proceda appunto, con lungimiranza, in quella direzione.

    Il vero guaio sarebbe se venisse chiusa Trapani Birgi, ne dubito però, non penso che i vertici dell'ami siano tanto folli, sono certo che anche lì vedremo fra qualche anno gli eurofighter (magari la tranche 3 A) ricordandoci, inoltre, che Birgi è anche base di rischieramento per gli awacs nato...senza dimenticare poi Pantelleria (con il suo prezioso hangar in caverna progettato dall'architetto Nervi durante il "ventennio" e capace di contenere qualche decina di velivoli) e riattivabile in casi di emergenza (ami ha cmq lì da sempre un suo presidio).

    Completo infine con un pensiero che credo sfiori le menti di molti forumisti: situazioni tipo 11 settembre.

    Ebbene esperti di livello mondiale hanno piu' volte affernmato che tali situazioni si affrontano con due componenti: l'intelligence ed i controlli sicuri e rigidi in aeroporto.

    Bisognerebbe,altrimenti, avere costantemente un aereo da caccia in volo (con relativi awacs ed aerocisterna) nei pressi di ogni aeroporto... è mai possibile?

  19. Su Aeronautica e Difesa del mese di Giugno (se non sbaglio) un lettore che affermava di aver visto un EFA ad oltre mach 1 (dopo aver udito il classico BANG sonico) precipitarsi verso nord E si chiedeva come la zona più industrializzata del paese fosse coperta da intercettori se è vero che gli scramble per i soliti velivoli che "sforano" il nostro spazio aereo nel nord Italia devono essere effettuati dagli EFA di Grosseto....

     

    In realtà la coperta corta del bilancio AMI e la successiva demenziale riorganizzazione lasciano scoperta l'intero nord Italia.

     

    La situazione devastante in cui versa la nostra AM è stata ben analizzata in un numero recente di AERONAUTICA (organo dell'Associazione Arma Aeronautica..ISCRIVETEVI GENTE ISCRIVETEVI!), il numero di ore che ogni pilota può effettuare è di molto al disotto dello standard che sarebbe richiesto non solo per un livello accettabile di operatività ma persino per la sicurezza, si farà così massiccio ricorso alle ore in simulatore di volo, si rinuncerà a feste (recentemente è stata annullata la festa dell'arma per poter partecipare alla RED FLAG) e sinceramente dalle parole del generale che ha redatto l'articolo traspare tutta la delusione per la nostra clownesca classe politica ed era ora che qualcuno lo dicesse.

     

    Come AM siamo impegnati in una ristrutturazione epocale, far mancare i fondi in questa fase rischia di affossare l'intero sistema difensivo.

     

    L'intero occidente si trova per la prima volta dagli anni 50 con il rischio concreto di non possedere una reale superiorità aerea, sempre su Aeronautica e Difesa (di Marzo questa volta) si analizzava una manovra congiunta USA-Francia con la IAF ed è inutile dire che i Sukoi 30 Indiani le hsanno suonate dis anta ragione ad F15C, F16 e Mirage IN OGNI CONDIZIONE ENTRO IL RAGGIO VISIVO.

     

    Ora ben presto nuove versioni (con supercrociera e missili BVR) ci toglieranno facilmente la superiorità residua,l'EFA in tal senso è l'unico baluardo dell'occidente, il suo sistema di autoprotezione ed il METEOR -quando arriveraà-ma si spera presto- gli danno superiorià che unita alla bassa osservabilità ed alla superba agilità lo rendono un vero caccia di superiorità aerea con reali qualità multiruolo.

     

    Lo so che la crisi attuale è feroce, nella mia zona le aziende sono in sofferenza da oltre due anni, in molte non riapriranno a settembre, ma in fondo la difesa è come una botte di rovere, ti dà il vino buono se ci metti del vino buono, e di ricadute economiche positive (leggi tassazione sugli utili) i nostri governi ne hanno sempre ricavate dall'industria aeronautica, per cui un minimo di coerenza e di buon senso andrebbe applicato dai nostri stipendiatissimi dipendenti parlamentari.

     

    a Cervia c'è il 5° stormo con il suo 23°gruppo dotato di F 16 e dovrebbe ooperare fino a fine 2010. E' questo il reparto deputato alla difesa del area nord italia.

    Dopo il 2010, quando saranno in servizio un numero decente di EF 2000 Cervia diverrà bese di rischieramento, il 23° gruppo verrà (forse) incorporato nel 4°stormo ed il nord italia verrà adeguatamente coperto coperto da EF 2000.

    Gli EF 2000 di Grosseto erano sicuramente in esercitazione, magari stavano volando in supercruise che come tutti sanno permette ad un aereo trasferimenti molto piu' rapidi in zona operativa sunze utilizzare i postbruciatori.

  20. forse vado un po in avanti nel tempo: ma quando saranno operativi i primi F 35 nel 32° stormo è fattibile che al 28° gruppo di quello stormo vengano assegnati 6/8 Predator c Avanger? In fondo si tratta della naturale evoluzione della linea Predator...

    Credo che fra le due macchine (F 35 e Predator c)ci sia anche una interoperabilità operativa e qualche comunanza di apparati elettronici o altro (se non sbaglio).

    Chiedo lumi agli esperti

    leggendo le news sulla rivista aeronautica leggo che i tanto vetuperati Ghibli inviati alle Red Flag stanno operando con i Predator usa in esercitazioni che prevedono la designazione dei bersagli da parte degli uav ed il lancio della bombe Lizard da parte degli aerei.

    A questo punto ecco anche spiegata la dislocazione dei Predator (e fra breve dei Repaer) del 28°gruppo ad amendola insieme ai Ghibli.

    Ecco l'impiego combinato che si pronosticava e che tecnicamente è possibile.

    Se oggi lo si fa con il binomio Ghibli/Predator e Repaer domani sarà ancora piu' fattibile farlo con il binomio F 35 A e B/Avenger considerando la naturale evoluzione tecnica.

    O sbaglio?

  21. ed i costi di integrazione dell'avionica chi li paga? La Boeing ci sta lavorando da almeno 5 anni e nel 2014 vedrà i Poseidon operativi in servizio....

    oggi la tecnologia avanza in maniera esponenziale, si rischia di mettere in servizio macchine già superate e noi ne sappiamo già qualcosa....e poi investire per 10/12 macchine di serie?

    ...naturalmente mi riferivo ad un eventuale sviluppo italiano di un tale mezzo...

  22. ma convertire un 737 in un pattugliatore marittimo e in un ASW non è una cosa sbagliata ma chiedo perchè non fare un progetto nuovo?? grazie :adorazione:

    ed i costi di integrazione dell'avionica chi li paga? La Boeing ci sta lavorando da almeno 5 anni e nel 2014 vedrà i Poseidon operativi in servizio....

    oggi la tecnologia avanza in maniera esponenziale, si rischia di mettere in servizio macchine già superate e noi ne sappiamo già qualcosa....e poi investire per 10/12 macchine di serie?

  23. Primo volo del P-8A con livrea US Navy

     

    p-8a_navy.jpg

    Ha effettuato il primo volo con la livrea della Marina USA l’esemplare T2 del P-8A Poseidon, nuovo aereo ASW (Anti Submarine Warfare), ASuW (Anti Surface Warfare), da intelligence, sorveglianza e ricognizione su vasta area.

     

    Il velivolo, il terzo di cinque veivoli di prova, tre per i test di volo e due per quelli a terra, costruiti per la fase di System Development and Demonstration (SDD), è decollato da Renton Field ed è atterrato tre ore dopo presso le strutture Boeing di Seattle, compiendo un sorvolo ravvicinato sopra la Naval Air Station Whidbey Island in modo che il personale potesse osservarlo da vicino.

     

    Durante il volo di prova l’aereo ha raggiunto la quota di 25.000 piedi e i piloti hanno testato i sistemi di bordo, l’autopilota, spegnimento e riavvio dell’APU (auxiliary power unit) e le performance dei motori con accelerazioni e decelerazioni.

     

    Il primo aereo, il T-1, ha effettuato il primo volo il 25 aprile.

     

    Progettato per la massima interoperabilità nei futuri campi di battaglia marittimi e litoranei, il P-8A comprenderà un inventario di missione che parte dai sistemi di sonoboe e siluri (fra i quali l’MK54 con kit alare Longshot) e cariche di profondità, mine, fino a missili Harpoon, Slam-ER, AGM-84H/K e AGM-65F Maverick, ospitati nella baia interna e sulle 6 stazioni esterne (4 piloni subalari più due sotto la fusoliera). La propulsione è affidata a due CFM56-7 ad alto rapporto di diluizione mentre i sistemi di missione ad architettura aperta si interfaccieranno con l’avanzata suite di sensori che aumenterà significativamente le capacità rispetto ai precedenti assetti.

     

    La US Navy ha in previsione l’acquisto di 117 P-8A per sostituire la sua flotta di P-3C Orion. La Initial operational capability (IOC) è prevista per il 2013.

    http://www.difesanews.it/archives/primo-vo...-livrea-us-navy

     

     

    ci sono news in merito al Poseidon?

  24. speriamo di farlo anche noi magari qualche anno piu' in là.

    Io credo che ami e mmi vogliano mettere al sicuro i rispettivi altri programmi in corso prima di avventurarsi in un altro non meno oneroso considerando che il primo squadron di Poseidon sarà operativo con la navy non prima del 2014 salvo complcazioni un po di tempo c'è.

    Inoltre basta osservare con attenzione le caratteristiche del Poseidon, non è un velivolo antisom sic et sempliciter ma un velivolo multiruolo idoneo sia per le missioni a carico dell'ami che della mmi.

    Quando, nel 2015, eurofighter tranche 3 ed F 35 per l'ami, seconda tranche di fremm, seconda portaerei, seconda coppia di 212 per la mmi saranno al sicuro penso che un pugno di P 8 si potrà ordinare anche alla luce delle prime esperienze maturate dalla navy con la nuova macchina.... a quel punto chi li gestirà sarà relativo l'importante ed averceli.

    Auguriamoci che prima di allora non accada nulla di grave nel mare nostrum o nelle adiacenze, come giustamente affermi tu

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