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  1. Dal sito ufficiale dell'Aeronautica Militare Italiana, eccovi il link relativo all'articolo di presentazione della trasmissione: http://www.aeronautica.difesa.it/Sitoam/de...ez=2&idArg= ed il link al video integrale della puntata: http://stampa.aeronautica.difesa.it/downlo...lo_specchio.wmv P.S. Ho inserito il topic nella sezione "Blog & News", perché nel filmato sono presenti molti contenuti relativi anche alle componenti aeree delle nostre Forze Armate.
  2. picpus

    La Marina Australiana

    Eccovi i link a 2 articoli in francese: http://www.corlobe.tk/article12079.html http://www.corlobe.tk/article12081.html ed i link a 2 articoli in inglese: http://www.theaustralian.news.com.au/story...502-601,00.html http://www.theaustralian.news.com.au/story...5013871,00.html
  3. Inizio OT ... dei quali nazisti, Stalin stesso, prima, era stato alleato!!! Fine OT Mi sembra che le FF.AA. israeliane stanno dando un'ulteriore dimostrazione di grande capacità operativa, anche in un contesto di guerra asimmetrica!
  4. Dal link http://www.loccidentale.it/articolo/gaza%3...l+colpo.0063753 riporto un'intervista alla scrittice e giornalista, nonché deputato del PDL, Fiamma Nirenstein: Dopo l’attacco Gaza: Israele ridimensiona Hamas e adesso spera nell'Egitto Intervista a Fiamma Nirenstein di Roberto Santoro 28 Dicembre 2008 Gerusalemme ha ridotto Hamas a più miti consigli. L’Egitto trema ma il fronte dei Paesi arabi moderati sembra reggere. Tutti sperano che l'asse tra Hamas e l'Iran crolli. Ne parliamo con l'onorevole Fiamma Nirenstein di ritorno da Israele. Due giorni fa Israele ha dato il via alla più massiccia operazione militare contro Gaza degli ultimi anni. Ci sono stati centinaia di morti e feriti. Ma l'infrastruttura terroristica di Hamas è stata pesantemente colpita e la maggioranza schiacchiante degli israeliani è d'accordo con l'intervento. Ne parliamo con l'onorevole del Pdl Fiamma Nirenstein, vicepresidente della Commissione Affari Esteri della Camera dei Deputati. Centinaia di palestinesi stanno sconfinando in Egitto. Hamas ha definito l’attacco un complotto israelo-egiziano. La crisi di Gaza rischia di destabilizzare il Cairo? E’ in corso da tempo un tentativo di spodestare l’Egitto nel suo ruolo di mediatore ed è la ragione per cui Mubarak ha tentato di smascherare Hamas come nient’altro che un emissario di Teheran e Damasco. Hamas è diventata il portabandiera sunnita della pretesa sciita iraniana di egemonizzare il mondo arabo, un tentativo a cui ovviamente l’Egitto si oppone. Hamas è una forza che è stata addestrata dagli ufficiali iraniani e che ha i suoi uffici di rappresentanza in Siria. Lo scorso novembre l’Egitto aveva cercato di favorire un accordo tra Fatah e Hamas per promuovere l’unità del popolo palestinese – il Cairo lo faceva anche per difendere i propri interessi, certo, perché vuole bloccare la bomba a tempo di Gaza – ma Hamas fece saltare all’ultimo momento l’incontro addossando la responsabilità del fallimento sulle spalle di Abu Mazen. Oggi mi ha colpito soprattutto la terribile manifestazione con le bandiere verdi di Hamas che è avvenuta sotto l’ambasciata egiziana di Beirut (secondo al Jazeera nel corso della manifestazione ci sarebbero stati dei feriti tra i militanti pro-Gaza e le forze dell'ordine libanesi intervenute per disperderli, ndr), che fa il paio con le parole piene di odio lanciate dal leader di Hezbollah, Nasrallah, che definisce Israele “un mostro che vuole ingoiare tutto il Medio Oriente”. Dopo l’attacco israeliano, fonti dei servizi sanitari di Gaza hanno parlato di 300 morti e 800 feriti. Che riscontri ci sono su queste cifre? Nessuno mette in dubbio che i morti ci sono stati. Israele ha colpito i centri del potere di Hamas, ci sono state numerose vittime durante una cerimonia delle forze di sicurezza locali, sono stati presi di mira gli uffici e le infrastrutture dei terroristi, i luoghi da dove i miliziani sparano i missili su Israele. Come al solito, Hamas aveva insediato questi agglomerati militari tra la popolazione civile. I morti dunque ci sono stati ma quanti civili? Forse non ci sono tutte questi vittime tra i civili. Piuttosto andrebbe evidenziato che Israele ha compiuto una sofisticata operazione di intelligence prima di colpire i suoi obiettivi e un risultato, almeno fino adesso, l'ha ottenuto: ridurre Hamas a più miti consigli. Un obiettivo condiviso dai paesi arabi moderati che vogliono eliminare il potere statuale di Hamas a Gaza. Israele potrebbe restare isolato dal punto di vista internazionale? In realtà la risoluzione che si sta votando alle Nazioni Unite e le posizioni assunte dai membri del consiglio di sicurezza non vanno oltre una legittima preoccupazione per la sofferenza della popolazione civile e un rapido cessate il fuoco, senza esplicite condanne di Israele ma lanciando un appello alle parti affinché interrompano le attività militari. Quindi non credo che Israele resterà isolato. Un caso a parte è quello di Sarkozy. Un atteggiamento, quello del presidente francese, che considero improprio. Sarkozy ha parlato di una “reazione sproporzionata” di Israele ma è una formula inappropriata. Il presidente si è mai domandato cosa vuol dire, per Sderot e le pacifiche città israeliane nella “linea verde”, essere bombardati per 6 o 7 anni di fila? Che significa non poter mandare a scuola i propri bambini? Dov’è, in che cosa consiste la “sproporzione” di cui parla Sarkozy? E' sensato che Hamas abbia diritto a bombardare le città israeliane? O Sarkozy crede che per ottenere la pace un popolo spartano come quello israeliano subisca senza reagire qualunque offesa? Nel 2002 il presidente Sharon decise di reagire all’ondata di kamikaze palestinesi che aveva fatto un migliaio di morti nei bar e nei caffè israeliani e il mondo si ribellò. Quando Sharon iniziò la costruzione del cosiddetto “muro”, che muro non è, se mai è un recinto, e che in ogni caso è servito a diminuire gli attacchi, il tribunale penale internazionale condannò Israele. Questa pazzia ha cominciato a mitigarsi quando il mondo ha capito cos’è Hamas. Non riescono a togliermi davanti agli occhi l’immagine di quel cameriere di un ufficiale di Fatah che i miliziani di Hamas buttarono giù dal tredicesimo piano di un palazzo. Non ci sono parole per Hamas. Gaza doveva essere la “Piccola Singapore” del Mediterraneo e invece è diventata una rampa di lancio per i missili Qassam. Un sondaggio israeliano rileva che oltre l'80 per cento della popolazione appoggia l’intervento a Gaza, ma la sinistra pacifista sostiene che Israele si sta rinchiudendo in se stesso e diventa aggressivo verso l’esterno. Come giudica queste voci minoritarie? Gli israeliani sono stanchi di Hamas. Pensiamo alle dichiarazioni dello scrittore Amos Oz o alle posizioni assunte da alcuni partiti della sinistra israeliana. Ecco perché le idee dei pacifisti col tempo si sono rivelate sbagliate. L’errore fondamentale dei pacifisti sta nella formula “Land for Peace”, terra in cambio di pace. Questa idea è stata un fallimento. Non si scambia “terra in cambio di pace” se mai “pace in cambio di pace”. Quando non c’è reciprocità c'è qualcosa che non va. Le formule pacifiste sono servite solo a deresponsabilizzare la popolazione palestinese, spingendola verso la pratica del terrorismo, alimentando l’antisemitismo, avvicinando i palestinesi all’integralismo islamico e generando l’attuale egemonia iraniana su Gaza. Tutto questo è passato come se niente fosse ed è anche colpa di slogan come “terra in cambio di pace”. Quello pacifista è stato un messaggio del tutto moralistico e insufficiente. Quali saranno i riflessi dell’attacco a Gaza sulle prossime elezioni israeliane? Non saranno fondamentali. Netanyahu è già avanti nei sondaggi. Kadima probabilmente è destinata a pagare alcuni errori che non sono tutti colpa sua, come nel caso dello sfortunato scontro con Hezbollah in Libano. E’ vero che tutto è in gioco. La roulette sta girando. Barak sta crescendo a spese di Kadima anche per le posizioni che ha assunto in merito all'operazione di Gaza. Netanyahu come primo ministro e Barak come primo ministro. Ci spero.
  5. Vorrei precisare che, pur essendo visceralmente e fieramente anticomunista, non considero un insulto dare del "comunista" a chi lo è che, peraltro, dovrebbe sentirsi "onorato" di esserlo, ma solo una constatazione di una realtà di fatto! Tutto qui. Nel caso che qualche utente, comunque da me non nominato, ritenesse di essere stato "a torto" individuato come "comunista", non essendolo, non avrebbe che da smentirmi!
  6. La Russia costringe l'OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) a ritirare i suoi osservatori dalla Georgia. Eccovi il link ad un articolo in francese: http://www.lefigaro.fr/international/2008/...de-georgie-.php P.S. Da non confondere la missione dell'OCSE (che durava dal 1992) con quella dell'Unione Europea, la EUMM.
  7. L'unica opzione (senza alternative di sorta!) è agire come l'umanità ha sempre operato, da millenni, in presenza di mostri umani, ad esempio, contro i nazisti! EDIT Intruder non avevo letto il Tuo messaggio, ma noto la straordinaria identità di pensiero!
  8. Dalla rubrica "Cronaca - News" del sito "Congedati Folgore", http://www.congedatifolgore.com/ , riporto il seguente articolo: RASSEGNA STAMPA SULLA FOLGORE Domenica, 28 Dicembre 2008 by webmaster IL TIRRENO DEL 28.12.08 CASERTA. Lungo la via Domitiana, nei pressi di Castel Volturno, dove la strada si snoda verso Pescopagano, sulla freccia blu c’è scritto ROMA 183. Centoottantatre chilometri per arrivare a Roma. Qui è arrivata la Folgore. Un intero reparto della Brigata Paracadutisti impegnata nell’operazione “strade sicure”. Base a Caserta, ma l’esercito è per le vie di Casal di Principe, Castel Volturno, Pescopagano, Marcianise, Casapesenna e decine di paesi, nei posti blocco o in giro sui mezzi tattici. Sono 500 paracadutisti, di cui 12 donne partiti da Livorno, Pisa, Pistoia, Siena, la maggior parte tra i 22 e i 32 anni. Novanta militari sempre presenti sul territorio, ogni giorno, ogni ora. Oltre cento mezzi tattici, più di cinquecentomila chilometri percorsi. Centinaia di controlli su persone e veicoli giorno e notte, pattuglie congiunte con le altre forze dell’ordine, perquisizioni e supporto per attività di arresti, sequestri di armi, stupefacenti. «Il nostro compito è quello di far sentire la presenza dello Stato. Una percezione che si era persa in questo territorio», spiega il comandante del reggimento, il colonnello Aldo Zizzo. «Dobbiamo far sentire di essere materialmente presenti, scavando un solco tra criminali e gente per bene, in una terra di lavoro», aggiunge. I paracadutisti sono stati mandati qui per sgravare carabinieri, polizia e Guardia di finanza da alcune operazioni in modo che questi possano concentrarsi sull’attività investigativa. Presidiano, compiono azioni di cinturazione e, soprattutto, controllano il territorio, grazie alla loro capacità di intervento rapido. E’ tutta gente con anni di servizio alle spalle, missioni all’estero. Come la paracadutista ventisettenne, bella e decisa, una delle prime in Italia, già in Kosovo nel 2004: “Noi lavoriamo per incrementare il controllo del territorio: proprio questa è una delle principali attività che svolgiamo nell’ambito di operazioni all’estero”. Questa volta però non sono in Afghanistan o in Iraq, sono in Italia. “Qui è diverso, siamo a casa nostra”, dice un giovanissimo sergente con l’accento toscano. «Evviva i parà». «Evviva gli uomini onesti». Un capitano mostra orgoglioso alcune delle scritte di incoraggiamento apparse sui muri dei paesi. «All’inizio c’era per lo più indifferenza verso di noi. Adesso qualcosa sta cambiando, le persone si stanno abituando alla nostra presenza, come raccontano le scritte», sorride il colonnello Zizzo. C’è chi, al passare dei mezzi carichi di paracadutisti guarda incuriosito, chi li accoglie con un “O’ vulite nu caffè?”, o chi come Nicola, sorriso aperto in un bar di Casale, guarda il VM90 ed esclama: «Mi pare strano! Mi pare di essere a Kabul». E in effetti, un po’, pare di essere a Kabul, quando ad un posto di blocco ci trovi un militare con il mitra o sotto casa passa un mezzo blindato. Un po’ pare di stare in guerra. Una guerra, però, che quando è arrivato l’esercito, c’era già. Da anni. Una guerra di camorra. Controlli all’ingresso di Casal di Principe, a scrutare le targhe. «Questa sarà già passata cinque volte, nell’ultima ora», annota il numero, il caporale. Sono per queste strade insieme alla polizia a perquisire luoghi come l’ex Hotel Zagarella, ritrovo di tossici e spacciatori. Quello dove i ragazzi di Gomorra fanno la rapina di coca ai neri. Manca la musica in sottofondo del film ma la piscina è ancora più piena di spazzatura e i personaggi dentro sono gli stessi, la droga pure. I parà sono a Castel Volturno, dove sembra di essere in Africa. Sono tra quelle strade sterrate con case a due piani dove si incrociano prostituzione, spaccio, clandestinità, lavoro disperato, a compiere operazioni con i carabinieri, alla ricerca di droga, di uomini, di cose. Passano con i mezzi tra i palazzi del Villaggio Coppola e la notte controllano le auto insieme alla Finanza agli incroci dei paesi. Pattugliano le strade a pochi metri da quella villa, conosciuta ormai come «villa Scarface», dove ancora visibile è il potere di questa casa che non era nè a Hollywood nè a Miami, ma in una stradina di paese, protetta da decina di altre case e da un cancello con le telecamere. Solo che tutto questo non è un film nè un libro, ma un pezzo d’Italia. A 183 chilometri da Roma. QUI DOBBIAMO RICOSTRUIRE LO STATO . LA META' DELLA POPOLAZIONE E' STRANIERA La metà della popolazione di Castel Volturno è straniera. «E due terzi sono illegali». Scandisce bene le frazioni, il colonnello Carmelo Burgio. Occhi neri sempre in movimento, lunga cicatrice sul viso. “I nigeriani hanno in mano il traffico di droga e la prostituzione». Conosce bene numeri, dati, volti, fatti, strade e case del litorale domizio, il comandante provinciale dei carabinieri di Caserta, dopo cinque anni passati qui. Siciliano, undici anni nei carabinieri paracadutisti del Tuscania a Livorno, missioni ovunque, dall’Albania alla Bosnia all’Iraq. A Livorno è rimasto legatissimo e a Livorno tutti ancora oggi lo ricordano e lo stimano. A Caserta è arrivato nel 2004, un altro fronte caldo dopo quello tragico di Nassiriya. Per il comandante e i suoi uomini che in questi anni hanno effettuato operazioni complesse e arresti eccellenti, sgominando quasi tutti i «gruppi di fuoco» e decapitando il clan dei Casalesi, il clamore degli ultimi mesi non ha cambiato nulla nella faticosa quotidianità delle giornate scandite da sequestri, perquisizioni, indagini e arresti. Lavoro meticoloso con le altre forze dell’ordine e magistrati: «per catturare un boss occorrono anche anni», dice Burgio che ha accolto con grande favore l’arrivo della Folgore. «Ragazzi seri, esperti, assolutamente integrati nel dispositivo con gli altri attori. L’arrivo dell’esercito e l’incremento delle forze di polizia ha dato molta più sicurezza alla gente: il semplice fatto che ci siano 90 uomini in più per la strada ogni ora rende più difficile al latitante muoversi e dà maggior sicurezza al cittadino». Serve a dare fiducia alla gente in luoghi in cui prima si minacciava sparando raffiche contro le saracinesche. «I latitanti si prendono con le indagini. Ma è determinante la sicurezza che l’esercito può dare alla popolazione. Lo Stato deve intervenire con tutto il ventaglio delle possibilità che valuta necessario e combattere unito». Combattere la camorra. Una camorra che ha sempre operato nel sommerso ma che da anni si è resa protagonista di efferati episodi di sangue. «Questa criminalità organizzata era arrivata alla perfezione della sua presenza», racconta il comandante. «Sebbene la camorra campana del casertano sia stata considerata per anni da molti e dai media nazionali qualcosa di minore e poco rilevante, era giunta ad essere una camorra pervasiva e quasi perfetta, affari, prosperità, soldi, investimenti». Poi, però ha cominciato a prendere mazzate, i clan ad essere sgominati. «Ed è stato quando hanno visto aprirsi crepe nel muro, quando è stata colpita che ha deciso di reagire», spiega Burgio. Reagisce, spara, uccide con più violenza. «Ma con la camorra è un combattimento che si fa solo con gli arresti. Va combattuta in tutte le maniere. Parlando di legalità nelle scuole, nelle chiese, ovunque. Qui ci sono persone per bene che lavorano per la camorra. Qui dà lavoro all’imbianchino, al muratore, al geometra, al custode. Serve chi fa l’investigatore, il soldato, chi denuncia. Qui, tutti servono». Un sorriso, e poi lo sguardo si fa di nuovo serio, gli occhi scuri fissi ed agili. «Ora che la crepa si è aperta dobbiamo solo insistere». L.L. DUE COMANDANTI (PARACADUTISTI) SICILIANI Sono entrambi nati in Sicilia ma a Livorno hanno passato gran parte della loro vita professionale e familiare. Carmelo Burgio, colonnello dei carabinieri, guida da anni gli uomini dell’Arma a Caserta, nell’epicentro di quello che è un cancro chiamato camorra. E’ lui in prima linea nella guerra contro i Casalesi, quelli descritti così bene da Saviano nel suo Gomorra, ed è stato lui a infliggere colpi durissimi ad una struttura criminale che sembrava invincibile. A dargli una mano da qualche mese è andato un altro livornese di adozione, Alzo Zizzo, colonnello anche lui ma dei paracadutisti, comandante del 186º Reggimento Folgore. Con i suoi 500 parà schierati con l’operazione Strade Sicure ha «liberato» i carabinieri da una serie di incombenze e ora Burgio può utilizzare tutti i suoi uomini in attività specificamente investigative. Siamo andati a parlare con loro e a vedere una realtà che è molto peggiore di quello che il libro e il film di Saviano sono, pur nella loro crudezza, riusciti a farci immaginare. (g.n.)
  9. Si, perché non gli mandiamo una pattuglia di vigili urbani motociclisti, sai, quelli di hamas potrebbero avere paura che gli venisse recapitato qualche sostanzioso verbale!!! Ma cosa si deve sentire di più osceno!!!
  10. Veramente, dall'andamento della discussione, mi sembrerebbe poter concludere che non spetti a me rassegnarmi e che non tutti (per non dire nessuno) la pensano come te!
  11. E come no, Hamas è il pastorello ed Israele è il lupo!!! Replicando, in precedenza, allo stesso forumista, avevo scritto: "La realtà è quella illustrata benissimo dall'articolo riportato e non può che produrre gli eventi cui assistiamo: qualsiasi altra considerazione, anche se in buona fede ed a prescindere dalla valutazione delle responsabilità, è comunque utopistica!"; mi rimangio la frase in grassetto: la buona fede, è chiaro e lampante, non c'è!!!
  12. Ma se i lanciatori "Albatros" sono stati già sbarcati da 4 delle 8 "Minerva"?!?!?! Vedasi, a tal proposito, il mio post al link seguente: http://www.aereimilitari.org/forum/index.p...ost&p=98225 (messaggio n° 67)
  13. Dal link http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=317122 riporto un articolo di Filippo Facci: sabato 27 dicembre 2008 Per l'ex pm tutto è lecito se fatto in nome del figlio di Filippo Facci Roma - Guarda e impara, Cristiano Di Pietro: guarda tuo padre, osserva la sua impunita disinvoltura nel plasmare la realtà a vostra immagine e somiglianza: siete due gocce d’acqua, del resto. Gli investigatori della Dia hanno fatto intendere che tuo padre, già a metà del 2007, sapesse che il provveditore Mario Mautone era sotto indagine a Napoli. La Dia ha parlato di circostanza «inquietante» perché «voi dell’Italia dei Valori» improvvisamente avete smesso di parlargli come se fosse appestato, mentre nella vostra ottica era anche peggio: era indagato. Tuo padre l’ha anche detto, un giorno: Mautone l’ho trasferito a Roma perché sapevo dell’indagine. Ha detto così. Poi ha corretto e specificato che dell’indagine aveva appreso da agenzie di stampa: e non era vero, cioè era falso. Poi più nulla, zero, silenzio: guarda e impara, Cristiano. Se un giornalista come Guido Ruotolo a tuo padre dice che «c’è il sospetto che lei fu avvisato sulle indagini e per questo impose a Cristiano di troncare i rapporti con Mautone», come ha fatto sulla Stampa la vigilia di Natale, impara la risposta di Papà: «È una puttanata mostruosa». Stop. Fine. Lui non deve spiegazioni. Per quanto invece riguarda la polpa della faccenda, cioè i favori che tu hai chiesto al provveditore Mautone a nome di amici tuoi, impara anche quest’altra: «Mio figlio ha fatto telefonate istituzionali doverose, e anche altre che non hanno alcuna rilevanza penale ma, al massimo, attengono alla sfera della deontologia e dell’opportunità». Hai capito, quello che parla come magna? Poi, nella stessa intervista, la paternale: «È stato un comportamento assolutamente non corretto che noi dell’Italia dei Valori però non condividiamo». Ma sta tranquillo, due giorni dopo, cioè ieri, Papà ha capovolto ancora tutto: «Mio figlio ha semplicemente insistito presso il provveditore perché sette caserme dei carabinieri in Molise si facessero il più presto possibile. Ha fatto proprio quello che il suo dovere gli impone di fare come amministratore, dopo di che ha trasmesso alcuni curriculum di professionisti qualificati affinché il pubblico funzionario li valutasse insieme a quelli di tutti gli altri». Cioè: li ha raccomandati, ma hai visto come te l’ha imbastita? Ormai è un politico navigato. Il tocco finale è la colpa dei giornalisti: «Una certa informazione deformata e di parte insiste nel mettere tutti nello stesso`calderone». Neanche Repubblica saprebbe far meglio. Guarda e impara, Cristiano Di Pietro: è tutta la vita che lo fai. C’è quel malfidente di Maurizio Gasparri che ha presentato un’interpellanza per capire come sia stato possibile il tuo trasferimento alla Questura di Vasto: dice che l'organico era già al completo, e che forse hai avuto una spintarella. Tu avrai ridacchiato, perché è tutta la vita che guardi e impari. Nell’autunno 1992, a Milano, quando eri un ragazzino e tuo padre era già un eroe, vincesti il concorso della Polizia e ottenesti il primo posto in graduatoria su 150 partecipanti, con Papà presente alla cerimonia. Come gira il mondo, forse, hai cominciato a capirlo quel giorno. Vivevi in via Andegari, dietro Piazza della Scala; l’appartamento della Cariplo era affittato a tuo padre (un equo canone) e il regolamento proibiva ogni tipo di subaffitto: ma ci stavi tu lo stesso. Un paio d’anni prima, ricorderai, eri stipendiato dalla Maa di Giancarlo Gorrini: anche se non andavi a lavorare quasi mai, a sentir lui. Gorrini è quello dei 100 milioni «prestati» a tuo padre: soldi che usò per comprarti una casa a Curno, vicino a lui. Saprai, inoltre, che tuo padre comprò e affittò all’Italia dei Valori due appartamenti che si ripagava con denaro pubblico; come si chiamava la società cui erano intestati gli appartamenti? «An.ton.cri», sigla che racchiude anche il tuo nome. Cominci a capire? Ma certo che capisci. L’avevi capito da un pezzo anche quando bussasti direttamente a tuo padre, ministro delle Infrastrutture, per perorare la costruzione di un parco eolico in Molise. Del resto dove abiti, Cristiano? In una casa a Montenero di Bisaccia. Chi te l'ha venduta? Tuo padre. Lara, tua moglie, per puro caso faceva di cognome proprio Di Pietro. E uno dei tuoi figli, per puro caso, l’hai chiamato Antonio. Questa è una Repubblica fondata sulla famiglia, Cristiano. Tuo padre, a Guido Ruotolo della Stampa, ha detto che «Quello delle raccomandazioni è il male italiano, mio figlio avrebbe fatto bene a non caderci pure lui». Ha detto così, ma sta tranquillo. Scherzava.
  14. Dal link http://www.corriere.it/esteri/08_dicembre_...44f02aabc.shtml riporto: IL BOMBARDAMENTO DI GAZA I disperati della Striscia e le mire dell'Iran Nessuno sa dire quando si esaurirà la rappresaglia di Israele contro gli estremisti islamici palestinesi, decisa in risposta alla pioggia di missili Qassam sulle città più esposte dello Stato ebraico. Il mondo è impressionato dalla devastante durezza degli attacchi aerei, che non risparmiano vittime civili. Ma il mondo forse sottovaluta il nefasto potenziale offensivo di Hamas, sempre meno partito politico e sempre più organizzazione terroristica, che ora minaccia una nuova campagna di attentati suicidi; sempre meno preoccupata per i problemi del popolo palestinese e per le quotidiane sofferenze degli abitanti di Gaza, e sempre più espressione di ciniche volontà esterne ai suoi confini, in particolare delle mire espansionistiche e aggressive degli ayatollah sciiti di Teheran. Se le emozioni, accese dalle immagini dei bombardamenti e dalle conseguenze su una popolazione stremata proprio a causa della feroce ostinazione di Hamas, si intensificano, non si possono sottovalutare né dimenticare le ragioni di quanto sta accadendo. La tracotanza degli estremisti islamici ha sfibrato il legittimo potere istituzionale dei palestinesi laici, guidati da Abu Mazen. Al punto che le elezioni presidenziali, che si sarebbero dovute tenere il 9 gennaio, alla scadenza naturale del mandato, sono state rinviate sine die. Non esistono infatti le condizioni perché il popolo della Palestina possa esprimere democraticamente la propria volontà politica. Il voto, in questa cornice drammatica, diventerebbe un'occasione per moltiplicare le violenze dello scontro, ormai fatale, tra chi crede nel dialogo con la controparte israeliana, e chi vi si oppone, pronto al ricatto terroristico. Illuminanti non sono soltanto le manifestazioni di sostegno ad Hamas che si stanno moltiplicando nei campi-profughi palestinesi del Libano, ma l'atteggiamento dell'Hezbollah, punta avanzata dell'Iran a Beirut, quindi sul Mediterraneo. Hezbollah non minaccia soltanto Israele, ma si scaglia velenosamente contro i regimi arabi moderati, accusandoli di tradimento. Primo obiettivo l'Egitto, che da sempre cerca un'impossibile mediazione tra il laico Fatah e gli integralisti di Hamas, seguito dall'Arabia Saudita e dalla Giordania. Tutto questo dimostra che il vero obiettivo, da conseguire ad ogni costo sulla pelle dei disperati di Gaza, è la lotta per il potere tra i baldanzosi sciiti, resi più forti dalla guerra all'Iraq, che puntano a radicalizzare lo scontro fino alle più estreme conseguenze, utilizzando cinicamente sia Hezbollah sia Hamas, e i sunniti, che rappresentano la stragrande maggioranza del popolo arabo. In attesa dei primi passi del presidente americano Barack Obama, crescono le incognite anche sulle elezioni israeliane, che si terranno il 10 febbraio. I sondaggi dicono che il favorito è il leader del Likud, quindi della destra, Benjamin Netaniahu, che prepara il grande rientro su una linea di intransigenza. In vantaggio sul ministro degli Esteri Tzipi Livni, rappresentante del partito centrista Kadima, fondato da Ariel Sharon. Con il leader laburista Ehud Barak, attuale ministro della Difesa, in posizione più defilata. Ma se fra i tre protagonisti della campagna elettorale esistevano differenze, quantomeno di metodo, sull'atteggiamento da tenere nei confronti di Hamas, ecco che la fine della tregua le ha cancellate. La Livni ha promesso che, se eletta, farà in modo di rovesciare il vertice estremista che si è impossessato della striscia di Gaza. E lo stesso Barak, partito da posizioni quasi attendiste, è passato sul fronte della fermezza più assoluta, e ora guida l'offensiva contro gli estremisti islamici. Questo per dire che chiunque vinca le elezioni israeliane, il destino di Hamas sarà quello di un regime da combattere e possibilmente da abbattere, costi quel che costi. Antonio Ferrari 28 dicembre 2008 La realtà è quella illustrata benissimo dall'articolo riportato e non può che produrre gli eventi cui assistiamo: qualsiasi altra considerazione, anche se in buona fede ed a prescindere dalla valutazione delle responsabilità, è comunque utopistica!
  15. Dalla rubrica "Cronaca - News" del sito "Congedati Folgore", http://www.congedatifolgore.com/ , riporto il seguente articolo: LA CASA DEGLI INCURSORI DI MARINA DI PISA E' SALVA Sabato, 27 Dicembre 2008 by webmaster La famosa -vecchia casa del fattore-, base segreta di addestramento ( http://www.anaim.it/bocca_serchio.htm ) , durante la seconda guerra mondiale, degli operatori dei mezzi d'assalto della Regia Marina, i cosidetti maiali, nei pressi della foce del fiume Serchio (situata tra Viareggio e Pisa). PARMA - Da oltre un anno avevamo raccolto l'appello degli abitanti di una zona tra Viareggio e Pisa , alla foce del fiume Serchio, che racchiude un pezzo glorioso di storia dell'arditismo italiano: la base segreta degli incursori di Marina durante la seconda guerra mondiale. I voraci gargarozzi dei proprietari, di politici comunali da strapazzo e di palazzinari da betoniera, vogliono trasformare l'intera zona in un enorme villaggio turistico, distruggendo, cementificando e trasformando la pineta in un parcheggio di prima classe per SUV, profanando quella che, oltre ad essere un'area di altissmo pregio ecologico, è anche sede di storia di altissimo valore ideale. Ora, grazie ad una azione congiunta della popolazione (comitato cittadini di Migliarino) e della Associazione Nazionale Incursori di Marina (A.N.A.I.M.), che noi abbiamo documentato e seguito con riconoscenza e disponibilità, il Ministero dei Beni Culturali l'ha sottratta alle grinfie degli speculatori. Nel 2001 -come avevamo già scritto- la famiglia Salviati, proprietaria degli immobili, ha venduto le costruzioni a una società. In un progetto si prevedeva la demolizione degli edifici e la costruzione di un albergo. Da parte degli incursori in congedo e della popolazione arrivò così la richiesta alle sopraintendenze ed ai vertici della Marina, di agire per garantire un vincolo evitando sia interventi di demolizione totale, sia interventi tali da cancellarne il valore di simboli storici. In quel caseggiato si addestrarono gli incursori protagonisti dell’impresa di Alessandria d’Egitto e dele altre mitiche azioni. Con il Decreto la base è salva e sarà ristrutturata in quanto bene di interesse culturale nazionale IL DECRETO DEL MINISTERO DEI BENI CULTURALI http://www.congedatifolgore.com/Documenti/...a.incursori.pdf
  16. Super - arci - stra - quoto!!! e non dalla parte dei terroristi!!!
  17. Con un po' di ritardo (ma non mi sembra che qualcuno mi abbia preceduto!), la notizia del varo del 4° cacciatorpediniere Type 45 (classe "Daring"), l'HMS "Dragon". Eccovi il link: http://www.difesanews.it/archives/varato-h...diniere-type-45
  18. Una volta tanto, concordo in pieno con il noto "francofobo" ed aggiungo che, seguendo da vicino la politica francese e potendo, quindi, portare una testimonianza diretta, quasi in ogni campo dell'azione politica, le istanze portate avanti da Sarkozy, sono del tutto speculari rispetto a quelle di Berlusconi e viceversa.
  19. e che neanche leggi (risposta a distanza di un minuto)!!!
  20. Continuo ad inserire degli articoli, astenendomi da qualsiasi commento (per non dare adito a provocazioni di sorta!), peraltro assolutamente non necessario, vista l'evidenza dei fatti! Dal link http://www.loccidentale.it/articolo/anche+...n+torna.0063557 riporto: Le relazioni pericolose Anche un Di Pietro nel calderone delle intercettazioni ma qualcosa non torna di Dimitri Buffa 23 Dicembre 2008 Chi ha avvertito il figlio di Antonio Di Pietro, Cristiano, già consigliere dell’Italia dei Valori Campobasso, di non parlare mai più al telefono con Mario Mautone, ex uomo di Tonino al Ministero delle infrastrutture nel ruolo chiave di provveditore alle opere pubbliche di Campania e Molise, quando nessuno poteva ancora sapere quello che bolliva in pentola a Napoli nelle inchieste sull’imprenditore Alfredo Romeo? La domanda sorge spontanea oggi confrontando le cronache dei quattro maggiori quotidiani nazionali: “la Repubblica”, “Il Corriere della sera”, “La stampa” e “Il giornale”. Su una cosa tutti sono d’accordo: il grande moralizzatore della politica italiana sta finendo nel tritacarne napoletano. Pare che il suo ex uomo di fiducia, allontanato in tempi molto sospetti, cioè nel luglio 2007, dall’incarico succitato nel ministero da lui presieduto, quello delle infrastrutture, lo volesse addirittura ricattare per via di quei favori che il figlio chiedeva e otteneva ai bei tempi. Ma questa è la versione da difesa di ufficio del quotidiano debenedettiano. Se invece si legge la cronaca de “il giornale” si scopre che nell’informativa Dia che tutti citano come fonte c’è scritto ben altro. Ad esempio questo passaggio: “In particolare sono state acquisite una serie di intercettazioni nel corso delle quali Cristiano Di Pietro chiede al provveditore Mautone alcuni interventi “di cortesia” quali: affidare incarichi a persone a lui segnalate anche al di fuori di ambiti di competenza istituzionale (Bologna); affidare incarichi ad architetti da lui indicati e sollecitati anche da Nello Di Nardo (all'epoca segretario di Di Pietro al ministero, già candidato Idv e già sottosegretario al Viminale nel D'Alema bis, ndr), come da conversazione 6335, 20/6/07 tra Di Nardo e Mautone al quale comunica che con lui si trovano “due architetti amici di Cristiano ai quali non bisogna far prendere collera”; interessi di Cristiano Di Pietro in alcuni appalti e su alcuni fornitori”. E che succede in effetti? Lo descrive sempre la stessa informativa: “..naturalmente le richieste di Cristiano Di Pietro vengono immediatamente esaudite da Mautone, che ne comunica a Cristiano l'esito riservandosi di consegnare a lui materialmente il decreto di nomina (“... c'ho dato un incarico! Poi non l'ho dato ancora a lei! Lo passerò sempre a te e poi ce lo farai avere tu!”)”. Fin qui le relazioni pericolose, in parte già note tra Di Pietro junior e Mario Mautone, ex provveditore alle opere pubbliche per Campania e Molise nel ministero delle infrastrutture di Tonino. Poi però scattano i primi campanelli di allarme: a fine luglio del 2007 quando nessuno sapeva niente dell’inchiesta su Romeo avvengono due episodi che la Dia definisce inquietanti: Di Pietro junior si rifiuta di rispondere al telefono alle chiamate di Mautone e lo stesso viene trasferito a Roma per ordine di Di Pietro padre. Perché? Chi soffia a chi? E cosa? Osserva la divisione investigativa antimafia che “l’improvviso silenzio di Cristiano di Pietro è un episodio inquietante”. Addirittura lui tronca a metà una conversazione in data 27 luglio 2007 e da allora si rifiuta di rispondere al telefonino quando chiama Mautone. Di Pietro padre, citato nel medesimo rapporto della Dia, “chiede di parlare di persona con il senatore Idv Nello Formisano”, e poi “fa una riunione politica dove chiede ai suoi collaboratori di tenere fuori il figlio perché troppo esposto”. Una conferma che qualcosa di strano è accaduto viene dal cugino (omonimo) del senatore Idv Nello Formisano che dice questo al telefono: “Ha ricevuto un input e si è messo a posto”. Poi gli eventi precipitano. Il 31 luglio Mautone finalmente parla con il giovane Di Pietro. Commenta l’estensore del rapporto Dia che Mautone “.. scopre che “ha paura di parlare al telefono” e si domanda cosa stia succedendo”. L’1 agosto il senatore Formisano dice al cugino che “lo ha chiamato Antonio che gli ha espresso desiderio di parlare due minuti “da soli” con il senatore Formisano”. E un collaboratore di Mautone gli dice di aver saputo da due esponenti “della segreteria regionale del ministro che Di Pietro avrebbe detto che il figlio Cristiano sta sbagliando e si sarebbe troppo esposto”. Mautone vistosi scaricato da Di Pietro padre e trasferito ad altra sede del ministero a Roma, da quella molto più importante di provveditore alle opere pubbliche di Campania e Molise, il tutto senza un perché, parla allora a sua volta al telefono con la moglie. Che gli suggerisce di “tentare la carta del ricatto del figlio” perché “il potere che tieni qua a Napoli a Roma non lo puoi tenere”. Non si sa se questo ricatto abbia mai avuto luogo , le carte per ora non lo dicono. “Repubblica” la butta in caciara per coprire le evidenti fughe di notizie da ambienti giudiziari napoletani a favore del figlio di Di Pietro. Certo a l’uomo che quando va in tv da Santoro parla sempre della “moglie di Cesare” che deve essere esente da sospetti per non compromettere il marito funzionario pubblico, si potrebbe facilmente obiettare, maramaldeggiando, che “anche il figlio di Cesare dovrebbe esser esente da sospetti”. E che qualcuno dovrà prima o poi spiegare chi avvertì Cristiano di non parlare più con Mautone che nel frattempo era sotto intercettazione telefonica. Forse “Anno zero” dedicherà la prossima puntata a risolvere questo mistero?
  21. Dal link http://www.corriere.it/politica/nota/08_di...44f02aabc.shtml riporto: L’onda delle inchieste mette sulla difensiva l’intero centrosinistra Di Pietro difende i suoi anni da ministro e i veltroniani le scelte per Roma Colpisce vedere un Antonio Di Pietro sulla difensiva: costretto a spiegare quello che fece quando era ministro delle Infrastrutture; a rivendicare la rimozione del provveditore alle opere pubbliche di Campania e Molise, Mario Mautone, in rapporti ambigui col figlio, Cristiano Di Pietro; e a pronunciare un «buon lavoro ai magistrati! » a denti stretti. Il leader dell’Idv assicura di non avere nulla da temere. Ma poi adombra una manovra pilotata contro di lui. Fa presente che alcune intercettazioni telefoniche sono filtrate «proprio dopo il voto in Abruzzo» in cui il suo partito, pur sconfitto, è cresciuto molto; e dopo il suo annuncio che l’Idv lascerà le giunte in Campania. È il segno di un’inchiesta che suscita molte domande e per ora dà poche risposte. Ma da Napoli si allarga fino a lambire le persone e gli ambienti più impensati. Evoca comportamenti discutibili che danzano in una nuvola di ambiguità: vicende così opache da candidarsi a diventare ipotesi di reato. La schiuma delle indagini ieri ha raggiunto indirettamente il Campidoglio. La conferenza stampa di Marco Causi, ex assessore al Bilancio di Veltroni sindaco, ha cercato di dissolvere le ombre. Ma la conferenza in sé ha finito per sottolineare l’imbarazzo per i rapporti con l’azienda di servizi di Alfredo Romeo. È difficile, per ora, dire dove finisca l’aspetto dell’interesse personale o politico legittimo, e cominci qualcosa di diverso. La coincidenza con le polemiche sulla limitazione delle intercettazioni telefoniche, suggerisce cautela. Da settimane il governo Berlusconi preme per una riforma della giustizia, contrastata da magistrati e opposizione, ma anche da alleati come An e Lega. Il rischio che sulle indagini si inseriscano manovre strumentali da ogni parte, non si può escludere. Alcune rivelazioni appaiono funzionali alle richieste di chi chiede un giro di vite. Tuttavia, prevedere l’epilogo appare impossibile. Si può solo osservare una classe politica sotto scacco, col centrosinistra particolarmente esposto, dall’Abruzzo alla Campania, alla Toscana; e presto, a sentire i maligni, al Lazio. Non solo. Il rapporto fra il Pd veltroniano e l’Idv di Di Pietro viene messo alla prova proprio da queste inchieste. La tentazione di additare un complotto è tenuta a freno, ma rimane in agguato. Assecondarla significherebbe offrire il fianco alle ironie degli avversari. L’alternativa è accettare le proposte berlusconiane di riforma, che costringerebbero il centrosinistra a rimettere in discussione, prima che una politica, una cultura. Sono veleni destinati a fluire a lungo. Non rappresentano un buon viatico, alla vigilia di un anno già allarmante per l’economia. Eppure, fino a che non si troverà una soluzione, o almeno un compromesso, nessuno sarà in grado di fermare una deriva che tende a delegittimare tutti. Massimo Franco 24 dicembre 2008 ---------- Dal link http://notizie.alice.it/notizie/politica/2...o,17362742.html riporto: Idv/ Gasparri: Di Pietro e il figlio non se la caveranno "Hanno una strana concezione del dovere" Roma, 26 dic. (Apcom) - "Di Pietro dice che il figlio ha fatto il suo dovere? Forse ha ragione. Dai tempi dell'appartamento in piazza della Scala che Di Pietro padre ebbe in uso da un indagato, all'irregolare trasferimento del Di Pietro figlio poliziotto, i Di Pietro hanno una strana concezione del dovere" . Lo dichiara il presidente del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri. "Abbiamo letto di cosa si occupava Cristiano e sfidiamo Di Pietro ad un pubblico confronto sul tema: come ha fatto il babbo a sapere che erano intercettate le telefonate tra il pargolo e Mautone? Di Pietro non se la caverà", conclude Gasparri. ---------- Dal link http://notizie.alice.it/notizie/politica/2...e,17359739.html riporto: Campania/ Gasparri: Di Pietro e' un moralista alle vongole Chi lo avvisò di indagini? Questo è il vero reato Roma, 26 dic. (Apcom) - Antonio Di Pietro è "un moralista alle vongole". Lo sostiene il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, che chiama in causa il leader di Italia dei valori a proposito delle intercettazioni, disposte nell'ambito dell'inchiesta di Napoli su 'appaltopoli', che coinvolgono il figlio. "L'ingombrante figlio - afferma Gasparri - non è nuovo ad abusi". "Aspetto ancora risposta - dice l'esponente della maggioranza - ad una mia antica interrogazione con la quale anni fa chiesi al ministero dell'Interno come mai Cristiano Di Pietro, da poco arruolato in polizia, era stato avvicinato a casa, al commissariato di Vasto, scavalcando graduatorie e con palesi abusi. Di Pietro ordinò e il palazzo ubbidì. Poi dai trasferimenti abusivi il figlio di tanto padre, cresciuto tra Mercedes e soldi in scatola, è passato ad appalti e dintorni con il prode Mautone. Che dicono - chiede Gasparri - Travaglio e Guzzanti? E chi avvisò illegalmente Di Pietro delle indagini? Questo è il vero reato sul quale stiamo facendo verifiche. Di Pietro non potrà fuggire. Lo tratteremo in pubblico come merita. E' adatto al circo, non alla politica".
  22. Cgil smentita pure dall'Unità!!! http://www.unita.it/index.php?section=news...idNotizia=74563
  23. Possibile firma di un accordo strategico, tra gli Stati Uniti d'America e la Georgia. Eccovi il link ad un video: http://www.euronews.net/it/article/25/12/2...c-deal-with-us/
  24. Dal link http://www.tgfin.mediaset.it/tgfin/articol...olo437015.shtml riporto: 26/12/2008 Lotta evasione, boom di riscossioni Fisco: 2,3 mld, +46% rispetto al 2007 L'Agenzia delle Entrate diffonde dati confortanti sulla lotta all'evasione fiscale. Tra il 1° gennaio e il 30 novembre di quest'anno, le riscossioni da accertamento hanno raggiunto i 2,3 miliardi (+46% rispetto allo stesso periodo del 2007). Un anno fa nello stesso periodo (gennaio-novembre) gli incassi da accertamento erano stati pari a 1,6 miliardi, di cui 980 milioni da adesione, acquiescenza e conciliazione e circa 600 milioni da ruoli. I dati, come si legge in una nota dell'Agenzia, confermano un balzo in avanti degli introiti effettivamente incassati dallo stato attraverso l'applicazione degli istituti deflativi: adesione, acquiescenza e conciliazione giudiziale. Migliora cosi' il rapporto tra Fisco e contribuenti, che sempre piu' spesso decidono di definire la loro posizione, evitando il contenzioso con l'Agenzia delle Entrate. Nel dettaglio, nel periodo primo luglio - 30 novembre 2008, le somme complessivamente riscosse hanno superato la soglia degli 1,2 miliardi (+44% rispetto agli stessi mesi del 2007), di cui quasi 800 milioni da adesione, acquiescenza e conciliazione (+58%) e oltre 400 milioni da ruoli (+23%). Nel 2007, nello stesso arco di tempo, le riscossioni totali da accertamento si fermavano a 840 milioni, di cui circa 500 milioni da strumenti deflativi e 330 da ruoli. Un andamento che supera il trend gia' positivo registrato nel primo semestre 2008, quando le riscossioni complessive raggiungevano la cifra di 1,1 miliardi di euro, ben 345 milioni in piu' rispetto ai 755 milioni registrati nello stesso periodo del 2007. Piu' precisamente, delle somme riscosse da accertamento nei primi sei mesi del 2008, piu' di 700 milioni provengono da istituti deflativi, a fronte dei quasi 500 milioni registrati nello stesso periodo dello scorso anno (+49%), e oltre 400 milioni da ruoli, con un aumento di circa il 45% rispetto ai quasi 300 milioni del 2007. ---------- Ma non era solo la sinistra che conduceva la lotta all'evasione fiscale?!?!?!
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