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Athens

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  1. Putin deve ringraziare il suo santo protettore se riuscirà a sopravvivere (fisicamente) al disastro della campagna ucraina. Altro che "volere tutta l'Ucraina". Ciò detto, a Pechino possono scrivere bibbie e trattati sulla "necessità storica" di rimettere le mani su Taiwan, ma questo non sposterà di una virgola il fatto che Taiwan è un'isola, che la Cina al momento non possiede i mezzi materiali necessari per invaderla e conquistarla, e che per i cinesi l'unica maniera per perdere la faccia è provarci.
  2. 1. La valutazione se l'annessione di 150000 kmq di Ucraina sia da considerarsi una sconfitta oppure no è al momento prematura, ma alcune cose le possiamo dare per assodate. Sicuramente, aprire le ostilità dichiarando una serie di obiettivi la maggior parte dei quali oggi risultano definitivamente impossibili da raggiungere, è una sconfitta quasi totale. Le istituzioni ucraine non si sono dissolte come neve al sole nel giro di pochi giorni, come inizialmente al Cremlino si pensava. Le forze armate ucraine sono ancora in grado di confrontarsi con gli invasori ponendo loro gravissimi imbarazzi tattici e strategici. L'Occidente, dopo le iniziali incertezze europee subito rientrate dopo la prevedibile tirata d'orecchie proveniente da Washington, ha ormai fatto blocco unico e continuerà a fornire supporto politico e militare al governo ucraino. Al momento, Putin sembra aver raggiunto solo l'obiettivo politico strategico di togliere dal tavolo l'opzione dell'adesione ucraina alla NATO. Per il resto, lo status di Lugansk e Donetsk è ancora tutto da definire e il riconoscimento russo di queste due repubbliche autoproclamate è carta straccia. Poi, certo, se le ostilità cessassero con la stabilizzazione definitiva dell'occupazione russa del territorio ucraino lungo il mar d'Azov sino alla Crimea, Putin potrebbe spacciare questo risultato come una vittoria, ma se guardiamo al costo economico e alle conseguenze politiche di questa "vittoria", già mi immagino Pirro che si rigira nella tomba in preda alle risate. 2. Taiwan non c'entra niente con quello che succede in Ucraina. I cinesi sanno benissimo di non essere in grado di addentare quell'osso né oggi e nemmeno nel prevedibile futuro. 3. Non scherziamo e non confondiamo il prezzo politico della guerra con quello economico e sociale. L'Europa (intendo l'Unione Europea) pagherà economicamente un prezzo salato in termini di deficit energetico e di perdita del mercato russo per le sue esportazioni, e pagherà certamente un pesante prezzo politico a causa del consolidamento dei rapporti fra Russia e Cina e a causa della riaffermazione della subalternità europea ai diktat di Washington, ma il prezzo più alto lo stanno pagando e lo pagheranno in futuro gli ucraini con decine di migliaia di vittime e con devastazioni apocalittiche del territorio e dello stesso tessuto sociale.
  3. Per quel che vale, diverse fonti giornalistiche hanno riportato la notizia che Putin avrebbe manifestato l'intenzione (per alcuni) o il desiderio (per altri) di chiudere la questione ucraina entro il 9 maggio, anniversario della vittoria sovietica nella seconda guerra mondiale. https://www.avvenire.it/mondo/pagine/due-trappole-sulla-strada-della-parata-del-9-maggio Al momento la cosa non appare realizzabile dal punto di vista delle operazioni militari se l'intenzione fosse di arrivare a quella data avendo conquistato sul campo di battaglia una serie di vantaggi strategici tali da mettere i difensori ucraini in condizioni di chiedere la pace accettando le condizioni poste dai russi in stile 8 settembre. Al contrario, pur ammettendo un fisiologico deterioramento della resistenza ucraina a causa del logoramento dovuto alla difficoltà di sostituire in prima linea formazioni che stanno combattendo senza sosta da più di un mese, è prevedibile che il problema sia sentito anche da parte russa. Intanto, la tv ucraina continua a trasmettere, l'aviazione ucraina continua incredibilmente a esistere come forza combattente, la catena C3I continua a mantenere la necessaria situation awareness (con la "cortese e disinteressata" collaborazione occidentale), insomma, tutto pare tranne che gli ucraini siano sull'orlo del tracollo. D'altra parte, per i russi non sarà né semplice e né rapido far fare turn-over ai reparti impegnati al fronte, non sembrano esservi riserve numericamente e qualitativamente sufficienti per rinforzare le principali direttrici di attacco (che in questo caso sembrano essersi ridotte a due) e sferrare spallate strategicamente decisive. Tuttavia, resta il fatto che Putin non può assolutamente permettersi di perdere e Zelenskij, che in fin dei conti potrebbe pure concederselo dopo aver resistito molto più di quello che avremmo potuto immaginare, non ha nessunissima intenzione di cedere le armi. Purtroppo, a questo punto ritengo prevedibile una lunga e sanguinosissima prosecuzione delle ostilità a meno di qualche vero e proprio colpo di scena... o di Tokarev.
  4. Non l'hanno rivendicata, ma non l'hanno nemmeno smentita in maniera netta. https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2022/04/01/belgorod-rischio-che-le-fiamme-del-deposito-si-estendano-nessun-ferito_9cc192ee-0c8b-43fb-9b75-a4aae872d762.html Insomma... "NI". Peraltro, è molto strano che siano stati proprio i russi ad affermare che il presunto attacco sia stato portato da due Hind ucraini, ammettendo quindi implicitamente di fronte tutto il pianeta di non disporre di un credibile dispositivo di allarme aereo. Che fine hanno fatto i loro Mainstay o simili? Ulteriore figura da cioccolatai anche dal punto di vista mediatico. Mi viene in mente l'atterraggio dell'aereo da turismo sulla piazza Rossa...
  5. Così a naso, non mi stupirei affatto se qualcuno di loro sia "eroicamente morto sul campo" come Rommel...
  6. Secondo l'ANSA, lo stesso Putin avrebbe chiesto ai difensori di Mariupol di cessare i combattimenti. https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2022/03/29/ucraina-riprende-il-negoziato-a-istanbul_8b3ee8dd-2b34-40d7-9342-608323b7af6f.html Il che vuol dire che si combatte ancora. E se lo dice lo zio Vladimir, direi che c'è da crederci.
  7. Infatti, è proprio questo il rischio a cui mi riferivo parlando di capacità di utilizzare l'arma in maniera adeguata. Noi dovremmo presupporre che si vadano a mettere questi strumenti nelle mani di chi abbia un ragionevole addestramento al loro uso, ma non è detto che sia così.
  8. ...il che ci pone interessanti questioni riguardante il fatto che i missili Javelin siano cost-effective nello specifico contesto. Se su 1000 missili lanciati (ciascuno dei quali costa circa 150000 dollari) si distruggono 800 carri (dico cifre a caso) del valore di diverse milioni di dollari ciascuno, allora è ok. Ma se i carri distrutti sono molto pochi, forse è il caso di riconsiderare qualche conto. Al netto, ovviamente, della capacità degli operatori di utilizzare tali armi in maniera adeguata e del fatto che anche un costo economicamente spropositato rispetto a quello del materiale colpito può essere decisamente accettabile (come per esempio il caso dei B-52 usati in compiti CAS in Afghanistan) se è l'unico modo per raggiungere lo scopo previsto e/o per ridurre o annullare le proprie perdite umane.
  9. 1. la scena potrebbe essere vera ma potrebbe benissimo essere una finzione molto ben fatta. 2. è possibilissimo che, se la scena è vera, siano effettivamente stati gli ucraini a compiere quell'atto. 3. è altrettanto possibile che potrebbero essere stati i russi. 4. queste cose in guerra succedono sempre. 5. l'esortazione di Valerii Zaluzhnyi a "fidarsi solo delle fonti ufficiali" è la battuta del secolo. In Ucraina si fa propaganda, si disinforma e si strumentalizza esattamente come si fa in Russia, al netto del fatto che il governo ucraino non ha adottato la pesante linea di censura messa in atto in Russia (ma questo è un altro discorso). 6. la verità probabilmente non la sapremo mai.
  10. Lo Status Quo Ante è fuori discussione poiché corrisponderebbe al rientro di Donetsk e Luhansk sotto piena giurisdizione ucraina, mentre invece i russi le hanno già riconosciute come repubbliche indipendenti (il che formalmente e giuridicamente NON vuol dire che le abbiano annesse alla Federazione, anche se sappiamo tutti che avverrà col tempo) e questo costituirà il boccone amaro che l'Ucraina dovrà inghiottire, che le piaccia o no, insieme al definitivo accantonamento di tutti i sogni di rientrare in possesso della Crimea. Da parte loro, i russi dovranno rinunciare a tutte le residue pretese territoriali sul suolo ucraino, quindi niente Odessa - non se ne parla nemmeno - e niente ricongiungimento con la Transnistria. Alla fine, è ovvio che nelle trattative entrambe le parti debbano rinunciare a qualcosa. Il vero scoglio è politico, ovvero lo status dell'Ucraina rispetto a Russia e NATO. I russi vorrebbero una Ucraina neutrale o per meglio dire "neutralizzata" rispetto all'adesione alla NATO, e questo in fin dei conti si potrebbe anche ottenere. Ma a Mosca vorrebbero anche una Ucraina praticamente demilitarizzata, ovvero incapacitata a difendere la sua integrità territoriale. Una cosa che non sta né in cielo né in terra, perché in tal caso presupporrebbe necessariamente che vi fosse almeno un soggetto esterno che si impegni a "garantire" e a "tutelare" l'integrità ucraina da eventuali future minacce esterne (in parole povere, a "morire per Kiev") SENZA però che l'Ucraina entri nella sua sfera di influenza politica. Buonanotte. Una cosa del genere esiste solo su Topolino.
  11. Se fossero stati veramente questi i veri obiettivi russi, la pianificazione delle operazioni sarebbe stata ben diversa prevedendo una vera e propria diversione, tramite un numero sufficiente ma limitato di assetti, finalizzata a produrre la concentrazione dei difendenti su un determinato false flag per lasciare il più possibile sguarnito il fronte primario che l'attaccante investirà con la massa critica delle sue forze. Un esempio classico di diversione è l'attacco giapponese alle isole Curili prima di Midway, che non riuscì nell'intento di distrarre le portaerei da Midway solo perché gli americani ebbero modo di accertarsi preventivamente delle reali intenzioni nipponiche tramite intelligence e non cascarono nel tranello. Ma nelle azioni russe in Ucraina non si intravede alcuna traccia di tentativo di diversione: hanno attaccato con forze più o meno uniformemente spalmate su tutto il fronte, ma nettamente inadeguate sia dal punto di vista numerico sia da quello logistico, il che vuol dire che erano realmente convinti di risolvere la questione in pochi giorni. Su questo posso tranquillamente mettere la mano sul fuoco. Adesso, dichiarare che i veri obiettivi strategici fossero solo il Donbass e la Crimea è solo la componente propagandistica ad uso del popolino di una exit strategy che si svilupperà sul piano diplomatico, unica opzione oggettivamente rimasta a Putin per non perdere la faccia e salvare il salvabile. Esatto. Se così non fosse, Erdogan sarebbe già stato defenestrato da tempo e il fallito golpe del 2016 avrebbe avuto ben altro esito.
  12. Ormai credo che possiamo dare pacificamente per scontato il fatto che codesto soggetto - o chi per lui - credesse veramente di potersi pappare l'Ucraina in 48 ore, altrimenti la cosa non si spiega. Ha avuto tutto il tempo per preparare accuratamente l'invasione, ammassando indisturbato truppe e materiali nei luoghi e nelle quantità ritenute adeguate al disegno tattico preparato. Tutto andato letteralmente in frantumi dopo pochi giorni, alle prime difficoltà logistiche. Fallimento totale, organizzativo, di intelligence, di tutto tutto tutto Una roba che nessuno, presumo, avrebbe mai potuto immaginare. Ben gli sta. Peccato solo per le distruzioni immani e per tutto il sangue versato e che si continuerà ancora a versare. Dovrà pur risponderne, in qualche modo, prima o poi.
  13. Diciamo che l'Esercito in questi ultimi decenni ha puntato l'accento sulla capacità di combattere guerre asimmetriche, ove Lince, Centauro e Mangusta sono gli strumenti più adatti mentre gli MBT servono solo a fare coreografia ma continuano e continueranno ad avere un loro perché negli scenari classici da Desert Storm o da guerra fredda. Fondamentalmente il problema dell'E.I. in questo contesto è l'Ariete, una vera e propria tigre di carta, mentre il Dardo tutto sommato se la cava ancora. I futuri maggiori (forse) investimenti speriamo che siano indirizzati verso gli assetti di cui potremmo avere più bisogno nel medio termine, e a mio avviso più che al potenziamento della componente corazzata dell'E.I. io penserei ad aumentare la capacità di proteggere le nostre rotte sul Mediterraneo, che per noi è vitale e sta diventando un mare sempre più in ebollizione. Una seconda portaerei, quindi altri F-35 per la Marina e più sottomarini, se mi è permesso di sognare.
  14. Simpatico e un po' ottimistico , visto che il "più moderno e avanzato jet da combattimento mai sviluppato" non si chiama Lightning ma Raptor...
  15. Shoigu pare sia riapparso. Di Gerasimov invece non si hanno notizie recenti. E visto che si tratta delle due persone che con Putin detengono le chiavi dei missili nucleari, la cosa lascia abbastanza inquieti. https://www.ansa.it/sito/notizie/politica/2022/03/26/ucraina-riappare-shoigu-dopo-12-giorni-ha-avuto-un-infarto_67874baa-d148-45e3-98d9-dc164687b815.html
  16. Più che tentativo "di sbarco", mi sembra un modo per saggiare le difese costiere ucraine e mantenerne alta la tensione. Poca spesa, molta resa. Escluderei del tutto anche l'ipotesi del tentativo di infiltrazione, che ovviamente avverrebbe di notte e in modalità discrete e non così plateali come ce lo racconta l'articolo. Dato oggettivo e indiscutibile. Aggiungerei che oltre agli USA ad avvantaggiarsi nel medio/lungo periodo sarà la Cina, la quale sin da ora gongola al pensiero di una Russia che, comunque vada a finire la follia ucraina, si ritroverà in ogni caso con tutti i ponti tagliati nei confronti dell'Occidente e quindi cotta a puntino per cadere dritta nelle "amorevoli" braccia del Nuovo Celeste Impero insieme a tutte le sue risorse energetiche. Anzi, peggio andranno le cose per lo zio Vladimir e meglio sarà per i cinesi che si vedranno cadere fra le braccia un insperato regalo con forza contrattuale tendente a zero.
  17. Bel colpo. Una nave da sbarco affondata, due danneggiate, bisognerebbe capire quante altre unità dello stesso tipo sono effettivamente disponibili per la flotta russa del mar Nero, Se il loro numero fosse limitato, lo zio Vladimir e i suoi marescialli potrebbero virtualmente dire definitivamente addio già da ora a ogni ipotesi di sbarco dal mare a Odessa, visto che rinforzi dalla flotta del Baltico non ne potrebbero comunque arrivare a causa del fatto che la Turchia ha bloccato il transito dei Dardanelli a ogni nave militare. Le implicazioni di questa ipotesi sono interessanti: gli ucraini potrebbero liberare da Odessa le forze che sicuramente hanno posizionato a difesa della città e impiegarle diversamente.
  18. Certo, la mano sul fuoco non possiamo mettercela, soprattutto alla luce del fatto che il potenziale militare russo appare molto squilibrato a favore dell'arma atomica rispetto al dispositivo convenzionale. Questo vuol dire che esiste il rischio teorico che la capacità bellica convenzionale russa potrebbe deteriorarsi molto rapidamente in un ipotetico scenario di conflitto su larga scala, comportando quindi il pericolo che il vedersi con le spalle al muro gli faccia prendere seriamente in considerazione l'opzione nucleare. Nel caso ucraino, tuttavia, non siamo a questo punto: mentre per i combattenti ucraini, molti dei quali sono operativi sin dal primo giorno di guerra, il turn-over diventerà sempre più problematico col passare del tempo, credo che al momento i russi abbiamo ancora a disposizione una riserva di risorse umane e materiali tutto sommato sufficienti - anche se non infinite - per ripianare le perdite e continuare le operazioni. Inoltre, vista l'attuale specificità ucraina di un campo di battaglia particolarmente disperso e la conseguente mancanza di obiettivi tattici particolarmente paganti per l'arma nucleare russa, il suo prevedibile utilizzo potrebbe essere solo di tipo terroristico in stile Hiroshima. Una opzione politicamente insensata e del tutto inaccettabile.
  19. L'utilizzo offensivo delle armi atomiche è regolamentato da una dottrina ben precisa ed è una decisione prima di tutto politica; inoltre anche in Russia - esattamente come negli USA - non esiste alcuna possibilità che un singolo capo di Stato possa autorizzarne l'uso a sua totale discrezione. La chiave per accedere al "bottone rosso" è (almeno) doppia, e se anche Putin volesse compiere quella scelta dovrebbe comunque avere l'assenso di qualcun altro. E dubito che questo "qualcun altro" sia disposto a scatenare un inferno su scala planetaria solo per salvare le stimate terga allo zio Vladimir. Ritengo MOLTO più probabile che sarebbe lo zio Vladimir a fare una brutta e rapidissima fine. Infine, the last but not the least, la direzione costante in cui soffiano i venti in Ucraina è da ovest a est, il che vuol dire che il fall-out radioattivo se lo ritroverebbero nel giro di pochi giorni in casa proprio i russi. Insomma, l'ipotesi nucleare a me sembra solo accademica e sostanzialmente priva di realismo. Il che non vuol dire che dovremmo sottovalutare la possibilità di una escalation di altro tipo. Nel secolo scorso, due guerre mondiali cominciarono proprio così. Quindi nessuno ci autorizza a pensare che la virtuale impossibilità di una guerra nucleare comporti anche l'impossibilità di una guerra convenzionale su vasta scala.
  20. L'articolo in effetti era stato citato nel video, ma non sono andato a leggerlo. Grazie per averlo proposto, perché contiene alcune considerazioni di carattere generale che nella discussione non erano emerse: particolarmente interessante è secondo me la parte finale in cui si ipotizza una sorta di "fine della globalizzazione" e una ripartizione del pianeta in macroaree economiche poco o nulla comunicanti fra di loro. Pur non considerando eterno (tutto ha un inizio e ha anche una fine) l'attuale status macroeconomico del pianeta fondato essenzialmente sul capitalismo finanziario globalizzato (=il "mercato"), trovo difficile che il mondo possa dividersi in compartimenti stagni costituiti da modelli economici distinti e incompatibili come all'epoca dei due blocchi, quello comunista e quello capitalista. Alla fine anche i modelli economici, così come quelli politici, vanno inevitabilmente a competere fra loro e altrettanto inevitabilmente la competizione diventa uno scontro in cui prima o poi si arriva a un vincitore che sopravvive e a uno sconfitto che scompare, esattamente come è stato per il comunismo nel secolo scorso e per altri modelli economici in tempi ancor più remoti. Per tornare al conflitto Russia-Ucraina, le conseguenze delle prese di posizione delle due parti e dei loro sostenitori incidono per forza di cose anche su soggetti totalmente inattivi nella specifica questione. Basti pensare ai problemi di approvvigionamento di grano e cereali che si stanno avvertendo già da ora in Africa (alcuni paesi, come l'Egitto, importano grano per gran parte proprio da Russia e Ucraina). E se la locomotiva produttiva tedesca dovesse avere difficoltà a causa di una possibile carenza di gas e petrolio, verrebbero colpite anche tutte le ramificazioni internazionali dell'economia tedesca. Insomma, le conseguenze del conflitto in Ucraina paiono destinate a portare strascichi di lungo periodo non solo in politica ma anche nel contesto economico. Altra ottima ragione perché questo bagno di sangue si fermi quanto prima.
  21. Che non possa (più) vincere, ormai si è definitivamente capito. E' evidente che ha fatto il passo più lungo della gamba, sottostimando incredibilmente la difficoltà dell'impegno. Tuttavia, considerando la posta in gioco, appare altrettanto necessario osservare che non può nemmeno perdere, nel senso che non può permettersi di perdere, pena la sua rovina politica o peggio. Questa apparente contraddizione di termini, che personalmente avevo sottolineato già da diversi giorni, oggi viene confermata e valutata nelle sue possibili conseguenze, nel bene o nel male, anche da persone ben più qualificate del sottoscritto. Propongo a chi fosse interessato questa illuminante chiacchierata, sul canale dello youtuber Ivan Grieco, in cui il prof. Luciano Bozzo, professore di relazioni internazionali e studi strategici presso l'Università di Firenze, analizza in maniera molto lucida e pragmatica i diversi possibili futuri scenari e quale potrebbe ipoteticamente essere per la Russia (ma soprattutto per Putin) l'opportunità di uscire senza perdere la faccia dal rognosissimo calderone ucraino in cui si trova attualmente impantanata. https://www.youtube.com/watch?v=q-za8n6_5aE&t=4001s
  22. Questo è oggettivamente vero. L'Occidente - ove con questa espressione si intendono le grandi democrazie post-seconda guerra mondiale - ha senza dubbio nella sua storia una quantità industriale di scheletri nell'armadio. Le invasioni di Panama e Grenada da parte degli USA, l'attacco al regine di Gheddafi, le disinvolte connivenze con dittature spietate (Cile, Argentina, Grecia, per dirne solo qualcuna), per non parlare della famosa "esportazione di democrazia" in Iraq con tanto di "armi di distruzione di massa" sventolate all'ONU per giustificare la guerra a Saddam ma mai esistite. Tuttavia, il fatto che anche la Russia, per la prima volta dal termine della Guerra Fredda, abbia deciso di provare a "esportare la democrazia" (s'intende, quello che Putin intende per "democrazia") manu militari, potrebbe rappresentare l'occasione per un ripensamento almeno parziale del concetto di "io sò io e voi nun siete un c..." che l'Occidente ha sempre adottato come modus operandi dal momento in cui il crollo dell'URSS ha lasciato gli Stati Uniti come unica superpotenza mondiale. Adesso la ricreazione è finita. Come giustamente osservi, c'è una potenza nucleare che ha deciso di riprendersi il "cortile di casa". Glielo lasciamo fare? E se non vogliamo lasciarglielo fare, forse è il caso di cominciare a mettere in discussione comportamenti che rispetto a quello che un mese fa si è deciso di fare al Cremlino hanno come unica differenza il colore della bandiera, altrimenti la credibilità dell'Occidente rimane bassa.
  23. In effetti la possibile caduta di Mariupol potrebbe rappresentare un elemento molto significativo anche nella prospettiva di mettere - si spera definitivamente - la parola fine a questa strage spaventosa. Se guardiamo la cartina, appare ben chiara la strategia russa tesa a ottenere e consolidare la continuità territoriale dal Donbass alla Crimea: Melitopol (occupata), Cherson (occupata) e Mykolaiv (che pare resista ancora, ma non sappiamo per quanto) sono, insieme a Mariupol, obiettivi coerenti in questa ottica, e farne enormi cumuli di macerie non comporta particolari imbarazzi per chi persegue un fine che va ben oltre ogni considerazione di carattere umanitario. A questo punto, un negoziato fra le due parti potrebbe partire proprio dalla pragmatica constatazione che ai russi, ormai in tremenda difficoltà logistica, potrebbe convenire "accontentarsi" (finché sono in tempo...) di questo obiettivo, sventolandolo propagandisticamente come la storica vittoria del grande condottiero ecc. ecc. che ha riportato definitivamente il Donbass e la Crimea nell'alveo della Grande Madre Russia e bla e poi bla e poi ancora bla. Già mi immagino la parata celebrativa sulla piazza Rossa con bandiere al vento, medaglie luccicanti, pettoruti marescialli e lo zio Vladimir che fa la ruota come un pavone. Di contro, anche Zelenskij potrebbe altrettanto utilmente propinare agli ucraini la storica vittoria di Davide contro Golia che voleva fare un sol boccone dell'Ucraina ma che è stato fermato dall'eroica resistenza del popolo in armi che ha saputo ergersi a paladino della civiltà e della democrazia contro la barbarie e la violenza e bla e poi bla e poi ancora bla (una narrazione che in fin dei conti appare anche sufficientemente aderente alla realtà, al netto degli incredibili e tafazziani errori commessi dagli strateghi russi sin dalla pianificazione dell'invasione). Alla fine il senso del discorso è che una trattativa seria può essere condotta solo se entrambe le parti la ritengono conveniente, e in questo caso la convenienza sembra esserci. Putin prende il Donbass e mette in sicurezza la Crimea, mentre Zelenskij conserva il vitale sbocco al mare di Odessa e ciò che resta dell'Ucraina. Certo, a Putin piacerebbe molto prendersi anche Odessa e creare così una territorialità ininterrotta con la Transnistria, per poi magari coltivare il sogno di prendersi anche tutto il territorio ucraino a est del Dnepr. Certo, a Zelenskij piacerebbe molto (con l'indispensabile supporto occidentale...) fare di tutta l'Ucraina una Stalingrado in cui l'Armata Rossa si dissanguerebbe in una guerriglia infinita. Ma in ogni guerra esistono obiettivi raggiungibili e obiettivi irraggiungibili. Quando la Russia ha invaso in armi l'Ucraina, tutti abbiamo inizialmente avuto la netta sensazione che Putin non potesse perdere, non solo per la disparità di forze in campo ma anche perché una sconfitta avrebbe rappresentato per lui la sua fine politica. Adesso invece appare molto plausibile ipotizzare che Putin non può più vincere. E se non puoi vincere ma non puoi nemmeno perdere, forse la decisione più conveniente è fermarsi. C'è anche un altro fattore da tener presente: se Putin vince "veramente", dimostra al mondo che una nazione può impunemente attaccare militarmente un'altra nazione, con tanti saluti al diritto internazionale. Forse l'Occidente (voglio sperarlo) non ritiene di poterlo accettare a nessun costo.
  24. Come ogni arma, anche gli elicotteri d'attacco hanno una loro ben precisa dottrina d'impiego. In un territorio virtualmente piatto come quello ucraino, il loro utilizzo come artiglieria volante a supporto della fanteria e delle unità meccanizzate pone seri problemi di vulnerabilità anche nei confronti dei manpads. Sono gli stessi problemi che hanno i Su-25 e che avrebbero anche gli Apache e gli A-10 se fossero impiegati in quel tipo di contesto orografico. In un territorio diverso, come potrebbe per esempio essere quello italiano ove sarebbe facile nascondersi in volo stazionario dietro un qualsiasi rilievo lasciando in vista solo il mast per il tempo strettamente necessario al targeting del bersaglio, gli elicotteri d'attacco rappresentano invece un vero e proprio moltiplicatore di forze.
  25. Pace all'anima sua, allora.
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