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samurai

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  1. nell'ordine 1- P-51D Mustang, davvero la massima espressione di caccia a elica 2- Supermarine Spitfire, nella "classica" versione mk IX 3- il Macchi Mc 205, il più elegante caccia di tutti i tempi! 4- F4-U Corsair, il migliore tra i caccia imbarcati 5- P-47 Thunderbolt, brutto ma efficace!! 6- FW-190, il migliore tra i caccia tedeschi ad elica 7- Me-262, l'alba del futuro 8- P-38 Lightning 9- Fiat Cr-42, magnifico anche se irrimediabilmente obsoleto, per il coraggio dei suoi piloti 10- Me 109 11- Mitsubishi Zeke 12- Curtiss P-40, l'aereo delle mitiche Flying Tigers 13- He-162 14- Fiat G-55 15- P-61 Black Widow
  2. è un episodio degli anni 70, a quanto pare una corvetta della MMI ha abbattuto il Mirage F1 libico che aveva fatto un passaggio di mitragliamento
  3. con un Backfire ci vuole un intercettore ben posizionato con gli AMRAAM a guida attiva
  4. samurai

    F Recce Squadron

    da www.squadronef.it L’8 settembre 1943, all’atto dell’armistizio, un gruppo di paracadutisti del III e XI Battaglione Nembo in sosta a Soveria Mannelli (CZ), si raccolse attorno al Capitano Carlo Francesco Gay per continuare la guerra contro i tedeschi. L’obiettivo era quello di raggiungere la città di Roma ed organizzarne la difesa. Giunti a Castelfranco in Mescano (BN), i paracadutisti seguirono la pressante richiesta di protezione avanzata dalla popolazione locale e si fermarono nel paese fino al 20 settembre 1943, dopo essersi messi a disposizione della 1° Divisione Canadese. Trasferiti a Lucera (FG), ebbero presto modo di distinguersi in rischiose pattuglie dietro le linee nemiche nella zona di Campobasso, Boiano, Putrella ed Isernia. Il 9 dicembre 1943 si costituirono in reparto regolare con la denominazione di 1° Squadrone da ricognizione Folgore (F Recce Squadron) e, passati alle dirette dipendenze del XIII Corpo Britannico con base a Campobasso, assunsero compiti esplorativi ed informativi. L’organico dello Squadrone il 15/1/1944 risultava costituito da 116 uomini comprensivi di : 9 ufficiali di cui due non paracadutisti (i quali abbandoneranno dopo poco il reparto), 10 sottufficiali paracadutisti e 3 carristi , 94 tra graduati e militari. (Mentre il 15/3/44 le unità salgono a : 11 ufficiali , 15 sottufficiali e 117 uomini di truppa). Dopo un breve periodo di addestramento il reparto venne trasferito a Casoli, ai piedi della Maiella (5/1/44), dove effettuò una serie di pattuglie esplorative su Pizzoferrato, Gamberane, Monterotondo, Guardiagrelle, Palina, Caprifico. Il 20/3/1944, lo Squadrone F , trasferito a Sesto Campano, prese parte alla Battaglia di Cassino a copertura del fianco destro del XIII Corpo d’Armata occupando Roccasecca, Santo Padre, Arpino, Isola Liri, Veroli, Alatri ed Anagni. Dopo la liberazione di Roma (3/6/44) il reparto venne dislocato a Bagnaia (VT) e impiegato nel rastrellamento dei monti Cimini; proseguì poi verso il Trasimeno con presidio a Panicate ed effettuò puntate offensive ed esplorative nella Val di Chiana, Cortona, Tuoro. Trasferiti a Cartiglio Fiorentino, i paracadutisti occuparono di sorpresa Monte Corneto, Montecchi e Palazzo del Pero. A causa delle ingenti perdite subite l’unità fu rafforzata da un contingente di volontari provenienti da Roma (alcuni di questi molto giovani, cl. 1927) accompagnati dal Cap. Bonciani (1/8/44). Raggiunta la zona di Ponte a Ema, furono inviate in esplorazione delle pattuglie lungo l’Arno, fra le località di Rovezzano e Lastra a Signa, con puntate offensive su Settignano, Fiesole, Ontignano, Ugnano, Badia a Settimo. Lo Squadrone prese anche parte alla Battaglia di Firenze attraversando l’Arno in più punti e, con l’appoggio dei partigiani, occupò Le Cura (18/8/44); alcuni militari entrarono nella cittadina in tenuta borghese per dare la caccia ai franchi tiratori, mentre il resto del contingente militare, aiutato dalle “Bande locali” impedì la distruzione del ponte della “Vittoria” e del “Ponte a Signa”. A battaglia ultimata il Gen. Kirkman passò in rivista lo Squadrone elogiando l’attività dei parà e rievocando le loro gesta lungo la linea Hitler e Gustav fino alla Liberazione di Firenze. I paracadutisti credevano di avere qualche giorno di riposo dopo gli ultimi scontri, ma furono subito inviati con la 6° Div. Corr. Pugno di Ferro a Regello per poi occupare Pratomagno e la zona di Monte Pomponi, Caiano (dove cadono le M.O.v.m. Capanna e Boccherini) e La Consuma a protezione del fianco destro, arrivando in un secondo momento fino a Londa e sul passo del Muraglione, occupando Premilcuore (20/10/44)e inviando pattuglie su Rocca San Casciano, Monte San Marco, con lo scopo di creare una saldatura tra la 5° e l’8° Armata Alleate. L’inverno del 1944 bloccò l’avanzata Alleata e lo Squadrone F restò a Fiesole in sosta e per seguire due cicli di istruzione. Ai primi di gennaio 1945 lo Squadrone ricevette l’ordine di raggiungere Casola Val Senio per assestarsi lì e creare una saldatura tra 5° ed 8° Armata, dove solo 130 uomini furono posti a rimpiazzo dei precedenti 450 del Battaglione Indiano; sostituiti poi a loro volta da un Btg. del San Marco, rientrarono nella base di Fiesole e furono impiegati nella zona a Sud-Est di Bologna arrivando a soli 11 Km da Imola e inviando pattuglie lungo la Pianura Padana (10/03/45). Nel mese di febbraio 1945, come traspare dai racconti dei reduci e dalla relazione mensile di Gay allo SMRE, si sentirono forti la tensione e l’emotività fino a quel punto nascosta e si fece chiara e pesante l’idea che la guerra che si stava combattendo era fatta tra italiani. Il 7 febbraio, dopo uno scontro, restano sul terreno dei materiali: risulta subito evidente che lo Squadrone ha combattuto contro un nucleo di Bersaglieri alle dipendenze tedesche (il nucleo tentava di agire sul fianco dell’unità di paracadutisti). Nella stessa giornata il neo-nato Ministero della Guerra assegnò allo Squadrone il veneziano S.Ten. Livio Luzzato, militare che, a causa del cognome di origine ebraica era riuscito a farsi aggregare a questa unità. Il 12 febbraio 1945, dopo pochi giorni di militanza a fianco dei paracadutisti, L.Luzzato scomparve durante una pattuglia a Casola Valsenio. Solo dopo la guerra si venne a conoscenza che il suo aggregamento allo Squadrone era stato soltanto un alibi e il suo scopo era stato quello di riuscire a raccogliere maggiori informazioni possibili sulle truppe alleate (lo Squadrone F rappresentava, in quanto unità più vicina a quelle Alleate, una fonte di notizie certe) e portarle a Salò, dove si riunì alle unità della X Mas. Il 28 marzo 1945 il Gen. Mc Creery chiese al cap. Gay di scegliere 5 ufficiali e 100 paracadutisti per un’operazione di aviolancio a sud del Po, e, vista la pericolosità dell’intervento, stabilì che i partecipanti dovevano essere tutti volontari. Vennero scelti 140 elementi tra i più preparati dello squadrone: a questi si unirono 100 paracadutisti del Gruppo di Combattimento Nembo, comandati dall’allora Ten.Guerrino Ceiner. Dopo un breve periodo di addestramento a Gioia del Colle (BA), i volontari, riuniti a Castiglioncello, furono divisi in 24 pattuglie . L’operazione “Herring”n.1, questo il nome dato all’operazione di aviolancio a sud del Po, prevedeva il lancio dei paracadutisti oltre la Linea Gotica, nella zona compresa tra Modena, Ferrara e Mantova con il compito di minare le strade di grande traffico, distruggere centri logistici e attaccare i comandi e le postazioni Nazi-Fasciste creando panico nelle retrovie nemiche. Il 20 Aprile 1945 decollarono i primi aerei dalla base di Rosignano Solvay (Livorno); alle 23.00 tutti i paracadutisti erano in volo per le rispettive zone di impiego . Al momento del lancio tutti gli aerei furono fatti bersaglio da forte tiro di contraerea nemica al punto che due aerei furono costretti a rientrare. I paracadutisti, a causa delle difficoltà causate dalla controffensiva nemica, si ritrovarono a terra sparpagliati su una zona molto vasta, suddivisi in piccoli gruppi: attaccarono colonne tedesche in movimento, comandi e centri logistici creando panico e confusione. L’azione che doveva durare poche ore vide le pattuglie isolate dietro le linee tedesche per più giorni e si concluse il 23 aprile 1945,riuscendo ad aprire la strada all’avanzata alleata. Il lancio di Guerra rappresentò l’acme e nello stesso tempo la conclusione dell’epopea del Primo Squadrone da Ricognizione Folgore: il reparto venne infatti sciolto poco dopo il 25 giugno 1945, con una cerimonia nel Teatro Romano di Fiesole alla presenza del Gen. John Harding, che consegnò personalmente a ciascuno dei superstiti una lettera di stima . Il Gen. Harding concluse il suo messaggio con questo riconoscimento “Avete scritto una fulgida pagina di storia nella storia della liberazione del vostro paese, una pagina che verrà spesso riletta in avvenire. Ora finita la battaglia molti fra di noi stanno per tornare a casa. I soldati del 13° Corpo d’Armata non vi dimenticheranno. In nome di loro, nonché da parte mia vi saluto e vi formulo ogni augurio. Addio” OPERAZIONE “HERRING n.1" 20-23 aprile 1945 L’Operazione Herring n.1 fu ideata dal comando supremo Anglo-Americano alla vigila dello sfondamento della line gotica, quando si propose di ritardare la ritirata delle forze tedesche per indebolirle prima che queste varcassero il Po, dove avrebbero potuto assestarsi . Il secondo e non meno importante obiettivo era quello di facilitare l’avanzata delle forze Alleate rendendo sicure le maggiori arterie stradali e tentando di salvare alcuni ponti già minati dalle truppe tedesche. Per ottenere questi risultati era necessario l’utilizzo di truppe di paracadutisti da lanciare nelle retrovie del nemico per creare panico e confusione. Poiché gli Alleati non disponevano di queste forze sul territorio nazionale, furono scelte aliquote di paracadutisti italiani che , alle dipendenze del XIII° Corpo d’Armata Britannico , combattevano già come truppe di fanteria sia nel Reggimento “Nembo” del Gruppo di combattimento Folgore sia nello Squadrone F. Questi reparti appartenevano inizialmente alla divisione paracadutisti Nembo, che, dopo l’8 settembre 1943, si era trovata divisa su fronti opposti: una parte si era infatti schierata con le truppe Nazi-Fasciste, combattendo contro gli Alleati sul fronte alpino occidentale, ad Anzio e perfino in Russia mentre un’altra parte, più numerosa, si era posta alle dipendenze dei reggimenti Alleati e fu utilizzata dalle stesse con differenti mansioni. Dalle due formazioni sovracitate gli Inglesi scelsero due centurie comprensive di 226 paracadutisti di cui 117 dello Squadrone F e 109 della Centuria Nembo comandata dal Ten. Guerrino Ceiner. Gli uomini furono divisi in 26 pattuglie e ad ognuna fu assegnata una zona di lancio nel triangolo che aveva per vertici Mirandola (Modena), Ostiglia (Mantova) e Ferrara , con epicentro nel paese di Poggio Rusco (nella bassa pianura mantovana). Tutti i militari, prima di prendere parte all’Operazione Herring frequentarono un breve corso di paracadutismo a Gioia del Colle (Bari) e furono addestrati all’uso del paracadute inglese (non va dimenticato il fatto che questi paracadutisti non si lanciavano più da prima dell’8 settembre 1943 ); finito il corso a Bari frequentarono un corso per sabotatori tenuto da esperti dell’ISAS. A tutti i paracadutisti fu dato un idoneo armamento sia collettivo - un mitra Bren e due Stern per ogni squadra- che individuale - pistola beretta o revolver smith & wesson, mitra beretta con 400 colpi, bombe a mano esplosive incendiarie e illuminanti, pistola very lanciarazzi, pugnale “F.S”, esplosivo al plastico congegni a strappo e a precisione , micce , pinze , coltello a serramanico , capsule, scatola di nerofumo, siringhe di morfina, bussola, viveri e generi di conforto per due giorni e mappe della zona in scala 1:50.000. - Le mappe furono consegnate ai militari la notte stessa del lancio, in quanto fino a prima non sapevano dove sarebbero stati aviolanciati. Unico preavviso dato ai paracadutisti fu che avrebbero dovuto agire nelle retrovie del nemico per un periodo di 36 ore e successivamente mimetizzarsi in attesa delle truppe Alleate; gli fu anche notificato che nelle zone di lancio non esistevano formazioni partigiane, informazione che poi non si rivelerà veritiera. Il 19 aprile 1945 il comando inglese diede l’ordine di movimento: era iniziata l’Operazione Herring n.1. La notte successiva, dalle ore 21 a poco oltre la mezzanotte, i paracadutisti si lanciarono da un’altezza variabile tra i 300 ed i 1000 metri, ma i lanci furono in parte errati a causa della forte reazione della contraerea tedesca che costrinse i piloti a cambiare rotta o ad aumentare la velocità facendo finire i militari spesso fuori obiettivo e disseminandoli in piccoli gruppi di 2-4 uomini . Nel complesso i paracadutisti in tre giorni di aspri combattimenti portarono a temine la loro missione catturando 2000 nemici, attaccando colonne tedesche, minando 7 strade di grande traffico, distruggendo 77 linee telefoniche, salvando alcuni ponti utili agli alleati e comportando soprattutto grande panico nelle retrovie del nemico. Le perdite totali tra le pattuglie dello Squadrone F ammontarono a 14 feriti, 10 dispersi e 21 caduti , pari a circa 20% delle forze impiegate. Sui 20.000 paracadutisti addestrati fra Libia, Tarquinia e Viterbo soltanto una percentuale irrisoria partecipò a lanci di guerra: 80 unità furono impiegate a Cefalonia, 240 in Africa Settentrionale e Sicilia suddivise in pattuglie ed circa 50 con il ruolo di informatori S.I.M. (1,7 % circa del totale) . Contrapposti a questi dati vi sono 30.000 paracadutisti tedeschi, 48.000 americani e 16.000 britannici; 10.000 furono anche i russi lanciati contro i tedeschi con 1.800 polacchi, 1.200 francesi e i 400 tra belgi e olandesi del SAS. Le scuole italiane avevano addestrato 18.500 militari del Regio Esercito fra Libici, Folgore, Nembo e Ciclone, oltre a 600 arditi del X Rgt. , 600 Marò NP ed 850 aviatori. Dopo cinque anni di guerra ci fu l’occasione di partecipare all’unico lancio di guerra sul territorio metropolitano: l’Operazione Herring n.1 costituì in realtà l’operazione di aviolancio più importante realizzata dalle truppe italiane durante tutto il secondo conflitto mondiale. Dopo l’Operazione Herring n.1 i militari dovevano essere impiegati in un secondo aviolancio, con destinazione Trieste, ma l’operazione non si svolse e lo Squadrone F venne sciolto
  5. E' possibile che la RAF pensi di utilizzare l'EF-2000, probabilmente in una versione dedicata, per affiancare e infine sostituire i suoi Tornado IDS
  6. Aerei COIN "esotici" il COIN ideale: potente ed economico, il piper Enforcer, proposto a suo tempo all'USAF... è un P-51 a turboelica L' Ares ( Agile Responsive Effective Support )di Rutan è una sorta di A-10 "canard" in scala ridotta, proposto come COIN/CAS all'US Army Aviation. La posizione "asimmetrica di presa d'aria e cannone serve ad impedire che i fumi dell'arma finiscano nel motore. L'aereo ha ottime capacità STOL. Come tutti gli aerei di DicK Rutan fa ampio ricorso a materiali compositi.
  7. l'f-22 è dotato di stive per le armi, ma in situazioni nelle quali non sia necessario un profilo totalmente stealth o dove debba portare un carico bellico maggiore, è predisposto per piloni subalari esterni
  8. samurai

    Efa contro f 16 e f 35

    Il Typhoon è un caccia da superiorità aerea di una generazione successivo all'f-16, mi pare logico che le sue capacità siano superiori, così come un f-16 ha capacità superiori all'f-104
  9. nel bene e nel male, il futuro vedrà una crescita esponenziale nelle capacità e nei campi di applicazione dei velivoli senza pilota... già sono in progetto una sorta di "aeromodelli" che possono essere utilizzati direttamente dalle squadre di fanteria
  10. Certamente una componente subacquea up-to-date è la giusta contromisura per una task force aeronavale attaccante... falkland/malvinas docet io propenderei per gli U-212
  11. Uno dei Vulcan impegnati nelle missioni Black Buck dovrebbe essere nel museo della RAF a Hendon, vicino Londra: si tratta certo di un aereo impressionante e molto bello, con la sue enorme ed elegante ala a delta
  12. samurai

    F-14 ARIZONA HORROR

    Addio gattone.... ci mancherai veramente tanto...
  13. samurai

    Restyled Su-35

    bella livrea mimetica, da teatro desertico/montuoso, direi...
  14. In Afghanistan fuoco dagli elicotteri italiani Scritto da Fausto Biloslavo domenica 26 agosto 2007 Elicottero MangustaGli elicotteri d’attacco italiani in Afghanistan, dispiegati a Herat, non solo hanno partecipato ad una missione di guerra, come ha riportato l’altro giorno il Giornale, ma hanno utilizzato le armi di bordo per disperdere i talebani che minacciava una nostra pattuglia in ricognizione. Non è la prima volta, perché un paio di Mangusta sono intervenuti il 10 agosto per tirare fuori dai guai un reparto spagnolo e unità afghane finite in un’imboscata. Lo scontro a fuoco di tre giorni fa, durato fra i venti minuti e mezz’ora, è scoppiato nella stessa zona del precedente attacco agli italiani del 30 luglio. Una trentina di uomini del contingente di stanza a Herat in sette veicoli Lince, i nuovi mezzi di trasporto con maggiore blindatura, sono stati attaccati da circa 25 elementi ostili. I talebani, o banditi legati ai narcotrafficanti che fiancheggiano come mercenari la guerriglia, hanno aperto il fuoco con kalashnikov e lanciarazzi Rpg di fabbricazione russa. La località dove è avvenuto lo scontro a fuoco si chiama Daulat Abad, in una delle zone più ostiche sotto controllo italiano. L’area si trova nella provincia di Farah, quella più a sud del settore di competenza italiano e la minaccia riguarda la strada da Kandahar, ex capitale spirituale dei talebani, fino ad Herat. Tre giorni fa alle 18 e 30, ora locale, i militari italiani hanno subito risposto al fuoco e per fortuna nessuno è rimasto ferito. Con un’operazione coordinata dal generale degli alpini Fausto Macor, dal quartier generale ovest di Herat, si sono alzati in volo degli elicotteri Mangusta «a supporto delle operazioni di disimpegno» si leggeva nel comunicato ufficiale. In realtà i Mangusta hanno sparato, probabilmente con i cannoni rotanti da 20 millimetri, per disperdere i talebani. Da Herat si limitano a «non confermare né smentire» l’utilizzo delle armi di bordo. Il problema è che il ministro della Difesa, Arturo Parisi, ha ordinato di mantenere il più possibile segreti i dettagli delle operazioni dei cinque elicotteri d’attacco Mangusta dell’aviazione dell’esercito appartenenti al 5° reggimento Rigel e dispiegati ad Herat. Il motivo non è militare, ma politico. Il governo Prodi teme la reazione della sinistra radicale. In realtà gli elicotteri d’attacco avevano già aperto il fuoco il 10 agosto volando in soccorso a un reparto spagnolo, sotto comando italiano, nella provincia di Baghdis. Gli spagnoli erano finiti in un’imboscata dei talebani assieme a unità afghane che hanno perso sette uomini nello scontro. La battaglia è durata per oltre due ore ed i Mangusta hanno distrutto alcuni mezzi catturati dai talebani. Ieri tre soldati britannici sono stati uccisi da «fuoco amico» nella provincia di Helmand. I soldati inglesi stavano pattugliando alla zona infestata dai talebani di Kajaki. Due F 15 americani sono intervenuti e hanno sganciato almeno una bomba che ha centrato gli alleati. il Giornale, 26 ago 2007
  15. sai come si dice... che la mano destra non sappia cosa fa la sinistra... mica le industrie francesi potevano fare la figura di tenersi navi già pagate dal committente... nessuno avrebbe più presentato ordinazioni, visto che 2/3 del materiale bellico francese esportato andava e va a clienti a "rischio embargo"
  16. sì, ma la funzione "Cerca" non me le mostra!
  17. L’attacco dell'Aeronautica militare e della Marina degli Stati Uniti contro la Libia il 15 aprile 1986. L'incursione /bombardamento era la conclusione di un periodo di forti e reciproche tensioni tra Stati Uniti e Libia. Dopo anni di scaramucce occasionali e richieste territoriali nel Golfo della Sirte , un golfo d’acqua che si estende lontano in acque internazionali, ed anni di attacchi di terrorismo sostenuto dal governo Africano , Abu Nidal in specie fecero attacchi a Roma ed all’aeroporto di Vienna il 27 dicembre 1985, gli Stati Uniti decisero di rimandare il problema nella Primavera del 1986, mentre organizzavano un attacco militare per inviare una risposta al terrorismo internazionale. A marzo 1986, gli Stati Uniti, asserendo in 12 miglia (22 km)il limite delle acque territoriali riconosciute dalla comunità internazionale, spedì una forza aereonavale nella regione. La Libia rispose in maniera aggressiva il 24 di Marzo questo condusse alla distruzione di sistemi radar e unita’ navali per attacco missilistico. Meno di due settimane più tardi il 5 Aprile , una bomba esplose in una discoteca di Berlino Ovest, La Belle, uccidendo due membri delle Forze Armate americani ed una donna turca e ferendo 200 altri. Gli Stati Uniti chiesero la estradizione degli agenti Libici in Germania Est che furono coinvolti nell'attacco. Dopo molti giorni di discorsi diplomatici tra europei e partner arabi, il Presidente Ronald Reagan ordinò l’attacco sulla Libia il 14 aprile. Aerei F-111 del 48° C TW,della base RAF di Lakenheath e 20 C T W, della base RAF di Heyford, insieme ad A-6, A-7, e F/A-18 delle portaerei USS America, USS Coral Sea ed USS Saratoga colpirono cinque obiettivi alle 02:00 dell 15 aprile, nella speranza che la Libia smettesse di sostenere i terroristi. Agli Stati Uniti furono negati i diritti di sorvolare il proprio territorio da Francia e Spagna così come l'uso di basi continentali europee, costringendo a sorvolare la Francia ed lo Stretto di Gibilterra, aggiungendo 1,300 miglia (2,100 km) in ogni modo fu’ necessario il rifornimento in volo multiplo. L'attacco durò approssimativamente dieci minuti. Molti obiettivi furono colpiti e furono distrutti, ma anche luoghi civili e diplomatici a Tripoli furono colpiti, grossi danni all'ambasciata francese, quando un numero di bombe fallirono gli obiettivi intenzionali. Aerei USA e Basi Libiche Azizyah: 9 F-111 -36 GBU-10 2,000 lb –LGB, 1 F-111F si perse Murat Sidi Bilal: 3 F-111F 12 GBU-10 2,000 lb LGB Campo d'aviazione di Tripoli (. Base Aerea di Wheelus): 6 x F-111F 72 Mk 82 500 lb RDB 1 F- Jamahiriyah (Benghazi): 7 A-6E 84 Mk 82 500 lb RDB 6 A-6E Benina campo d'aviazione: 8 A-6E 72 Mk 20 500 lb CBU 24 Mk 82 500 lb RDB 6 A-6E Tripoli –Rete di difesa Aerea: 6 A-7E 6 A-7E Benghazi Rete Difesa Aerea: 6 F/A-18 6 F/A-20 danni Totale 45 aerei e 300 bombe 48 missili 35 bombe 1 Perduto 1 Disperso 8 abortiscono 227 colpi 48 missili homing Difese Aeree Libiche: Le difese Aeree Libiche avevano: * 4 Sistemi SA-5 Vega unità missili e contraeree per un totale di 24 lanciatori. * 86 SA-2 Volchov e Neva unità missili e contraeree con un totale di 276 lanciatori. Tripoli: * 7 SA-2 Volchov unità missili e contraeree con 6 lanciatori di missili per unità per un totale di 42 lanciatori. * 12 SA-3 Neva unità missili e contraeree con 4 lanciatori di missili per unità per un totale di 48 lanciatori. * 3 SA-6 Kub unità missili e contraeree con un totale di 48 lanciatori. * 1 SA-8 Osa-AK reggimento contraereo con 16 veicoli di lancio. * 2 Crotale II unità contraeree 60 blocchi di lancio Una ragazza 15enne che si disse essere la figlia adottata del leader Colonnello Gaddafi, Hanna fu uccisa e due dei suoi figli furono feriti. Si penso che Gaddafi stesso fosse stato l'obiettivo principale ma, se una bomba cadde sulla sua e le altre bombe distrussero la sua casa nella capitale, lui non fu colpito . In tutto , 15 borghesi morirono negli attacchi, insieme con un numero ignoto di personale militare. Due Capitani della USAAF —Fernando L. Ribas-Dominicci e Paul F. Lorence—furono uccisi quando il loro F-111 fu abbattuto sul Golfo della Sirte. Il 25 dicembre 1988, Gaddafi offrì di rilasciare il corpo di Lorence alla sua famiglia attraverso Papa Giovanni Paolo II . Sebbene il corpo di Ribas-Dominicci fu riportato nel 1989, si pensa che i resti di Lorence siano, ancora in mani di Libici. In 2001 Teodoro D. Karantsalis, un bibliotecario dell’Universita’ di Dade - Miami- chiese l'aiuto dell'ufficio del Membro del congresso Wally Herger per esortare la Libia a riportare i resti di Lorence alla sua famiglia ed amici. Karantsalis creò anche un website ed invitò i visitatori a firmare una petizione al Membro del congresso Lincoln Diaz-Balart per il ritorno in dei resti di Paul. Il 27 gennaio 2005, Karantsalis fece una denuncia federale sotto la Libertà di Informazioni Atto (FOIA) contro il Reparto di Difesa ed il Reparto dell'Aeronautica militare per sapere dovesono i resti del Capitano Paul Lorence . Karantsalis aveva sperato di localizzare i resti per il 20 anniversario della morte del .Capitano Paul Lorence La Ritorsione La . Libia rispose sparando,come ritorsione alcuni missili Scud alla stazioni di Guardia Costa degli Stati Uniti sull'isola italiana di Lampedusa che comunque non colpirono il bersaglio. A Beirut, Libano, due ostaggi britannici tenuti dall’Organizzazione di Abu Nidal, Alec Collett e Leigh Douglas insieme ad un americano Filippo Padfield furono uccisi per vendetta. Il giornalista John McCarthy fu rapito, e Paul Appleby un turista fu assassinato a Gerusalemme. Gaddafi ebbe una rivolta interna,. Anche se Gaddafi sembrasse avere lasciato la sfera pubblica per un tempo nel 1986/87, emerse più tardi continuando a finanziare spedizioni a gruppi di terroristi in specialmente all'Ira. Poi venne la bomba al Volo 103 il 21 dicembre 1988. Si penso’ inizialmente chel’ Iran fosse stato responsabile per il Lockerbie ma si scopri’ dopo che furono due Libici.- Molte nazioni condannarono l'attacco alla Libia, incluso tutti gli stati arabi, Francia, e l'Unione sovietica. Gli Stati Uniti ricevettero l’appoggio dal Regno Unito, Australia, Israele ed alcuni altri. La sua dottrina di dichiarare una "Guerra al Terrore" non fu ripetuta fino a 1998, quando il Presidente Clinton ordinò sattacchi su sei campi terroristi in Afghanistan. L'approvazione di Margaret Thatcher dell'uso delle basi della RAF condusse alla critica della Leader Inglese. La reazione europea complessivamente all’attacco degli USA alla Libia era estremamente negativo. Quasi ogni governo europeo si oppose all'attacco americano. Anche se l'Unione sovietica apparentemente cooperava con la Libia, annunciò esplicitamente, che non avrebbe offerto aiuto supplementare alla Libia oltre ai rifornimenti e vendita di armamenti. Non fece nessun tentativo di intimidire militarmente gli Stati Uniti, nonostante le operazioni americane ed in corso nel Golfo della Sirte e comunque era a conoscenza dell’attacco ,anche se’ non perdette l’occasione di fare delle dimostranze sul barbaro attacco.- Dopo l'incursione, Mosca annullò una visita progettata agli Stati Uniti dal ministro degli esteri Eduard Shevardnadze. -
  18. samurai

    la Battaglia di Dong Hoi

    Atti di valore incredibili erano comuni per i marinai in Vietnam.Anche se il loro importante contributo e’ stati oscurato da fatti politici che io non trattero’.Non e,’ e non sara’ una analisi politica sulla guerra del Vietnam ma un episodio di essa . Il 19 aprile 1972, durante un notevole attacco offensivo nel Vietnam Settentrionale, una forza di quattro navi degli Stati Uniti stavano navigando lungo la costa del Vietnam in un tardo pomeriggio di mercoledì. Erano l'USS Higbee DD806, USS Oklahoma City CG-5 (la nave ammiraglia della 7 Flotta), USS Sterett CG-31, ed il Thomas Lloyd DD 764. Loro furono attaccati da tre MiG nord vietnamiti e unita sottili missilistiche.- Due navi, la Oklahoma City , e lo Sterett avevano missili contraerei, mentre il Higbee ed il Thomas Lloyd erano armati con cannoni in torre da 127 mm. Tutte le navi erano in assetto da battaglia. Quello che e’ risultato inesplicabile era gli ordini di non tracciare la rotta sui MiG con i sistemi radar “Talos”, allo Sterett i radar del “Terrier”. I sistemi di inseguimento e tracciatura dei bersagli lo fa automaticamente e aggiorna il computer del controllo fuoco cento volte per secondo. Per ragioni ignote , a gli incrociatori missilistici non fu ordinato di far fuoco sugli aerei in avvicinamento, mentre ai due caccia diedero la liberta di tiro libero con cannoni. Gli uomini radar del l’Oklahoma City rispettarono gli ordini e chiusero l’inseguimento alla traccia aerea . Quando gli aerei furono visti , fu’ ordinato nuovamente l’inseguimento radar e il tracciamento. Ancora una volta, gli uomini radar rispettarono alla lettera l'ordine, anche se, usando le modalita’ manuale con le manopole, seguirono gli aerei anche senza i circuiti di inseguimento automatici. Quindi, con orrore, dovettero stare a guardare come uno di quei aerei , lasciò cadere una bomba da 250lb sul Higbee distruggendone a poppa una torre binata da 127 mm. Fortunatamente la torretta dei cannoni era vuota . Ai dodici addetti ai cannoni era stato ordinato di spegnere un incendio divampato sul ponte . Quattro uomini furono feriti, alcuni gravemente . Sullo Sterett, qualcuno ne aveva avuto abbastanza, e sparò due “ Terrier” che abbattè un MiG. E altri due contro uno Styx che una missilistica aveva lanciato nel frattempo.- La storia ufficiale non cambia , le quattro navi furono sorprese ma risposero bene. Nessuna storia di presunte cospirazione fu’ portata avanti . NOTE: Gli operatori radar tiro della Sterett avevano molte traccie di superfice al CBT. Ma avevano il sistema ESM che avrebbe comunque e sicuramente potuto intercettare le emissione dello Square Tie delle unita’ nemiche ,gli allarmi Treath in effetti identificati come un SS-N-2 russo, lo Styx Le unita’ Usa non lanciarono Shafts . All’epoca le unita’ USA avevano a bordo degli eccellenti intercettatori tipo: WLR-1 poi trasformati in WLR-1H(anni 80) Questa era la prima volta che una nave della Marina militare USA veniva attaccata con un missile guidato in una situazione di combattimento. Una cosa da notare è che, secondo fonti russe, l’unita’ nord vietnamita non aveva il P-15 o P-20 (la versione da esportazione del P-15). I russi ,in effetti , non fornirono i vietnamiti con missili anti-nave fino al 1974, due anni dopo la Battaglia di Dong Hoi. Noi si sa’ se i cinesi provvedessero con qualche loro versione ma non c'è nessuna certezza. Se lo avessero fatto doveva essere,comunque una delle prime versioni - la Marina militare cinese aveva solo la versione nazionale su licenza del P-15 (HY-2) nel 1975. Anche se il possesso del P-15 del nord vietnamita fu considerato "probabile" dagli Stati Uniti nel 1967,ma si ebbe la certezza solo nel 1972. Un punto chiave è l'ubicazione geografica di Dong Hoi. Questa è una baia con colline alte che formano un sfondo semi-circolare. Usando la MI (Illuminatore Missile)il radar che ha un raggio di stretto per ricerca di superficie gli avrebbe dati molte eco false. Questo sarebbe stato confuso ulteriormente da un'altra caratteristica chiamata Propagazione Anomala . Questo accade nei climi caldi-umidi dove un strato di aria particolarmente calda è intrappolato per formare un condotto sopra della superficie marittima. L'effetto è che il radar raccolgono obiettivi lontani e a maggior distanza, spesso oltre l’orizzonte del radar.La combinazione di questi 2 problemi , porta un gran numero di echi con una situazione radar alquanto caotica. Oltre al sistema ASMD(Allarmi antimissili integrata) di cui erano dotati dopo l’affondamento dell’ Eilat ,le tre minaccie solitamente impostate erano: T-1 (il SSN-2 Styx), T-2 (il SSC-1 Samlet) e T-3 (il SSN-3 Shaddock).I radar nella formazione erano l’a AN/SPQ-5 mod, AN/SPG 55, AN/SPG-55B(Guida Missili) con armi che vertivano sul Nuovo Terrier (SM-1)e Standard (SM-2),i computer tiro : Computer Mk 119 mod 0(analogico)-Unita’ ,per l’epoca moderne e ben armate .
  19. Intervista al Col. Gennadi Osipovich, il pilota di Su-15 Flagon che nel 1983 abbattè il 747 Korean Air che aveva sconfinato nello spazio aereo sovietico... la freddezza e il credo dell'ex-pilota danno i brividi... è ancora convinto della giustezza della decisione di assassinare passaggeri ed equipaggio civile. L'intervista è vecchia , ma credo piuttosto interessante Colonel Osipovich has no Regrets December 9, 1996 Ex-Soviet Pilot Still Insists KAL 007 Was Spying By MICHAEL R. GORDON, The New York Times) MOSCOW -- Gennadi Osipovich held up his thick hands to show how, 13 years ago, he maneuvered his SU-15 fighter to blast a Korean 747 airliner out of the sky. It was the morning of Sept. 1, 1983, and Lt. Col. Gennadi Osipovich's unit had scrambled from its secret base on Sakhalin Island to intercept an intruder. After trailing the unidentified plane for more than 60 miles, the Soviet pilot zoomed alongside to get a look for himself. "I was just next to him, on the same altitude, 150 meters to 200 meters away," he recalled in conversations with a reporter this weekend. From the flashing lights and the configuration of the windows, he recognized the aircraft as a civilian type of plane, he said. "I saw two rows of windows and knew that this was a Boeing," he said. "I knew this was a civilian plane. But for me this meant nothing. It is easy to turn a civilian type of plane into one for military use." Minutes later, he fired two air-to-air missiles, sending Korean Air Lines Flight 007 crashing into the sea, killing 269 people and causing what President Boris Yeltsin has called the greatest tragedy of the cold war. Thirteen years after the downing of KAL 007, debate still rages over whether the Soviet air force showed a reckless disregard for human life and why the Korean plane was so far off course. In his first interview with an American journalist, the retired pilot addressed some of the mysteries that still surround the incident, although the central question of why the plane -- en route from Anchorage, Alaska, to Seoul, South Korea -- was so far off course is still debated. A confirmed Communist who lives in the Caucasus region, Osipovich insists that the jetliner was on a spy mission and that there were no civilian passengers aboard. He even considers himself fortunate to have achieved a measure of celebrity by having destroyed Flight 007. One of his few complaints is that the Soviet authorities paid him a smaller bonus for shooting down the plane than he had hoped: 200 rubles minus a small fee for postage. The ground-based officer who first detected the plane on his radar scope received a 400-ruble bonus, he complained. "Those who did not take part in this operation received double their monthly pay," he said. "At that time, monthly pay was 230 rubles. So I expected to be paid at least 400 rubles." For years, experts have debated whether the Soviet pilot was aware he was downing a civilian plane or had mistaken the 747 for an RC-135 American military reconnaissance plane. But Osipovich says he knew he had no doubts that he was dealing with a civilian plane and not an RC-135. Viewed through the prism of the cold war, the pilot treated the plane, not as a lost commercial airliner, but as part of a nefarious mission against the Soviet homeland. Osipovich also revealed that in the pressure of the moment, he did not provide a full-description of the intruder to Soviet ground controllers. "I did not tell the ground that it was a Boeing-type plane," he recalled. "They did not ask me." He did, however, tell Soviet ground controllers that the plane had blinking lights on, which he says was an indication that it could be a transport plane. Born in Siberia, Osipovich did not start out to be pilot. Originally, he wanted to be a sailor but switched to aviation after he joined a local flying club. His brush with notoriety began when he was recalled from vacation in August 1983 and put on temporary duty. For several days, he lived in a small house at the end of the runway at the secret Sokol, or Falcon, base. On Sept. 1, his unit received an urgent order to take to the air. An unknown aircraft had passed over the Kamchatka peninsula and was heading toward Sakhalin. "For us, that is everything," he said, recalling the order. "It means that we just have to go up and kill someone." Osipovich was directed toward the intruder and intercepted the plane about 95 miles from Soviet airspace. He soon maneuvered behind the plane and from a distance of 13 kilometers, nearly 8 miles, soon had him in his sights. "It was huge," he said. "I saw everything, including the blinking lights on top and bottom." His first thought was that it was a Soviet transport plane being used to test the readiness of the air defense forces. "I thought it was some kind of inspection because never before had I seen foreign planes fly with those blinking lights," he said. While American intelligence planes commonly flew along the Soviet periphery, Western commercial airlines never came close to the heavily militarized Soviet region, flying their passenger routes hundreds of miles away. Disputing reports that he urged his superiors to be cautious, Osipovich said he was prepared to shoot the plane down as soon as it crossed the border and still regrets that he was not allowed to do so. "I asked the ground what to do," he said. "They got scared and told me to force him to land, and this was our big mistake." If the plane had crashed on Soviet territory, he said, the authorities would have recovered proof that it was on a spy mission. Zooming to his target, Osipovoich pulled his SU-15 jet alongside the lumbering 747 at an altitude of about 34,000 feet. The 747's double row of windows were visible, he said. But the Soviet pilot could not see inside the cockpit of the Korean plane or see passengers through the windows. Some experts believe that many of the shades over the windows would have been pulled down at that time of night. To try to force the plane down he fired his cannon three times, shooting off a total of 520 rounds. But the shells did not contain tracers and were not visible at night. He said the Korean pilots still should have seen the flashes from his gun and also noticed when the SU-15 flashed his lights. That, he said, was a signal to follow the Soviet interceptor to his base or risk destruction. "I would have landed him on our airfield, and I wanted it very much," he said. "Do you think I wanted to kill him? I would rather have shared a bottle with him." But he did not try to use his radio to call, saying that there was no time and that the intruder would not have understood Russian. "How can I talk with him?" he said. "You must know the language." Osipovich says he used a standard procedure to insure that he was not shooting down a Soviet transport plane. His SU-15 fighter sent out electronic signals that would have brought a response from a Soviet plane identifying it as friendly. Western commercial airplanes are not equipped to respond to Soviet military signals, and no "friendly" response was received. At that point, the Soviets' big problem was no longer establishing the identify of the intruder, but rather time, he said. The intruder plane would soon have passed over Sakhalin Island and re-entered international airspace. Worried that the intruder might get away, the Soviet pilot became concerned when it slowed down to 350 knots, causing Osipovich's jet to overshoot its quarry. Osipovich viewed the slowdown as an indication the Korean jet had seen him and was trying to evade his pursuer. Some experts believe that the Korean plane was simply beginning a planned ascent in accordance with its flight plan. But Osipovich insists that the 747 did not ascend or descend. In any event, he was ordered to shoot down the plane. Making a maneuver Russian pilots called the "snake," he descended and pulled behind the intruder. He fired two missiles. "Thank god, they hit," he recalled. When KAL 007 was shot down, it was only 20 to 25 seconds from reaching neutral territory, he said, which would have prevented the shootdown. For years, the pilot was precluded from talking to the press. He was made the navigator of a regiment and had another brush with danger when a engine failure force him to eject, hurting his back and making it difficult to fly. He left the military in 1986 with little fanfare. Now 52, with a thick shock of white hair, Osipovich, like many former military men, relies on a small pension, some $150 a month, he said. But with the government strapped for cash, he said he could not recall the last time he received his pension, and he depends on his small garden plot for food. Cucumbers are one of his staples. He is still treated with respect. At a recent seminar in Moscow at the left-leaning newspaper Trud, which organized Osipovich's trip to Moscow, the former pilot was toasted at a reception. Poor, and vilified in most of the Western world, he is proud of his fame, which still brings numerous interview requests. Downing a glass of vodka, he told a visitor, "I am a lucky guy."
  20. titolo: ALLARME ROSSO Titolo Originale: Crimson Tide Regia: Tony Scott Interpreti: Denzel Washington, Gene Hackman Durata: h 1.50 Nazionalità: USA 1994 Genere: guerra per certi versi il seguito di caccia a ottobre rosso. meno bello e fantasioso e un filo troppo "americanata", ma è ancora un film godibile rispetto a tanti altri del genere. Gene Hackman è davvero uno spettacolo, un po meno Denzel Washington, ma sono opinioni personali. Di certo mi ricordo che il Pelosi andò a Venezia e imbarco Washington per fare in modo che arrivasse al festival a bordo di un battello. trama: ribelli russi si impadroniscono di una base missilistica, assieme ad altri l'Alabama (un classe Ohio) è chiamato ad una azione preventiva ma la mancanza di ordini finali per una serie di avarie dovute al combattimento con un Akula trasformerà la navigazione in un duello personale tra il comandante e il suo secondo
  21. tutto può essere, però è strano che nessuno ne abbia mai parlato in 25 anni, e comunque non esiste alcuna evidenza fotografica
  22. ) noi perdemmo la guerra in ASI perchè il flusso dei rifornimenti era insufficiente rispetto alle necessità del teatro (traduzione: gli inglesi ne ricevevano molto di più). Il vantarsi che il "90% di molto poco" fu consegnato con successo in Libia, quasi come se bisognasse battere le mani, lo trovo fuori luogo. 2) il motivo principale della (1) è non tanto gli affondamenti (che pure hanno contribuito) ma la insufficiente capacità di ricezione dei porti libici: più di tanto non si poteva spedire, perchè non era possibile sbarcarlo. 3) il motivo principale della (2) è che (durante l'intero ventennio fascista, fino alla nostra entrata in guerra) le Alte Sfere non avevano mai ritenuto che fosse necessario e/o opportuno ingrandire tali porti. 4) il motivo principale della (3) è che la Regia Marina aveva escluso di potere, o dovere, rifornire la Libia una volta entrati in guerra, ritenendo la missione troppo pericolosa [#1]. Pertanto, inutile preoccuparsi. Sfortunatamente, Mussolini & S.M.G. si sono fidati del parere della R.M. [#1] Oltrechè, ma questa è una mia riflessione maligna e tendenziosa, dispersiva come risorse rispetto alla "vera" missione che si perseguiva, che ritengo fosse più del tipo: costruire tante belle corazzate con cui andare a caccia di altrettante belle corazzate nemiche in una bella replica dello Jutland.
  23. l'Atlantic conveyor è stato colpito e affondato da un exocet, gli argentini tentarono certamente ti colpire la Hermes, ma non c'è alcuna evidenza di un loro successo
  24. esperienza veramente unica, io ci ho volato in Nevada e posso dirti che è stato uno dei giorni più belli della mia vita....
  25. Cerca nelle librerie di libri usati o sulle bancarelle... con un pò di pazienza si dovrebbe trovare a meno
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