Vai al contenuto

Gian Vito

Collaboratori
  • Numero contenuti

    1.307
  • Iscritto il

  • Ultima visita

  • Giorni Vinti

    174

Risposte pubblicato da Gian Vito

  1. Un erede c’era: l'A-7M Reppu (Sam), arrivato però troppo tardi. Un solo esemplare operativo è stato consegnato negli ultimi giorni di guerra.

     

    Ma la stessa Mitsubishi e le altre ditte (Nakajima, Kawasaki e Kawanishi) hanno saputo progettare velivoli molto validi, visto che i precedenti Ki-43 Hayabusa e Ki-61 Hien hanno trovato degni successori nei J2M Raiden, Ki-44 Shoki, Ki-84 Hayate, Ki-100 Goshikisen, N1K Shiden e Shiden Kai, in grado di combattere ad armi pari con gli Hellcat e mettere in difficoltà qualunque altro caccia alleato, se ben pilotati naturalmente…Ma i piloti addestrati erano ormai rari.

     

    Sul finire del conflitto i duelli aerei sul Pacifico sono stati particolarmenti “accesi”, ma sono poco trattati dalla stampa aeronautica, che ha sempre riservato ampio spazio al solo fronte europeo.

    Una nota a margine: il carburante impiegato nei motori americani di fine guerra superava, e di molto, i 100 ottani, con punte di 130-150. Quello giapponese era scadente. Tutti i velivoli giapponesi di preda bellica, provati dagli americani, hanno dimostrato col carburante adatto prestazioni velocistiche notevoli. Un caso per tutti il confronto tra il Ki-84 Hayate ed i P-51 e P-47, coi secondi risultati più lenti di 5 e oltre 35 km/h a 6000 metri (687 km/h contro 682 e 650).

  2. Si. I dati rilevati dai satelliti DSP nella banda infrarossa, inviati a terra, consentono di determinare il tipo di combustibile impiegato e, tramite analisi spettrale, il tipo di missile. Possono naturalmente fare molto di più. Oltre a seguire il lancio dei missili balistici, anche intermedi, possono localizzare velivoli con postbruciatore, esplosioni nucleari (e convenzionali, purché notevoli), esplosione di depositi munizioni e cose simili.

  3. Sono due concetti completamente differenti. Se le difese reattive del Mitsubishi MCV derivano concettualmente dal Trophy, stiamo parlando di un sistema “convenzionale”. Prendiamo il termine in senso lato, stiamo parlando di dispositivi avanzatissimi. Lo stesso vale per il Thales Shark, il tedesco AAC, già descritto nell’articolo precedente sul BAe System SEP ed altri similari. I “campi elettromagnetici semisferici” credo vadano interpretati come “sistemi di rilevamento elettromagnetici semisferici”. Questi individuano il proiettile o il missile in arrivo e attivano la contromisura opportuna, un piccolo missile, un nugolo di proiettili a ventaglio, la proiezione di schegge a seguito di scoppio controllato e simili. Nel caso del sistema AAC, un foglio sagomato di esplosivo genera una onda d’urto a distanza molto ravvicinata, inferiore al metro. A generare ulteriore confusione, la dichiarazione ufficiale della ditta che definisce la contromisura “fascio di energia diretta”, interpretabile anche come “laser”. A dir poco, pubblicità ingannevole…

     

    Veniamo adesso alla “corazza reattiva elettrica o elettromagnetica”. Sarebbe formata da diverse piastre conduttive separate da un isolante o da spazio libero. Un generatore fornisce energia ad alto voltaggio, “caricando elettricamente” la corazza, che funzionerebbe come una batteria. Quando un proiettile inizia la penetrazione, chiude il circuito e l’insieme scarica una elevatissima energia sul proiettile, danneggiandolo, deviandolo o arrivando persino a vaporizzarlo. Gli esperimenti sono iniziati almeno 15 anni fa, non è operativa su alcun mezzo, è troppo pesante. Non è sicuro possa funzionare anche contro i penetratori ad energia cinetica e non è chiaro come si possa isolare adeguatamente l’equipaggio. Una variante prevede che l’impatto sulla piastra esterna, attivi elettricamente le altre piastre facendole muovere magneticamente, spezzando il penetratore o deviando il jet della carica cava.

     

    Nel 2010 è apparso un articolo che trattava di una evoluzione del concetto. L’energia accumulata verrebbe scaricata sulla piastra esterna, producendo un forte campo magnetico, presumibilmente dal raggio molto limitato, ma in grado di deviare i proiettili in arrivo prima dell’impatto. L’impulso durerebbe solo un attimo, e richiederebbe poca energia elettrica per la ricarica. Ma non è chiaro su quali principi fisici si basi per la neutralizzazione degli ordigni in arrivo. Potrebbe provocare la detonazione delle spolette prima dell’impatto ? Si, non di tutte. E per questo basterebbe un jammer. Potrebbe fermare un penetratore ad energia cinetica ? Non credo proprio.

     

    Ma allora cosa può fare un potente campo magnetico ? Avete presente i dragamine o l’equipaggiamento trainato dagli elicotteri RH-53 ? Provoca l’esplosione delle mine magnetiche.

  4. 2zgykbp.jpg

     

    2nvr02s.jpg

     

    All’esterno, in un cortile attrezzato, è possibile ammirare i celebri cannoni da 90/53, una postazione di cannone in casamatta ricostruita e due mezzi corazzati famosi, l’M-60 e l’M-113. I due carri sono accessibili, è possibile entrare dal portello posteriore del 113 e da quelli in torretta dell’M-60. L’interno è in ottime condizioni e permette di farsi una idea della vita all’interno degli angusti abitacoli dei veicoli.

     

    2n7fax3.jpg

     

    2ikxi69.jpg

     

    2ia8sap.jpg

     

    Notevole la scelta di libri in vendita sulle due guerre mondiali. Il museo è aperto tutti i giorni, da maggio a settembre, e nel week-end nel restante periodo dell’anno. In conclusione, una occasione da non perdere per tutti gli appassionati.

  5. Situato sulla strada che dalla cittadina di Jesolo Paese porta alle spiagge omonime, in via Roma Destra 131, è un piccolo gioiello per quanti amano la storia.

     

    All’ingresso sono presenti due cannoni anticarro “classici”, il 6 e il 17 libbre di fabbricazione inglese, in perfetto stato di conservazione. E, poco dopo, un elicottero AB-204 quasi completamente restaurato. E’ solo un assaggio di quel che attende i visitatori all’interno.

     

     

    2i7r2op.jpg

     

    r7osa1.jpg

     

    Al modico prezzo di 7 euro, si può ammirare una collezione di uniformi, civili e militari, di molti paesi ed epoche diverse, dalla Prima Guerra Mondiale in poi. Dozzine di divise, perfettamente conservate, oltre ad elmetti, mostrine, fotografie, calendari e tutto quanto possa conservare il ricordo di un periodo storico.

     

     

    2yjv5hu.jpg

     

    2duxvmb.jpg

     

    5dt0mb.jpg

     

    4gnpjm.jpg

     

    91i3iu.jpg

     

    L’armeria, situata in un salone più in basso, contiene una quantità impressionante di armi portatili, dalle baionette alle mitragliatrici di reparto, munizioni, granate, mortai, pezzi anticarro e persino sciabole di cavalleria.

     

     

    1499x8p.jpg

     

    2z3ul3k.jpg

     

    10egh1f.jpg

     

    2lnuxqv.jpg

     

    fn7go1.jpg

     

    Non mancano neppure i modellini, le divise “da parata”, le motociclette armate e molti pezzi “rari”…

     

    Continua...

  6. La ditta Rafael ha quasi terminato lo sviluppo di due varianti del Derby. La prima è l’I-Derby, che sostituisce il radar precedente con una unità più leggera e compatta che impiega la tecnologia Software Defined Radar (SDR), derivata dal missile Tamir del sistema Iron Dome. Il radar può ora essere riprogrammato con aggiornamenti software che permettono la gestione di nuove forme d’onda e tecniche di processazione dei segnali oltre alla variazione del duty cycle. Le ECCM sono migliorate. La spoletta di prossimità è stata sostituita con una più piccola a radiofrequenza incorporata nel blocco radar.

     

    La seconda variante è l’I-Derby ER con raggio d’azione esteso (100 km). Traendo profitto dal mezzo metro di spazio libero rimasto, mantenendo le dimensioni attuali, si è inserito un propulsore bistadio. Dopo la fase booster non subentrerà, però, il sostentatore: a seconda della distanza del bersaglio, seguirà una fase di pausa variabile. In prossimità dell’obbiettivo, il motore si riaccenderà (pulse kick) per energizzare il missile in fase terminale e garantire la massima manovrabilità, aumentando la zona “senza scampo”.

     

    Secondo la ditta il missile avrà l’80% delle capacità del Meteor ma costerà un terzo. E sarà superiore all’AIM-120C7 pur essendo più economico. Già provato sugli F-16C-52, F-5E, Kfir e Sea Harrier, è ai test sul Tejas LCA.

  7. Ecco una tra le tante spiegazioni:

    http://www.quora.com/Why-does-an-F-14-lose-control-when-it-flies-through-the-jet-wash-of-a-MiG-28

     

    Il tasso di incidenti con l’F-14 era alto rispetto a quello del successivo F-18 ma pur sempre di gran lunga inferiore a quello dei velivoli precedenti. Il Tomcat poteva tranquillamente entrare in dogfight, le prestazioni esuberanti della macchina raramente obbligavano i piloti a manovre “estreme”, tali da rischiare lo stallo del compressore. Tra l’altro il numero di incidenti è andato aumentando proprio in epoca recente, nonostante la sostituzione dei motori.

  8. Perchè il pod esterno ha anche un vantaggio: è molto più facilmente riconfigurabile in caso di cambiamento della minaccia.

     

    Non so cosa ci sia al posto dell'ELT-553. Forse nulla, come nel caso dell'assenza del serbatoio in coda. Potrebbe trattarsi di vani "liberi" predisposti, in fase progettuale, per accogliere dispositivi elettronici o, appunto, carburante. Servirebbe una ricerca specifica per confermarlo.

  9. Non credo che i Tornado IDS tedeschi abbiano un disturbatore interno. Nelle fotografie è sempre presente il pod Cerberus, ora nella variante IV:

     

    http://www.aereimilitari.org/forum/topic/16342-sistemi-di-autodifesa-elettronica-in-pod/

     

    e l'immancabile BOZ-101, presumibilmente già ammodernato come i similari italiani ed inglesi. Non posso escludere, però, che i Tornado ECR tedeschi abbiano una dotazione differente.

     

    A proposito dell'ELT-553:

     

    Negli anni '80, dopo un'estesa campagna di validazione condotta anche negli USA, viene integrato a bordo il Sistema di Autoprotezione Attiva ELT/553, sviluppato e prodotto da Elettronica, con un primo ammodernamento (ELT 553 MK2) in occasione della campagna Desert Storm del 1990.
    Per la sostituzione di entrambi i Sistemi di Autoprotezione (RWE ed ELT/553MK2) viene lanciata nel 2000 una ricerca di mercato, su base europea, che ELT si aggiudica proponendo un Sistema Integrato attivo/passivo di nuova generazione (AR-3/MK3i), la cui installazione sul velivolo è prevista nell'ambito del programma Full MLU. Tale aggiornamento permetterà di prolungare la vita operativa della piattaforma fino al 2025 e allo stesso tempo, avere prestazioni tali da garantire la sua operatività in scenari complessi, contro le minacce attuali e del prossimo futuro. (tratto dal sito della ditta Elettronica)

  10. Per le tecniche di guerra elettronica:

     

     

    http://www.aereimilitari.org/Approfondimenti/DocumentiTecnici/Attacco-elettronico.htm

     

     

    Devo aggiornarlo ma è ancora buono.

     

     

    L'ELT-553 è stato aggiornato almeno una volta (Mk-2). Non so se il sistema sia ancora operativo. I BOZ-102 sono stati aggiornati.

     

     

    Non ci avevo mai fatto caso ma, in effetti, non mi è mai giunta voce di lanciatori di esche interni sui Tornado IDS, presenti invece sugli ADV. Forse si è preferito puntare sulla "quantità", sia pure obbligando ad un pod esterno.

     

  11. Vero. Lo Shilka ha una portata utile non superiore ai 2500 metri e il sistema ottico è comunque meno preciso. Può essere stata una raffica “fortunata”, oppure il radar di puntamento era perfettamente efficiente. L’ELT-553 ha capacità di disturbo di sbarramento, Spot, Swept Spot ed RGPO. Forse il Tornado era troppo vicino e il radar era in “burn through” o il sistema non era attivato o il radar non era nel settore coperto dal sistema di disturbo (qualcuno sostiene che vi sia una sola antenna emittente in coda ma ci credo poco).

     

  12. No. I nostri Tornado disponevano di un sistema di disturbo interno ELT-553 della ditta Elettronica. E potevano fare a meno di pod esterni come il Cerberus o lo Sky Shadow. Montavano quindi due pod chaff/flare del tipo BOZ-102 sotto le ali.

     

    Il nostro Tornado sembra sia caduto vittima di un sistema ZSU-23/4 Shilka che dispone di alcune caratteristiche poco simpatiche, come il riaggancio automatico del bersaglio in caso di perdita del lock-on e il passaggio alla guida ottica in caso di disturbo del radar. E’ anche possibile che il radar di puntamento si sia trovato fuori dal cono di disturbo del Tornado. Quest’ultimo, al momento dell’abbattimento, si trovava nella fase finale di attacco, volando velocissimo, diritto e a bassissima quota: un buon bersaglio.

  13. Allora. Come ho scritto, stavo andando a memoria. Ho trovato questo link, ma non è dove ho letto la notizia. E' un po' lungo ma interessante. Non parla di F-14D perchè cita i motori TF-30, comunque:

     

    http://combatace.com/blog/5/entry-89-knight-syndrome-and-the-f-14-tomcat/

     

    Se cerchi bene nel testo trovi il passaggio sulla velocità di virata del Tomcat.

     

    Gillcrist credits this design with the F-14's ability to sustain turns very well, for example, during Don Evans and Dennis Romano's fly-off in 1973 against Irv Burrows where a lightly loaded F-14 entered a max performance turn at 350 knots, loaded 8.5g, and accelerated through the 360 degree turn to end at 400 knots (Gillcrist, 51) - this with the TF-30 engines!

     

    Io intanto proseguo la ricerca...

     

    http://theaviationist.com/2013/02/11/shah-tomcat/

     

    La prova è avvenuta durante il confronto con l’F-15 e, anche se reale, era un po’ “truccata”.

     

    Ricordo d’aver letto che un F-18 che provasse ad effettuare la stessa manovra resterebbe senza più energia…

     

×
×
  • Crea Nuovo...