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Rindhol

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  1. Rindhol

    Aces

    Si scusa ho messo uno zero di troppo...ma in ogni caso è un numero enorme, davvero hanno perso 10.000 aerei?? E i tedeschi invece?
  2. E' vero mi sono sbagliato...chiedo venia
  3. Rindhol

    Aces

    Cioè mi vorresti dire che l'URSS ha perso durante la guerra oltre 100.000 aerei???
  4. Oddio 32 milioni di morti no...non penso che l'URSS nella seconda guerra abbia perso un terzo del suoi abitanti! ( che all'epoca erano circa 110 milioni )
  5. Mamma mia che immagini disastrose...sono davvero tristi le foto del Kursk ridotto in quel modo... E' stato davvero un disastro, a prescindere dalla causa dell'incidente. Onore a quello stupendo sommergibile e al suo equipaggio, che in quanto ad eroismo, non ha nulla da invidiare a quello dell'altrettanto sfortunato K19.
  6. Salve a tutti. Avete visto quel che stà succedendo in Ossezia del Sud? La guerra, scoppiata diverse ore fà, sembra aver già fatto 1500 vittime tra i civili, 30 tra i militari georgiani e 20 tra quelli russi. Notizie smentite da Mosca parlano anche di 5 caccia russi abbattuti dalla contraerea georgiana. Sembra che il conflitto, se non contenuto a sufficienza, potrebbe allargarsi anche ad altre zone della Georgia, probabilmente l'Abkhazia e l'Ajaria, che già da tempo si sono dichiarate indipendenti e dove le tensioni etniche sono particolarmente elevate. Ecco delle cartine per chi volesse saperne di più: http://www.lib.utexas.edu/maps/commonwealt...orgia_rel99.jpg Ed ecco un paio di articoli che parlano di questa vicenda: Ossezia Sud, Russia: no a guerra con Georgia, bombe su Gori MOSCA (Reuters) - Il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha detto oggi che la Russia non ha intenzione di combattere una guerra aperta con la Georgia per la regione secessionista dell'Ossezia del Sud e ha accusato Tbilisi di aver innescato la spirale di violenze che sta sconvolgendo la regione. "La situazione continua a deteriorare ... I civili continuano a morire", ha detto Lavrov in una conferenza stampa via cavo con i giornalisti stranieri. Secondo il responsabile della diplomazia russa, il bilancio provvisorio è di 1.500 vittime ma continua a peggiorare. Per il Cremlino, citato dall'agenzia di stampa Tass, ci sarebbero anche 30mila profughi fuggiti dall'Ossezia in Russia. Lavrov ha aggiunto che tutti i paesi che riforniscono di armi la Georgia sono in parte responsabili per le violenze scoppiate nella regione. Alla domanda se la Russia sta cercando uno scontro frontale con la Georgia, Lavrov ha risposto: "No". Intanto il presidente russo Dmitry Medvedev ha definito la situazione che si è creata nella provincia separatista in seguito agli scontri come una "catastrofe umanitaria". "Coloro i quali sono responsabili per questa catastrofe umanitaria dovrebbero sopportare le conseguenze per quello che hanno fatto", ha detto Medvedev, secondo quanto riportato dalle agenzia di stampa russe. Nel secondo giorno di combattimenti, un alto generale dell'armata russa ha detto che i suoi soldati hanno cacciato le forze georgiane dalla capitale dell'Ossezia del Sud, mentre un testimone Reuters ha visto l'aviazione bombardare la cittadina georgiana di Gori, luogo natale dello storico dittatore sovietico Stalin, dove sono state uccise almeno due persone. "Unità tattiche hanno completamente liberato Tskhinvali dai militari georgiani e hanno cominciato a spingere le unità georgiane oltre la zona di responsabilità dei peacekeepers", ha detto il generale Vladimir Bldyrev, secondo quanto riportato dall'agenzia Itar-Tass. Un testimone Reuters ha detto di aver visto oggi degli aerei russi che sganciavano bombe su un palazzo civile di cinque piani a Gori, che si trova vicino al confine con l'Ossezia del Sud. Il testimone ha detto di aver visto due cadaveri e almeno tre feriti estratti dalle macerie e portati via dai soldati georgiani. ******* La risposta diplomatica internazionale non si fà attendere. ******* Ossezia del Sud/ Usa chiedono a Russia di cessare incursioni Washington, 9 ago. (Ap) - Gli Stati Uniti hanno chiesto alla Russia di cessare le incursioni aeree e missilistiche nella repubblica separatista dell'Ossezia del Sud e di ritirare le proprie forze terrestri dal territorio della Georgia. Il presidente statunitense George W. Bush ha discusso la questione con il premier russo Vladimir Putin a margine della cerimonia di inaugurazione dei Giochi di Pechino, secondo quanto reso noto dalla Casa Bianca, mentre il Segretario di Stato Condoleezza Rice ha chiesto a Mosca di rispettare la sovranità georgiana e di accettare una mediazione internazionale per mettere fine alla crisi. Le truppe di Tbilisi sono intervenute giovedì per "ristabilire l'ordine", proclamando la legge marziale e provocando la reazione della Russia; fonti locali parlano di centinaia di vittime fra la popolazione, mentre Mosca ha annunciato la morte di 15 militari del contingente di pace presente nella repubblica separatista. L'Ossezia meridionale, provincia georgiana a maggioranza russa, è di fatto indipendente da oltre un decennio (così come l'Abkhazia): il suo governo non è tuttavia riconosciuto ufficialmente dalla Russia; il presidente georgiano Mikhail Saakashvili ha da parte sua più volte affermato di voler ristabilire l'autorità di Tbilisi sulla regione, dove è dispiegata una forza di interposizione formata da truppe russe, georgiane ed ossete. ******* Ed ecco una notizia dell'ultima ora: Tbilisi, 9 Agosto Si allarga il conflitto tra Georgia e Russia. All'alba i caccia di Mosca hanno bombardato la capitale georgiana Tbilisi. Il Parlamento e altri edifici governativi sono stati evacuati. I bombardamenti russi hanno distrutto le infrastrutture di Poti, il piu' grande porto della Georgia sul Mar Nero. Lo ha riferito il ministero degli Esteri di Tbilisi. Il presidente georgiano Mikhail Saakashvili ha riferito che finora i georgiani uccisi sono 30, ma il leader dei separatisti dell'Ossezia del sud, Eduard Kokoity, ha affermato che dall'inizio dell'offensiva di Tbilisi i morti in totale "sono piu' di 1.400". ******* Voi che cosa ne pensate? E possibile che i già precari rapporti Usa-Russia possano deteriorarsi ancora di più? Attendo vostre risposte!
  7. Rindhol

    Corea del Nord

    Come pensi che possa tornarti utile il confrontarti solo con gente che la pensa come te? E soprattutto, perchè quello che sostieni tu deve essere un dogma? Ti risulta che senza libertà non si possa vivere? E allora i cinesi come fanno? Indubbiamente non vivono bene, ma di sicuro ciò è solo in minima parte una coseguenza dell'assenza di libertà. Se bisogna escludere dal dialogo gente che la pensa diversamente, allora si finisce per vedere le cose solo come conviene e piace a noi stessi. E questo è il modo di fare degli ottusi, tipo di persona che tu non sei.
  8. Rindhol

    Corea del Nord

    Ho letto tutto quello che era stato messo sotto forma di link da Intruder. Questa è l'idea che mi son fatto della Corea del Nord: In pratica, la Corea del Nord ha le basi per essere un buon paese...ma come quasi tutti i regimi comunisti del passato, ha commesso principalmente un grave errore. Purtroppo, nell'URSS, in Romania, Polonia, Ungheria, ed infine, come ho avuto modo di scoprire ora, anche nella Corea del Nord, non hanno capito, detto in maniera simbolica, che il comunismo non è solo martello: è falce e martello. Tutti questi regimi hanno sviluppato un'industria pesante ottima, lasciando però il settore agricolo indietro, a livelli ridicoli. Per questo motivo, la Corea del Nord dispone di metropolitane ottime, case ben costruite, servizi gratuiti di ogni tipo, industria ben avviata...ma ha una cronica carenza di grano, carne e generi alimentari di ogni tipo...e ciò porta spesso a periodiche e catastrofiche carestie. In più ( questo l'ho trovato su altre pagine del web ) il settore militare è davvero troppo vasto e si sprecano troppi soldi per tenere in piedi un esercito di un milione di persone che è completamente mobilitato, per una possibile guerra, da 50 anni... Inoltre, la Corea del Nord ha a disposizione un popolo abbastanza determinato, dico abbastanza perche da alcune parti c'è scritto che amano davvero il loro leader, mentre da altre parti c'è scritto che se ne sbarazzerebbero volentieri. Ha anche un industria pesante ben sviluppata ed un sistema di trasporti ottimo. In quanto alle abitazioni della gente, sò che sono monotematiche e piccole, ma abbastanza confortevoli. Di fatto, il grande problema risulta essere non tanto i diritti umani calpestati, poiche la libertà non è essenziale per vivere decentemente ( ecco che ora mi spellano vivo ), ma più che altro la cronica mancanza di cibo e il settore agricolo completamente subordinato a quello militare, che consuma buona parte dei soldi dello stato. E ciò porta il paese alla attuale disastrosa situazione. In linea di massima, secondo voi, se la Corea del Nord riuscisse a reindirizzare i soldi del settore militare a quello agricolo, pensate che le cose potrebbero in qualche modo migliorare? Come pensate che andrà a finire questa storia? Secondo voi ci sarà mai una svolta democratica della nazione?
  9. Ormai non vale più la pena però di essere comunisti, perchè ho capito che il comunismo ( come il capitalismo ) ha i suoi molti difetti...

  10. Rindhol

    Corea del Nord

    Il fatto è che due volte sono intervenuto seriamente su questo forum, e tutte e due le volte mi hanno dato dell'ignorante o del finto tonto, quando invece chiedevo proprio di sapere più cose riguardo vari argomenti. Sono giovane, e mi interesso di politica da poco più di un anno. Per questo non conosco molte cose che ad alcuni utenti adulti sembra quasi un crimine non sapere Non che non mi fidi, ma appunto perchè voglio informarmi bene, volevo più fonti possibile. Ti ringrazio appunto dei link
  11. Rindhol

    Corea del Nord

    Ma io dico no...secondo te...una persona può aprire un topic su una cosa che già conosce? Ti faccio un semplice esempio... Apro un topic sul governo italiano: Io: Scusate, sapete chi c'è al governo attualmente in Italia? Utente del forum: Attualmente c'è Silvio Berlusconi. Io: Già lo sapevo, grazie. Ma che cosa stà facendo di preciso? Utente del forum: Stà proponendo molte leggi che riguardano gli immigrati e l'immigrazione. Io: Già lo sapevo, grazie. ...ti sembra questa la normalità? Chiedere cose che già si conoscono? Inoltre, devi scegliere tra due cose: O mi chiami amico, o mi chiami ignorante. Temo che le due cose entrino leggermente in conflitto tra di loro. Forse sei tu che vuoi essere ignorante sul perchè aprire un topic... O forse ti và solo di litigare, chiamando una persona che nemmeno conosci ignorante per due volte di seguito, in quel caso lascia perdere ed evita di postare su questo topic, ai miei occhi gli attaccabrighe sono quelle persone che non hanno niente da fare nella vita, e allora si sfogano sui forum contro gente che nemmeno conoscono. Sei uno di questi individui? La mia era solo una domanda su un argomento che, come ho già detto, non conosco, quindi il tuo affermare che sono ignorante in materia è ovvio come che di giorno c'è il sole. Ripeto per la terza volta, ed uso anche il grassetto e la dimensione 2 del carattere, forse cosi è più chiaro: Non conosco l'argomento, per questo motivo ho aperto il topic in questione. Guarda, è anche chiaro che non conosco l'argomento: Visto? Ecco finalmente un'altra persona civile. Mi puoi segnalare quale era il topic in questione? Grazie.
  12. Rindhol

    Corea del Nord

    Come mai dici cosi? Conosci qualcuno che non vuole capire? Quindi Pyongyang non gode nemmeno del consenso del popolo, almeno in linea di massima. Ma ci sono dei segni di apertura da parte della Corea del Nord al resto del mondo, oppure pare che vogliano rimanere ancora un paese isolato?
  13. Rindhol

    Corea del Nord

    In linea di massima, quindi, è un regime che spende troppi soldi in armamenti "dimenticando" settori come l'agricoltura?
  14. Rindhol

    Corea del Nord

    Ciao a tutti! E' da un pò di tempo che mi informo sui fatti riguardanti la Guerra Fredda. Tra i vari argomenti interessanti, come la Guerra del Vietnam, l'Invasione dell'Afghanistan e la Crisi dei Missili di Cuba, in particolare, mi interessa molto la Corea del Nord ed in generale la storia della divisione della Corea in Nord e Sud. Ho saputo che questi due paesi sono enormemente diversi. In particolare, riguardo alla Corea del Nord, ho sentito voci di ogni tipo. C'è chi la osanna come paese proletario per eccellenza, c'è chi la vede come una gigantesca prigione. Chiedendo a chi è ben informato dell'argomento trattato, cosa ne pensate di questo paese? In particolare: 1- Come vive ( e parlo del tenore medio di vita ) la popolazione? 2- E' davvero cosi tremendo come paese? 3- Che tipo di governante è Kim Il Sung? In più, vorrei sottoporvi questo testo. Corea del Nord Pyongyang, Ottobre 1980 L'aereo che due volte la settimana porta i rari viaggiatori da Pechino a Pyongyang è una macchina del tempo. Uno lascia la Cina di oggi e in un'ora e tre quarti si trova catapultato nel 1984. La Corea del Nord è l'incubo della società totalitaria di Orwell fatto realtà. Qui i bambini non vanno semplicemente a scuola: ci marciano; la gente non lavora: lotta per la produzione. Le biblioteche hanno migliaia e migliaia di volumi, ma sono scritti tutti dalla stessa persona, tutto è pulito, organizzato, previsto. Tutti sono disciplinati, obbedienti e felici. Questo non è semplicemente un Paese. E stato ufficialmente dichiarato "il paradiso", e Kim Il Sung, il presidente, non è semplicemente il suo capo da più di 35 anni, è dio perché lui sa tutto quello che c'è bisogno di sapere, ha trovato le risposte alle domande che i filosofi si sono posti da secoli, e persino gli uccelli cinguettano le sue lodi. Così almeno viene detto al visitatore ed è scritto quasi ogni giorno sui giornali. Non fosse per i giardini pieni di fiori e le acacie sulle colline rigogliose e lungo il fiume, Pyongyang potrebbe apparire una città irreale, artificiale: una sorta di palcoscenico allestito per un film di fantascienza: ricca, coloratissima, ultramoderna, ma inquietantemente vuota. Le strade son larghe, ma con pochissime macchine. Le piazze son vastissime, ma senza gente. Tutto è leziosamente rifinito e curato: i parchi, i campi da gioco, i laghetti, ma nessuno sembra poterseli godere. Monumenti di marmo s'innalzano al cielo assieme a enormi edifici di vetro e cemento, e gioiose fontane zampillano inosservate con variopinti fiotti d'acqua. Ai crocevia i poliziotti in uniforme dirigono, silenziosamente, il traffico che non esiste. Ogni cento metri, nell'ombra di una porta, un agente in borghese scruta attraverso gli occhiali scuri le file perfette di case vuote. La giornata nordcoreana è divisa in tre turni. Dietro i loro portoni chiusi le fabbriche non cessano mai di funzionare. Ogni cittadino lavora otto ore; per tre ore studia. Non c'è molto tempo libero per andare in giro e le sole persone che si vedono, nel buio, son quelle che ritornano dalle lezioni politiche e aspettano mute, in fila, alla fermata degli autobus, oppure gli studenti che finiscono la scuola anche a sera inoltrata. Nessuno ride, nessuno parla col vicino, ognuno sembra "guardare con fiducia nel futuro". E a ragione: il passato è già stato per molti versi un enorme successo. Alla fine della guerra, nel 1953, il Paese era in rovina e Pyongyang non aveva che tre case ancora in piedi dopo essere stata per anni un campo di battaglia sul quale gli eserciti del sud e del nord, quello americano e quello dei "volontari" cinesi si erano reciprocamente massacrati. Oggi la città sembra più una metropoli scandinava che asiatica: gli uomini vestiti di scuro all'occidentale, con camicia bianca, cravatta e scarpe di cuoio sempre lustre; i bambini in uniformi rosse e azzurre; le donne in gonne variopinte come se fossero sempre nel costume nazionale assegnato loro per un qualche festeggiamento. Non ci sono segni di povertà. E difficile ottenere dati statistici in un Paese in cui tutto è espresso in percentuali e dove i funzionari si offendono se si chiedono loro dati specifici, ma il progresso è ovvio, lo si vede. Alte ciminiere vomitano colonne di fumo alla periferia della capitale, e i villaggi che si riescono a scorgere dalla macchina che corre senza potersi fermare appaiono ordinati e prosperi. Dalla culla alla bara il nordcoreano è nelle mani e sotto gli occhi dello Stato provvido. L'assistenza medica è gratuita, la scuola è obbligatoria fino a 17 anni. Nessuno paga le tasse. Gli appartamenti degli operai sono piccoli, ma comodi e confortevoli. Gli affitti (da 5 a 10 won su salari medi di 90 won: un won vale circa 1200 lire) sono bassi. "Niente al mondo ci fa invidia", cantano i bambini; e il fatto che la gente crede davvero di vivere "in paradiso" è il più grosso successo del regime. Il processo di persuasione comincia nei pulitissimi, meccanizzati, efficienti asili dove già a tre anni i bambini imparano a inchinarsi davanti all'immagine di Kim, a imparare a memoria le storie delle sue gesta gloriose, ad amarlo. "Quanti figli ha il presidente Kim Il Sung?" ho chiesto varie volte. E la risposta standard è stata: "Siamo tutti suoi figli". Per quasi trent'anni i nordcoreani sono vissuti come in una cella d'isolamento, completamente tagliati fuori dal resto del mondo di cui non sanno assolutamente nulla. Le radio che si vedono in ogni casa sono enormi, ma non hanno le onde corte. I giornali sono solo quelli in cui il nome del "Capo Supremo" è menzionato almeno cinquanta volte al giorno. Il risultato è semplice: la gente è davvero convinta che, per esempio, il muro di 240 chilometri che corre lungo la zona smilitarizzata fra nord e sud sia stato costruito dai terribili americani per impedire ai sudcoreani di andare a vivere nello splendido nord, che Seoul è una città di miseria e corrotta dalla "prostituzione e dal turismo", che le condizioni di vita nel resto del mondo sono spaventose e che i popoli del globo non aspirano solo a studiare e a imparare le lezioni del "Capo Supremo", Kim Il Sung. Una rivista nordcoreana pubblica, nel suo ultimo numero, la foto di un vetturino di Vienna intento a leggere a cassetta un libro del presidente davanti al Teatro dell'Opera. A Vienna, come si sa, questa è una scena quotidiana. Ma che importa? Lui è dappertutto. Il suo ritratto è nelle strade, nelle case, negli autobus, nei parchi, nei treni, ed è il solo in tutto il Paese a non portare il distintivo con la propria immagine. Ventidue milioni di coreani lo hanno sul petto, in alto a sinistra, dove sta il cuore. I distintivi variano di colore, di forma e di misura. Variano a seconda della posizione che il portatore ha nella società, variano a seconda del grado di fiducia che il "glorioso " capo ha in lui. A differenza di quanto accadde ai tempi della Rivoluzione culturale in Cina, i distintivi non sono in vendita, né vengono distribuiti gratuitamente. Qui vengono conferiti. Bisogna meritarseli e gli stranieri in cerca di ricordi si sforzano inutilmente di portarsene via uno. Ciò che viene invece distribuito liberamente sono i sei volumi delle opere di Kim Il Sung e i tre volumi della sua bibliografia, e il problema di tutti i visitatori è come disfarsi del fardello senza buttarlo nei cestini della spazzatura: un atto, questo, per cui si rischia l'immediata espulsione (un ingegnere svizzero l'anno scorso fu cacciato solo perché sorpreso a pulirsi le scarpe con un giornale in cui immancabilmente c'era la foto di Kim Il Sung). Lo Stato ha un controllo totale sulla popolazione ed è in grado di mobilitarla al minimo cenno. Ogni volta che una delegazione amica arriva a Pyongyang l'aeroporto si riempie di una folla che urla entusiasta, mentre un intero quartiere della città, cui è stato appunto ordinato di andare a inscenare la sua "spontanea manifestazione di benvenuto", si svuota. Due anni fa, quando un'eccezionale ondata di maltempo minacciava di distruggere gran parte del raccolto, tutto il Paese venne mobilitato nel giro di poche ore e mandato in campagna: il raccolto fu salvato. Nel Paese non esiste opposizione. Sebbene ogni tanto qualcuno scompaia dal proprio posto di lavoro e sparisca nel nulla, sebbene gli stessi funzionari del governo ammettano l'esistenza di prigioni per i "nemici di classe", non ci sono visibili segni di dissenso, specie a livello delle masse. Intrappolato fra il lavoro e le attività politiche, con pochissimo tempo da dedicare a una normale vita familiare, costantemente sotto il controllo di colleghi, vicini e poliziotti, il cittadino nordcoreano non ha alcun margine di libertà. Viaggiare all'interno del Paese gli è proibito, a meno che non ne abbia speciali ragioni. Permessi ufficiali sono necessari per ogni movimento fuori del tracciato casa-luogo di lavoro, e un continuo sistema di controlli tiene la gente sotto la costante vigilanza delle autorità. Pyongyang è l'unica città asiatica a non avere biciclette: anche questa un'astuta precauzione contro i potenziali pericoli della troppa mobilità individuale. L'intera Pyongyang è un monumento dedicato alla grandezza del Presidente, e ogni costruzione è a sua volta una prova del suo amore per il popolo. Stazioni ferroviarie e palazzi pubblici, sproporzionati, prodotti di un'ossessiva megalomania, sono le cattedrali della vera religione di questo Paese, che non è il socialismo, una parola usata sempre più raramente, ma il kimilsunghismo. "Il grande, il rispettato presidente Kim Il Sung sorvegliò personalmente la costruzione e venne trecento volte a dare il suo consiglio", spiega il direttore della gigantesca, lussuosa metropolitana di Pyongyang, dove ogni stazione è dedicata a un episodio della sua vita. Nessuno sembra ricordarsi che centinaia d'ingegneri cinesi furono mandati da Mao a costruirla, ma nessuno ricorda neppure che fu l'Armata Rossa sovietica a mettere Kim Il Sung al potere, alla fine della seconda guerra mondiale, dopo che lui si era preso il nome col quale oggi lo conosciamo, ma che allora era quello di un mitico guerriero ammirato da tutti e morto da tempo. "Il grande, generoso capo volle questo edificio per il benessere del popolo", ci dice come in trance la ragazza che guida il visitatore attraverso il mirabolante, magnifico Centro della salute, un immenso insieme di piscine, di sale per massaggi, saune, saloni di bellezza, palestre dagli impiantiti di marmo e le pareti di mosaico, con dottori e infermiere a disposizione di masse di cui non si vede mai traccia. Certamente mai usata è la gigantesca Maternità: 13 piani di cemento, granito e marmo, costruita - simbolicamente? - in nove mesi, equipaggiata con i più moderni strumenti e fornita di televisori a circuito chiuso per permettere a padri e parenti di parlare alle puerpere senza dover aver con loro un contatto fisico. Il teatro Masudè, un'altra mastodontica struttura di pietra, vetro e specchi attorno a una raffinata platea che ha posto solo per poche centinaia di persone, è una sequela di stanze dai soffitti altissimi, coperte da ovattate, attutenti moquette dai colori pastello. Scale che si avvolgono su se stesse, illuminate da lampadari fluorescenti, si alzano su bisbiglianti fontane dai colori cangianti, mentre sulle pareti altre luci creano il trompe l 'oeil d'immense cascate d'acqua, e milioni di goccioline d'olio scendono lentamente, sorprendenti, lungo un'invisibile struttura di fili di plastica. Acqua. Acqua vera nelle decine di fontane della città, falsa nei trucchi elettronici della luce, dipinta sulle pareti, riprodotta nei mosaici e nei tappeti, l'acqua sembra essere l'inconscio simbolo ossessivo di questo regime e del suo inspiegabile desiderio di purezza. Una grande fontana con centinaia di getti d'acqua che formano un monumento liquido multicolore sorprende il visitatore anche nel grande salone dei ricevimenti del palazzo del governo. Fuori, nel cortile, i soldati in alta uniforme marciano al passo dell'oca; dentro dozzine di guardie del corpo, attendenti e segretari in abiti neri e occhiali scuri, tutti col loro distintivo del "Capo Supremo" al petto. Gli ospiti devono aspettare la comparsa di Kim per almeno mezz'ora; il tempo è scandito da due immensi orologi con figure in oro di soldati e operai che girano in tondo. Poi, lentamente, mentre tutti gli uomini del presidente volgono i loro occhi al suolo in un profondo inchino, lui appare: maestoso, nella sua giacca accollata e scura, incede per la larga scalinata coperta dal più rosso dei tappeti. La ciste che ha sul dietro del collo è più grossa di un pugno, ma non pare che intralci i suoi movimenti. Da anni quella ciste continua a crescere, però nessuno ha osato operargliela. Anche se pare improbabile che si tratti di un tumore maligno, quella ciste è ormai al centro d'infinite voci e speculazioni. Con la conclusione del VI congresso del partito, il futuro della Corea del Nord è, almeno sulla carta, tracciato. Kim Il Sung ha nominato il proprio successore. "Chi è quel giovane vicino al presidente?" ho chiesto un paio di volte visitando i quartieri operai, in ognuno dei quali c'era, incorniciata, un'immagine a colori del presidente con accanto suo figlio. "È il glorioso Centro", mi son sentito rispondere. Il suo nome non viene mai fatto, ma anni di una sottile e martellante propaganda hanno preparato le basi per la via coreana al socialismo: il socialismo ereditario. "Saremo fedeli al grande capo di generazione in generazione", dice una canzone che si sente a Pyongyang. La costruzione della capitale, come simbolo megalomaniaco del rinascimento coreano, contraltare alla corrotta società dei consumi stabilitasi a sud del 380 parallelo, nel frattempo continua, come dovesse diventare l'utopica civitas solis dell'umanità del futuro. Giorno e notte, senza interruzione, enormi gru e squadre di operai tirano su un altro piano del già gigantesco Centro della cultura mentre poco distante, al suono di una banda militare, migliaia di soldati scavano le fondamenta della nuova pista da pattinaggio sul ghiaccio. Un caso di follia collettiva? Può darsi. "Questo è l'unico Paese socialista in cui anche i gabinetti funzionano", diceva un membro di una delegazione in visita ufficiale, usando uno degli splendidi orinatoi del teatro Masudè, dove le cellule fotoelettriche fanno scorrere l'acqua all'avvicinarsi dell'utente. I ricevimenti nella scintillante sala dei banchetti nella residenza di Kim Il Sung, illuminata da decine di candelabri di cristallo, finiscono sempre con grandi piatti colmi di frutta coreana servita da impassibili camerieri in giacca bianca e, anche loro, col distintivo al petto. Il mio vicino, un comunista europeo [1], guardando l'enorme, lucida pera che mi veniva offerta ha commentato: "Questo Paese è come queste pere: cresce, cresce, come se da qualche parte non gli funzionasse una ghiandola ". Cosa ne pensate? E davvero cosi che si vive nella Corea del Nord? Attendo vostre risposte!
  15. Rindhol

    Eccesso di OT

    ... La cosa è diversa. Io cerco sempre di difende il diritto delle persone ad avere delle proprie opinioni. Ripeto: non difendo le ideologie totalitarie, ma la gente ( tutta la gente ) che vuole avere delle idee proprie senza essere aggredita. E direi che non è proprio la stessa cosa.
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