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La fanteria russa moderna, capitolo 2


Rommel

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Protezione balistica

 

Dopo aver affrontato gli aspetti organizzativi della fanteria, si entra nel settore più tecnico. Va fatto però un piccolo focus su un aspetto fondamentale per poter affrontare il tema: il GOST.

Il GOST R è un insieme di standard tecnici internazionali mantenuti dal Consiglio euro-asiatico per la standardizzazione, la metrologia e la certificazione (EASC), un'organizzazione regionale di standardizzazione che opera sotto l'egida della Comunità degli Stati Indipendenti (CSI). Nel caso specifico, la “R” indica l’uso interno allo Stato russo di tali standard, applicabili quindi solo in questo determinato Paese. In poche parole, comprende le normative di tutto il mondo tecnico della progettazione su larga scala, esattamente come l’ISO europea. Tra questi quindi sono ovviamente presenti le specifiche militari inerenti ai materiali a uso bellico e al grado di protezione balistica.

Nello specifico, possiamo quindi riassumere gli standard GOST 50744-95, lo standard della Federazione Russa per i giubbotti antiproiettile:

Classe 1/BR1: 5 colpi a 5 m di distanza di 9x18 Makarov con nucleo in acciaio, 7,62x38 MMR con nucleo in piombo.

Classe 2/BR2: 5 colpi a 5 m di distanza di 5,45x18 con nucleo in acciaio, 7,62x25 Tokarev con nucleo in acciaio, 12 mm a pallettoni con nucleo in piombo, 9x21.

Classe 3/BR3: 3 colpi a 10 m di distanza di 5.45×39 mm con nucleo in acciaio, 7.62×39 mm con nucleo in acciaio, 9x19 parabellum.

Classe 4/BR4: 3 colpi a 10 m di distanza di 5.45×39 mm con nucleo in acciaio temprato, 7,62x39 mm con nucleo in acciaio temprato.

Classe 5/BR5: 3 colpi a 10 m di distanza di 7.62×54R mm con nucleo in acciaio temprato.

Classe 6/BR6: 3 colpi a 50 m di distanza di12,7x108 mm incediari perforanti.


I Body Armour

Si può dire che storicamente, i russi hanno una lunga tradizione di giubotti inizialmente antischegge, e successivamente antiproiettile. Tale adozione si può datare in concomitanza con la guerra in Afghanistan del 1979-1989. Va premesso inoltre che l'uso che viene tuttora fatto della fanteria russa, richiede un livello di protezione superiore a quello della fanteria occidentale, pur sacrificando un po' di mobilità. Inoltre è di consuetudine il trasporto dei soldati sopra i carri armati, con funzione di field taxi. Così facendo, si tende a risparmiare molto in termini logistici ed economici nell'impiego dei blindati da trasporto truppe, ma soprattutto il vantaggio sta nella grandissima situation awareness rispetto alla direzione della minaccia e alla direzione di evacquazione. Tutto ciò però espone matematicamente l'equipaggio "imbarcato" a innumerevoli rischi e a un tasso di perdite immediate più elevato.

Essendo presenti una numerosa varietà di body armour, anche specifici, per ogni forza armata, limiterò la presentazione a quelli usati solamente dalla fanteria regolare.


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Il capostipite è il 6B2 sovietico usato appunto in Afghanistan dal 1979 fino al 1985. Di fatto usato come antischegge, era composto da un’imbottitura monopezzo da 1.25mm di titanio e 30 strati di fibre aramidiche, sufficienti ad assorbire schegge shrapnel e frammenti di proiettile. Il peso si attestava attorno ai 4,8 Kg. Le fodere furono realizzate in Nylon e Cotone, prodotte in tinta unita kaki.

Fu sviluppata successivamente la versione 3T, la cui capacità di protezione erano simili al 6B2, ma con una piastra frontale copiata dal successore 6B3. Questo rendeva il giubbotto molto pesante e sbilanciato ma la maggiore protezione era molto utile a chiunque operasse a diretto contatto con il nemico. Il 6B2 di base non poteva contenere nulla a parte i proiettili di pistola diretti, che all'epoca non erano così comuni nei normali scontri a fuoco.


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Il giubbotto 6B3 fu sviluppato a causa dell’evidente scarsa protezione del 6B2 contro le armi automatiche e della limitatezza del mero antischegge. Sviluppato insieme al 6B4 e realizzato per proteggere l'operatore dai proiettili AKM. Internamente, oltre alle piastre che spiegherò in seguito, furono inseriti inserti SVMT per ridurre la possibilità che si verifichi la penetrazione del proiettile. Due erano le taglie disponibili, di cui la prima si adattava a 12 piastre per lato e la seconda invece per 14 piastre per lato. Fu posto rimedio alla scomodità di un gibernaggio esterno sopra il voluminoso giubbotto, inserendo 4 tasche per caricatori AK da 5,45 mm, 4 tasche per granate RDG-5, una custodia santeriore per riporre un kit di pronto soccorso AI-1 e una custodia sul retro per riporre il plash-palatka, un poncho antipioggia con funzione di telo tenda. Esternamente aveva la stessa costruzione del 6b2, ma con l’aggiunta di un pattern Olive drab e VSR. Nel corso della sua adozione, fu soggetto a revisioni e sostituzioni della componente balistica, maturando diverse versioni.

variante S: del 1983, dotata di piastre in semplice acciaio.

variante T: del 1983, dotata di piastre in titanio da 1,25 mm come il 6B2.

variante TM: del 1984, con piastre in titanio portate a 6,5 mm

variante TM-01: del 1985, la più diffusa, con piastre in titanio come la TM sul frontale e piastra della versione T sul retro. Rispetto alle altre versioni, limitava il peso complessivo pur detenendo una discreta protezione.

Variante 19: una rivisitazione in chiave post-sovietica del 6B3, adattandolo agli standard delle piastre di nuova concezione e con imbottiture di ventilazione interna. Tale modifica fu eseguita su richiesta di paesi terzi in cui era necessario un aggiornamento degli ex arsenali.


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Con la Prima Guerra Cecena emersero tutti i limiti di una vecchia generazione di body armour, che per quanto migliorati non potevano neanche lontanamente tenere il passo delle armi lunghe disponibili negli arsenali degli anni ‘90. Era quindi necessario un salto generazionale che avrebbe visto una gamma di equipaggiamenti completamente nuovi, espressi poi nella fortunata ed efficiente dinastia denominata Ratnik (guerriero). Il pioniere di questa nuova era fu il 6B13.

Sviluppato dalla russa Tekhinkom alla fine degli anni ‘90, equipaggiò tutta la fanteria. Tuttora viene utilizzato grazie alla semplicità e adattabilità del sistema piastre Granit, anche se principalmente distribuito alle truppe spendibili.
La grande novità fu l’estensione della protezioni a parti corporee finora mai prese in considerazione, quali la groin pad inguinale e le alette di protezione per il collo. Proprio in quei delicati punti, sebbene costruiti con semplici layer di kevlar, avrebbero protetto le arterie principali dalle schegge e dai pezzi di proiettile impattati contro le piastre. Tutta la costruzione esterna era costituita da nilon e cordura antifiamma, trattata per resistere all’acqua, ai solventi e ai prodotti petroliferi. Subito sotto e per tutta la superficie vi era cucita la protezione anti taglio e anti schegge in kevlar a 12 strati. Ciò costituisce la protezione base del body in configurazione scarica. Sia frontalmente sia posteriormente vi era la tasca sagomata per le piastre balistiche monopezzo in materiale ceramico Granit di classe 4 (altra grande rivoluzione, ispirata dalle occidentali Sapi), portando il peso complessivo a 11 Kg.

Fu presa la decisione di tornare a scorporare la protezione balistica dal gibernaggio, in quanto consentiva di poter cambiare setup in base all’arma, senza però rimuovere la protezione, anche se ciò costituiva un aggravio di peso non indifferente.

Dopo il risultato positivo della Seconda Guerra Cecena, fu evoluta una versione definita M, dotata di un nuovo pattern mimetico, tasche maggiorate per contenere le Granit classe 5 e 6 e attacchi modulari molle/umtbs, quest’ultimi però poco apprezzati su questo body armour. I tempi non furono ancora abbastanza maturi per il concetto di modularità. Dato il peso non indifferente, furono applicate due maniglie imbottite sullo stile del futuro 6B45 in corrispondenza delle spalle per poter sollevarlo e indossarlo agevolmente in verticale, calandolo letteralmente sull’operatore.


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Il 6B23, nato nel 2003 dalla concorrente Kiass, risolveva di fatto i difetti del precedente 6B13, come ad esempio l’interferenza della tasca posta piastre a vista con il gibernaggio, incompatibile a livello pratico e ergonomico con la maggior parte dei gilet tattici russi.

Il risultato fu un prodotto efficiente, ampliamente utilizzato tuttora tra le forze armate ordinarie, in addestramento. Sale il livello di protezione base, con una costruzione in nilon uguale al 6B13 ma con ben 30 strati aramidici TSVM-2 su tutta la superficie, sufficienti a garantire una protezione standard di classe 2 (un salto generazionale non indifferente dal 6B13, tecnicamente ancora legato al concetto di antischegge). La variante 1 prevede l'installazione di una piastra in acciaio per il torace e la variante 2 utilizza le Granit di classe 4 sul petto e acciaio sul retro. Il peso a pieno carico si ridurre lievemente a 10,2 Kg. Così come per il 6B13M, fu iniziata l’applicazione di pattern diversi, distaccandosi quindi dalla concezione monocromatica che ha sempre caratterizzato gli equipaggiamenti sovietici e post-sovietici.


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Nel 2010 fu presentato il progetto Ratnik 2 (guerriero 2), che avrebbe dovuto (e lo ha fatto con successo) estremizzare i più profondi concetti di guerra russi dotando la fanteria di uno standard che sposasse anche la filosofia occidentale. Il cambiamento fu radicale in termini di equipaggiamenti ma, soprattutto, l’influenza occidentale importò ufficialmente il concetto di modularità.

Da quel progetto non fu più intesa la modularità come una variegata serie di equipaggiamenti creati “a pacchetto”, ma della possibilità di variare ogni singola tasca e dispositivo in base non solo alla missione, ma anche al gusto e comodità del fante, al fine di aumentare l’handling con il materiale fornito. Sostanzialmente, il sistema si basa su pals cuciti in cordura sulla piattaforma a linee orizzontali parallele, mentre ogni tasca o accessorio possiede due fettucce parallele verticali, il cui scopo è infilarsi tra le asole dei pals in maniera diretta e con chiusura con bottoni rapidi (occidentale), oppure con un percorso intrecciato parallelo piattaforma-tasca e linguetta di riporto come chiusura (sistema russo).

Il concorso fu vinto dalla Tekhinkom che presentò la prima versione denominata 6B43 nel solo pattern EMR. Ripensate e ingrandite sia la groin pad, sia la protezione del collo. Fu inserita anche una coppia di spalline ancorabili al deltoide del fante in kevlar. Furono introdotti manici di sollevamento per un body armour che con piastre Granit di classe 6 raggiunse i 15 kg senza tasche esterne. La costruzione esterna passa dal nylon al Rusar, intrinsecamente di classe 1 con protezione chimica completa, di 4,5 kg di peso base.

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Il progetto fu rapidamente affinato nel 6B45, oramai lo standard e il non plus ultra della protezione balistica russa, adottata nel 2014 dopo la Guerra di Crimea. Tutti gli accessori sono staccabili e componibili tramite velcro, portando i peso a 8,7 kg piastrato classe 6 ma senza gli accessori. Sulle ali laterali, parte prima della fascia di ritenzione addominale, è possibile inserire pacchetti addizionali Granit. Tutto il gruppo frontale è trattenuto da due clip a sgancio rapido, mentre internamente è possibile tramite velcro attaccare due lining set in spugna morbida, creata a costole per favorire lo scarico del peso dalle spalle e per ventilare internamente le superfici. Il sistema 6B45 pone l’accento anche sullo sgancio d’emergenza: distendendo in ferito a pancia in su, senza manipolare la persona, è possibile sganciare le clip laterali, ruotare tutto il blocco anteriore oltre la testa e appoggiarlo a terra rovesciato. l’insieme di body armour aperto e lining set va quindi a creare una barella fittizia dove poter stabilizzare il fante colpito.

È stata realizzata una variante 1 con full set balistico per la massima protezione possibile anche sugli accessori componibili, e una variante 2 destinata alla fanteria di marina, con un kit di galleggiamento.


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Per la prima volta, fu creata una versione dedicata destinata ai carristi e successivamente ampliamente utilizzato anche dai VDV, dato l’ingombro del 6B45 comunemente distribuito alla fanteria. Il 6B46 nasce inizialmente come variante leggera, e successivamente sviluppato come un sistema di protezione a se stante, completamente rivestito di pals e disponibile con due pattern, olive drab e EMR. Il sistema unisce la la configurazione anteriore da chest rig con pannello superiore ripiegabile e posta piastra interna opzionale, con un pannello monopezzo portapiastra posteriore, raccordato al frontale tramite due ali velcrate a fascia. Sono comunque dotate del sistema a sgancio rapido a clip del 6B45.

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