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Classe Komar


Rommel

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Classe Komar

 

Un ringraziamento per la gentile collaborazione, Gian Vito.

 

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Davide contro Golia. Forse è così che si può immaginare metaforicamente la creazione di questa imbarcazione sovietica, un'unità minore derivata da un'unità antiquata ma che ha saputo tenere sulle spine navi del calibro di un cacciatorpediniere, grazie all'uso di una “fionda” che rivoluzionò il warfare del Patto di Varsavia.

Tutto ebbe inizio dopo il 1950 nella marina dell'Unione Sovietica, con la dismissione della motosilurante classe P4 e la progettazione della classe P6 (progetto 183), ottimizzata per l'intercettazione di fregate e cacciatorpediniere. Inizialmente armata con 4 tubi di lancio per siluri Type 53 da 533 mm con l'appoggio di due torrette binate con pezzi da 25 mm 2M3, con l'aggiunta di 12 cariche di profondità o due mine antinave. La produzione fu subito elevata sia in URSS sia nei paesi alleati, arrivando a superare le 622 imbarcazioni.

Per quanto ben armate e con discrete prestazioni, risultava chiaro che l'avvento di nuovi radar e il miglioramento prestazionale dell'artiglieria avrebbe reso vana l'azione delle piccole unità, impedendo il lancio dei siluri alle distanze abituali, riducendo drasticamente le possibilità di colpire. L'era d'oro per le motosiluranti sembrava volgere al termine. Ciò che l'Unione Sovietica cercava era un'arma capace di eludere i sistemi radar nemici o, perlomeno, riuscire a tenersi a debita distanza dai cannoni americani, da usare principalmente a scopo difensivo ma con ottime possibilità in attacco. La svolta arrivò con la creazione dei missili da crociera SS-N-2 Styx (P15 Termit) e il loro vasto utilizzo sulle navi della marina. Detti missili, istallati in piccole unità veloci, avrebbero potuto costituire una grande potenza di fuoco dal rapido dispiegamento e dal basso profilo.

Nel 1957 venne creata dalla ALMAZ una versione ad hoc della P6 denominata Progetto 183R, successivamente nominata “Komar”, con un armamento ridotto ad una sola torretta binata da 25 mm ma con l'istallazione di due voluminosi case per i missili antinave sulla parte poppiera. Ogni reparto di moto-cannoniere lancia missili comprendeva 6 unità, in quanto venne calcolato in linea teorica che sarebbe servito lanciare 12 missili contro un cacciatorpediniere NATO, con 1 sola possibilità su 3 di colpirla.

Secondo un documento de-secretato dagli archivi CIA del 17 novembre 1967 (N°00796/67B) sull'impiego dei missili guidati sovietici, il profilo di ingaggio prevedeva l'identificazione del target da parte di unità maggiori o radar costieri. Seguiva l'invio delle motocannoniere lanciamissili Komar per l'aggancio del bersaglio attraverso il radar di bordo, distanza stimata sulle 20 miglia nautiche, attraverso il quale i missili acquisivano la telemetria e i rilevamenti del bersaglio. Lo stesso acquisiva poi il feedback sull'avvenuto attacco ed eventuali danni all'unità nemica. Per il massimo effetto, il missile doveva essere approntato e lanciato sulla base dei dati forniti dal radar della nave madre o tramite sistemi ottici imbarcati nella Komar.

 

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Dopo l'inserimento delle necessarie informazione nel sistema di guida del missile, un booster lo avrebbe portato fuori dai case ad una quota operativa tra i 92m e i 300 metri ad una velocità di 0,9 mach, costringendo le forze di difesa alla reazione in un solo minuto.

Il progetto si rivelò vincente in quanto l'utilizzo di una motosilurante alleggerita costituiva un bersaglio sfuggevole date le elevate velocità in navigazione, che, unite al basso profilo dello scafo e alla sezione ristretta e minimale della tuga, ne rendeva molto difficile l'individuazione per i radar contemporanei. La Komar però non era esente da difetti, derivati dalla mancanza di corazzatura del ponte e dalla mancanza di efficienti pezzi contraerei, il che la rendeva molto vulnerabile agli attacchi aerei. Il secondo problema era costituito dagli stessi missili Styx, suscettibili alle contro-misure elettroniche. Inoltre non era possibile ingaggiare un bersaglio ad una distanza di 5 miglia nautiche, in quanto essa era la distanza minima oltre la quale non poteva attivarsi il meccanismo puntamento e innesco della testata. Inoltre, nel caso di bersagli multipli, il radar imbarcato non poteva discriminare il bersaglio prioritario. Il range di temperature per l'utilizzo del sistema d'arma Styx apparentemente non poteva essere effettuato in condizioni inferiori di -15°C e superiori a 40°C. Inoltre non era possibile ingaggiare bersagli entro 4 miglia dalla riva dal lato del mare in quanto il disturbo radar causato dalla costa avrebbe alterato le rilevazioni; vennero riportati casi di ingaggio in esercitazione con la prora dell'imbarcazione tenuta parallela alla linea costiera.

 

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La Komar fu prodotta in serie negli URSS fino al 1965 nella versione R in 58 unità e 52 unità dotate di turbina a gas ausiliaria (identificata come TR), di cui si sommano 2 prototipi utilizzati per il collaudo dei missili Styx, le 183 A furono ottimizzate per operare nell'artico, la versione T le rendeva un bersaglio teleguidato. Per le esportazioni fu commissionata dall'Algeria in 6 unità nel 1966 (radiate nel 1987), dalla Cina in 23 unità acquisite dal 1960 al '67, alla Corea del Nord nel 1962 in 6 unità più ulteriori 4 prodotte in licenza, a Cuba in 18 unità dal 1963 al '66, Etiopia in 2 unità, Guinea in 3 unità successivamente affondate, Indonesia in 12 unità tra il 1962 e il '64 (radiate nel 1980), Iraq con 3 unità nel 1971, Vietnam del Nord in 4 unità tra il 1972 e l'80, 6 unità siriane nel 1966 (di cui 2 affondate nel 1973) e 7 unità per l'Egitto dal 1962 al '67 ritirate negli anni '90.

In URSS la Komar servì da base per la realizzazione della successiva classe Osa, caratterizzata da una capacità d'attacco raddoppiata (da 2 a 4 missili) e da dimensioni maggiorate. In Cina venne prodotta sotto licenza come classe Houku in 6 esemplari, caratterizzata da dimensioni maggiori e l'inserimento di una seconda torretta binata poppiera (come previsto nell'originaria P6). Le unità egiziane, dopo il 1980, crearono una versione nazionale dotata di armamento europeo, definita classe October, armata con missili antinave OTOMAT, di gran lunga più versatili, prestazionali e affidabili.

La prima vera prova di forza per la Komar ebbe luogo il 21 ottobre 1967, quando 2 unità egiziane affondarono il cacciatorpediniere israeliano Eilat. Al momento dell'attacco, l'Eilat stava pattugliando fuori dalle acque territoriali egiziane con lo scopo di evitare infiltrazioni nel Sinai. A tutt'oggi è acceso il dibattito sulla posizione del cacciatorpediniere, dove non è effettivamente chiaro se si trovasse ad operare appena dentro o appena fuori le 12 miglia nautiche dal confine egiziano. Dal rapporto CIA risulta che l'equipaggio dell'Eliat fosse in stato di pre-allarme per l'individuazione da parte di un radar costiero egiziano; viene riportato che il comando ignorasse di essere sotto attacco, fino a quando i radar della nave inquadrarono un missile in rotta d'intercettazione a 6 miglia di distanza, il primo attacco ebbe esito negativo. Alcuni minuti dopo ricevette un secondo missile che distrusse la sala macchine; mentre la nave imbarcò acqua e si prestò ad affondare nelle 2 ore successive, ricevette un terzo attacco andato a segno. Resta ancora non accertato il lancio del quarto missile.

Nello scenario della Guerra in Vietnam, 4 Komar vennero schierate contro la flotta americana lungo i fiumi dell'entroterra e in appostamento negli estuari. Il 19 aprile 1972, ingaggiarono il cacciatorpediniere americano USS Sterett durante la battaglia di Dong Hoi; l'esito dell'attacco fu negativo, con l'intercettazione di tutti i missili Styx lanciati (la vicenda non fu confermata dalla documentazione ufficiale). Vennero tutte neutralizzate da attacchi aerei il 19 dicembre dello stesso anno.

Un'altra battaglia che vide schierate le Komar fu combattuta tra Israele e Siria il 7 ottobre 1973 (Battaglia di Latakia), con l'obbiettivo israeliano di distruggere le moto-cannoniere lanciamissili siriane in risposta alle ostilità iniziali. Alle 23:30, alla prima salva di missili Styx seguirono le contromisure elettroniche e i chaff lanciati dalle navi Miznak, Ga'ash, Hanit, Mivtach e Reshef. In risposta all'attacco, andato a vuoto, seguì l'abbattimento di una Komar e delle Osa siriane con missili Gabriel. La Komar superstite, danneggiata, fu affondata da un colpo da 76 mm. Va detto che le moto-cannoniere erano ormeggiate al porto di Latakia durante l'attacco e della salva di missili sparati dalle medesime, 2 colpirono per errore due vascelli mercantili alla fonda.

 

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CARENA E STRUTTURA

 

Tutta l'imbarcazione, come accennato, ricalcava le forme interne ed esterne della motosilurante classe P6. Lo scafo aveva una struttura in legno stratificato con carena semi-planante, successivamente realizzata in acciaio dopo i primi 100 esemplari costruiti, con lunghezza fuori tutto di 25,5 m, larghezza di 6,4 m per un pescaggio di 1,4 m. Il dislocamento (senza i missili imbarcati, si aggirava sulle 70 t, con un dislocamento a pieno carico di circa 81 t. Le murate presentavano un profilo basso senza interruzioni, eccezion fatta per gli scarichi dei motori e le prese a mare lungo la linea di galleggiamento, in posizione centrale-poppiera. Nella parte poppiera dello scafo erano presenti 4 assi porta elica e due timoni semi-compensati; lo specchio di poppa seguiva la linea del ponte ed era inclinato verso l'esterno di 18/20°. Il ponte si presentava continuo, interamente calpestabile; lungo tutto il perimetro era presente una battagliola dal basso profilo; a prora vi erano le bitte e le aperture del salpa-ancora e, subito dietro, la torretta per il pezzo d'artiglieria. In posizione centrale era presente la tuga di dimensioni molto contenute e stretta, munita di 3 oblò frontali con apertura a compasso per la navigazione e la totale assenza di aperture lungo i fianchi (il portello d'accesso era situato nel retro tuga sotto l'albero-traliccio, dove era sistemata la suite elettronica). Particolare dell'alberatura a traliccio era la possibilità di abbatterlo lungo la linea di mezzavia, al fine di contenere il riflesso radar e navigare in fase di attacco solamente attraverso l'uso del radar dell'imbarcazione di testa o con quello della nave madre. Nel ponte poppiero venne rimossa la seconda torretta artigliera e l'armamento leggero, per far posto ai 2 voluminosi case KT-67 per i missili, istallati su rotaie e un traliccio inclinati di 12°, originariamente lunghi 4,5 m e successivamente ridotti a 2,75m; ogni lanciatore con i vari sistemi di lancio arrivava a pesare 1,1 t e consentiva il lancio in velocità tra i 15 e i 30 nodi fino alla condizione di mare forza 4. Le ricariche dei missili dovevano avvenire solamente i porto per un tempo di 30 minuti a missile.

 

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All'interno, la motocannoniera era studiata per l'imbarco di 17 operatori (di cui 3 ufficiali), con un'autonomia in mare di 5 giorni. Nel gavone di prora c'era la stiva per l'ancora; subito dietro la paratia prodiera erano presenti le brande, il locale cucina e i servizi igienici. Centralmente la scaletta di accesso alla tuga superiore e la saletta del comandante. Nello spazio restante regna l'imponente sala macchine e i serbatoi di carburante.

 

APPARATO DI PROPULSIONE

 

Per la spinta, le Komar si avvalevano di 4 motori posizionati in modo sfalsato, con la coppia laterale arretrata rispetto alla coppia centrale. Ogni motore consisteva in uno Zvezda V12 M50F6 ottimizzato per l'impiego navale, diesel con compressore centrifugo collegato direttamente all'asse motore, singolo ma di grandi dimensioni; 1204 cv a 1854 rpm, 62400 cc di cilindrata con alesaggio di 180 mm per corsa 200 mm.

 

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La trasmissione era in linea d'asse, composta da 4 alberi e 4 eliche a 3 pale in bronzo a passo fisso, che garantivano una velocità massima di 38 nodi continuativi e 43 nodi di spunto, un'autonomia di 885 miglia nautiche a 11,8 nodi, 480 miglia nautiche a 26 nodi, 450 miglia nautiche a 27,5 nodi o 400 miglia nautiche a 30 nodi.

Per l'alimentazione elettrica dispone inoltre di generatori diesel, rispettivamente da 22 Kw, 15 Kw e 7 Kw.

 

SISTEMI DI NAVIGAZIONE

 

La suite elettronica era composta da un radar MR-331 Rangout e un sistema di riconoscimento/identificazione IFF Nikhrom, ereditati dalla precedente P6. In aggiunta furono stallati un radar di scoperta “Square Tie”e un IFF “High Pole-A” ottimizzati per l'unità Komar. Il sistema di elaborazione P.U.S. “Klen” otteneva i dati dal radar Rangout e, tenendo conto di dati come il tempo di volo del missile e il rollio della nave, calcolava il momento esatto più proficuo per il lancio. Il puntamento dell'apparato missilistico era assistito anche da un telemetro ottico PMK-453.

 

APPARATO OFFENSIVO E DIFENSIVO

L'arma di autodifesa primaria consisteva in un pezzo d'artiglieria binato da 25x218 mm 2M-3, uno dei più usati dalla marina sovietica. Basato sul precedente KM-84 con lo stesso calibro, si avvaleva di due cannoncini 110-PM da 270/300 c/min, tiro massimo fino a 2,5 Km orizzontali e 1,7 Km verticali, con puntamento ottico, azionamento a gas e martinetti idraulici per lo spostamento manuale in torretta. La torretta si componeva di un posto a sedere a sinistra per l'artigliere, il munizionamento sulla destra e i cannoni in posizione centrale. In normali condizioni d'utilizzo o nelle raffiche brevi, erano raffreddati a d aria; con l'uso intensivo o con lunghe raffiche, una pompa provvedeva al raffreddamento tramite acqua. Il ciclo di vita della canna, dotata di spegnifiamma, era di 12000 colpi, la riserva di munizioni era contenuta in caricatori sganciabili, ognuno con 65 colpi. Lo stesso pezzo d'artiglieria equipaggiava sia le motosiluranti P6 sia le precedenti P4, usato prevalentemente come (blanda) soluzione antiaerea piuttosto che per scopi antinave. Progettato tra il 1945 e il 1949, fu prodotto in unione sovietica dal 1953 al 1984.

Ii sistema di difesa passivo consisteva in fumogeni realizzati tramite l'iniezione di gasolio dentro lo scarico gas dei motori.

 

FOCUS SUL MISSILE ANTINAVE SS-N-2

 

Il missile P-15 Termit (SS-N-2 Styx), era un’arma grande e poco sofisticata. La variante iniziale pesava oltre 2,5 tonnellate e con una lunghezza di quasi 6 metri e un diametro di 76 cm, non avrebbe presentato alcun problema per una difesa antimissile che, all’epoca dell’adozione, sfortunatamente ancora non esisteva. Il Termit veniva guidato sul bersaglio in base ai dati forniti dal radar di puntamento sulla nave, ad una distanza di lancio massima di 40 km, fino ad 80 nei modelli più avanzati, ma pratica molto inferiore per le limitazioni dei radar di puntamento. Proseguiva il volo subsonico (0,95 Mach) su traiettoria bassa, tra i 100 e i 300 metri di quota con guida inerziale. A 11 km dal bersaglio attivava il proprio radar MS-2 e si auto guidava fino all’impatto in planata poco accentuata (1-2°). La testata HEDP (alto esplosivo a doppio uso) di 450 kg RDX, al contrario di quanto viene spesso pubblicato, non era a carica cava, pur avendo un liner di rame. Lo scoppio era meno concentrato e, pur mantenendo buone capacità perforanti, mirava a provocare danni estesi alle sovrastrutture e all’interno, coadiuvato in questo dal combustibile rimanente nel missile.

Il radar, in banda I, impiegava la scansione conica, era quindi disturbabile con numerose tecniche di guerra elettronica.

 

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Studiato per colpire bersagli di grandi dimensioni, come portaerei e incrociatori, presto superato dal progresso tecnologico, è rimasto comunque in servizio presso numerosi paesi con molti modelli aggiornati. Pur con tutte le limitazioni, il missile ha segnato una svolta epocale nella guerra navale.

 

https://www.cia.gov/library/.../docs/DOC_0000886761.pdf

http://weaponsystems.net/weaponsystem/II02%20-%2025mm%202M-3.html

http://russianships.info/eng/warfareboats/project_183r.htm

https://books.google.it/books?id=jd08AgAAQBAJ&pg=PA313&lpg=PA313&dq=komar+class&source=bl&ots=pGMp5qVi8n&sig=WgDwrmB2A_e4B2IoR-lc1tOsLoo&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjj1Ia54MfVAhXIyRoKHXGeA9c4ChDoAQgvMAI#v=onepage&q=komar%20class&f=false

https://en.wikipedia.org/wiki/Komar-class_missile_boat

http://www.russianwarrior.com/STMMain.htm?1947vec_Komar.htm&1

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