Guest galland Posted April 3, 2009 Report Share Posted April 3, 2009 (edited) CARATTERISTICHE Modello: Carro Armato Pesante P26/40 Peso: t 25 (26 a pieno carico) Lunghezza: m 5,70 Larghezza: m 2,75 Altezza: m 2,50 Luce libera: m 0,44 Protezione: mm 50 Tipo motore: SPA 342 Motore: HP 330 a 2100 giri Cambio di velocità: 5 velocità + RM (con riduttore) Velocità massima: km/h 35 Autonomia: km 275 Equipaggio: 4 Armamento: 1x75/34 + 2x8 (1 c.a.) Munizionamento: 63 granate, 576 cartucce cal. 8 Larghezza cingolo: m 0,40 Trincea: m 2,50 Gradino: m 1,00 Pendenza massima superabile: 45° Guado: m 1,15 Il P40, come viene comunemente definito, era il primo carro italiano che potesse essere paragonato per le sue caratteristiche ai contemporanei carri alleati e inglesi. Le vicende belliche ebbero un risvolto ironico nei suoi confronti perché nessuno degli esemplari costruiti entrò in azione con i colori italiani in quanto, all'atto dell'armistizio dell'8 settembre 1943, erano in costituzione due battaglioni che dovevano essere equipaggiati con questi carri, ma solo un esemplare era stato consegnato all'esercito. Tutti quelli prodotti in un secondo tempo furono prelevati dai tedeschi e impiegati dai loro reparti; circa quaranta carri poi furono prelevati senza motore e impiegati come fortini dopo essere stati interrati. L'esemplare illustrato appartiene a un'unità non identificata e fu catturato dalle truppe inglesi il 2 maggio 1945 in territorio austriaco, fra Tarvisio e Klagenfurt, dopo la resa dei tedeschi. Il disegno si riferisce ad un momento delle prove di tiro del prototipo svoltesi a Genova-Cornigliano nel 1942. Nell'estate del 1940, Mussolini ordinò che l'Esercito mettesse allo studio un tipo di carro pesante analogo a quelli in uso nell'Unione Sovietica, cioè un carro P già previsto dalla nostra regolamentazione e che la Fiat-Ansaldo aveva posto allo studio per conto proprio. Fissate le linee generali e i requisiti richiesti, in un mese furono concretati i primi schemi e in meno di tre mesi furono pronti i progetti dettagliati di quattro soluzioni, due presentati dalla Direzione della Motorizzazione e due dall'Ansaldo. Sottoposti al Capo del Governo, in base all'illustrazione delle varie caratteristiche, fu scelto un modello provvisoriamente denominato P75 in base al calibro della bocca da fuoco installata. II carro, del peso di 25 tonnellate circa, doveva avere un armamento costituito da un obice da 75/18 (del tipo già studiato per il semovente omonimo) più una mitragliera da 20 in torretta e da un abbinamento di mitragliatrici cal. 8 nella prua dello scafo. La protezione massima frontale doveva essere di 40 mm, e di 30 mm quella laterale. L'unità sarebbe stata potenziata da un motore a gasolio, a 12 cilindri a V da 330 HP che le avrebbe impresso, attraverso una trasmissione meccanica, la velocità massima di 32 km/ora. La costruzione iniziò ai primi del 1941 e il prototipo fu pronto alcuni mesi dopo, con l'armamento in legno. Si decise intanto, dopo il marzo 1942, di sostituire l'originario pezzo da 75/18 con uno da 75/32, abbinato a una mitragliatrice cal. 8. Ma lo studio effettuato su un T-34 sovietico catturato fece riprogettare la sezione frontale del carro e quando venne presentato alle prove di tiro a Cornigliano, nel luglio del 1942, aveva assunto già il suo aspetto quasi definitivo. II mezzo si presentava con il frontale fortemente inclinato, privo dell'armamento secondario. In torretta il pezzo da 75/32 era stato sostituito con un cannone da 75/34 e i cingoli nella loro corsa superiore erano protetti da un parasabbia irrigidito da una greca. Finalmente il mezzo fu approvato, e dopo alcune modifiche successive (sostituzione parasabbia con altri a modanature lineari, adozione di una prua a spigolo vivo, montaggio di cassette attrezzi e dell'apparecchiatura radio RF 1 CA) passò alla produzione in serie. Durante la costruzione furono apportate altre migliorie, quali la sostituzione dello scudo del cannone, un nuovo portello in torretta scorrevole verso il retro anziché i due ribaltabili, protezioni dei periscopi simili a quelle del carro inglese Crusader e filtri dell'aria a olio, anch'essi mutuati dallo stesso carro britannico. Internamente, il veicolo non differiva, come configurazione, dai carri M, di cui conservava, ovviamente irrobustito, il treno di rotolamento. La rielaborazione riguardava invece le sistemazioni interne: il motore a iniezione non era separato da alcuna paratia e le riservette dei colpi da 75 erano facilmente accessibili, disposte in due cassette al centro dello scafo. Il posto di guida, sempre a sinistra, era protetto da un robusto portello utilizzabile anche per l'accesso e sovrastato da un iposcopio. La trasmissione (il motore era un Fiat e non uno SPA come su tutti i mezzi meccanizzati italiani) era costituita da una frizione bidisco a secco, un cambio a ingranaggi sempre in presa e un ponte-differenziale epicicloidale. I serbatoi del combustibile erano sistemati, uno per lato, accanto al motore. Posteriormente, il mezzo presentava una cassetta per lo sgancio di 5 candelotti nebbiogeni e l'attacco per un rullo portante di scorta. Sulla sinistra era sistemato, sotto la corazza, il gruppo elettrogeno per la ricarica delle batterie. Sebbene poco prima dell'armistizio fossero già stati costituiti due battaglioni carri P, i primi veicoli prodotti furono consegnati nel 1944, all'esercito germanico. Non si hanno notizie sull'efficienza e sull'efficacia del carro in combattimento (sembra sia stato impiegato sulla linea Gotica dalla metà del 1944) ma pare si sia trattato di un veicolo abbastanza moderno. Nel 1943 venne studiato un derivato del carro, il P43, di cui si conoscono solo alcuni dati sommari (protezione portata frontalmente a 80/100 mm, peso 30 tonnellate, motore Maybach a benzina da 480 HP, velocità 40 km/h, armamento invariato). Ordinato in 150 esemplari, doveva essere presentato nell'ottobre del 1943, ma il suo sviluppo fu interrotto, come quello del P40 bis, armato con cannone più potente, dagli avvenimenti politico-militari. Dei 101 P40 prodotti durante il 1944-45 sopravvivono oggi due soli esemplari, uno in discrete condizioni. È da ricordare che per il P40 era stato realizzato un apposito rimorchio a 4 assi, a ralla, destinato al suo trasporto strategico. Edited April 3, 2009 by galland Link to comment Share on other sites More sharing options...
Guest intruder Posted April 4, 2009 Report Share Posted April 4, 2009 (edited) I mezzi italiani della Seconda Guerra Mondiale sono giudicati scadenti, ma è un giudizio affrettato e quanto meno parziale: il problema era semmai l'errata programmazione, per cui le armi meno costose, ma anche meno efficaci, venivano prodotte in numero troppo elevato (è il caso degli L3 e degli L6), armi molto più efficaci (come il P26, appunto, o il semovente M41), trascurate e prodotte in numero irrisorio perché troppo costose. C'è anche da aggiungere che l'Italia non seppe reggere il confronto tecnologico con le altre nazioni belligeranti del teatro europeo/nordafricano, e che, se nel 1940 aveva in linea qualcosa di appena decente, come l'anticarro da 47, nel giro di diciotto-venti mesi, si trovò completamente surclassata in ogni settore.. EDIT: aggiungo una piccola nota, da qualche parte ho letto che del P43 fu realizzato almeno un esemplare, sotto controllo tedesco, e lo sviluppo fu abbandonato perché fu introvato inferiore ai carri della Wehrmacht. Edited April 4, 2009 by intruder Link to comment Share on other sites More sharing options...
madmike Posted April 4, 2009 Report Share Posted April 4, 2009 Il P.40 fu considerato dai tedeschi l'unico carro meritevole di produzione, tanto che la Ansaldo ne consegno' nel 1943 12 con motore e 11 senza (p40 ohne Motor f.Ortfesten Einbau- senza motore per installazione fissa) e, nel 44, 48 con motore e 29 senza, per un totale di 101. Altre fonti tedesche (Spielberger, Beutepanzer, 1989) danno in allestimento 150 esemplari, ma solo 61 ne vennero consegnati. Il problema fu il motore: oltre a non tenere il ritmo di produzione (il che gia la dice lunga sullo stato dell'industria, si riusciva a costruire un carro completo di armamento, non il suo diesel) i Tedeschi avevano optato, per la nuova produzione, per il motore a benzina Maybach del T.4. Gia il 22.2.1943 un promemoria italiano lo richiedeva all'alleato, ma non furono mai consegnati. I P.40 furono impiegati (come fortini interrati) sulla Linea Gotica, mentre gli esemplari con motore furono in gran parte utilizzati dallo Heeresgruppe C, e impiegati sicuramente nella zona del Friuli dalla 24° Waffen-Grenadier Brigade der SS Karstjager, sia in azioni antipartigiani, che nel maggio del 1945, sulla Udine Tarvisio in qualche sporadico combattimento contro la 6° British Armoured Division, e in special modo contro il reparto esplorante (1st Derbyshire Yeomanry), contro cui non brillarono, essendo distrutti in almeno 3 esemplari senza procurare perdite al nemico. I restanti furono abbandonati dopo la ritirata. Vi sono anche notizie riguardanti l'impiego di almeno un esemplare contro i sovietici, nell'aprile 1945 con la Compagnia Corazzata del centro sperimentale di Kummersdorf. Non essendoci pero' relazioni operative, manca la possibilita' di emettere un giudizio definitivo sul carro, sicuramente il migliore costruito in Italia nella 2GM, probabilmente non all'altezza delle controparti (ad es per la corazzatura imbullonata e non saldata, e quindi meno resistente). Il fatto che i Tedeschi lo abbiano considerato equivalente al PZKV4, e ritenuto meritevole di produzione, depone comunque a suo favore. Link to comment Share on other sites More sharing options...
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