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alberto

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  1. Il dio Nettuno non ci starebbe a zittire il mondo: avrebbe fatto udire a tutti il suo potere. Con gli elementi dei quali " ci è stato dato conoscere " forse tra 10, 15 anni conosceremo la causa del disastro e, probabilmente spero ci si ricorderà allora, che quei marinai saranno stati ancora più coraggiosi di quello che oggi li onoriamo. Dalle foto qui viste emerge una sostanziale differenza costruttiva tra il sottomarino americano, vetusto Los Algeles e quello russo e di queste differenze si tenga conto per poter ipotizzare gli effetti di una causa violenta: il muso del sottomarino americano "svela" uno schiacciamento che potrebbe dirsi limitato, le foto del mezzo russo rilevano che a questo è stata "tolta" la prora fin quasi alla bassa torretta, mettendo in evidenza lo scafo esterno da quello interno, integro anche nella paratia. Quindi chi ha operato l'asportazione della parte prodiera ( due tecniche diverse attuate per i due scafi) in difficili condizioni di mare, lo dovrebbe avere fatto in un segmento "sicuro" per non provocare incidenti di altro genere. Pertanto è da supporre che operare in segmenti più prossimi alla prora avrebbe comportato dei rischi: quali ? Inoltre sono visibili due deformazioni dello scafo resistente, una superiore e una inferiore di tipo perpendicolari allo scafo stesso: potrebbe essere la conseguenza di una azione violenta primaria la deformazione superiore e di un'altra secondaria quando il battello, ormai indebolito nella sezione prodiera, ha toccato il fondo ? Restano due incognite: la "qualità" rilevata dai sonar amici relativa al primo botto, il tempo intercorso con il presunto "secondo" botto e la sua "qualità", non si venga a dire, se ciascun mezzo miltare marino è catalogato con la propria "immagine sonar" come una carta di identità e che se si riesce a percepire il rumor di un portello siluri che si apre, che non si è potuto leggere in diretta e in registrazione il dramma del sottomarino russo significa che siamo tutti oggetto di una deviazione informativa grave da parte dell'intelligence amica. Certo le opportunità politiche e militari intervengono per assecondare gli interessi connessi al momento delle Alleanze, ma disturba di vedere la storia ripetersi: si dice che la strada dell'inferno sia lastricata di buone intenzioni. Oggi il petrolio guida l'America in Iraq e la Russia in Georgia e l'Europa si occupa di Kosovo slavo o musulmano... Intanto il più recente saggio librario strategico di guerra politico/economica che ho letto è stato pubblicato da due militari cinesi di alto rango. Si tengano dunque chiusi i panni in casa, ma attenzione che all'uscio che già chi bussa e il rishiò lo usano solo per le foto turistiche. I nostri militari di casa e amici europei avrebbero bisogno di più considerazione intellettuale e quindi informatica e informativa e non invitati a fidarsi sempre del vicino di casa perchè magari ha un sorriso rassicurante. Scusate il disturbo. Alberto
  2. Non sono uno specialista e come tale credo, alle volte le soluzioni a drammi o avvenimenti di eclatante risalto scaturiscono da episodi non dico banali, ma uso il termine "secondaria importanza". I fatti certi sono che oltre 100 marinai, sottufficiali e ufficiali consapevoli del loro dramma hanno spento un reattore nucleare in pericolo, con ciò chiudendosi dentro una bara: se non sono uomini d'onore questi, non saprei come altro chiamarli. Un sottomarino di grande dislocamento operante in appena 100 metri di acqua non si muove certo come un fringuello e lo spostamento equivalente della sua massa in acqua e la spinta dell'elica, solcano il fondo e a distanza creano onde passive fino in superficie. Un botto percepito anche da altri sonar in ascolto ( quanti Mhz per quale distanza uguale a una data potenza ) l'accelerazione improvvisamente impressa al battello ( se l'drodinamica dello scafo ne fosse stata compromessa per qualsiasi causa il " rumor "ne sarebbe derivato diverso e la direzionalità probabilmente non più ottimale ) da cosa fuggiva così repentinamente quel battello ? Dopo un secondo botto ( sempre con la citata formula ) quel battello morì "adagiandosi sul fondo come in una planata guidata " : se una potente esplosione lo avesse investito in modo "convenzionale" una planata sul fondo non sarebbe stata così perfetta, si può dire cosi ? Parve l'adagiarsi in attesa di un soccorso almeno sperato e preparando il battello a tale eventualità che poi, per motivi "tecnico politici" non avvenne con tempestività. La vistosa ammaccatura su di un fianco e il relativo foro di intrusione pressochè inciso senza apparenti grandi slabbrature, come quelli di proietti iperveloci senza eplodente trasportato oppure una carica cava. La parte prodiera fù vista solo dai sub intervenuti e dai mini sommergibili, poi fu distrutta quando separata dal resto dello scafo: quindi lo scafo resistette a una esplosione convenzionale senza implodere oppure si trattò di un effetto di penetrazione dall'esterno con effetti letali, ma non distruttivi del battello ? Ci fù un foro o una ammaccatura sul lato opposto dello scafo ? Ciò detto, propendo per una disgraziata serie di concause dilatate da una qualche pressione di frettollosità indotta dall'esterno rispetto alla pragmatica azione militare del battello. Il battello lanciò qualcosa che potrebbe avere interferito con lo sportello esterno, il siluro lanciato subì danni e modificò il suo target e chi lo lanciò ne ebbe tale spavento della sua efficacia, conoscendolo, che lanciò il battello in una fuga per disinpegnarsi da quel pericolo, purtroppo vanamente. Ucciso dal suo stesso poiettile sottomarino che lo infilzò senza esplodere. Il peso dell'acqua nella parte prodiera e l'abbrivio del battello, lo fecero atterrare sul fondo probabilmente con i timoni idrodinamici a salire. Il resto sarà la "summa" di timori, sospetti, interessi, opportunità eccetera. Toledo e Menphis sottomarini americani o altri, se non potuti essere visionati allora, figuriamo ci adesso: pertanto mancherebbe una prova al "contatto" e reazione "col nemico". Ripeto, a volte spacchiamo il capello in quattro e poi si scopre che s'era calvi. Alberto
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