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Stefanutti e i primi caccia a reazione italiani


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Sergio Stefanutti fu uno dei migliori ingegneri aeronautici italiani: nato a Udine nel 1906 cominciò a progettare aerei negli anni '30. Si distinse nel 1939 per il progetto del SAI Ambrosini S.S.4, il primo caccia interamente metallico in configurazione canard e con elica posteriore che abbia mai volato al mondo. Quest'aereo era avanzatissimo per l'epoca ma il progetto fu abbandonato perchè l'unico prototipo realizzato andò distrutto, con la morte del pilota, a causa del difettoso montaggio di un alettone che ne provocò il distacco. Il Ministero dell'Aeronautica bloccò tutto perchè ritenne che l'aereo non fosse sufficientemente maturo sul piano aerodinamico e costruttivo per poterlo produrre in serie.

 

Già durante la guerra Stefanutti s'interessò alla propulsione a reazione. Dato che a causa delle distruzioni belliche in Italia non esistevano gallerie del vento adatte agli studi delle ali per voli supersonici, nel 1952 Stefanutti modificò un caccia leggero ad elica SAI Ambrosini S7 "Freccia", velivolo fra quelli da lui progettati in precedenza, mettendoci la sua nuova ala a freccia di 45° e in seguito un reattore Turbomeca "Maborè II". Il caccia sperimentale venne denominato "Turbofrecia" e in seguito "Sagittario I": doveva fare da semplice banco-prova volante per la realizzazione di un caccia bimotore avanzato, denominato "Vindex".

 

Nel 1953, mentre il Sagittario I continuava le prove in volo Stefanutti disegnava il "Sagittario II", che avrebbe dovuto essere utilizzato come intercettore. L'Aeronautica Militare, che portava avanti il progetto con fondi messi a disposizione dagli USA nel programma di mutua assistenza dei paesi NATO, decise che l'industria più adatta alla realizzazione del nuovo caccia era la Aerfer di Pomigliano d'Arco (NA), controllata di Finmeccanica, che si occupava già della manutenzione degli F-84 G in servizio nell'A.M.I.

Il programma proseguiva però con molti ritardi e quando nel 1957 i prototipi furono presentati ufficialmente l'aereo era già superato come intercettore. Si pensò di candidarlo al concorso per il nuovo addestratore comune NATO, che sarebbe stato vinto dal G-91, ma venne respinto a causa della scadenza dei

termini per le candidature.

 

sagittario2-iaf.jpg

 

 

 

Nel 1955 Stefanutti pensò a una soluzione per aumentare la spinta disponibile: installare un propulsore ausiliario in coda, essendo quello principale in posizione centrale. Allungò leggermente la fusoliera del Sagittario e istallò un turbogetto Rolls-Royce "Soar", che prendeva aria da una presa retrattile davanti alla deriva. Chiamò il nuovo caccia "Ariete". Si sarebbe dovuta sviluppare in seguito una versione avanzata con motore e armamento potenziati, l' "Ariete II".

 

 

 

 

 

In seguito ai problemi creati dal Soar e alla sua potenza insufficiente Stefanutti considerò l'uso di un motore a razzo a combustibile liquido, tendenza all'epoca diffusa in Europa anche su altri velivoli sperimentali, tipo di motore che aveva anche il vantaggio di poter essere acceso e spento più volte anche durante il volo.

Il nuovo progetto, denominato "Leone", avrebbe dovuto avere al posto del Soar un razzo De Havilland "Spectre Junior" e mantenere la cellula dell'Ariete. Nel 1956 la proposta fu bocciata dal gruppo di lavoro misto italo-statunitense che sovraintendeva al controllo dei progetti e la concessione dei relativi finanziamenti a causa della prevista insufficiente durata del motore a razzo, dovuta alla quantità troppo limitata di carburante trasportabile.

Stefanutti decise quindi di passare a una nuova versione del Leone estesamente riprogettata: doveva avere fusoliera più lunga, nuovo tettuccio, nuova ala a freccia di 50° con superficie maggiore e presa d'aria anteriore di nuovo tipo, con compressore conico contenente un radar. Le prestazioni sarebbero state simili a quelle delle versioni più avanzate del MiG-21. La costruzione del primo prototipo venne fermata all'80% dei lavori perchè i finanziamenti furono dirottati al programma di produzione europea dell'allora avanzatissimo missile antiaereo USA "Hawk".

Nel 1958 Stefanutti studiò una versione VTOL del Leone, ma ogni ulteriore possibilità di sviluppo venne definitivamente inibita dalla corruttela che portò all'adozione dell'F-104 in Europa. Altra illustre vittima della "bara volante" fu il validissimo intercettore britannico Saunders Roe SR-177, che adottava anch'esso la propulsione mista razzo-reattore ed era praticamente pronto per la produzione di serie.

 

Lo sfortunato Stefanutti continuò a dedicarsi all'aeronautica: nel 1959 progettò l'intercettore bimotore XS.1, poi passò al Corpo del Genio Aeronautico dell'A.M.I. e nel 1962 disegnò un convertiplano quadrimotore simile all'attuale Ospery. Nel 1975 progettò un antesignano dei moderni UCAV, il SAI Ambrosini S.S. 409 da ricognizione e attacco al suolo. Il progetto venne ritenuto troppo futuristico e non ebbe seguito, anche con i successivi due velivoli telecomandati da ricognizione allo studio.

 

Morì nel 1992.

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  • 1 anno dopo...

Davvero interessante. :)

 

E' un peccato che tante idee così brillanti, per un motivo o per l'altro, non abbiano portato (purtroppo) a nulla di concreto... magari avremmo avuto un caccia a propulsione mista con canard già nel primo dopoguerra.

E non avremmo avuto bisogno di comprare/costruire, che so, gli F-86 e gli F-104.

Vabbè, sto facendo dell'allostoria... ma tanto sognare è aggratis. :rolleyes:

 

Si può trovare in giro qualche informazione in più sui progetti di Stefanutti?

Modificato da ilclod
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ambrosini_ss-4.jpg

ambrosini_ss-4_1.jpg

S.A.I. (Ambrosini) S.S.4

questo progettista era proprio in gamba...

tutti gli altri un aereo così lo progettarono e fecero volare solo nel 44...

ambrosini

:drool::drool:

Non so se agli altri sia andata poi tanto meglio. Tuttavia, se realizzato in modo più "smaliziato", nel bene o nel male, avrebbe dato una bella lustrata all'industria aeronautica italiana.

P.S.: comunque un cupolino in stile F-86 non ci sarebbe stato male...

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