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La Casta dei Militari Italiani


chrisss91

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Promozioni e appartamenti con le stellette

Generali con marmi, parquet a 1 euro al metro

 

Carriere molto più rapide che nel resto dell'apparato statale. E molto "affollamento" nei gradi più alti. Alloggi lussuosi da 400 metri quadri anche per alti ufficiali senza obblighi di rappresentanza. E con affitti decisamente bassi. Anche il cappellano se la passa bene

 

La carriera della dirigenza militare, caso unico in tutto l'universo degli statali, è un moto inarrestabile verso l'alto. Nelle amministrazioni pubbliche si viene promossi quando si libera un posto. Qualcuno esce, qualcuno entra, è un elementare principio di contenimento degli sprechi. Sotto le armi no. I generali vengono promossi a prescindere che ci sia un posto vacante. La commissione Difesa alla Camera l'ha messo nero su bianco, prevedendo che il generale di Divisione (2 stellette) con almeno un anno di permanenza in quella posizione possa avanzare al grado superiore anche se in soprannumero. Più stelle sulle spalline, più benefit.

 

È un ingranaggio ben oliato ed efficace, quello delle promozioni " di carta". Che riesce ad aggirare il blocco delle buste paga imposto alle amministrazioni pubbliche fino al 2014 grazie all'istituto della "omogenizzazione stipendiale": gli ufficiali dopo 13 anni di servizio senza demerito, hanno diritto al trattamento economico fisso del colonnello a prescindere dal grado, quindi 2800 euro al mese. Dopo 23 anni, lo stipendio diventa in automatico quello del generale di brigata, circa 4 mila euro. Certo, gli stipendi medi dei soldati italiani sono nel complesso inferiori rispetto a quelli dei colleghi inglesi o francesi. Ma quando si parla dei capi, il discorso cambia. E più guadagnano, meno devono spendere.

 

APPARTAMENTI 5 STELLE, 1 EURO A MQ. Ad oggi sono 44 i generali e gli ammiragli a cui è stato concesso l'alloggio di servizio e rappresentanza, i famosi Asir, l'extra lusso del parco immobiliare della Difesa. Solo per mantenerli puliti, lo stato spende 4 milioni di euro all'anno. Del resto si devono lucidare appartamentini con 400 mq di parquet, 143 mq di marmo, 188 mq di maioliche, ascensore con moquette e terrazzo di 275 mq, come nel caso della residenza riservata al Capo di Stato Maggiore dell'Aeronautica in via del Pretoriano a Roma.

 

Nessuno mette in dubbio che il ministro, i quattro capi di stato maggiore, i sottocapi, i comandanti più importanti abbiano diritto agli Asir, per il ruolo e per l'attività diplomatica effettivamente svolta ricevendo ambasciatori e cariche estere. Ma andando a sfogliare l'elenco di chi li occupa, qualche perplessità sorge.

 

Ad esempio non si capisce quale siano i compiti di rappresentanza del comandante della 1° Regione aerea dell'Aeronautica, che pure vive in un alloggio in via Gaio a Milano di 450 mq rivestito in parquet, leggermente più ampio del collega delle Operazioni aeree, che ne ha uno di 445 mq in via Cavour a Ferrara. A Firenze il Comandante dell'Isma si deve stringere in 233 mq, ma può sfruttare un balcone da 158 mq. A Pozzuoli il direttore dell'Accademia Aeronautica ha un alloggio di 189 mq, con un terrazzo faraonico da 287 mq.

 

"Solo la metà dei 44 Asir concessi ha una giustificazione realistica, gli altri si potrebbero anche tagliare per risparmiare", sostengono sottovoce al Cocer, l'organismo di rappresentanza interna dei militari che ha solo la parvenza di un sindacato vero visto che non ha autonomia operativa ed economica ma i cui delegati costano all'anno 40 milioni di euro.

 

Chi occupa gli Asir si difende sostenendo di pagare regolarmente l'affitto mensile sulla parte residenziale, cioè le camere, la cucina, il soggiorno e i bagni. Verissimo. Ma i canoni sono più che vantaggiosi: 1 euro a metro quadrato. Che sia in centro a Roma o a Pozzuoli o nella strada più in di Firenze, sempre quello è il prezzo.

 

UFFICIALE & CAPPELLANO. Equiparato per grado e stipendio al generale di Corpo d' Armata è anche l'ordinario militare, ruolo attualmente coperto da monsignor Vincenzo Pelvi, che è a capo di un'arcidiocesi speciale composta dai 182 cappellani militari, tutti inquadrati come ufficiali che svolgono l'attività pastorale nelle caserme. Il vicario è un generale di brigata (6000 euro al mese lordi), il vicario episcopale, il cancelliere e l'economo sono tenenti colonnello (5 mila euro), il primo cappellano ha il rango di capitano, il cappellano semplice quello di tenente (2500 euro al mese). Alla Difesa costano 10 milioni di euro in buste paga annuali, a cui si aggiungono altri 7 milioni per 160 pensioni liquidate regolarmente ai preti soldato non più in servizio, mediamente 43 mila euro all'anno ciascuno, tranne quella dell'ordinario a cui vanno circa 4 mila euro al mese. L'attuale presidente della Conferenza episcopale italiana, Angelo Bagnasco, nei fatti è un baby pensionato. E' stato arcivescovo ordinario militare dal 2003 al 2006, a 63 anni ha ottenuto il vitalizio dalla Difesa, un po' meno di 4 mila euro, con appena tre anni di contributi. A Repubblica risulta che il suo successore, monsignor Pelvi, abbia mandato una lettera al presidente della Repubblica, a cui spetta la nomina, e a Papa Ratzinger per chiedere di essere confermato nel suo ruolo fino al 2014, così da raggiungere gli anni necessari per la pensione da generale.

 

Anni fa Verdi e Radicali presentarono un disegno di legge per sganciare i cappellani militari dal bilancio della Difesa e lasciare il servizio pastorale ai preti delle parrocchie dove si trovano le caserme. Non passò. I Radicali ci hanno riprovato pochi giorni fa in Senato con un emendamento al ddl di revisione, senza risultato. "Ancora una volta la politica salva gli affari dei generali e la paga dei preti soldato - ha commentato Luca Comellini, ex maresciallo dell'Aeronautica ora segretario del Partito per la tutela dei diritti per i militari - così si ignorano i reali sprechi delle forze armate".

 

L'AUSILIARIA, RESIDUO DELLA GUERRA FREDDA. Uno dei quali è sicuramente l'"ausiliaria". Una volta in congedo, ufficiali e sottoufficiali per 5 anni restano a disposizione della Difesa e possono essere richiamati in servizio in caso di necessità. È un'eredità della Guerra Fredda, quando lo scoppio di un conflitto rientrava nel ventaglio delle ipotesi. Ma che senso ha oggi? Il " disturbo" di restare a casa, ma a disposizione, viene comunque pagato: l'indennità di ausiliaria è di 700 euro al mese per un generale in congedo. Inizialmente c'era un bacino relativamente stretto di 35 ufficiali e 500 sottoufficiali a cui spettava, per ragioni di servizio. Oggi in deroga viene concessa a centinaia di militari. Nel 2011 la Difesa per l'ausiliaria ha speso 326 milioni, quest'anno 355. Ma i casi di richiamo in servizio sono rarissimi. Qualche generale ha partecipato alle commissioni di concorso interno, qualcun altro è stato richiamato durante l'emergenza rifiuti a Napoli. E quando un pezzo grosso torna al lavoro, lo fa con tutti i crismi. Stipendio pre-congedo, macchina con l'autista, alloggio, spese di diaria, straordinari. Che uno torni in servizio o rimanga a casa, i 5 anni di ausiliaria vengono conteggiati nell'anzianità ai fini del trattamento pensionistico.

 

E continuerà a ricevere per sempre il 70 per cento dell'ausiliaria. La casta dei generali non sventola mai bandiera bianca.

 

Un esercito di ufficiali e poca truppa

Mandorle e champagne per l'ammiraglio

 

La "spending review" delle Forze Armate sembra limitata a taglia della "bassa forza". Ma anche tra le divise si riscontrano situazioni di evidenti sprechi. A partire dal numero spropositato di generali e al supestipendio dei vicecapi di Stato Maggiore

 

Le mandorle dell'ammiraglio non si toccano. La spending review delle forze armate faccia pure il suo sporco lavoro, ma da un'altra parte. Si riduca la truppa, se serve, o si taglino i marescialli, però a Giuseppe De Giorgi, il comandante in capo della flotta italiana, non devono mancare le sue mandorle quando sale sulle navi. Meglio se tostate al momento, altrimenti vanno bene anche salate. Quell'accoglienza da impero borbonico riservatagli a Taranto l'8 settembre scorso a bordo dell'incrociatore "Mambella" (camerieri, tartine, champagne e ovviamente mandorle), di cui hanno dato conto i giornali, si era vista anche a maggio sulla "Caio Duilio" a La Spezia. E chissà quante altre volte, perché per la casta militare le vacche grasse non dimagriscono mai. Le indennità sono calcolate come se ancora ci fosse la Guerra Fredda, le pensioni rimangono dorate, c'è ancora qualcuno a lucidare le maniglie d'oro degli sfarzosi appartamenti di rappresentanza. Chi sono i privilegiati della Difesa?

 

LE MANDORLE DELL'AMMIRAGLIO. Bisogna leggerla tutta la mail che il Capitano di Vascello Liborio Francesco Palombella spedisce ai suoi sottoposti, il 3 maggio 2012, per capire fin dove arriva oggi l'anacronistico sfarzo concesso al militare privilegiato. Scrive Palombella, alla vigilia della visita di De Giorgi: "All'arrivo del Cinc (comandante in capo della squadra italiana, ndr) prevedere in quadrato l'aperitivo con vino bianco ghiacciato, mandorle salate, grana, olive verdi, pizzette, rustici, tartine. Prepararsi a servire caffè d'orzo o thé verde". Poi un altro ufficiale entra nel dettaglio dei gusti dell'ammiraglio, guai a sbagliare: "Il caffè con orzo in tazza grande, senza zucchero, macchiato caldo. Il tè verde, senza zucchero".

 

Stona, tutto questo. A La Spezia si domandano se l'ammiraglio gradisca il caffè in tazza grande o piccola, a Kabul ai militari italiani non è più concesso di andare a mangiare alla mensa americana, più abbondante e costosa. Stona, nell'era della crisi, qualsiasi forma di sperpero di denaro pubblico. Tutti i privilegi, tutto ciò che è casta non è più sopportabile. E quella dell'ammiraglio De Giorgi è solo una delle 400 e passa storie di benefit e favori goduti da chi ha il grado di generale, nelle forze armate italiane.

 

LA CASTA DEI GENERALI. Già i numeri crudi, di per sé, parlano. Tra Esercito, Marina e Aeronautica ci sono 425 generali per 178 mila militari. Negli Stati Uniti sono in 900, il doppio, ma guidano un comparto che con 1.408.000 uomini è quasi dieci volte quello italiano. Per dire, noi abbiamo più generali di Corpo D'Armata, 64, che Corpi d'armata, circa una trentina. In Aeronautica 20 generali di Divisione per tre divisioni effettive. "Ad essere generosi, in Italia basterebbero 150 generali per svolgere gli stessi compiti", scrive Andrea Nativi nel rapporto 2011 della Fondazione Icsa, che si occupa di Difesa e intelligence.

 

E così siamo arrivati al punto, paradossale, che i comandanti sono più dei comandati: 94 mila ufficiali e sottoufficiali, 83.400 uomini e donne della truppa. Nei prossimi due anni il personale, civile e militare, sarà tagliato di 8.571 unità. Entro il 2024, si legge nel testo del ddl di revisione appena approvato dal Senato, i 178 mila (somma di graduati e truppa) scenderanno a 150 mila. Ma i generali no, loro non si toccano. Perché avere la greca sulla spallina significa godere di uno status privilegiato. Significa uno stipendio annuale da 120 mila euro per i generali di Corpo d'armata (quelli col grado più alto, le tre stellette), circa 7 mila euro netti al mese. E si ha diritto all'alloggio di servizio gratuito nelle zone migliori della città, al telefonino, in alcuni casi all'autista (l'anno scorso sono state acquistate dalla Difesa 19 Maserati per gli alti ufficiali), a soggiorni low cost a Bardonecchia o a Milano Marittima. Significa attraversare le sforbiciate della spending review e uscirne illibati.

 

IL SUPERSTIPENDIO DEL VICE. Si chiama Sip l'eldorado dei generali. Speciale indennità pensionabile, un emolumento ad personam che fa schizzare lo stipendio dei dirigenti in alto. Molto in alto. Spetta al Capo di stato maggiore della Difesa, il generale Biagio Abrate, (482.019 euro all'anno), ai tre capi di stato maggiore di Esercito, Aeronautica e Marina (481.006 euro), al comandante generale dell'Arma dei Carabinieri Leonardo Gallitelli (462.642 euro) e al segretario generale della

 

Difesa Claudio De Bertolis (451.072). Cifre che superano i 294 mila euro annuali (il trattamento riservato al Primo presidente di Cassazione) indicati dal decreto " salva-Italia" come tetto degli stipendi dei manager pubblici. In sei costano al ministero 2,8 milioni di euro. Gli stessi soggetti quando lasciano ricevono una liquidazione che sfiora il milione di euro e una pensione da 15 mila netti al mese.

 

La Sip però viene misteriosamente concessa anche al vice comandante dei Carabinieri. Ciò aveva un senso fino a quando c'era un generale dell'Esercito a ricoprire il ruolo di vertice dell'Arma, non ancora promossa a forza armata. Dal 2000 in poi c'è un Comandante carabiniere, ma la Sip al suo vice è rimasta. E non è un caso che per quel ruolo si siano avvicendati, dall'inizio del 2012 ad oggi, già tre ufficiali e di media si rimane in carica non più di un anno. La cerchia dei privilegiati così si allarga un po'.

 

 

Fonte: repubblica.it

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