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Carro d'assalto FIAT 2000 mod.1917


Ospite galland

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CARRO D'ASSALTO FIAT 2000 MOD. 1917

 

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CARATTERISTICHE

 

Anno: 1917

 

Peso: t 38,78

 

Rapporto potenza/peso: (HP/t) 6,4

 

Lunghezza: m 7,40

 

Larghezza: m 3,20

 

Altezza: m 3,80

 

Luce libera: m 0,54

 

Protezione: mm 20-15

 

Motore tipo: Fiat A-12

 

Potenza: HP/giri 250/1400

 

Cilindrata: (160 x 180) cmc 21200

 

Cambio: (con riduttore) numero marce 4 (8) + 2 R.M.

 

Velocità massima: km/h 7,5

 

Autonomia: km 75

 

Equipaggio: uomini 10

 

Armamento: cannoni 1 x 65 mm mitragliatrici 7 x 6,5 mm

 

Trincea: m 3,5

 

Gradino: m 1

 

Pendenza massima superabile: 40°

 

Guado: m 1

 

Esemplari prodotti: 2

 

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Il Fiat 2000 fu il primo carro armato progettato e costruito in Italia e, cosa abbastanza curiosa, era molto più vicino per concezione ai carri tedeschi che non a quelli inglesi. Ma il particolare che lo differenziava dagli uni e dagli altri era la torretta girevole che montava l'arma principale, un obice da 65 mm. L'armamento secondario era costituito da sette mitragliatrici da 6,5 mm. Il 2000 non fu costruito in serie e la produzione si limitò a due esemplari, che subirono successivamente varie modifiche, e furono impiegati durante la riconquista della Libia. Uno dei due carri rimase poi a Tripoli mentre l'altro, rientrato in Italia finì i suoi giorni come "gate guardian" in una caserma bolognese. L'esemplare illustrato è quello che il 1° aprile 1919 eseguì nello stadio di Roma con altri carri una serie di esercitazioni dimostrative organizzate dal maggiore Bennicelli, alla presenza della famiglia reale.

 

 

 

Il Fiat 2000 fu il primo carro realmente progettato e realizzato dall'Italia nel corso della prima guerra mondiale. Il prototipo, presentato il 21 giugno 1917 all'esame della Commissione militare, non differiva molto dal punto di vista meccanico da quello che doveva essere il 2000 definitivo. Esternamente, si sarebbe distinto da questo per il disegno e l'imbullonatura delle piastre laterali e per la mancanza delle protezioni alle feritoie posteriori ricavate in corrispondenza del radiatore.

 

Dopo le prime esperienze, condotte nella zona di Torino e che compresero, tra l'altro, il superamento di rampe piuttosto ripide a fondo erboso e roccioso e l'attraversamento di corsi d'acqua, si provvide a dotare lo scafo di una sovrastruttura posticcia, verosimilmente in legno e compensato, che arieggiava già le linee del modello finale. Soltanto la torretta appariva a cielo scoperto e di forma tronco-conica. Successivamente in torretta comparve la canna (sempre in legno) del pezzo da 65/17 che, in versione modificata, era stato scelto per costituire l'armamento principale del Fiat 2000.

 

Tutto questo formidabile complesso, pur se disposto in modo tutt'altro che ideale (quattro armi automatiche in caccia, tre su ciascun lato e nessuna in ritirata, a parte il pezzo da 65 brandeggiabile per 360°), avrebbe probabilmente reso irrespirabile l'aria all'interno della camera di pilotaggio e combattimento. Era stato perciò previsto, per il rapido ricambio dell'aria stessa, un grosso ventilatore sistemato in un'apertura circolare praticata nella sezione anteriore sinistra della sovrastruttura e che probabilmente, in sede definitiva, sarebbe stata protetta da una griglia.

 

Tuttavia questa soluzione di armamento non fu considerata del tutto soddisfacente e così, quando si passò alla costruzione vera e propria, l'armamento fu disposto in un modo molto più razionale. Le mitragliatrici furono ridotte a sette, ma sistemate in postazioni in grado di battere tutti i settori. Anche l'accesso alla camera di pilotaggio,e combattimento fu modificato, ed il relativo portello fu spostato dal lato destro a quello sinistro della sovrastruttura.

 

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Prototipo del Fiat 2000 parzialmente completato, impiegato per le prove degli organi di rotolamento.

 

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Vista laterale e frontale del prototipo completo.

 

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Vista frontale e laterale del primo esemplare del Fiat 2000, al suo arrivo a Roma nel 1919. Per la presentazione ai Reali il carro fu completamente riverniciato.

 

 

LA TECNICA

 

Il peso di quasi quaranta tonnellate del Fiat 2000 era notevole per l'epoca, come lo sarebbe ancor oggi per un moderno carro da combattimento. Ciò dipendeva principalmente dalla robusta corazzatura (20 mm nelle parti più esposte ed in torretta, e 15 nelle parti rimanenti) che assicurava una protezione pressoché totale anche agli organi di rotolamento, senza compromettere, come nel tedesco A7V, le capacità di superamento degli ostacoli.

 

Anche l'armamento era cospicuo: oltre al cannone da 65/17 sistemato in una torretta emisferica che consentiva, oltre ai classici 360° di brandeggio, anche un ampio settore di tiro verticale (da -10° a +75°, cioè il tiro anche nel 2° arco), il carro disponeva, quale armamento secondario, di sette mitragliatrici Fiat 14, delle quali quattro sistemate ai quattro angoli della casamatta, con un settore di direzione di circa 110° e due al centro delle pareti laterali della sovrastruttura stessa ed una al centro della parte posteriore. Due mitragliatrici potevano così sempre aprire il fuoco in caccia, tre su ciascun fianco e tre in ritirata.

 

La torretta era costruita in 4 spicchi di lamiera stampata più il cupolino con il gancio di sollevamento, uniti come il resto dello scafo a mezzo di bulloni. Internamente, in corrispondenza della feritoia del pezzo, vi era uno scudo di protezione e, sulla sinistra, un'apertura rettangolare per il congegno di puntamento.

 

Anche le feritoie delle mitragliatrici erano provviste di uno scudo interno di forma semicircolare.

 

L'equipaggio occupava la parte superiore del veicolo, completamente separata da quella ospitante il motore e gli altri organi meccanici. Esso comprendeva dieci uomini, uno dei quali (ufficiale) con funzioni di capocarro. Data la relativa spaziosità della camera di combattimento, gli unici tre soldati che si trovavano a dover operare in una posizione un po' scomoda (in ginocchio) erano i mitraglieri posteriori, che si trovavano nella sezione del compartimento sovrastante il motore e perciò più vicina al tetto. Gli altri quattro mitraglieri potevano azionare le loro armi in piedi o seduti; il tiratore ed il servente del pezzo da 65 si disponevano dietro l'installazione dell'arma, e cioè nella sezione posteriore della torretta. Il pilota invece sedeva in una cabina corazzata che sporgeva anteriormente alla casamatta. Davanti a lui era ricavata una grossa apertura chiusa da un portello corazzato incernierato superiormente. Per la visibilità laterale egli disponeva di feritoie chiudibili (una per ciascun lato), mentre un periscopio consentiva la guida a portelli chiusi. La visibilità degli altri membri dell'equipaggio era assicurata, oltre che dalle feritoie delle armi, da tre piccoli portelli chiudibili per ciascun fianco e da altri due nella parete posteriore.

 

Il gruppo propulsore, un Fiat Al2 tipo aviazione a sei cilindri verticali in linea, raggruppati tre a tre, in acciaio e con camicie in lamiera di acciaio saldata, era situato, come già visto, nella parte posteriore del carro. Ognuno dei sei cilindri era fornito di due valvole di aspirazione e due di scarico. I due convogliatori (uno per gruppo di cilindri), privi di silenziatori, scaricavano all'esterno attraverso due fori nella corazza laterale destra. Il raffreddamento era ad acqua, con ventilatore e radiatore; l'impianto elettrico comprendeva oltre ai magneti d'accensione, due dinamo ed un motorino d'avviamento. L'alimentazione (benzina) era assicurata da un serbatoio di 600 litri (1.000 secondo altre fonti) tramite carburatori Solex M.O.V.T. Le aperture per l'aria erano ricavate nella protezione verticale posteriore dello scafo. Il motore comandava, attraverso una frizione principale, un cambio ad ingranaggi dotato di riduttore, da cui il moto veniva trasmesso trasversalmente all'asse sul quale, come nel Renault e nello Schneider, erano montati i dischi delle frizioni di sterzo. Gli alloggiamenti di queste due frizioni erano collegati ai tamburi dei freni su cui agivano i comandi dello sterzo. La direzione era ottenuta perciò, come al solito, togliendo la potenza al cingolo interno col disimpegnare la corrispondente frizione e frenando il cingolo con il freno laterale.

 

Il cingolo era formato da una guida centrale snodata, che portava una serie di piattaforme d'appoggio, costituite da piastroni in acciaio con opportune nervature di rinforzo. Ottima era la sospensione, per mezzo di carrelli oscillanti a due rulli con molle a balestra (4 per fiancata): ogni cingolo così appoggiava su dieci rulli portanti, compresi quelli esterni più piccoli e privi di sospensione.

 

L'esterno del veicolo appariva di disegno particolarmente riuscito, specie per quanto riguardava la forma e la Protezione del treno di rotolamento, pur se l'altezza totale il carro più pesante realizzato dal 1915 al 1918 ed il primo della sua categoria ad avere l'armamento principale in torretta girevole, nonché ad avere la camera motore separata da quella di pilotaggio e combattimento. I cingoli, invece, pur essendo di forma e disposizione particolarmente adatta all'arrampicata e all'attraversamento delle trincee, avevano una larghezza troppo modesta rispetto al peso: appena 45 cm rispetto ai 50 dei carri inglesi e tedeschi, molto meno pesanti e più bassi. Ciò portava ad una pressione specifica notevole e addirittura sfavorevole.

 

E inoltre da rilevare che le armi automatiche avevano l'inconveniente di non poter effettuare il tiro in depressione al di sotto di qualche grado, creando così una zona morta di notevole estensione intorno al veicolo.

 

 

L'IMPIEGO

 

Il primo impiego dei Fiat 2000 avvenne da parte della I Batteria Autonoma Carri d'Assalto, costituita a Verona nel dicembre del 1918. Qualche mese dopo, ed esattamente nel febbraio del 1919, la Batteria venne inviata in Libia, portando però con sè uno solo dei due carri pesanti in dotazione (l'altro veniva lasciato a Roma per esperienze) e partecipava ad alcune operazioni contro gli arabi ribelli nella zona di Misurata. Ben presto, tuttavia, la Batteria rientrava in patria, prendendo parte con un solo 2000 (l'altro era rimasto a Tripoli, presso la locale Sezione Staccata d'Artiglieria) ad una esibizione di mezzi corazzati allo Stadio di Roma il 1° aprile 1919, alla presenza del Re.

 

In quell'occasione il carro pesante dimostrò le sue enormi possibilità, scalando un muro alto 1,10 m con terrapieno, distruggendo ordini di reticolato basso, travolgendo ordini di reticolato ordinario, superando un fossato largo 3 m ed abbattendo un muro di mattoni alto 3,50 m e dello spessore di 0,60 nonché alberi di varie dimensioni.

 

Queste dimostrazioni spettacolari non contribuirono tuttavia a risvegliare l'interesse per i mezzi pesanti. Giudizi sommari definirono il Fiat 2000 un mezzo che, seppur dotato di una meccanica originale e degna di considerazione, non era ritenuto adatto all'impiego in terreni montani e presentava alcuni difetti quali la sagoma eccessiva una velocità troppo modesta, i cingoli troppo stretti e sistemazione non ideale delle armi di bordo.

 

Fu così che il Fiat 2000 fu abbandonato, nel 1920, senza che venisse mai sperimentato sul terreno pietroso del Carso per cui era stato progettato e senza partecipare una sola manovra a fuoco. Ci si ricordò di lui, in ur rimessa dell'8° Reggimento Artiglieria Pesante di Roma, disposizione della Direzione di Artiglieria della Capitale quando il colonnello Maltese prese il comando del Reparto Carri Armati. Il tenente De Romanis, che aveva pilotato il 2000 alla manifestazione carrista del 1919, incaricato della bisogna e il carro, rimesso rapidamente efficienza, si trasferì in una mattinata (4-5 ore di marcia) a Pietralata. Passò poi a Forte Tiburtino, dove rimase a lungo, muovendosi ogni tanto (in una occasione, per un ritorno di fiamma del motore, corse il rischio di finire bruciato) e ricomparendo una diecina d'anni dopo, non più mimetizzato ma con la targa 52 sulla sobria livrea grigio-verde, il 3 settembre 1934 a Roma (Parioli) in occasione del “Campo Dux”. Particolare interessante, le due mitragliatrici anteriori erano state sostituite da due cannoncini da 37/40. Si dice che fu poi trasformato in monumento nel cortile di una caserma del 3° Reggimento carristi di Bologna. Se ne perdono d'allora le tracce, com'era già avvenuto per l'altro esemplare rimasto a Tripoli.

 

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Il primo esemplare visto di fronte e di lato con la colorazione adottata per l’impiego in Libia.

 

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Il secondo esemplare del Fiat 2000, sempre nelle due viste fondamentali, come appariva in Libia nella seconda metà degli anni venti.

 

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Il primo esemplare del Fiat 2000, modificato ed armato con due cannoni da 37 mm. in luogo delle mitragliatrici frontali, come appariva al “Campo Dux” a Roma Parioli nel 1934.

 

 

 

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