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Vickers Carden-Loyd Mk.VI /C.V. 29


Ospite galland

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VICKERS CARDEN LOYD MARK VI / C.V.29

 

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Esemplari acquistati: 25

 

Peso: kg. 1.700

 

Larghezza: m. 1,70

 

Lunghezza: m. 2,50

 

Altezza: m. 1,00 senza cupole, m. 1,28 con cupole

 

Altezza fondo scafo sul terreno: m.0,20

 

Pressione specifica sul terreno: kg. 0,500/cm2

 

Raggio di curvatura: m. 1,85

 

Armamento: 1 Mitragliatrice Fiat Mod. 14 aviazione cal. 6,5 mm.

 

Equipaggio: 2 uomini; capocarro - mitragliere e pilota

 

Spessore della corazzatura a piastre imbullonate: max.9 mm., min. 6 mm.

 

Motore: Ford T da 2900 cc.

 

Potenza: HP 20 a 1.500 giri

 

Cilindri: 4 in linea

 

Raffreddamento: ad acqua

 

Rapporto potenza peso: 11,6/1

 

Accensione: a magnete

 

Velocità max: km. 40 su terreno pianeggiante

 

Marce: 4 + 2 R.M. (con riduttore)

 

Carburante: benzina

 

Serbatoio: 1

 

Capacità serbatoio: l.27

 

Consumo: l. 0,270 x km.

 

Autonomia: km. 100 su strada

 

Autonomia: ore 2 fuori strada

 

Ostacolo verticale superabile: m. 0,40

 

Trincea massima superabile: m. 1,10

 

Guado massimo superabile: m. 0,35 (0,60 per brevi tratti)

 

Pendenza massima superabile: 45°

 

Indice di ribaltamento laterale massimo: 60°

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L'idea di carri leggeri e molto veloci da impiegare in azioni esplorative, nella presa di contatto e nel supporto diretto alla fanteria, prese corpo già durante la prima Guerra Mondiale. Ma fu solo nella seconda metà degli anni Venti che trovò pratica realizzazione in Inghilterra, ad opera di Martel e di altri due sostenitori del veicolo leggero, Carden e Loyd. Dopo una serie di mezzi sperimentali si giunse al Carden-Loyd Mk. VI, che riscosse un grande successo non solo in Gran Bretagna ma anche all'estero. L'Esercito Italiano ne acquistò 25 esemplari nel 1929, che ribattezzò Carro Veloce 29 (C.V.29). Quattro furono montati dall'Ansaldo, che provvide anche ad alcune trasformazioni. L'esemplare riprodotto nella tavola è appunto uno di questi, con la colorazione e i simboli tattici in uso all'epoca, e l'armamento originale sostituito con una mitragliatrice Fiat 1914 tipo aviazione. Il triangolo bianco sulla fiancata sta ad indicare che il carro è del comandante di un plotone (nel caso particolare, il secondo); le tre bande verticali arancione indicano il terzo carro del secondo plotone, mentre i numeri determinano la posizione del carro nell'ambito della compagnia (in questo caso si tratta del nono carro della terza compagnia). Il Carden-Loyd Mk.VI poteva trainare un rimorchietto cingolato appositamente studiato peri/trasporto dei rifornimenti.

 

 

Il problema di dotare l'esercito italiano di un mezzo corazzato maneggevole e veloce, adatto ad operare su terreni montagnosi come quelli delle nostre frontiere, si fece sentire in pieno durante le manovre degli anni venti che vedevano già l'impiego di reparti corazzati ed in particolare dopo le manovre del 1929 in Val Varaita.

 

In quell'occasione si cercò di sviluppare il presupposto di far operare truppe da montagna con l'ausilio di due battaglioni di carri armati Mod. 21, ma gli scarsi risultati ottenuti dimostrarono che i mezzi corazzati potevano ben difficilmente lasciare le strade del fondo valle per portare il loro appoggio ai reparti operanti tè quote superiori. Dopo tali conclusione, per porre termine a breve scadenza a quella situazione deficitaria, fu dato mandato all'ispettorato tecnico automobilistico di ricercare fra i mezzi prodotti all'estero un carro armato che meglio si adattasse alle nostre esigenze in attesa che l'industria nazionale fosse in grado di produrre un mezzo rispondente allo scopo.

 

L'ispettorato tecnico automobilistico si era già da tempo interessato al problema dei carri veloci, tanto che — avuta conoscenza delle esperienze inglesi in quel campo — il capitano de Braund capo dell'ufficio studi ed esperienze di quell'ispettorato era stato comandato al corso di perfezionamento nella lingua inglese, che aveva luogo a Londra, proprio per poter meglio seguire la questione.

 

In Inghilterra era stata infatti sviluppata una serie di mezzi corazzati destinati al supporto diretto della fanteria e della cavalleria, adatti per la ricognizione, lo sfruttamento del successo e l'appoggio ravvicinato. Con l'accordo degli alti comandi inglesi, e dopo una serie di prove eseguite in Liguria probabilmente con un esemplare di Carden Loyd MK. VI fornito per scopi valutativi dall'esercito inglese, nel 1929 furono acquistati dalla Vickers Armstrong che li produceva quattro esemplari di Carden Loyd MK. VI. Con questi primi carri, riarmati con mitragliatrice Fiat 1914 raffreddata ad acqua, veniva costituita la prima sezione carri veloci C.V. presso la IV squadriglia autoblinde del IV Battaglione carri armati. Il Carden Loyd MK. VI entrava così ufficialmente in servizio nel Regio Esercito con la denominazione di carro veloce C.V.29.

 

Nel maggio del 1931 le 4 squadriglie autoblindo dei quattro battaglioni carristi venivano riunite in un battaglione autoblindo a Codroipo e, nel luglio dello stesso anno, due squadriglie autoblindo furono sciolte ed in loro vece furono costituite due compagnie carri veloci C.V.29.

 

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Codroipo, dicembre 1941. Schieramento di CV 29 della I compagnia carri veloci

Negli anni successivi al 1930 tale reparto svolse una intensa attività addestrativa, soprattutto preparando il personale delle unità di cavalleria all'impiego dei mezzi corazzati. Infatti nel 1932 il personale del reggimento dei Cavalleggeri Guide fu addestrato all'impiego dei carri armati e, nel 1933, fu il primo reparto di cavalleria a passare dai cavalli ai carri armati. Nel febbraio del 1932 due esemplari di C.V.29 furono aggregati alla squadriglia delle autoblindo della Tripolitania per una serie di prove valutative in terreno dunoso.

 

Tali prove ebbero un esito soddisfacente e, fra le altre, è degna di menzione una marcia di 450 Km. in terreno desertico senza inconvenienti di sorta nonostante che i mezzi ed i motori fossero sottoposti al tormento della forte escursione termica fra il giorno e la notte.

 

I carri veloci Carden Loyd rimasero ancora in servizio per qualche anno per poi scomparire del tutto quando il 31 Dicembre 1934 il battaglione autoblindo fu sciolto.

 

Fonti inglesi parlano di impiego dei carri veloci Carden Loyd nella guerra di Abissinia e in quella di Spagna, ed alcuni addirittura nella II Guerra Mondiale. Si tratta senza dubbio di una inesattezza riferentesi all'impiego di C.V.33 e 35 la cui origine deriva dai Carden Loyd C.V.29. Infatti il C.V.29 costituì una preziosa fonte di esperienze a cui attinse l'industria italiana per lo sviluppo dei successivi carri veloci.

 

 

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Sezione laterale di Carden Loyd CV29

1 Ruota motrice; 2 Differenziale; 3 Giunto cardanico; 4 Leva direzione; 5 Cambio epicicloidale; 6 Leva frizione; 7 Leva freno; 8 Parete torretta; 9 Motore; 10 Scafo; 11 Radiatore; 12 Magnete; 13 Ruota di rinvio; 14 Telaio so-stegno organi locomozione; 15 Ruote portanti; 16 Cingoli; 17 Carrelli elastici; 18 Leva a pedale innesto marcia indietro; 19 Leva a pedale innesto prima marcia; 20 Cambio supplementare; 21 Leva a asta cambio supplementare.

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