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FIAT 3000


Ospite galland

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FIAT 3000 MOD. 21 (MOD. 30)

 

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Esemplari costruiti: oltre 100 unità (oltre 40)

 

Peso a vuoto: kg.5.100 (5.500)

 

Peso a pieno carico: kg.5.500 (5.900)

 

Larghezza: m.1,64 (1,67)

 

Lunghezza senza coda: m.3,61 (3,73)

 

Lunghezza con coda: m.4,17 (4,29)

 

Altezza: m.2,19 (2,20)

 

Passo: m.2,78 (2,90)

 

Carreggiata: m.1,34 (1,34)

 

Larghezza cingoli: m.0,28 (0,28)

 

Altezza dal suolo del fondo scafo: m.0,35 (0,35)

 

Armamento: 2 Mitragliatrici S.I.A. cal.6,5 oppure 2 mitragliatrici Fiat Mod.29 cal. 6,5 (2 mitragliatrici S.I.A. cal. 6,5 oppure 1 cannoncino 37/40)

 

Equipaggio: 2 uomini; capocarro mitragliere e pilota (idem)

 

Spessore della corazzatura a piastre imbullonate:

 

Laterali e frontali: mm. 16 (16)

 

Superiori: mm.8 (8)

 

Fondo scafo: mm.6 (6)

 

Motore: Fiat da 6.235 cc.(Fiat da 6.235 cc.)

 

Potenza: HP 45 a 1.500 giri (HP 60 a 1.500 giri)

 

HP 50 a 1.700 giri (HP 63 a 1.700 giri)

 

Cilindri: 4 in linea (4 in linea)

 

Raffreddamento: ad acqua (ad acqua)

 

Capacità radiatore: lt.29 (38)

 

Rapporto potenza peso: HP.11/1t. (11,25)

 

Avviamento: manuale con magnete Dixle (manuale con magnete Marelli)

 

Velocità max: km.24 su strada (21)

 

Marce: 3 + 1 R.M. (3 + 1)

 

Carburante: benzina (benzina)

 

Serbatoi: 1 + 1 ausiliario (1 + 1 ausiliario)

 

Capacità serbatoi: l.90 + 5 (85 + 4,5)

 

Consumo: l. 9/9,5 x km.(9,5/10)

 

Autonomia: km. 95 su strada (88)

 

Autonomia: ore 8 fuori strada (6)

 

Ostacolo verticale massimo superabile: m. 0,60 (0,60)

 

Trincea massima superabile: m.1,50 (1,50)

 

Guado superabile: m. 1,10 (0,90)

 

Pendenza superabile: 41° (41°)

 

Indice massimo di ribaltamento laterale: 34°(34°)

 

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Questo carro armato costituì lo sviluppo, iniziato nel 1918 dalla Fiat, sulla base del corazzato francese Renault FT17 con le modifiche dettate dalle esperienze acquisite nelle prove pratiche ed in buona parte suggerite dal Capitano Bennicelli.

 

Le modifiche apportate contribuirono a fare del Fiat 3000 un mezzo notevolmente diverso e sostanzialmente migliorato rispetto all'originale Renault.

 

All'epoca della sua costruzione, il Fiat 3000 rappresentò un più che valido potenziamento rispetto al Renault FT17 e, per qualche anno, mantenne un ruolo coerente con la sua impostazione ed al passo con le esigenze militari dell'epoca; concluse però la sua carriera con un ritardo di una decina d'anni.

 

Infatti, al momento della scomparsa degli ultimi esemplari in servizio, era materiale inadatto non solo per il combattimento ma anche per l'addestramento e degno solo di essere posto in un museo.

 

Il Fiat 3000 si distingueva dal Renault FT17 per un'aumentata potenza del motore (Mod. 21-55 Hp, Mod. 30-60 Hp contro i 40 Hp del Renault), che era montato trasversalmente anziché longitudinalmente, con conseguente diminuzione della lunghezza e del peso totale. Rispetto all'originale francese la sagoma della torretta e la parte posteriore dello scafo erano notevolmente diverse, pur mantenendo il Fiat 3000 la coda amovibile destinata a facilitare il superamento di trincee ed ostacoli, la corazzatura era inoltre più sottile.

 

I prototipi ed i primissimi esemplari conservavano la superficie d'aderenza delle piattaforme d'appoggio del cingolo lisce come nei carri francesi, i successivi esemplari ebbero le piattaforme sagomate in modo da ottenere una migliore presa sul terreno. Il Fiat 3000, sul finire del primo conflitto mondiale e dopo le esperienze fatte con tipi stranieri e con il prototipo del Fiat 2000, fu prescelto per la produzione in serie con l'intento di farne il carro base delle nascenti truppe corazzate italiane. Un primo lotto di 1400 unità doveva essere consegnato, con una cadenza mensile di 200 unità, a partire dal 10 maggio 1919. La sopravvenuta cessazione delle ostilità causò l'annullamento dell'ordinazione, di cui fu mantenuta una commessa di soli 100 carri da consegnarsi nel settembre del 1919, commessa che a causa dell'incerta situazione politica, economica e sociale di quel dopoguerra, subì un notevole ritardo. Il primo esemplare, infatti, fu terminato nel giugno del 1920.

 

I primi esemplari del carro entrarono in servizio nel 1921 ed il mezzo ebbe la classificazione ufficiale di carro d'assalto Fiat 3000 Mod. 21. Nel corso delle prove di collaudo, eseguite nel novembre del 1921 da parte di una commissione militare, il carro fu sottoposto a prove di marcia su terreno piano e su terreno vario al fine di determinarne le prestazioni, i consumi e le possibilità d'impiego.

 

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Roma – Forte Tiburtino. Un carro armato FIAT 3000/21 con longherone lungo sul carrello di trasporto. Si noti il sistema numerico ed ottico di identificazione del mezzo.

 

Furono fra l'altro eseguite prove di guado con soste di 5 minuti in acqua ad una profondità di cm. 110 per verificare la tenuta dello scafo.

 

Le prove furono ritenute soddisfacenti, ma nella sua relazione la commissione, fra l'altro, faceva presente la necessità di dotare il mezzo di un armamento più idoneo, adatto anche all'impiego contro mezzi blindati avversari, consigliando il montaggio del pezzo da 37 mm. a tiro rapido con lievi modifiche della torretta (in pratica richiedendo nel 1921 quella modifica che sarà poi caratteristica del Mod. 30) ed esprimendo dei dubbi sulla efficacia dell'impiego delle armi S.I.A. a bordo di un mezzo blindato.

 

A sostegno di questa tesi, durante le esercitazioni del 1927 nella piana del Trasimeno e del 1928 in Venezia Giulia, fu evidenziata l'esigenza di disporre di un mezzo corazzato armato con un cannone in aggiunta a quelli armati di mitragliatrice. In base a queste considerazioni, con la tardiva reminiscenza di quanto espresso dalla commissione di collaudo e tenendo conto delle esperienze maturate presso i reparti, l'arsenale d'artiglieria di Torino studiò in collaborazione con la Fiat la possibilità di montare su una versione migliorata del Fiat 3000 un cannone da 37/40.

 

Questa nuova versione del carro fu provata nel 1929 nel corso delle grandi manovre in Val Varaita e aveva, oltre all'armamento diverso, alcune migliorie al motore ed al treno di rotolamento, una maggiore potenza, un grembiule di copertura sulla longherina portacarrelli, una diversa sagoma del cofano con una diversa sistemazione dei caricamenti esterni e montava sulla coda mobile una cassetta portattrezzi chiusa con lucchetto.

 

Questa versione potenziata fu ufficialmente adottata nel 1930 come carro d'assalto Fiat 3000 Mod. 30.

 

Del Mod. 30 fu costruito un numero imprecisato di esemplari, comunque non rilevante, alcuni armati con cannone altri con mitragliatrici. I carri Mod. 30, armati con cannone, furono impiegati come carri comando di battaglione, compagnia é plotone. Alcuni carri comando furono dotati di apparati radiotrasmittenti sia su scafi Mod. 21 che su scafi Mod. 30. La particolare conformazione dei cingoli a piastre, che si usuravano facilmente, e la scarsa velocità su strada rendevano particolarmente difficoltosi gli spostamenti dei carri fuori dalla zona d'impiego. Per ovviare a questo inconveniente fu preparato, presso l'arsenale di artiglieria di Torino, uno speciale carrello biga per il trasporto su strada dei carri d'assalto. Questo carrello era dotato di cunei per facilitare la salita e la discesa del carro ed era destinato ad essere trainato, inizialmente, da autocarri Fiat 18BL e poi da autocarri Lancia RO. Questi carrelli, indispensabili per assicurare la mobilità dei reparti corazzati e permetterne i trasferimenti, erano distribuiti in organico fino a livello di plotone in cui 4 trattori e 4 carrelli componevano la squadra traino mentre 4 carri armati componeva la squadra di combattimento.

 

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FIAT 3000/30 impegnati in manovra sulla piana di Assisi

Alcuni esemplari di carri armati Mod. 21 della prima serie furono dotati di due piccoli serbatoi cilindrici contenenti acido solforico in cui, per mezzo di un comando azionato dall'equipaggio, veniva convogliato il gas di scarico del motore che a contatto con l'acido generava una densa cortina di fumo bianco, assumendo una funzione di nebbiogeno.

 

Alcuni esemplari furono poi modificati con l'adozione di appositi contenitori sulle fiancate, per la miscela nebbiogena ed il propellente compresso per lo spargimento, sistemati all'interno del cingolo sulla longherina portacarrelli. Due diffusori per lo spargimento della nebbia erano montati sulla parte posteriore del carro, vicino ai martinetti. Tali esemplari furono presentati e compirono esercitazioni dimostrative in occasione della Giornata dell'Arma Chimica nel 1936.

 

Nel 1930 e nel 1931 ebbe luogo presso la scuola centrale del genio a Civitavecchia una completa serie di esperienze sugli ostacoli anticarro, sulle possibilità dei mezzi di superarli e su quelle di fermare attacchi di carri armati mediante l'uso di ostruzioni, fossati o denti di drago. A tali esperienze presero parte due Fiat 3000 mod. 21/30 e due carri leggeri Carden Loyd C.V.29 forniti dal reggimento carri armati e guidati da personale bene addestrato.

 

Per poter valutare a pieno le possibilità dei carri venivano costruiti sul terreno di manovra i vari tipi di ostacoli (fossati, buche, sbarramenti di tronchi o di pietre ecc.) e gli equipaggi potevano prenderne visione e studiare il modo di superarli prima di portare i mezzi sul campo, in maniera di poter affrontare il percorso nelle condizioni più favorevoli.

 

Gli ostacoli superati venivano in seguito sperimentati di nuovo introducendo modifiche e varianti suggerite dalle prove precedenti fino ad ottenere l'arresto del mezzo.

 

Nel corso di tali prove furono anche fatte esperienze con mine anticarro, ponendo delle cariche esplosive di varia potenza sotto spezzoni di cingolo caricati con un peso pari al peso del carro e facendole brillare elettricamente per saggiare la robustezza dei cingoli e facendo passare i carri su mine sprovviste di carica esplosiva e munite di solo innesco per controllarne il funzionamento e la taratura. Il Fiat 3000, oltre ad essere stato il primo carro armato prodotto in serie in Italia, fu anche il primo carro armato italiano ad essere esportato. Alcuni carri Mod. 21 infatti furono venduti alla Lituania ed all'Albania e nel 1925 fu proposto all'Etiopia l'acquisto di un esemplare, nel 1930 infine furono forniti, sempre all'Etiopia, 3 esemplari del Mod. 30.

 

Secondo fonti dell'epoca sembra che il carro sia starò proposto, senza esito positivo delle trattative, alla Grecia, Danimarca e Spagna. Gli esemplari forniti all'Albania erano certamente fra i primi usciti dalla fabbrica con la dentatura della ruota motrice di disegno diverso ed i cingoli a piattaforma liscia.

 

Questi carri armati, insieme ad alcune autoblinde Bianchi, ritornarono in mano italiana nel 1939 quando le nostre truppe occuparono l'Albania. Identica sorte ebbero i carri ceduti all'Abissinia ed ancora privi dell'armamento. Caduti in mano alle nostre truppe, furono fatti sfilare per le vie di Addis Abeba nel corso di una parata in occasione della proclamazione dell'Impero.

 

La vita operativa del Fiat 3000 nei reparti corazzati italiani cominciò nel 1922 quando i primi carri Mod. 21 giunsero presso la « Compagnia autonoma carri armati » che aveva allora sede a Roma presso il Forte Tiburtino. Negli anni successivi la compagnia aumentò di forza estendendo il suo organico e trasformandosí in gruppo e quindi in « Reparto carri armati » con comando deposito e due « Gruppi carri armati » su tre squadriglie.

 

Nel 1926 si ebbe il primo impiego operativo dei Fiat 3000 quando una compagnia di carri Mod. 21 venne inviata in Libia durante le operazioni per la riconquista dell'oasi di Giarabub. In quelle operazioni, il 7 febbraio del 1926, l'oasi fu raggiunta e rioccupata da una colonna celere, comandata dal Col. Ronchetti, composta da truppe di fanteria e di cavalleria con la copertura di una squadriglia di autoblinde e di una compagnia di carri armati.

 

Con la legge n. 396 dell'11 marzo 1926, che prevedeva una riorganizzazione delle forze armate italiane, veniva costituita la specialità carrista, con un centro di formazione ed alcune unità d'impiego, equipaggiata con carri armati Mod. 21.

 

Il successivo 10 ottobre 1927 veniva ufficialmente costituito, sempre con sede a Roma nel Forte Tiburtino, il « 10 Reggimento carri armati » formato da un comando-deposito e cinque battaglioni.

 

L'anno successivo, alcuni battaglioni carri furono distaccati a Bologna, Codroipo ed Udine pur restando a Roma la sede ed il comando del Reggimento.

 

Ogni battaglione era formato da un comando e 4 compagnie, ciascuna su due plotoni da combattimento ed un plotone misto.

 

Nel marzo del 1929 vennero costituite 4 squadriglie di autoblindo (la, 2a, 3a e 4a) destinate rispettivamente ai primi 4 battaglioni carri armati.

 

Questi battaglioni svolsero nelle manovre del 1927, '28 e '29 una intensa attività tendente a familiarizzare i reparti dell'esercito con la nuova specialità ed a perfezionarne le modalità d'impiego.

 

Dal 1930 l'evoluzione dei carri italiani si divide, con l'avvento dei carri veloci e con l'adozione del Fiat 3000 Mod. 30, nelle due vie che caratterizzeranno gli anni successivi. Nel 1930, infatti, i primi carri veloci Carden Loyd affiancarono i Fiat 3000 nella sede di Codroipo, nel 1931 anche il comando del reggimento venne trasferito a Bologna e, in pari tempo, i carri armati Mod. 30 entrarono in reparto, come abbiamo già detto, in qualità di carri comando di plotone e di compagnia,

 

Gli anni successivi al 1933 cominciarono a segnare la senescenza del Fiat 3000, infatti l'industria cominciò allora la consegna dei carri veloci per equipaggiare i nuovi reparti corazzati della cavalleria e dei bersaglieri.

 

L'esigenza A.O. del 1935 per la conquista dell'Abissinia vide l'impiego dei Fiat 3000 da parte di entrambi i contendenti; da parte italiana alcuni carri mod. 21 parteciparono all'occupazione di Addis Abeba, mentre dei Mod. 30 erano in servizio nell'esercito abissino, ma non risulta che i carri abissini siano mai stati impiegati in combattimento. In questo periodo si iniziò l'adozione dei rinforzi sui longheroni ai carri Mod. 21 e 30.

 

Nel 1936 il reggimento carri armati venne sciolto e, in sua vece, sorsero quattro reggimenti di fanteria carrista con in organico 4 battaglioni, di cui 3 di carri veloci ed uno di carri di rottura (Fiat 3000).

 

I carri armati Fiat 3000, sulle cui cupole spuntano le prime antenne radio, non parteciparono neanche al conflitto spagnolo del 1937 e cominciarono, negli anni immediatamente precedenti il II conflitto mondiale, a lasciare il campo ai carri medi M11 e poi M13.

 

All'atto dell'entrato in guerra i Fiat 3000 avevano la denominazione di L.5/21 e L.5/30 essendo stata aumentata fino ad 8 tonnellate il limite della categoria dei carri leggeri.

 

Il 10 giugno del 1940 i carri armati Fiat 3000, nella maggior parte Mod. 21, ancora in servizio erano impiegati da alcune compagnie della guardia alla frontiera in territorio metropolitano, da una compagnia della guardia alla frontiera nella zona di Scutari in Albania, mentre qualche esemplare in attesa di sostituzione si trovava presso i reggimenti corazzati.

 

Questi reparti non parteciparono a fatti d'arme di rilievo nel corso delle operazioni sul fronte greco-albanese, né in altri settori operativi.

 

Alcuni Fiat 3000 furono inviati con prevedibili conseguenze all'attacco dei fortini francesi nella zona dei Moncenisio.

 

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Sicilia, primavera 1943. Una compagnia di Fiat 3000 schierata durante l’ispezione di Vittorio Emanuele III alle truppe di stanza nell’isola. Il primo carro è un modello 30 con armi FIAT.

Nel luglio 1943, quando gli americani sbarcarono in Sicilia, due compagnie di Fiat 3000 erano ancora in linea. Citiamo testualmente il Gen. Emilio Faldella dal suo libro « 1943, lo sbarco e la difesa della Sicilia »:

 

« … il complesso di 100 carri italiani aveva un valore bellico assolutamente trascurabile. Che dire poi di due compagnie carri 3000 costruiti più di vent’anni prima e che, a mala pena, quando si mettevano in moto procedevano a velocità di un paio di chilometri l’ora? Il XII Corpo d’Armata li impiegò interrati come postazioni corazzate di mitragliatrici ed il XVI li assegnò ad un gruppo mobile caricati su autocarri… ».

 

La seconda compagnia carri di rottura Fiat 3000 fu distrutta il 10 luglio 1943 durante un contrattacco della divisione Livorno per rioccupare Gela. I carri facevano parte di una formazione mista di Fiat 3000, di L.3, di R.35 e di fanteria e furono messi fuori combattimento dalla reazione anticarro dei « rangers » del Magg. Darby e dal fuoco d’interdizione navale.

 

Con le carcasse fumanti dei carri distrutti in Sicilia il Fiat 3000 usciva definitivamente dalla scena del carrismo italiano.

 

 

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Sicilia luglio 1943. Due FIAT 3000/21 facenti parte del sistema difensivo di un nostro aeroporto catturati dagli Alleati.

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