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Semovente da 105/25 su M43 e 149/40


Ospite galland

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Il semovente Ansaldo Fiat M43 armato con un pezzo da 105 mm, fu l'unico mezzo corazzato prodotto in Italia durante la seconda Guerra Mondiale a poter disporre fin dalla sua progettazione di un armamento che lo metteva in grado di opporsi con efficacia e in molti casi di superare come potenza di fuoco i carri alleati e tedeschi. Nonostante il suo rapido sviluppo e i notevoli quantitativi ordinati dall'esercito, all'atto dell'armistizio poteva essere schierato in linea solo un gruppo equipaggiato con questo mezzo, il 600° Gruppo semoventi della Divisione "Ariete II'. che prese parte alla difesa di Roma. L'esemplare rappresentato nella tavola appartiene a questo reparto, e partecipò agli scontri avvenuti nella zona a cavallo della Via Laurentina, fra la Cecchignola e la zona "E.42", l'attuale EUR. Il reparto subì notevoli perdite durante un attacco allo scoperto contro le posizioni tenute dai tedeschi e difese da cannoni anticarro, sistemati in postazioni mimetizzate.

 

 

IL SEMOVENTE DA 105/25 SU M43

 

Definito lo scafo del carro armato P40, nell'aprile del 1942 venne studiata la sistemazione di un obice da 105 mm a bordo dello stesso scafo. I ritardi che tuttavia si registrarono nell'approntamento del P40 indussero a prendere in considerazione la possibilità di realizzare un semovente di più rapida attuazione e produzione, basandosi stilla meccanica dell'ultima versione del carro medio.

 

Il nuovo studio, infatti, era così impostato:

 

postazione d'insieme analoga a quella del semovente su P40;

 

alimentazione a benzina anziché a gasolio, data l'indisponibilità di quest'ultimo combustibile;

 

— utilizzazione di gruppi e complessi già di produzione corrente (M42);

 

— dimensioni molto ridotte rispetto al semovente su P40; — peso inferiore di oltre il 25%.

 

Lo Stabilimento Artiglierie Ansaldo di Genova, che aveva già costruito l'obice divisionale da 105/23, provvide ad allestire un'altra massa oscillante da 105 mm, adattata opportunamente per l'installazione su semovente.

 

Questa costruzione fu ultimata il 16 gennaio 1943 e il 28 dello stesso mese il prototipo del nuovo mezzo era già pronto. Denominato provvisoriamente "Semovente da 105/23 su scafo M42 allargato", presentava diverse innovazioni rispetto ai modelli già in uso, tra le quali quella dello scafo parzialmente saldato.

 

Dopo aver effettuato le prove preliminari di marcia e di tiro, il nuovo materiale fu sottoposto all'Ispettorato dell'Arma di Artiglieria e a quello delle Truppe Corazzate.

 

Si decise pertanto di ordinarne. un primo lotto di 30 esemplari, la cui fornitura fu portata a termine il 30 giugno 1943. II mezzo fu definitivamente denominato "Semovente da 105/25 su scafo Fiat-Ansaldo M43". Intanto gli ordinativi furono via via aumentati fino a raggiungere, alla data della consegna del primo lotto, le 454 unità.

 

 

LA TECNICA

 

Lo scafo prescelto per alloggiare la postazione della bocca da fuoco da 105 mm era una variante modificata, specie per quanto riguardava la larghezza dello scafo del carro armato M15/42 e fu infatti in un primo tempo denominata M42L (L = largo) e successivamente Ivt43.

 

Mentre il motore e la trasmissione erano quelli del normale modello M42 (motore 15TB, a 8 cilindri a V, a benzina, della cilindrata di 11 980 cmc e della potenza di 192 CV a 2 400 giri al minuto, con cambio a ingranaggi sempre in presa con cinque marce in avanti e una retromarcia, e trasmissione al gruppo epicicloidale mediante coppa conica), lo scafo, pur conservando le linee generali di quello già in uso per le artiglierie semoventi, si distingueva per la prua a spigolo vivo anziché arrotondata.

 

Le piastre frontali della casamatta, sempre imbullonate e costituite da una doppia lamiera scudo, erano però leggermente inclinate. Anche le lamiere di copertura della trasmissione, in cui erano ricavati i soliti due portelli per l'ispezione ai freni, erano imbullonate. Per il resto, la sovrastruttura e la prua erano ricavate per saldatura.

 

Per quanto concerneva il treno di rotolamento, non vi erano differenze: le ruote portanti restavano otto per fiancata, raggruppate in due carrelli indipendenti; la ruota motrice restava quella anteriore ed erano mantenuti i tre rullini reggicingolo. Le sospensioni rimanevano quelle già in uso su tutti i carri medi italiani: balestre semi-ellittiche fissate allo scafo nella parte centrale mediante staffe e bulloni, e collegate alle estremità dei bilancieri dei carrelli mediante manicotti elastici. I cingoli, anch'essi invariati, erano a maglie uniche (86 per cingolo, in acciaio), collegate tra di loro a, mezzo di spina passante ribattuta, cingoli erano protetti superiormente da parasabbia, efficaci anche contro i bazooka.

 

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Il prototipo del semovente M43 da 105/23. Roma, Centro Studi della Motorizzazione, febbraio 1943.

 

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Semovente da 105/25 di preda bellica impiegato dai tedeschi per contrastare l’avanzata alleata nella Penisola. L’esemplare raffigurato fu recuperato danneggiato presso l’aeroporto d’Aquino dopo lo sfondamento della Linea Gustav.

 

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Semovente da 105/25 della RSI, inquadrato nel Raggruppamento Corazzato “Leoncello”.

 

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Affusto semovente da 149/40, unico prototipo di un promettente mezzo bellico. Catturato dai tedeschi venne successivamente preso dagli americani. Attualmente conservato presso l’Aberdeen Proving Ground.

 

 

L'EVOLUZIONE

 

Sebbene il 105 mm, dotato di proietto a energia chimica, potesse battere senza dubbio qualsiasi mezzo corazzato esistente, quando i tedeschi incorporarono, dopo l'armistizio, gli Stabilimenti Ansaldo Fossati nella loro organizzazione produttiva di guerra, richiesero che l'ottimo scafo dell'M43 venisse modificato in modo da installarvi un pezzo ad alta velocità iniziale del calibro di 75 mm, particolarmente adatto al tiro teso controcarro.

 

L'adattamento lasciò invariato lo scafo, e riguardò esclusivamente la sistemazione della bocca da fuoco e la protezione della casamatta sia anteriormente sia lateralmente, nonché un diverso sostegno per la mitragliatrice Breda 38 calibro 8 che nel normale semovente da 105/25 poteva essere montata soltanto a portelli aperti.

 

Senza alcuna modifica apparve anche l'impianto radio (Marelli RF-1 CA con antenna a sollevamento automatico) e la cassetta sgancia-fumogeni (posteriormente a destra).

 

Il cannone installato era una modifica del 75/46 c.a. Ansaldo mod.34, dotato di contrappeso in volata e di uno scudetto mobile per meglio proteggere la casamatta,

 

È da rilevare che tutti i carri M prodotti dopo l'8 settembre avevano le ruote motrici modificate, in modo da evitare lo scingolamento. Questo cacciacarri, il più perfezionato corazzato prodotto in Italia prima della fine delle ostilità, apparve verso la fine del 1944, quando cessò la produzione del 105/25. Se ne ordinarono alcune decine, ma soltanto 40 furono effettivamente allestiti tra la fine del 1944 e il 1° aprile 1945. In più, di questi, soltanto sette risultano armati con il 75/46 (almeno secondo il Bollettino dell'Ansaldo) in quanto solo sette di queste bocche da fuoco appaiono prodotte nel periodo suindicato.

 

Gli altri semoventi ricevettero il cannone da 75/34 già in produzione dal 1942, senza alcuna modifica. Ciò, a meno che non fossero disponibili altri complessi da 75/46, nel qual caso il numero dei semoventi M43 così armati salirebbe a 11 (8 prodotti nel 1944,3 nei primi tre mesi del '45).

 

 

L'IMPIEGO

 

Non molti esemplari del semovente M43, sui 454 ordinati dal Regio Esercito, riuscirono a essere distribuiti prima dell'armistizio. Sui dodici gruppi previsti (ciascuno con dodici semoventi e cinque carri comando) soltanto il 600° Gruppo dell'”Ariete II” risulta sia stato operativo per quell'epoca, e fu anche l'unico a essere impiegato in combattimento, nei pressi di Roma, contro i tedeschi.

 

Questi ultimi si impossessarono di tutto il quantitativo prodotto nel periodo suindicato (31 esemplari, meno naturalmente quelli distrutti a Roma), e incamerarono anche tutti quelli prodotti dopo il 9 settembre presso I'Ansaldo (24 nel 1943 e 67 nel 1944), impiegandoli nella campagna d'Italia contro gli Alleati. Soltanto un 105/25, dei tipo prodotto per il Regio Esercito rimase in mani italiane e fu utilizzato dal Gruppo Corazzato "Leoncello"della R. S. I.

 

Secondo la regolamentazione italiana, il 105/25 doveva essere assegnato all'artiglieria delle divisioni corazzate per l'appoggio immediato dei carri P40 e P43, alla quale l'introduzione di quest'ottimo materiale dava la possibilità di un più potente concorso all'appoggio e all'arresto, e avrebbe permesso di svolgere, con i semoventi appunto, un'azione normale di controbatteria.

 

Nell'Esercito germanico, il semovente M43 ebbe le seguenti denominazioni:

 

— Sturmgeschbtz M43 mit 75/34 (851) (i);

 

— Sturmgeschútz M43 mit 75/46 (852) (i);

 

— Sturmgeschbtz M43 mit 105/25 (853) (i).

 

 

IL SEMOVENTE DA 149/40

 

Uno dei migliori pezzi d'artiglieria pesante mai prodotti in Italia fu il cannone da 149/40, adottato nel 1935 per riequipaggiare l'artiglieria d'armata, a quell'epoca ancora dotata di cannoni da 149/35 ad affusto rigido.

 

Ne furono costruiti, per difficoltà di approvvigionamento di materie prime, solo pochissimi esemplari, che armarono quattro gruppi su tre batterie, tre dei quali inviati in Russia e uno in Africa Settentrionale nel 1942.

 

Si trattava tuttavia di materiale piuttosto pesante, che doveva essere scomposto per il trasporto, ma che dal punto di vista balistico era eccellente, se i tedeschi, dopo l'armistizio, ne continuarono la produzione (per altri dici esemplari), per la difesa costiera.

 

Così, nello stesso 1942, per eliminare le gravi difficoltà che ritardavano l'approvvigionamento degli affusti 149/40 e per ridurre a uno solo i veicoli necessari manovra del complesso, l'Ansaldo Fossati studiò e costruì un semovente cingolato e corazzato da 149/40, sistemando la bocca da fuoco già in servizio su uno scafo speciale derivato da quello del carro armato P40.

 

La realizzazione iniziò nell'aprile del 1942 e il complesso, esaminato a Genova nell'agosto dei 1943, diede ai tecnici la migliore impressione, sia per quanto riguarda la sua stabilità al tiro, sia per la possibilità di movimento in terreno vario.

 

Per il motore (uno SPA a benzina), non essendo questo facilmente riproducibile, si proponeva di costruirne di eguale potenza e ingombro per la fine dello stesso 1943.

 

Tuttavia, l'ispettorato dell'Arma di Artiglieria, pur riconoscendo che tale realizzazione richiedeva minor quantità di materie prime e di ore lavorative rispetto al normale cannone da 149/40 con i due trattori necessari per il traino (complessivamente 24 tonnellate contro 32), che molto più rapida nella messa in batteria (3 minuti contro almeno 17) ed era molto più protetta (assenza di pneumatici, protezione al motore, radiatore ecc.), non ritenne opportuno passare all'omologazione. Neanche i tedeschi che dopo l'armistizio portarono il prototipo in Germania, a Hillersleben, classificandolo come "Gepanzerte Selbstfahrlafette M43 fur 15/42 (854) (i)" (cioè semovente corazzato M43 da 15 cm L/42), ne intuirono la validità; ma il colonnello Jarrett, un valoroso tecnico recentemente scomparso, quando gli americani occuparono Hillersleben nel 1945, poté recuperarlo intatto e trasporlo all'Aberdeen Proving Ground. Lì fu attentamente valutato e se ne trassero preziosi insegnamenti che condussero 1960, all'adozione dell'ottimo semovente da 175/60, che ne rivela l'indubbia discendenza. E lì il 149/40 è a oggi, ultima testimonianza della tecnica militare italiana nella seconda Guerra Mondiale.

 

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