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"Mitsubishi A6M Zero"


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piccolo OT: quando si parla di forze aeree dell'impero del sol levante l'immaginario collettivo va agli aerei della marina imperiale: poco si sa dell'esercito e della sua aviazione. GianVito perchè, (quando hai tempo) non butti giu qualcosa sul tema?

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Il Wildcat mi pare fu il primo caccia monoplano dell'US Navy, ma le sue prestazioni non erano all'altezza della potenza esuberante dello Zero.

 

 

non capisco questa affermazione..

 

perchè lo Zero era più potente motoristicamente parlando (come intendi tu, suppongo..) dell'F4F?

 

il Wildcat era più potente ed aveva una velocità massima orizzontale paragonabile, ma una maggiore velocità in picchiata... lo Zero lo surclassava in maneggevolezza, e questo era quello che i piloti nipponici erano perfettamente addestrati a fare, ingaggiare un combattimento manovrato per esaltare le caratteristiche del proprio apparecchio...

 

insomma non è che l'A6M abbia combattuto contro "nessuno".... è stato un mezzo discretamente valido che ha permesso nelle mani di chi lo sapeva usare di infliggere pesanti perdite, ma anche non era così superiore agli avversari in quanto i Wildcat (una volta elaborate determinate strategie...) sono riusciti a contrastarlo, come si fa in tutte le guerre: studiando i suoi punti deboli (che erano scarsa protezione, bassa velocità orizzontale e soprattutto in picchiata..)

 

i confronti con mezzi statunitensi dal 43 in poi purtroppo è condizionato dal fatto che l'addestramento dei piloti giapponesi è venuto meno e soprattutto la carenza cronica di combustibile rendeva difficile lo schieramento di un numero sufficiente di apparecchi...

 

 

 

piccolo OT: quando si parla di forze aeree dell'impero del sol levante l'immaginario collettivo va agli aerei della marina imperiale: poco si sa dell'esercito e della sua aviazione. GianVito perchè, (quando hai tempo) non butti giu qualcosa sul tema?

 

 

guarda, c'è questo topic interessante:

 

http://www.aereimilitari.org/forum/topic/7133-aviazione-giapponese-wwii/page__p__125310__hl__%2Baviazione+%2Bgiapponese__fromsearch__1#entry125310

 

poi da dire c'è che al contrario della marina dopo l'Oscar (che era paragonabile allo Zero, quindi maneggevolezza e leggerezza a discapito di potenza e protezione) si sono concentrati sull'armamento e sulle capacità di salita realizzando un purosangue come il Raiden e caccia più tradizionali ma non meno potenti e soprattutto ben armati come lo Shiden-Kai e l'Hayate: aerei che non temevano assolutamente i vari Hellcat o Corsair ma che ebbero un impiego operativo condizionato dalla scarsa preparazione dei giovani piloti rimasti e dalle croniche mancanze di carburante...

Modificato da papo90
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Il Wildcat fu da quel che so il primo caccia monoplano imbarcato americano perchè deriva dal biplano G-16 della Grumman (XF-4-F1 per la marina), che faceva seguito a tutti gli (ottimi) biplani imbarcati come l'F-3.

 

Lo zero era più "potente" non motoristicamente, ma globalmente. Salita, manovrabilità, quota di tangenza, armamento, autonomia. In questo, complessivamente non c'era un solo caccia navale fino al 1942 che gli tenesse testa.

 

L'"intuizione" dello Zero fu quella di mettere insieme caratteristiche nessuna delle quali, presa singolarmente, risultava particolarmente eccezionale o eccelsa, ma che messe tutte insieme ne facevano un aereo superiore.

 

Il motore dello Zero era "meno potente" di quello del Wildcat. Vero, ma lo Zero pesava quasi una tonnellata in meno e aveva un'aerodinamica più avanzata. Questo permetteva allo Zero per esempio, non solo una manovrabilità superiore, ma anche una tangenza superiore, che nelle versioni turbocompresse superava gli 11.000 metri.

 

Il Wildcat era più robusto e protetto dello zero, ma non aveva la manovrabilità del giapponese, la sua capacità di salita, la sua visuale a 360° e la sua autonomia.

 

 

Lo Zero poteva comparire sull'oceano letteralmente dal nulla e in zone dove mai si pensava che ci potessero essere aerei giapponesi, a 1.000 chilometri dalla più vicina posizione conosciuta di qualunque base aerea o portaerei giapponese, perchè aveva un'autonomia quasi doppia degli aerei americani.

 

Lo Zero non aveva protezioni reali per il pilota e non c'era parabrezza antiproiettile (!), ma in compenso aveva in ala e fusoliera grossi airbags gonfiabili che lo facevano diventare un battello se il pilota era forzato ad ammarare. La filosofia mi pare chiara: lo Zero almeno inizialmente (a torto o a ragione) era dato dai suoi progettisti come una macchina talmente superiore da non aver bisogno di protezioni contro i colpi del nemico, ma che necessitava solo di galleggiare qualora le sue missioni a lunghissimo raggio sul mare avessero malauguratamente comportato un ammaraggio forzato.

 

Le intenzioni dei giapponesi quindi mi sembrano chiare. Non è che non tenessero in considerazione la vita dei loro piloti, anzi, ma al contrario essi contavano su una guerra lampo, con mezzi superiori, una vittoria folgorante senza dare tempo ai nemici di riprendersi e mettersi a progettare aerei all'altezza. Come scrisse l'ammiraglio Yamamoto: "Passerò di vittoria in vittoria, ma se la guerra si prolungherà non avrò alcuna possibilità di vincere ...". (E' quasi incredibile, ma è lo stesso pensiero di qualcuno dei massimi gradi tedeschi che disse: "Corriamo il rischio di vincere tutte le battaglie e perdere la guerra".

 

L'ala dello Zero era leggera e efficiente, ma allo stesso tempo era robustissima ed ospitava due cannoni da 20 mm, sopportava le sollecitazioni dell'appontaggio e aveva le estremità ripiegabili.

 

L'ala del Wildcat fino all'F-4F4 o FM-2 della General Motors (mi pare), non poteva essere ripiegata, per cui, cosa non da poco, gli aerei imbarcati su portaerei americane erano a parità di tutto meno numerosi per motivi di spazio e la loro movimentazione a bordo richiedeva più tempo rispetto ai giapponesi, specie sulle piccole portaerei di scorta, che appunto erano "piccole".

 

Lo Zero aveva due cannoni da 20 mm, il Wildcat sei mitragliatrici da 12,7 che spesso scendevano a sole quattro per essere più leggeri e avere più munizioni a disposizione.

 

Il carrello principale del Wildcat derivava pari pari dai biplani imbarcati, rientrava in fusoliera, sulle prime versioni era attuato solo a mano dal pilota e aveva una carreggiata ristretta, non molto indicata sul ponte di una portaerei, specie se con mare agitato.

 

Nonostante questo anche il Wildcat rimane un buon caccia imbarcato. Gli inglesi lo usarono con successo sulle loro portaerei e sulle basi a terra del Fleet Air Arm, specie contro i bombardieri tedeschi e addirittura lo preferirono allo Spitfire navalizzato, nonostante in aria il Seafire surclassasse il Wildcat. Questo perchè il Wildcat era progettato per il mare e la portaerei, lo Spitfire no. (Per esempio il carrello ristretto dello Spitfire e il motore in linea con il lungo muso potevano rendere gli appontaggi con mare mosso molto emozionanti).

 

 

Lo Zero almeno inizialmente si confrontò con aerei sorpassati e inferiori (come vecchi biplani o i Brewster Buffalo degli olandesi in Estremo Oriente), per cui una buona parte della sua leggenda è dovuta a questo. I rapporti dei mercenari delle Tigri Volanti in Cina, che incontrarono per primi i piloti giapponesi (sebbene pare che non incontrarono mai gli Zero), non facevano che esaltare l'addestramento perfetto e la bravura dei piloti imperiali del Sol Levante, cosa che contribuì enormemente alla leggenda dell'imbattibilità degli aerei giapponesi.

Nonostante questo lo Zero rimane un caccia imbarcato eccezionale. Gli americani (forse inconsapevolmente) non si resero pienamente conto (o non vollero rendersi conto) di quello che i giapponesi erano riusciti a fare; anche per una certa tendenza isolazionista che cercava di tener fuori gli Stati Uniti dal conflitto, per cui l'idea generale era quella che i giapponesi erano "buoni solo a fare le costruzioni in carta e bamboo" e non rappresentavano una vera minaccia per gli USA, essendo essi solo in grado di "copiare" gli aerei dagli occidentali (in realtà non esisteva allora in occidente un solo aereo dal quale i giapponesi potessero prendere ispirazione per il loro Zero). I primi due anni di guerra in Estremo Oriente tolsero agli americani e agli inglesi tutte queste beate illusioni.

Modificato da Vultur
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grazie della spiegazione Vultur:

 

che dire.... non posso che non essere d'accordo con la tua analisi :okok:

 

ora, vista la tua preparazione vorrei approfittare per domandarti perchè lo Zero alla fine non si è dimostrato un progetto in grado di evolversi molto incisivamente come altri caccia di origine prebellica come Spit o BF-109? è a causa della filosofia Jap di estremizzare i concetti di maneggevolezza e leggerezza ignorando i nuovi sviluppi della guerra aerea che stava diventando sempre meno "acrobatica" o era perchè i motori più potenti nipponici erano inaffidabili ...?

 

 

certo che se sono andati avanti fino al 1945 a produrre un aereo mediocre come il Ki43 anzichè concentrarsi su Raiden Shiden-Kai.... <_<

Modificato da papo90
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A proposito di Hayabusa (Oscar), pochi sanno che in combattimento manovrato era superiore allo Zero. Lo superava in virata, picchiata e velocità di rollio. L’armamento, però, era decisamente inadeguato, anche quando equipaggiato delle due 12,7mm.

 

Ringrazio per aver segnalato l’altra discussione, non riuscivo a trovarla...

 

Il sostituto dello Zero avrebbe dovuto essere l’A7M Reppu. La cellula del Reppu era chiaramente molto più adatta a sostenere motori da 2000cv e oltre. E’ in questa “mancanza di lungimiranza” che si può trovare il difetto principale dello Zero. Neppure la cellula del ME-109 era esente da difetti. L’ala del 109 originale non poteva sostenere altro che mitragliatrici. Il carrello d’atterraggio era pessimo. Ed osservando l’evoluzione del caccia tedesco è evidente la moltiplicazione di “bugne” d’ogni genere su una cellula nata “troppo piccola“. Lo Spitfire ha sofferto meno gli errori iniziali, pure presenti. Ma i due caccia europei hanno visto una attività frenetica di miglioramento. Il Giappone invece si è...Seduto sugli allori. L’A6M5 avrebbe dovuto comparire già nella primavera del 1942, per fare la differenza. E l’A7M avrebbe dovuto seguirlo l’anno dopo.

 

La “fissazione” della maneggevolezza a tutti i costi non era una esclusiva nipponica: l’Italia ed il CR42 ne sono il migliore esempio. Ed anche questo aereo è stato prodotto ben oltre il ragionevole...

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era nato come caccia "leggero" dal favorevole rapporto peso potenza: per aumentare le restazioni occorreva un motore più potente, quindi maggiore combustibile, maggiore peso non sostenibile dalla cellula già non proprio robusta. Insomma era nato senza avere possibilità di sviluppo

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Un elemento caratteristico dello Zero di cui si è già parlato era l’eccezionale autonomia. Prendiamo spunto dal libro di Sakai:

 

“Il nostro primo piano d’attacco alle Filippine prevedeva l’impiego di tre piccole portaerei che avrebbero dovuto trasportare gli Zero vicino alla zona nemica.” ... “Se gli Zero avessero avuto l’autonomia sufficiente per andare da Formosa alle Filippine e tornarne, in un solo volo naturalmente, si sarebbero potute eliminare le portaerei.”... “Ne risultava, facendo i calcoli con l’opportuna prudenza e tenuto conto del carburante occorrente per il combattimento e per un minimo di riserva, l’equivalente di un volo su una distanza da 1900 a 2300 km.” ... “Percorso a parte, lo Zero era stato progettato per rimanere in volo 6 o 7 ore; noi riuscimmo a portare dapprima a 10 e poi a 11 questa cifra,...”Personalmente riuscii a stabilire il record di minor consumo portandolo a meno di 65 litri/ora; in media, i piloti poterono abbassarlo da 132 litri a solo 68. Lo Zero portava un carico massimo di carburante pari a 730 litri.” ...”volavamo alla velocità di 218 km/h alla quota di 3700 metri;”

 

L’ammiraglio Tsukahara potè così eliminare le tre portaerei che furono dirottate altrove. Supponiamo per un attimo che i tedeschi alla Battaglia d’Inghilterra avessero avuto a disposizione gli Zero. Invece dei 15 minuti in zona di operazione dei ME-109, avrebbero potuto far orbitare magari per due ore sopra le basi dei caccia inglesi un congruo numero di velivoli oppure avrebbero potuto accompagnare i bombardieri molto più a nord. E il favoloso Spitfire avrebbe dovuto cambiare tattica: guai a duellare in virata con lo Zero...E’ una forzatura, lo so.

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Hai toccato un "tasto dolente": lungi dall'affermare la superiorità dello "Zero" sul Bf-109 (nel 1940), col senno di poi si può affermare che lo "Zero" era quel qualcosa che mancava alla Luftwaffe nella Battaglia d'Inghilterra. Complimenti per l'acuta osservazione

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L’ammiraglio Tsukahara potè così eliminare le tre portaerei che furono dirottate altrove. Supponiamo per un attimo che i tedeschi alla Battaglia d’Inghilterra avessero avuto a disposizione gli Zero. Invece dei 15 minuti in zona di operazione dei ME-109, avrebbero potuto far orbitare magari per due ore sopra le basi dei caccia inglesi un congruo numero di velivoli oppure avrebbero potuto accompagnare i bombardieri molto più a nord. E il favoloso Spitfire avrebbe dovuto cambiare tattica: guai a duellare in virata con lo Zero...E’ una forzatura, lo so.

 

Non la trovo per niente una forzatura Gian Vito, anzi: un'osservazione estremamente intelligente! :okok:

 

tanto che un A6M non avrebbe avuto alcun problema a confrontarsi con la Spit!!

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oddio non credo , quello che guadagnavano in autonomia lo perdevano in protezione: lo zero era gracilino ,come un pugile che capace di menare ma pessimo incassatore destinato a perdere , lo spitfire era chiamato così perchè già il mk 1 aveva 8 mitragliatrici 7,7mm con l' ala tipo A e 6 mitragliatrici 7,7mm + 2 cannoni 20mm con l ala B ,inoltre la raf faceva uso di proiettili dirompenti e incendiari, l ideale per un caccia di alluminio i cui serbatoi non sono minimamente protetti

 

erano gli alleati che avevano disperatamente bisogno di un caccia a lunga autonomia per scortare i bombardieri

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La bassa protezione lo Zero ce l'aveva sempre questo non rappresentava un problema insormontabile per i piloti che erano addestrati a tenerne conto.

 

Se i tedeschi avessero usato gli Zero nella Battaglia d'Inghilterra penso proprio che gli inglesi avrebbero avuto un problema. Gli Spitfire si incontrarono routinariamente con gli Zero in Estremo Oriente (Australia) e nel Sud Est Asiatico (Birmania e Thailandia) e ogni volta erano casini soprattutto perchè lo Zero era appunto progettato per avere un'autonomia di combattimento "asiatica", lo Spitfire no per cui gli inglesi dopo un po' erano costretti a combattere solo per tornare a casa mentre i piloti giapponesi avevano appena cominciato a scaldarsi.

 

Penso che Zero, Spitfire-V e Me-109E non fossero molto diversi concettualmente: un ottimo motore unito alla minor quantità possibile di cellula. Sulle prime manco Spit e Me-109 erano protetti, tranne forse che per i serbatoi autostagnanti. L'unica cosa forse era un seggiolino blindato. Il Me-109 non ebbe il paraspalle blindato dietro la testa del pilota fino all'E-4 e anche qui molti dei piloti più "puristi" anche se l'avevano lo smontavano subito perchè limitava la visuale. Preferivano vederci pittosto che essere protetti Quindi il concetto era simile da un capo all'altro del mondo: leggerezza, visibilità, potenza di fuoco.

 

Un'altra simpatica caratteristica dello Zero era che il suo eccezionale tettuccio a bolla con visuale totale non aveva sistema di sgancio di emergenza: si poteva anche correre il rischio di finire allegramente arrosto o affogati, o di non potersi lanciare in tempo ...

 

Parentesi: in Asia gli inglesi e gli americani impararono a proprie spese che il rosso laggiù era appannaggio esclusivo degli arditi Samurai ed era meglio toglierselo dalle ali. Questo per non creare confusione ai propri colleghi piloti, o agli artiglieri della contraerea dal grilletto facile. Motivo per cui in Asia il tondo rosso centrale della coccarda inglese sparì come per magia e venne sostituito dal bianco o dall'azzurro. Stessa cosa per i margini rossi delle coccarde a stelle e strisce di certi aerei. Come su questo Spit del teatro birmano:

 

spitfiremt719ybjbpfpres.jpg

 

 

I colori giapponesi erano i più vari in guerra, molti dicono che avevano problemi di resistenza, ma è anche vero che il clima tropicale e l'ambiente marino sono micidiali per uomini e mezzi per cui i colori sbiadivano e si staccavano mettendo a nudo il metallo sottostante.

Molti squadroni da caccia e bombardamento della Marina Imperiale mantenevano la colorazione di fabbrica che era un classico grigio-bruno molto chiaro, che al sole (e al sale) sbiadiva fino a diventare quasi un bianco. I piloti pare che gradissero di più gli aerei così colorati: diventavano meno bollenti al sole tropicale:

 

5195318386cfda7a8d96z.jpg

 

In realtà pare che esistesse a bordo delle portaerei proprio una tinta grigio chiaro di base, che era in realtà un anticorrosivo navale contro il sale (e forse pure ignifugo) e che spesso veniva dato a copertura del grigio-bruno della ditta. Gli aerei così dipinti risultavano quasi bianchi e la coccarda rossa del Sol Levante non necessitava di margine bianco. Uno dei problemi magari è che i fumi degli spari e del motore li sporcavano quasi subito. Ci possono essere anche altri motivi della colorazione chiara, ma non li conosco.

 

mitsubishia6mzerokamika.jpg

 

 

 

Lo Zero ricevette anche una sua versione biposto, dedicata agli aspiranti Samurai (e al traino bersagli). Si trattava dell'A6M2-K. Con autonomia e armamento ridotti per far posto al secondo abitacolo:

 

zeroa6m2k.jpg

 

a6m2k.jpg

Modificato da Vultur
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Gli Spitfire della Battaglia d’Inghilterra erano armati solo con mitragliatrici. Che non impiegavano proiettili dirompenti ma perforanti-incendiari.

 

“La RAF impiegò sperimentalmente durante i combattimenti del 1940 alcuni Spitfire armati di cannoncini. Tuttavia ebbe dei guai coi suoi cannoncini (ala B: 2 cannoni e 4 mitragliatrici) e i pochi piloti che ne furono dotati, durante la Battaglia d’Inghilterra, maledirono quasi tutti la loro sorte e vennero riequipaggiati con caccia armati di mitragliatrici” (La Battaglia d’Inghilterra” – L.Deighton).

 

Quasi tutti gli Zero mancavano di serbatoi autostagnanti. Ma i serbatoi in questione non sono tutti uguali:

 

http://forum.keypublishing.com/showthread.php?t=841

 

http://en.wikipedia.org/wiki/Self-sealing_fuel_tank#World_War_II

 

Il modello inglese del 1940 era uno dei primi: i proiettili da 20 mm di uno Zero (o di un ME-109) avrebbero avuto la meglio.

Anche i tedeschi avrebbero gradito un buon caccia a lunga autonomia: il ME-110 si era rivelato una mezza delusione.

 

Non intendo con questo dire che lo Zero fosse superiore allo Spitfire. Dal modello V in poi la superiorità del progetto inglese è risultata sempre più marcata.

Modificato da Gian Vito
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Un'altra simpatica caratteristica dello Zero era che il suo eccezionale tettuccio a bolla con visuale totale non aveva sistema di sgancio di emergenza: si poteva anche correre il rischio di finire allegramente arrosto o affogati, o di non potersi lanciare in tempo ...

 

 

Va anche detto che i piloti giapponesi non utilizzavano i paracaduti d'emergenza, un po' perché ne limitavano i movimenti in cabina e un po' perché non accettavano la sconfitta; almeno così raccontò il buon Sakai. :blink:

 

Sakai aggiunse anche un aneddoto per motivare la sua scelta: la brutta fine che fece un pilota statunitense che ammarò con il suo paracadute in un mare infestato da squali :ph34r:

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I giapponesi usavano, ovviamente, i paracadute. Qui:

 

http://forum.axishistory.com/viewtopic.php?f=65&t=174278

 

una ampia discussione ricca anche di foto e documenti.

 

In realtà l'unica fonte sul fatto di non portare i paracadute (le cinghie davano fastidio.... mah) viene proprio da Sakai Saburo (obbero da Samurai! la sua autobiografia).

 

La bassa protezione lo Zero ce l'aveva sempre questo non rappresentava un problema insormontabile per i piloti che erano addestrati a tenerne conto.

 

non si può essere 'addestrati a tenere conto' di una cosa simile. Anche perchè l'unica cosa da fare sarebbe evitare di essere colpiti.

 

Lo Zero era, come detto, frutto di compromessi: l'autonomia era richiesto fosse enorme, quindi da qualche parte si doveva risparmiare peso. E visto che il motore, il pilota, la benzina, l'armamento, la struttura erano ovviamente non trattabili, restava solo l'eventuale protezione (di cui i piloti avrebbero sicuramente goduti, che saranno anche stati giapponesi, ma non erano scemi, o tutti kamikaze).

 

Sul fatto che nel 1940 fosse un caccia eccellente, anche meglio di molti aerei americani o europei, non ci piove. Il problema che rimase più o meno quello fino al 1945.

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Si può essere addestrati eccome per esempio ad attaccare o difendersi il più possibile solo sotto certi angoli e velocità, poi il resto ovviamente è fortuna, un po' come correre evitando le gocce di pioggia: ci riesce solo Remo Williams. Se non ho parabrezza antiproiettile è chiaro che come prima mossa io eviterei di attaccare frontalmente (anche perchè comunque la maggioranza dei successi la si otteneva colpenda da dietro e non visti).

 

I tedeschi per esempio impararono a colpire i Liberators da davanti perchè fino all'H avevano un gran muso vetrato e una sola raffica poteva attraversare tutto l'aereo fino alla coda.

 

Inoltre contro un colpo da 20 mm dirompente non c'è parabrezza, serbatoio o ala che tengano. Solo una blindatura magari lo ferma, il pilota sopravvive, l'aereo no.

 

 

Riguardo ai paracadute ognuno ha i suoi gusti, io me lo porterei lo stesso quelli erano Samurai: una volta abbattuti perdevano fiducia e interesse per le cose del mondo.

 

Lo Zero sicuramente, manovrabilità e G a parte, avrà sicuramente avuto la sua brava pompa elettrica e la sua pompa meccanica del carburante (se non altro perchè ha l'ala bassa per cui senza pompa dubito che il carburante arrivi ai cilindri a meno di non volare rovesciati). Quello che penso è che comunque fosse possibile travasare il combustibile da una semiala all'altra, per cui se un serbatoio si bucava, forse si poteva provare a fare il travaso, magari spompettando manualmente. Per il resto, anche qui, un colpo esplosivo da 20 mm strappa l'ala e tutto, quindi non è che il serbatoio autostagnante faccia differenza, come Fantozzi che tira su il vetro mentre il bruto invece gli strappa tutto lo sportello della Bianchina...

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Vultur, ma come sarebbe a dire? Difendersi sotto certi angoli e velocità? ma il combattimento aereo è mica una cosa fatta a tavolino, tu stai parlando di utilizzare le doti di un veicolo per meglio attaccare che è quello che si fa sempre, ma il non potere incassare colpi è possibile solo.... non combattendo.

 

Facevano di necessità virtù, perchè l'aereo era quello, non era certo questione di essere più o meno addestrati.

Modificato da vorthex
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Tempo fa era uscita una strana versione secondo cui ,nei primi anni '30, alcuni giovani giapponesi sarebbero stati ospiti assidui a Taliedo dove viveva, allora, la Famiglia Caproni proprietaria dell'omonima ditta di costruzioni aeronautiche , e sarebbero stati addetti a più di una tappa della costruzione delle cellule, in seguito alla stipulazione di un accordo commerciale ad ampio raggio fra Regno d'Italia e Giappone. Potrebbe essere stato-anche -l'apporto di questi acuti osservatori dell'industria aeronautica italiana ad indirizzare i progettisti nipponici verso la scelta della manovrabilità.

Tra l'altro le relazioni fra Italia e Giappone in campo aeronautico non erano limitate a questo, prima del 1941 si parlava di inviare alcuni piloti italiani promettenti ad addestrarsi ad operare da portaerei in Giappone passando per il Sudamerica,ma l'attacco a Pearl Harbour fece rinviare il tutto sine die

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Ciao Vultur, non per fare il grillo parlante ma la terza foto dello Zero riproduce in realtà un Harvard o Texan trasformato in Zero

Saluti

 

Chiedo pietà, ho preso la prima foto che ho trovato per trattare della colorazione grigio chiaro della Marina.

 

Vultur, ma come sarebbe a dire? Difendersi sotto certi angoli e velocità? ma il combattimento aereo è mica una cosa fatta a tavolino, tu stai parlando di utilizzare le doti di un veicolo per meglio attaccare che è quello che si fa sempre, ma il non potere incassare colpi è possibile solo.... non combattendo.

 

Facevano di necessità virtù, perchè l'aereo era quello, non era certo questione di essere più o meno addestrati.

 

Per ogni aereo ti insegnano come usarlo al meglio (o alla meno peggio) in quasi ogni situazione e in base alle caratteristiche del mezzo (e dei suoi presumibili avversari). Cosa fare e soprattutto cosa NON fare in ogni situazione, offensiva o difensiva, favorevole o sfavorevole, da soli o in coppia, o in tanti ... Contro caccia nemici, contro bombardieri, se si attacca, se si è attaccati ...

Es: io adesso non so se il motore dello Zero era a iniezione, ma i primi Merlin degli Spitfire avevano un carburatore che non tollerava G negativi altrimenti la benzina non arrivava ai cilindri, per cui ai piloti dicevano: "Se dovete scappare da un nemico di coda come un Me-109, per l'amor di Dio rovesciatevi prima di picchiare ...". E cose così.

Con il P-51 a pieno carico di carburante per esempio: se dovete scappare NON fatelo mai in vite o scaverete un ampio buco per terra.

E' chiaro che la mancanza di protezione alla fine si rivelò esiziale per lo Zero, ma i piloti giapponesi sono sicuro che furono addestrati a impiegare al meglio il loro aereo (tenendo appunto anche conto del fatto che non erano protetti).

Modificato da Vultur
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Ho cercato la frase precisa di Saburo Sakai nel suo libro, ma dopo dieci minuti mi sono arreso e ho preferito cercare in rete:

 

http://histclo.com/essay/war/ww2/air/naf/jap/jafpw-para.html

 

Come potete leggere, il comando giapponese forniva il paracadute a tutti i piloti (anzi, insisteva perchè fosse indossato). Poi, ovviamente la scelta se portarlo o no era individuale. Impacciava i movimenti ? Vero. Anche oggi i piloti allentano le cinghie ogni tanto.

 

Si continua a girare attorno ad un problema che non c’è. Lo Zero non aveva corazzature né serbatoi autostagnanti, almeno fino alle ultime sottovarianti della serie A6M5. Ma allo scoppio della guerra praticamente nessun caccia ne era dotato. Inserire un poggiatesta blindato o un parabrezza antiproiettile vuol dire fornire protezione contro un proiettile da 7,7-7,9 e limitata contro un 12,7-13,2. Non si ferma un proiettile da 20 mm. Sul finire della guerra i tedeschi hanno per questo montato parabrezza sempre più spessi, dovendo affrontare il tiro dei B-17. Dei serbatoi autostagnanti abbiamo già parlato.

 

Un caccia colpito da una raffica bene assestata, anche se fornito di corazzature e serbatoi protetti avrebbe dovuto interrompere la missione e rientrare, magari con i comandi danneggiati e i cristalli in frantumi. Certo, almeno sarebbe rientrato, a differenza di uno Zero. Anche se Saburo Sakai parla di Zero che rientravano seppur molto danneggiati.

 

Se vogliamo parlare di aerei veramente “corazzati” e resistenti, allora abbiamo gli Il-2 Sturmovik, o gli Hs-129. La robustezza vantata dai P-47 o dai B-17 o dagli Hellcat era data dalla struttura, molto più resistente al collasso in caso di impatti multipli di proiettili. Anche a fine guerra, però, nonostante tutte le blindature, gli aerei hanno continuato a cadere come prima. La scelta giapponese non era inizialmente così folle.

 

L’A6M2 aveva lo stesso problema dello Spitfire I-II, non tollerava g negativi:

 

“ its engine cut out under negative acceleration due to its float-type carburetor”

 

http://en.wikipedia.org/wiki/Akutan_Zero

 

Mi risulta però che il problema sia stato risolto con l’A6M3. Così come la scarsa velocità di rollio, il limitato quantitativo di munizioni per i cannoni e la velocità in picchiata, passata a 670 km/h.

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Ho cercato la frase precisa di Saburo Sakai nel suo libro, ma dopo dieci minuti mi sono arreso e ho preferito cercare in rete:

 

 

Scusa Gian Vito per l'OT involontario; quando avevo scritto quelle due righe sui l'uso dei paracaduti citando Sakai avevo dato per scontato che si sapesse, visto che Vultur ne aveva letto il libro, che era una scelta volontaria e non una regola assoluta.

 

Mea culpa :blushing:

 

Il mio commento era solo per sottolineare che lo Zero era un aereo giapponese fatto su misura per i giapponesi e che quindi quello che per noi occidentali era un grave difetto, il tettuccio non asportabile, non lo si poteva considerare tale visto in un ottica di un pilota nipponico della WWII; anche perché combattendo per lo più in mare aperto il fatto di buttarsi con un paracadute non aumentava poi di molto le chance di sopravvivenza, oltre alla storia delle regole, a nostro modo di vedere a volte assurde, del Bushido.

 

Per chi ha visto il film di Eastwood "Lettere da Iwo Jima" dove i soldati giapponesi piuttosto di retrocedere di una posizione e continuare a difendere l'isola si sono suicidati in massa nonostante gli ordini dell'alto comando nipponico forse comprenderà meglio cosa intendevo.

 

Se poi pensiamo, sempre in riferimento alle memorie di Sakai, che i comandanti mandavano in missioni "speciali" anche i pochi Assi che gli erano rimasti... :ph34r:

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La bassa protezione lo Zero ce l'aveva sempre questo non rappresentava un problema insormontabile per i piloti che erano addestrati a tenerne conto.

 

Se i tedeschi avessero usato gli Zero nella Battaglia d'Inghilterra penso proprio che gli inglesi avrebbero avuto un problema. Gli Spitfire si incontrarono routinariamente con gli Zero in Estremo Oriente (Australia) e nel Sud Est Asiatico (Birmania e Thailandia) e ogni volta erano casini soprattutto perchè lo Zero era appunto progettato per avere un'autonomia di combattimento "asiatica", lo Spitfire no per cui gli inglesi dopo un po' erano costretti a combattere solo per tornare a casa mentre i piloti giapponesi avevano appena cominciato a scaldarsi.

 

Penso che Zero, Spitfire-V e Me-109E non fossero molto diversi concettualmente: un ottimo motore unito alla minor quantità possibile di cellula. Sulle prime manco Spit e Me-109 erano protetti, tranne forse che per i serbatoi autostagnanti. L'unica cosa forse era un seggiolino blindato. Il Me-109 non ebbe il paraspalle blindato dietro la testa del pilota fino all'E-4 e anche qui molti dei piloti più "puristi" anche se l'avevano lo smontavano subito perchè limitava la visuale. Preferivano vederci pittosto che essere protetti Quindi il concetto era simile da un capo all'altro del mondo: leggerezza, visibilità, potenza di fuoco.

 

Un'altra simpatica caratteristica dello Zero era che il suo eccezionale tettuccio a bolla con visuale totale non aveva sistema di sgancio di emergenza: si poteva anche correre il rischio di finire allegramente arrosto o affogati, o di non potersi lanciare in tempo ...

 

Parentesi: in Asia gli inglesi e gli americani impararono a proprie spese che il rosso laggiù era appannaggio esclusivo degli arditi Samurai ed era meglio toglierselo dalle ali. Questo per non creare confusione ai propri colleghi piloti, o agli artiglieri della contraerea dal grilletto facile. Motivo per cui in Asia il tondo rosso centrale della coccarda inglese sparì come per magia e venne sostituito dal bianco o dall'azzurro. Stessa cosa per i margini rossi delle coccarde a stelle e strisce di certi aerei. Come su questo Spit del teatro birmano:

 

spitfiremt719ybjbpfpres.jpg

 

 

 

 

 

curiosità:

 

che altri aerei impiegavano queste insegne? a me era parso di vedere pure un P47D con l'azzurrino e il blu sulle coccarde!

 

 

grazie!

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Tutti gli aerei inglesi in teatro di guerra birmano ovviamente. Quindi si anche i Brewster Buffalo, i P47, i Dakota, i Beaufighters ... Tutti.

 

Lo stemma del Sol Levante invece rappresenta da sempre il Sole, che per i giapponesi è il simbolo del Giappone e rappresenta la Dea Amaterasu Omikami, Dea del Sole da cui discendono tutti gli Imperatori del Giappone da 2.600 anni.

 

 

Proprio ieri per caso m'è capitato di vedere in TV la storia della vita di Isoruku Yamamoto. Quando nel 1905, ancora giovane ufficiale di artiglieria navale, partì per la storica battaglia di Tsushima (dove venne ferito e perse due dita di una mano) suo padre gli scrisse i suoi auguri: "Figlio mio, nulla è più bello di un guerriero che muore per il suo Paese e per il suo Imperatore. Un guerriero siffatto è come un fiore appena sbocciato, che anche se reciso, non perde il suo profumo ...".

 

 

Yamamoto, convinto sostenitore dell'aviazione di marina, prese il brevetto di pilota navale a 40 anni.

 

 

Uno degli ultimi soldati giapponesi della seconda guerra mondiale, il sergente Shoighi Yokoi, si arrese a due pescatori dell'isola di Guam, il 24 gennaio del 1972.

Modificato da Vultur
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Al di là delle possibili speculazioni tra influenze e contaminazioni tra progettisti dei diversi paesi, italiani e tedeschi durante la guerra si scambiavano abitualmente tecniche e soluzioni. Con il Giappone la cosa era più difficile data la distanza, ma un aereo concettualmente simile allo Zero mi pare sicuramente il FW190 A. Tettuccio ad ampia visuale (e con cariche esplosive per lo sgancio in emergenza ...), carrello largo, motore stellare, forma compatta (e velocità di rollio a bassa quota assolutamente inarrivabile anche da parte dei più agguerriti caccia "alleati").

 

Differenza che salta subito all'occhio tra un potente caccia imbarcato (lo Zero) e un potente intercettore basato a terra: grossomodo a parità di dimensioni esterne e con un rapporto W/Kg all'incirca comparabile, il FW190 con le sue 3,2 tonnellate a vuoto pesava quasi una tonnellata in più dello Zero a pieno carico. L'Hellcat F-6F a vuoto pesava quattro tonnellate, quanto due Zero e mezzo.

 

Gli aerei terrestri infatti non dovendo sottostare ai limiti della portaerei erano molto più robusti. L'unica cosa è l'autonomia: lo Zero batte di gran lunga il Focke Wulf. Ma in una rissa da saloon, lo Zero rebbe fatto molto meglio a tirare il sasso e nascondere la mano ...

Modificato da Vultur
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